Fantasie troppo reali

Ne avevano fantasticato spesso e per lungo tempo. All’inizio era il pensiero di aggiungere un terzo alla meravigliosa coppia che sono, un ragazzo, un uomo, un membro che facesse sentire lei, bella e vorace, piena di sesso oltre ogni limite immaginato. Le fantasie avevano preso corpo in un annuncio, da cui erano nati i primi contatti, le prime proposte. Nelle notti in cui la passione li avvolgeva ed i loro corpi si fondevano, lui giocava a stuzzicarla facendola ripensare ai falli che aveva osservato sul sito, scartandone molti, approvandone alcuni, sognandone segretamente qualcuno.

Le parole di lui in quei frangenti frustavano la sua mente, facendole socchiudere gli occhi e mordere le labbra ed in pochi istanti il suo respiro si frammentava in gemiti eccitati e voluttuosi.
Il gioco continuava, senza mai divenire un programma concreto; si susseguivano i pretendenti come i motivi per non dar loro attenzione. Poi arrivò lui, un ragazzo 28enne della stessa città in cui lei lavorava, non era particolarmente aitante né incredibilmente dotato, ma stranamente, per quel mondo, garbato e comprensivo.

Questo la colpì, spingendola ad aprirsi, a confidare le paure e le incertezze rimanendo sempre piacevolmente sorpresa dalla naturale gentilezza delle risposte.
Fu quella la svolta. In quei giorni, lui, forse per eccitazione, forse per provocarla, a bruciapelo le disse :
“Perché non vai a berci una birra, ci chiacchieri un po’ … poi se la situazione non ti dispiace.. gli fai un pompino”
Si aspettava una risposta sconvolta, piccata, ma sulla chat in cui, quasi ogni sera da qualche settimana, giocavano con le loro fantasie comparve : “ Solo un pompino…?”
Improvvisamente lui, da sempre geloso e possessivo, si trovò catapultato in una dimensione mentale nuova ed inattesa.

Immaginare la sua donna posseduta da un grosso cazzo, usata, umiliata come forse lui non era in grado di fare, era diventato assurdamente eccitante. Improvvisamente la loro fantasia a tre divenne un gioco diverso, con lei sedotta ed usata da uno sconosciuto, che condivideva a distanza il suo devastante piacere con lui.
Ma il passo non poteva certo essere così semplice. Il 28enne garbato alla fine si rivelò troppo garbato, in definitiva inconcludente, venne quindi lo studente, superdotato, dominante e sempre infoiato, ma anche lui, non la convinse, eccessivo ed aggressivo finì con lo spaventarla, giunse quindi il turno del carabiniere 30enne, iperdotato e brillante, ma quando provò a chiamarla ripetutamente su cellulare si rivelò invadente e non completamente affidabile.

Con lui questa seconda fase del gioco sembrava destinata a tramontare una volta per tutte; la fantasia era una cosa, ma la realtà sembrava per lei un passo troppo grande … ma si sa anche da un tizzone quasi spento può divampare un incendio.
E così una sera, lui a cinquecento km di distanza, lei a casa, a riposo dopo un turno di notte particolarmente faticoso, quando cominciarono a provocarsi vicendevolmente sulla chat, come spesso facevano, la voglia sopita per giorni, settimane, nuovamente divampò.

Quella sera lei sarebbe uscita con alcuni amici, e lui decise che era ora di cambiare le regole del gioco. Gestendo la conversazione in maniera casuale si fece comunicare i programmi per la serata “ Aperitivo lungo alla Portizza , poi magari facciamo un salto al Kodiak, che mettono bella musica”
Era perfetto! Le avrebbe lasciato le prime ore della serata per carburare e disinibirsi un po’, poi avrebbe fatto shittare la trappola.

Mentre lei si preparava, lui in un’altra parte d’Italia, riprese contatto con l’unico dei pretendenti che poteva essere perfetto per lo scopo: lo studente.
Il giovane stallone, come previsto, non deluse mettendosi completamente a disposizione e garantendo di eseguire le istruzioni alla lettera. Nel frattempo non mancavano le provocazioni “Secondo me non hai il coraggio di uscire senza slip” gli scrisse lui “ e perché mai dovrei?!” fu la risposta, cui seguì “Ecco, non hai mai il coraggio di fare qualcosa di folle e imprevedibile”.

