UNGIORNO CON … IO

Questo è un esperimento narrativo!

Queste sono delle ore, semplici ore quotidiane, passate da una donna qualsiasi, tra altri milioni di donne …
La donna in questione sono Io!
Amici lettori, adesso preparatevi ad entrare nella mia mente: accomodatevi …
Vi ho riservato un posto d’ onore, proprio nella cabina del comandante (IO): vivrete con me le mie stesse esperienze e i miei stessi sentimenti…
pronti?
Allora: Buon viaggio, si parte!

UN GIORNO CON … IO: VENITE CON ME

Sono le 16 e 30 di un classico venerdì di fine autunno, naturalmente fuori piove e la pioggia, invece di ispirarmi scene bucoliche e magliette bagnate coi seni che prorompono, mi ricorda che mi attende fuori, in agguato.

Pozzanghere, freddo, schizzi delle ruote di automobilisti villani. Folate di vento improvvise che ti aggrediscono e ti spezzano l’ ombrello, rendendolo inservibile.
Siamo nel mio ufficio, quattordicesimo piano, un salone squallido e deprimente … definito con fantasia: Open Office, nella realtà … uno schifo.
Siamo assiepati in piccole celle basse, biposto, forse saremo una quarantina di persone, come api in un alveare … è la crisi!
Una crisi completamente inventata che, tra l’ altro, permette agli “squali” di imbrogliare e di approfittarne senza scrupoli, speculando sui loro stessi, madornali errori … ennesima camorra, di tutte le mille associazioni a delinquere, di cui le più pericolose sono quelle istituzionalizzate … Banca Generale, Equitalia, Politica …

– Porco, puttaniere … Merda … ti rovino! – è la mia vicina “di banco”, Silvana, che minaccia tra i denti, concitata e rossa dalla rabbia, qualcuno al telefonino.

La poverina non può gridare, quindi è ancora più incazzata e suda per il parossismo. Di sicuro litiga, per l’ ennesima volta, con Alfio, suo marito.
Fare educatamente finta di tapparci le orecchie non servirà … mi assale, per l’ ennesima volta con la stessa, patetica storia: una come tante.
– Quel porco! E’ solo il primo mese che siamo separati e già non mi vuol dare i soldi … cane – ora si è lasciata un po’ andare e piange sommessamente nel fazzoletto: – Però sai dov’era, adesso? La merda era in macchina con la puttana extracomunitaria: stanno raggiungendo la Puglia per il week end … Porco e Puttana, insieme … – si soffia il naso rosso – ed io e i ragazzi a casa, senza soldi: problemi e sacrifici.

Ah, no! Cambio avvocato … –
Che palle. Le storie come la sua non si contano più … la trafila è sempre la stessa.
Ma io che le sono stata al fianco per quattro anni, so cosa ha passato e sta ancora passando(?)
So che le colpe non sono solo di Alfio.
Quindici anni di matrimonio, casa attaccata ai genitori di lei … una suocera invasiva e onnipresente e Silvana … che dopo sei mesi di matrimonio era ritornata a fare la teenager, la madre pensava a tutto, il padre, pensionato, si occupava di ogni faccenda: ma il prezzo da pagare era l’ invasione totale della loro privacy.

Dopo un anno di matrimonio, sperimentati tutti i giochi e passatempi di una coppia felice, mangiavano e bevevano sempre dai suoceri, trascorrevano i week end fuori, era come vivere una vita in vacanza, insomma il paese di Bengodi, ma nessun progetto in comune, nessuna lotta, nessuna conquista.
Durante il secondo anno arrivò il primo figlio … poi il secondo …
La suocera definì tutti i ruoli, gli impegni e le responsabilità!
Fine della vita di coppia e di ogni intimità … Silvana nel tempo libero a cazzeggiare con le amiche, la partitina, la cena da …, i regali di Natale, il Battesimo di …
Dopo dieci anni non si faceva mancare nemmeno qualche corteggiatore , non saprei fin dove si era spinta, ma di certo le piaceva giocare … come a tutte del resto.

E Alfio … relegato sul divano a guardare le partite, a cambiare i-Pod, a scegliere il SUV: il più grosso al minor prezzo!
Alle prime crisi, il loro rapporto già logorato dalla noia e dalla sopportazione, si incrina definitivamente e … sorpresa: quando, due anni prima, Silvana si accorge che il marito se la intendeva con una ragazza russa che faceva le pulizie part-time, scoppia lo scandalo, la tragedia.
Ora, non vorrei sembrare di parte, ma, andare in escandescenza perché un uomo di trentotto anni cerca di fare all’amore, mi sembra anche un po’ stupido, se non ipocrita.

Sapevo perfettamente che i rapporti matrimoniali erano stati sempre più sporadici, senza passione e noiosi, fino a che lei confessò di non provare più niente, fisicamente e che lui … non la cercava più.
Ma questo non rappresentò un campanello d’ allarme, bensì un ulteriore elemento di distacco: Alfio veniva sempre più relegato ai margini e la sua presenza in casa era del tutto indifferente per Silvana … in tutt’altre faccende affaccendata: casa, lavoro, pettegolezzi e Facebook.

Ma il mio dramma personale è che Silvana rompe le shitole a me, che non posso nemmeno mandarla a cagare, per non rendere ancora più astiosa e pesante l’ atmosfera, in quel carcere sovraffollato e puzzolente che è il nostro ufficio …
Ah, dimenticavo, per la cronaca: Silvana, quarantenne, madre felice e spensierata, appassionata di finte identità su FB, dove postava 300 foto di cuori, fate, amanti in bianco e nero, che si odoravano i corpi vigorosi, fiori brillanti, postatrice indefessa di applicazioni “manda poke” e “tira baci”.

Silvana, giocatrice di Burraco a tempo pieno e … aspirante cuoca “sopraffina” col Bimbi … grazie alla sua comodità mentale, oggi era arrivata a pesare novanta chili, per un metro e sessantotto di altezza … nonostante diete, sondini e palestre …

Le cinque: Via!
Non mi aspetta il paradiso fuori, ma almeno mi libero dalle lagne della mia collega.
Mi infagotto, come al solito: abbigliamento anti-sommossa.
Stivali bassi, sicuramente di plastica, cinesi, per resistere a tutto … ho i collant pesanti, sotto il jeans, aderente, unica concessione alla mia femminilità compressa.

Il mio bel culo è da sempre, me l’ hanno confessato, oggetto delle dissertazioni dei colleghi più maliziosi e, nonostante i maglioni da militare in missione, non potevo nascondere la mia quarta abbondante di seno … anche lì i commenti si sprecavano.
Metto il giaccone nero imbottito di piumino, la borsa a tracolla con dentro la borsetta del trucco e la busta col contenitore della colazione, quel giorno doveva puzzare particolarmente … avevo mangiato insalata col tonno.

Scivolo fuori assieme all’onda di impiegati che straripa dal palazzo. Ad aspettarmi c’è solo la pioggia. Saluti frettolosi, qualche ciao, il coglione di turno ci prova:
– Ciao cara … un passaggio? Un massaggio? Ah ah … – lascia con piacere che lo mandi affanculo, tanto già lo sa che finisce così.
Attraverso i pochi isolati che mi separano dalla stazione degli autobus, resto sempre più sola e temo, come al solito di essere aggredita … il pericolo di poter passare un guaio per pochi euro è sempre in agguato nella grande città degradata.

La mia solitudine viene compensata, pochi minuti dopo, da un vero bagno di folla … forse troppa.
Infatti, siamo in tanti … gli ombrelli si incastrano, ci si spinge nella ressa, per cercare di prendere un posto.
Impossibile.
Ma non mi lamento … già è tanto trovare il mio bus, senza scioperi, guasti ,ammutinamenti o cortei improvvisati.
Intorno luci, stridori, traffico bloccato: la pioggia rende la gente più insofferente del solito.

Non vedevo l’ ora di tornare a casa … una settimana passata così è pesante, soprattutto se dura un mese intero … e poi un altro e poi i mesi diventano anni: tristi, monotoni, bui.
Cerco il telefonino. Tento di mettere la cuffietta,i almeno vorrei sentire la radio … niente… è quasi scarico… ho dimenticato di caricarlo.
In cuor mio spero che Dario, mio marito, non si incazzi scoprendo che, come al solito sono irraggiungibile.

Non è geloso, ma non tollera il fatto che uso male il cellulare … nonostante l’ importanza di essere rintracciabile, avendo anche una bambina.
– Cazzo non capisco – diceva – ma ti rendi conto che se mi capita qualcosa, non posso avvisarti? –
Ma che ci posso fare?
Proprio non riesco ad abituarmi ad usare il telefonino e lo dimentico completamente.
Inutile cercare di leggere, il bus è talmente affollato che le mani non sono libere.

Tra frenate e sobbalzi, riusciamo, alla meglio, a raggiungere l’ autostrada. Non saprò mai se il ragazzo dietro di me, cerca di tastarmi il culo o se quella durezza che sento dietro è il suo cazzo eccitato.
Forse è l’ ombrello, penso. Sono troppo rassegnata e stanca per provare un’ emozione …

Arrivo abbastanza tardi al capolinea, piove ancora… l’ ombrello si è rotto; è inservibile.
Trovo, tra i fari, la macchina di Dario e mi ci infilo … quasi fradicia.

