Gioia

Conobbi Gioia durante un corso di lezioni post-laurea, per la preparazione dell'esame di Stato di abilitazione alla professione di avvocato.
In realtà fu lei ad avvicinarsi, durante la pausa delle lezioni in cui in molti uscivamo per fumare una sigaretta o socializzare. Durante la lezione precedente avevo fatto alcuni interventi in aula, piuttosto pertinenti devo dire non per una mia particolare intelligenza o preparazione ma perché inerenti ad argomenti che avevo avuto modo di approfondire nello studio di una causa durante la mia pratica.

Appena usciti sentii una voce:”Che avresti una sigaretta da offrirmi?”. Scusa banale, pensai… questa è in cerca di qualcosa…. Non appena alzai lo sguardo mi trovai davanti a due occhi nocciola vispi, furbi, sensuali, circondati da una folta criniera di ricci ed incastonati in un viso un po' spigoloso ma regolare e splendido. Mentre rispondevo a modo porgendole il pacchetto la scrutai per controllare se anche le forme del suo corpo fossero ammalianti come la visione che mi si era appena presentata davanti.

Era vestita in modo semplice, in apparenza trasandato contrastante con la mia tenuta in giacca e cravatta, da poco uscito dal Tribunale. Era magra, più o meno alta come me (non sono un gigante…) e dal maglione largo si intravedeva un bel seno non enorme ma di dimensioni tali da farmi immaginare, mentre parlavamo del più e del meno per fare conoscenza, le sensazioni che avrei provato a sentirlo nudo addosso al mio corpo.

E sì… la conoscevo da due minuti e già mi era venuta voglia di scoparmela. Alla ripresa della lezione ognuno riprese il suo posto e, per un paio di settimane la intravidi durante le lezioni salutandola con un semplice “Ciao”.
Quando già pensavo che la mia timidezza mi avrebbe costretto a farmi le pippe a fantasia (e non a memoria… due categorie ben diverse!) la incontrai casualmente in un locale che ero solito frequentare.

Parlava con una cameriera che conoscevo superficialmente ma con cui ero solito scambiare quattro chicchiere durante i momenti in cui nel pub c'era meno gente. All'inizio salutai solo l'altra ragazza, ignorando Gioia la quale sembrava un po' stizzita della mia indifferenza, poi, prima di andare via le rivolsi la parola: “Noi invece ci vediamo venerdì prossimo a lezione… Sei quella che mi ha scroccato la sigaretta!!”.
L'espressione sul suo volto mutò improvvisamente, contenta di essere stata riconosciuta e ci salutammo promettendoci di sederci vicini alle lezioni successive.

Così facemmo. Trascorremmo tre – quattro mesi seguendo le lezioni seduti l'uno accanto all'altra, parlando, passeggiando nel cortile dell'ateneo per sfuggire al tedio di lezioni pesanti o squagliare del fumo…. mi stavo innamorando. Ma Gioia era fidanzata, non fedele poi scoprii, ma non sembrava essere interessata
a me più di tanto. Infatti, cercai di corteggiarla a lungo ma, a parte lunghe sere passate a bere pinte al pub, non riuscii a farla cedere. Da gentiluomo (o da coglione) non forzavo troppo le mie avances dopo i suoi gentili ma fermi rifiuti.

Alla fine diventammo buoni amici, io mi fidanzai con una ragazza con cui sono in procinto di sposarmi e, seppur di nascosta dalla mia lei, spesso passavo a casa sua per bere una birra o una cenetta, simulando una partita di calcetto o di andare in palestra.
Tuttavia la voglia di scoparmela non era passata.
Un pomeriggio Gioia mi mandò un sms chiedendomi di cenare assieme a casa sua. Presi tempo, inventai una scusa e accettai di buon grado.

Cenammo, bevemmo, parlammo dei nostri problemi ad iniziare una professione che, a differenza di quanto si creda non è molto remunerativa a causa di una concorrenza spietata e una massa di professionisti sproporzionata per il mercato della nostra città. Era vestita da casa, con i pantaloni della tuta e una maglietta di cotone, io venivo direttamente da studio e, come al solito rimasi con la giacca, allentandomi leggermente la cravatta per rilassarmi un po'.

Dopo la cena ci trasferimmo nella piccolissima cucina dove Gioia iniziò a lavare i piatti. Io le facevo compagnia, mettendomi dietro di lei e, tra il serioe il faceto, la accarezzavo suoi fianchi. Era solita soprannominarmi “Strusione” perché spesso, specialmente quando la salutavo per andare via sulla porta, la cingevo a me accarezzandola e strusciandomi addosso a lei sperando che, per una botta di culo, prima o poi cedesse alla mia lunga corte.