“Ah beh se sei convinto …” concluse quello spezzone di chat.
Alle 22 circa l’aperitivo “lungo” si stava concludendo. Qualche americano aveva arrossato le guance di lei, dando al suo bellissimo viso un’aria sfrontata e sbarazzina, reso guizzanti i suoi occhi magnetici e riscaldato il suo corpo, tornito e slanciato, avvolto per quella sera in un abitino grigio che solleticava lo sguardo.
Lei inconsapevole di tutto aggiornò lui degli spostamenti “Amore andiamo al Kodiak, beviamo l’ultima, non ti preoccupare torno presto”.

L’informazione venne prontamente inoltrata.
E così circa una mezz’ora più tardi, mentre lei, entrata da poco nel locale, guadagnava tra la folla, la via della toilette, si sentì afferrare con delicatezza per un braccio. Si voltò con espressione interlocutoria, squadrò il ragazzo che l’aveva fermata, già pronta a liberarsene, come spesso le capitava di dover fare, ma esitò un istante. Quel viso , le sembrava familiare, fece quindi scorrere rapidamente lo sguardo sul corpo del ragazzo biondo, alto circa 1 metro e 85, tutto sommato ben piazzato e vestito alla moda, mentre completava l’ispezione non poté fare a meno di notare l’ingombrante prominenza in zona inguinale.

Lui interruppe il flusso dei suoi pensieri, porgendole un cocktail rosso rubino e disse “ Ciao Mary, mi riconosci? Sono Studente, ma direi che puoi chiamarmi Marco … Questo Americano te lo manda il tuo ragazzo!”
Per un istante il cuore di lei sembrò fermarsi, la folla del locale pareva muoversi al rallentatore e quasi dissolversi, un brivido di agitazione le corse lungo la schiena, ma si dissolse nell’alcool già bevuto quella sera, trasformandosi in una calda carezza che scivolò tra i suoi seni, lungo il suo ventre, fino all’inguine a perdersi nel suo sesso.

Irretita da quella strana situazione, timidamente mosse la mano verso quel bicchiere invitante e minaccioso al tempo stesso. Mentre lo afferrava le sue dita sfiorarono quelle del ragazzo. Una nuova corrente elettrica sprigionò dal quel contatto, seguendo il medesimo percorso della carezza appena percepita. Lei deglutì, con difficoltà, poi sorrise, con una malizia di cui solo allora si scopriva capace e disse “ Grazie, molto piacere! … ora capisco perché mi aveva detto di non indossare gli slip!”.

Lui , sorridendo strafottente e sicuro di sé : “E tu hai ubbidito?”
Ancora con immensa malizia, mentre avvicinava le labbra alla cannuccia mormorò “Penso dovrai fare del tuo meglio per scoprirlo!” e nel mentre gli voltava le spalle dirigendosi verso il bancone del locale.
Sorseggiava il suo drink, vorace, quasi in trance per il susseguirsi di stati d’animo contrastanti legati alla piega presa da quella serata, eccitazione, paura, smania, ansia, desiderio, mentre schivava le persone festose attorno a lei, poi si attardò in attesa che un gruppetto le lasciasse strada e fu in quel momento che una mano si adagiò garbatamente sul suo fianco, mentre percepiva un corpo che si appoggiava dietro di lei.

Mentre la mano scorreva solleticante attorno al punto del primo contatto, avvertì sulle natiche la pressione di qualcosa di grosso e già duro; in un lampo sembrò che il fuoco di quell’americano, forte più del solito, si riversasse ovunque nel suo corpo, rivide la prominenza evidenziata da quel jeans attillato, la sua mente scorse le immagini oscene che lui le aveva inviato, immagini che mostravano tutta la possanza di quel membro, che ora sembrava volere strappare ogni tessuto per raggiungerla.

Quasi senza rendersene conto , spinse in un movimento rotatorio il bacino all’indietro, rendendo completo quel contatto, rendendo piena la sensazione di quel cazzo, già eccitato per lei, tra le sue natiche, mentre una voce le sussurrava : “No, io qui l’elastico dello slip non lo sento.. e magari sei già un po’eccitata, il tuo ragazzo me l’ha detto che sei un po’ porcellina!”
Effettivamente quella carezza calda si era trasformata in un fuoco dirompente che dal basso del suo ventre sprigionava fiammate su dritto fino alla sua mente, ormai sempre più complice di quel gioco tanto perverso quanto eccitante.

