Ora fai quello che ti dico, voglio premiarti per 0

Sara è distesa al mio fianco, io le accarezzo le gambe, la schiena, i glutei. Lei è consapevole della sua bellezza che in questa posizione è enfatizzata. Inizia a raccontarmi il suo passato, non senza un certo ritegno.
“Ma non è niente di particolare, ti avevo detto che non avevo voglia di studiare. Dopo aver finalmente avuto la licenza di terza media ho iniziato a cercare lavoro. Trovavo solo lavoretti nei bar o nei negozi.

Nel frattempo ero cresciuta, ero alta e formata come ora, insomma dicevano che fossi la ragazza più bella del mio paese. Ero molto corteggiata ed ogni tanto avevo qualche storiella. Si iniziava a spettegolare su di me. Finalmente, un giorno d’estate, mi avvicina al bar Carmela. Era una mia cugina di terzo grado che si era trasferita a Torino. Era carina, vestita all’ultima moda, stivali e minigonna con una camicia bellissima. Sapevo che a Torino lavorava in un negozio d’abbigliamento maschile, mi si avvicina, mi saluta e mi spiega che nel negozio dove lavora lei il titolare cerca una nuova commessa.

Lui si vanta di avere le commesse più belle di Torino, ed infatti molti ragazzi comprano da lui per quel motivo. Io potrei essere interessata a lavorare con lei? Oltretutto essendo a Torino potrei trasferirmi con lei in città, questo per i miei genitori sarebbe una tranquillità e per me l’occasione di godere di più libertà. Carmela mi aveva letto dentro come in un libro. Ma c’erano due problemi, dovevo piacere al padrone del negozio ed i miei dovevano accettare il mio trasferimento.

” Mentre mi raccontava la sua storia io mi ero posizionato con un cuscino sotto al fianco, e le carezzavo le gambe, i glutei ed il corpo. La sua pelle era morbida e calda. Mi piaceva moltissimo, mi piaceva la naturalezza con cui stava nuda a ricevere le mie carezze, mi piaceva il fatto che fosse certa della sua bellezza, che non la nascondesse. Intanto continuava a raccontare: “Carmela mi ha accompagnato al colloquio con il sig.

Piero, il padrone dei negozi. Aveva una catena di tre negozi, uno gestito da lui e la moglie, uno gestito dal figlio ed uno dove Carmela era la factotum, la capa. Lei viveva in un appartamento sopra al negozio dove avrei potuto sistemarmi anche io. Il colloquio è stato molto rapido, il sig. Pietro ha specificato che Carmela garantiva per me e mi ha detto che avrei potuto iniziare da lunedì. Stipendio un milione di lire, e l’uso gratuito dell’appartamento.

Mio padre guadagnava un milione e mezzo con venticinque anni di anzianità in fabbrica. Mi sembrava un sogno. Mio padre e mia madre non hanno fatto difficoltà ad accettare che mi trasferissi a Torino, Carmela gli ha fatto capire che ormai nel paese mi stavo creando una nomea non molto positiva, era meglio cambiare aria. Purtroppo era vero, nei paesi la gente spettegola e non si fa gli affari propri. Ed anche i ragazzini si vantavano di cose anche solo immaginate per fare bella figura.

Subito quando sono arrivata Carmela mi ha insegnato ad abbigliarmi come richiesto dal mio lavoro, con minigonne e stivaloni alti, con magliette striminzite o camicette super scollate. I clienti ci provavano ma non era un problema, con Carmela ho imparato a tenerli al loro posto quando volevo e ad essere più loquace quando lo desideravo io. Il sig. Piero veniva quasi tutti i giorni in pausa pranzo a ritirare l’incasso, mangiava con noi nell’appartamento e scopava con Carmela.

A volte veniva dopo cena. Dopo una settimana, una notte, Carmela mi è venuta a trovare nel letto, si è sdraiata con me e mi ha interrogato. Voleva sapere se ero vergine e cosa facevo con i ragazzi, poi mi ha masturbato e poi io ho masturbato lei. La cosa si è ripetuta anche la notte successiva, mi stava preparando per il sig. Piero. Infatti mi ha detto che Piero era attratto da me, che voleva far l’amore con me.

