Al bar…

Era la sera dedicata alla Champions League; come al solito, per vedere la partita del Milan su Mediaset Premium, io e mia moglie Nastya andammo al solito bar dove ci incontravamo con gli amici. Ci sedemmo ad un tavolino in fondo alla sala, tanto c’era lo schermo gigante, e ci gustammo la partita. O meglio: mi gustai la partita, perché Nastya appariva distratta e sop****nsiero. Durante l’intervallo si alzò per andare in bagno, poi si fermò a parlottare a lungo con Paolo, il barista, il quale ogni tanto ammiccava verso alcuni dei clienti e ghignava sotto i baffi.

Iniziò il secondo tempo. Mi accorsi che di tanto in tanto qualcuno dei presenti si girava verso di noi con un mezzo sorriso sul volto, fissava un attimo Nastya e poi tornava a guardare l’incontro; lei però ostentava indifferenza. Finì la partita, moltyi si alzarono e se ne andarono dopo aver pagato il conto, e pure io feci per imitarli, quando lei mi fermò: “Aspetta amore, voglio ancora una coppa di gelato. ” Mi disse.

Io, esitante, andai al banco ad ordinargliela e Paolo, con uno strano sorriso stampato in faccia, mi servì. Mentre lei, con ostentata lentezza, mangiava il suo gelato, ad uno ad uno i clienti lasciarono il bar; rimasero in sala solo in cinque, persone che di vista conoscevamo da tempo: Bernardo, un pensionato, due operai di trent’anni circa, Luca e Davide, un ragazzo negro che credo si chiamasse, o si facesse chiamare, Momò, goffo e grassoccio, ed un ragazzo appena ventenne di nome Sandro.

Oltre, naturalmente, al titolare del bar, Paolo, che mentre Nastya finiva la sua coppa di gelato andò a chiudere dall’interno la saracinesca del bar, di fatto chiudendo dentro tutti noi. “Ma che fa” dissi io, perplesso, “dobbiamo andare a casa…” “Non così in fretta…” ribatté mia moglie. Poi, rivolta al barista: “Paolo, per favore…”. Paolo si avvicinò al nostro tavolo: reggeva un calice da vino e una bottiglia di grappa, con la quale riempì completamente il calice, che porse a Nastya.

Lei lo prese tra le mani, mi guardò con quel suo sguardo dolcissimo e mi disse: “Mi ami tesoro?” “Certo che ti ami Nastya… ma cosa fai…?” La sua espressione mutò all’improvviso: “Sei uno stronzo, amore mio, un grandissimo stronzo!” Ora nei suoi occhi c’era sfida… bevve l’immensa porzione di grappa tutta d’un fiato, poi se ne versò altrettanta e trangugiò anche quella, facendo una smorfia per l’improvvisa ondata di calore che la bevanda le provocava in corpo.

Mi accorsi che tutti e sei gli uomini si erano fatti molto vicini al nostro tavolo… e con mia grande sorpresa Nastya iniziò a svestirsi. Uno dei ragazzi, credo Sandro, sussurrò: “Era l’ora!” ma Nastya non si curò di lui, e continuò a denudarsi con estrema indifferenza, come se stesse per andare sotto la doccia e fosse da sola, e non attorniata da uomini. Due di loro si erano aperti i pantaloni ed avevano estratto il pene, iniziando a massaggiarlo.

Nastya ora era nuda, completamente nuda, in piedi davanti a me. Gli altri non facevano nulla… aspettavano un segnale, era questa l’impressione che davano! Nastya mi fece alzare prendendomi per mano, poi avvicinò la sua bocca alla mia e mi diede un lieve bacio a fior di labbra, sussurrandomi: “Mi hai offerta al tuo amico Angelo, mi hai portata a casa sua e lasciata alla mercé dei suoi due amici… tutto per soddisfare le tue voglie di marito cornuto, per eccitarti sapendo me in mano a sconosciuti… Ma non hai mai pensato che la cosa alla fine potesse piacermi… volevi una moglie puttana… adesso ce l’hai!”.

Poi, con una spinta, mi costrinse a sedermi di nuovo e disse: “Goditi lo spettacolo… STRONZO!” Fece due passi per allontanarsi da me… i ragazzi fecero cerchio intorno a lei. Nastya, nuda, in piedi in mezzo a sei uomini… la sua pelle bianca e morbida, i suoi capelli lunghi, i suoi seni dolcissimi e carnosi, con i capezzolini induriti che guardavano leggermente all’esterno, il suo sedere rotondo e candido, forse un po’ troppo grassottello ma decisamente appetitoso… ogni parte del suo corpo era percorsa da sei paia di mani avide di carpire ogni segreto.

