L’addestramento di una sissy slave – 9

Un mese di femminilizzazione, servitù e addestramento presso Domina Melany (Dea dalla Pelle d’Ebano e stupenda Mistress Transex professionista), per la tenera sissy slave Monique. – Giorno 15/seconda parte.

Sono a pancia in giù sul letto della Padrona. Completamente nuda. Mi ha fatta sdraiare qui appena arrivate a casa. Ha già disinfettato la mia pelle nei punti in cui era stata strappata dalla frusta e ora mi sta applicando una crema rinfrescante, ad effetto leggermente analgesico.

-Filho da puta…vou chutar seu traseiro…(*figlio di puttana, ti prendo a calci nel culo)

Sibila tra i denti, mentre passa le dita sulla mia pelle, cercando di essere il più delicata possibile. Da quando ha iniziato a riparare ai danni provocatimi dal prode Luca, non ha fatto altro che indirizzare, a lui e alla sua simpatica amica Alina, frasi di questo tenore.

-A me faceva più paura lei…

Confesso io.

-Essa cadeeela…(*quella cagna)

-E…a proposito, a quante, delle venti frustate eravamo arrivati? Una quindicina almeno…no? Mi sono comportata bene?

-Otto. Ma ti sei comportata benissimo, non ti preoccupare.

Solo otto?? Credevo almeno il doppio! Beh…si vede che paura e dolore mi avevano un po’ confusa…

-Mi sa che non devo aver fatto una gran figura, eh?

-Tu l’hai fatta bellissima…sono altri che non l’hanno fatta altrettanto bella…

Sto proprio prendendoci gusto a sentirmi così coccolata.

La mia Signora si sta rivelando più premurosa di quanto avessi mai potuto sperare e comincio ad accarezzare l’idea di poter riposare nel lettone, accanto a lei. La butto ancora un po’ sul patetico:

-Certo che…fa proprio male… Crede mi resteranno i segni?

-Niente che non possa scomparire del tutto in un paio di settimane al massimo. Ora fa’ la brava, raccogli la tua roba e vai in camera tua a farti una bella dormita.

Ecco…mi pareva…addio sogni di ulteriori coccole.

-Ah…svegliami alle 13. Solo caffè è spremuta di arance, per colazione. Non c’è bisogno che ti occupi delle pulizie di casa, per stavolta. Ora va’.

Troooppo buona…Sono davvero commossa.

***

Ho dovuto dormire a pancia in giù, completamente scoperta, per evitare ogni contatto tra un qualunque tessuto e la mia povera schiena. Ho messo la sveglia alle 11,30, mi sono lavata, truccata, pettinata e infine, indossato il completino da sissymaid, mi sono dedicata a preparare la colazione.

Alle 13 in punto sto servendola alla Padrona.

-Abbiamo soltanto 40 minuti per prepararci, Monique, ci dobbiamo sbrigare.

-Si Signora, ma…per fare cosa, se posso?

-Ma è Ferragosto, Monique! Te ne sei dimenticata? Non vorrai mica rimanere a pranzo in casa a Ferragosto!? Siamo state invitate a pranzo fuori da amici, ci passano a prendere a un quarto alle 2.

-Ma…fuori dove?

-Oh quanto la fai lunga Monique! Andremo ad un ristorante molto carino, ti basta? Adesso sbrigati che è tardissimo.

La prospettiva di affrontare un’occasione sociale come un pranzo in un ristorante, in pieno giorno, non mi fa saltare di gioia, ma quella di rimanermene tutto il giorno da sola in casa mi piace molto meno, per cui smetto di discutere.

***

Siamo in macchina, alla volta del ristorante che, a quanto ho capito, si trova pochi km a nord di Roma. Le strade sono pressoché deserte. I nostri accompagnatori si sono presentati puntualissimi all’orario convenuto.

Pur non essendo certo dei ragazzini (sono entrambi oltre la cinquantina, ad occhio), si presentano bene ed hanno entrambi un’aria molto distinta. Il guidatore, un certo Italo, deve essere amico di Melany da lunga data a giudicare dalla familiarità con cui si sono salutati prima, mentre il suo amico si è presentato come Luigi. Si fanno quattro chiacchiere generiche e l’atmosfera è piuttosto rilassata.

