Quella chat galeotta

“Ciao, hai voglia?”

scrisse Massimo, senza troppo entusiasmo, nell'apposito spazio della chat gratuita, dopo aver selezionato il nickname di Lucia. Che poi, questa Lucia, fosse in realtà un uomo che si fingeva una donna, a Massimo non importava poi molto. Si stava annoiando a morte. Solo, a casa. Erano ormai sei mesi che si era lasciato con la sua ragazza. E, a parte il sesso, non sentiva certo la sua mancanza. Eppure per un ragazzo di 25 anni, una storia d'amore non dovrebbe lasciare indifferente.

Massimo era però svuotato. Da settimane passava le serate in chat, cliccando avidamente ogni volta che comparivano nomi femminili nella lunga lista. Quasi sempre riceveva rifiuti, qualche volta riusciva a chattare, e a volte si masturbava, nudo davanti al computer. Ma non si divertiva poi molto. Ogni volta spegneva il computer e andava a dormire pensando che le chat, tutto sommato, non possono sostituire la vita.

“Si, tanto”

rispose Lucia. Non era la prima volta che chattava, ma era passato tanto tempo che non si ricordava più come era finita.

Probabilmente male. Gli uomini in chat si comportano da veri trogloditi. Sarebbe fondamentale saper scrivere, ma evidentemente Lucia chiedeva troppo. Spesso leggeva frasi oscene, scritte da ragazzotti con molti spermatozoi e pochi neuroni. Tanto valeva rispondere a questo ‘annoiato1987'. Per lo meno, erano coetanei.

“Sei già nuda?”

domandò Massimo. Ma che razza di domanda aveva scritto? Però, al pensiero che dietro il monitor ci fosse una ragazza nuda lo eccitava. E in questo caso il testosterone aveva comandato il cervello più velocemente dei suoi neuroni.

Ma che razza di domanda! Sicuramente lascerà la chat. Io farei così. Un minimo di educazione, che diamine!

“Si…”

rispose Lucia. Ma che razza di risposta aveva scritto? Si guardò allo specchio a pochi metri nella stanza. Indossava un pigiama ben datato. Lo usava fin da quando aveva quindici anni. Certo, sotto il pigiama non indossava il reggiseno, ma intanto aveva un bel paio di comode mutande da notte e calzettoni contro il freddo.

Certamente non sexy. Ma che importava. A stare nudi si prende di freddo, e alzarsi il giorno dopo con il raffreddore proprio non ci teneva. Almeno, non certo per questo ‘annoiato1987'.

“Senti… non ho voglia di far sesso virtuale. O almeno, non così”

Massimo si sorprese della frase che aveva scritto. Era sicuramente uscita dal cuore. Voleva amore, non una mano meccanicamente adesa al pene. E desiderava amore.

“Si.

Anche io. Non così”

Curioso questo ‘annoiato1987'. Lucia sperava soltanto non fosse il solito depresso in grado di far deprimere anche il più incallito ottimista.

“Mi chiamo Massimo, sono nato nel 1987 e vivo a Milano. Sono single”

Massimo pensò che fosse meglio essere chiari una volta per tutte. Basta finzioni! Fingeva di amare, quando Massimo era fidanzato. Fingeva in chat. Sempre a mascherarsi e a nascondersi. Da cosa, poi? Da se stesso, ovviamente.

Quindi tanto valeva essere onesti e sinceri, anche in chat. Anche se non aveva la più pallida idea di chi fosse questa ‘Lucia' con cui stava dialogando.

“Io mi chiamo veramente Lucia! E' incredibile: sono anche io del 1987, sono single e abito anche io a Milano. Posso farti una domanda? Perchè sei qui?”

Fu piacevolmente sorpresa della frase scritta da Massimo. Intuì che questo ragazzo cercava altro. Non era il classico sessuomane famelico che girava per le chat scrivendo idiozie su quanto grande fosse il suo pene.

