Sessuofollia

1

Femmina

…. in quei giorni in cui la femminilità esplode rilasciando sanguigni frammenti di un ovulo che fortunatamente o sfortunatamente viene espulso senza essere stato intaccato dalla vita, amo particolarmente lasciarmi solleticare il clitoride dal getto dell'acqua, in piedi nella doccia …
Le piacevoli contrazioni fanno rilasciare ritmicamente il sangue, e mi piace vederlo mescolarsi all'acqua che mi ha dolcemente e tiepidamente eccitata… poi diventare sempre più chiaro, arancio, e poi sparire via ….

Sono particolarmente sensibile, in questi giorni, per cui sento che il piacere massimo non tarderà ad arrivare.
Sono immersa in ogni tipo di liquido tiepido: l'acqua che veicola tutto, il sangue, mi scappa una calda pipì che lascio andare giè per le mie coscie vogliose di dure carezze, e poi …. il MIO il MIO fantastico liquido superbo si mescola a tutto il resto …mancherebbe una sborrata addosso, uno che apre le ante della doccia col cazzo duro e inzia a menarselo davanti allo spettacolo di una calda femmina assatanata…….

fino a sborrarmi addosso per vedere tutti i colori perdersi sul piatto della doccia in un orgasmico connubio di piacere maschile e femminile …
Godo e nel totale torpore di tutti i sensi c'è sempre lui, lui ….. mi ascolto mentre sospiro Max…ahhh godo , sì….. dai, dammelo tutto in figa … tutto…. godo …
Spengo l'acqua, e penso ancora intontita a quento bello è, questo piacere fisico che sento ancora concentrato nella figa contratta….

mi infilo l'assorbente interno precedentemente e accuratamente preparato, scivola su che è una meraviglia, bagnata di piacere come sono.

2
Giulia

Giulia camminava al centro della stanza, in penombra; una sola luce, fioca, illuminava i contorni del letto e della poltrona. Attendeva. Le dita della mano schioccavano ad ogni passo e segnavano l'attesa.
Ogni volta era così: lei arrivava prima e aspettava, ma quella'attesa era magica, preludio del loro momento intimo, lontano dal mondo.

Quella volta, però, Fulvio le aveva fatto una richiesta speciale: “Entra nella stanza, accendi solo l'abat-jour, apri le tende e resta seduta sulla poltrona senza muoverti fino a che non arrivo io. Quando entro, non alzarti, non fare niente… Resta in silenzio… Fidati di me”
Giulia non aveva ancora ceduto… continuava a camminare su e giù per la stanza, camicia bianca e tailleur grigio. Come aveva chiesto lui. Calze autoreggenti, decolletè nere alte e biancheria bianca in pizzo.

Ma questo, Fulvio, non lo sapeva.
Il pensiero che lui potesse entrare da un momento all'altro la eccitava e la teneva in tensione, quel misto di tensione.
Guardò l'ora. 16:55… Fulvio stava per arrivare, era ora. Giulia si sedette sulla poltrona, dava le spalle alla porta e guardava solo la finestra. Novembre. Pioggia. Nebbia, Milano in lontananza… Le mani sul bracciolo, la gambe accavallate, sensualmente.
La porta si aprì e la sua voce le arrivo diritta al cuore, come sempre… “Giulia, sono qui… Non ti muovere, chiudi gli occhi e non dire nulla”.

Si avvicinò alla poltrona e fece scorrere la sua mano sul collo di lei, fino a lambire la scollatura della camicetta. Un solo tocco, delicato ma deciso…. Il cuore di Giulia smise di battere con regolarità!
Fulvio cominciò a cercare qualcosa nella tasca, Giulia lo capiva dal rumore ma non riusciva a immaginare cosa. Poi, in un attimo, capì: voleva bendarla! Morbido, forse seta, il contatto del tessuto fresco con la sua pelle e il contrasto delle mani calde di lui che che la toccavano per sistemarle il foulard.

Fulvio sorrise, soddisfatto. La prese per mano e la fece alzare. La portò al centro della stanza, scivolo con la mano nella scollatura della camicia, fino all'incavo dei seni. Poi risalì con le dita fino alle labbra, le accarezzò dolcemente lasciandole socchiuse. Si chinò sul suo viso, lo sfiorò con un bacio e le sussurrò “sei bellissima” e andò a prendere il suo posto sulla poltrona. In questo modo, lei rimaneva in controluce per lui, tra la luce dell'abat-jour e e quella della strada illuminatache traspariva dalla finestra.

Giulia era tesissima, aveva capito cosa le avrebbe chiesto Fulvio… lo aveva fatto una sola volt a e solo per lui! Ma era successo su whatsapp, una delle prime volte che si erano parlati. Molto diverso dall'essere lì, di persona, e sapere di essere guardata. Da lui…. Ma nel gioco con lui, dall'inizio, tensione e eccitazione si avvicendavano senza sosta…
Fulvio si godette la scena per qualche secondo che a Giulia parve un'eternità, una dolce, emozionante eternità, e poi le disse: “Spogliati per me, lentamente… Fai solo quello che ti dico io…”
Giulia ebbe la sensazione che le gambe le cedessero! Davvero non si era mai spogliata per nessuno ed era una di quelle cose che non avrebbe mai pensato di essere in grado di fare.

Ma lì… per Fulvio… bendata… solo la sua voce a guidare i suoi gesti… DIO, era un sogno! Tremendamente eccitante. E una sfida che con lui non voleva perdere.
Decise di concentrarsi solo sulla sua voce: quella voce che per tanti anni aveva cercato e rincorso ora era lì solo per lei.
E per il loro piacere.

3
Se tu fossi qui

Acqua.
La sento scorrere sulle tegole, picchiettare sulle finestre, ed echeggiare dentro di me, che me ne sto quì, in ascolto, sotto le coperte, sentendo ancora più freddo.

L'acqua ha lo stesso colore dei tuoi occhi, un blu profondo come il mare, un azzurro chiaro come le gocce di pioggia, un grigio cupo, come quello delle mie lacrime.
Vorrei tanto sapere perché sono ancora qua a parlare di te, a raggomitolarmi stretta stretta e a cercare in questo letto ancora una traccia della tua presenza. Se tu fossi qui, ti gireresti fino a starmi addosso, lamentandoti perché mi allontano e cerco un po' di ossigeno lontano dal tuo viso e fuori dal caldo delle lenzuola; poi mi appoggeresti una mano sul fianco ed il tuo calore inizierebbe a spandersi sul mio corpo.

Anche quella notte era stato così. Era bastato un tuo tocco, un gesto affettuoso per svegliarmi da un brutto sogno che mi stava agitando, mi ero girata verso di te, avevo cercato le tue labbra, e il tuo corpo. Avevo iniziato ad accarezzarti, a cercare la tua pelle sotto la t-shirt, a toccarti la pancia, a scendere e a sfiorarti il pene. Tu eri già eccitato, chissà se per le mie carezze o per qualche sogno che fino a quel momento ti aveva tenuto compagnia.

Mi sono ritrovata la tua mano fra le mie cosce, ed improvvisamente ero sotto di te, con il tuo peso che mi sovrastava. Ti era stato semplice trovarmi, il sesso già libero, senza la costrizione delle mutandine, lanciate in mezzo alla stanza durante l'amplesso precedente; anche tu eri senza slip, ed in un attimo sei entrato dentro di me. Abbiamo fatto l'amore così, ancora nel dormiveglia, il calore dei nostri corpi mescolato a quello delle coperte, un odore strano di umori, di bucato, di pelle eccitata.

Le tue spinte ritmiche, perfette, assecondate dai miei fianchi c'avevano portati al massimo dell'eccitazione, finchè non ti sei fermato, mi hai penetrato per l'ultima volta e sei rimasto lì, con il tuo pene che pulsava dentro di me e il mio piacere che esplodeva. Era stato bellissimo, come sempre, e per un attimo mi ero illusa che tu fossi davvero con me e che quell'incubo che ci aveva svegliati fosse solo un brutto sogno.

Adesso mi giro su un fianco, appoggio la mano sull'altro, e mi ricordo della prima volta che abbiamo fatto l'amore.
I tuoi occhi non si staccavano dal mio corpo, “ guarda che linea perfetta di fianchi” avevi detto, non so se a me o a te stesso, e il tuo sguardo ammirato aveva preceduto ed assecondato ogni tuo gesto, ogni tuo movimento. Sembravamo incastrati come il gioco di fili sottili delle marionette, dove ogni movimento ne porta un altro, senza mai un intralcio,con equilibrio, precisione e armonia d'intenti.

E noi eravamo stati così. La tua bocca era scesa sfiorandomi il ventre, le tue labbra si erano fatte spazio alla ricerca di altre labbra, le mie più intime, ed io ero scivolata su di te, avevo lasciato che il tuo fallo mi sfiorasse il volto, che il mio naso ne annusasse l'odore. La mia lingua aveva iniziato ad istigarti il prepuzio, a scendere sulla lunghezza per poi tornare e accoglierti nella mia bocca.

Ti piaceva ogni succhiata, ogni movimento di bocca e me lo dimostravi con sferzate di lingue nei miei punti più caldi e, già allora, all'unisono, l'orgasmo.
Mi giro ancora, struscio il naso sul cuscino e mi scappa un sorriso: ogni parte del mio corpo mi parla di te. “ …. che strofini il suo naso scuro come fai tu, a volte, nell'incavo delle mie spalle…”; la prima poesia che mi hai dedicato. Un'immagine di un gesto che mi appartiene, che ti è appartenuta, che è appartenuta ad altri prima di te e che apparterrà, ora, a qualcun altro.

Si dice che sia l'olfatto a decidere chi ameremo, ed il mio naso strusciandosi ti riconosceva e decideva di amarti ogni volta. Una scia di profumo e sapevo per quali corridoi eri passato, dove stavi andando.
Quando ci siamo rincontrati, non so più per quale volta, la prima cosa che hai fatto è stata annusarmi: ti sei avvicinato piano, mi hai abbracciato e mi hai respirato, cercando qualcosa di familiare, forse una conferma, di cosa, non me lo chiedo più.

Ed era bastato quello per sapere che sarebbe successo ancora. Le tue mani sotto i mie vestiti, il mio seno sul tuo petto, la tua pelle e le mia bocca; una volta, due, tre: vestirsi, rispogliarsi, ricominciare da capo, alchimia su alchimia, corpi che non smettono di cercarsi, anime che vorrebbero andarsene lontane, brividi conosciuti ma ogni volta più intensi, ed io su di te, muovendomi con golosità per sentirti fino in fondo, per vederti godere, per affondare di piacere.

Come bamboline a molla che si ricaricano l'un l'altra senza fine, come due calamite che s'attraggono per poi urtarsi e cadere lontane.
Allungo le gambe, tiro fuori le braccia dalle coperte e respiro profondamente.
Adesso non ci sono più solo i miei fianchi, il mio naso e i miei ricordi, ci sono anche le braccia che ti hanno respinto e le gambe su cui mi sono allontanata da te. Ora ci sono io, non più spezzettata, non più frantumata dai tuoi discorsi strani, dalle cose che vuoi o non vuoi più.

Sono di nuovo in piedi, intera, una sopravvissuta me stessa. E c'è il mio corpo che ha deciso di amare non più in esclusiva.
Fuori continua a piovere. Afferro il telefonino che occhieggia fra le lenzuola con la sua lampeggiante luce blu.
Forse sei ancora tu. O forse, finalmente, no.