Lei abbracciò Bernardo e lo baciò a lungo, profondamente. Era il segnale. La sollevarono di peso in due e la adagiarono con la schiena su un tavolino. “Aspettate!” disse lei. Tutti si ritrassero, esitanti. “Stasera voglio essere scopata da tutti voi, ma chi mi vuole scopare deve pagare!” “Come cazzo sarebbe a dire…” iniziò Davide, ma Paolo lo interruppe: “Non costa cara ragazzi: un euro per ciascuno di voi!” E guardando me: “E’ una puttana molto economica… c’è la crisi ahahah!” “Un euro a scopata non è mica male!” esclamò Luca, ma Nastya lo interruppe: “No tesoro… un euro a persona… e potete scopare quanto volete!” “Che figata!!!” esclamò Davide, e tutti posero mano al portamonete.

“Forza ragazzi, mettete qui le monete, sul mio pancino!” disse lei. In un attimo sei monete da un euro luccicavano su di lei, che le raccolse e le porse a Paolo dicendo “Sarà lui il cassiere. ”. Poi, puntando i piedi sul bordo del tavolino e aprendosi la vulva con le mani, disse: “Avanti, sotto il primo!”. Io ero impietrito… mentre un’erezione dolorosa mi premeva nei pantaloni. Il primo, Sandro, i pantaloni abbassati alle caviglie, era già tra le sue gambe, con il pene ben piantato dentro di lei e le mani a coppa sui seni.

“Cazzo che bella che sei…” le ripeteva mentre ritmava i colpi di un coito delicato e profondo. Gli altri le erano intorno, la palpavano ovunque, le strusciavano i membri sul viso ma lei si rifiutava di succhiarli: “Stasera solo vagina!” disse. “E dai, però potresti succhiarceli un pochino…” disse Paolo. “Non ne ho voglia…” rispose lei. “Sei una puttana capricciosa…” le disse Davide. Intanto Sandro era prossimo all’orgasmo, e Nastya se ne accorse. “Vienimi dentro.

” gli disse. “Davvero… posso?” rispose lui. “E se resti incinta..?” “Tranquillo piccolo… prendo la pillola, non sono mica scema!” “Dai cazzo sbrigati a sborrarle dentro che ho voglia di farmi questa troia russa!” disse Bernardo. Sandro stava arrivando: accelerò i colpi e esclamando “Sì… dai… prendilo tutto zoccola… ti sborro…” fu il primo di loro che quella sera prese piacere da mia moglie. Bernardo quasi lo spinse via per prendere il suo posto, penetrandola sbrigativamente senza inserire tutto il pene dentro la sua vagina ma accontentandosi di strofinare il glande sull’orifizio di entrata.

Nastya lo riceveva ad occhi chiusi, completamente passiva. “Sei una schifosa bagascia…” le disse lui venendo. “Adesso voglio il negro…” disse Nastya senza aprire gli occhi. “Sì dai Momò” esclamò Paolo, “Fottila bene questa stupida stronza!” Momò non se lo fece ripetere… non aveva il classico pene che ci si aspetta da un negro, ma si difendeva. La penetrò a sua volta, scivolando nel guazzabuglio di umori e sperma che inzuppavano la vagina di mia moglie.

Lei iniziò a massaggiarsi il clitoride, era eccitatissima, e accompagnava i colpi di Momò inarcando il bacino nel modo che ben conoscevo. Nastya raggiunse l’orgasmo con un grido, gli altri si misero a ridere e Luca esclamò: “Che sporca puttana sei… ma tutte le russe sono delle zozzone come te?”. “No tesoro… non tutte…” rispose lei languidamente. Intanto Momò si stava sollazzando alla grande dentro di lei, e le stringeva i capezzoli con due dita mentre la usava.

Doveva essere una stretta molto energica, perché ad un certo punto Nastya disse: “Fai piano… così mi fai male…” “E sta zitta stupida cagna, e lasciaci scopare come si deve!” esclamò Paolo a difesa del negro. Poi aggiunse: “Fai quel che ti pare, tanto il maritino cornuto si eccita, vero?”. Io non risposi… loro non si aspettavano risposte da me… Momò oramai stava arrivando: “Tu puttana… tu puttana… tu puttana…” ripeteva mentre le eiaculava nella vagina.

