La Nuova Collega

La mia era a tutti gli effetti una posizione dominante. Sul lavoro ero il suo diretto superiore e da quell'altezza, Lei era seduta, io in piedi, da dietro lo schienale della sua sedia, potevo vedere tutto. La sua camicetta leggermente aperta, lasciava intravedere i suoi seni, la parte alta delle sue tette. Erano belle grosse, ma non troppo, quel tanto grandi che si riusciva a vedere il solco tra le due. Allungando lo sguardo non potevi non notare anche le sue gambe, non portava le calze, con la sua carnagione scura se lo poteva permettere.

La gonna corta, che sedendosi si era ritirata ancora di piú, mostrava un panorama da far drizzare il cazzo in dieci secondi. E cosi era stato. Sentivo il mio pisello gonfiarsi, stavo avendo un'erezione solo guardando la nuova collega. Lo sentivo indurirsi e premere sullo schienale della sedia. Stavo in piedi dietro di Lei da piú di dieci minuti e con la scusa di spiegarle il nuovo programma di gestione dati, non perdevo occasione per spogliarla con gli occhi.

Ero come un bambino che spia le ragazzine dal buco della serratura nei bagni della scuola mentre fanno i loro bisogni. Mi stavo eccitando davvero, no… mi correggo, mi stavo masturbando lentamente a sua insaputa, strofinando il mio cazzo contro lo schienale. Dovevo darmi una calmata: Primo, perché se mi fossi spostato da quella posizione il bozzo che avevo davanti si sarebbe chiaramente visto. Secondo, non ci avrei fatto una bella figura essendo il suo secondo giorno di lavoro.

Terzo, perché alla prima strusciata con Lei, anche involontaria, qualche goccia di sborra poteva bagnarmi i boxer! Mi spostai da dietro di Lei, presi un'altra sedia e continuai a spiegargli quel nuovo programma da seduto. Questa é stata la prima volta che Stefania me lo fece diventare duro, anche se il primo giorno che la vidi, ci era andata molto vicino.
La nuova collega era molto giovane e probabilmente anche brava nel suo campo, non aveva fatto in tempo a finire l'Universitá, che giá l'Azienda per la quale lavoravo gli offrí un posto.

In realtá era stata assunta per la nostra sede del Nord, ma dato che da poco si era licenziata un'altra collega ed era rimasta vuota la sua posizione, Stefania fu incaricata di sostituirla. Accettó il trasferimento temporaneo da noi per due anni. Si vedeva che aveva voglia di fare carriera a tutti i costi e quello che leggerete tra poco, avallerá quanto vi ho appena scritto. Giá dal primo giorno di servizio avevo capito che avrebbe usato ogni mezzo a sua disposizione per arrivare in alto.

La prima volta che me la presentarono era vestita come se dovesse andare ad una sfilata, con dei pantaloni aderenti che modellavano perfettamente le sue lunghe gambe ed il suo culo. La parte davanti era al limite della provocazione: se osservavi attentamente potevi vedere benissimo lo spacco della sua fica. Sopra indossava una camicia bianca sbottonata al punto giusto ed un giacchetto che cercava di coprire le sue tette nella parte anteriore. Insomma, era partita giá per farsi notare.

Io comunqe, pur squadrandola dal basso verso l'alto, non mi feci notare. Una cosa che mi sono sempre imposto, é mai confondere la vita privata con il lavoro. Nessun amico, zero coinvolgimenti sentimentali. E questo “sistema” aveva sempre funzionato. In un certo senso ero anche ritenuto antipatico. Andó cosí pure con Stefania, quando me la presentarono mi limitai ad un “ben arrivata nella nostra Sede, io sono Chase”. Nessuna chiacchiera di contorno, anche se Lei cercava di intavolare qualche discorso di circostanza tipo “com'é il tempo qui” o “che bella la vostra Cittá” e cose simili.

Stefania si ambientó subito, ed ovviamente iniziarono a girare i primi commenti. Soprattutto maschili. Tutti l'avevano puntata, tutti volevano scoparsela. Ma Lei sapeva il fatto suo, snobbava quasi tutti tranne i grandi capi o responsabili, con loro aveva tutto un altro attegiamento, mentre con gli altri colleghi si limitava a farsi guardare sapendo di essere una gran fica e per giunta giovane (un binomio letale). In un giorno qualunque di Maggio ci chiamó il Direttore per dirci che aveva un incarico per noi.