Arriviamo. Il ristorante, un vecchio casale ristrutturato, è al centro di un ampio uliveto.

Tra gli ulivi, sotto a grandi ombrelloni bianchi, si trovano una ventina di tavoli elegantemente apparecchiati. Veniamo guidati da un cameriere verso il tavolo a noi riservato (l’unico ancora libero). Sia io che la mia Signora indossiamo sobri abitini estivi, di cotone rosa il mio, di lino bianco quello di Melany, e nel complesso potremmo essere scambiati per due tranquille coppie di amici.

Il cibo è di prima qualità e così i vini.

Bevo forse un po’ più di quanto dovrei per cercare di superare l’inevitabile imbarazzo di trovarmi in pieno giorno, en femme, in mezzo a clienti e camerieri, anche se nessuno sembra fare particolare caso a me. Melany sta parlando della sua casa in Brasile e Italo, che a quanto pare va lì spesso per lavoro, pare interessato soprattutto all’andamento del mercato immobiliare laggiù. Luigi ogni tanto interviene nel discorso tanto per non dimostrarsi scortese, per il resto fa il carino con me, che cerco di starmene zitta il più possibile per evitare che qualcuno, attorno a noi, possa notare la mia voce dal tono troppo basso per poter passare al 100% per quello di una femmina biologica.

Alla fine del pasto ci viene presentato il carrello dei liquori dal quale attingiamo tutti abbondantemente e l’alcol, come è noto, contribuisce ad abbassare i freni inibitori…

Luigi infatti, seduto alla mia sinistra, fa in modo di sfiorare la mia coscia col suo ginocchio, dapprima quasi casualmente, poi sempre più insistentemente. E’ una situazione nuova per me e mi mette a disagio. Faccio finta di niente cercando però di scostare le gambe dalle sue.

Niente: non demorde e continua a fare il lumacone con me. Guardo Melany che è seduta di fronte a me sperando che si renda conto della situazione e mi salvi in qualche modo, ma è presa dalla conversazione e mi ignora completamente. Alla fine devo arrendermi e rassegnarmi all’inevitabile “coscia contro coscia”. La cosa viene interpretata da Luigi come una sorta di accettazione delle sue avances e lo spinge ad andare ancora oltre: sento la sua mano destra posarsi sula mia coscia sinistra con noncuranza, come fosse la cosa più naturale del mondo, in un gesto di possesso.

Sono paralizzata, non so come affrontare la situazione. La cosa dovrebbe lusingare la parte femminile di me e invece mi sento un po’ prevaricata. Sono tentata di scansare quella mano ma non voglio rovinare la giornata a Melany, per cui decido di far buon viso a cattivo gioco e far finta di niente, anche quando, sentendosi ormai accettato come maschio-padrone, il buon Luigi fa scorrere la mia gonna verso l’alto posando il palmo della mano calda sulla mia pelle nuda, iniziando a carezzarmi lascivamente.

Si va avanti così per un’altra mezz’ora, finché non viene il momento di alzarsi. Mi sento sollevata, ma è proprio vero che il peggio non muore mai: Luigi lancia l’idea di trasferirci tutti nella sua villa di Fregene per un tuffo rinfrescante in piscina. E il guaio è che sia Melany che Italo accettano con entusiasmo la proposta.

Prima di lasciare il locale la mia Signora manifesta la necessità di andare un attimo in bagno a rinfrescarsi il trucco.

Colgo al volo l’occasione e l’accompagno.

La ragguaglio rapidamente di quanto sta succedendo, chiedendole consiglio su come comportarmi.

-Dici che ci sta provando con te? E qual è il problema? Dovresti esserne lusingata, no?

Mi risponde con noncuranza continuando a passarsi il rossetto davanti allo specchio del bagno delle signore.

-Ma…come? Io non so se è il caso…

-Oh senti…non mi fare la verginella adesso… fai quello che vuoi: se non ti piace non ci stare, se ti piace scopatelo…fatti pagare se vuoi, tanto a quello i soldi non mancano…però non mi creare problemi.

Italo è un caro amico e tra l’altro dovrei fare degli affari con lui giù in Brasile, per cui…rilassati e goditi la serata, intese?

