Giochini

Come al solito, scivolò nuda nel letto. Era estate, faceva caldo, non che avesse molto da togliersi, ma lo aveva fatto lentamente, con estrema sensualità, per risvegliare il mio desiderio. Non che ce ne fosse bisogno, mi ero già spogliato e la mia eccitazione era evidente, il cazzo già eretto e scappellato. Lei lo guardò con voluttà, accrescendo il mio desiderio. Non era bellissima, magrolina, tettine della prima, ma sprigionava sessualità da tutto il suo corpo.

Era ormai due mesi che scopavamo, ma ogni volta riusciva a sorprendermi con la sua enorme carica erotica. La baciai con passione, poi scesi sui suoi capezzoli, già eretti, mordicchiandoli leggermente, succhiandoli via via sempre più forte. “Piano amore, sono sensibili”. Era un invito a proseguire. Scesi sul suo ventre piatto, beandomi di lei, pregustando il suo sesso. Sapevo che le piaceva essere leccata e lei sapeva che a me piaceva leccarla, sino a darle piacere, sino a farla venire.

La sua figa era appena aperta, ma tremendamente invitante. Le passai appena la lingua sulle grandi labbra, per poi abbandonarla subito e continuare sulle sue gambe oscenamente aperte. Sapevo di farla incazzare. “Dove vai, continua” mi disse con voce roca di desiderio. “Tutto io devo fare ?” risposi. Si staccò da me, ruotando completamente. Avevo la visione della sua figa all'incontrario. “Leccami” mi disse. E mentre iniziavo a farlo, percepii la sua lingua sul mio cazzo, poi un umido guanto di velluto avvolse il mio sesso.

Rimase ferma con il mio cazzo in bocca, solo leggeri movimenti della lingua. Aveva un modo tutto suo di fare i pompini, poteva farti venire in due minuti o continuare per un'ora, portandoti continuamente sulla soglia dell'orgasmo per poi fermarsi. Le leccai la figa, piano piano sempre più aperta e più bagnata. Dai suoi sospiri doveva piacerle, e molto. La fermai, ci metteva davvero molto impegno nel pompino e io non volevo venire ancora.

Si sistemò con le lunghe gambe oscenamente aperte il suo sesso invitante. Non la feci attendere molto. Iniziai a leccarla con dolcezza, poi con passione, seguendo i movimenti dei suoi fianchi. A lei piaceva essere leccata, a me piaceva leccarla, perfetto. Le infilai un dito nella sua figa, poi un altro, un mugolio di piacere. “Continua a leccarmi, piano piano, ma non fermarti”, mi disse. Obbedii, il suo piacere era il mio piacere. Accarezzai il buchino del suo culetto, lo volevo, ma non avevo ancora avuto il coraggio di chiederglielo.

Mi inumidii un dito e glielo appoggiai piano. Con mia sorpresa entrò senza forzare. Provai con due, lo stesso. Ansimava. Aveva la mia bocca sulla sua figa, la mia lingua sul suo clitoride e due dita nel culetto, una delizia. Di colpo si staccò da me. Che cosa ho sbagliato? pensai. Allungò la mano verso il comodino e ne trasse una crema lubrificante e, con mia grande meraviglia, un vibratore di notevoli dimensioni. “Vuoi il mio culo ? Allora fammelo, ma come voglio io”.

Lentamente incremò il mio cazzo, poi il suo culo. Si mise prona allargandosi voluttuosamente le natiche. “Appoggia il tua cazzo al mio culo e spingi”. Lo feci e spinsi piano piano. “Vai avanti piano, ma non ti fermare, lo voglio sentire dentro tutto”. Ero dentro di lei, dentro il suo culo. Lei gemeva, non capivo se di dolore o di piacere. Si mise su un fianco, stando attenta a non far uscire il mio cazzo dal suo culo.

“Prendi il vibro e mettimelo in figa”. Lo feci. “Datti da fare con il vibro ma tieni il cazzo fermo”. Situazione per me sconvolgente. Il mio cazzo nel suo culo, il vibro che andava e veniva nella sua figa ormai bagnata e lei che si sditalinava. Il paradiso. Continuammo a lungo così, io avevo paura di venire, ma non venivo, muovevo il vibro seguendo i suoi movimenti con le mani e con i fianchi, lei ansimava, gemeva e rantolava sempre più forte.

“Vengo cuore mio non fermati adesso puoi muoverti” e poi un lungo urlo liberatorio di piacere, la mia mano inondata, le contrazioni del suo culo sul mio cazzo, infinite, io che le sborro dentro tutto il mio sempre, in un orgasmo che non sembrava mai finire. Ansimanti e sfiniti tutti e due. “Ti è piaciuto, porco ? Non ti decidevi a farmi il culo e allora te l'ho dato io”, mi disse baciandomi con passione.

E poi, sfilandosi il vibro dalla figa, “Adesso tocca a te”, con il desiderio negli occhi. Ma questa è un'altra storia….

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