Mia zia Paola

Era il 1973, tornavamo per le vacanze estive, in quel piccolo paese, ogni due o tre anni, (dove erano nati i miei). Avevo 19 anni e l’ultima volta eravamo tornati tre anni addietro.
Io andavo ad abitare dai miei nonni, in una grande casa con un bel giardino. In quella casa oltre a loro era rimasta mia zia Paola, allora aveva 52anni, bella, bruna, un po’ grassoccia, con due tettoni enormi e un culo monumentale.

Non si era sposata, non le piacevano quei quattro giovanotti del luogo, aspettava, il grande amore che l’aveva lasciata un po’ di anni prima.
Fin da ragazzo, le mie fantasie erotiche erano stuzzicate da lei, in qualche modo era stata l’oggetto della mia sessualità, il mio sogno erotico, Ma adesso molte cose erano cambiate.
Mia zia aveva ben capito che non ero più il suo ragazzino, e alcuni suoi atteggiamenti erano cambiati.

Stavolta non si era lasciata andare alle sue effusioni come gli anni precedenti. Mi aveva guardato con un certo sorriso, complimentandosi per lo sviluppo che avevo fatto, dicendomi che ero diventato un bel giovanotto.
La mia stanza era attigua alla sua. e i miei nonni dormivano al piano superiore. Durante la notte mi alzavo per andare in bagno passando davanti la sua stanza. Tenevamo le porte socchiuse per agevolare l’areazione perché il caldo era soffocante.

La luce lunare illuminava la stanza, e Lei dormiva indossando una leggera e trasparente vestaglia, che metteva in risalto il suo corpo. Rimasi ad osservarla e notavo il suo bel corpo avvolto da una leggera e corta vestaglia. Andai in bagno e trovai su uno sgabello il suo reggiseno e le sue mutande,notai le misure notevoli portava una ottava di tette e la 5 di mutandine. Un desiderio mi pervase, presi quella biancheria e cominciai ad odorarla bramosamente, quell’odore di figa e piscia mi eccitava e cominciai a masturbarmi, quando stavo per venire avvolsi il mio cazzo con le mutande riempendola di sborra.

Durante la giornata, spiarla nella sua intimità era diventata la mia unica occupazione. Con un libro in mano facendo finta di leggere la seguivo passo, passo.
Non mancava occasione che quando lavava i panni, mi avvicinavo con una scusa per vederle i le tettone che sembravano uscir fuori dalla camicia o mentre stendeva la biancheria su un muretto, sbirciavo sotto la sua veste per guardarle le cosce. Lei faceva finta di nulla ma mi guardava con un certo sorriso.

Dicendomi: – studia che devi laurearti.
Quando qualche volta uscivamo per fare spese, mi metteva sottobraccio e io facevo di tutto per farle sentire la mia mano sui suoi seni, lei mi lasciava fare, fino a quando non si staccava con una scusa, accorgendomi che dalla camicia i capezzoli le erano diventati duri e lei si metteva le braccia congiunte per nasconderli.
Una notte terribilmente afosa, non potendo dormire per il gran caldo, mi ero svegliato, decidendo di andare in giardino per trovare un po’ di refrigerio.

Mi sedetti su una sedia a fumare una sigaretta. Tornando a letto sentivo come dei sospiri affannosi che venivano dalla sua stanza. Senza far rumore mi soffermai a guardarla, dal piccolo spazio tra la porta e il muro. Uno spettacolo inatteso si presentò ai miei occhi.
Si era alzata la vestaglia, e aveva le gambe aperte stava a cosce larghe e con una mano si toccava la figa masturbandosi, con l’altra mano, si accarezzava una tetta tormentando il capezzolo si contorceva sul letto fino a quando un sospiro più forte del solito sanciva il suo orgasmo.

Andai a letto a farmi l’ennesima sega. L’indomani appena sveglio mentre lei era in bagno, andai a frugare nel suo letto, in mezzo alle lenzuola… non c’era nulla, aprii il cassetto del suo comodino e trovai avvolto in un fazzoletto un cetriolo che odorava di figa. Era chiaro che si masturbava con quell’ortaggio.
La mia fantasia cominciava a volare, volevo scopare mia zia, era diventata come una febbre, non capivo se era giusto o sbagliato, volevo quella donna, volevo toccarla, leccarla, chiavarla, la volevo e basta.