Mi aspettavo un po’ più di comprensione da parte sua e ci rimango un po’ male. Mi accorgo di star mettendo il broncio.

Dopo un’ultima occhiata allo specchio, si gira e esce. Non volendo rimanere da sola nel bagno delle signore, mi affretto a trotterellarle dietro sui tacchi come una ragazzina lasciata indietro dalla mamma.

***

Il viaggio di trasferimento dal ristorante alla villa è stato, come prevedevo, tutto una palpata lasciva del mio corpicino innocente. Italo e Melany, seduti davanti hanno continuato a parlare fitto tra loro mentre intanto, sul sedile di dietro, il “Lumaca” ha avuto modo di massaggiarmi cosce, interno cosce, braccia, collo. E’ arrivato persino a tastarmi il seno attraverso il vestito, dopo avermi protettivamente passato un braccio attorno alle spalle attirandomi a sé.

Mi chiedo se, dall’alto della sua smisurata esperienza di Latin Lover, sia stato in grado di distinguere un paio di forme in silicone dentro un reggiseno da un paio di vere tette. Dalla sua espressione beata durante la “palpatio”, direi proprio di no.

La villa è grande, circondata da un grande giardino ombreggiato da pini e dotata di piscina. Tutt’intorno altre ville e altri giardini, ma la privacy è garantita da alte siepi perimetrali, curatissime.

Luigi, da buon padrone di casa, ci serve altri drink a bordo piscina. Il caldo si fa sentire e viene rilanciata l’idea del tuffo rinfrescante. A parte il padrone di casa, nessuno di noi dispone di costume da bagno ma viene deciso che, essendo tutti adulti, vaccinati e di ampie vedute, vorrà dire che ne faremo a meno.
Melany, con assoluta assenza di imbarazzo, in quattro e quattr’otto scivola fuori da vestito e scarpe e si tuffa dando il buon esempio, subito seguita a ruota da Italo, Luigi, per solidarietà, si spoglia completamente anche lui e si siede sul bordo con le gambe in acqua.

Io, invece, ho almeno due buoni motivi per voler evitare di spogliarmi: il primo, al solito è dovuto al fatto che così facendo dovrò esporre la cock-cage e questo, come sempre, mi imbarazza, il secondo è che ancora sono visibili sulla mia schiena e sul mio sedere i segni della nottata di ieri.
Cerco di accampare scuse quali quella di non aver ancora digerito, di non avere affatto caldo, di non voler rovinarmi il trucco e così via, fino a che la mia Padrona, tra il serio e il faceto mi si rivolge così:

-Monique…o ti spogli e ti tuffi immediatamente, oppure vengo fuori e ti butto dentro direttamente vestita come sei, scegli tu…

OK, ok…non ho dubbi che ne sarebbe capace, per cui tolgo tutto (formine di tette in silicone comprese) e li raggiungo tra le risate generali.

Cerco di mantenermi vicina al bordo, indecisa se mostrare la schiena o la gabbietta. Opto per mostrare la schiena, per cui mi tengo accostata di pancia al bordo piscina, tenendomici aggrappata con le mani. Manco a dirlo dopo pochi secondi vengo raggiunta da Luigi che, mettendo le mani esternamente alle mie, viene ad aggrapparsi negli stessi 50 centimetri di bordo occupati guarda caso dal mio corpicino. Sento il suo corpo poggiarsi contro il mio, spingendomi contro il bordo e ne percepisco nettamente il sesso armarsi tra la spaccatura delle mie natiche.

Eh no! Così è troppo! Ma che si crede di essere questo? Il Padrone del Mondo?

Mi lascio affondare e svicolo via accennando qualche bracciata.

Per tutto il resto della permanenza in piscina mi tengo vicina a Melany, frustrando così ulteriori tentativi da parte di Luigi. Quando decidiamo di uscire è ormai quasi il tramonto. Luigi fornisce a tutti dei morbidi accappatoi in spugna e con quelli indosso entriamo in casa per finire di asciugarci.