4
La mia discesa negli abissi

Avevo un vestitino nero; lo scollo era a cuore, lungo le maniche e le spalle una retina trasparente nera che faceva intravedere i miei tatuaggi sulle braccia, la lunghezza del vestito era relativamente corta, mi copriva appena le chiappe ma doveva essere così.

Calze rotte e anfibi neri, rossetto color prugna e uno sguardo da cagna che faceva quasi vergogna.
Sono entrata e mi sono presa subito da bere, ero agitata e ancora nel vestitino corto non ci stavo a pennello.
La sala era grande, spaziosa, dal soffitto scendevano gabbie, catene e piano piano anche la mia voglia si faceva sempre più palpabile. Mordevo la cannuccia del mio drink sempre più forte, ci giocherellavo come se avessi dovuto scaldare il muscolo della lingua, guardandola mi sono accorta di averla ridotta a un macello.

Poco importava, volevo esplorare.
Ho sceso le scale, il cartello diceva:
‘Passa il labirinto per arrivare alla sala Sauna’.
La sala era buia, non si vedeva nulla.
Erano cabine disposte in modo tale da tracciare dei percorsi.
Dentro le cabine c'era giusto una panca e uno di quei cosi pieno di fazzoletti che ci sono nei bagni.
Nel buio più totale si sentivano gli spasmi di signorine eccitate, pronte all'orgasmo, fruste che battevano sulla carne e il rumore di qualche catena che batteva sull'acciaio freddo delle cabine.

Camminavo a occhi chiusi, quei rumori mi piacevano, facevano di me una donna senza censure, liberavano la mia vera natura; la mia notte era iniziata bene, nessuno mi avrebbe fermato.
Mirko, non lo pensavo giá più. Uscita dal labirinto mi viene incontro un ragazzo sorridente, mi porta con lui a fianco alla sala sauna e preso da non si sa quale gran voglia di chiacchierare, ci fumiamo due sigarette e affrontiamo diversi argomenti.

La situazione si faceva bollente, le domande sempre più spinte.
Non ama i ruoli Roberto ma sfila la cintura e mi ordina di girarmi.
Arrossisco e mi giro.
Gli ordini vanno eseguiti, mi ripeto, mi chino a novanta gradi, il vestitino lascia scoperte il mio importante sedere, afferro la grondaia con decisione e aspetto.
Una.
Due.
Tre.
Urlo, mi faceva male.
Istintivamente porto le mani sopra le mie doloranti natiche ma lui mi ferma, mi ricompone e continua il suo lavoro.

Quattro.
Cinque.
Mi prende per i capelli e mi porta al labirinto.
Entro per prima, so cosa devo fare.
Mi inginocchio. Lo spoglio.
Sento le sue mani accarezzarmi i capelli, i suoi spasmi da prima leggeri ora si sentivano bene anche da fuori, penso.
Roberto è dolce in verità, era solo una messa in scena, mi accarezza le spalle, i capelli, mi ripete quanto son brava.
Adoro i deep throat, lo lascio scorrere tutto fino alla gola, rimango così, Robi inizia a spingere più forte ed esplode in un orgasmo veramente sentito.

La sento colare dalla bocca, quando esce riesco a vedere solo la miriade di fili di bava e sperma che partivano dalla mia bocca e terminavano sopra quel gran bel cazzo.
Pulisco tutto, mi piace.
‘Non si sentivano pompini così da tanto, sei bravissima, complimenti’
‘Ci metto passione’ rispondo.
Gli passo una salvietta profumata e finito di pulirci usciamo.
Il suo braccio era intorno alla mia vita, mi porta al bar e mi esibisce agli amici come se fossi un trofeo.

Ordina lui per me, Jameson, niente male come scelta.
Scopro che abita vicino a me e che ha quaranta anni.
Rimango basita, non gli avrei dato più di trent'anni, mi complimento e mi attacco al suo collo come se fossi una sanguisuga.
Entriamo per la seconda volta in cabina, regalo al mio quarantenne un altra fellatio, mi prendo tutti i complimenti che accrescono il mio ego e un biglietto da visita con sopra il suo numero, lo ringrazio ed esco.

Nel primo bidone che ho visto ho buttato il biglietto da visita.
Non mi serve.
Giro per la sauna ma è troppo caldo, scendo le scale per tornare al labirinto.
Nel mentre sale un ragazzo sui trenta, ci scambiamo uno sguardo di quelli profondi, non ci stacchiamo gli occhi fino che non lo invito con un dito a seguirmi.
Lui mi segue e con sè ha un amico.
Entriamo in cabina.

Mi ritrovo le loro mani ovunque, ne bacio uno con foga mentre l'altro da dietro alzava il mio vestitino toccando le ferite che mi aveva procurato Roberto.
‘È stata giá usata la puttana’
. L'altro posa la sua mano sulla mia testa cercando di abbassarmi. Facilito la cosa piegando le ginocchia e quindi mi inginocchio a loro.
Me ne ritrovo davanti due, completamente differenti: uno profumava di cazzo l'altro di donna, li avvicino con le mani e inizio a leccarli entrambi, mi sposto da un asta all'altra, massaggiando ad entrambi i testicoli fino ad arrivare all'ano.

Raggiungo una sincronia perfetta, vengono entrambi nello stesso momento; il mio viso era l'immagine dell'estremo del sesso e della perversione, bagnata di sperma fino il decoltè mi ordinano di leccare tutto.
Non esito affatto, con un dito lo raccolgo e lo porto alla bocca, il mio sguardo era fisso su di loro, continuavano a segarsi, uno di loro mi regala un altro orgasmo.
‘Ti piscio in faccia miss pompino’
La cosa mi fa sorridere, non appena terminata la mia debole risata mi ritrovo una manata sulla guancia.

‘Non ridere troia’
Non potevo prendermi una pioggia in faccia, dovevo prendere un treno tra qualche ora e non mi sembrava il caso.
Mi alzo, mi sistemo con il poco che riescono a riparare quei fazzoletti di carta della cabina, uno di loro mi chiede il numero, glielo lascio senza pensarci due volte e esco dalla cabina.
Devo passare in bagno per una sistemata.
Nel buio del labirinto mi sento afferrare da un braccio, oppongo una certa resistenza, ma le mani da due diventano quattro.

Vengo trascinata dentro una cabina, sopra c'era una luce fioca che mi permetteva di vedere chi mi aveva presa e trascinata di forza.
Erano due signori ben distinti, sulla cinquantina.
Ero spaventata, probabilmente avevano sentito tutto da fuori alla cabina, prima, quando ero di altri e hanno aspettato il momento adatto per prendermi e usarmi a loro piacimento.
Mi hanno spogliata nel giro di dieci secondi, mi sono ritrovata a carponi per terra, uno si trovava dietro di me, non era italiano, ricordo che aveva un accento straniero, Francese forse.

Mi massaggia le natiche rosse, inizia a sculacciarmi di foga e poi mi penetra senza nessuna delicatezza.
Sento le sue labbra sulla mia schiena, mi bacia, mi accarezza e allo stesso tempo mi pizzica con le dita e mi sculaccia usando una violenza non indifferente.
L'altro si impossessa della mia bocca, mi chiama ‘dolce bambina’ e mi tiene dai capelli facilitando l'entrata e l'uscita del suo cazzo dalla mia bocca.
Ero completamente abbandonata al piacere, stavo per raggiungere il tanto atteso orgasmo; stringo le gambe, il cazzo del francese si faceva sempre più agitato ma all'ultimo decidono di darsi il cambio.

Me ne ritrovo uno sotto di me e l'altro dietro, doppia penetrazione.
Non resisto due minuti che esplodo in un orgasmo davvero tanto rumoroso.
Si alzano entrambi e mi regalano il loro piacere.
Mi alzo in fretta e furia mi sistemo un pochino e esco lasciando i due signori cinquantenni dentro la cabina, questa volta corro via dal labirinto, raggiungo il bagno e mi guardo allo specchio.
Faccio schifo.

Sistemo il trucco nel giro di pochi minuti, rimetto il rossetto e mi mangio una cingomma alla menta.
Avevo il sapore di cinque uomini diversi dentro la bocca, la cosa iniziava a darmi il volta stomaco.
Esco per fumare una sigaretta, incontro i due amici di prima, uno di loro mi sorride e mi accarezza la guancia.
‘Cucciola lei…’
E se ne vanno.
Mi alzo, spengo la sigaretta nel posacenere e rientro.

Finalmente ritrovo la mia amica, le luci ormai erano accese, il locale stava chiudendo.
‘Vado al guardaroba, prendo le giacche, aspettami qui..’
C'era una fila assurda, mi guardo attorno e non appena mi rigiro mi ritrovo davanti un ragazzo bellissimo.
‘Ti ho seguita per tutta la sera e non sono mai riuscito a prenderti da sola, come ti chiami?’
Gli dico il mio nome, ci scambiamo il contatto facebook e mi porta in macchina con il suo amico.

Sfinita, riesco a scroccargli un passaggio fino la stazione, lo ringrazio con un bacio e faccio per andarmene.
L'amico a malapena mi ha salutata.
Che antipatico.

‘Il treno per Rimini è in arrivo al binario cinque’

Raccolgo le mie ultime forze, convalido il biglietto e corro al mio binario.
Avevo bisogno di tornare a casa, di riposarmi.

Ma giuro che sarei rimasta in quel treno e mi sarei fatta accompagnare ancora più giù di Rimini.

La mia serata.
Le mie fantasie finalmente soddisfatte.
Te, che mi manchi.
Io che sono in pensiero perchè non mi vedo tornare.

5

L'idraulico rumeno

“Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedo un’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad…” Avevo comprato un appartamento fuori dal paese proprio per evitare il rumore e il traffico delle città, ma ingrandendosi il paese sempre più, un giorno le ruspe hanno cominciato a lavorare anche nel terreno adiacente la costruzione in cui abito.

A causa di una forma influenzale avevo preso dei giorni di malattia e in ufficio non sarei andato, rimanendo così a casa.
Non potendo uscire fuori, passavo il tempo girando stanza per stanza o guardando dalla finestra il lavoro degli operai nel cantiere che avevano aperto. Su quel terreno dove avevano fatto lo sbancamento per la nuova costruzione era rimasto un solo albero tra quelli che c’erano prima e a quell’albero andavano gli operai per scaricare la loro vescica, forse perché ancora non era stato messo un bagno chimico dentro al cantiere.

L’albero consentiva di non essere visti dalla strada ma io che abitavo al secondo piano potevo vedere benissimo gli operai fare i propri bisogni.
Così mentre guardo fuori vedo un’operaio avvicinarsi all’albero calarsi la zip dei pantaloni uscire l’uccello e cominciare ad orinare, da dietro le tende vedendo questo sto per allentarmi, ma in quel momento mi intrigava molto vedere l’uccello dell’operaio per farne un confronto con il mio, perciò rimasi a guardare.

Il suo uccello era più piccolo del mio pensai divertito, continuai a restare nella stanza dando ogni tanto una sbirciata fuori per vedere se altri operai si avvicinavamo all’albero.
Penso di aver visto cinque o sei operai andare ad orinare e di aver visto anche i loro uccelli e soltanto due erano più grandi del mio.
Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedo
un’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad essere più giovane ha anche un bel fisico, anche lui cala la zip e tira fuori il suo uccello a vederlo spalanco di più gli occhi dicendo fra me e me “ accipicchia che cazzo “ e resto a guardarlo fino a quando non finisce.