Nella casa di mia nonna c’era un enorme balcone che dava sulla via principale. durante la festa del paese, i vicini venivano lì, per affacciarsi e vedere sfilare la banda e le allegorie della festa. Il balcone in quell’ occasioni era pieno di persone.
Mia zia si affacciava , ma rimaneva dietro, tra la stanza e il balcone, per senso di ospitalità… dava spazio ai suoi vicini.
Anch’ io mi affacciai e mi mise dietro di lei, appoggiando il mento sopra la sua spalla e cingendole le braccia attorno alla vita, Lei sorrise, mettendo le sue mani sulle mie, che nell’abbraccio avevo volutamente posizionato sul suo addome, proprio sotto i seni, sentendo il gonfiore di quei meloni.

Non mi ero appoggiato, sentivo sui miei genitali la protuberanza del suo bel culo. E quel vestitino leggero era come se non esistesse. Avevo paura di una sua reazione, ma mia Zia stava ferma, Cominciai a muovermi lentamente, incoraggiato dalla sua apparente indifferenza, strusciandole il membro nelle natiche. Lei continuava ha tenere le sue mani sopra le mie, come se nulla fosse. Allora cominciai a stringerla un po’di più, per meglio appoggiarle il mio cazzo che era diventato duro.

Mi inebriava l’odore del suo corpo che usciva dal vestito scollato. le mia mani cercavano in qualche modo di toccare quei grossi seni fino a quando raggiunsi con le punta delle dita i suoi capezzoli. Lei incrociava le sue braccia sopra i seni per darmi la possibilità di toccarglieli.
Ero eccitatissimo il mio cazzo era appoggiato alle sue natiche e Lei sentiva quella pressione, ma stava ferma, allora osai un po’ di più.

Abbassai una mano e le alzi la veste accarezzandole il culo.
Continuai così per un po’ di minuti, fino a quanto mia zia cominciò a muoversi per liberarsi di quell’abbraccio. è andò via. Scappai subito al bagno per masturbarmi, eiaculai tutto il mio sperma sulle sue mutande che trovavo regolarmente sullo sgabello.
La mattina mi alzai un po’ più tardi
Lei era in giardino è stava facendo il bucato, (lavando dei panni) nella piletta.

Mi avvicinai e lei sorridendomi mi disse:
– hai fatto colazione?
– No! Ancora no.
– il caffè e sul tavolo
– grazie zia adesso ci vado.
Lei continuava a lavare i panni e in con quel movimento le sue grosse tettone dondolavano dentro la larga maglietta mostrando i capezzoli contornati da una meravigliosa aureola. Stavolta non aveva indossato il reggiseno
Quei meloni erano lì a pochi centimetri dai miei occhi.

Lei sfoderando un bel sorriso mi disse: mi aiuti a stendere i panni? E poi vai a fare colazione. Annuii un si, che mi ero uscito dalla bocca semiaperta.
Per stendere i panni bisognava salire su un muretto dove c’era un filo che fungeva da stendino.
L’aiutai a mettere la tinozza sul muretto, da dove lei salì, tramite tre gradini.
Mi sedetti a guardarla. Lei, si piegava per prendere i panni dalla tinozza e quando si piegava la veste le saliva sulle cosce, cosa che sapevo e avevo sperimentato.

Ma stavolta rimasi di sasso. Vide la veste salire fino alla fine delle cosce e invece delle solite mutande bianche… vidi la figa pelosa e grossa che in quella posizione semi aperta si mostrava in tutta la sua grandezza e tra i peli si intravedevano le labbra di color carne quelle parti intime che componevo la meravigliosa figa di mia Zia.
Eccitato come un a****le aspettavo che si allungasse per stendere sul filo i panni.

Nello sporgersi, la veste risaliva, mettendo a nudo le rotonde natiche, e si allargava le gambe per farmi vedere da dietro quella cosce, la figa e quel culo che mi stavano facendo impazzire.
Fini di stendere la biancheria e tornammo a casa come se nulla fosse successo. Dopo aver bevuto il caffè scappai in bagno, frugai nel cesto della biancheria sporca e trovai un paio di sue mutande. Erano sporchissime..di piscia e di culo e avvolgendole sulla cappella mi sparai una sega micidiale che mi svuotò completamente.

