La ragazza della campanula

Avete mai visto un prato di montagna? Ci sono prati ben curati, dove l'erba è tagliata e raccolta con molta fatica da uomini e donne abituate al lavoro duro, e prati selvatici, dove l'erba cresce fino a interrompere la vista. Un muro verde e giallo, che nasconde, che protegge. Chi si siede tra questa erba è isolato, i rumori ovattati. Ci si può sdraiare e osservare le nuvole che percorrono il cielo blu mare, come barchette impazzite.

Respirare l'aria fresca e pura. Sorridere agli insetti che attraversano il tuo spazio in cerca di un fiore dove posarsi.
Per sentirsi veramente inseriti in questa magia, è necessario togliersi di dosso ogni nostra maschera. Essere nudi, nella natura.
Giorgio era un naturista convinto. Amava stare nudo in casa, accogliere nudo gli amici più intimi con cui condivideva questa gioia, guardare la televisione o affannarsi ai suoi hobby nudo. Non raramente chiudeva a chiave il proprio ufficio, giustificandosi con l'eccessivo lavoro o con una telefonata importante, e si spogliava.

Stava nudo alla scrivania, per qualche minuto. Poi si rivestiva. Riapriva l'ufficio e accoglieva i colleghi con uno spirito diverso. Allegro e leggero.
La giornata era ideale, sebbene un po' fresca. Giorgio aveva deciso di uscire dalla città di buon ora e recarsi al nord, verso le montagne. Aveva consultato su internet diverse mappe e aveva scelto il sentiero meno battuto. Si era inerpicato solo, tra faggeti e boschi secolari. Poche le case, pochissimi i segni dell'uomo.

Ammirava gli alberi, odorava i fiori, guardava dall'alto le formiche occupatissime nei loro maneggi e le sorrideva con un gigante buono.
Raggiunse un prato molto ampio, con erba molto alta, e decise di uscire dal sentiero e di inerpicarsi per diverse decine di metri. L'erba altissima copriva la visuale e lo nascondeva agli occhi di eventuali curiosi. Trovò una piccola zona piana, appoggiò lo zaino, stese la coperta, si spogliò completamente, e si sdraiò a godere del sole e dell'aria.

Si addormentò. I minuti passavano veloci. Si risvegliò e, nel silenzio della natura, prese a fischiettare imitando gli uccellini di passaggio.
Ma, ecco! Un leggero rumore lo turbò. Smise di fischiettare. Sembrava un fruscio. Nulla. Sarà stata una lucertola? Speriamo non sia una biscia. Riprese il motivetto canoro, fringuellando e pettirossando con vigore. Si sentiva un generale a capo di un esercito di passeracei.
Ancora il fruscio, forte, verso destra. Al suo fianco.

Si bloccò, terrorizzato. Voltò il viso e vide una ragazza. Una contadinella. Avrà avuto 20 anni. Era bloccata dallo stupore e dallo spavento. Un uomo nudo, di mezza età, nudo completamente proprio nel prato dove lei amava camminare e sdraiarsi. Anche lei, come Giorgio, per vedere le nuvole. Voleva scappare. Doveva scappare. Anzi, doveva urlare e fuggire, per correre a casa e denunciare quel depravato nudo che si mostrava alle ragazzine senza vergogna. Quel maiale con quella pelle scurita dal sole, e i peli del petto irsuti.

E poi… quel coso in basso. Flaccidamente e mollemente adagiato lungo il bacino. Ne aveva visti altri di peni, Marianna. Tre anni fa aveva avuto un fidanzato, per pochi mesi. Aveva scoperto il sesso con lui, ma non si era mai eccitata troppo. Forse paura delle prime volte? Ogni tanto si collegava in rete e, sola, si masturbava vedendo qualche filmato pornografico. E sognava di far sesso, finalmente, con un uomo vero. Ne aveva grande voglia.

Lo sognava involontariamente di notte, eccitandosi e bagnandosi, e volontariamente di giorno immaginando situazioni surreali. E questa era una situazione surreale. Marianna doveva fuggire, ed invece rimase.
Si avvicinò al pene e ne accarezzo l'asta molle con la sua mano, magra e timida. Accarezzò l'intera lunghezza con la mano aperta, dai testicoli alla punta. Poi chiuse la manina attorno alla circonferenza rosea che evidentemente si gonfiava di desiderio ed eccitazione. Masturbò in silenzio quel pene che, eccitato, mostrava tutto il suo desiderio e la sua capacità orgasmica.

