Piccoli incontri quotidiani

Ci sono posti che sono un’isola felice nella quotidianità. Posti in cui entri per sostare qualche minuto, prendere un caffè, e ritrovarti a fissare la scollatura della barista. Posti in cui ti rendi conto che il sorriso che lei ti sta rivolgendo è proprio l’invito che stai aspettando…
Ecco, frequento un posto così. Ogni pomeriggio, da due mesi in qua.
La barista che mi serve il caffè, si chiama Pilar. Un metro e settanta, capelli lunghi e neri, lo stesso colore degli occhi: profondi, sensuali, pieni di promesse.

E’ spagnola. A contratto part-time intanto che segue il suo corso Erasmus all’università. Parla bene italiano, ma quel suo accento sibilante rende ogni parola sanguigna sulle sue labbra. Labbra sensuali, fatte per essere baciate, per prenderti in bocca il cazzo e farti impazzire a piccoli colpi di lingua, soffiamenti e sfioramenti.
L’ho corteggiata per un intero mese cercando di vincere ogni sua piccola resistenza. E alla fine, ci siamo ritrovati dovevo volevo portarla.

Nella mia camera da letto, una sera, alla fine di un suo turno di lavoro.
Ho circa vent’anni più di lei, e approfitto della mia esperienza per farla godere. Si, approfitto di tutto ciò che ho imparato scopando altre donne per farle capire quanto un uomo più grande è in grado di farla godere di più e meglio dei soliti ragazzini brufolosi che le ronzano attorno. E’ stata la mia strategia delle ultime settimane questa.

E mi ha premiato. L’ho spogliata senza fretta, baciandola sulla bocca, sul collo, stringendo i suoi capezzoli mentre le toglievo il reggiseno, baciandoli e mordicchiandoli intanto che la sdraiavo sul letto. L’ho lasciata lì, nuda, il tempo necessario a spogliarmi anche io. Mi sono inginocchiato vicino al letto spalancandole le gambe con una mossa decisa delle mani. Il pelo della sua fica, le labbra rosa e strette, l’odore intenso dei suoi primi umori misto al sudore di una giornata di lavoro, al retrogusto di urina che le rimasto imprigionato tra le piccole labbra.

Ho iniziato a leccarla con avidità.
I suoi mugolii di piacere erano un suono eccitantissimo per le mie orecchie. Al punto che ormai mi sentivo scoppiare per quanto avevo il cazzo duro. L’ho presa così com’era. Con le sue gambe spalancate davanti a me, quasi in piedi accanto al letto. L’ho penetrata con forza, con un affondo vigoroso, deciso. Fino a farle sentire tutto il cazzo dentro, le palle che sbattevano sul solco delle sue chiappe sode.

Sentirla gemere ed ansimare mi infoiava sempre di più. Non persi tempo a pensarci su e le scaricai in figa una prima sborrata. Uscito dalla sua fica, la presi per i capelli e la feci avvicinare a me.
Le strofinai il cazzo ancora duro e gocciolante sborra e umori sul viso e sulle labbra.
“ Leccalo, troia!”- la incitai. Mi guardava con aria interrogativa. Forse non aveva capito cosa volevo, o non conosceva la parola “troia” ( ma ne dubito fortemente).

Le chiarii il concetto dandole un paio di schiaffi sulle guance, per farle aprire la bocca ed affondarle il cazzo tra i denti. Iniziò a succhiare dolcemente. Sentendo il sapore della sua fica sul mio cazzo, leccando le piccole gocce di sborra che erano ancora rimaste su. La sua bocca, calda e golosa, il calore e la carezza della sua lingua mi eccitarono di nuovo. Le misi una mano tra i capelli tirandola verso di me per dettare il ritmo della pompa.

Lei mugolava e succhiava, sbavando ogni volta che le toglievo il cazzo dalla bocca per farla respirare un po’, prima di tornare a ficcarglielo in gola. La strattonai per i capelli una volta di più, tanto per farle capire chi comandava ed avrebbe continuato a comandare d’ora in poi. Lo sguardo che mi rivolse fu eloquente. Diceva solamente: fammi tutto. “Fammi tua. ”
Me la sono fatta una seconda volta. Prendendola da dietro. Piegata sul letto, prima in fica, e poi aprendole il culo con le dita prima di affondarci il cazzo per un paio di colpi furibondi che bastarono a farmi venire mentre Pilar urlava i suoi “oh,ah,si…que rico…ancora”.

Alla fine, le diedi un bacio, avvolgente, appassionato. Le offrì il bagno per rinfrescarsi e ripulirsi, ma rifiutò. Preferiva andar via così. Sporca di sesso. Piena e soddisfatta.
…A presto.

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