IL FUNERALE DELLO ZIO

L'indomani, di buon mattino, cominciarono ad arrivare quei pochi parenti che avevano i miei zii, tra cui i miei genitori, venuti dal paese per rendere l'estremo saluto a colui che generosamente mi aveva ospitato a casa sua affinché potessi attendere agli studi universitari. Pensate: non mi avevano affittato una casa da solo o da condividere con altri studenti per paura che in città potessi darmi alla bella vita o frequentare cattive compagnie, ma non sapevano che io la “bella vita” la facevo ugualmente (anzi… al massimo!)tra le mura di quella casa e con quell'insospettabile porca ultrasessantenne della nostra parente.

Venne, dunque, celebrato il funerale (di cui, nella mia pagina su Xhamster, potete vedere una foto che ritrae la zia all'uscita dalla chiesa e che shittai con la mia inseparabile Polaroid). In quei momenti la zia si sforzava di mostrarsi addolorata, ma in realtà aveva in testa solo il futuro di sesso, piacere e libertà che l'aspettava insieme al sottoscritto giovane nipote. Durante la messa funebre, io stavo seduto accanto a lei ed il cazzo mi scoppiava letteralmente sentendo il corpo di quel donnone (di cui ormai conoscevo tutto, ma che non finiva mai di eccitarmi) attaccato al mio (dopo di lei, sulla stessa panca, sedevano mia madre e mio padre).

Tornati a casa dopo la sepoltura, i miei genitori dissero alla zia che non era più il caso che continuassi ad essere ospite in casa sua, visto che lo zio non c'era più e lei era giusto che restasse sola con il suo dolore, senza doversi preoccupare di pensare anche a me. Al che la zia prontamente rispose che era tutto il contrario, perché proprio in quei momenti di dolore e solitudine avrebbe avuto bisogno di avere in casa qualcuno che, in qualche modo, compensasse l'assenza dell'amato marito.

“Anzi – sottolineò – vostro figlio mi sarà di grande aiuto, soprattutto in questi primi giorni che non me la sento di uscire a fare la spesa ed a sbrigare le varie faccende, cose cui prevalentemente provvedeva la buonanima di mio marito. Quindi sono io che vi ringrazio se il ragazzo me lo lasciate qui! E penso proprio che lo zio, da lassù, sarà felice di non sapermi sola in casa”. I miei genitori ripresero, dunque, la via del ritorno, contenti che potessi continuare tranquillamente a stare a casa della zia per completare i miei studi: tutto avrebbero potuto immaginare fuorché le porcate peccaminose, invereconde ed aberranti che quell'anziana parente mi faceva fare con lei, neanche fosse la più sfrenata delle puttane.

Non appena i miei genitori e gli altri parenti andarono via ed eravamo ancora nella saletta d'ingresso dove li avevamo accompagnati alla porta, la zia mi abbraccio forte e mi baciò con la lingua, mentre con la mano infilata nella patta dei miei pantaloni mi agitava forsennatamente il cazzo. Ci togliemmo velocemente di dosso tutti quei vestiti a lutto gettandoli a terra dove prima capitava; ci sdraiammo su di essi e fottemmo ancora una volta come due a****li.

“Tanto – mi fece scherzosamente osservare la zia – anche se si sporcano con i nostri liquidi, c'è tutto il tempo per lavarli e farli asciugare prima di indossarli un'altra volta…!”. E' inutile dire che quella sera il cazzo glielo feci gustare fino alla follia. Nel culo, poi, glielo infilai fino alle palle, facendola urlare di un piacevolissimo dolore. Infine solenne e copiosa sborrata in bocca con ingoio. Era quella la prima volta che ci sentivamo ed eravamo effettivamente liberi, senza dover dare conto a nessuno.

In cuor mio ringraziavo e benedicevo la buonanima dello zio: se per tutta la vita non avesse represso sua moglie, a quest'ora la zia sarebbe stata una donna seriosa e tranquilla, con la cosiddetta “pace dei sensi” già raggiunta, come quasi tutte quelle della sua età. Ed invece si riprendeva da me (e con… gli interessi!) tutti i piaceri che il suo uomo le aveva fatto mancare.

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