Pertanto, all'inizio non trovò strano che io la cingessi sfiorandola e toccandola.
Mi accorsi che non portava il reggiseno e, mettendole le mani dentro la maglietta da dietro e risalendo lungo la schiena glielo feci notare. Gioia, dandomi le spalle e continuando a sciacquare i piatti, rispose che dopo la doccia aveva preferito rimanere più libera.
Comincia ad accarezzarle la schiena, sentendo il calore del suo corpo e desiderandola sempre più. Mi avvicinai verso di lei mettendole le mani lungo i fianchi, accarezzandola in modo di far crescere anche in lei il desiderio.

Iniziai a salire lungo i finachi quando, in modo imperioso disse il mio nome, come una mamma che vuole fermare il figlio che sta per iniziare una marachella. Ma io nom desitetti questa volta e, solo per fingere accondiscendenza, spostai le mani sul ventra non modificando comunque i movimenti morbidi, avvolgenti.
Ripresi a salire e, pochi centimetri dall'inizio del seno mi fermai, avevo il cuore in gola, a mille ero a pochissimo dall'oggetto dei miei desideri degli ultimi anni e inoltre pensavo alla mi afidanzata, ignara, che mi credeva a giocare a calcetto con amici che lei non conosceva.

Ma il cazzo in mezzo alle mie gambe stava crescendo sempre più e prendendo coraggio continuai a salire. Gioia si irrigidì e smise di sciacquare i pochi bicchieri rimasti. Muta. Temetti di ave esagerato ma sentii che anche il suo respire si era, nel frattempo, fatto più pesante e affannato; decisi così di tentare il tutto per tutto. Mentre le mie mani salivano sentivo la pelle morbida del seno vibrare sotto le mie dita e trovai i capezzoli duri e turgidi pronti ad incastrarsi fra le mie dita.

Le appoggiai il mio pacco addosso al culo e iniziai a baciarla sul collo. La leccavo, salivo con le labbra fino all'orecchio destro stimolandole il lobo con la lingua e succhiandolo leggermente.
Le strizzavo le tette con forza, poi l'accarezzavo dolcemente. Gioia si girò d'improvviso cingendomi le braccia al collo e ci baciammo in bocca. Avevo la giacca sporca di sapone per piatti ma non me ne fregava un cazzo. Le misi le mani sul culo, poi dentro i pantaloni e dentro gli slipcominciando ad accarezzarle le natiche.

presi le sue chiappe a coppa nelle mani e massaggiandole inizia ad allargarle leggermente. Poi scesi nell'incavo con la mano destra arrivando al buco del culo con le dita. Fece un sobbalzo. Intanto sentiva il mio cazzo gonfio, duro ed era lei ora a strusciarsi su di me per sentire il mio bastone di carne addosso a lei.
Smise di baciarmi e, dopo avermi fissato negli occhi come il primo giorno che ci eravamo conosciuti abbassò le sue mani sulla mia cinta.

La slacciò continuando a fissarmi. Aprì i mi ei pantaloni e vidi sparire i suoi occhi. Si abbassò accovacciandosi davanti a me e, tirando giù i miei boxer si ritrovò il mio cazzo duro che con il rossore della cappella le illuminava il viso. Iniziò a baciarmi l'inguine, mi mise le mani intorno al culo e con la lingua si mise ad accarezzarmi le palle. Le baciò, le leccò le succhiò poi, fissandomi negli occhi, me lo prese in mano e lo fece sparire nella sua bocca.

Succhiava come raramente mi era capitato di sentire, ad occhi chiusi per godere il gusto di succhiare un cazzo. Si vedeva che godeva. Io le tolsi il cazzo dalla bocca e, per farla soffrie un po', iniziai a strusciarle la cappella sul viso allontanandolo ogni volta che cercava di rimetterselo in bocca. Mi implorava di farglielo succhiare, mentre io la prendevo a pisellate sulle labbra, sulle guance sugli occhi….
Ci spostammo sul divano e, in pochi secondi ci ritrovammo completamente nudi.