In un lampo di lucidità prese il cellulare, voleva conferme, magari era tutto un malinteso, ma quando lo schermo si illuminò, con un sorriso frastornato lesse il messaggio di lui “ Divertiti! Ma voglio le foto.. e chiamami quando godi!”
Stava succedendo davvero, ed in realtà proprio come aveva sempre fantasticato accadesse, in maniera non programmata, inattesa, conturbante; si sentiva ricolma di eccitazione, anche se ancora titubante sul da farsi, ma mentre affrontava il labirinto della sua mente, si rese conto che il suo bacino stava continuando ad agitarsi sinuoso sul pacco di lui, il bordo del vestitino era risalito un po’ mostrando centimetri nuovi della sua pelle, mentre la verga ormai turgida di lui, pur contenuta dagli strati soprastanti , premeva direttamente sul suo buchino.

Il suo corpo pareva aver già deciso ed in quello la voce di lui frantumò ogni resistenza residua “Finisci l’americano e saluta i tuoi amici, vado a prendere la macchina e ci vediamo fuori”
Un istante dopo la pressione tra le sue natiche svanì, lei come un automa riabbasso il bordo del vestito, si guardò attorno, sperando che occhi indiscreti non avessero registrato quella scena, ma non scorse nessun viso conosciuto, recuperò meccanicamente la giacca, ma optò per un messaggio di saluto ai suoi compagni di serata, altrimenti le avrebbero letto in faccia tutto quello che le stava attraversando la mente.

Spalancò la porta del locale, l’aria fredda della sera la fece rabbrividire, riaccendendo la sua mente e quasi facendola tornare indietro, ma una coppia di fari di un’ Audi a6 già la invitavano ad avvicinarsi, oltre quei fari, il solito sorriso sicuro e strafottente.
Appena chiuso lo sportello la macchina shitto in avanti, la guida decisa ma sicura di lui, le ricordò quella del suo uomo, mettendola stranamente a suo agio, ciononostante si strinse, senza parlare, all’angolo opposto rispetto al guidatore.

Dopo qualche secondo, mentre l’auto si impegnava in stradine appena fuori dal centro, sempre più tranquille, fu lui a rompere il silenzio “Bene la serata?”. “Sì carina, anche se non sta andando come immaginavo..,. ” Lui non si lasciò sfuggire l’occasione “Beh, sono convinto di poterla far andare meglio di come ti aspettavi”. Nessuna risposta, ma lui non si perse d’animo, e sornione disse “ Sai , so di non aver fatto ancora del mio meglio … “ e mentre pronunciava queste parole , tolse la mano destra dal cambio , appoggiandola sul ginocchio di lei “ ma vorrei proprio scoprire …” la mano inizio a scorrere lungo la gamba , un tremito del muscolo, un movimento accennato, ma nessun allontanamento “ se l’impressione che tu non abbia le mutandine “ la mano raggiunse l’interno coscia, gli occhi di lei si strinsero, mentre i suoi denti affondavano piano nel suo labbro inferiore e le mani artigliavano il bordo del sedile
“ era corretta …!”
Mentre pronunciava queste ultime parole, con tono divertito e trionfante, le sue dita raggiungevano il calore del sesso di lei, trovandola già fradicia, mentre un gemito le rompeva il respiro.

La macchina aveva guadagnato la prima periferia e le dita sapienti di lui divaricavano le sue grandi labbra, affondando in lei, provocandole nuovi gemiti , suadenti e sempre più convinti, poi , dopo una svolta la macchina si arrestò , attorno il buio, in lontananza qualche luce si rifletteva sul mare.
Lui sfilò la mano destra dal suo sesso, se la portò al naso inspirando, poi sorrise e commentò “Sì sei proprio una gran porca… “ mentre porgeva le due dita umide di umori a lei da leccare.