***

Ho finito di aiutare la mia Signora ad asciugare i capelli con il phon nel bagno del piano terra ed ora sto asciugando i miei davanti allo specchio. Sono contenta che la giornata sia terminata, tra poco Italo ci riaccompagnerà a casa e potrò finalmente riposare. Mentre sto dando gli ultimi colpi di spazzola, rientra in bagno Melany e mi si avvicina con aria da cospiratrice.

-Hai fatto colpo, Monique.

-In che senso, Signora?

-Nel senso che Luigi è pazzo di te e vuole averti a tutti i costi. Ha chiesto a Italo se sapeva quanto prendevi per la notte intera e siccome ovviamente Italo non ne aveva la minima idea lo ha chiesto a me.

Rimango col phon in mano a bocca aperta guardandola, prima di sussurrare un:

-E…?

-E io glielo ho detto, no?

-Che cosa gli ha detto, esattamente, Signora??

-Ma il tuo regalino per una notte sana, no!?

-Il mio regal…

-Seicento.

Penso che possa andare bene, no?

Ma che le è saltato in mente!? Ma che è pazza!? Ho la bocca secca.

-No no… non scherziamo, dobbiamo andare a casa… e poi non l’ho mai fatto…

-Vedi…il fatto è che…Italo glielo ha riferito e Luigi ha già accettato. Se ti sta bene tu rimani qui, stanotte, Italo mi porta a casa e domattina ti accompagna Luigi. Mi è sembrata una buona occasione, comunque tu fai come ti senti, non voglio forzarti…anche se, a dirtela tutta, rifiutando faresti la figura di quella che se la tira un po’ troppo e poi sarebbe un po’ scortese nei confronti di Luigi…sembrerebbe come se lo volessi rifiutare ad ogni costo.

Una puttana che rifiuta 600 euro per una notte non si è mai vista…

-Ma io non sono una puttana!

Appena pronunciate queste parole mi rendo conto che sto dando l’impressione di volermi mettere un gradino sopra a Melany: siccome lei è una puttana non rifiuterebbe, ma io, che non lo sono, posso permettermelo. Cerco di recuperare in qualche modo:

-Volevo dire…nel senso che non l’ho mai fatto, non saprei da dove cominciare…

-Semplice.

Fai quello che ti chiede di fare e basta. Per tutti quei soldi, bella mia, potresti pure fare un po’ meno la schizzinosa…

Avere qualcuno che paghi (e nemmeno poco) per avermi, mi stuzzica e mi lusinga, devo ammetterlo, però il modo di fare di questo Luigi mi ha irritata non poco. Quello che fa pendere definitivamente il piatto della bilancia a favore della mia consacrazione ufficiale a puttana però credo sarà proprio il fatto di voler dimostrare a Melany che non mi sento affatto migliore di lei.

Come al solito finisco per saltare il fosso d’istinto:

-Va bene, accetto. Non correrò rischi, vero?

Melany sembra rasserenarsi.

-Tranquilla… magari può non piacerti, ma non è certo un tipo pericoloso. Prima di venirti a riferire la proposta ho chiesto a Italo che ha garantito per lui. Di Italo mi fido. Fai quello che devi fare e stai serena, domani mi racconterai tutto, ok?

Mi dà un bacio sulla guancia e esce nuovamente dal bagno.

***
L’auto con Italo e Melany è appena uscita dal cancello e sono rimasta sola con Luigi. Sono rimasta direttamente in accappatoio e così ha fatto lui.

-Sono molto contento che tu abbia accettato di rimanere con me stanotte, sai?

Si è avvicinato a me col suo modo di fare un po’ troppo teatral-romantico, che, non so perché, mi irrita tanto. Mi passa una mano dietro al collo e avvicina il suo volto al mio per un lungo bacio a bocca aperta.

Non ho mai baciato un uomo in vita mia finora e, nonostante sia ormai più che convinta della mia personalità femminile, mi fa un effetto strano. Socchiudo le labbra e lascio che la sua lingua penetri a cercare la mia, ma mi irrigidisco un po’. Lui deve averlo notato, equivocando però, perché si stacca da me con un goffo:

-Scusa, hai ragione…dimenticavo il “regalino”.

Raccatta da una sedia i pantaloni che ha lasciato prima lì spogliandosi per entrare in acqua, infila una mano in tasca e la ritrae stringendo un grosso rotolo di banconote.

