Suocera 2

Le basta mostrarmi la pianta dei piedi, è il suo segnale convenzionale per farmi capire quando ha fame di cazzo. Mia suocera Lidia, 67enne ben portati nonostante qualche chilo di troppo, peraltro ben compensato dalla sua statura di un metro e settantacinque, è la mia amante da cinque anni. Quando si è separata è venuta a stare con noi che non abbiamo figli ed un casa grande. Lei sta al piano di sopra. Avevo avuto fantasie erotiche su di lei, ancor prima di sposare sua figlia Elena.

Poi, come dicevo, è venuta a stare da noi e le cose hanno preso una piega decisamente forte. Elena fa l’infermiera e capita almeno due volte a settimana che sia di turno la notte. Dopo qualche settimana che Lidia era venuta da noi avevo nuovamente iniziato a tormentarmi (il cazzo) con varie fantasie erotiche che la riguardavano, solo che ora potevo anche realizzarne qualcuna. I suoi piedi mi avevano sempre fatto tirare il cazzo, un 42 ben curato con le unghie smaltate di rosso.

Avevo così iniziato ad annusare le sue scarpe e le ciabatte che trovavo per casa e, quando non c’era, andavo al piano di sopra a rubare dalla sua cesta della biancheria smessa, collant e mutande smesse. Questo fino a quella sera che casualmente mi sorprese in bagno, intento a menarmi il cazzo annusando il cavallo delle sua mutande smesse, con i suoi collant odorosi di piedi arrotolati intorno al cazzo. In quel momento pensai che sarebbe stato la fine del mio matrimonio.

Lidia però, superato il primo imbarazzo, rimase sulla porta del bagno a guardarmi con la sua aria severa. I suoi occhi si posarono sul mio uccello duro. Poi se ne andò e richiuse la porta dietro di sé come nulla fosse. Ero imbarazzatissimo, rimasi lì come impietrito, poi mi ricomposi e scesi giù in cucina. Avrebbe raccontato tutto a Elena. Dovevo fare qualcosa, quindi decisi di andare da lei a scusarmi e cercare di aggiustare le cose.

Bussai piano alla porta della sua camera senza ottenere risposta, eppure c’era, potevo sentire nitidamente che si stava muovendo per la stanza. Bussai una seconda volta. – Avanti – disse, con una strana voce rotta dall’emozione. Pensai che fosse furiosa. Quando entrai rimasi a bocca aperta. Nella penombra mia suocera stava sul letto, l’accappatoio aperto con le tettone enormi sormontate da due capezzoli scuri e duri bene in mostra e la fica che si intravedeva appena attraverso le mutandine nere di pizzo.

– Entra e chiudi la porta – mi disse con la voce rinsecchita dalla lussuria. Obbedii incredulo, mentre un’erezione incontenibile iniziava a premermi nei pantaloni. – Visto che ti piacciono i miei odori, prova almeno a servirti alla fonte, invece di spararti le seghe come un adolescente! – Il suo tono si faceva imperativo. – Voglio vederti nudo, e lo voglio ora! Spogliati, porco – Obbedii senza fiatare mostrandole sfrontatamente il cazzo durissimo. – Abbiamo tutta la notte, cerca di res****re, sono vecchia ma ancora molto esigente – Così dicendo alzò il suo piede e dopo avermelo strofinato sul cazzo me lo avvicinò alla bocca – Ti piace l’odore? – Emanava un forte afrore, non di sudato ma di accaldato, un odore afrodisiaco.

– Assaggialo – Ordinò. Col passione le leccai entrambe i piedi, mordendole i talloni e leccandole avidamente la pianta e fra le dita. Lei intanto si strofinava la fica attraverso le mutandine con gli occhi socchiusi. – Basta così – disse dopo un bel po’ – Ora assaggia il mio buco di culo, ma lasciami stare la fica – Si girò di schiena abbasso le mutande a mezza coscia e si allargò le chiappe formose con le mani.

Mi girava la testa, mi sentivo come ubriaco dall’eccitazione. Le leccai a lungo il caldo solco tra le natiche, esplorandole il buco con la lingua e mordendole generosamente le chiappe, l’odore di culo si confondeva con quello della fica che intanto continuava a strofinarsi. Avevo voglia di vedere per bene. , slinguare e scandagliare la sua ficona pelosa a colpi di cazzo. Lei parve intuirlo – Ciucciami per bene i capezzoli, ohhhsiiii, così, che genero porco che sei! Ti piacerebbe fossi la tua vera mamma vero? Ora leccami sotto le ascelle, solo dopo potrai fottermi fra le cosce, maiale i****tuoso! – Le succhiai le tettone a lungo e le insalivai per bene le ascelle depilate.

Le sue mani ora mi menavano l’uccello, scappellandolo con forza fino alla radice e palpandomi generosamente i coglioni duri e pieni. Mi afferrò per i capelli e mi mise la lingua in bocca – Ora, leccami la fica fino a farmi pisciare e poi fottimi per bene! – Così dicendo si liberò delle mutande ormai fradice e allargando le grasse cosce mi mostrò la fica pelosa. La pelle all’interno delle cosce era più scura ai lati della fregna.

Gliela leccai come la stessi baciando il bocca infilandole la lingua il più possibile dentro. Andai avanti per parecchio e quando sentii che stava per venire presi a succhiarle forte la fica fino a farla pisciare sotto. Mentre colava e schizzava le piantai la mazza dura in fregna ed iniziai a montarla senza pudore. La pompai in fica e in culo, per ore. A pecorina, a smorzacandela. Ma la cosa che la faceva godere di più era stare sotto di me in modo che piantandole per bene il cazzo nella spacca le potessi anche leccare i piedi.

Mentre la scopavo mi diceva le cose più perverse che potessi immaginare, in particolare la eccitava l’idea di simulare l’i****to madre figlio. E più lei mi incitava, più energicamente io la pompavo. Venni almeno tre volte, l’ultima inarcando le reni con un gemito rauco riempiendole il culo di sborra. Alle quattro del mattino avevo le palle sgonfie e in bocca il sapore misto dei piedi, della fica, del buco di culo, dei capezzoli e delle ascelle di mia suocera.

Da quella notte, quando sa che si avvicina il turno di notte di mia moglie le basta mostrarmi, con simulata indifferenza, la pianta dei piedi ed io provvedo generosamente ad appagare il suo bisogno.

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