Munse il pene, come spesso faceva quando mungeva il latte alle vacche dell'alpeggio. Poi si alzò, di fronte a Giorgio. E si spogliò completamente. Nuda.
Marianna aveva un seno medio, ma con capezzoli lunghi e scuri, circondati da un'areola piccola e turgida. Sapeva di non essere bella, ma Giorgio in cuor suo non aveva mai visto una ragazza così attraente e sexy. Anche se era una contadina, questa ragazza giovane e fresca emanava un profumo di bellezza molto intenso.

Il suo pube era peloso, e tra i peli Giorgio indovinava la fessura del piacere.
Marianna si sedette su Giorgio, sopra le sue coscie. Prese il pene in mano e lo accarezzò lentamente, passando leggermente le unghie sulla pelle tenera. Stringendo le dita, lo masturbò ritmicamente, guadando Giorgio negli occhi. Poi sollevò il busto e si portò sul pene. Appoggiò il pene alle sue dolci labbra vaginali, bagnatissime per la sorpresa e l'eccitazione del proibito.

E si lasciò cadere lentamente su quell'asta sconosciuta, sentendosi riempita di quella carne dura e calda.
Giorgio abbandonò la testa alle sensazione e con lo sguardo cercava le nuvole in cielo, mentre sentiva il suo pene avvolto nelle carni umide ed accoglienti di Marianna. La ragazza iniziò a muoversi, spostando il bacino su e giù, su e giù, ritmicamente, assaporando ogni centimetro di quel movimento. Mise una mano tra le coscie, e appoggiò un dito al pene di Giorgio, godendo con il polpastrello il punto di contatto tra pene e vagina, tra asta e labbra.

Si stava eccitando come mai nel passato. E anche Giorgio non era da meno.
Marianna si alzò, e con gli occhi quasi in lacrime per la voglia di sesso, si mise a pecora, allargando le gambe e mostrando la fessura del piacere. Giorgio si mise in ginocchio e di colpo la penetrò vaginalmente. Mettendo le mani sul fianco di Marianna, iniziò a penetrarla con forza quasi brutale, colpendola con colpi di anca in cui sfogava il piacere a****lesco che lo stava possedendo.

Marianna era molto più giovane, e ricordava a Giorgio tutto il suo passato, quando da adolescente e da ragazzo usciva con gli amici e progettava grandi cose per la sua vita. Ora era più che adulto e la vita pareva fosse sfuggita di mano. Perciò istintivamente penetrava quelle carni con insistenza, come a riappropriarsi della giovinezza che fu. Il pene entrava ed usciva dalla vagina con ritmo cadenzato, vedeva l'asta umidiccia di umori femminili scomparire e ricomparire.

Sentiva la punta penetrare, penetrare, penetrare, penetrare.
Si chinò sulla schiena di Marianna e prese ad accarezzare e a mungere i suoi seni che oscillavano verso il basso. Ne strizzò i capezzoli. E il pene penetrava con forza.
Giorgio sentì il liquido seminale venire fuori, sentì il pene indurirsi ancora di più, sentì l'anca colpire il sedere di Marianna nel tentativo di penetrarla ancora più all'interno. Sentì Marianna ansimare fortemente, quasi lamentarsi, anzi… Marianna godeva con forza.

Ma le sue orecchie erano ovattate per la pressione dell'eccitazione. E Giorgio si accorse soltanto che lo sperma esplose nella vagina, con forza, copioso ed abbondante. Continuò a penetrarla in modo che ogni spermatozoo fosse spinto più a fondo possibile nella vagina. E la penetrò finchè il pene non riuscì più a sopportare la frizione. Rimase immobile col pene flaccido nella vagina di Marianna. Poi spostandosi leggermente, il pene scivolò fuori, portandosi dietro molto sperma liquido che colò sul pelo e sui fianchi di Marianna.

Giorgio cadde all'indietro spossato e senza forze. Chiuse gli occhi. Non seppe quanto tempo. Forse si addormentò.
Quando aprì gli occhi Marianna era scomparsa. Al suo fianco vi era adagiato un fiore di campanula. Marianna conosceva il significato del fiore: “sottomissione”. Giorgio fu eccitato dal messaggio. La cercò, anche se non conosceva il nome della contadinella. Chiese informazioni presso le baite della zona. Qualcuno disse che una ragazza simile a quella descritta da Giorgio viveva in una valle attigua.

Ma era ormai sera tarda. Giorgio tornò in città. E da allora con la forte speranza nel cuore, Giorgio ogni volta che ha tempo libero ripercorre i sentieri con la fiducia di incontrare ancora la ragazza della campanula.

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