Un saluto agli amici

Ormai stavamo andandocene dalla casa avuta in affitto, in quella zona di Milano troppo vicino alle autostrade nord. La notizia però giunse come una frecciata nel costato a quegli amici che ci avevano frequentato, In particolare Paolo l’elettrauto, “i dettagli sono nel racconto il buon vicinato”, capivano di aver perso delle esperienze irripetibili.
già quale donna avrebbe più aperto la porta nuda con le scarpe e Marzia la chiattona della tintoria di chi avrebbe più sparlato, godendo però anche lei dei racconti piccanti di Tanja Fabiani, l’alter ego di Lucia.

Comunque la decisione era presa da tempo, ancora un giorno di attesa poi tutti quegli s**toloni pronti per il trasloco ben accatastati sarebbero migrati. Il citofono suonò distraendoci dalle operazioni di imballaggio, era Paolo, dopo essersi annunciato ci raggiunse a quel dannatissimi miserabili trenta metri quadrati al quarto piano senza ascensore : “So che sono le ultime ore è siccome è l’una mi sono permesso di portarvi qualcosa da mangiare e un termos di caffè, sono veramente dispiaciuto mi mancherete”.

Già in tutto quel caos avevamo dimenticato di procurarci il pranzo, e il buon Paolo era veramente un amico, nonostante le situazioni propizie non aveva mai approfittato di Lucia. Lei prima lo ringraziò con un bacio sulle labbra, poi preso un foglio di carta lo dispose sugli s**toloni, apparecchiando alla belle meglio quella improvvisata tavola.
Faceva caldo e lei era vestita con una canottierina bianca e degli short rossi ,ai piedi le classiche infradito, i seni sembravano voler uscire dal loro contenitore e i capezzoli erano ben visibili sotto il cotone bianco che più che coprirla ne evidenziavano le forme.

Alla piccola volpe non sfuggirono gli sguardi radiografici ai quali era sottoposta, quindi guardò severa il desco poi : “Ragazzi così non va, manca una cosa importante vado a prenderla”. a noi sembrava tutto a posto ma guai contrariarla, andò nella stanza attigua, sentii che armeggiava con una s**tola e cinque minuti dopo ricomparve, era completamente nuda unica concessione al vestiario una giarrettiera rossa, ai piedi le scarpe di vernice nera aperte sul davanti con tacco vertiginoso, era meravigliosa con quel triangolino ben curato, i suoi seni turgidi e quei capezzolini maliziosi appuntiti per l’eccitazione puntati verso l’alto, e poi il sorriso smagliante della femmina dolce e sicura, dai cui occhi neri sprizzavano scintille di lussuria.

Si appoggio un solo attimo allo stipite della porta in posizione da diva con i piedi leggermente incrociati, poi visto il nostro sguardo stupito disse:“ Non è possibile res****re fa troppo caldo e poi … mi sento più a mio agio così? Adesso possiamo iniziare”.
Si sedette divise le porzioni poi: “Be Paolo non potevo lasciarti senza l’ultimo saluto, so che ti piaccio nuda con le scarpe”. Ridendo e parlando del futuro terminammo quel frugale pasto” alla muratore” con il caffè da campeggio.

Proprio mente sorseggiava il caffè sul volto della mia bellissima compagna vidi comparire il sorriso e lo sguardo intenso, di quando la mia altra metà del cielo stava per s**tenare la furia della tigre e del dragone simultaneamente.
“Bene adesso salutiamoci come si deve da buoni amici” Si alzo e come una consumata strip-teaser lentamente andò verso Paolo, allargò leggermente le gambe e si sedette sulle sue ginocchia appoggiandogli dolcemente i capezzoli sulle labbra poi un sussurro capace di sbriciolare un Iceberg gli chiese:
“Paolo dai è forse l’ultima volta che ci vediamo quindi dimmi la verità, cosa ti piace di me ?”
Lui mi guardò dubbioso Lei gli aveva raccontato sicuramente del nostro rapporto, ma un conto sono le parole, un conto i fatti, per rassicurarlo gli battei una mano sulla spalla e dissi : ”Ascoltami lasciala fare non contrariarla o perdi un amica”.

Con una certa titubanza iniziò: ” Beh hai due occhi stupendi, delle gambe fantastiche, sei dolce e simpatica ma non … “.
Qui entrò in azione la tentatrice e con fare finto irritato: “ Vuoi dire che non avresti mai voluto fare sesso con me?”, ” Non sono abbastanza bella per tè”.
Paolo con fare preoccupato ma senza riuscire a fissarla negli occhi: “No ma cosa dici … non mi sono spiegato sei bella sexy … hai una pelle di pesca ma…”
Lei per irretirlo ancora di più sempre sussurrando e facendogli passare delicatamente i seni sulle guance: “Ascoltami bene sono mesi che ti sto davanti nuda … nuda!”, ” … E tu mi dici che ti piacciono le mie gambe e basta, le tette e il culo cosa sono materiale di scarto, li vedi i miei capezzoli eccitati”, interruppe per un attimo afferrò il volto del suo ammiratore e lo fissò negli occhi: Poi passò dal fioretto alla Katana ninja:” mi stai dicendo che non hai mai sognato che mi alzassi e invece della tazza del caffè ti facessi un pompino?”, ” O di chiederti Paolo inculami … bugiardo!”,” … vuoi dirmi che ti accontenti di quelle del calendario! ”.