Conta davanti ai miei occhi dodici pezzi da 50 e me li porge. Li prendo sentendomi una vera puttana. La cosa non mi dispiace affatto. Li infilo nella borsetta che è lì vicino senza nemmeno ringraziare.

Riprende a baciarmi avidamente, faccio del mio meglio per non risultare troppo rigida. Le sue mani slacciano la cinta del mio accappatoio, poi, mentre con la sinistra riprende a tenermi il capo, mi infila la destra tra le gambe e mi afferra per la gabbietta.

-Sai cos’è che mi ha fatto impazzire per te? Questa! Quando l’ho vista ho deciso che non potevo non farti mia…mi eccita da matti sapere che la porti…che mortifichi così quel poco che rimane della tua mascolinità… Chi ha le chiavi?

-Melany.

Mentisco io che non ho nessuna intenzione di fargli sapere gli affari miei.

-Mmmhh…giusto. E’ la tua Domina, vero?

-Eh già…

-E te la fa togliere mai? Scommetto di no, vero?

-No, infatti.

La porto ininterrottamente da più di un anno…

-Mmmhh…bellissimo… preferisco molto di più saperti così che operata… so che per molte di voi cambiare chirurgicamente rappresenta la meta finale, ma non lo fare mai, sei molto meglio così… metti le tette magari…non ti piacerebbe averne un bel paio come la tua Padrona? Scommetto proprio di si… Potrei regalartele io, se diventassi la mia amichetta fissa…ti piacerebbe?

Ecco, mi manca solo di diventare l’amante di questo lumacone e poi le avrei provate tutte…

-Beh, grazie…terrò presente l’offerta…

-Non fraintendermi, a me piaci anche così…

E intanto passa a titillarmi i capezzoli con la punta delle dita…

-…dicevo così per dire…immagino che a tutte voi piaccia avere grosse tette prorompenti, no?

Per sviare il discorso, che sta scivolando su terreni pericolosi, faccio anch’io la mia mossa: slaccio la cinta del suo accappatoio e glielo prendo in mano.

Avevo già notato prima che, pur non essendo un cazzo “super”, come dimensioni si difende. Non è lunghissimo, massimo sui 17-18 cm, a giudicare ad occhio, ma ha una ragguardevole circonferenza, tanto che le mie dita riescono a malapena a toccarsi, circondandone l’asta, ma è la qualità della sua erezione che mi sorprende: è duro come pietra. Delle due l’una: o sono io che gli faccio davvero un grosso effetto, oppure deve aver fatto ricorso a qualche simpatica pasticchetta azzurra…

Faccio per inginocchiarmi davanti a lui direttamente lì sul prato accanto alla piscina, per lavorarmelo un po’ di bocca, ma mi trattiene.

-No, no, aspetta…c’è una cosa che vorrei tu facessi per me, prima. Torno subito…

Mi lascia lì sul prato e entra di fretta in casa.

Mi sento un po’ scema a rimanermene lì in piedi in mezzo al prato, per cui mi allungo su un lettino stringendomi addosso l’accappatoio. Il sole è tramontato del tutto e comincio a sentire qualche brivido di freddo. Dopo qualche minuto lo vedo tornare verso di me.

In mano ha una grossa s**tola di cartone.

-Desidererei che mettessi queste cose…

Mi dice mentre poggia la s**tola sul lettino, vicino ai miei piedi, e ne solleva il coperchio. Mi sporgo per sbirciarne il contenuto alla debole luce di una lampada da giardino. Non so cosa aspettarmi, m’immagino qualcosa di particolarmente trasgressivo, tipo uno strapon o qualcosa del genere e invece saltano fuori un paio di sandali in legno, da mare.

Hanno la suola spessa qualche centimetro e tacchi alti, la striscia di stoffa modellata a forma di fiocco, sotto la quale infilare le dita, è ad allegri motivi floreali, coloratissima.

Li tiene come se maneggiasse una reliquia, mentre si china per aiutarmi a calzarli.

-Spero ti stiano bene, come numero…

Forse sono leggermente più piccoli di quanto dovrebbero, ma essendo totalmente aperti li calzo con facilità. Mi aiuta ad alzarmi in piedi e mi sfila dalle spalle l’accappatoio.