Quando si ritrasse, un rivolo di sperma sgorgò dal sesso di mia moglie. “L’hai farcita bene!” esclamò Paolo, “Adesso tocca a me!” e così dicendo prese il posto del negro. “Ragazzi,” disse “questa ragazza è fatta per scopare… guardate come lo prende…”. Paolo non ci mise molto a venire, poi fu il turno di Davide ed infine quello di Luca. Poi Nastya, in un accesso di crudeltà, mi disse: “E adesso voglio che mio marito si masturbi su di me!”.

“Forza maritino, dai, fai contenta la tua troia!” esclamò Bernardo. Io ero in trance… mi avvicinai al tavolino sul quale Nastya aveva accolto i sei uomini, lei mi estrasse il pene durissimo e non appena me lo presi nella mano eiaculai sulla sua pancia; ma non fu un orgasmo accompagnato da piacere… era solo lo sfogo di un’eccitazione frustrata. Poi Nastya si pose a sedere sulla sponda del tavolo e girò il suo sguardo su tutti.

“Vi è piaciuto?” chiese. “Eccome”, risposero praticamente tutti, “si può fare un bis?” chiese poi Luca. Lei puntò su tutti i ragazzi uno sguardo enigmatico, poi disse: “ Tra un attimo. Ora ascoltatemi. Ognuno di voi avrà il mio numero di cellulare, e potrà chiamarmi ogni giorno dalle sette di sera a mezzanotte. ” Io ero costernato. “Mi darete appuntamento dove vorrete voi, mi presenterete a chi vorrete voi e potrete far girare il mio numero di telefono.

Ogni volta sarà come stasera: un euro a testa e mi scopate quanto volete. Unica regola: niente preservativo, solo sesso vaginale. ” Fece una pausa. “Cosa ne pensate?” “Sei incredibile…” disse Sandro. “E’ mio marito che mi ha trasformata così, lui e le sue voglie da cornuto”. Gli altri mi guardarono e risero. “Ma tenete presente questo: quando arrivo a mille euro il gioco si chiude, e i soldini li mando in beneficenza” “E così saprai di essere stata scopata da mille uomini!” disse ridendo Paolo.

“Ragazzi” esclamò Davide, “Questa è matta!” “Che c’è… non ti va?” chiese Nastya. “No, no, al contrario… ma non ce ne sono in giro come te!”. Nastya si prese in mano i seni, come a soppesarli, esitante. Poi disse: “Questo è sicuro… forza… chi è che voleva fare il bis?” e si sdraiò nuovamente sul tavolino, divaricando le cosce. Tutti, tranne Bernardo, si accoppiarono con mia moglie una seconda volta, e anche in questo caso lei accolse dentro di sé i loro orgasmi: ogni volta, quasi mi sembrava di vederlo, lo zampillo di seme che irrorava la vagina di mia moglie, e la gelosia mi divorava vivo.

Gli insulti nei suoi confronti accompagnavano i coiti: di volta in volta lei era la “troia russa”, la “stronza maiala”, la “puttana a buon mercato“, la “baldracca dell’est” o più semplicemente la “vacca zozzona”. Le labbra del suo sesso erano rosse e gonfie, eppure non chiedeva che smettessero, eppure Davide, Paolo e Luca la possedettero una terza volta e subito dopo anche Momò, riacquistate le forze, fece anche lui il suo ultimo giro….

Nelle settimane, nei mesi che seguirono, lei volle che la nostra vita scorresse come se niente fosse successo.

Ma quasi ogni sera il suo cellulare squillava, e lei doveva prepararsi in fretta e uscire. C’erano sere che tornava dopo un’ora scarsa, altre che stava fuori fino alle due, le tre del mattino. E sempre tornava con i capelli arruffati, il viso affaticato su cui leggevo un’espressione appagata, e sempre sentivo tintinnare delle monete nel salvadanaio. E sempre, tornata a casa, Nastya faceva l’amore con me, con tutta l’infinita dolcezza di cui era capace.

Ma mentre la amavo non potevo fare a meno di pensare a lei nelle mani di sconosciuti, che la usavano come la più volgare delle prostitute, e d’altra parte, quella sua vagina sempre arrossata, sempre lubrificata dello sperma che aveva ricevuto sino a poco prima, mi raccontava chiaramente di tutti gli uomini che erano passati su di lei, dentro di lei, a centinaia!.

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