Lei ripulì avidamente , mentre l’odore ed il sapore della perversione cancellavano l’ultimo barlume di lucida resistenza.
La mano destra tornò sul quadro, spense il motore, quindi scivolò sulla patta, liberando in pochi istanti la sua nerchia, turgida ed enorme. Lei senza accorgersene si umettò le labbra, i suoi occhi non si scostavano da quella cappella violacea ed oscenamente larga. Poi la mano di lui si insinuò tra i suoi ricci , afferrandole in maniera decisa, ma non violenta , la nuca, ed attirando la sua bocca verso il suo cazzo.

Lei sentì l’odore di quel membro imponente farsi più forte nelle sue narici e vorace spalancò la bocca. Un istante dopo lui stava pompando il suo cazzo nella gola di lei, l’asta riluceva della saliva, lei quasi si sentiva soffocare, ma l’eccitazione di quel trattamento brutale e inatteso le piaceva a tal punto da rendere trascurabile quella sensazione.
“Dai fammi vedere quanto sei porca Mary.. “ La apostrofò lui “Ti piace sentirti un po’ troia eh?!” Un mugolio di approvazione suggellò quella domanda, mentre la testa continuava in un forsennato su e giù.

Ormai lui non aveva più bisogno di accompagnare la sua testa con la mano, pertanto la fece scorrere nuovamente lungo il corpo di lei , che intanto si era messa in ginocchio sul sedile del passeggero per poter succhiare meglio, lasciando così il culetto indifeso.
Fu lei però a fermarlo, staccandosi dal suo cazzo: “Aspetta!” Lui la guardò sorpreso. “Prendi il mio cell nella borsa, devi fotografarmi mentre te lo succhio … sono i patti!”.

Lui sorrise entusiasta e mentre raggiungeva la borsa sentiva nuovamente il caldo abbraccio della bocca di lei sul suo cazzo. Un primo flash e con tono provocante mostrò il risultato a lei , che vedendosi con la bocca oscenamente riempita da quel membro, non trattene un gemito di pura e perversa eccitazione. Mentre i byte della foto attraversavano l’Italia per giungere sul cellulare di lui, la mano di Marco aveva ripreso il suo percorso, solcò le natiche di lei andando a cercare la fornace umida del suo piacere, ma giusto per il tempo di intingere le dita in quei succhi abbondanti, per poi tornare indietro e cominciare a titillare il buchino.

Lei , senza smettere di succhiare, spostò lo sguardo su di lui, incontrando nuovamente quel sorriso strafottente. “Che c’è troia?! Pensi che non sappia quanto ti piace nel culo?! Ho ricevuto istruzioni precise di sfondartelo per bene questa sera … e non ho intenzione di deludere il tuo uomo!”
Un nuovo gemito, misto di un vago dolore ed un enorme piacere, accompagnò l’ingresso di quelle due dita nelle sue viscere. La dilatazione, prosegui per tappe forzate, e nel giro di un paio di minuti erano quattro le dita ad fare dentro e fuori da quell’ano ormai già dilatato, costringendola alla seconda sosta dalla suzione da quando tutto era cominciato.

Mentre lui la stantuffava deciso, lei ansimante si piegò sulle braccia, appoggiando la testa sulle cosce di lui , e ad assecondando vogliosa ogni spinta con le anche.
“Allora troietta, vuoi che la mano te la infili prima o dopo averti piantato il mio cazzo in questo bel culetto?”
Normalmente un approccio così violento l’avrebbe fatta ritrarre, ma tutto quello che si ritrovò a dire fu “Scopami, scopami adesso … scopami !”. La risposta immediata ed istintiva di lei venne commentata “Ottima idea, così ho tempo di ricaricarmi mentre ti infilo il braccio in culo più tardi.. brava!”

Lei mugolò mentre le mani di lui la afferravano saldamente sui fianchi, spingendola con decisione verso i sedili posteriori, dove lei si accucciò a pecora col culo oscenamente esposto , in attesa.

“Brava la mia cagnolina” La apostrofò lui “ aspetta che ti faccio un’altra foto da mandargli, così sa come sto per incularti!” Ed un'altra volta il flash illuminò l’abitacolo dell’Audi. Pochi istanti dopo lei riconobbe la lingua di lui scorrere lungo il solco tra le sue natiche, scendere, veloce ed invadente, sino a giungere a quel buchino ormai già palpitante ed insinuarvisi, senza esitazione. Mentre le sue anche quasi inconsciamente continuavano a danzare al ritmo scandito da quella lingua, le dita di lui riguadagnarono la via del suo sesso, sempre più grondante, e così lei si trovò di nuovo a gemere, mentre il suo clitoride veniva strofinato con decisione.