Certo l’amico Paolo non si aspettava che la gattina diventasse una tigre, la guardava incredulo, ma lei senza dargli tempo di riprendersi gli slaccio le bretelle della pettorina della tuta da lavoro infilò le mani nei larghi pantaloni e iniziò dolcemente ad accarezzarlo, poi lo trascino a terra sali su di lui e oscillando avanti e indietro il bacino conduceva le operazioni, lei gemeva dolcemente gli prese le mani e gli fece sorreggere i seni meravigliosi, si chino sul suo orecchio e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio, lui la guardò stupito, lei si lubrifico da sola e poi con un movimento velocissimo, che le strappo un grido e due lacrimoni di dolore, afferro la verga l’appoggiò allo sfitere e con un solo colpo fece sparire l’asta nel suo culo.

Si fermò un attimo stringendo i pugni, poi prese a rimbalzare su e giù sempre più veloce e sempre più forte, gemeva di piacere con una mano si massaggiava il clitoride sempre rimbalzando rumorosamente. Quando L’elettrauto di fiducia venne dentro di lei premette ancora più forte poi ancora qualche movimento della mano, che ormai era penetrata quasi completamente, ebbe il suo orgasmo anche lei e il suo viso espresse tutta la sua soddisfazione, emettendo in contemporanea un “uuuuuuuu” prolungato.

Finalmente la vidi con quello sguardo soddisfatto ed esplose prima in un sorriso poi in una risata liberatoria, in fine emettendo un grande sospiro, unito al gesto della mano mi fece capire la quantità di caldo liquido che l’aveva invasa. Vederla così gioviale mi riempi di entusiasmo, ma il tempo passava e l’officina doveva riaprire.
L’immancabile ultimo saluto avvenne sul pienerottolo con il solito bacio, unica differenza e che, la vicina, invece di essere dietro la porta a sbirciare, sorbendosi il classico dito medio, stava rientrando in casa, fù inevitabile il solito il solito scambio di battute al vetriolo.

E qui la delicata e piccola altra metà del cielo riprese la Katana affilata a rasoio, quindi con fare indifferente come fosse vestita con un burka : “Buon giorno Gianna ”,
vecchia ficcanaso dopo averle lanciato uno sguardo dalla testa ai piedi e aver mosso in segno di diniego la testa con aria di condanna pronunciò la sua sentenza :”Si si buon giorno sempre nuda in mezzo agli uomini la vacca … sei proprio una troiona tu, meno male che te ne vai … questo tornerà un palazzo serio”
Lucia senza scomporsi: “si serio e noiosissimo il più giovane ha gli anni di Noè, poi sempre meglio fare la troia quando gli uomini te la cercano che rimpiangere dopo … in fondo lo vorresti il mio posto”
La vicina con fare irritato: “Ma neanche a pagamento farei la puttana come te … Prima o poi troverai qualcuno che ti romperà il culo” , e questa volta fu lei a fare il gesto del dito.

Ma la mia samurai senza paura, ormai rodata al contraddittorio, con fare altero sollevò il medio agitandolo su e giù, continuò calma e serafica a bassa voce, come se stesse confidando un segreto: “ Guarda me lo hanno appena fatto ed era molto molto più grosso di un dito e … cazzo … mi sono divertita un mondo”, mise le mani ai fianchi, spinse in avanti il pube come nelle sceneggiate napoletane e continuò : ” Dovresti provare anche tu una curetta di cazzo in culo tre volte al giorno … e magari quattro gargarismi di sborra calda prima dei pasti … forse saresti meno acida … hai ragione sai sono una puttanona e me ne vanto … tu lo faresti ammosciare a un cavallo in calore”
Finito quel pezzo di teatro comico, Paolo ridendo si allontanò scendendo velocemente le scale, la vicina, paonazza in volto, non avendo altro da dire si chiuse in casa facendo ruotare rumorosamente le chiavi nella toppa.

La tigre del Bengala, ritratti gli artigli, rientrò con calma si avvicinò e questa volta sedette sulle mie gambe. Mi infilò la faccia tra i suoi seni meravigliosi, sodi e profumati , la sua pelle di pesca mi avvolse in un tepore paradisiaco, mi abbracciò forte, poi guardandomi negli occhi:
“paragrafo A, il regalo dio addio a Paolo lo abbiamo fatto, paragrafo B, mi sono presa l’ultima rivincita con quella zoccola invidiosa e antipatica della vicina … però manca una cosuccia”, il suo sorriso si fece eloquente e i suoi occhi brillarono: ” Voglio andarmene da questa casa felice come il giorno che siamo arrivati … e poi … non mi piace lasciarti solo a guardare, tu sei il mio amante numero uno.

Prendimi come se fosse la prima volta”.
E come se lo sapevo avrebbe potuto essere di molti uomini in una giornata, era una puledrina indomabile, ma effettivamente l’ultimo amante quello cui si dedicava senza ma e senza se ero sempre io. Di sicuro non avrei mai avuto un rimpianto
Fu davvero dolcissima, intensa, la femmina perfetta senza limiti o paure, dimenticammo la stanchezza dei preparativi ci perdemmo nello spazio e nel tempo.

Alla fine ridendo pensammo entrambi a quante storie si sarebbero raccontate una volta partiti.

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