La sera arrivò dopo una calda giornata che passai tra il letto e il bagno. Mi sentivo stanco, forse per le seghe che mi avevo tirato, non avevo più la forza di camminare.
Mia zia era andata a fare delle commissioni non l’avevo vista nemmeno un minuto.
Era tornata e con mia nonna, cominciarono a preparare la cena perché venivano i nostri parenti a mangiare da noi.
La parentela era arrivata in massa, tutti avevamo preso posto in un grande tavolo.

Io mi ero seduto come sempre a lato di mia zia, nel conforto che in qualche modo potesse toccarla. Lei trafficava tra la tavola e la cucina era un via vieni continuo. E quando si alzava dal tavolo mi appoggiava la mano sulla gamba.
A tavola erano seduti sempre gli stessi parenti,che mi tartassavano con le solite domande..e con gli stessi discorsi.
Noi, seduti uno accanto all’altra, facevamo finta di ascoltare interessati.

Mia zia ogni tanto mi guardava e sorrideva… come per dire: – cazzate dicono solo cazzate.
Io ogni tanto abbassavo la mano per toccarle la coscia da sotto la tovaglia. Ma lei si scostava, sorridendomi muoveva la testa come per dire …stai calmo. Ogni tanto riprovavo .. fino a quando riuscii a mettere la mano sulla sua coscia. La nostra silenziosa trasgressiva complicità ci eccitava entrambi e anche senza parlare continuavamo in quel gioco erotico.

Lei si era messa ad ascoltare i discorsi (come interessata) con la mano le alzavo la veste fino alle mutande, Cominciando ad accarezzare l’interno coscia, arrivando con le dita fino all’inguine, (dove sentivo la stoffa delle mutande). Lei, con piccoli movimenti agevolava il gioco e appoggiando i le braccia sulla tavola copriva il mio braccio, (che ogni tanto tiravo fuori facendo finta di prendere qualcosa sul tavolo). Ritornavo con la mano in mezzo a quelle cosce e con la punta delle dita le toccavo la figa da sopra le mutande, sentendo che erano umide, cominciai a spostare le dita per ficcargli le dita nella figa, sentendo il caldo umido di quelle carne morbida,
Lei faceva finta di niente, neanche mi guardava, sembrando interessata ai vari discorsi.

Ma quando arrivavo alla figa si allargava lentamente le cosce per meglio farsi infilare le dita dentro. Dopo un po’ si alzò per tornare quasi subito. Nel sedersi prese una diversa posizione, girandosi un po’ di più verso me, mettendo le braccia sul tavolo a nascondere i miei movimenti. La mia mano scese tra le sue cosce grassocce e dure, con mio piacere, in quella posizione potevo infilarle meglio la mano in figa. Arrivai alla figa è non trovai le mutande (le aveva tolto quando si era allontanata).

Infilai un dito nel buco e lentamente cominciai a masturbarla. Ma ad un tratto si scostò e tirai fuor la mano. La sua faccia si era un po’ arrossata dall’eccitazione.
Ci alzammo tutti, per andarci a sedere in giardino, mia zia rimase in cucina a riordinare. Io rimasi con lei ad aiutarla.
Nello sparecchiare le varie posate, non perdevo occasione di strofinargli il mio cazzo addosso. Lei mi guardava in modo strano…Mentre stavo portando dei bicchieri sopra il lavabo vicino alla cucina, dove lei rassettava mi avvicinai un po’ di più, si girò è fissandomi con due occhi di fuoco mi appoggiò la sua mano sulla patta dei pantaloni stringendo il cazzo e dicendomi:
– te lo strappo,pezzo di bastardo! mi stai facendo fare delle cose che neanche immaginavo.

Sei un maiale, un porco. Ma ti farò vedere io…
In quella stretta avevo capito che il gioco stava prendendo una piega più forte, diversa. Quelle frasi mi avevano un po’ sconvolto specialmente la minaccia …“ ti farò vedere io…”
Come se nulla fosse successo, raggiungemmo gli altri a prendere un po’ di fresco. Il giardino era grande, ma non troppo illuminato. Davanti la veranda, sotto una lampada attaccata al muro, c’era un sedia a dondolo in vimini un tavolo e un’ altra sedia.