Dovevamo fare una trasferta in una cittá del nord per acquisire i diritti pubblicitari di un noto marchio leader nel campo dei Supermercati. Voleva che fossimo io e Stefania a trattare i dettagli. Cosí sette giorni dopo eravamo giá in viaggio. Passó a prenderci un Taxi, prima da Lei, poi da me. Quando entrai nell'auto notai subito che la mia collega era come sempre in “tiro”. Gonna e tette in mostra. Mi sedetti accanto a Lei e feci subito una battuta: “non stai scomoda a viaggiare cosí?”
“No, perché?” rispose Lei
“Bhé… forse un abbigliamento sportivo come il mio sarebbe stato piú consono” aggiunsi
“Ti mette a disagio?” continuó Lei accavallando le gambe
“Assolutamente no.

Penso solo che non sia un abbigliamento adatto per affrontare un'ora di Taxi, due di Aereo e non só quante di attese varie. Comunque, contenta tu”. Non avevo nessuna intenzione di mostrarmi interessato a Lei, anche se in realtá me la sarei voluta scopare fin dal primo. In auto Lei cercó di fare conversazione e dato che il viaggio era molto lungo, decisi che forse era il caso di approfondire la conoscenza. Iniziammo come sempre a parlare di cose futili, come il tempo, lo sport, libri letti ed altro.

Alla fine entrammo un pó di piú in confidenza. Sull'aereo inevitabilmente si andó sull'argomento sesso. Come ti piace farlo, il posto piú strano, lo faresti con una collega e cosí via. Alla domanda “faresti sesso con un collega” l'atmosfera si fece piú hard. Mi disse chiaramente che lo aveva fatto, ma che era stato puro sesso di una notte, tra l'altro in ufficio. Lei poi lo domandó a me, ed io risposi (mentendo) di no! Stefania non ci credeva e lo sottolineó:
“Non ci credo Chase.

Non hai una relazione stabile, onestamente non sei da buttare via e per di piú ricopri un ruolo di prestigio. No, non ci credo che non hai mai fatto sesso con una collega”
“Libera di non farlo, ma é cosí. E poi non sono come gli altri che sfruttano la loro posizione per scoparsi le colleghe” Dissi convinto.
“Io non ci credo proprio che non sei mai stato, almeno una volta, con una collega.

Vorresti dirmi che se adesso ti saltassi addosso mi respingeresti?” Continuó Lei sorridendo e avvicinandosi a me quel tanto da farmi buttare un occhio alle sue tette.
“Se la metti cosí…” Dissi anch'io sorridendo e guardando, senza nasconderlo, insistentemente la sua scollatura.
“Chase? Mi stai guardando le tette?” Continuó Lei ancora sorridendo.
“Certo! Dalle mie parti si dice guardare, ma non toccare. E dato che ho davanti un bel panorama, io lo guardo!” Risposi con un mezzo sorriso cercancando di alleggerire l'atmosfera e per niente imbarazzato.

Ci guardammo per qualche secondo, ridemmo insieme e poi tornammo nuovamente ad altri argomenti piú leggeri. L'aereo inizió l'atterraggio. Finalmente il volo volgeva al termine. Affittammo un'auto e ci mettemmo di nuovo in viaggio. Eravamo partiti nella prima mattinata e per fortuna mancava poco piú di un'ora al nostro albergo. Una bella doccia mi avrebbe rigenerato. La serata terminó senza grandi scossoni. Prenotammo le camere, entrambe sullo stesso piano, cena nel ristorante interno e poi dritti a dormire.

Il giorno dopo ci aspettava una giornata intensa. Ci alzammo presto, una breve colazione e poi dritti all'appuntamento. Come sempre Stefania si vestí come se dovese sfilare, ma stavolta non dissi nulla, magari il nostro cliente si sarebbe “distratto” e avrebbe accettato le nostre richieste senza opporre troppa resistenza. Infatti tutto andó per il meglio, riuscimmo ad acquistare i diritti pubblicitari ad un prezzo inferiore rispetto alle nostre previsioni. Feci i complimenti alla mia collega, tutto sommato era stata brava.