Tornando in cucina per prepararmi il pranzo, mi accorgo che il pavimento è pieno d’acqua, sicuramente si era rotto un tubo del lavandino, allora cerco di tamponare la perdita con degli stracci e telefono ad un idraulico, ma quel giorno era sabato e come capita sempre quando hai di bisogno non risponde nessuno.
Non sapendo cosa fare e come riparare il guasto mi viene in mente che nel cantiere forse ci sarebbe stato qualcuno che magari sapeva almeno come fermare l’acqua.

Quindi mi vesto e scendo in strada per chiedere aiuto a qualcuno del cantiere, mi rivolgo a quello che presumo fosse il capocantiere e gli spiego l’accaduto. Lui mi rassicura che tra i suoi operai c’è ne uno che sa fare l’idraulico e che magari con qualche attrezzo avrebbe tamponato la situazione. Così chiama quest’operaio, e con mia grande sorpresa è lo stesso operaio a cui io avevo visto uccello che mi aveva fatto dire “ accidenti che cazzo”.

Io torno a spiegargli la situazione e preso i necessari attrezzi mi avvio insieme a lui al mio appartamento.
Dal suo accento capisco che non è italiano, e mentre saliamo mi dice di chiamarsi Miki, di essere di Bucarest e di essere venuto in Italia perché nel suo paese non c’era lavoro. Quando entriamo in cucina, capisce subito quale è il guasto e riesce a fermare la perdita dell’acqua. Poi in un italiano stentato mi dice che si era rotto il tubo che portava l’acqua al rubinetto che doveva essere sostituito.

Non potendo uscire per andare a comprarlo chiesi se poteva farlo lui per me. Mi rispose che lo avrebbe fatto volentieri e che sarebbe venuto nel primo pomeriggio visto che non doveva lavorare al cantiere, io lo ringraziai e lo accompagnai al portone.
Alle tre sento suonare al citofono e capisco dalla voce che era Miki, aveva con sé una cassetta con gli attrezzi e il tubo che doveva sostituire.
Andiamo in cucina e si mette subito al lavoro, dopo circa una mezz’oretta che lavorava sotto il lavello mi dice che ha finito e sistemato tutto, apre il rubinetto facendomi vedere che non c’era più nessuna perdita.

Io comincio a ringraziarlo per il suo lavoro e chiedo quanti soldi gli devo
dare per poterlo pagare.
Ma invece di sentirmi chiedere dei soldi mi guarda fisso in faccia e nel solito italiano stentato mi dice :
“ Non voglio tuoi soldi, voglio il tuo culo”
Io rimango sorpreso da questa richiesta e sto per buttarlo fuori, ma lui aveva già allungato una mano e stretto con forza la mia natica, non so a questo punto se è stata la paura o perché avevo ancora il mente le dimensioni del suo pene, risposi :
“ Va bene farò come vuoi tu “
Lui lascio le mie natiche e cominciò a slacciarsi i pantaloni, abbassando gli slip vidi il suo uccello pendolargli fra le gambe, adesso lo potevo vedere da molto vicino e sembrava ancora più grande.

Poi mi fa mettere in ginocchio e comincia a strofinarmelo in faccia
“ Mettilo in tua bocca voglio vedere come sei bravo “
Lo prendo fra le mani e lo porto in bocca lui mi tiene la testa e lo spinge fino in gola facendomi quasi soffocare, gli piace fare così e il suo cazzo diventa sempre più grosso e duro
“ Bravo tu avere bocca molto buona”
Dopo un po’ di questo lavoro mi toglie il cazzo dalla bocca e mi dice:
“Adesso ti metto mio cazzo in tuo culo alzati “
Mi fa alzare e appoggiare al mobile del lavandino facendomi mettere a novanta gradi, con le sue ruvide mani mi allarga le natiche e senza che io me ne renda conto, in un solo colpo mi ficca il suo cazzo nel culo, il dolore mi fa abbandonare la posizione a novanta gradi e mi fa mettere dritto.

Ma le sue braccia mi fanno tornare nella posizione iniziale
“ Fermo così ora a te piacerà “
Il dolore era stato tremendo nel mio culo non erano mai entrati cose di quelle dimensioni, soltanto durante il liceo con un mio compagno di classe dopo aver visto una cassetta porno abbiamo voluto provare anche noi quello che avevamo visto, ma era stata una cosa molto leggera data la nostra inesperienza e le dimensioni dei nostri uccelli.

Ma adesso nel mio culo sembrava che fosse entrata una mazza da baseball e il dolore mi faceva quasi piangere.
Miki imperterrito continuava a dare colpi col suo cazzo dentro il mio culo straziato da quella violenta penetrazione che a poco a poco si era adattato al suo cazzo e il dolore aveva dato il posto al piacere.
Adesso sentire il suo cazzo entrare e uscire nel mio culo, e i suoi coglioni sbattermi contro mi faceva andare in estasi.

“Il tuo culo è molto bello e se tuo buco stretto io lo allargo per bene. “
Diceva dando colpi sempre più forti, ed io sentivo veramente il mio buco allargarsi sempre di più.
Poi lo sento fermarsi ed uscire il suo cazzo dal culo e mi ordina di sdraiarmi sul tavolo perché vuole vedermi in faccia quando mi fotte.
Mi fa sdraiare sul tavolo allargandomi le gambe e mettendosele sulle spalle e avvicina il mio culo al bordo del tavolo anche stavolta con un colpo violento mi penetra.

Continua a pompare come un forsennato, affondando il suo cazzo fino ai coglioni nel mio buco che ormai si era allargato quanto il suo cazzo guardandomi in faccia mi dice:
“ Vedi come ti faccio godere … ti piace mio cazzo nel tuo culo… “
Io ero sempre più eccitato ma adesso potevo muovere le braccia perciò allungo una mano per menarmi l’uccello che voleva scaricarsi e che spruzza sul mio petto e nella mia mano una massiccia quantità di sperma che io spalmo sul petto e in parte porto alla mia bocca.

“ Adesso godi non è vero ? .. ti piace lo spruzzo dell’uccello… adesso farò assaggiare anche mio “
Sentivo il suo cazzo dentro il mio culo dare colpi sempre più forti e capivo che stava per sborrarmi, ma lui invece di farlo mi fa scendere velocemente dal tavolo e aprire la bocca giusto in tempo per schizzarmi in faccia e in gola la sua crema bianca e densa che ingoio avidamente.
Fatto questo soddisfatto per quello che mi aveva fatto e per come l’ho fatto godere mi fa leccare l’uccello per lasciarglielo bello pulito.

Fatto questo si alza i pantaloni prende la cassetta di lavoro dicendo
“ Signore il lavoro io fatto grazie per avermi pagato, io sapere fare anche falegname, elettricista, muratore se avere ancora bisogno di me questo
numero mio cellulare”
Mi da un piccolo pezzo di carta con su scritto un numero e si avvia verso il
portone, io non riuscivo a dire una parola quello che mi era successo era stato allo stesso tempo doloroso e piacevole perciò l’accompagno al portone gli stringo la mano e lo saluto.

Ma quando chiudo il portone sono tentato di chiamarlo nuovamente perché mi ero ricordato che la porta che dava sul balcone non apriva bene, ma pensai che l’avrei chiamato domani e visto che lui preferiva il mio culo come forma di pagamento oltre alla porta ci sarebbero stati un sacco di lavoretti da fare in casa mia e che, anche se mi avessero sfondato, il culo avrei risparmiato un sacco di soldi.

6
La mia nipotina

Ho una sorella che vive in Germania da molti anni.

, sposata con figli, due maschietti ed una stupenda femminuccia.
Qualche anno fa andai in visita da lei, ero da solo, potevo rimanere una quindicina di giorni.
Mi sistemai nella camera al terzo piano, in mansarda camera accogliente e calda.
La prima sera facemmo cena in famiglia, cordiali ed ospitali, sono il loro zio preferito.
Qualche giochetto un po’ di regali che avevo portato, poi tutti a nanna ed amen.

Margherita..Margaret più o meno in tedesco, ma per non sbagliare Io la chiamavo Mergi, mi accompagno fino in camera portandomi un piumoncino rosso “ dai Zio con questo starai caldissimo è il mio preferito “
Il giorno dopo andammo in visita a tre castelli fantastici con giardini curati e lussureggianti…
La sera a casa organizzarono una cena con una trentina di persone, amici e vicini.
Tra questi mi saltò subito all’occhio Greta, una signora, di circa quaranta quarantacinque anni, alta un metro e settanta con una capigliatura bionda con un bel culetto e poco seno.

Strano che mi avesse colpito…. a me l’occhio cade subito sulle tettone,,,e lì ce ne erano varie ed interessanti.
Greta, subito si rilevo un ottima compagna di scherzi e giochetti, parlava qualcosa in italiano ed Io un po’ in Inglese un po’ in tedesco mi facevo capire.
La serata andò bene e dopo aver ballato e bevuto incastrai la Greta nell’angolo del bar, le infilai la lingua in bocca e ci sbaciucchiammo per un buon quarto d’ora….

Io apprezzavo Lei godeva….
Fine della serata, saluti baci ed abbracci, ci vediamo nei prossimi giorni…ecc.. ecc..
Torniamo a casa un’altra grappina e tutti a nanna…nel letto non riuscivo a mandar via il pensiero di Greta il suo profumo, ll suo sapore, morale avevo il cazzo dritto e duro, mi agitavo inconsapevolmente sotto il piumone.
Ad un certo punto sentì la porta aprirsi ed entro la piccola Mergi…” E che fai Tu qui ? “ le dissi…
Lei “ Zio ti ho sentito agitare io domo sotto di Tè…che combini ? “.

Io “ Niente piccolina vieni qui vicino a me “… si è infilata nel mio letto ed Io l’ho abbracciata teneramente…. non è successo e non poteva succedere niente, ma lei era a cavallo del mio cazzo duro.. lo stringeva fra le gambe e non diceva niente. Ma le piaceva quel contatto ..lo so…le piaceva.
La mattina ,facciamo colazione e visto che sorella cognato e bambini avevano da vivere la loro vita,
Io decido di andare a fare un giro al centro della cittadina.. ma guarda un po’ chi incontro seduta ad un bar…Greta, era lì con una fettona di torta ed un caffé.

Subito mi invita a sedermi …e da lì è iniziata una lunga movimentata ed impegnativa giornata.
Prima siamo andati a casa sua dove mi ha mostrato quel poco di tette che aveva,ma si è fatta fottere nella patata caldissima con piccolo ciuffetti di peli neri, e nel buco del culo strettissimo perché lo aveva concesso solo due volte al marito che da quel che ho capito lo aveva tipo wurstel…. lungo e sottile.

Ma il bello è avvenuto quando forse circa alle cinque di pomeriggio, mentre noi eravamo ancora stesi a letto sbrodolati di umori e profumati di sesso…che…
Trac trac…( chiave che apre la serratura della porta d’ingresso ), rientra la figlia di Greta, Elga, una ragazza di circa venti anni, studentessa, completamente diversa dalla mamma, bionda certo,ma piccolo culetto e due tette belle gonfie, capelli corti ed occhi verdi.
Entra nella stanza e come se nulla fosse si siede sul letto vicino a noi…
“ Ciao mamma come và??? “ immagino perchè era in tedesco, “ carino questo tuo amico come si chiama ? “ ….

Cazzo ero Io ….. La mamma le spiega chi ero,che ero Italiano e fratello di un’amica che anche Lei conosceva…
Convenevoli vari fatti con una spontaneità che in Italia sarebbe impensabile…( almeno per me !! ).
Dopo qualche altre chiacchiere, un paio di sigarettine ed un drink portato da Elga, Greta si alza , tutta nuda e va a fare una doccia…allontanandosi, dice alla figlia “ non stare qui a giocar vai di la a studiare “…….