Mia zia si era seduta sulla dondolo, io di fronte, La luce della lampada la illuminava tutta, era bellissima. Nel suo viso intravedevo uno sguardo particolare che mi faceva eccitare di più. gli altri, si erano allontanati a passeggiare tra gli alberi.
La luce, illuminava mia zia che si dondolava lentamente e io la guardavo fissandola negli occhi. Aveva allargato un po’ le cosce alzandosi la veste, sicura che nessuno poteva vederci, si dondolava, mostrandomi la figa.

Fissandomi intensamente, con voce roca, mi disse:
-ti piace guardarmi le cosce?
Io annuivo un cenno con la testa che valeva un si.
– ti piace anche toccarmi? – e le mie tettone ti piacciono? -Ti piace anche sborrarmi sulle mutande sporche vero?
A quelle domande ripetevo in silenzio quei cenni. Si! Si! Si!
Lei stava giocando con me e le piaceva.
Si alzò dalla sedia dicendomi: -aspettami torno subito.
Dopo due minuti era già tornata, si avvicino e mi mise in mano una cosa,
-stringele.

odorale…
L’odore di figa non lavata mi entrò nel cervello…erano le sue mutande.
Tornò sul dondolo e cominciò a dondolarsi, allargandosi le cosce e mostrandomi tutta la sua figa. e con voce imperiosa disse:
-Adesso non andare in bagno a tirarti una sega. Stronzo! Rimani qui è guarda! Mi stai facendo fare la porca…
Si allargava le gambe più del solito e si infilò un dito dentro, lo tirò fuori velocemente, e alzandosi si avvicinò alla mia bocca mettendomi il dito in bocca, con voce rauca ed eccitata, mi disse: -Ecco assaggia la figa.

Mentre mi infilava il dito in bocca, pose la mano sui miei pantaloni tirandomi fuori il cazzo duro e delicatamente cominciò ad accarezzarlo sfoderando la mia cappella, togliendosi la mano dalla mia bocca se la porto sulla sua, riempendola di saliva, per poi poggiarla sul mio cazzo scoperto insalivandolo.. Con una risata si rimise a sedere e io ficcai subito il mio cazzo dentro i pantaloni. Era successo tutto in pochi secondi, scappai in bagno per dare fine a quel tormento con una sega micidiale.

Tornai in giardino i parenti erano andati via, e i miei nonni erano andati a letto.
Lei era lì, seduta sulla sedia dondolandosi lentamente. Mi guardò e con voce esaudente mi disse:
– sei andato a farti una sega?
Risposi con voce risoluta: -SI!
– E ti sei pulito sulle mie mutande sporche?
– SI|
-Era due giorni che pisciavo e non me la sciugavo,mi sono sditalinata e i miei umori odorosi sono tutte in quelle mutandine…
– Che sporcaccione che sei, mi sporchi sempre tutto…Vieni qua vicino a me, prendi la sedia e avvicinati…
Mi avvicinai, mettendo le mie ginocchia in mezzo alle sue.

Mi fissava con quei suoi occhi neri, lentamente senza parlare cominciò a sbottonarmi i pantaloni e la camicia. Tirò fuori Il mio cazzo che gocciolava ancora, Lei cominciò ad accarezzarlo lentamente. Avvicinandosi la sedia per mettersi in ginocchio. Tirò fuori le sue tettone, facendo scomparire il mio cazzo dentro, che era diventato duro. Quando riemergeva in mezzo a quei meloni, apriva la bocca e leccava la mia cappella, girando intorno al ghiande per poi succhiarlo avidamente, inghiottendolo tutto fino alla gola.

Alzandosi, mi poggiava le tette sul petto e mi infilava la lingua in bocca prepotentemente, afferrando con le labbra la mia che succhiava fino a farmi male. Finito questo primo trattamento si era alzata e mettendomi la figa in faccia mi coprì la testa con la sua veste. Infilai le mie mani e le cinsi le chiappone. L’odore di quella figa mi inebriava, Salivo la lingua dalla parte più bassa della figa fino alla fine dei peli le infilai due dita, continuando a masturbarla lentamente.