Lui è un po’ sul “nero” … lo è sempre quando deve incrociare mia madre, infatti so che poco prima ha portato la bambina dalla nonna.
Ci salutiamo con un bacetto freddo sulla guancia.
– Come al solito … hai il cellulare come optional … potevo venirti a prendere … ma niente da fare! –
– Sei matto? – rispondo accomodante e, soprattutto, stanca – col traffico che c’era al centro non ne uscivi più … –
A casa mangiamo qualcosa …
TV sempre squallida, invedibile: solite stronzate, terrorismo psicologico che minaccia una crisi economica mondiale.

Sorrido tra me con amarezza e sottolineo: – Non ti suona strano? Questi banditi che si fottono milioni di euro, e in pochi anni si piazzano in pensione con venti, trentamila euro al mese, sono “tanto” preoccupati … per la situazione economica.
Ma molti di noi, che guadagniamo quanto loro spendono per i cani in un anno, saremmo più tranquilli se ogni sera non ci minacciassero … –
Dario ascolta distratto, non risponde, ma grugnisce.

Avevo bisogno di una doccia, ma prima sistemiamo la cucina, controlliamo il rubinetto che aveva appena riparato … la lavastoviglie si è rotta e il tecnico non ci ha ancora nemmeno risposto al telefono … da una settimana.
Preferisco soffrire ancora un po’ ma cercare di essere libera per il giorno dopo …
Il giorno dopo: Sabato.
“Quel Sabato”
Il mio cuore aumenta impercettibilmente i battiti e le tempie pulsano come la batteria di una band di metallo pesante… i miei umori sono bollenti.

Finalmente, verso mezzanotte, riesco a trascinarmi a letto …
Dario è quasi addormentato, spengo la luce e crollo vicino a lui, confortata solo dal pigiamone di pile, fucsia sbiadito.
Ai piedi un paio di “robusti” calzettoni grigi … quella giornata, una come tante, era passata … finalmente!

UN GIORNO CON … IO: NEL REGNO DELLE FATE

Una piccola fata si stacca dal gruppo delle Fatine Campanelline, dai vestitini succinti di mille delicati colori.

I veli trasparenti non coprivano le forme deliziose delle piccole aggraziate creature.
Lo spazio intorno a loro era luminoso all’inverosimile.
La fatina aveva in mano una bacchetta troppo spessa per la sua manina, eppure riusciva a sostenerla.
Aveva piccole ali di farfalla, rubate di certo ad un libro di fiabe infantili…
Ma la fata era impertinente.
Svolazzava intorno a me e con la bacchetta mi toccava sempre in punti particolarmente eccitabili.

Mi picchiettava i capezzoli, ad esempio, e insisteva, finché non riusciva a inturgidirli.
Lo stesso bacchettare ripetuto lo rivolse poi al mio monte di venere … e spingeva e frugava: doveva essere proprio una fata stronza.

Riprendo lentamente conoscenza … la fata svanisce, ma il suo posto viene preso dalla mano di Dario che si intrufola tra le mie cosce, dopo essersi fatto strada nel pantalone del pigiama.
Languidamente socchiudo gli occhi, la luce esterna mi avverte che è l’alba con le sue rosee dita sta tamburellando sulla soglia delle tapparelle ancora abbassate.

Saranno le sei passate.

Gli uccellini, fuori, cinguettano al nuovo giorno o a un giorno nuovo?
La nostra stanza è calda ed accogliente, Dario al mio fianco mi coccola, più amorevole e sensuale che mai.
Quando percepisce che le sue carezze sono gradite, continua a cercarmi tra le lenzuola, toccandomi e massaggiandomi il corpo nei punti più delicati e intimi.
Mi sistemo sorniona sul materasso – Aspetta – gli dico in un sussurro e raggiungo a piedi nudi il bagno adiacente.

Uno sguardo veloce allo specchio …
Meglio restare nella penombra!
Mi abbasso il pigiama, non ho mutandine e nemmeno ci penso a metterle … faccio una pisciata rumorosa, so che lui sente lo scroscio della mia pioggia dorata … lui dice sempre che gli basta pensare che quell’acquazzone sgorga direttamente dalle mie grandi labbra per far sì che il cazzo divenga duro come una colonna di granito.
Mi lavo i denti rapidamente.

Ci tengo a non avere cattivi odori durante l’intimità.
Naturalmente non mi lavo la figa, so che gli piace giocare con i peli bagnati e sentire l’ odore forte della mia urina sulle dita.
Torno a letto, ma prima, il pigiama lo tolgo del tutto, resto nuda con i soli calzettoni da operaio.
Dario mi aspetta, è già eccitato: – Buon giorno, mia Regina – dice allegro – oggi è Sabato, ricordi? –
Sorrido ammiccante … e come potrei dimenticarlo?
Sono mesi che aspettiamo.

Mi distendo beatamente, lui si sistema al mio fianco e fa in modo che contro l’anca io senta la pressione precisa del suo membro duro.
Mi accarezza languido la pancia e i seni, aspetto che lo faccia … ed infatti eccolo, a frugare con le dita tra i peli della vagina, pieni di gocce dorate, mi accarezza e se le porta alla bocca leccandosi le palme … fa schioccare la lingua per la piacevolezza del gusto dei miei odori, si avvicina e vuole baciarmi… io ho imparato ad apprezzare.

Quando mi eccito, gli odori penetranti del corpo, invece di disgustarmi, mi fanno andare su di giri … orina, sperma, smegma acquisiscono tutti un profumo discinto, lascivo … estremamente intimo.
E le mie porcate mi tornano spesso in mente, quando sono tra la gente, chiusa nella mia corazza di indifferenza … “Sapessero” cosa ho preso in bocca e bevuto stanotte …
Dario mi accarezza e mi rende languida, i miei pensieri mi fanno bagnare la vagina, anche se lui non me la sta toccando più … allora capisco il suo gioco.

Pian piano mi ha insegnato a come fare a meno di lui … all’inizio non era facile, ma poi ho imparato a lasciarmi andare come fossi veramente e completamente sola … allora lui assiste in diretta a una mia masturbazione “segreta”, a cui mai nessuno potrebbe assistere mai.
Ecco che chiudo gli occhi e lascio scendere la mia mano sotto la pancia, come d’abitudine, passo sulle grandi labbra rapidamente, ma raggiungo il buchetto del culo, ne saggio la consistenza e la strettezza, mi concentro per rilassarmi, per renderlo cedevole e ci affondo il dito indice, in tutta la sua interezza.

E’ come accendere un interruttore, premere un campanello che sale al cervello e mi arrapa subito.
Quando il mio dito mi affonda nel culo, ho immediatamente davanti l’ immagine di quanto so essere puttana.
E’ innegabile, quel culo cedevole, nasconde tante profonde inculate, che mio malgrado, contro ogni logica, mi sono sempre tutte piaciute … anche le più violente, dolorose e crudeli, mi hanno lasciato nella mente un ricordo eccitante ed indelebile.

Sussulto nel letto! Mi sono penetrata, lui lo capisce e mi carezza languidamente i capezzoli inviperiti.
Ecco.
Ora sono pronta a masturbarmi con dolcezza e determinazione.
La mano sale e, mettendola a coppa, mi contengo la vagina, dalle grandi labbra già fuoriesce una lieve umidità calda.
Allora Dario, al settimo cielo, mi si avvicina ancora di più e comincia a sussurrare una storia che conosco già …

“E quindi sei arrapata?
Non provi alcuna vergogna ad eccitarti per una situazione simile?”
Io mi faccio rossa, gongolo a sentirmi svergognare …
“Ti rendi conto, che hai accettato la corte di uno che nemmeno sai bene com’è fatto, un vecchio, un anziano … ricordi la settimana scorsa al telefono?
Lo ha detto chiaramente che per essere certo di averlo duro come la pietra prenderà del viagra.

E tu, non contenta, me lo hai anche passato al telefono!
Ma ti pare bello?
Lui dall’altro lato della cornetta mi dice di chiamarsi Francesco e aveva fatto delle chat con te … per settimane, fino a quando con le tue parole lo hai indotto a masturbarsi per te!
Non ti vergogni di avergli mandato le tue vere foto intime … erano solo nostre, segrete e invece …
ti sei infoiata come una cagna in calore e ti sei esibita con un estraneo.

Le ho viste le foto nelle mail … i seni… la vulva … le dita che aprivano la fessura. ”

Le mie dita mi lavoravano il clitoride, e spesso affondavano nella figa. Piccole correnti di piacere mi attraversavano il corpo, mentre, ogni tanto sussurravo un “Siiii”, ammettendo ogni colpa davanti a mio marito.
Avrei tanto voluto essere chiavata, ma sapevo che quella mattinata era solo il preludio di una giornata molto intensa.