Come prevedibile e per tutta risposta appena si sente lo scroscio della doccia…
Elga tira via il piumone dal letto e mi scopre nudo…” Vediamo se è vero che gli Italiani sanno fare bene l’amore “, si sfila la maglietta e tira fuori quelle belle tette grosse e dure da ventenne, si sfila anche i jeans e resta con un perizoma bordeaux.
Si abbassa su di me, e mi afferra il pisello semi moscio, non credevo a quello che stava accadendo…ero frastornato.

Lo sbatte un pò qua un pò lo garrisce e lo prende in bocca…succhia la cappella e scende giù lungo l’asta. , sale e scende, lo stringe con le mani, in due minuti la mia mazza è pronta all’uso, Lei non si fa leccare, non si fa toccare…. mi salta sopra e si Impala.
La sua fighetta bagnata mi si chiude intorno al cazzo duro.. inghiotte tutto, mi cavalca con violenza è un’amazzone , le prendo i capezzoli e li torturo, le piace, geme e gode… muove il bacino come le più esperte concubine.

Si dimena si infilza fino in fondo e poi risale fino a far rimanere solo la cappella dentro di sé…. Fantastica……si piega e mi bacia , la sua lingua è un cazzo che mi entra in bocca ( tanto per dire a me il cazzo fa schifo…però tipo un pezzo di carne duro…. e caldo…), mi lecca fino alle tonsille, Io le agguanto i glutei e spingo forte, ma non posso resistere molto, Lei lo sente, si stacca e si abbassa sul mio ventre.

Lo prende in bocca e succhia da forsennata, Io le spingo la testa giù fino ad infilarglielo in gola,,,,
lei pompa ed Io le riverso il mio caldo nettare in bocca…. Le cola dalle labbra, ma Lei cerca di non perderne una goccia…lecca tutto e pulisce anche il mio pancino,,,Panciotto và che è meglio.
Mi guarda, sono finito e Lei con quella faccina da troia ventenne mi dice “ Ok non male gli Italiani”
Mi dà un bacio sulla bocca e sparisce, bella scopata.

Dopo trentasette secondi rientra Greta in accappatoi bianco, con asciugamano a turbante, mi guarda e dice “ Ti è piaciuto vero ??…Sei Sfiancato, ci vogliamo riprovare ??!! “…
Ho preferito fare una doccia e poi scappare……….
Sono tornato a casa di Greta solo dopo un paio di giorni di riposo, ma bello carico così ho potuto affrontare di nuovo mamma e figlia…. Che figa la mamma e che troia la figlia….
Stare a casa di mia sorella mi rende sempre più felice….

anche sé ho un problemino…
La piccola Mergi, viene sempre più spesso nel mio letto…
Una notte mi sono svegliato e Lei che si era infilata nel mio letto mentre dormivo, stava giocando con il mio cazzo.
Lui era bello duro, si era svegliato prima di me, e Lei, la porcellina ci giocava con tutte e due le mani, una massaggiava le palle l’altra faceva scoprire e coprire la cappella.
Io non feci niente e finsi di dormire, ma il sangue affluiva ed il cazzo era sempre più duro.

Guardavo con gli occhi socchiusi…Lei stava scoprendo qualcosa di nuovo, guardava il glande con occhiettini vispi ed un’espressione stupita.
Ad un certo punto vidi emergere una gocciolona di succo trasparente che proprio in punta al glande troneggiava…. Lei la guardò, poi guardo i miei occhi per capire se mi fossi svegliato.
Indugiò la guardavo e non mi muovevo, eccitatissimo volevo vedere cosa faceva.
Margi avicino l’indice della mano destra e tocco la goccia, tirò in alto e si creò un filamento, poggio di nuovo il dito sulla bocca dell’uccello e tirò di nuovo verso l’alto il filamento era più corposo adesso.

Mi guardò ancora verso gli occhi, poi tirò fuori la linguetta ed afferro il filo di sperma, succhio il dito e tirò via il liquido dalla mia cappella…
Io guardavo con gli occhi socchiusi, il mio cazzo era sempre più duro e il succo d’amore oramai colava lungo la cappella. Margi non disprezzava il sapore giocava, poggiava il dito, tirava e con la lingua tirava il filo di succo viscoso.
Con una mano teneva stretta la mia asta e con la linguetta inarcata si avvicinava alla punta della cappella…stavo morendo sentivo il cazzo che mi stava per scoppiare,non per arrivare, ma era più duro de duro…mi faceva malissimo.

Margi piccola maledetta bambina teneva il mio cazzo in mano, stretto e lo avvicinava alla sua bocca, la sua lingua si appoggiava alla mia carne per assaggiare il sapore del mi nettare.
Dopo una toccatina, una slinguatina, è stato il momento più fantastico della mia vita……
Quella boccuccia di rosa si è appoggiata sulla mia cappella per assaporare il mio nettare.
La linguetta si muoveva con dolcezza girando in tondo per non far scappare neanche una goccia di quel liquido viscoso che a lei piaceva da morire….

Difatti dopo poco come guidata da una mano divina mi prese in bocca il glande con una delicatezza ed un…piacere…una voglia… succhiava solo la parte alta della capocchia,,,voleva solo il succo….
Non sono riuscito più a resistere, facendo un verso gutturale ho dichiarato il fatto che mi stavo risvegliando…. così per darle un preavviso, ma…. contemporaneamente gli ho infilato la mano tra i capelli, così come un massaggio e le ho piano piano spinto la testa per farle prendere meglio il mio cazzo in bocca.

Si è fatta guidare.. e con un po’ di pazienza tanta disponibilità…anche lei ha imparato a fare i pompini.

7
Come una gattina – Una sera d’estate con Amélie

E’ una sera d’estate di tre anni fa, calda e umida, dove i profumi della terra e dei fiori quasi ti inebriano. In una sera così non si può stare a casa. Così decido di andare in un locale all’aperto qui vicino.

Prima di partire mi riprometto di stare fuori solo un’oretta. Arrivo e devo parcheggiare la macchina lontano tanta è la gente che ha avuto la mia stessa idea per passare la serata. Un po’ seccato, entro e mi porto in giardino dove c’è veramente tanta gente. I più fortunati sono seduti ai tavoli e difendono le loro sedie come fossero oggetti di inestimabile valore, la maggior parte invece è in piedi e vaga girando intorno alla grande piscina.

Mi sento pigiato come una sardina. Anch’io comincio a fare il giro della piscina cercando di scorgere qualche faccia conosciuta per scambiare due parole e, soprattutto, qualche ragazza anche sconosciuta da avvicinare. Dopo due giri mi sento quasi pronto per rientrare ai box per il cambio gomme. Il caldo e la confusione mi fanno girare la testa e sto per alzare bandiera bianca, quando vado letteralmente a scontrarmi con due ragazze. “Ma guarda chi si vede dopo tanto tempo!” mi dice la più alta delle due.

Io non la riconosco subito, ma dopo qualche attimo il mio cervello si snebbia e riconosco una vecchia amica che veramente non vedevo da anni. Ci siamo conosciuti al mare, dove io andavo in vacanza da studente e lei lavorava in un negozio. Avevo a quel tempo una bella compagnia e spesso anche lei si aggregava quando finiva di lavorare. E’ sempre una bella ragazza, alta, con la carnagione scura e un sorriso disarmante che trasmette allegria.

Mi presenta anche la sua amica e altre persone che sono in sua compagnia. Le saluto tutte ma dopo un secondo non ricordo il nome di nessuno. Poco male, noi due ci tuffiamo in un revival dei vecchi tempi. Parliamo, parliamo e sembra che la confusione che ci sta attorno sia sparita. E’ vestita in modo semplice ma sexy, e mi comincia a salire qualcosa in testa, sarà il caldo. Sono ipnotizzato dai suoi occhi scuri, i denti bianchi e perfetti e il suo seno che continua ad andare su e giù con il respiro e sembra scoppiare dentro quella maglietta stretta e scollata.

Ad un certo punto butto un occhio all’orologio, e vedo che è tardissimo! Attorno a noi c’è meno gente e si respira l’aria più fresca della notte d’estate. Le dico che devo andare e mi faccio dare il numero di telefono. Lei mi dice di aspettarla, che ha la macchina parcheggiata molto lontano. Io mi offro di accompagnarla a prenderla e così usciamo insieme. Andiamo verso la mia macchina che è più vicina, lei sale e ci dirigiamo verso l’altro parcheggio dove c’è la sua auto.

E’veramente lontana! Nel chiuso dell’auto sento il suo profumo inebriante, la guardo, è serena e rilassata appoggiata voluttuosamente allo schienale. Arriviamo allo spiazzo dove c’è la sua auto e tiro giù i finestrini, intorno non c’è anima viva. Continuiamo a chiacchierare, ma le parole non escono più così fluide, lei butta la testa indietro e i suoi riccioli mori si muovono ammalianti nel riflesso della notte. Non so più cosa pensare, ho il cervello in subbuglio.

Lei mi parla e i suoi denti bianchi mi attirano, le sue labbra mi ipnotizzano, si piega un po’ in avanti e me la trovo vicina. I nostri sguardi si dicono tutto, mi avvicino e comincia un bacio lento, umido, ma carico di tensione. Le mie mani vanno sui suoi fianchi, le alzo un po’ i lembi della maglietta attillata e appoggio i palmi sulla pelle sotto la maglia. E’ calda e morbida. Sento quasi una scossa al mio contatto.

Le stuzzico l’ombelico e sento che lei comincia a scaldarsi. Salgo lungo il suo corpo e arrivo ai seni che libero dal reggiseno. Lei si abbandona nel mio abbraccio. I suoi capezzoli si inturgidiscono sotto le mie dita. La sua lingua sembra attraversata dalla corrente elettrica, geme e il suo respiro si fa più affannoso. Scendo con le dita a cercare il bottone dei suoi pantaloni sottili, armeggio un poco e con un po’ di fatica – data la posizione – le slaccio la cintura, la sbottono e le abbasso la zip.

Entro con una mano e tocco la sue mutandine velate rosa. Sono calde e già un po’ umide. Le scosto e le mie dita incontrano i suoi peli pubici. Lei mi stringe stretto, sento sempre più il calore del suo corpo e il suo profumo. Con l’altra mano scendo lungo la schiena fino ad arrivare a sentire l’elastico delle sue mutandine. Incontro l’osso sacro e subito sotto si apre la fessura delle sue natiche.

Mentre con l’altra mano le sto allargando le grandi labbra salendo verso il punto del suo piacere, con l’altra mi infilo nel meraviglioso spacco tra le natiche. La sensazione è meravigliosa, sento umido e caldo mentre lei si dimena. Arrivo a sfiorarle il bottoncino dell’ano. Le infilo piano un dito dentro. Lei si aggrappa a me con la bocca aperta, quasi nel tentativo di trovare ossigeno, mi strige in modo spasmodico, mentre io introduco sempre più a fondo il dito nel suo culo e con l’altra mano le sto titillando il clitoride.

Di colpo lei si irrigidisce, si tende tutta, spalanca la bocca. Io non capisco più niente. dopo alcuni secondi comincia a vibrare tutta sempre più forte e dalla sua bocca esce un ululato potente, un getto del suo caldo miele esce dal suo sesso palpitante e mi inonda le mani. Le allargo le gambe più che posso e con la lingua gusto i suoi odori e sapori più intimi e la ripulisco tutta. Le sue stille sono buone e al tempo stesso inebrianti.

