lucia 1

Sono un giovane studente universitario, per essere più vicino all’università mi sono messo alla ricerca di una stanza in affitto. Avrei preferito affittare un appartamento insieme ad altri studenti, ma non trovandone mi sono adattato a cercare qualsiasi sistemazione. Un pomeriggio, mentre camminavo in cerca di un alloggio, mi imbattei in un cartello affisso alla guardiola di un condominio: affittasi stanza a studente. Tramite il portiere contattai la padrona di casa che mi fece salire immediatamente.

Ad aprire la porta venne una donna sui 60 anni, ben portati devo dire, bionda, di corporatura normale, aveva un vestito lungo fino alle caviglie e scarpe con il tacco. Dapprima non feci caso al suo aspetto, la mia mente era totalmente presa dal problema della stanza da trovare, la donna che disse di chiamarsi Lucia, mi fece entrare, mi mostrò la stanza, non molto grande ed arredata con mobili di vecchia foggia, intanto mi fece diverse domande per vedere se poteva fidarsi di un estraneo, le mie risposte la convinsero a propormi un accordo economico.

La cifra era onesta, in più potevo usare la cucina e il bagno, certo avrei preferito una compagnia più giovane, lei viveva sola lì dentro, era vedova da cinque anni.
“Ti faccio vedere il bagno” mi disse accompagnandomi verso la porta in fondo al corridoio; la aprì e accese la luce, io ero abbastanza scazzato, all’improvviso i miei occhi furono rapiti dalla lavatrice, sopra stavano un paio di collant velatissimi color panna e una sottana di raso nera; sentii gonfiarmi i pantaloni ed entrai dentro per ‘vedere meglio il bagno’.

“Sì, sembra un bel bagno…” non sapevo cosa dire, voltandomi notai accanto alla porta una scarpiera e notai per terra un bel paio di ciabatte nere con la zeppa di sughero, molto alte; non avevo bisogno di vedere altro.
“Va benissimo, la prendo. ”
Mi trasferii l’indomani e dopo alcuni giorni, una mattina, Lucia uscì di casa per andare a trovare un’amica; disse che sarebbe tornata per ora di pranzo. Aspettai che uscisse e quindi mi fiondai nel bagno, i collant non c’erano più, rovistai allora nella cesta dei panni sporchi e vidi un altro paio di collant, neri velatissimi e delle calze autoreggenti con rinforzo sulla punta e sul tallone, ero infoiatissimo, mi spogliai e mi sedetti sulla tazza del cesso, iniziai a leccare i collant annusandoli per carpire gli umori della figa di Lucia, quindi mi ricordai delle ciabatte ed aprii la scarpiera, sembrava il paradiso! Scarpe, sandali, ciabatte, un meraviglioso aroma di piedi! Presi le ciabatte e cominciai a leccarne la zeppa e la pianta, tirando via lo sporco rimasto appiccicato.

Infilai il cazzo ormai duro e grosso in una gamba del collant, nell’altra infilai una mano e mi sparai una sega; quanto sentivo di stare per venire sfilai il cazzo dal collant e sborrai sulla pianta delle ciabatte. Dopo rimisi tutto a posto, ripulii anche le ciabatte e andai in cucina a fare colazione. Ero al settimo cielo, ma capii subito che era Lucia che volevo. Dovevo trovare un modo per scoparmela.

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