“ Francesco mi ha raccontato tutto, ricordi?
E dava anche gli ordini, comandava! Mi disse che ti aveva detto di farmi un bocchino, mentre io parlavo con lui.
Ed io chi sono, nessuno? Per mettertelo in gola devo aspettare che un altro me lo conceda? Non provi niente per tutto questo?”
“Cazzo” penso mentre mi faccio sempre più arrapata “ cazzo se “provo qualcosa” …. ohhhh, si che provo qualcosa, amore, provo la voglia di essere una puttana che prende cazzi alla rinfusa…”
Lui mi incalzava, vedendomi eccitatissima.

“Mi ha detto che tu volevi essere chiavata da lui, e che io lo dovevo sapere, inoltre mi ha chiesto se te lo saresti fatto mettere nel culo. Io non sapevo che dire, gli ho detto va bene, per me va bene, se per lei non ci sono problemi …
Poi te l’ho chiesto, ricordi? Ti dissi esplicitamente mentre mi succhiavi il cazzo, che l’uomo al telefono, del tutto sconosciuto, mi chiedeva di farti il culo …
e tu come una troia, non ti ribellasti.

Poi Francesco ci chiese di telefonargli, voleva sentire i suoni intimi del nostro accoppiamento, in suo onore.
E così facemmo.
E tu niente …
Hai visto il suo cazzo in foto? Ti è piaciuto?”
La voce è difficile da gestire, ma riesco a dire sì: sibilando, sbuffando, il primo orgasmo di questo Sabato sta per raggiungermi.
“E la telefonata? Che troia. Nemmeno allora hai provato nulla … nessuna remora o senso di colpa.

Lui ci ha ha fatto sentire con dovizia di particolari come si smanettava il vecchio pene. Infatti ascoltammo i battiti del cazzo sulla pancia, per quella sega dedicata a noi.
Però a sua volta volle udire il suono della tua pompa sul mio cazzo, e tu … lo prendesti ancora più in fondo, facendogli sentire il rumore di come la mia capocchia ti soffocasse.
Lui, sentendosi autorizzato dal tuo esibirti, disse abbandonato ormai ogni freno inibitore, che avresti dovuto fargli lo stesso bocchino, davanti a me, che guardavo impotente.

Poi aggiunse con voce roca: adesso chiavatela, falla mettere come una pecorella, io sono con voi, tra poco sborro … ho le foto di tua moglie stampate, è una gran figa!
Pensando che me la chiavo io, adesso sborro sulle sue foto … lei lo sa come faccio.
Una volta con la web, ha voluto vedere il mio cazzo mentre eruttava lo sperma. Non lo sapevi?
Ed io non sapevo niente … tutte quelle porcherie dette e fatte me le hai confessate dopo, quando candidamente mi hai raccontato tutto … anche che desideravi che scopassimo in tre con quell’uomo mai visto.

Io sono sudata, le dita, due, tre, affondano senza incontrare resistenza nella sorca bagnata fradicia, non riesco a rispondere, ho voglia di cazzi … raggiungo quello di Dario … ha la forma di un grosso fungo, con la cappella in evidenza Lo prendo con la mano libera. Lo stringo nel pugno come se volessi strapparlo e infilarmelo in culo, a guisa di una supposta curativa.
Sto quasi per venire, Dario lo sente, non mi molla i capezzoli, ora oltre a carezzarli, li succhia avidamente.

La cosa che mi arrapa di più è sapere che probabilmente quel giorno ne avrò avuti ben due a disposizione di bei cazzoni, desiderosi di me, e di affondarmi nelle parti intime.
Wowwww! Penso … non ce la faccio a resistere devo venire.

“Allora, sei mia moglie, o la zoccola di quell’uomo? Che fai se ti vuole chiavare davvero, ti tiri indietro … prima o poi lo tirerà fuori, ne sono certo, e vorrà depositare il suo sperma da qualche parte … dentro di te … che fai? Lo accogli? Ed io …?
Io dovrò aspettare finché mugola di piacere, come un maiale …?
Ricordi la settimana scorsa?
Quando tu gli raccontasti in diretta come ti scopavo la figa?
Appena gli dicesti che stavo sborrando sul tuo culo, lui non se lo fece ripetere … lo sentimmo insieme mentre ansimava e gridava: – Vengo, sborro … oh … quanta, quanta … è tutta per Te … per Voi! –

Come resistere … eccomi, vengo, vengo come fossi da sola con le mie fantasie più perverse, ma non sono da sola, c’è Dario arrapato al mio fianco e ci siete Voi, amici, amiche, lettori …che condividete le mie emozioni, e questo rende il mio orgasmo qualcosa di unico e irripetibile.

Grazie!
UN GIORNO CON … IO: SONO UNA REGINA.

Sono quasi le dieci, ho dormito ancora, che delizia, la giornata è del tutto diversa da ieri, non piove, anzi, un bel sole limpido colora la giornata.
Mi stiracchio, mi sento bene, da sotto arriva l’odore del caffè appena fatto.
Dario entra un attimo dopo … è fresco, rasato, sorridente … in un piccolo vassoio una tazza di caffè, come solo un napoletano “verace” sa fare.

C’ è anche dell’acqua fresca, come piace a me. Gongolo: su un fazzolettino, alcuni fiorellini, appena colti dal giardino.
– Tesoro, buongiorno! – dice Dario con uno sguardo tenerissimo pieno d’ amore – sei bellissima. –
– Menti spudoratamente – gli rispondo, sarò un disastro, mi passo la mano tra i capelli arruffati – sarò un mostro, gonfia e brutta! –
– Che scema, senza trucco sembri una ragazzina … sei troppo invitante, amore – mi osserva e mi valuta – anzi sai che ti dico, se vuoi lasciamo perdere tutto e ce ne stiamo tutto il giorno abbracciati … senza fare un cazzo! –
– No – rispondo decisa – so che ti piace, e lo voglio anche io … è così difficile trovare la persona giusta … – era profondamente vero.

– Comunque restiamo d’ accordo … ok? Un solo segnale di insofferenza da parte tua e lasciamo perdere tutto, in qualsiasi momento! –
– Ma certo amore … vedrai, andrà tutto bene … – sorrido eccitata tra me e me. Mi colpisce quel parlare di una cosa così perversa, come se stessimo decidendo di comprare, o meno, un panettone.
Questa è la parte più bella, più sottile, più lacerante del nostro rapporto, del nostro vivere l’erotismo: una complicità estrema … nonostante tutto quello che si potrebbe pensare restiamo una coppia.

Anche se andassimo da soli con un’altra persona, noi siamo una coppia, che gode nel condividere ogni emozione.
– Va bene amore, allora esco, a tra poco … – mi bacia sulle labbra, ma poi non resiste e mi infila la lingua vogliosa nella bocca.
Lo conosco bene, so che vivrà queste ore in un continuo stato di sovreccitazione … elettrico e pronto!
Dopo il caffè, prendo qualcosa, controllo il cell, vado a dare uno sguardo all’armadio.

Sono quasi certa di vivere una giornata da regina, devo prepararmi in maniera adeguata.
Le calze di seta, sono in ordine, ma per sicurezza, ne prendo un paio nuove, il color carne è sempre il più eccitante, soprattutto per gli uomini maturi …
Secondo me li riporta al passato, quando sbirciavano le gambe di cugine e zie e si masturbavano fino allo sfinimento.
Niente reggicalze, mi sono cucita da sola due giarrettiere “casalinghe” con della fettuccia elastica lievemente operata,;ci raccolgo la calza intorno … ha un effetto mozza fiato.

La gonna sotto al ginocchio un po’ svasata e la camicetta a quadretti creano un effetto sconvolgente di “quotidianità”. Soprattutto quando i rapporti diventano molto movimentati, questi accostamenti stridenti, caserecci, mi rendono discinta, creano un ambiente squallido… e Dario impazzisce.
Preparo l’intimo sempre doppio, perché so di certo che quello che indosso all’inizio, arriverà alla fine in pessime condizioni … come minimo spennellato di “crema virile”.
Mi piace tanto quella fase, quei preparativi … di ogni oggetto intuisco l’utilizzo erotico; da lì a poche ore.

Quell’abbigliamento inanimato abbandonato sul letto, avrebbe preso vita, diventando una delle cause sextenanti dell’eccitazione di tutti noi …
Alle undici arriva l’ estetista. Mi piace farmi fare la ceretta all’ultimo momento, così la mia pelle appena appena irritata, ma totalmente priva di peli, assume una consistenza infantile al tocco e, probabilmente per le sollecitazioni della ceretta, diviene leggermente più calda del normale.
Maria nota tutto l’ abbigliamento preparato sul letto in bella mostra, ma non dice niente …
Non capirò mai se la ragazza ha tendenze lesbiche, ma di certo, tratta il mio corpo con passione e mi fa sempre tanti complimenti.

Apprezzo in lei il fatto che, pur restando una ragazza “paesana” nell’insieme, si tiene sempre aggiornata e all’avanguardia sulla sua attività.
– Beata te – dice – il tempo non passa … sei bellissima – poi posando un dito sul mio ombelico – e che pancia piatta, ma come fai? –
Rispondo: – Lo sai, è solo questione di metabolismo, per fortuna il mio ha l’accelerazione di un’auto da formula Indy … digerisco velocemente, anche se mangiassi tanto … ma io, lo sai, non sono golosa.