Certi uomini credono che più il pene sia grande e più siano esentati a sviluppare il cervello. Era veramente stufa di questa gentaglia. Desiderava, come tutte le ragazze che ancora sapevano sognare, un ragazzo delicato, gentile, attento. Le sue amiche affermavano sicure che una simile rarità non esisteva su questo pianeta. Lei non voleva spegnere le speranze. I suoi ex, effettivamente, avevano fatto di tutto per confermare le idee delle sue amiche. Ma Lucia sperava ancora.

La speranza di non cedere ai luoghi comuni e all'andazzo imposto dalla televisione.

“Avresti voglia di incontrarmi? So bene che è una domanda molto forte, ma ti assicuro che sono stanco di scrivere frasi senza guardare gli occhi di chi legge. Non chiedo molto. Ci incontriamo dove vuoi tu, dove c'è gente. Un gelato, una passeggiata serale. Niente di particolarmente cervellotico. Non è nemmeno necessario vestirsi in maniera perfetta. Che cosa ne pensi? Ci terrei molto”

Lucia fu sconvolta.

Il cuore impazzì per la tensione e lo spavento. Ma chi è questo Massimo? Ogni giorno leggeva sulle pagine dei giornali vicende contro le donne. Non voleva certo essere una fonte di notizie per i giornali del giorno seguente.

“Si, va bene”

Ma cosa aveva scritto!!!! Lucia girò lo sguardo verso lo specchio e si guardò. Non era possibile che avesse scritto questa assurdità. Lei NON voleva incontrare nessuno quella sera.

Tanto meno uno sconosciuto. Era già in pigiama. Come sarebbe finita?

“Mi hai dato una grandissima emozione: ti confesso di avere un po' paura perchè non ti conosco. Forse per te pare strano che un uomo ti dica di avere timore di incontrare una ragazza, ma è comunque un incontro al buio anche per me. Potresti essere chiunque. Dove vorresti che ci incontrassimo?”

Lucia lesse la frase scritta da Massimo. Pensò che era talmente sincera e bella da leggere, che questa persona era veramente speciale.

Non voleva andare in un locale. Preferiva prendere un gelato da Grom e camminare sotto la Galleria, verso via Torino, oppure verso via Dante. Spense il computer dopo aver concordato l'appuntamento. Si vestì. Niente di particolare. Non sapeva che persona stava per incontrare e quindi niente gonna provocante. Semplicemente jeans, scarpe da ginnastica, maglietta e golf. E ovviamente la borsetta col telefono. Voleva avvisare qualche sua amica, per sicurezza, ma poi pensò che non camminava certo in zone pericolose.

Bastava stare tra i turisti e la gente.
Anche Massimo si vestì. In modo sportivo. Non era ricco, non guidava una macchina costosa. Studiava all'università e lavorava part-time. Era una persona curiosa, amava la cultura, amava l'arte. Consultò alcuni siti su internet e vide che la casa museo Boschi Di Stefano era aperta occasionalmente. Non era tanto distante dal Duomo, una passeggiatina di venti minuti verso Lima si poteva anche fare. E nel caso l'incontro fosse pessimo, c'erano parecchie fermate del metrò da prendere.

Arrivò davanti a Grom, dieci minuti prima dell'appuntamento. Era curioso. Non si erano nemmeno descritti. Come fosse questa ragazza proprio non lo immaginava. Vide coppie e gruppetti di ragazzi entrare nella gelateria. Passavano i minuti. Non sarebbe venuta. ne era certo. Massimo si diede dello stupido. Non esiste nessuna ragazza al mondo che avrebbe accettato un incontro così al buio. Queste cose esistono solo nella fantasia degli scrittorucoli da pochi soldi. Era già tardi e di Lucia neanche l'ombra.

Aveva le gambe affaticate dallo stare in piedi fermo. Poi si voltò. E vide una ragazza che timidamente lo osservava. Era poco più bassa di lui, molto snella, dal viso fresco e giovane. I capelli lunghi scendevano lungo un golf di lana verde. Era vestita in modo semplice, come lo era anche Massimo. E che bel ragazzo Massimo. Lucia lo osservò, notando la forma perfetta del naso e gli occhi azzurri, svegli ed intelligenti.

