Le mie storie (58)

Come spesso mi è accaduto anche nella vita reale, il sesso anale è una cosa che eccita particolarmente i maschietti. Non ho mai capito il perché, forse per un senso di dominio che l'uomo pensa di avere sulla donna, ma ogni volta che ne parlo con altre persone oppure che l'ho fatto con i miei fidanzati/partners la cosa non è passata nell'anonimato. Così visto che nell'ultimo periodo con Davide è successo un paio di volte ed alcuni di voi mi hanno stuzzicato sull'argomento, voglio raccontarvi un episodio accaduto una ventina danni fa (che nel corso di questo tempo nel quale ho scritto i miei racconti, mi era assolutamente passato di memoria).

Inverno, credo fosse tra gennaio e febbraio, avevo cominciato l'università e come ogni anno, insieme a tutta la famiglia ed alle famiglie di altri amici dei miei, andavamo in montagna a fare la classica settimana bianca. Tre famiglie, tra cui la mia, partivano da Napoli; altre due di amici e lontani parenti dei miei, venivano da Milano. Io con lo sport non sono mai andata particolarmente d'accordo, anche perché non è che abbia mai avuto un fisico che mi permettesse agilità in qualche disciplina scientifica.

Avere un seno prosperoso è un vantaggio ma nello stesso tempo è anche particolarmente ingombrante. Nel nuoto, sembra di avanzare con dei salvagenti; nella corsa, se non ci si mette dei reggiseni strettissimi, le tettone ballano tutto il tempo su e giù; pallavolo e pallacanestro è inutile spiegarvi che per una alta appena 160 cm non siano il massimo. Veniamo quindi allo sci, sport che ho imparato piuttosto grandina. Avevo sedici anni infatti quando per la prima volta siamo andati sulla neve per sciare.

Da allora ho cominciato a prendere lezioni, ma nonostante ciò, non è che sia particolarmente brava, anche se con un po' di fatica riesco a scendere tutte le piste.. Adesso mi direte voi cosa c'entra questa storia con il sesso che state aspettando. Assolutamente niente, ma io vi scrivo della mia vita, delle cose che mi sono accadute quindi vorrei anche trasportarvi nella realtà presente o passata che ho vissuto.
In albergo ogni famiglia aveva un paio di camere, una per i genitori ed una per i ragazzi.

Quell'anno il gruppetto che andava dai sedici anni di mio fratello (liceale) ad Alessandro (figlio di lontani parenti di mia madre) era piuttosto cospicuo. Tra le ragazze c'era una mia cugina ed un paio di amiche con le quali andavo abbastanza d'accordo; i ragazzi invece erano in quattro. Ma veniamo a lui, Alessandro, napoletano d'origine, milanese di adozione; con lui un'estate di qualche anno prima c'era stato qualcosa nel senso di toccatine eccetera. Avevamo fatto sesso orale l'uno all'altro con piacere reciproco ma oltre del petting non c'era stato.

Nei giorni precedenti alla partenza c'eravamo scambiate delle e-mail che lasciavano presagire qualcosa. Così appena arrivati io andai in camera con mia cugina, mio fratello invece con un altro ragazzo (suo amico). Alessandro stava con un tipo (di cui adesso non ricordo il nome) che piaceva tanto a mia cugina (Sara). La prima sera uscimmo in discoteca, tutti e quattro con Sara che voleva per forza fare qualcosa ma non successe niente se non una sua vomitata nel nostro bagno che a distanza di vent'anni ricordo come se fosse ieri.

Poi si cominciò a sciare e qui venne fuori tutta la mia imbranataggiane. Ero chiaramente la peggiore, ma fortunatamente Alessandro mi stava dietro… un po' in tutti i sensi… infatti ne approfittava sempre per allungare le mani, quando cadevo, quando mi aiutava a rialzarmi. Il primo approccio avvenne a pranzo in un rifugio (il mio posto preferito dove finalmente potersi riposare). Mentre aspettavamo il pranzo mi allontanai in bagno per una pipì, i soliti due minuti per togliersi tutto ciò che di coprente ci si mette sulla neve e finalmente ero seduta sulla tazza.