Poi aggiungo – No, la cosina non la facciamo, segnami solo il giro della mutandina, … – sorrido – la voglio in ordine, ma pelosa. –
Lei non commenta; mi piacerebbe sapere cosa pensa di me!
Mi sento onnipotente, per un attimo ho voglia di confidarle tutto, di gridarglielo: “ Lo sai, ragazzina? Io sono una porca … tra poco servirò due uomini, contemporaneamente. Questa figa che tu stai depilando, si slargherà fino all’estremo, riceverà migliaia di chiavate, fino a bruciarmi per l’uso.

Vorrei che tu mi vedessi, quando in ginocchio tra loro, prendo in bocca i cazzi e li succhio, assetata di sesso. ”
Naturalmente non dico niente …
Mentre Maria mi massaggia con la una crema delicata e fresca, mi osservo nello specchio …
Niente male per una che si avvicina ai quaranta.
Capelli castani, tendenti al rosso, mi scendono oltre le spalle, accompagnano ondeggiando i miei movimenti, il fisico è perfetto, nonostante gli anni, i miei seni sono grossi, sono sempre stati pesanti, ma io il reggipetto non lo tolgo mai … e l’ effetto è senz’altro gradevole per chi ha la fortuna di vedermi.

Li libero, in modo che possano essere goduti, e soprattutto per farli sbattere sotto di me, quando mi prendono alla pecorina.
Ho un culo molto pronunciato, ma i fianchi e la pancia, sono magri, asciutti, nonostante la gravidanza, che non mi ha gonfiata. Ginocchia solo accennate, non ossute, insomma e piedini sfilanti … e sì, faccio proprio un bel regalo ai miei “sudditi” a farmi scopare da loro …
E’ solo una scelta precisa, tutta mia: perché se esco per strada posso ancora permettermi di avere una vasta scelta di pretendenti … molto più giovani di loro.

Peccato però che, detto tra noi, i giovani di oggi siano tanto superficiali e grossolani, da togliere ogni piacere al corteggiamento. Al contrario, gli uomini maturi, apprezzano particolarmente e con garbo i mie doni … anche se a volte mi vien voglia di un cazzo grosso e durevole, fresco e giovane

Chissà, penso … Vedremo …
UN GIORNO CON … IO: ALL’AVVENTURA

Sono pronta. Il mio abbigliamento stile anni settanta molto semplice e le calze da donna creano un effetto devastante.

Me ne accorgo dallo sguardo di Dario.
Le scarpe a mezzo tacco, nere, mi stanno divinamente e aggiungono quei cinque centimetri, che slanciano la mia figura.
Dario mi apre la portiera, la macchina è scintillante e profuma di pulito.
Salgo al mio posto mostrando le gambe, la visione delle calze sulle cosce, trattenute alla meglio dalle molle, nascoste poco più sopra del ginocchio, gli fanno sussultare il pene … lo conosco.

Non commenta, ma montando al posto di guida, mi chiede: – Tesoro, hai preso i profilattici? –
Annuisco.
Ha deciso!
Se ci piacerà la situazione e la persona, la scopata è sicura: niente tentennamenti.

Ribadiamo i nostri accordi.
Se l’uomo ci piacerà … io, dopo colazione, chiederò a Dario un fazzolettino … se lui me lo porge subito, vuol dire che ha notato qualcosa che non va … altrimenti, mi dirà: – Devi cercarli, sono in macchina.


Allora io invece che davanti, salirò direttamente dietro, affianco a Francesco ( se veramente è questo il suo nome ) per familiarizzare … poi … e poi … si vedrà!
Alle tredici precise, all’edicola della Stazione Tiburtina, Francesco si fa trovare puntuale. Ha preferito venire col treno.
Con lui l’accordo è: ci incontriamo solo per conoscerci e valutare la nostra disponibilità, ma quasi certamente non faremo niente.
Colazione a tre. Ci conosciamo, ma il sesso, se ci sarà … sarà per la prossima volta.

Scendo da sola, lo riconosco dalla Settimana Enigmistica che tiene in mano e dalla descrizione sommaria che ha fatto di se stesso.
Ha un aspetto molto comune, leggermente sovrappeso, non è altissimo, ma neppure basso.
I capelli sono brizzolati, si vede che ha superato la sessantina, ma la cosa non mi disturba, anzi …
E’ vestito bene e curato, ma senza ostentazione … nell’insieme ha un aspetto signorile.
Quando mi avvicino a lui, mi osserva perplesso … mi sbircia dimostrandosi sinceramente sorpreso … lui in realtà, non conosce assolutamente il mio viso … ha visto solo delle foto intime.

– Salve – dico – Francesco? –
– Si, ma lei chi è? – dice perplesso, ma poi sorride … – Non è possibile …! Posso darti del tu? –
– Certo, mi pare che ci conosciamo “abbastanza” – sorrido anche io. Mi aggiusto i capelli con la destra, un gesto abituale.
Mi stringe la mano, emozionato: – Ma sei stupenda, giovanissima … io sono veramente abbagliato. –
– Dai, – dico – basta complimenti! – aggiungo – sono con Dario, abbiamo la macchina qui … saliamo? –
E lui avviandosi al mio fianco dice: – Solo se mi permetti di vedere i tuoi documenti, voglio assicurami che tu non sia minorenne … –
Rido.

Intanto stabilisco che è simpatico … e pulito: ottime caratteristiche per un candidato.
Dario, correttamente scende, saluta stringendogli la mano, tutto avviene in maniera normale, estremamente formale, ma non mi sfugge l’attimo in cui gli occhi dei due “maschi” si incrociano, si studiano per meno di un secondo, guardandosi l’anima, l’un l’altro.

In macchina parliamo del traffico, dei treni, ma poi Francesco non rinuncia ad un affondo: – Vi devo confessare – comincia – che sono veramente esterrefatto.

Siete due persone stupende … –
Poi più crudo: – Se Dario permette, poi, tu sei uno schianto, mi hai lasciato veramente senza fiato …-
continua – Quando mi hai “abbordato”, alla stazione, non riuscivo a credere che eri tu …
Credevo che fossi una studentessa, che voleva qualche informazione … – sembrava sincero. Il tono della voce palesava ammirazione nei miei confronti – A parte la tua bellezza e freschezza, mi sarei aspettato calze nere, trucco pesante … invece, chi ti trovo? Una ragazza che potrebbe essere mia nipote, vestita per andare al supermercato … spero di non fare una gaffe, spero di riuscire a esternare la mia sorpresa e … quanto vi apprezzo.


Noi sorridiamo, lui aggiunge: – Dario, complimenti, sei un uomo molto fortunato … –

Ci fermiamo presso un ristorantino che conosce Dario … una trattoria semplice, dove si mangia pesce eccellente, prendiamo solo dei secondi col contorno.
Francesco parla, parla, ma non finiva di staccare gli occhi dalle mie cosce, però sinceramente resta educato e non si permette alcuna confidenza.
Ho appena bevuto un po’ di vino frizzante. Non sono abituata, ma l’alcool che inizia a scorrere nelle mie vene mi rilassa e mi da calore …
Provo a fantasticare su di lui con la mente ad immaginare cosa mi potrebbe succedere.

Lo guardo e cerco di immaginarlo nudo … divento curiosa del suo cazzo …
Poco dopo sono proprio io a stuzzicarlo, toccandogli il piede col mio.
Francesco fa finta di niente … non so cosa pensare … vorrà davvero andare via subito o desidera restare?
Gli piaccio davvero?
Vuole pagare il conto, ma Dario lo redarguisce: – Il prossimo saremo tuoi ospiti! Non temere … e non pensare che lei mangia sempre tanto poco … ah ah! – sorride e si alza per andare a pagare, facendo in modo di lasciarci soli.

Prendo l’iniziativa: – Allora, che ne pensi? Pensi che ti farebbe piacere incontrarci ancora? –
– E’ strano – dice – questa domanda dovrei farla io … sono solo un “vecchio” per te e anche Dario è un bellissimo uomo … sono io ad essere fuori posto … –
Sorseggia un ultimo goccio di vino. Ha bevuto pochissimo: – Sarebbe la prima volta che la Principessa chiede al ranocchio se le piace … – sorrise, sicuro che la cosa sarebbe finita lì.

Ma io divento lievemente languida: – Beh, lo sai che a volte le favole si avverano – dico distogliendo lo sguardo e aggiustandomi i capelli ..
Lui non è stupido – Anche subito? – chiede malizioso.
– A te andrebbe? – chiedo, sempre più troia.
E lui – Se non svengo, qui, adesso! … Si. Ma sono certo che appena mi alzo, mi sveglio nel mio letto: tu non puoi essere che un sogno … uno dei più belli della mia vita.


Con molta spavalderia a voce bassa gli dico: – Dipende solo da te, ormai … lui – e indico con gli occhi in direzione di Dario – mi lascia fare ciò che desidero. –

UN GIORNO CON … IO: SIAMO IN GIOCO!