Me ne rimango lì, completamente nuda, sui tacchi.

-Ti stanno veramente bene…hai dei piedi bellissimi, sai?

Intanto sta estraendo qualcos’altro dalla s**tola: un sacchetto di velluto rigonfio di qualcosa di metallico, a giudicare dal rumore. Comincia ad estrarne un incredibile assortimento di collanine e braccialetti, tutti rigorosamente d’argento, che va via via facendomi indossare. Alla fine ho almeno una mezza dozzina di collanine di varie lunghezze attorno al collo, una ventina di cerchietti d’argento per ogni polso, una cavigliera a catenina a ciascun piede e persino una sottile catena allacciata attorno alla vita.

Mi sento tanto “Santa Monique Transgender” carica dei suoi ex-voto…

Mi sta rimirando come fossi una visione celestiale, appunto, tanto che mi sembra quasi fuori luogo riprendere a “lavorargli” il cazzo come stavo per fare prima che mi interrompesse per la “Sacra Vestizione”. Decido di consultarlo.

-Ehm…cosa ti andrebbe di fare, adesso?

Invece di rispondermi comincia ad accarezzarmi tutto il corpo, schiena, gambe, braccia, addome… Ha le mani sudate che gli tremano anche un po’.

Mi aiuta a distendermi nuovamente sul lettino, poi si libera del proprio accappatoio e si china su di me iniziando letteralmente a leccarmi da capo a piedi (dovrei dire da piedi a capo, dato che è proprio dai piedi che comincia), ansimando ed emettendo strozzati mugolii di piacere.

Confesso che tutta quest’opera di lingua mi lascia tutt’altro che entusiasta, anzi, se devo proprio dirla tutta, mi disgusta anche un pochino, ma mi consolo dicendomi che poteva andarmi decisamente peggio e mi sottopongo pazientemente al confezionamento del “cappottino di saliva”.

Per tutta la ventina di minuti che dura l’operazione, il suo cazzo rimane rigorosamente sull’attenti. Occasionalmente ne sento la grossa cappella gonfia sfiorarmi la pelle, mentre si china su di me. Per dare una svolta alla situazione, mentre mi passa a tiro, lo afferro con una mano e inizio a segarlo piano. Il tintinnio dei cerchietti che porto al polso sottolinea ogni mio movimento.

-Mi vuoi?

Gli sussurro all’orecchio col tono più sexy che mi riesce di fare.

Mi risponde con una specie di bramito da cervo in calore. Interpretandolo facilmente come un “si”, continuo:

-Perché non mi prendi allora?

Tira fuori da non so dove una mezza dozzina di profilattici, ne apre uno e me lo porge. Glielo appunto al membro paonazzo e glielo srotolo lungo l’asta con la bocca, per eccitarlo ancora di più.

-Ti voglio prendere in acqua, vieni…

Mi guida in piscina tirandomi per la gabbietta.

Sfilo gli zoccoli e entro. L’acqua, ancora calda dalla giornata di sole, mi carezza la pelle.

-Mettiti al bordo come stavi oggi…

Mi afferro con entrambe le mani al bordo, la punta dei piedi sfiora il fondo. Lo sento prendere posizione dietro di me, passarmi le braccia sotto alle ascelle e posizionare le mani al bordo, tra le mie. La punta del cazzo premuta contro la mia figa anale.

-Non mi hai voluto oggi pomeriggio…come mai, non ti andava?

-Non è che non ti volevo, anzi… è solo che c’erano anche gli altri…

Lo blandisco io.

-Allora dimmelo che mi vuoi…dillo adesso…dillo che vuoi il mio cazzo dentro di te, puttana…

-Ti…voglio… voglio il tuo cazzo dentro di me…

-Vuoi il mio cazzo perché sei una puttana, vero? Dillo… dì “sono una puttana”…

-Sono una puttana…

-Ancora…dillo di nuovo…

-Sono una puttana!