Si sentiva un oggetto di piacere e la cosa le mandava stilettate di pura eccitazione dritte al centro del cervello, facendole spingere sempre più in fuori quel culetto voglioso.
Poi la lingua sparì e così fecero le dita, lei con il viso affondato nel sedile scuro dell’auto percepì il movimento attorno a se, dietro di se, lui, indossato il preservativo e presa lei saldamente per le spalle, appoggiò la sua immensa cappella su quel buco, ormai dilatato ed oscenamente lubrificato.

Lei, ancora una volta, emise un gemito. Lui, sempre strafottente, le chiese “ Sei pronta? Ora ti sfondo!”. Un gemito prolungato e voglioso fu l’unica risposta alla domanda.
La pressione sull’ano improvvisamente aumentò e nonostante il suo allenamento, una stilla di dolore le attraversò la schiena, che si inarcò felina, iniettandosi direttamente nel cervello. Lui inclemente non interruppe la spinta, pochi millimetri ancora e quella enorme cappella sarebbe entrata completamente. Il respiro di lei si era praticamente fermato, inconsapevolmente cercava di allontanarsi da quella verga invadente, ma le mani di lui, saldamente avvinghiate alle sue spalle, la tiravano nell’unica direzione possibile.

Improvvisamente il dolore si tramutò in un totalizzante senso di pienezza e il respiro soffocato in gola esplose in un liberatorio urlo “ Aahhhh sìììììììììì”. Era dentro.
Un istante dopo lui la stava cavalcando con foga, affondando nelle sue viscere quella nerchia imponente, sempre più velocemente e sempre più a fondo. L’urlo primordiale di lei si fuse in un crescendo di gemiti, profondi e gutturali, dimostrazione inequivocabile che il trattamento era di suo gradimento.

Lo sciabordio delle sue palle che ad ogni colpo sbattevano contro il sesso bagnato di lei, l’umido rumore dei corpi sudati avvinghiati in un ritmo incessante, i gemiti rotti dall’affanno erano la perversa colonna sonora di quell’abitacolo. Lui, da dietro le infilava le dita in bocca, che lei mordeva e succhiava. Un flash. Poi si ergeva dietro di lei, aumentava il ritmo , finché lei non piegava la testa in basso urlante. Un flash.

Poi riducendolo nuovamente, si allungava verso il cruscotto e vi appoggiava il cellulare per una serie di autoshitti: la visione di lui da dietro che affondava sino alle palle il suo cazzo in quel culo meraviglioso.
“Ti piace nel culo eh?!”
“Sì cazzo, mi stai sfondando!”
Galvanizzato dalla porcaggine di lei, una volta di più aumento il ritmo; il culo di lei oscenamente largo ormai, scorreva sull’asta sino in fondo ad una velocità frenetica ed improvvisamente nuovamente lei ruppe il silenzio con un verso ferino, ma più singhiozzante delle volte precedenti.

Con la faccia stravolta, si girò verso di lui e a fatica articolò “ pass…. a… mi …. Il …. ce…. ll …”. Lui, sudato e paonazzo, senza nemmeno rallentare eseguì. Dopo qualche secondo alla colonna sonora dell’abitacolo si aggiunse il suono dei tasti dell’apparecchio di lei, cui seguì il suono di linea libera. Pochi secondi dopo dall’altoparlante la voce rotta dall’eccitazione di lui “ Amore..? Come va?”
Lei raccolse le sue forze residue “Am….

or…..e” Articolò con voce rotta dai gemiti e dai colpi decisi, impartiti dietro di lei “mi …. St…a. .. sfon…dandooo..oooooo”
“Ti sta aprendo il culo,,,?”
A fatica lei rispose “oh…. Sì… è gros…sooooo …ahhh”
“Da quello che sento non ti dispiace affatto…”
Solo un tappeto di mugolii distorti fece da contraltare a questa affermazione. Poi improvvisamente, mentre la cadenza dei rumori nell’abitacolo aumentava esponenzialmente, un nuovo urlo a****lesco frantumò il silenzio ….. “aaaahhhh…hhhhhhhhh … go…..dooooooooooo…….