Usciamo.
Seguendo gli accordi presi con Dario, siedo dietro sull’ampio sedile dove sta Francesco.
Dario mette in moto e si avvia … a quest’ora col Sabato piovoso, le strade sono deserte.

– Dove preferisci andare, Tesoro? – chiede.
Rispondo spudoratamente – Se per Francesco va bene, andrei in campagna – poi rivolta a lui, che siede in un angolo al mio fianco, visibilmente emozionato e a disagio. – Abbiamo una casetta colonica di mio nonno, molto tranquilla … che ne dici? Ti interessa andarci? –
Francesco è lievemente spaventato, si nota, in fondo adesso si rende completamente conto che è in macchina con due estranei.

Potremmo essere benissimo dei malintenzionati …
La sua perplessità mi incoraggia, sono convinta che è davvero chi dice di essere, adesso.
Comunque, l’uomo annuisce … infervorato anche dalla vista delle mie cosce, dove le calze finiscono con la “virgola delle molle, alla vecchia maniera, subito sopra, la mia carne viva, poi la gonna.
– Erano anni che non vedevo le calze con le molle. Mi ricordo che la mia prima ragazza, negli anni sessanta le portava così … e devo essere sincero, quando la toccavo il fruscio della seta mi faceva impazzire! – Dice Francesco per rompere il ghiaccio.

– Puoi toccarla, se vuoi – lo incoraggia mio marito, dal sedile di guida, come se lo invitasse a prendere un cioccolatino.
Nell’auto la pressione sale subito a mille …

L’ uomo timidamente, mette la sua mano sotto la mia coscia. Cerca proprio il confine tra pelle e seta, se ne va in solluchero … mi sembra chiaro che ciò che sta capitando non gli sembra vero.
Mi trattengo dal cercargli il pene, ma vedere il suo pantalone che si solleva e si gonfia, mi fuga ogni dubbio.

Avevo avuto paura che l’età potesse influire sul rendimento della sua asta di carne, togliendomi molto del piacere vero e proprio … invece, mi sembra chiaro, che sotto le sue mutande, un cazzo vitale attende di passare all’azione.
I miei due maschietti sono totalmente al mio servizio, il loro piacere dipende da me ed io me ne approfitto, facendoli sbavare.
Dario pure, vedendo l’estraneo che si prende confidenza, si sposta sul seggiolino, per trovare una posizione comoda al suo cazzo.

Vorrei tanto prenderne uno in bocca, ma preferisco aspettare.
Adesso, Francesco, ha raggiunto il bordo delle mie mutandine, mi pare che stia per svenire, invece trova la forza per infilare un dito sotto l’elastico e affondarmelo nella figa, che è già bella bagnata.

Pochi minuti dopo siamo al cottage.
Il riscaldamento è acceso, Dario è stato previdente.
– Io direi di metterci comodi – dice, togliendosi il giubbino e il maglione.

Resta con la maglietta a mezze maniche.
Io pure tolgo il giaccone e resto nella mia mise da studentessa un po’ cresciuta.
Francesco, sempre molto partecipativo, rimane in camicia …
Ci accomodiamo in salotto, siamo tutti e tre impacciati, non sappiamo cosa dire per rompere il ghiaccio.
– Gradite un amaro, una grappa …? – Chiede Dario in maniera ospitale, mentre sistema le luci, affinché non siano troppo aggressive, ma permettano di vedere bene lo scenario che probabilmente si sarebbe sviluppato di lì a poco.

Francesco dice: – Perché non vi baciate? – sorride
– E’ sempre l’inizio migliore secondo me … se volete, sono molto felice anche solo di osservarvi, mentre fate all’amore. –
L’idea di dare un bacio tenero e appassionato mi piace.
Lo faccio, mi accosto a Dario e incollo le mie labbra alle sue.
Ci accarezziamo. Il bacio diventa sempre più sensuale, senza staccarci, ci sediamo sul bordo del divano.
Scavo con la lingua, rumorosamente, nella bocca di Dario, mentre l’ eccitazione fa avvampare il mio corpo in volute di caldo torbido.

Dario per fortuna mi apre la camicetta, mentre anche lui mulina la sua lingua contro la mia. Sembriamo due combattenti che non vogliono arrendersi.
Avere uno spettatore discreto è piacevole. Ci gasa, facendoci diventare dei veri esibizionisti.
Ora è il mio momento di darmi da fare con le mani.
Cerco la cintura di Dario e gli sbottono i pantaloni.
Lui non chiede di meglio che liberarsene … senza ritegno, ormai è su di giri, si leva anche le mutande e le scarpe, restando con le calze scure.

Standogli vicino, spesso la mia pelle viene a contatto col suo stupendo cazzo. Ormai è duro e quando mi tocca, lo sento bollente.
Vedo Francesco, si è seduto abbastanza comodamente in poltrona di fronte a noi, ma non accenna a spogliarsi.
Non posso occuparmi di lui, per ora.
Riprendo a baciare mio marito; nei movimenti, ad arte, ho fatto sì che la gonna di lanetta salisse, su… sempre più su, fino a mostrare la mia mutandina e le gambe appena depilate.

Con la mano accarezzo il mio maschio, poi gli trovo il membro che si inturgidisce ulteriormente al contatto della mia mano morbida e calda.
Si è creata un’alchimia così erotica e sensuale che desidero vedere il pene del nostro ospite con tutta me stessa.
Non sto nella pelle dall’eccitazione.
Proprio io, mentre Dario mi carezza il petto, chiamo l’altro:
– Vieni da noi, Francesco, ti vogliamo – poi rivolta al mio lui – Vero, amore? –
– Certo – risponde Dario – adesso gli faccio vedere le tue spettacolari zinne –
Detto fatto, con un rapido movimento, mi fa schizzare fuori dal reggipetto, le grosse tette, i mie capezzoli, sollecitati dalle sue carezze sono turgidi e grossi, pronti per essere succhiati.

La mia fantasia galoppa. Sto già pregustando quello che i miei sudditi potrebbero farmi. Mi mungeranno a dovere e leccheranno le mie mammelle tutto il pomeriggio … l’irrigazione nella mia vulva non si ferma più.
Mi piace che tutto avvenga molto lentamente. Questa volta mi sto gustando tutte le azioni dedicate al mio piacere.
Francesco prende coraggio. Lo vedo. L’eccitazione è troppo potente per resistere.
Anche lui si sbottona la camicia bianca, mentre si alza e si avvicina a noi.

Si inginocchia davanti al grosso divano, poggia il viso sulle mie gambe, cerca la pelle morbidissima sopra le calze, ormai non più tese, ma discinte e attorcigliate, vittime della mia incuria.
Le sue mani si muovono come un soffio, delicatissimo. Assapora ogni centimetro della mia pelle chiara. La sfiora con i polpastrelli, poi con il palmo della mano. Si gode il mio contatto.
Francesco tiene gli occhi socchiusi, vuole sognare toccandomi dolcemente, ma non vuole perdersi lo spettacolo, più ardito, che avviene sopra il suo viso.

Dario, infatti, in ginocchio sul divano, mi lavora i seni, con molta più decisione: si porta i capezzoli alla bocca per succhiarli fino all’aureola, ora uno, ora l’ altro. Francesco ha la testa subito sotto. Quel ben di dio non aspetta altro, ovvero che lui prenda confidenza con quegli altari del piacere.
Si, penso, lo voglio anche io … ho deciso, concederò alla sua bocca di godere dei miei seni.
Un brivido caldo mi attraversa la nuca.

Ma Francesco, ormai al settimo cielo, ci sorprende con un ardito colpo di mano, anzi … di bocca: volta la testa dall’altra parte e, restando con le mani sulle mie cosce, approfitta del cazzo di Dario, che si trova vicinissimo alla sua testa.
Il grosso pene di mio marito, spunta tra le sue gambe e, non trattenuto da niente, ballonzola nel vuoto ad ogni movimento del corpo, come l’asta di una bandiera …
Francesco lo rintraccia, mentre sciabola nel vuoto e lo agguanta con le labbra.

Senza vergogna, senza preliminari, come una salamandra assalta la preda, aggancia la capocchia di mio marito e se la mette in bocca.
Dario, impreparato si blocca, ma non la tira fuori … siamo sorpresi!

Nei contatti Francesco aveva fatto molti apprezzamenti particolari, tali da farci capire che non aveva remore ad una certa bisessualità, ma vedergli prendere in bocca un cazzo, all’improvviso, ci ha comunque lasciati basiti per qualche secondo.
Intuisco la perplessità di Dario, temo e ha timore anche lui!
Ha paura che la cosa mi possa creare fastidio …
Percepisco, ancora una volta, godendo del mio ruolo, di essere io a decidere di quella relazione segreta …
Sono io la regina!
Quei corpi sudati, quei cazzi infervorati sono lì, al mio completo servizio, felici di servire e di soddisfare ogni mio desiderio, qualsiasi capriccio.

Rapidamente allungo una mano verso il membro di Dario, lo prendo dalle palle, e lo tengo fermo, con l’altra mano, concedo una carezza al viso rasato del signor Francesco, poi con delicatezza, ma con fermezza, raggiungo con le dita la sua nuca e lo spingo verso il bacino di Dario, Francesco non oppone resistenza e con voluttà inaudita, cede spazio fino alla gola al cazzo di mio marito.
Dario apprezza la mia concessione e se la gode, preme in bocca all’estraneo, che non si arrende e non si tira indietro.