Cominciava a contorcersi sempre più aumentai il ritmo e con forza le ficcai tre dita allargandole la figa,raggiunsi con l’altra mano il culo, che gli umori della figa avevano bagnato. Infilai un dito nel culo e la masturbavo con tutte e due le mani. Leccandole la faccia le tettone tutto quello trovavo davanti la mia lingua. Venne come una troia, mentre godeva mi stringeva un braccio fino a farmi male, sentii i sussulti del suo orgasmo sulle mie mani e poi allentò la presa si appoggiò alla sedia e socchiuse gli occhi.

Durante la notte, aspettavo che quella porta si aprisse da un minuto all’altro. Ma passavano i minuti e non succedeva nulla. in tarda nottata sentii la porta aprirsi lentamente, arrivò sul mio letto mi tolse il lenzuolo di sopra si tolse la vestaglia dicendomi: – dovevo essere sicura che dormivano tutti. Adesso tocca a noi, non fare molto rumore e ascoltami in tutto quello che ti dico.
Si accovacciò sulla mia bocca allargandosi la figa pelosa,
-leccami tutta e fammi sentire la lingua dentro cominciai a leccare e a infilarle la lingua nella figa,
– adesso, apri la bocca leggermente,
aprii la bocca e sentii che le sue dita stavano prendendo il clitoride che mi mise in bocca.

-leccalo e succhialo piano.
Leccavo e succhiavo quel bottone, mentre i suoi umori mi riempivano la bocca, si piegò un pochino e si mise in bocca il mio cazzo.
-si è bello e grosso.
Ingoiava quel cazzo fino alla gola per riuscirlo e rimetterlo in bocca.
– Non venire, non venire, aspetta
Stavo scoppiando, non potevo continuare volevo sborrare.
Si alzo dalla mia bocca e si sedette sul mio cazzo, piegandosi mi mise i suoi capezzoli in bocca.

-succhiali, succhiali forte, uno alla volte, aggrappati con le mani alle mie tettone e leccale.
Le afferrai le mammellone e cominciai a succhiarle avidamente, lei si dimenava sul mio cazzo che entrava e usciva da quella figa calda, grossa e pelosa.
-Zia… sto venendo non ce la faccio più,
-aspetta,
si alzo dal mio cazzo e mi mise la figa sulla faccia,l'odore di quella figa sporca mi faceva ribollire il sangue…
-leccami il buco del culo ordino'.

con le dita le allargavo il buco del culo e infilavo la mia lingua che bruciava nello sfintere.
Mi fece alzare, si mise a pecora sul bordo del letto,il suo culone grosso e tondo apparve in tutta la sua maestosità
dicendomi:
– Mettilo nel culo, ma prima infilzami un po’ la figa, e quando me lo metti nel culo fai piano e mentre lo infili, acchiappami le tettone e strizzale forte.

Cominciai a chiavarle la figa aperta e grondante di umori, le presi i meloni e la mungevo come una vacca, tirai fuori il mio cazzo e lo appoggiai nel buco del culo, spinsi piano sentii lo sfintere stretto, stavo quasi venendo, ma mia zia mi aiutò appoggiandosi un po’ sul mio cazzo e dimenandosi se lo fece entrare tutto,
-adesso pompami forte, scopami il culo e vieni dentro lì puoi venire tranquillamente, pompavo quel culo sbattendo i miei coglioni sulla sua figa e con le sue tettone in mano.

Lei cominciò a farfugliare parole e mugulii, stò venendo dai continua.
Esplosi tutto il mio sperma in un orgasmo meraviglioso. Sentivo mia zia che si stringeva il culo e che ripeteva:- siiiiiiiiii vengo, vengo…sono la tua puttanona…
Alla mattina mi svegliai, con la bocca e e il cazzo che mi bruciava, mia zia era in cucina che preparava la colazione e disse..
-Ora basta tirarti seghe con le mie mutande…Ci pensero' io d'ora in poi…saro' la tua vacca da monta…
Che bello avere una zia cosi maiala e depravata.

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