Al rientro in albergo e dopo aver cenato nuovamente nello stesso, ci diriggemmo alle nostre rispettive stanze.
“Entri a bere qualcosa Chase?” Disse Lei passando la card elettronica nella serratura della sua stanza.
“No, ti ringrazio Stefania. Credo che mi faró una doccia e poi dritto a dormire” Risposi.
“Andiamo Chase… domani l'aereo parte tardi e noi non abbiamo ancora festeggiato il nuovo contratto di oggi. Una birra a testa e quattro chiacchiere, é chiedere troppo?” Aggiunse Stefania.

“Si, forse hai ragione. Una birra in balcone é quello che ci vuole” conclusi io.
In pochi minuti eravamo seduti a goderci il paesaggio che l'albergo a pochi metri dal mare ci offriva. Io e Lei soli. Come due vecchi amici. Come sempre parlammo prima di lavoro e dopo di noi, delle nostre vite, dei nostri amici, delle nostre delusioni sentimentali. Il tempo passava e la serata sembrava non volesse terminare. Non ricordo bene il momento esatto, ma só che ad un certo punto ci trovammo in piedi ad ammirare il mare davanti a noi.

Diversi minuti di silenzio, poi accadde quello che accadrebbe a due persone di sesso opposto in una situazione simile. Feci io il primo passo, mi avvicinai a Lei, con la mano sinistra alzai delicatamente il suo viso e la baciai. Stefania sembrava non aspettasse altro, la sua risposta al mio bacio fu intensa e profonda. Mi ritrovai la sua lingua nella mia bocca in pochi secondi. Continuando a baciarla feci quello che avrei voluto fare fin dal primo giorno: toccare quelle sue grandi e giovani tette.

Sentivo giá il mio pisello crescere. Continuai a toccargliele e stringerle tra le mie mani, poi mollai per qualche secondo la presa e gli sfilai la T-Shirt aderente che indossava. Ora dalla vita in su era nuda, finalmente potevo toccarle senza che la maglia facesse da filtro, ma soprattutto potevo vederle. Erano come le avevo imaginate ed intraviste quel giorno da dietro la sua sedia in ufficio, sode e morbide allo stesso tempo. Il mio cazzo stava scoppiando nei pantaloni e Stefania se ne accorse, perché mentre ci baciavamo, mentre io non mollavo la prese su quelle due bombe che aveva al posto delle tette, mi mise una mano sul pacco.

Ci rimase poco, perché la prima cosa che fece fu togliermi la cravatta e la camicia. In pochi minuti eravamo entrambi nudi sul balcone, incuranti se ci fosse qualcuno ad osservarci. Ma in quel periodo, in fondo, chi poteva alloggiare in quell'albergo? Comunque la cosa non ci preoccupava, eravamo troppo presi l'uno dall'altra. Ormai a cazzo duro, la misi di spalle a me, la feci mettere a novanta gradi sul davanzale del balcone e afferrai con vigore le sue tette.

Poi strusciai il mio pisello in mezzo al suo culo, fino a quando non ho sentito Stefania bagnarsi. A quel punto il mio cazzo, oltre che duro, si era anche drizzato come un palo. A quel punto con la mia mano feci scivolare la pelle del mio cazzo su e le gocce di sperma che uscirono le usai per lubrificare il suo buco. Abbassai nuovamente la pelle e gli infilai lentamente la mia enorme cappella dietro.

Sentivo Lei che mormorava qualcosa e la sborra salire lungo l'asta. Non rimasi dentro per molto, qualche colpo di reni per riempire di sperma le mie palle e preparmi ad una grande schizzata nella sua fica. Sfilai il mio cazzo e portai Stefania in camera. A quel punto prese Lei la situazione in mano. In tutti i sensi. Mi fece sdraiare sul letto e si allontanó per qualche secondo. La vidi uscire dal bagno con una bottiglietta di sapone liquido in mano.