Ho il mio uccello che preme da sotto i pantaloni. Lei mi da un bacio, con gli occhi che le brillano febbricitanti e felici e capisce come ringraziarmi. Mi libera il willy e lo bacia in modo dolce e umido. Lo prende tra le labbra e lo infila a fondo in bocca. Con una mano mi massaggia le palle fino a stringerle nella sua presa. Lo scappella e lo bagna di saliva, continuando a farlo entrare sempre più a fondo in bocca.

Le sue labbra lo massaggiano in modo sublime e sento tutto il calore della sua bocca, mentre la sua lingua esperta mi sta accarezzando in modo esperto ed irresistibile. Abbasso tutto lo schienale del suo sedile e lei si prende tra le tette il mio uccello ormai bramoso di liberarsi. Sento il calore dei suoi seni che me lo avvolgono, mentre lei tiene la mia cappella tra le sue labbra. Sto per venire. Le prendo per la nuca e le faccio entrare quasi tutto l’uccello in bocca.

Lei mi stringe, capisce il momento, muove la lingua con ancor più intensità e mi avvolge tutto il membro. Esplodo in un incredibile orgasmo e la sua bocca risucchia tutti i miei umori, senza perderne una goccia. Cado tra le sue braccia e siamo tutti e due stremati e appagati. Con la punta della lingua si lecca una goccia di me dall’angolo della bocca, mi guarda sorridente e soddisfatta. “Che bella rimpatriata a sorpresa!” penso.

Ci risistemiamo un po’ e sentiamo l’aria che entra a rinfrescarci dai finestrini aperti. Si disperde così anche l’acre e stordente odore di sesso che ristagna dentro l’abitacolo. E’ ora di andare. Scendiamo dall’auto e ci abbracciamo. Lei non si è rimessa il reggiseno e le sue tette sono in bella mostra, appena velate dalla maglietta leggerissima e scollata. Un ultimo bacio e lei si dirige verso la sua macchina. Resto a guardarla. Vedo che si tocca un orecchio, si volta verso di me e mi dice che deve aver perso un orecchino.

Va verso la porta del passeggero e anziché aprirla si sporge all’interno dell’auto col busto grazie al finestrino completamente abbassato. Le vado vicino per cercare di aiutarla, ma vederla così piegata in avanti mi fa uno strano effetto. Ho davanti a me il suo sedere. La afferro per i fianchi e mi metto dietro a lei. Protesta, cerca di rialzarsi, ma è in una posizione di equilibrio precario. Quando le afferro e stringo i suoi seni da dietro lei si lascia andare.

Le sbottono i pantaloni e li abbasso lentamente. Alla luce di un vicino lampione vedo le sue lunghe gambe e il fondoschiena coperto solo dalle mutandine rosa. Sfilo anche quel po’ di stoffa umida, infilo una mano tra le sue gambe e sento la sua figa completamente bagnata, il suo miele sta scendendo anche lungo le gambe. Sento che ansima e la sua pancia spinge sulla portiera della macchina. Prendo un po’ del suo miele in una mano e comincio a lubrificarle il buchetto posteriore.

Lei cerca di farsi forza sulle gambe ed è sempre più calda. Infilo un dito dentro il buchino, sento che apprezza. Estraggo il dito, mi sporgo in avanti a coprirla e le faccio annusare i suoi odori che così bene hanno impregnato la mia mano. Mi dice di continuare, perché non resiste. Introduco due e poi tre dita nel suo secondo canale. Lei si contorce per il godimento, così provo ad infilarle tutta la mano.

Sento che è stretto, ma con un ultimo sforzo entro e la sensazione di toccarla così in profondità è pazzesca, sento il suo intimo, frugo il suo intestino. Ho il mio sesso che sta per scoppiare, vuole la sua parte. Così la faccio piegare ancora di più ed allargare tutta e le infilo l’uccello nel culo. Le arriva un orgasmo straordinario, ormai non si regge più sulle gambe. Gambe che tutto il suo miele e i suoi liquidi hanno bagnato e ora sono lucide.

Vengo anch’io quasi insieme a lei. Le vengo dentro e le scarico tutta l’energia dei miei lombi. Ci troviamo ansanti e distrutti, ma appagati. Le passo un braccio sulla pancia e la alzo in piedi. E’ bellissima con gli slip alle caviglie e la maglietta sollevata sopra le tette. E’ un po’ instabile sulle gambe e barcolla. La fermo e la faccio sedere sul cofano della macchina per infilarle gli slip. Lei ha le gambe a penzoloni e sopraffatta dalla stanchezza si sdraia sul cofano, dice che è bello caldo.

Le alzo le gambe e con fatica faccio salire le sue mutandine. Superato le ginocchia, tento un ultimo sforzo, ma il suo sedere è appoggiato al cofano. Lotto e spingo e vedo la sua patatina ancora bagnata dai suoi fluidi. Lei è completamente rilassata, praticamente nuda. Allarga appena le gambe e vedo le grandi labbra aperte che emergono dal suo boschetto ben rasato. Le tolgo le mutandine fradice per liberarle le gambe e mi avvicino con la testa a quel paradiso.

Lei sorniona allarga le gambe e io comincio a leccarle la patatina e le grandi labbra. Con la punta della lingua arrivo al clitoride e sento il sapore inebriante dei suoi umori. Non mi stancherei mai di bere da lei. Le tolgo anche la maglietta così posso vederla completamente nuda che si dimena alla mercè della mia lingua. Sia lei che io abbiamo ritrovato un po’ di energie. Anche il mio uccello è pronto.

Mi chino su di lei e le passo le braccia dietro la schiena per avvicinarla al mio sesso. Le sollevo le gambe sopra le mie spalle. Così aperta è uno splendore. Avvicino la cappella alla sua porta e la penetro in profondità con lentezza ed energia. Comincia a fare le fusa e rovescia la testa all’indietro. Intorno a noi la calma e il calore della notte sono dolci e i nostri movimenti si muovono in sintonia con questa magnifica atmosfera.

Mi sento sereno e pieno di energie, in uno stato di grazia. Continuo a penetrarla con movimenti profondi e lenti per toccarla sempre più nel suo intimo segreto. Voglio trasmettergli la magia di questa notte d’estate, farle ricordare questo incontro come qualcosa di speciale. Lei comincia a rantolare e sento che i muscoli interni della sua vagina cominciano ad avviluppare sempre di più la mio sesso. Comincia ad irrigidirsi e cerca di stringermi, sta per venire.

Anch’io sento di non poter trattenermi più a lungo ed estraggo il mio uccello dalla sua fica per sfogarmi sul suo ventre caldo. Non finisco più di godere. Lei raccoglie con le dita i miei umori e se le porta alla bocca. Manda indietro la testa e con gli occhi brillanti mi guarda felice. “E’ stato fantastico” mi sussurra. A vederla distesa sul cofano, così languida, tutta nuda, con le gambe leggermente aperte ancora rigate dai nostri umori, non posso che essere d’accordo con lei.

Ci baciamo e lentamente si veste e si sistema i capelli. Sale nella sua auto, abbassa il finestrino e mi chiama. Mi avvicino, mi da un ultimo bacio e mi mette in mano come regalo le sue mutandine rosa ancora fradice di lei.

8
La rapina in gioielleria

Sono di origini tedesche ma vivo da più di 20 anni in Italia, precisamente in provincia di Roma. Ho 48 anni ben portati sposato con Laura di 40 anni italiana con un fisico da far invidia ad una ventenne.

Abbiamo un gioielleria nel centro del nostro paese. Premesso questo vi voglio raccontare quanto accaduto a me e mia moglie un mese fa.
Era un mercoledì sera, ormai ora di chiusura, le vendite erano andate discretamente, ho preso i gioielli di più valore dal bancone e li ho chiusi nella cassaforte a tempo. Mi accingevo a svolgere tutte le pratiche di fine giornata, Laura era intenta a riparare il cinturino di un orologio, quando all'improvviso fecero irruzione due malviventi con le armi in pugno, il viso era travisato dal passamontagna “Fermi e non succederà nulla !!!”.

Uno di loro aprì il registratore di cassa e prese quel po' di contante che c'era, circa 200 €, poi andò al bancone per prendere i gioielli ma si accorse che non c'erano. L'altro bandito che avevo accanto mi diede un pugno nello stomaco incazzato perché non avevano trovato i gioielli. Mi ordinò di aprire la cassaforte, gli dissi che era a tempo e non potevo aprirla prima del giorno dopo, a queste parole mi arrivò un altro pugno da farmi cadere a terra.

Laura iniziò a gridare. L'altro le tappò la bocca. Ebbi paura. Il malvivente disse “Ah é così ? e noi non ce ne andiamo prima di domattina, tu chiudi la saracinesca e non farti vedere da nessuno se no uccido tua moglie”. Chiusi la saracinesca della gioielleria. “Adesso mettetevi là e non date fastidio ricordate che siete sotto tiro”. Eravamo in un angolo, Laura con il fazzoletto cercava di fermare il sangue dal taglio che avevo al naso dovuto al pugno ricevuto.

Uno di loro, sembrava il capo, ci guardava insistentemente. Disse al suo complice “Dobbiamo aspettare sino a domattina che ne dici di divertirci un po'?” E l'altro “come?”. “tu tieni il marito sotto tiro con la pistola e lasciami fare”. Venne da noi, prese a Laura per un braccio e la fece alzare dicendo “vieni adesso ci divertiamo, non fare storie e spogliati se no uccidiamo tuo marito”. Laura non aveva scelta iniziò a togliersi la camicetta e ne uscii il suo seno abbondante, a questo cercai di reagire, l'altro mi puntò la pistola alla tempia.

Il capo ridendo disse “guarda tuo marito … é geloso o vuole essere al tuo posto … vediamo, tu togliti i calzoni e gli slip”. Laura aveva tolto la gonna mettendo in mostra due autoreggenti e un tanga mozzafiato. Volevano umiliarmi, dovetti ubbidire e mi tolsi i pantaloni e i boxer. Il capo prese mia moglie, la portò verso il bancone sdraiandola, gli tolse gli slip “wuuuoow che meraviglia” le aprì le gambe iniziando a leccargli la fica.

Laura piangeva e lui affondava la lingua con più decisione. Il suo amico si stava eccitando si toccava il pacco da sopra i pantaloni. Il pianto di Laura aveva preso un ritmo strano, diverso … noooo stava godendo !!! Me ne resi conto quando la sollevò dal bancone e la fece inginocchiare. Lei senza prendere ordini, gli aprì i calzoni e gli prese il cazzo in bocca, succhiava e la testa andava avanti e indietro a ritmo del pompino.

Io purtroppo non potevo fare niente, dovevo assistere alla scena insolita, forse i momenti di paura e del contesto in cui mi trovavo iniziai ad eccitarmi ma cercai di mascherare, per quello che potevo, la mia semi erezione.
Dall'altra parte Laura succhiava e lavorava con la mano quel cazzone, lo segava, gli accarezzava le palle, sembrava che non avesse fatto altro in vita sua. La fece alzare, la mise a pancia in giù sul bancone e lo infilò nella fica fradicia di umori.

Iniziò a cavalcarla con foga, lei mugolava dal godimento. Il malvivente che avevo vicino ormai aveva aperto la patta dei pantaloni e si segava dicendo “dai sbrigati che mi voglio divertire anch'io”. Sentii i gemiti di Laura avere un sussulto, era venuta, approfittando della momento cercai di divincolarmi dalla situazione in cui mi trovavo ma fui bloccato. Mentre ancora scopava Laura mi disse “non hai ancora capito di stare buono mi hai interrotto sul più bello.