-Brava la mia piccola puttana…adesso avrai il tuo premio…

E inizia a spingermi dentro il cazzo con forza. Ringrazio mentalmente il fatto di aver portato per così tanti giorni il plug, anche se oggi mi era stato concesso di non metterlo, perché il poco lubrificante presente sul preservativo è stato già lavato via dall’acqua e l’attrito non sta facilitando la penetrazione.

Entra comunque, ma il suo cazzo è talmente duro da fare male.
Mi pompa con frenesia, schiacciandomi contro la parete della piscina col peso del suo corpo, ansima e sbuffa nelle mie orecchie, è più forte di quello che pensavo, sento i muscoli delle sue braccia stringermi in una morsa ferrea. Sono una bambola di pezza in suo completo potere. Non posso fare a meno di emettere gemiti soffocati di dolore e piacere e mi accorgo che la cosa lo eccita perché aumenta il ritmo.

Contrariamente a quanto mi sarei aspettata in considerazione del suo stato di parossistica eccitazione, continua a scoparmi per un tempo molto lungo, senza dare il minimo cenno di venire. Dopo un po’mi costringe a staccare le mani e, sempre rimanendo infilato dentro di me, mi spinge verso la parte meno profonda della piscina, dove mi fa mettere carponi continuando a montarmi come un a****le per altri dieci minuti buoni. Infine usciamo dall’acqua e mi fa sdraiare sul prato, dove, con tutto il peso del corpo sopra al mio, tenendomi premuta faccia in terra con braccia e gambe a bloccare le mie, finisce l’opera scosso da un potentissimo e prolungato orgasmo.

Rimaniamo ancora un po’ così, sull’erba umida, a riprendere fiato. Lui è ancora dentro di me. Sentendo che sta per togliersi, passo una mano dietro afferrando il suo cazzo alla base per evitare che il condom si sfili prima di essere fuori da me, ma mi accorgo che è completamente sfondato, ne rimane solo un cerchio di gomma sfrangiato. Mi lascio sfuggire un:

-Oh cazzo!

Non sono mai stata eccessivamente apprensiva, ma non vorrei certo beccarmi qualche malattia venerea o peggio.

Mi passo le dita sull’ano ancora dilatato e le ritraggo cariche di sperma. Questa non ci voleva.

Luigi capisce la mia preoccupazione e si affretta a rassicurarmi:

-Tranquilla…non è successo niente, sono un donatore di sangue abituale…se non mi credi posso mostrarti il tesserino…

-No…va bene, ti credo…

Faccio io un po’ sollevata.

-…tu, piuttosto…sei…”pulita”, vero?

-Si, sono pulita, ho sempre fatto solo sesso protetto… fino ad oggi, quantomeno.

-Bene, allora meglio così, no?

Conclude lui.

***

Ci siamo trasferiti in casa, dove ha voluto a tutti i costi preparare un piatto di spaghetti. Li abbiamo consumati in cucina. Ha preteso che rimettessi gli zoccoli e che per il resto rimanessi nuda per tutto il tempo. Lui ha rimesso l’accappatoio.

Durante il pasto mi ha riempito di domande sulla mia vita, sulle mie preferenze sessuali o meno, se sono sentimentalmente impegnata etc.

Ho risposto molto evasivamente, inventando anche, qua e là. Come ho già detto non ho nessuna intenzione di raccontare i fatti miei a degli sconosciuti.

Più tardi ha voluto che ci trasferissimo sul suo letto per il “secondo round”. Ho dovuto lavorargli di bocca a lungo cazzo e palle per farglielo tornare duro, ma una volta in tiro è risultato ancora una volta un amante instancabile. Quasi senza soluzione di continuità infatti ha messo in atto l’intero Kamasutra prima di crollare esausto tra le mie braccia.

Abbiamo passato così quello che rimaneva della notte, dormendo abbracciati come due amanti.

***

L’indomani mattina, prima di lasciarmi sotto casa di Melany, mi ha sorpreso con una strana domanda:

-Per organizzare qualcosa di particolare con te e la tua Domina come si deve fare?

-Ehmm…dovresti chiedere a lei, ma non so se i suoi impegni…

-Perfetto. Mi farò dare il numero da Italo. Buona giornata, per ora.

Non riesco ad evitare il mezzo metro di lingua che approfitta per infilarmi in bocca in un ultimo bacio di arrivederci.

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