Sentii bussare alla porta e subito dopo la voce di Alessandro che mi chiedeva di entrare con la scusa che scappava anche a lui. Il bagno era piccolino ed io con la salopette ancora parzialmente abbassata aprii e lo vidi fiondarsi dentro. Fuori dalla patta tirò un uccello che mi colpì moltissimo perché, non me lo ricordavo, ma era lungo e ricurvo come una banana. Dopo aver fatto il giro verso di me e letteralmente me lo mise in mano ed io senza colpo ferire cominciai a menarglielo su e giù mentre inevitabilmente iniziammo a baciarci.

Le sue mani che toccavano le mie tettone più grande del solito mi fecero capire che stava per venire il ciclo. Finita la sega tornammo nella sala dandoci appuntamento alla sera per continuare a giocare. Infatti la mia previsione si realizzò di lì a poco… avevo le mestruazioni. La sera andai a cena e poi tornai subito in stanza, stanca da morire ed anche delusa dalla impossibilità di divertirmi. Mia cugina si preparò ed uscì insieme a tutti i ragazzi per andare in un locale particolare.

Credevo di essere rimasta sola, ma dopo un po' di tempo, mentre guardavo la televisione al buio, sentii la porta aprirsi e subito dopo entrare Alessandro che senza darmi neanche il tempo di parlare si infilò sotto le coperte. Mi disse che Sara gli aveva dato la chiave della nostra camera, intanto mi toccava le baciava un po' dappertutto. Gli dissi che di scopare non se ne parlava assolutamente visto che mi era appena arrivato il ciclo, ma lui ridendo mi girò di fianco e dopo avermi abbassato i pantaloni del pigiama e la mutandina, cominciò a strusciare il suo uccello tra le mie chiappe.

Mentre lo faceva ci baciavamo e lui mi sussurrava di lasciarlo fare. Poi all'improvviso sentii che il suo membro divenne tutto bagnato (immagino di saliva), il tempo di rendermene conto che con una mano mi allargò un po' il sedere e con precisione me lo mise indietro. Io rimasi assolutamente sorpresa, nelle mie intenzioni non c'era assolutamente quella di prenderlo nel culo, ma sarà stata l'eccitazione del momento, l'improvvisazione con la quale la cosa avvenne, piano piano cominciò a piacermi.

Ricordo che, complice la forma curva, il suo affare entrava ed usciva con facilità enorme dal mio sederone che felice lo accoglieva senza sentire dolore. Voleva venirmi dentro ma quella sera gli dissi no, gli avevo già dato abbastanza.
Due giorni dopo, tutti quanti, genitori e figli, grandi e piccoli, andammo ad una serata nella discoteca dell'albergo. Tra balli e canti, vidi sparire mia cugina con l'amico di Alessandro che poco dopo mi chiese di seguirlo.

Gli dissi che dovevo andare in camera a prendere una cosa, ma appena aprimmo la porta, i gemiti di non so chi dei due, ci dissuasero dall' entrare. Così andammo nella stanza dei ragazzi, dove neanche il tempo di appoggiarmi sul letto che lui era già sopra di me a cercare di spingere il suo uccello dentro attraverso le calze. Certe volte maschietti sembrano proprio avere dei neuroni mancanti; tra il suo coso e la meta desiderata, c'erano di mezzo oltre alle calze piuttosto doppie anche le mie mutandine, ma soprattutto un assorbente che gli avrebbe impedito di entrare.

Così ridendo gli dissi che doveva stare calmo, lui fermò per un poco la sua irruenza, poi dopo aver giocato con il suo uccello tra le mie tettone me lo mise in bocca. Ricordo quel momento perché credo sia stato uno dei pompini più strani della mia vita con quell'uccello storto che andava verso l'alto ed io non sapevo come gestirlo. Naturalmente il suo obiettivo era un altro, ma devo dirvi con sincerità che all'epoca, aspettai con ansia il momento in cui mi girò per metterlo di nuovo nel culo.

Sarà stata la serata, sarà stata la sua irruenza, ma dopo qualche colpo, a tradimento, mi venne dentro. Fino a quel momento io avevo fatto sesso anale poche volte, e mai nessuno si era lasciato andare così. La sentii scendere piano piano da dietro, una sensazione molto strana tanto che presi la via del bagno subito.
Il finale di quella serata furono le confidenze reciproche che a letto ci facemmo io in mia cugina… della quale magari un giorno vi parlerò in maniera più approfondita visto che a differenza mia lei è stata sempre sveglia, fin troppo.

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