E’ molto abile, e nonostante le dimensioni e la durezza, gestisce con maestria la penetrazione, facendosi entrare il pene fino in gola.
Dario esagera, è troppo arrapato, preme senza ritegno … si sente molto maschio, lo so! Francesco fa di tutto per resistere alle spinte senza perdono, ma poi con un sussulto, deve arretrare … stava soffocando.
Ormai non ci sono più remore né regole tra di noi.
Francesco affonda la bocca che gronda saliva, sulle mie mutande, mi morde il monte di venere senza farmi male, Dario gli poggia il cazzo sulla nuca, mentre se lo masturba.

– Aspetta, – dice Dario – ora ti faccio leccare la figa di mia moglie … –
Facendosi spazio con le mani, mi toglie le mutandine, lasciandomi completamente esposta, a pochissimi centimetri da quell’uomo che quasi non conosco.
Mi piace!
Divarico le gambe in maniera oscena, voglia che veda quanto è liquido il mio spacco in questo momento.
Francesco comincia a bermi.
Prende a succhiare con le labbra, mescolando la sua saliva al mio liquido, trasparente e profumato.

Dario, senza ipocrisia, fa un favore a quel porco, che pasteggia sulla mia figa pelosa e la spadroneggia con la lingua, che saetta violenta.
Gli apre la cintura, gli toglie i calzoni, Francesco lascia fare, poi Dario gli apre i boxer immacolati sul davanti; il pene di Francesco è a tre quarti, gonfio, rosso, non enorme, ma delle giuste dimensioni.
Dario, dopo che Francesco gli ha fatto il pompino, non finge, quindi senza problemi, gli libera il cazzo prendendolo in mano ed estrae dallo spacco anteriore dei boxer anche la grossa sacca coi coglioni.

La stessa mutanda sostiene adesso i genitali di Francesco, li guardo eccitata e vogliosa, eccoli … ora i cazzi sono due … e sono tutti per me.
Vedo che Dario, nel manipolare il cazzo dell’uomo, finge un certo distacco, ma, mentre maneggia, palpa e saggia quel membro …
Lo so, anche lui non disdegna il rapporto con un altro.
Allungo la mano, voglio conoscere anch’io la “consistenza” di Francesco.
L’uomo, nonostante sia anziano, sentendo tante sollecitazioni, continua ad inturgidire la sua erezione, finché in mano mi ritrovo una verga notevole.

Decido: voglio che Dario lo assapori.
– Prendilo in bocca – intimo a mio marito – daiiii ! –
Dario ha una voglia matta. Ora che può fare ciò che desidera, se la gode …
Siede sul divano al mio fianco e fa in modo che Francesco, molli la mia figa e si metta in piedi.
Io sono molto più in basso, ho il sedere quasi fuori, resto dove sono, languida … mi concedo una pausa … contemplativa.

Ora l’ uomo è davanti a Dario, che gli toglie completamente le mutande.
Il cazzone è ancora coperto dal prepuzio, anche se parzialmente, e sulla testina del glande ci sono goccioline trasparenti di piacere, Dario si avvicina e lecca, poi succhia … il contatto è talmente delicato che quasi non gli tocca il cazzo, però suggendo, riesce ad asciugarlo.
– Umh – ho un sussulto violento appena vedo mio marito fare il bocchino: che spettacolo terribile e affascinante al tempo stesso.

Dario stende la mano, cerca la mia, poi si avventura oltre, mi arriva alla fessa. Me la spalanca con le dita, mi tira verso l’alto … capisco il messaggio, vuole che ci dividiamo, da bravi marito e moglie, il pompino.
Francesco non chiede di meglio, che passarci il cazzo da una bocca all’altra.
– Siete fantastici – sussurra, mentre tiene gli occhi chiusi con espressione di estasi.
Dopo poco decido che tocca a me godermi la situazione …
Basta giocare, Dario deve ritornare un maschio pieno di desiderio: lo guido con le mani e lo faccio alzare.

Ora i miei due uomini sono davanti a me, con addosso soltanto le canottiere e i “pesci” da fuori… mi eccitava pensare a quello spettacolo descrivendolo con i termini dialettali della mia infanzia …
quante volte nei vicoletti, l’ amico di turno mi aveva oltraggiata, chiedendomi spudoratamente di fargli un pesce in mano, presto presto …

Prendo i due cazzi per le palle, me li avvicino, voglio provare a imboccare i due glandi: ecco, ci riesco, so che le mie labbra sono dilatate in modo osceno, ma nella penombra non ci faranno caso, io invece posso goderne immensamente, mentre la lingua passa tra le due capocchie.

Me li gestisco con le mani. Ora mi porto alla bocca quello di mio marito, ora quello dell’estraneo … mi fa impazzire la differenza tra i due cazzi.
Il sapore, l’odore, la consistenza … individuo le caratteristiche di ogni uno e li spompino con una carica erotica mai provata.
Non ci sono dubbi adesso, nessuna possibile interpretazione: in questo momento sono una gran troia che fa due pompini contemporaneamente.
L’ idea deve aver fatto impazzire i miei “partner” perché perdono la testa molto presto.

Francesco, inaspettatamente, e sorpreso egli stesso, si inarca e sborra a fiumi … liquidi, come pipì.
Non ce l’ha fatta … appena è stato il suo turno il movimento ed il calore, contro la sua stessa volontà, hanno fatto si che la sborra fuoriesca come quella di un verro.
Ha fatto appena in tempo a prendermi per la nuca e attirarmi a se … che mi ha riempita con la sua pompa: quasi tutto lo sperma mi è andato direttamente in gola.

Quel “cornuto” di mio marito, invece di ribellarsi all’uso scellerato della mia bocca, è in solluchero; mi mette il cazzo in bocca per prendere subito il posto dell’altro.
Francesco ha il cazzo che si smoscia, ma non è pago.
Si scusa per la sua precocità, però si viene a sedere al mio fianco, e con la bocca aperta aspetta come un cagnolino che Dario venga … forse lui avrebbe potuto resistere, ma l’invito era troppo arrapante.

Francesco si mise affianco al mio viso aspettando voglioso una boccata di cazzo.
Dario lo accontenta, ce lo passa di bocca in bocca, poi non ce la fa più, con una violenta masturbazione, in pochi attimi, tremante, sgancia una sborrata da record sui nostri visi affiancati;
ci mette il cazzo in bocca, sempre spruzzando … il sapore del suo sperma si confonde con la sborra ricevuta poco prima.
Francesco mi bacia in bocca per rubarmi il succo del mio uomo … lo lascio fare.

Andiamo tutti in bagno … io sono su di giri da un’ora, ma ancora non sono venuta … speriamo bene.
Li aiuto a pisciare, tutti e due, come scolaretti: mi diverto a indirizzare il getto nel wc … mi piace toccare i peni, anche quando sono molli, li asciugo con una leccatina; l’urina dell’estraneo è più salata … normalmente tutto questo mi farebbe schifo, ma quando sono eccitata accetto di tutto, senza pormi troppi problemi.

– Piscia anche tu, tesoro – dice Francesco.
Lo accontento poiché ne ho voglia. Mi siedo e comincio ad orinare; lui fa presto ad avvicinarsi e a toccarmi la figa ancora grondante.
– Mi piace questo succo caldo – confessa; poi senza ritegno si inginocchia davanti, sono sulla tavoletta, ma lui non cede, si pone le mie gambe sulle spalle, le calze sono ormai alle ginocchia … si sono anche sfilate, ma non m’importa.

Francesco ritorna a leccarmi, muove il muso tra i peli bagnati, lecca tutto l’esterno, poi si dedica all’interno della vulva, lecca le labbra schiuse, e succhia il mio clito.
Lo scarico non è stato tirato … l’odore di urina è pungente. Sembra di essere a quegli angoli di strada dove i barboni e chissà chi altra espletano i loro bisogni. Chiudo gli occhi per un momento. Immagino di essere una puttana che, per poche monete, si concede a un vecchio, nelle latrine di uno squallido cinema a luci rosse.

Mio marito è un grande … infatti se ne va via dal bagno.
Ci lascia soli con la nostra libidine, avverto sul mio corpo tutta la violenza della sensazione di concedersi a uno sconosciuto …Sembra che anche lui se ne accorga.
Io, la donna misurata, irraggiungibile, quella che i colleghi si erano rassegnati a sognare durante le seghe solitarie … adesso incalzava un vecchio, il primo venuto, a scoparsela nel cesso.

Il marito, l’amato Dario, che nessuno sperava più di riuscire a cornificare … la lasciava sola, a farsi fottere come una prostituta, aspettando di fuori che l’altro, lo sconosciuto, avesse abusato a piacimento del corpo stupendo di sua moglie …
Troppi pensieri lascivi … non posso resistere … Francesco è bravo, mi ha messo un pollice nel culetto, credo di capire cosa mi aspetta … mentre mi fa la minetta, l’altra mano mi martirizza i capezzoli: devo venire nella sua bocca avida.