Adesso ti faccio vedere” lasciò mia moglie con il culo in bella vista mi prese per il bavero della giacca e mi portò verso il bancone. Nel tirarmi su si accorse della mia erezione e ridendo disse “hai visto il signorino si è eccitato perché scopavo la moglie o voleva essere al suo posto? Lo vediamo subito … “, intanto il suo amico era aldilà del bancone e si stava facendo succhiare da Laura.

Mi mise a 90 gradi sul bancone, Laura da una parte e io dall'altra tanto da poterci vedere in faccia. Sentii dire “che bel culo tondo ha questo frocetto …” E l'altro con il cazzo in bocca a mia moglie “non vorrai fartelo !!!”, rispose “mi ha interrotto quando stavo godendo adesso la deve pagare”. Lo sentii alle mie spalle toccarmi il culo aprendomi le chiappe, un rivolo di saliva si fermò sulla mia rosetta, puntò il suo cazzone e spingendo senza pietà entrò nel mio retto.

Gridai dal dolore “stai zitto non fare storie vedrai ti piacerà” mi sembrava di essere aperto in due. Lui affondava sempre più dentro. Quando il suo cazzo era arrivato a più della metà iniziai a percepire un sottile languore in profondità, ne volevo ancora, il dolore si trasformò in piacere, non volevo però dimostrarlo. Il suo amico intanto tolse il cazzo dalla bocca di Laura, le andò dietro e dall'espressione del viso di mia moglie capii che anche lei lo aveva preso nel culo.

Ci potevamo guardare in faccia, vedevo i suoi occhi chiusi e la sentivo ansimare ad ogni affondo nel suo di dietro, anche io stavo godendo di quel bastone che avevo dentro ormai in profondità nel retto dilatato. Mi cavalcava con foga, le spinte sembravano all'unisono con quelle nel culo di mia moglie. Lei mi guardò facendomi capire che era vicino all'orgasmo. I movimenti si erano fatti più intensi e lunghi, lo sentii irrigidire e una sensazione bollente mi invase le viscere mi stava sborrando dentro.

Anche mia moglie venne, ci baciammo come a scambiarci il godimento. Quella sensazione calda mi sciolse e anch'io venni tumultuosamente senza toccarmi, spruzzando di sperma il bancone. Il capo disse ancora ansimando “accidenti come mi ha fatto godere questo frocetto … é piaciuto anche a te … me ne sono accorto dal pulsare del tuo culo. Vedo che hai sborrato tutto il bancone” e l'altro “io sono ancora eccitato adesso voglio incularlo anch'io, non ho mai provato con un uomo, dai facciamo cambio”.

Si scambiarono di posto il primo lo mise nel culo di Laura ormai dilatato e l'altro lo entrò nel mio culo senza ormai resistenza. Questa volta il piacere fu immediato. Lui stantuffava a fondo ed io dal godimento muovevo la lingua a cercare qualcosa di indefinito. Anche Laura con gli occhi sbarrati ansimava ad ogni affondo. Le nostre lingue si intrecciarono godendo di quello che avevamo nei nostri rispettivi buchi. Ci sborrarono intensamente dentro, il mio retto ormai era pieno e quando uscì il suo cazzo un rivolo consistente di sperma traboccò dal mio sfintere finendomi sui testicoli.

Lui lo prese con le dita e lo avvicinò alla bocca di Laura, che leccò tutto, e disse ridendo ” baciatevi anche adesso”. Lei mi porse le labbra e la lingua ancora bianca del grumo di seme e io, come sotto ipnosi, la baciai sentendo per la prima volta il sapore dello sperma.
Eravamo esausti, ci fecero sistemare per la notte nel retro della gioielleria ancora nelle condizioni di prima, mia moglie nuda e io dalla cintola in giù, ci tenevano d'occhio.

Era quasi l'alba, non vedevamo l'ora che la cassaforte si aprisse e che finisse tutto presto, mancavano ancora due ore. Loro erano seduti sulle poltroncine dell'ufficio li sentivo parlare e ridere. Uno venne da noi e ci fece alzare ci porto da quello che sembrava il capo che ci disse “tra poco sarà tutto finito, ma si sono ancora due ore, vorrei divertirmi ancora … tu bella porcona e tu frocetto inginocchiatevi … e succhiatelo assieme” si abbassò I pantaloni e gli slip ne svettò un cazzo di almeno 20 cm.

con una cappella pronunciata tanto da meravigliarmi come era riuscita ad entrare nel mio culo vergine quella notte. Ci inginocchiammo tra le sue gambe lui era seduto sulla poltrocina, mia moglie, più esperta, lo prese in mano e lo segava mi prese la mano e la portò ai testicoli facendomeli stringere nel palmo della mano. Ne sentivo la consistenza e li accarezzavo. Udivo l'apprezzamento dall'altra parte, Laura aveva preso in bocca la cappella e succhiava come se fosse un gelato, vedevo la lingua roteare intorno ai bordi del glande tenendolo tra le labbra.

All'improvviso sentii l'altro spingermi la testa ordinandomi di succhiare anch'io. Mia moglie mi porse quel cazzo facendomi capire quali erano i movimenti da fare. Lo toccai con la punta della lingua, non aveva un sapore particolare, quindi mi feci coraggio e lo leccai. Leccavo la cappella e la sentivo farsi sempre più dura, Laura leccava la parte sotto del pene e a volte anche le palle. Il suo amico si stava eccitando, seduto si era tolto i calzoni e si masturbava lentamente, per vedere meglio si avvicinò mettendosi al fianco del capo.

Intanto mia moglie mi fece prendere la cappella in bocca e iniziare il movimento del pompino, su e giù, iniziava a piacermi sentirla arrivare a toccarmi la gola. Il capo aveva la testa reclinata all'indietro e si godeva il trattamento e mi ordino' di fare la stessa cosa al suo amico a lui avrebbe pensato Laura. Infatti come lasciai libera la cappella la imboccò lei con velocità, impugnai l'altro cazzo, un po' più piccolo come lunghezza ma più grosso, e lo portai alle labbra segandolo, una goccia di liquido trasparente si stava formando sulla cappella bagnandomi le labbra, la assoparai, era salata ma non dava fastidio, presi il glande in bocca iniziando a succhiare e muovere la testa su e giù come mi aveva insegnato Laura.

La mia bocca produceva molta saliva e ogni tanto dovevo lasciare il mio lavoro per mandarla giù e nel frattempo leccavo l'asta e le palle come vedevo fare a Laura dall'altra parte. Il lavoro durava ormai da una decina di minuti mi sentivo le labbra gonfie, formicolanti, ma non mi sarei fermato per nessun motivo, ormai ero diventato una troia affamata di cazzo. Sentii dei gemiti strani dal'altra parte, con la coda dell'occhio vidi le mani del bandito sulla testa di Laura bloccandola, il pomo di adamo di mia moglie andare su e giù, le aveva sborrato in bocca facendole ingoiare tutto.

Intanto io continuavo il va e vieni su quel cazzone che sembrava allungarsi e diventare sempre più duro, mi pareva sentire alla base dell'asta un pulsare che si trasmetteva alla cappella, infatti non mi sbagliavo uno schizzo potente di liquido caldo, denso e salato si mischiò alla mia saliva e mi finì in gola, dovetti ingoiare per non soffocare, questo migliorò le mie sensazioni ridandomi il sapore di uomo che avevo provato, ne seguirono altri più densi ma meno salati che mandai giù con gusto assaporando tutte le sfumature, succhiai ancora per non perdere nulla della sborrata.

Guardai Laura, stava leccando le ultime gocce di sperma da quel cazzo che era ancora in erezione, la mano che avevo sulla testa mi riportò a lavorare con la lingua per raccogliere quel po' di seme che era finito sull'inguine. Il suo cazzo era ancora duro, erano inesauribili.
Giunse l'ora dell'apertura della cassaforte, ci eravamo ricomposti, prima però io e Laura dovemmo fare un altro bocchino scambiandoci di posto, eravamo esausti avevamo ricevuto quattro sborrate a testa.

Con nostra meraviglia non presero niente ci ordinarono di stare zitti, di non denunciare l'accaduto e sparirono come erano arrivati. La sera dopo tornarono ma non per rapinarci ma per passare ancora altre ore di godimento ma questa è un'altra storia.

9
Io e Martina

Un piccolo movimento a salire del fondo schiena di Martina, praticamente
nudo, mi ha all'improvviso risvegliata dalle mie fantasticherie e dai miei
dubbi virginali. Ero rimasta quasi bloccata un momento prima che i miei
occhi si fossero abituati al nuovo e repentino cambiamento di luce che vi
era nel soppalco.

Con gli occhi un poco strizzati per mettere meglio a fuoco
quello che stava davanti a me ho avvicinato, così inginocchiata come ero, le
mie labbra alla sua caviglia destra. Ho incominciato a baciarla prima sui lati con piccoli baci e poi,
leccandola, ho continuato lungo il polpaccio fino ad arrivare all'incavo
dietro il ginocchio. L'ho baciato, succhiato, leccato, titillato con la
punta della lingua ed ho ottenuto una piacevole reazione da parte di Martina
che ha incominciato a gemere piano ad ogni linguata ed a muovere la gamba in
modo scomposto gridandomi che le facevo solletico.

Rideva e nello stesso tempo gemeva per questa nuova situazione che mai prima
d'ora credo avesse affrontato ed i suoi gemiti erano di vero piacere perché
la sua pelle stava assumendo la classica forma di una buccia d'arancia. Le
mie mani non toccavano niente di lei anche se il mio desiderio di farlo era
molto grande, ma volevo essere forte. Non volevo in nessun modo lasciarmi
prendere dalla foga del piacere e fare finire rapidamente quei momenti che
dovevano invece durare il più a lungo possibile.

Facile pensarlo ma molto più difficile metterlo in atto. Non sempre la
ragione riesce a governare i movimenti e proprio per questo subentra una
sorta di sofferenza talmente intensa e piacevole che ti proietta in un mondo
irreale ed immaginario. Ti sembra quasi che il corpo sia estraneo a tutto
quello che ti sta intorno, mentre sai invece che è parte integrante,
necessaria ed indispensabile. La punta della lingua ha percorso a ritroso il
polpaccio fino alla caviglia e qui le labbra hanno ancora baciato tutto
intorno.

La bocca è passata sull'altra caviglia ed ha ripetuto gli stessi movimenti
di prima ricavandone identiche reazioni. Stavo con la testa nel mezzo delle
gambe di Martina, sempre leggermente divaricate, ed ogni volta che i miei
occhi cambiavano angolo di veduta erano costretti loro malgrado a
focalizzare un rigonfiamento “carnoso”. Era racchiuso dentro un piccolissimo
lembo di stoffa con pizzo da cui spuntava, proprio all'estremità, un piccolo
ciuffo di peli neri un poco arricciati.

Per non parlare dei glutei, che visti così ad altezza occhi, davano
l'impressione
di due cunette o dossi come si vedono nei cartelli stradali. Erano delle
cunette molto attaccate e divise dalla solita piccola strisciolina di
stoffa bianca con bordi di pizzo svolazzanti. Questa visione mi faceva stare
male e cercavo in tutti i modi di tenere la testa bassa ed occuparmi solo
delle gambe di Martina.