Che era un amante esperto che mi avrebbe insegnato molto ma che non avrei mai dovuto contraddirlo. Se non me la sentivo potevo andarmene anche subito. Io non volevo tornare al paese, mi piaceva il lavoro, mi piaceva la vita da sola indipendente. In fondo Piero era un uomo affascinante, ho detto che non mi sarei tirata indietro. ”
Io le avevo allargato le gambe e le stavo baciando l’interno delle gambe salendo verso il culetto.

Lei ha continuato a raccontare, dietro mia incitazione: ”Il sig. Piero si è rivelato un vero porco. Non gli bastava far l’amore, voleva che fossi la sua troia, che non gli rifiutassi nulla, che soddisfacessi le sue fantasie. E ne aveva tante. ” Si era ammutolita, io ero arrivato a leccarle il perineo, mi sono spinto verso il clito ed ho sentito le grandi labbra aprirsi al mio tocco, già umide all’interno. Ha emesso un piccolo mugolio di piacere ed io le ho detto di fare degli esempi, di raccontarmi i dettagli: “Ad esempio dopo l’amore dovevamo sempre fargli il bidet noi ragazze, con la lingua.

Ovviamente dovevamo ingoiare il suo seme quando lo spompinavamo. E poi, essendo in due, gli piaceva che una lo spompinasse mentre l’altra gli leccava il culo e gli massaggiava la prostata infilandogli uno o due dita nel culo. Queste erano le regole normali, poi aveva dei desideri speciali. Ad esempio una volta mi ha fatto vestire da scolaretta delle elementari con il grembiule rosa e mi ha fatto recitare la parte della ragazzina. Ohhhh, mettimi un dito dentro, fammi sentire il tuo tocco.

” Era eccitata, la faccio girare e appoggiare con la schiena alla testiera del letto, quindi le allargo le gambe facendole flettere, in questo modo la vagina a mia disposizione, ed inoltre posso leccare e baciare il suo seno. Con due dite le massaggio la clitoride e poi entro nella vulva alternando massaggi a penetrazioni.
“E com’era come amante il sig. Piero’” le chiedo
“Anche tu mi sembri un bel porco, ti eccita il racconto delle mie maialate da giovane vero? Comunque tieni presente che aveva quasi settant’anni.

Per l’età era ancora arzillo. Sicuramente era affascinante. Quando chiedeva una cosa ……… anche se la chiedeva per favore era evidente che non potevi non farlo. Tu me lo hai ricordato quando mi hai chiesto di venire con te al mare. Sapevo che era sbagliato ma non sono riuscita a dirti di no. ” Incredibile, a me sembrava di averglielo chiesto in modo incerto invece per lei avevo usato un modo sicuro ed affascinante.

E’ proprio vero che a seconda di come si guardano, le cose possono avere significati differenti.
“Vuoi che ti mostri qualche giochetto che gli piaceva?” mi chiede con il suo sguardo invitante. Da porca.
“No tesoro, ora sono curioso di entrare in questo bel culetto. Girati amore” Lei esegue prontamente, abbassa la testa tra le braccia porgendo in alto il culo. Le prendo le mani e le porto ad allargare le natiche aprendo leggermente lo sfintere.

“Che spettacolo che sei Sara!! Sei bellissima!!” le dico con sincerità. “Posso fare una foto?”
Lei esita, poi scuote le spalle:” Fai quello che vuoi”. Io la fotografo in quella posizione, evidenziando lo sfintere e le labbra della vagina, gonfie. I peli le arrivano fino a contornare lo sfintere. Appoggio la mia cappella e lei si raccomanda: “Aspetta, usa un lubrificante. Sono oltre dodici anni che non lo uso!” Vado a prendere dell’olio per il corpo in bagno e torno, lei non si è spostata.

Magnifica.
“Ma davvero è tanto tempo che non lo fai?”
“Da quando il sig. Pietro mi ha licenziata ho iniziato a lavorare al super. Mi ha trovato lui il lavoro. Da allora lo avrò preso in culo una o due volte, dopo poco ho conosciuto Antonio ed ho capito che era la persona con cui sistemarmi. Una volta mi ha chiesto di provare il “secondo canale” gli ho risposto ‘in futuro’ e da allora non me lo ha più chiesto”
Io le avevo lubrificato abbondantemente con l’olio lo sfintere, l’olio era colato anche sulla vagina ed ora lei si stava masturbando muovendo freneticamente le dita della mano sul clitoride.