Non posso farne a meno!
Grido il mio piacere, mi inarco sulle sue spalle, sussulto godendo … esagero, perché anche Dario sappia che la sua troia sta venendo.

Un po’ di relax, poi ci spostiamo in camera da letto.
Sono stremata, voglio fare l’oggetto del desiderio. Mi preparo sul letto, distesa ed aspetto l’uomo a cui toccherà chiavarmi per primo …
– Puoi fartela se vuoi – dice Dario – ti dispiace se shitto qualche foto, per … ricordo? –
Francesco non è entusiasta, ma accetta: – Mi fido di voi – la fa corta – però dopo togliamo quelle dove si vede il viso, d’ accordo? Devi capirmi, ho due figlie grandi, sono nonno … – sorride discretamente, vedendosi nudo e coinvolto in una specie di orgia.

– Te la cavi bene, per essere un nonnino – rompo l’ atmosfera – vieni, mettilo in bocca, voglio succhiare il tuo cazzo –
Dario gode, mentre l’uomo non se lo fa ripetere.
Si sposta sul lato destro del letto e inizia ad imboccarmi il suo membro, ormai quasi completamente floscio.
Dario comincia a fare delle riprese, vedo che si eccita di nuovo; il pene si ingrossa, intanto anche il membro di Francesco comincia a gonfiarsi nella mia bocca mentre lo succhio, senza farlo mai uscire.

Quando Francesco è “pronto” prende l’ iniziativa, mi sale addosso e mi introduce il cazzo, nel modo canonico. Alzo le gambe e mi tengo le ginocchia. Mi godo una penetrazione completa … senza fronzoli, senza spasimi, Francesco mi cade semplicemente addosso, con tutto il membro. Le palle mi urtano la vagina, mentre mi chiava con costanza … né forte, né piano … mi scopa come se non dovesse smettere mai.
Una chiavata all’antica, senza esibizionismi, né spettacolarità, competente e scrupolosa, come se mi fottesse da sempre … quasi come fossi sua moglie, ma non lo ero.

Ero la donna che Dario gli concede.
I suoi gomiti poggiati ai miei fianchi, e i seni tra le mani aperte.
Dario impazzisce di piacere mentre riprende da sotto lo spettacolo … vorrei vedere anche io come pompa quello stantuffo di carne, ma so che ci sarà tempo per questo …
Francesco mi dice parole forti, all’orecchio … – Ti piace troia, ti piace la chiavata? –
– Uhn … siiii, da morire – ho la voce spezzata dal piacere –
– Dopo la prima sborrata – dice l’ uomo – duro tanto di più, vedrai! –
Quella confidenza, l’ abbandono fisico, il ritmo costante del mio partner mi fanno venire all’improvviso … lo comunico ai due, ma sarebbe inutile, perché il mio corpo non mi obbedisce più:
ora sussulto e roteo il bacino; il cazzo di Francesco diventa improvvisamente “poco” per il mio desiderio, che diviene aggressivo … ci vorrebbe un membro grosso il doppio …
Ma il poveretto arranca e non molla.

Ci sa fare, riesce a non uscire dalla figa e premendo con tutto se stesso, non si lascia “disarcionare”, continuando alla meglio la cavalcata … io vengo ancora e continuo a bagnarmi.

Sono spossata dal piacere, Dario lo vede, si masturba per tenersi pronto …
– Facci tu una ripresa – dice dando la macchina fotografica al nostro ospite.
Sale sul letto, mi vuole a pecora e mi posiziona … lo lascio fare.

Il suo cazzo è notevole, mi cerca il buco, comincia l’ operazione.
Sento una forma di sfregio nel suo scopare, senza amore, solo libidine … pensa di certo che sono una puttana, desiderosa di cazzi, ma mi ama … anche per questo, in modo forsennato.
Mi tira i fianchi, mi sfonda, forse vuole che Francesco veda in questi gesti il suo dominio … chissà?
Francesco non vuole perdere l’ erezione e vuole fottere ancora.

Si stende sul letto, davanti a me: non mi scompongo, in attesa che mio marito si sfoghi e mi molli a lui, abbasso la testa e gli faccio un pompino.
E’ il massimo!
Me la godo: ogni botta di mio marito dalle natiche, corrisponde al cazzo di Francesco che scende in gola sempre più in profondità.
Quando Dario si calma, mi sfilo da lui e rapidamente salgo a cavalcioni su Francesco, mi piace tastare il suo cazzo, prima di infilarmelo.

È come pregustarlo … indugio nell’attesa per farlo impazzire di desiderio. Ecco ora io stessa indico la fessura del piacere e lo infilo.
Scendo a precipizio sul pene e inizio a strusciarmi sopra.
Vado avanti e indietro sulla pancia di lui.
Il cazzo non si vede più. La mia vagina lo ha fagocitato del tutto, sento la sacca con le palle che rotolano sotto le mie grandi labbra dilatate.
Dopo poco Dario si avvicina alle mie spalle … lo immaginavo.

Temevo e aspettavo, al tempo stesso, questo momento.
Mio marito abbassa la testa, mi lecca sotto, lecca il mio ano, ma si spinge anche alla vagina, che sale e scende sul membro estraneo, lecca anche quello e succhia lo scroto … tutto, dietro di me, diventa umido, bagnato …
Ecco che mi monta dietro … Francesco da sotto sente tutto e capisce, io mi blocco e mi chino verso il suo viso.

Lui mi bacia dolcemente e mi conforta, comprende ogni movimento, condivide il mio giacere, doloroso, durante la prima dilatazione.
Come al solito credo di essere preparata, ma mi manca il fiato, quando la capocchia mi apre il culo la prima volta.
Francesco mi stringe, Dario si ferma, dandomi il tempo di abituarmi alla pressione,.
Mi si rizzano i peletti sulla nuca quando Dario mi sfonda tutta. Sento i due cazzi serrati tra le mie pareti, sento che si toccano … quasi.

Li divide solo la membrana di pelle del mio intestino.
Quando mi sono calmata e divaricata per bene, Dario da il ritmo e iniziano a fottere dentro i miei buchi.
A me conviene star ferma, ci pensa mio marito …
Lui mi incula, ed io scendo sul palo dell’altro. Rimbalzo sulla sua pancia e sul suo cazzo, poi torno a salire, ma Dario mi affonda il membro nell’ano e mi respinge giù … non ho più controllo, i miei orgasmi si susseguono frenetici.

Nonostante il disagio, vorrei che non finissero mai.
Mi posseggono a lungo in questo modo …

Dario non ce la fa più, vuole venire, ma riesce a fermarsi … va via … mi lascia sola con l’altro …
Ne abbiamo parlato spesso: ora succede davvero.
Sono alla mercé di un uomo che non conosco in realtà e questi può decidere ciò che gli pare … su di me.
Sono un attimo a disagio, registro il “cambiamento” nell’atteggiamento di quel vecchio signore, molto scaltro e vizioso.

Lui regge benissimo il gioco.
Rallenta il ritmo, poi si ferma.
– Mamma mia – dice – riposiamo un poco, vuoi?. Non sono più un giovanotto … – fa un sorriso malizioso, fissandomi.
A malincuore smonto dal suo pene, che si è ammosciato un poco.
Mi chiede del bagno: è proprio nella stanzetta a fianco. Entra. socchiude la porta per permettermi di sentirlo pisciare e darsi una sciacquata.
Di Dario nessuna traccia, questo non lo disturba né chiede spiegazioni.

Profitta del fatto che sono distesa e si mette sopra di me, a testa in giù … il suo cazzo è ormai moscio, ma senza alcun ritegno me lo schiaffa in bocca lo stesso.
Lui si posizione a sessantanove e comincia a sguazzarmi con la lingua nella figa, affondandomi il capo brizzolato tra le cosce.
Non molto tempo dopo ci giriamo su un fianco, facendo in modo di poter continuare a leccarci.

E’ un lavorio sensuale e delicato. Sento che si riprende; lo sento di salire di giri, ricomincia per me quella sensazione di stare per esplodere come se il mio corpo fosse un vulcano in procinto di eruttare piacere senza freni …
Lui lecca e succhia tanto forte da farmi vibrare la pelle.
Capisco il perché di tanto rumore, quando quasi mi urla: – Succhiami il cazzo, bocchinara, prendilo
tutto – Ecco cosa fa: vuole che il mio uomo senta che sta abusando di me …
– Ti piace, troia? – urla e mi spinge il pene in bocca.

È tornato duro … il gioco lo arrapa e lo rende irruento.
Io mi faccio sentire, ma non posso parlare. Immagino le dolci pene di Dario che sa in che mani sono finita.
La pompa dura a lungo, ma la sua erezione rimane forte. Godo nel sentire il suo membro pulsare nella mia bocca.
Sempre con voce alta si rivolge a me (ma parla a Dario), che di certo è là fuori: – Adesso devo farti il culo, dimmi che ti piace! –
– Si – rispondo, soggiogata completamente – mi piace.