Il mio corpo era tutto un vulcano in eruzione, mille piacevoli sensazioni mi
travolgevano ed avvolgevano e diventavano ancora più forti ogni volta che
Martina emetteva anche un piccolo gemito di piacere sotto la “tortura” delle
mie labbra e della mia lingua.

E poi ero nuda a metà, nuda ed inginocchiata
col sedere nudo per aria, con le gambe aperte e con la sensazione che
qualcuno potesse vedermi, che qualcuno potesse a sua volta accarezzarmi con
la sua lingua, o le sue dita, la parte di me che in quel momento aveva
bisogno di essere lenita, blandita e soddisfatta.

Avrei potuto girarmi, avrei potuto portare il mio bacino sopra la testa di
Martina, avrei potuto metterle la mia “patatina” davanti gli occhi, ma per
lo stesso motivo di prima non volevo affrettare gli eventi, volevo gestirli
nel modo che più a me piaceva.

Martina si era completamente abbandonata alle
mie carezze e soprattutto si era rilassata. Mi sembrava che per il momento
non avesse alcuna intenzione di prendere iniziative. E poi, per lei, era la
prima volta e sicuramente le sarebbe piaciuto di essere guidata con calma e
con dolcezza verso la meta che porta al piacere assoluto.

Ero li per questo e non volevo tradire la sua fiducia e soprattutto non
volevo perdermi neanche un secondo, un attimo di quello che lentamente
andavo “costruendo” sia per me che per lei.

Ho appoggiato un ginocchio sul
bordo del letto ed ho incominciato a leccarle ancora la caviglia, il
polpaccio, l'incavo del ginocchio, la parte posteriore della coscia fino ad
arrivare all'attaccatura dei glutei. Ho dato una linguata da sinistra verso
destra sulla fossetta che si forma in quel punto fino quasi a sfiorare la
stoffa del perizoma.

Ancora tanti piccoli baci usando anche la punta della lingua, la lingua che
scende con un guizzo improvviso verso l'interno coscia.

Martina trema, freme
e lancia un piccolo sospiro trattenuto. Poi ancora rapida discesa verso il
basso per poi risalire, sempre con la lingua, lungo la pelle dell'altra
gamba e ripetere le stesse identiche azioni. Martina muove ancora le gambe
in modo scomposto spostandole sia verso destra che verso sinistra col
risultato di allargarle ancora più di prima. Avere quel rigonfiamento di
stoffa ad altezza di occhi, naso, bocca e lingua ed evitare di toccarlo è
una tortura indescrivibile.

Pensare poi a quello che c'è sotto, carpendone pure l'odore, è veramente una
cosa da malati sessuali. Ebbene in quel momento mi sentivo tale e facevo di
tutto per essere ancora più malata, per essere ancora più pazza da
desiderare coscientemente una simile sofferenza. Mi sentivo bene, mi sentivo
padrona del mondo e padrona della situazione. Mi sentivo potente perché
avevo sotto di me una ragazza dolce, sensibile, forse anche innamorata, che
aspettava da me solo dei gesti dolci, teneri, delicati e pieni di amore.

Si era abbandonata completamente e, più di me aspettava e desiderava che
quei momenti non finissero mai pure sapendo che tutto questo mondo ovattato
che eravamo riuscite a crearci con estrema pazienza poteva finire da un
momento all'altro col sopraggiungere del piacere. Non che dopo sarebbe
finito tutto fra di noi, quello no, ma il raggiungimento del piacere avrebbe
fatto finire temporaneamente questo bellissimo sogno fantastico che stavamo
vivendo con i nostri corpi, i nostri pensieri, le nostre parole, i nostri
gemiti, le nostre azioni.

Cosa accadrà adesso a Martina? Cosa inventerò ancora per farla, e farmi,
felice? Sarò capace di portarla talmente in alto con la fantasia e col
desiderio da non potere più fare a meno di me?
18
Il collaudo del giocattolo
“Gentile Caterina, mi chiamo Gina e non sono più una ragazza, infatti ho 60 anni. Nonostante figli e nipoti non potrebbero mai immaginarlo,a volte, di mattina quando sono da sola, leggo qualche tuo racconto.

Mi ci sono imbattuta per caso, attratta da un titolo che credevo trattasse ben altro: “La Madre”.
Come puoi immaginare non sono particolarmente brava col computer ma non essendo nata ieri so anche che ci sono siti pornografici; non avrei mai il coraggio di andarci per due motivi, primo perchè ho paura che i ragazzi se ne accorgano e poi perchè queste cose non mi eccitano particolarmente.
Ma torniamo a noi; cercando qualcosa da leggere, mi imbattei nel tuo racconto e solo dopo qualche capitolo capii dov'ero finita (sorrido)!
In piena sincerità devo dirti che nonostante mi accorsi che era un racconto erotico non volli smettere di leggere e ti devo fare i miei complimenti perchè l’ho trovato molto bello, nonostante le descrizioni, a volte, pornografiche.

Sorrido ancora di me stessa e mi pare impossibile che sto scrivendo di queste cose; comunque mi sono ripromessa di essere sincera e lo farò!
Mi è talmente piaciuto il tuo modo di scrivere di certe cose, che, per me, è diventata una piccola trasgressione casalinga leggere i tuoi racconti (anche quelli tradizionali mi sono molto piaciuti).
Sono una donna all'antica e quel calore pruriginoso che trasmettono certe tue storie è già tanto per me.

Poi, marito non sta bene e sono alcuni anni che non abbiamo più rapporti; viviamo come fratelli, per intenderci.
Seguendoti mi sono imbattuta anche in questa rubrica sull’uso di oggetti erotici, e da questo nasce la mia lettera.
In qualche modo ha risvegliato un mio ricordo del passato e mi è venuta una gran voglia di parlarne, come se volessi sentirmi protagonista per un momento, perchè, cara amica, anche a me, nonostante la “vecchiaia” è capitato di avere per casa un oggetto erotico.

Circa 30 anni fa, mio marito era in trasferta a Milano; da poco avevano aperto i primi Sexy Shop. Conoscendolo, mi sembra di immaginare come abbia trovato il coraggio di entrare… e comunque ci andò.
Qualche giorno dopo il suo ritorno mi chiamò in camera da letto e con aria più ingenua che intrigante mi fece vedere il pacchetto con i suoi acquisti. Non sono un’esperta ma credo che all'epoca ci fosse una scelta di gadget limitata, rispetto a oggi; comunque, nella busta, c’erano: una videocassetta porno di cui non ricordo né il titolo né altro; un completino rosso, mutandine e reggiseno, di misura e qualità indefinite.

Ricordo solo che aveva la particolarità di essere aperto tra le gambe, ma era talmente scadente e piccolo che lo buttai alla prima occasione.
Infine c’era un pene di gomma, non potevo sbagliarmi perchè era un lungo tubo, color carne, e si vedeva chiaramente la forma del glande, a grandezza naturale. Non era particolarmente grosso, ma era veramente stranissimo, almeno per me. Innanzi tutto avevo pochissima esperienza di membri “veri”, figuriamoci di falli di gomma.

Nemmeno sapevo com'erano fatti. Nonostante tutto, quello che vidi mi sembrò veramente incredibile; era un tubo a forma di cazzo (scusa il linguaggio, ma l’argomento, alla fine, è quello ah ah) solo che era lunghissimo, credo circa mezzo metro, e aveva il glande da tutti e due i lati… come spiegare, come se i cazzi fossero due.
Non capivo assolutamente il perchè di quella strana forma e nemmeno come mai la scelta di mio marito fosse caduta su quell'oggetto.

Possibile che li facessero tutti così? Ne dubitavo.
Infatti devo aggiungere che, qualche giorno dopo, nella busta segreta che tenevo nascosta accuratamente, mi accorsi che c’era un catalogo pubblicitario, con tanto di fotografie e, di peni di gomma, ce n’erano di tanti tipi, persino a batteria, elettrici insomma.
Comunque cara amica, tutto questo sproloquio è servito solo a trovare il coraggio di confessarti che, questa vecchia signora, in gioventù (e con molta soddisfazione) ha fatto uso personalmente di un “sex toy” come li chiamate oggi.

E che sono assai grata a quel lungo cazzo, così particolare. Strano a dirsi, mi ha fatto scoprire più cose sul sesso quel pezzo di gomma che la mia quarantennale esperienza di moglie e mamma.
Sì, cara Giovanna, lo abbiamo usato, non spesso, ma ogni tanto sì, e le cose, in quei momenti intimi, prendevano pieghe inaspettate e inconfessabili.
All'inizio mio marito lo usava per infilarmelo in figa e poi lo muoveva con la mano, intanto poteva darmi piacere con l’incessante leccare.

Sono clitoridea e con la bocca mi ha dato gli orgasmi più belli e più lunghi della mia vita.
Poi, quando prese dimestichezza con l’oggetto e si rese conto che anch'io amavo lasciarmi andare, cominciò a usarlo per scavarmi il sedere fino a trovare il coraggio di incularmelo.
Fu così che scoprì che non avevo grosse reticenze a fare sesso anale, solo che non avevo mai avuto il coraggio di confessarglielo.
Spesso mi scopava davanti, mentre dietro avevo il dildo ben infisso tra le natiche; altre volte lo tenevo in figa, mentre succhiavo il pene del mio uomo.

Insomma, quel coso era un vero portento. Mio marito imparò che amavo l’inculata e iniziò a prendermi anche da dietro con sua (e mia) soddisfazione.
Cara Giovanna non essere troppo sorpresa, ricorda che la mia generazione, specialmente in provincia, era ancora abbastanza succube del concetto di verginità fino al matrimonio. Ma chi resisteva?
Credimi, ti posso garantire che le ragazze di un tempo non se ne stavano con le mani in mano… allora si facevano tantissimi pompini e quasi tutte non solo avevamo il culetto rotto ma, le più passionali, usavano l’ano come una vera figa, provandoci un gusto estremo e venendo come, e meglio, del semplice orgasmo vaginale.

Infatti, in gran segreto e nelle più assurde situazioni, si cominciava a prenderlo intorno alla prima pubertà, e si continuava a lasciarsi sodomizzare fino al matrimonio, che in genere avveniva ben dopo la maggiore età!
Ma non è finita.
I giochi che quel lungo pene doppio ci ha permesso non lasciarono perplesso solo il mio amore, anche per me ci fu una sorpresa del tutto inattesa.
La prima volta avvenne una sera in cui eravamo del tutto soli.

Mio marito mi fece voltare nel letto e, pian piano, da dietro, usando molta vaselina, mi penetrò il culetto con estrema dolcezza. Quello che fece dopo, essendo io voltata e delicatamente rilassata, ci misi un po’ a capirlo.
Mio marito si voltò a sua volta; sentii il pene che si muoveva in modo disconnesso, segno che lui stava armeggiando col tubo, ma non sapevo cosa facesse. Alla fine si placò, come si fosse calmato, e rimase immobile.

Continuavo a non capire bene, finché, tastandomi il sedere con le dita, mi accorsi che i nostri culi erano di fronte e che, incredibilmente, il cazzo era infisso anche dietro del mio uomo.
In poche parole il mio “maschio” subiva la stessa penetrazione anale che stavo ricevendo io. Provai una sensazione tremenda, incredibile, e ci misi un po’ per accettare la situazione, ma poi presi la cosa con estrema dolcezza. Credo che quella sia stata una delle notti d’amore più belle che io abbia mai provato…

Forse è inutile dirti che, da quella volta, tante cose sono cambiate tra noi, intendo sessualmente, ed io mi sono sentita di fare cose che, se ci penso adesso, mi sembrano impossibili.