Mentre si avvicinava a me, prestai piú attenzione al suo fisico. Era davvero bella, aveva dalla sua parte la giovane etá. Magra, forse leggermente sproporzionata con quelle tette enormi. Ora che potevo osservarle bene, notai che erano leggermente scese. Bellissime! In questi tempi dove tutte si rifanno tutto, vedere due bombe al naturale é raro. Quello che invece non aveva al naturale, era la sua fica. Ora vedevo benissimo anche quella. Era depilata, completamente.

Senza nemmeno quella striscia di pelo nero che avevo visto a molte. Zero. Aveva delle grandi labbra veramente pronunciate e da quella distanza sembravano persino luccicare. Ma era solo il riflesso della sua fica bagnata. Si mise in ginocchio davanti a me, davanti al mio cazzo dritto che non aspettava di scoparsela e riempirla di sborra. Ma Lei aveva prima un altro programma. Versó il sapone sul mio pisello, poi con una mano afferró le mie palle gonfie e le tiró verso il basso.

Con l'altra prese tutta l'asta ed inizió un movimento su e giú unito ad una lieve rotazione della stessa. Quando arrivvava alla cappella, stringeva un pó di piú la presa quasi a voler aspirare la sborra che si era incanalata lungo il mio pisello. Con quella masturbazione cosí elaborata sentivo lo sperma salire su per il mio cazzo. Alla vista delle prime gocce di sborra che uscivano dalla punta della mia cappella, Stefania smise.

Si alzó di nuovo dal letto e si diresse in balcone. Ora potevo anche ammirare il suo splendido culo, mentre sentivo il mio cazzo pulsare. Quando si mise nuovamente in ginocchio davanti a me, inizió un'altra sua “tortura”. Aveva la mia cravatta, la distese con entrambe le mani e la fece strusciare sotto la mia cappella ormai gonfia e rossa. Con dei leggeri movimenti da destra a sinistra e viceversa, stimoló il prepuzio. Stavo per venire, sentivo palesemente la sborra salire lungo l'asta.

Ma non volevo schizzare prima di entrare dentro di Lei. Gli presi la cravatta lanciandola in una direzione a caso, poi l'afferrai per i fianchi e la sollevai leggermente tirandola verso di me. Mi poggió le sue mani sul petto e lentamente fece scivolare la sua fica sul mio cazzo. Una volta dentro, lasciai a Lei controllare la nostra scopata. Spingeva la sua fica sempre piú giú, sempre di piú. Io con le mani sul suo culetto, l'aiutavo e la tiravo verso di me.

Ormai stavo per venire e Lei anche. Le mie palle doloranti stavano per svuotarsi. All'ennesima spinta sentii partire il primo schizzo, poi un secondo, un terzo… la stavo facendo il pieno di sperma. Ero talmente carico, che prima che le mie palle si svuotassero del tutto, volevo innaffiarla sulle tette. Dentro di Lei continuavo a venire come un fiume in piena e dopo qualche schizzata nella sua fica, sfilai il mio cazzo che continuava a sborrare come vivesse di vita propria.

Spostai Stefania al mio fianco, mi misi a cavallo su di Lei e prendendo in mano il mio cazzo lo diressi verso il suo seno. Le ultime schizzate finirono sopra quelle due grosse tette. Talmente gonfie, che vidi la sborra colare lungo lo spacco che le separava. Ormai completamente svuotato di ogni linfa vitale, mi distesi vicino a Lei. Passammo la notte insieme senza inutili conversazioni. La mattina dopo eravamo nuovamente due colleghi che la sera prima si erano lasciati andare a festeggiamenti un pò fuori le righe.

Una volta tornati alla nostra sede, ognuno riprese il proprio ruolo. I grandi capi si complimentarono con noi e l'anno successivo ce lo dimostrarono economicamente: Stefania ebbe il suo contratto a tempo indeterminato, ed io ricevetti un aumento in busta paga che ormai mancava da due anni. Io e Lei non ci vedemmo piú, almeno privatamente, in fondo la nostra era stata solamente una breve storia di sesso tra colleghi.
Niente di piú.

chasedessler@katamail. com.

Keine Kommentare vorhanden


Deine E-Mail-Adresse wird nicht veröffentlicht. Erforderliche Felder sind markiert *

*
*

(c) 2023 sexracconto.com