Padrona Sonia (Mistress Sonia) 1

L’inizio

Erano appena passate le 15. 00 di un sabato pomeriggio piovoso, il cellulare del ragazzo che stava sdraiato sul letto squillò, un numero sconosciuto appariva sul display, rispose:

– pronto

– schiavo!!! Vieni subito a qusto indirizzo: via marco polo 15/g

– si – rispose il ragazzo quasi impossesato da quella voce sconosciuta

il giovane, non aveva più di trent’anni leggermente in sovvrappeso, capelli biondi corti e mal curati.

Si mise subito un paio di jeans e una meglietta comoda, raccolse portafoglio e chiavi della macchina e si diresse di gran velocità verso l’appartamento indicato dalla Padrona. In breve fu d’inanzi al condominio parcheggiò in uno dei pochi parcheggi liberi, e si diresse verso la sua destinazione. Arrivato davanti alla porta, si sistemò quel po che poteva e suonò il campanello. Nessuna rsiposta. Si disse, che scherzo era… Poi all’improvviso la porta si aprì:

– ciao schiavo

– ma – un brivido freddo colpì il giovane davanti a quella Signora

– cosa hai schiavo, mi hai riconosciuto?

– Si So…Sonia ma è uno scherzo? – lo schiavo era completamente teso e nervoso.

– Ti pare che sia vestita da scherzo? – disse ella sorridendo dolcemente

– No sei, E’ vestita da Padrona. – disse abbassando la testa

– Su entra schiavo, esclamò lei voltandosi

Quella ragazza, Sonia, non era altro che la cugina del ragazzo, la cugina tanto desiderata ed ammirata, Lei in qualche modo aveva capito l’indole del ragazzo, che a sua volta ignorava totalmente che la sua bella cugina fosse in realtà una Padrona.

Sonia era una ragazza alta oltre 175 centimetri, le curve leggermente maggiorate erano splendide, gli occhi di rara bellezza,e i capelli, il punto di maggior forza della ragazza, lunghi e castano scuro, mozzafiatanti i seni, era avvolta in un vestito di pelle nera con gonnellino cortissimo, e un ampio decoltè che lasciava intravedere quasi tutto il seno; ai piedi portava un paio di stivali neri con tacco vertiginoso.

Il ragazzo era completamente estasiato, ma allo stesso tempo bloccato sul pianerottolo.

– cosa fai li?

– ……

– hai paura? Su entra….

– Mi sc… scus… scusi….

– Tranquillo ma entra e chiudi la porta

Lo schiavo così fece, seguì la Padrona sino ad un salotto, molto spoglio sembrava quasi che non venisse usato abitualmente.

La Signora Sonia si sedette su un ampio divano nero e con un cenno fece avvicinare il cugino. Lui obbedì all’istante e si inginocchiò con lo sguardo basso.

– allora, dimmi come ti senti?

– Nervoso Signora

– E perché lo sei, mi conosci!

– Forse, forse è quello non mi aspettavo che tu, fossi Padrona.

– E non vuoi che io sia Padrona?

– Lo ho sempre desiderato Sonia

– E allora non avere paura

– Va bene Signora

– Sei curioso di sapere come ho fatto a capire che eri uno schiavo?

– Si Padrona non capisco proprio

– Ho letto alcuni annunci di questo fantasioso “slavebottle”, quelle bottiglie di plastica non mi erano nuove, e mi è venuto in mente quando eravamo piccoli e giocavamo a torturarci con le bottiglie.

– Ma, posso fare un’altra domanda?

– Certo parla pure

– Ma perché mi ha voluto qui?

– Be, ovvio, voglio che tu sia mio schiavo.

– Ma io, puoi trovarne di meglio…

– Come uomini forse si, ma come schiavo, con me ti spingerai molto lontano sono sicura.

– Farò di tutto per non deluderla.

Nella stanza scese un dolce silenzio, i due giovani si scambiarono dei fulgidi sguardi, per molti minuti, ad un certo punto la Padrona disse:

– allora schiavo, iniziamo?

– Certo Padrona

– Spogliati

– Si Padrona

Lo schiavo si alzò e cominciò a togliere la maglietta poi le scarpe e i pantaloni, rimase in mutande.

La Padrona seduta e appoggiata alle braccia osservava, con un dito fece segno di togliere anche l’intimo.

– in ginocchio

– si Padrona

– nudo come un verme

– si Padrona

– quanto hai sognato questo momento?

– Molto mia regina, molto….

La padrona osservava lo schiavo che a testa bassa cercava inutilmente di incrociare lo sguardo della dolce Sonia. Lei sorrideva soddisfatta, anch’ella come lo schiavo era felice della situazione creata.

– allora schiavo, che ne dici se iniziamo con qualcosa che ti piace?

– Come vuole Lei Signora

– Allora vai in cucina, in frigo ce una bottiglia di cocacola light, e me la servi come si deve!

– Si Signora

Lo schiavo si affrettò andò in cucina, apri il frigo, dove vi era solo quella bottiglia indicata dalla Padrona.

La prese e vide subito che sul tavolo vi era gia un vassoio con sopra un bicchiere, appoggiò la bottiglia e raccolse il vassoio e si diresse verso il salotto, si avvicinò al divano e si inginocchiò.

– devo dire che sei veloce

– grazie Padrona

– appoggia sul tavolino e versami un mezzo bicchiere di coca

– si Padrona

lo schiavo obbedì all’istante e versò nel bicchiere il frizzante liquido e lo porse, tenendolo sul palmo della mano, alla Padrona.

– bene schiavo, come mai lo hai tenuto sul palmo senza avvolgerlo con la mano?

– Per non riscaldare la coca – rispose il giovane.

– Però, hai mille attenzioni – disse ella sorpresa e soddisfatta.

La Donna bevette un paio di sorsi, sorridendo di tanto in tanto allo schiavo che stava in apprensione, aspettando qualche ordine.

Sorseggiò l’ultima parte della bibita ma invece di inghiottire la risputò nel bicchiere:

– ecco schiavo bevi!

– Grazie Padrona – e bevette d’un sol sorso

– Per oggi caro basta così, riporta tutto in cucina.

– Si Padrona

Lo schiavo eseguì celermente, e ritornò in salotto, ma la Padrona non c’era più.

Lui si mise in ginocchio e aspettò. Da li a dieci minuti la Signora ritornò:

– vestiti dai

– si Padrona

– vivi in affitto tu no?

– Si Padrona perché?

– Questo appartamento è mio e come vedi è vuoto, vorrei che tu venissi qui a vivere e pagassi a me l’affitto.

– Per me va bene, ma …

– Ma? Cosa schiavo

– E lei dove vive?

– A casa mia, verrò qui per delle sessioni senza comunicartelo

– Va bene Padrona

– Dovrai tenere la casa pulita ed in ordine, e magari visto che sei un buon lavoratore, potresti costruirmi un bel dungeon.

– Sarà un piacere

– Bene vattene.

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