Abbiamo giocato ancora con quell'oggetto di piacere, provando posizioni che altrimenti mi sarebbero state precluse.
Ricordo che mi rendeva folle di piacere installarmi mezzo cazzo in figa e poi fare la parte del maschio, inculandomi il maritino a sangue; attaccata alla sua schiena, mentre lui, a quattro zampe come un cane, subiva l’oltraggio senza lamentarsi.
Per finire, questa lunga confessione, di cui ti chiedo scusa, devo dirti qualcosa che nemmeno lui sa.

Ho usato il dildo a forma di serpentone anche da sola, naturalmente, e ho scoperto qualcosa che consiglio a tutte le donne: quello strano, magico, attrezzo permette un “gioco” meraviglioso.
Se lo piegate completamente, a “U”, per capirci, con un po’ di abilità si riesce a infilarselo in tutt'e due i buchi; cosa accade poi? Essendo elastico, il membro spinge, come se volesse aprirsi di nuovo. Bloccato nei buchetti non riesce a uscire e rimane ben saldo, in tensione.

Da quel momento in poi non viene fuori, a meno che non lo tirate con le mani.
Giovanna, non mi vergogno a dirti che ho passato intere mattinate, a casa e (dio mi perdoni) a volte sono persino andata a far la spesa, in costante e continua doppia penetrazione. La testa mi girava per il piacere e la lunga sollecitazione fisica mi lasciava spossata per alcuni giorni: ma ne valeva la pena, amica cara.

Mio marito non lo ha mai saputo, nè io saprei dirti se si è mai trastullato col nostro cazzo segreto, in solitudine… siamo sempre stati molto discreti al di fuori del letto, e rispettosi.
Io resterò sempre con un dubbio che mi ha assalito spesso, quello di sapere se, il mio uomo, era stato già inculato prima del nostro incontro. Lo stesso vale per lui: sono certa che all'epoca lo ha sospettato, ma non mi ha mai chiesto se e quando mi avessero fatto il culo per la prima volta.

Tua, Gina.

10
Sesso di gruppo

Ho fatto un gan casino ma non me ne pento!! Sono sposato da cinque anni anni con una donna fantastica ma per niente “calda”. La nostra vita sessuale era alquanto piatta e per questo motivo mi son concesso delle distrazioni. Da quasi 6 mesi ho un'amante che mi appaga completamente sessualmente ma che poi ha cominciato a pretendere sempre più del mio tempo mettendomi in difficoltà col menage familiare.

Di separarmi non ne avevo una benchè minima intenzione e decisi di scrollarmi di dosso l'amante ma non dopo aver risollevato il mio rapporto coniugale. Per farlo decisi che era opportuno far capire (e vedere) a mia moglie cosa vuol dire SESSO cosicchè anche lei potesse soddisfarmi. Per farlo scelsi una strada alquanto pericolosa…. Ho una casa in montagna dove regolarmente andavo a scopare con l'amante e dove ebbi delle incredibili avventure sessuali, lei è molto calda ed assetata e con lei non ho mai avuto problemi di nessun tipo al punto che in quella casa siamo andati a scopare anche con altre coppie conosciute in internet, con e****t ed una volta perfino con un trans raccolto per strada.

Insomma era successo più volte che con lei si facesse sesso di gruppo. Un giorno decisi di convolgere lei e mia moglie in un gioco multiplo così da liberarmi dell'amante e provare a sbloccare mia moglie. Invitai due coppie di amici collaudate ed una single mia cara amica di giochi orgiastici ed insieme all'amante mi recai nella casa di montagna, e fin qui nulla di strano…. era già successo altre volte, ma questa volta avevo fatto in modo che mia moglie si trovasse lì all'insaputa di tutto.

Arrivati in montagna chiesi agli amici di concedermi 20 minuti prima di entrare in casa perchè volevo preparare loro una sorpresa. Eccitati accettarono la cosa e si fermarono in auto, promettendo loro che avrei lasciato la porta di casa aperta. Così feci entrai in casa mentre mia moglie stava riassettando la casa, la presi con dolcezza, mi feci vedere arrapato e la portai in bagno dove cominciai a provocarla un pò facendomi la doccia ecc.

Lei mi porse gli asciugamani e io appositamente la tirai sotto la doccia così da bagnarla interamente. A questo punto, ridendo, la chiusi sotto la doccia, usciii dal bagno in accappatoio e trovai nel soggiorno vicino al camino acceso gli amici che erano frattanto entrati. Quando mia moglie finì la doccia fece per uscire dal bagno ma la porta era stata da me chiusa e cominciò a bussare e a chiamarmi; agli amici divertiti della cosa dissi che avevo trovato una nuova single in internet a cui avevo promesso però una serata a due quindi non si aspettava di trovarsi di fronte 7 persone per cui chiesi loro di non vociferare e fare rumore ma di fare solo del sesso come sempre cercando di coinvolgerla per aiutarla a far parte di quell'ammucchiata regalandole attenzioni ma soprattutto tanto tanto piacere.

La mia amante (non sapendo che era mia moglie) accettò con entusiasmo e si nominò paladina e garante della nuova ospite. Cominciammo a spogliarci ed a eccitarci stando attenti a soffocare i mugulii di piacere mentre mia moglie dal bagno bussava e si incazzava, ad un certo punto quando già l'ammucchiata era calda e nel soggiorno giravano corpi nudi ed evidenti erezioni, andai ad aprirle la porta in evidente stato di eccitamento (la mia amante mi aveva appena fatto un pompino incredibile mentre un'altra lei mi leccava le palle).

Appena uscì cominciò a strillare come una pazza e mi mollò un ceffone incredibile mentre corse in camera da letto con me al seguito. Cercai di assecondarla e le raccontai di come conobbi gli altri dicendole che li avevo conosciuti in internet (omettendo ovviamente la verità sull'amante) e che la cosa era piacevole non c'era nulla di male ecc. Restammo in camera almeno 30 minuti mentre nel soggiorno sentivi di tutto, urla di piacere, evidenti rumori orgasmici, mugolii, bocche avide di sesso.

Dopo tanta opera di convincimento riuscii a farla affacciare dalla porta della camera e spiare quell'esplosione orgiastica incredibile quei sessi invitanti, quella passerella di cazzi e splendidi corpi femminili che si incrociavano, si scambiavano, si possedevno, si penetravano….

Mentre era evidente anche lo stato di eccitamento di mia moglie (la vidi mentre guardava e contraeva le sue coscie) feci il segnale alla mia amante (sempre all'oscuro che fosse mia moglie) la quale ci venne incontro, nuda, con un vibratore in mano, prese per mano mia moglie la quale faceva la finta smorfiosa (era evidentissimo il suo desiderio di partecipare all'orgia) e la portò nel soggiorno dove la instradò alle arti amatorie.

Non si dissero nulla (per fortuna) solo la condusse vicino ad un divano dove una donna era sdraiata succhiando le palle ad un uomo che le stava esattamente sopra la bocca. Il suo cazzo era in tiro e lui si stava masturbando, la mia amante si avvicinò chinandosi a quel cazzo e lo stesso fece fare a mia moglie; entrambe a rotazione cominciarono a leccarglielo, a spompinarlo, a fargli cadere la saliva lubrificandolo, mentre l'altra di sotto gli prese in bocca le palle.

Quell'uomo cacciò un urlo pauroso di piacere e cominciò ad invocare di farlo venire mentre gli altri si unirono tutti (me compreso) a leccare, succhiare, stimolare i buchi delle 3 abilissime pompinare. Quella situazione durò circa 3 ore, furono 3 ore indimenticabili, ma per me più che il piacere sessuale era meraviglioso vedere la mia amante che aiutava, proteggeva, stimolava, baciava, eccitava e raccoglieva gli orgasmi di mia moglie!!! INDIMENTICABILE.

Ad un certo punto però cominciai a realizzare che quando quell'orgia sarebbe finita sarebbe emerso che quella era mia moglie, che quell'altra era la mia amante e che improvvisamente mi sarei potuto giocare tutto, ma soprattuto mia moglie che comunque amavo.

La preoccupazione e l'ansia ebbero il sopravvento sulla mia eccitazione con evidenti riflessi sul mio entusiasmo e sulla mia prestazione sessuale. Quella gran troia della mia amante vide la mia situazione di disagio sessuale e lanciò una sfida alla (per lei) nuova arrivata, le disse “ora tocca a te risollevare il nostro padrone di casa” e me la avvicinò. Impugnò un vibratore modello maxi, glielò conficcò dapprima in figa lubrificandolo, poi glielo fece leccare avidamente con evidenti ed abbontanti aggiunte di saliva e poi, dopo avermi fatto sdraiare a viso in sù la fece sedere alla pecorina sopra il mio viso mentre da dietro le aprì il culo con quel grosso vibratore (mia moglie era vergine nel culo).

Mia moglie ormai impazzita dalle gioie del sesso accettò volentieri e pur urlando di dolore lo accolse tutto dentro di se. A quel punto me la fece coricare a livello di bocca e cominciai a leccarle la figa mentre sentivo le vibrazioni che le dava quel grosso vibratore nel culo. La mia amante a questo punto raccogliendo la mia nuova imponente erezione mi prese a smorzacandela mentre baciava, massaggiava e leccava le tette di mia moglie!!! Che spettacolo!!! Mia moglie vibrata nel culo e leccata da me mi inondò la faccia dei suoi umori per ben due volte, mentre quella gran troia dell'amante mi scopò con una violenza inaudita facendomi urlare come un pazzo di piacere finchè mentre stavo per venire, raccolse tutto lo sperma in bocca spompinandomi per poi riversarlo nella bocca avidamente aperta di mia moglie ed intraprendendo con lei un lungo bacio con lingua ingoiando man mano entrambe il mio sperma.

L'orgia finì lì, restammo qualche minuto tutti esausti, chi a contemplare i corpi bagnati, chi a fumare una sigaretta, chi ad asciugarsi le evidenti ed abbondanti presenze di liquidi che uscivano ovunque dai buchi dilatati dei sessi. Mi riassalì il panico.
Quando cominciò il turnover delle docce cominciarono le presentazioni e presentai agli altri (amante compresa) “vi presento mia moglie”.
Avrei voluto stare a 1000 chilometri, qualcuno sorrise, la mia amante mi mollò un calcio ben assestato sulle palle (sgonfie) e cominciò a dare in escandescenze rivelando a mia moglie (allibita) le nostre esperienze dei mesi scorsi, dandomi del porco, del depravato (come darle torto?) ed offendendomi a più non posso ecc.

ecc.
Cosa è successo da allora?? La mia amante non l'ho più vista, quelle coppie conosciute in internet non si son più fatte sentire, la mia amica single tantomeno (un vero peccato era una gran figa) e mia moglie non mi parlò per 10 giorni,ma quando ricominciò a parlarmi lo fece col linguaggio del corpo, mi prese una notte e mi scopò fin quasi alle luci dell'alba. La mattina seguente con assoluta calma mi disse: “ora ho capito dove ho sbagliato negli anni passati, ma sappi che ora hai creato una troia in me e ne pagherai le conseguenze.

Tutto ciò che desidererai lo otterrai e lo stesso varrà per me, ma ricordati che se di nuovo ti farai un'amante ti taglio le palle!!”.

Ahhh dimenticavo… sapete cos'è comparso il giorno dopo in casa?? Un computer con tanto di collegamento ad internet ed una scheda telefonica vergine per gli appuntamenti al buio…. se il buongiorno si vede dal mattino……….

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