Io ero seduto sul divano e lei, in ginocchio davanti a me riprese il suo pompino spettacolare. Sentivo che mugugniava di piacere e mi rimproverava di non aver insistito di più negli anni precedenti, visto che il mio cazzo le piaceva molto. Avevo deciso di essere un po' egoista, visto il tempo che mi aveva fatto penare e, quindi, la feci continuare col pompino fino a un secondo prima di venire cosicché, sfilatole il cazzo dalla morsa del suo risucchio, le svuotai le palle in faccia mentre lei, a bocca aperta, cercava di farsi schizzare in bocca la maggior quantità di sborra possibile.

Aveva il viso grondante del mio sperma. Era bellissima. Cercai di raccogliere la sbora dal suo viso passandole il cazzo su tutta la faccia e, di tanto in tanto le ordinavo di pulirmi l'asta e la cappella tutta intorno. Mi stava pulendo il cazzo con una perizia e maestria uniche.
Stava riprendendo a succhiarlo per farlo indurire e metterselo poi nella fica ma io, facendo un po' lo stronzo dissi” vabbeh… mo' che t'ho svuotato le palle in bocca me ne posso pure anna' a casa, tanto il mio oggi lo ho avuto…”.

Mi uardò con occhi di sangue”E NO!!! mo tu adesso me scopi per ore!” e si infilò tutto il cazzo in bocca per non farmi andar via.
Allora la presi e la misi sul divano al mio posto e, allargandole le gambe, iniziai a leccarle la sorca, calda, bagnatissima. Giocavo con le labbre a le titillavo il clitoride leccandolo e succhiandolo con voracità le infilai prima una e poi due dita nella fica, cercando di stimolarle anche il buco del culo.

Sentivo che godeva, che aveva voglia di farsi scopare da me, quella sera….
Io avevo il cazzo ancora in tiro, duro.
La feci mettere con le ginocchia a terra a pecora, appoggiata col ventre sulla seduta del divano e mi alzai sulle ginocchia dietro di lei.
Presi il mio cazzo nella mano e piano piano lo guidai dentro la sua fica.
La cappella entrò subito, quasi risucchiata dalla fregna vorace e, immediatamente mi trovai tutto dentro di lei, a sbattermela forte.

Mentre era a pecora iniziai ad allargarle il solco del culo, accarezzandole il buco.
Mi leccai il pollice della mano destra, lo misi in bocca per bagnarlo e inumidire il suo ano.
“DAI SBATTIMI, SBATTIMI!!!!!” Ero in trance… Sentire Gioia che mi urlava sbattimi sbattimi mentre le infilavo il pollicione nel culo era l'immagine su cui mi ero ammazzato di seghe negli ultimi anni. E ora stavo vivendo quel momento.
Però il suo buco non reaggiva in modo elastico… mi chiese di non stimolarlo troppo… aveva il buchetto vergine, la troia!
Non me lo feci dire due volte.

Tolsi il dito e sfilandole il cazzo dalla sorca grondante, appoggiai la cappella sul buco del culo.
Subito urlò di fermarsi. “MA CHE CAZZO STAI A DI'!!! OGGI TE ROMPO ER CULO…PREPARATE!”
Mi implorò di fermarmi ma ormai la cappella, bagnata, aveva forzato il suo culetto preparato dal mio dito. La sentii chiudersi, smise di parlare e io infilavo piano piano il mio cazzo sempre più in fondo. Cominciai piano piano a incularmela… poi sempre più svelto, profondo e forte.

“ODDIO…NON PENSAVO CHEAAAAH…DAI CONTINUA!!! AAAAaaahhhhh… spaccami il culo…. spingi SPINGI!!!!”. La assecondai. Sentivo le palle sbatterle addosso le chiappe. Le dissi di sgrillettarsi mentre la inculavo e poco dopo sentii che rantolava di piacere. Stava venendo come una fontanella rotta.
Me la inculai per un bel poò poi mi sdraia per terra e le dissi di mettersi sopra, a smorzacandela.
Era completamente in balia del mio cazzo. Come un automa si appoggiò su di me e iniziò a saltellare sul mio cazzo con foga e desiderio: “VOGLIO SENTIRLO SU SU FINO AL CERVELLO!!!” e sbatteva il suo culo sulle mie palle mentre le sue belle tette mi ballavano davanti agli occhi.

Le presi le tette in mano e leccavo e mordevo i capezzoli a turno.
Non ce la facevo più. La tolsi da sopra di me, la feci inginocchiare e tenendole i capelli nelle mani le sborrai in bocca, facendole ingoiare tutto…
“Brava la mia troietta…. ora ripuliscilo per bene che poi mi vesto e vado a casa”.

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