– Voglio che tu sia tutta mia, in un solo giorno voglio tutto da te, anche l’ano … –
– Va bene! – la mia voce è sottomessa; mi mostro ubbidiente; faccio in modo che Dario senta la mia dipendenza dal cazzo di Francesco.
– Anche se tuo marito non c’è … ti inculo lo stesso, vieni, adesso te lo metto … fammi da buco. –
– Va bene … – confermo ancora la mia remissività perversa – Vorrei chiedere a mio marito se posso darti anche il culo, che dici? – Intanto mi sento più puttana che mai.

– No, non c’è tempo, a lui piacerà, non devi preoccuparti … se non voleva che io ti godessi, non ti lasciava con me … è un porco, come noi del resto! – sogghigna, mentre si viene a mettere comodo alle mie spalle: indossa solo la canottiera, anche io sono solo col reggiseno: è ridotto a una striscia che mi sostiene i seni, gonfi, martoriati dalle continue sollecitazioni … come prevedevo, ogni scusa è stata buona per succhiare, toccare e stirare le mie tette morbide e succulente.

Si sistema dietro di me. Siamo entrambi sul fianco; mi accomodo meglio, la testa sul cuscino e i lunghi capelli sul viso. Mi adagio come se dovessi dormire.
Il vecchio non demorde: il suo cazzo sostiene ancora un buona consistenza ed è eccitato.
Lo sento armeggiare dietro me … lascio fare … l’attesa mi toglie il respiro.
Quando mi entra nel culo non mi fa male … lo desideravo, tra l’altro.

Ma emetto lo stesso un – Ahhh ! – profondo e goduto.
So che Dario ascolta: ecco, adesso! Lo sa … l’altro me lo sta mettendo dietro.
Francesco mi incula sul fianco e si aggrappa con le mani dove può, pur di entrare più profondamente possibile.
Mi prende i seni. Si attacca ai fianchi … il suo parossismo mi arrapa ancora di più. Mi desidera troppo. Si sente … vuole sfogarsi in me, vuole lasciarmi il segno e allo stesso tempo prendere da me sensazioni, emozioni, piacere … non sa se mai gli capiterà un dono “regale”, come questo.

Il piacergli tanto mi fa girare la testa. So che lo sbattere ritmico che si sente dietro di me viene percepito anche da mio marito; non posso evitare di masturbarmi la figa, mentre il cazzo estraneo mi viaggia nel sedere.
Vengo!
Non posso farci niente, appena sento che lui incalza e freme, vengo come un’educanda infervorata.
Lui vorrebbe parlare, gridare, rendersi utile, ma non ce la fa, il piacere lo sovrasta.

Tremiti ritmici nel culo, mi avvertono che arriva la sborrata dell’anziano.
Eccolo!
Viene … non si trattiene, lo tiene tutto dentro; ancora spinge ed eiacula nella parte più profonda di me.

Io continuo a venire, quasi singhiozzando, godo a lungo … consumata dal desiderio.
Francesco non si stacca: intanto Dario ritorna, è eccitatissimo; intravedo il suo cazzo, lo tiene in mano, viene per guardare …
Vorrebbe dire qualcosa, partecipare nel bene o nel male, ma è sopraffatto dal piacere.

Credo sia lo spettacolo offerto dal mio corpo riverso, discinto: gli sembrerò una bagascia …
Il trucco sfatto, le calze avvolte su se stesse, stesa sul letto disordinato, con un vecchio che non ne vuole sapere di stapparmi il culo …
Finalmente il suo cazzo non resiste più, ridotto a un moccolo gli si ritira tra i coglioni.
Dal mio sedere, rumorosamente, si riversa un fiume caldo, gorgogliante di aria e di sperma.

Sono sfatta, stanca … ma felice … l’eccitazione non vuole abbandonarmi, lo stomaco è ancora contratto … provo paura per Dario …
Quando mi lascio andare troppo alla porca che si nasconde in me, ho sempre paura di perderlo!

Francesco cerca di darsi un tono sdraiato sul letto, sfinito.
Io vorrei dormire, ma l’igienista che è in me mi impone una fuga strategica al bagno per espletare tutta una serie di incombenze … sono piena di sborra e di umori, sudata … devo correre.

Appena mi alzo do un bacio profondo e appassionato al mio amore … poi mi rendo conto che il suo cazzo è ancora in tiro … vuole venire …
– Vuoi farmi ancora? – gli chiedo, ma senza troppo entusiasmo.
Mi sorride – Non ti preoccupare, tesoro, sei stata stupenda … vai pure, non ti preoccupare per me …
abbiamo tutto il tempo … –
Gioisco nel poter raggiungere il bagno di sotto … sono davvero molto provata.

Lo specchio mi restituisce la mia immagine … sono molti i punti in cui la mia pelle è rossa per lo sfregamento con i loro corpi … è più forte di me … tutto ciò che di volgare e decadente trovo in me e intorno a me … mi ricorda l’ accaduto e mi tiene in uno stato di calore perenne …
Gli abiti estranei sparsi per casa, gli odori del piacere proibito, la promiscuità erotica nascosto tra quelle mura …
Mi manda in estasi avere questa vita segreta …
Intanto che evacuo, rilassando tutti i muscoli, penso a “fuori” … tra poco sarò per strada, tra la gente, tornerò da chi mi conosce … come se nulla fosse accaduto.

La signora tranquilla, sorniona e morigerata, ritorna nel suo tassello, mentre la puttana che è in me ritorna in un cassetto … insieme alle calze sfilate dalla lotta d’amore.
La mia verità verrà taciuta persino nei dialoghi con Dario … tranne, naturalmente, in quelle notti in cui la fantasia servirà a sextenare la realtà del nostro sesso perverso.

Ho finito di fare la doccia e mi reco di sopra per recuperare la camicetta e il resto …
Fuori dalla camera da letto sento un mugolio strano.

Non ho remore, la porta e socchiusa … apro …
Lo sconosciuto è sul letto, completamente nudo: un bruto peloso, tiene le braccia raccolte sotto il petto, la faccia tra i cuscini per soffocare i lamenti di piacere.
Le sue gambe sono strette, i piedi accavallati … i piccoli movimenti inconsulti delle gambe dimostrano che i suoi nervi subiscono stimolazioni incontrollate …
Le sue natiche sono ancora sode, ma la pelle non è più elastica come una volta, le chiappe chiuse, serrate, agguantano mollemente il potente cazzo di Dario …
Mio marito è addosso a lui, il tronco sostenuto dalle braccia, le gambe aperte circondano quelle dell’altro, si muove sconnesso, si inarca sulle punte dei piedi, poi come un’ondata travolgente, gli è di nuovo addosso, di nuovo lo penetra fino ai coglioni.

L’altro soffre di tanta spinta, si vede, ma non molla, stringe i denti e sopporta, non vuole rinunciare al “dono” finale …
Non deve aspettare molto, ancora: Dario si accascia sul suo culo e lo impala, mentre gli cola nell’ano tutto il suo piacere.
Io vorrei dire qualcosa … la scena mi ha colta del tutto impreparata … tutti e tre vorremmo dire qualcosa … ma nessuno lo fa.
Torno di sotto a finire di sistemarmi … non voglio pensare.

Quella sera accompagniamo Francesco alla Stazione, parliamo del più e del meno, poi lo salutiamo con molta cordialità. Io lo bacio sulle guance con un estremo senso di complicità.
– Spero di rivedervi – dice quel signore di mezz’età, ed io penso a quanti giovani non hanno nemmeno un grammo della sua sensualità e della sua carica erotica.
– Dipende solo dalla nostra “regina” – risponde Dario, indicandomi col mento, mentre sorride.

– Certo … è ovvio, tutto si fa per questa divina creatura … – condivide Francesco.
Senza promettere, gli stringo ancora una volta la mano: – Vedremo … – dico laconica, mentre lui circonda la mia mano con le sue ed accenna un baciamani …
Prima di allontanarsi mi apostrofa con un sentito: – Grazie … grazie di tutto, a tutti e due! – si volta, si perde tra la gente.

La domenica Dario mi dedica tutta la sua attenzione, tutta la sua tenerezza … mi tratta come un raro gingillo e si preoccupa che nessun trauma mi abbia segnata.
Glielo dimostro la sera, quando siamo soli nel letto di casa, e scopiamo per oltre un’ora, mentre io gli racconto ogni sensazione provata, compreso quando l’ho visto fottersi quell’altro uomo.

EPILOGO:

Alle sei e trenta di Lunedì, una piccola donna si precipita nel bagno, dopo prende una tazza di latte è caffè, truccandosi alla svelta e indossando abiti informali.

Verso le otto e trenta, marcia già nella folla, infagottata in un piumino nero, perdendosi nella massa enorme e anonima di pendolari, che sciama nella grande città …
Ma se qualcuno avesse il tempo e l interesse per guardarla attentamente, si accorgerebbe che, nonostante tutto, le sue labbra ostentano un leggero sorriso di trionfo.
Due giorni da “regina” valgono davvero un lungo, segretissimo, sorriso.

FINE

Grazie, care lettrici e cari lettori, per essere stati con me e per aver condiviso la mia confessione.

Spero solo di non avervi annoiati.

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