Non si aspettava che fosse biondo. Aveva la pelle chiara e le mani lunghe e ben curate. Gli piaceva.
Si avvicinarono, si parlarono, dimenticarono il gelato. La serata era bellissima. Tiepida. Si stava bene. Lucia stava bene, con Massimo e con se stessa. E Massimo ascoltava Lucia, e le parlava con il cuore. Stava bene anche Massimo. Si comprendevano l'un l'altro. Forse questo è ciò che le persone più fortunate chiamano col nome “colpo di fulmine”? Camminarono verso la casa museo; Lucia non ne aveva mai sentito parlare.

Fu entusiasta dell'idea di Massimo. Di solito con i ragazzi si andava a ballare, al bar, al parco. Questo Massimo era diverso. Era leggero, piacevole, eppure sapeva tante cose. E lei desiderava ascoltarlo. No, non era esatto. Desiderava anche ascoltarlo. Desiderava anche altro. Lo desiderava. Lo voleva. Voleva stare con lui quella sera. E anche domani. E poi, anche il giorno dopo. Per fare una vita con lui. Fu intuizione? Chi può sapere cosa riserva la vita.

E anche Massimo provava lo stesso sentimento. Era felice e sereno. Come mai era successo durante la sua vita. Si sentiva a casa, guardando Lucia negli occhi. Le cinse la vita. E le domando: “vuoi venire a casa mia?”. Lucia fece sì con la testa, lentamente, guardandolo negli occhi.

Entrarono nell'appartamento di Massimo. Si avvicinarono al letto. Nessuno disse nulla. Massimo non chiese se voleva bere qualche cosa, e Lucia non chiese cosa stesse facendo Massimo.

Si baciarono. A lungo. Lentamente. Assaporando ogni millimetro delle labbra. Si abbandonarono alle sensazioni. Massimo le sfilò il golf e la abbracciò, teneramente. Poi le sfilò la maglietta. Lucia allontanò Massimo e guardando negli occhi il suo desiderio, si tolse il reggiseno. Che bel seno aveva Lucia. Portava una seconda, con un capezzolo a punta, molto lungo e già duro per l'eccitazione. Massimo si avvicinò, le sorrise con un desiderio che mai aveva provato prima di questa sera, le baciò il capezzolo destro delicatamente.

Lentamente. Lo succhiò per molto tempo, per mostrarle tutta l'attenzione che aveva per lei. Poi si chinò e le sfilò le scarpe, le calze e i jeans. Mise le mani sull'elastico delle mutandine e le fece scendere, mostrando le labbra vaginali parzialmente nascoste dal pelo pubico. Lucia era bellissima. A Massimo sembrava un dea scesa nella sua stanza. Lucia iniziò a spogliare Massimo, sfilò maglietta e jeans. E poi tolse gli slip. Vide il pene.

Lo amò subito. Era già perfettamente eretto. Allora esistevano uomini col pene di dimensioni interessanti e dotati di cervello! Lo strinse nella mano, snella ed agile. Sentì la durezza del pene. Chiuse gli occhi. Mosse la mano, mentre l'altra si avvicinò ai testicoli. Lo masturbò, lentamente. Vide quel pene duro, pieno di caldo desiderio. Ne vide la forma così attraente. Vide Massimo contrarsi ed esplodere di piacere. Vide lo sperma colare. Si avvicinò con la bocca.

Ne baciò la punta, leccando lo sperma che usciva caldo e liquido. Voleva essere penetrata da Massimo.

Massimo fece sdraiare Lucia. Si sedette al suo fianco, accarezzandone la pelle del busto e della pancia. Si chinò e baciò quelle labbra rosee, sfiorando reciprocamente le lingue calde e morbide. La lingua di Massimo uscì dalla bocca di Lucia, leccandone con la punta le guance e le sopracciglia, la fronte e il tenero nasino.