st….. oooo … goooo…den…..doooo”
Eccitato e divertito lui “ Amore.. sei proprio una porca lo sai?!”
Fece eco lo stallone, che senza fermarsi , rincarò “Dai diglielo…. Diglielo che godi a farti sfondare il culo ..troia!”
In un ruggito , privo di ogni residuo di pudore lei confessò “aahhhhhh…sì…. God…oooo… sono …. uuuu…naaaa.. troiaaaahhh…. Sfonda…,mi..ancoraaaaa”
Gli istanti che seguirono furono puro delirio. Lui le strinse una mano attorno al collo, l’altra prepotentemente le invadeva la bocca, la stessa che aveva accolto il suo cazzo, come il morso di un cavallo, quasi espressione della dominazione definitiva e nel frattempo il ritmo frenetico continuava.

Lei ormai incapace di articolare parole, sempre in collegamento col suo uomo, emetteva solo suoni lontanamente riconducibili alle vocali note.
All improvviso il rumore di corpi bagnati si arresto, la voce di lui, meno ferma del solito, intimò … “ora girati che finisco il lavoro” quindi un grugnito, a****lesco, volgare, totalizzante, infine, il silenzio con in sottofondo solo il respiro affannoso dei due.
Dopo qualche interminabile istante la voce di lei “Amore, scusa devo staccare per fare un’altra foto”
Il flash baluginò ancora una volta nell’abitacolo illuminando gli schizzi di denso sperma sul corpo di lei.

Alcuni le avevano raggiunto il viso , dandole un espressione più porca che mai , altri più abbondanti le avevano ricoperto i seni , mentre il suo addome risultava un lago di perverso piacere. Lei, calata nel ruolo, guardava maliziosa l’obiettivo del cellulare, giocando provocatoria con il seme aveva addosso. Con un dito raccolse un denso schizzo vicino all’ombelico, se lo portò alle labbra, sorridente, lo gusto’ e mentre il flash di nuovo congelava quel momento, sentenziò … “il mio ragazzo non è così buono… beh oltre ad averlo parecchio più piccolo del tuo…”, accompagnando la frase con una risatina.

Lui la osservava divertito mentre raccoglieva lo sperma che le era finito in faccia e portatoselo alla bocca, ingoiava … ed ingoiava … la scena lo intrigava non poco …
Poi, sollevando le gambe ed esponendo il culo esclamò “Gliene avevo promessa anche una del mio buchino bello allargato” Ed ancora il flash illuminò la notte. Ripreso possesso del cellulare iniziò ad inviare al suo uomo il materiale fin lì collezionato, nel frattempo quasi distrattamente, lui continuava a far correre le dita lungo i suoi fianchi, tra le sue grandi labbra fradice, sul suo ano, perversamente beante.

Un trillo del cellulare. Era lui. “ Hai goduto?” “Oh amore… da morire … hai visto le foto!” “ Si certo, un po’pochine… ma pur sempre apprezzate” …”eh vab…. Hey che fai “ domandò lei con tono di sorpresa, rivolta verso Marco, sentendo nuovamente il suo culo invaso.
Lo stallone, sornione come sempre, continuando a muovere la mano tra le sue natiche, le rispose “Beh … mi pare avessimo un accordo no?!… digli che tra poco gli mandiamo altre foto…tutt’altro che banali!”
“Amore che succede?!” Chiese lui dall’altro capo del telefono.

Mentre tre dita, nuovamente, iniziavano a perlustrare il retto di lei , la sua voce aggredita da gemiti incipienti, rassicurò “Cuore. …non ti preoccupare. Ora mi sa che devo riattaccare… la cosa si fa impegnativa …. ”

Mentre le dita rapidamente divenivano quattro, l’ennesimo gemito interruppe la comunicazione telefonica. Il flash baluginò torno ancora una volta ad illuminare l’abitacolo …
A centinaia di km di distanza comparve sullo schermo l’immagine del culo di lei, arrossato e grondante umori, e della mano di lui, di cui si poteva vedere solo il pollice.

Nella foto si poteva scorgere il suo viso, un filo di sperma tra i ricci e lo sguardo di chi non ha più nessun freno, mentre in mano stringeva una bottiglia di lubrificante con cui aiutava il suo bull a rendere quella notte la piu’ estrema di sempre.

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