“Allora sono orgoglioso di essere il nuovo padrone esclusivo del tuo culo, amore mio” mentre dicevo questo ho spinto per entrare dentro di lei. Dopo una resistenza iniziale sono entrato senza ulteriori sforzi, piazzandomi dentro di lei fino alla radice. Ho shittato diverse foto della penetrazione. Io avevo avuto pochissimi rapporti anali fino a quel momento, mia moglie non lo gradiva e la sua resistenza lo rendeva poco interessante anche per me. Ma ora la cosa era completamente diversa; scivolavo dentro lei agevolmente e lei ad ogni colpo manifestava il suo piacere con frasi sconnesse e sospiri, avevo le mani appoggiate sui suoi fianchi e la facevo muovere in modo coordinato con i miei colpi.

Intanto continuava a masturbarsi e questo accresceva il suo godimento. Dopo pochi minuti ho sentito salire l’orgasmo, anche lei ha percepito l’ingrossarsi del mio palo ed ha iniziato ad incitarmi ad alta voce: “Dai forza, sborrami dentro, fammi il clistere con la tua sborra. Riempimi di sperma, forza, forza” al che io ho iniziato a godere dentro di lei. Ad ogni fiotto che emettevo lei ansimava di piacere. Non ho fatto fiumi di sperma ma due o tre getti sono riuscito a spremerli.

Dopo alcuni secondi di pausa lei si è sollevata sulle braccia ed io ho estratto il pene. Ho fotografato lo sfintere aperto e da cui usciva un rivolo di sperma. Una, due, cinque foto ricordo di lei in questa posizione eccitantissima, con i seni penduli. Quindi ci siamo sdraiati di fianco.
“Anche dopo i rapporti anali facevi tu il bidet al sig. Piero?” le chiedo, lei mi fissa e si abbassa verso il pene che inizia a leccare e succhiare con la consueta abilità pulendolo alla perfezione.

“Il sig. Piero ti sarebbe piaciuto. Anche lui voleva vedere la nostra partecipazione ai rapporti. Ho visto anche con Antonio che se manifesto il mio piacere voi uomini godete di più e più in fretta. Naturalmente non posso generalizzare, ma direi che anche per te è lo stesso. Ora devo andare, sono già le tre e mezza e rischio di entrare in ritardo. ” Mi dice mentre si alza dal letto. La accompagno in bagno, devo scaricare la vescica.

Mentre io piscio lei si lava, quindi indossa reggiseno e mutande.
“Amore dovresti depilarti. Un lavoro ben fatto, altrimenti mi mangio un chilo di peli ogni volta che ci vediamo” le dico. Studio la sua reazione. Mi fissa e fa cenno di sì con la testa.
“Quando ci vediamo di nuovo?” la incalzo
“Sabato lavoro ma Domenica sono di riposo. Lunedì ho mezza giornata. Martedì ho l’orario normale, nove-diciotto con un’ora di pausa pranzo.

Potrei farmi mettere per mercoledì l’orario dimezzato, nove-tredici così possiamo pranzare insieme” mi spiega mentre termina di vestirsi.
“Magnifico e, ascolta ancora una cosa, quando ci vediamo non mettere i pantaloni, metti una gonna. Sei più femminile. Per la biancheria ti regalo io qualcosa di carino, lo scegliamo insieme mercoledì. Và bene?”
“Si, certamente. Immagino che saranno capi provocanti. Ricordati che poi torno a casa, non posso vestirmi da troia. ” Cerca di ribattere.

“Hai detto che farai quello che ti chiedo. Ora cominci a cambiare idea? Troveremo una soluzione, tranquilla non voglio complicarti la vita. Credimi” e così dicendo la bacio con passione stringendole le chiappe con le mie mani. La riporto alla metro e torno a casa. Voglio riammirare le foto che le ho shittato, magari le guardo su computer e sullo schermo TV così sono più grandi.

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