E poi scese lungo il collo sul fianco della ragazza, salendo poi verso il capezzolo, e piegando la morbida forma del piccolo seno, così terribilmente sensuale ed erotico. Giunse al capezzolo. Ne leccò l'areola rosa scuro, senza sfiorare la parete del capezzolo. Poi la lingua iniziò a girare attorno alla parete del capezzolo, le labbra si chiusero bloccandolo, e la lingua si impegnò a leccarne la punta con insistenza, aspirandola come fosse una cannuccia di una bibita.

Lucia mugolava di piacere, godendo ogni attimo del rapporto. La punta della lingua si spostò sul secondo seno, leccandolo avidamente, e succhiandolo con amore, tenerezza e voglia di possesso. Poi scese lungo la pancia, all'ombelico, e sui peli del pube, scese. Scese. Scese sulla coscia, scendendo al ginocchio, alla gamba, al piede. Che bel piedino. Ne succhiò ogni ditino, tenendo il piede tra le mani, seduto ai suoi piedi e guardando Lucia negli occhi.

La amava. La desiderava. La lingua leccò ogni dito dell'altro piedino, e prese a salire, lentamente, verso la gamba. Verso la coscia. Poi allargò bene le snelle gambe di Lucia, e nella zona tra ano e labbra vaginali, iniziò a dare ampie leccate con la lingua ben aperta. Le leccatone divennero profondi tocchi di punta che iniziarono a salire fino alle labbra vaginali. Massimo leccava benissimo. Lucia sentiva la lingua sul clitoride e tra le pieghe delle labbra, mentre le dita di lui esploravano la profondità del suo sesso.

Poi Massimo si avvicinò, appoggiò il pene al suo sesso. E la penetrò, per tutta la sua lunghezza. Rimase dentro. Immobile. Guardò Lucia: la amava come mai aveva amato. E si sentiva amato come mai era stato amato. Iniziò a muoversi, penetrandola regolarmente, sentendo il pene accolto nella sua giovane carne calda e desiderosa del suo sesso. La penetrava, come in passato sognava di penetrare una ragazza. Il pene allargava le carni di Lucia, frizionando il clitoride e la vagina.

Gli umori di Lucia lubrificavano la penetrazione del pene. Uscì. Il pene era bagnato e profumava di sesso femminile. Lucia si mise alla pecorina. Massimo riprese a scoparla con delicato desiderio, ritmicamente, per tutta la profondità. La penetrava per prendere possesso di colei che avrebbe amato per sempre. Lucia allargava le gambe, esponendo il suo sesso alla gentile penetrazione del pene di Massimo. Lucia allargava le gambe, comunicandogli che il suo sesso sarebbe stato per sempre di quel pene che penetrava le sue carni.

Massimo penetrava Lucia, la penetrava con gusto, con voglia, come risvegliato da una sonnolenza durata troppi anni. Sentiva il pene circondato dalle morbide carni calde della sua amata. Stava per venire. Sentiva lo sperma scorrere nel canale spermatico. Lucia sgusciò via dal pene, e si girò inginocchiandosi davanti a quel bel cazzo duro, rosso, lungo, umido di voglia femminile. Massimo venne immediatamente. Lo sperma inondò il bel viso di Lucia, che prese a succhiare il pene avidamente.

Pulendolo gentilmente ogni goccia. Con le dita prese ogni goccia dello sperma di Massimo, ingoiandolo. Era veramente felice. Si baciarono.

Massimo pensò al loro incontro così tanti anni fa. Al loro primo rapporto. E a quella chat. Aspettava che lo chiamassero. Era comprensibilmente teso. Si avvicinò un tizio. Si rivolse a Massimo con grandissima cortesia, dicendo: “Ora può entrare. Ha già chiesto di lei”. Massimo rispose: “E' andato tutto bene?”. Entrando nella sala vide Lucia rossa, affaticata e sorridente.

Il tizio si avvicinò a Massimo: “È una bellissima femminuccia; congratulazioni signor Besana!”. Erano entrambi felici. Il terzo figlio. Sarebbero stati felici per sempre.

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