GRAN BEL PASTICCIO -p3-

Scendemmo una ripida scalinata per avviarci a quello che sarebbe stato il luogo del nostro primo incontro
Un odore acre di pesce mi investi appena girato l'angolo dello stabile adiacente alla scalinata. Reti ed attrezzature da pesca stavano in bella vista ammassate al ciglio della strada e seduto ad uno sgabello traballante un vecchio dal viso scavato e segnato da troppo tempo in mare, cercava, senza riuscirci, di trovare il bandolo della rete appoggiatatra le sue ginocchia e una cassa di legno, sulla quale vi era uan bottiglia di vinaccio e una rivista di gossip.

L'uomo alzò lo sguardo distrattamente per osservare quei due che probabilmente riteneva fuori luogo.
Pochi passi e ci ritrovammo davanti all'ingresso del bar. Una insegna lampeggiante, forse per un tubo al neon guasto, riportava “LA POLENA”. Sulla porta impronte di mani decoravano i vetri e un cartello “qui non si fa credito” mascherava, alla vista, ciò che ci aspettava all'interno. Il suono della porta sordo e cubo distolse gli avventori presenti dalle loro “importanti faccende” e posarono l'attenzione su noi due.

Sette tavolini da osteria e quattro sedie per ognuno di loro, compopnevano l'arredamento del locale. Appese alle pareti, immense reti con conchiglie e cimeli marini di ogni sorta, nonchè una bacheca fotografica di prodi peshitori intenti a mostrare i loro trofei, più o meno peshiti.
Ci sedemmo, e non aspettammo molto che la barista con lapis e taccuino venne a prendere la comanda.
_ Buona sera. Cosa vi porto?_ una voce stridula usciva da quella boccuccia senza labbra.

Viso bianco quasi trasparente, con sopraciglia folte e nero corvino come i capelli, corti e spettinati. Due occhi grandi di un azzurro irreale nei quali ci si sarebbe persi se non fosse per l'aspetto goffo e quella voce. Una ragazza esile e poco attraente ma con un piglio sicuro. D'altro canto in mezzo a soli uomini e nel contesto in cui lavorava non poteva permettersi di subire.
_ per me una birra chiara in bottiglia_ dissi senza aspettare che Giulia, questo era il suo nome, potesse ordinare.

_Lei signorina?_
_Un gintonic, grazie_
_Mi spiace, ma non riesco a farlo se vuole abbiamo della vodka o dell'ottimo rum_
_vada per il rum… senza giaccio_ Giulia era di una decisione fuori dal comune.
_ve li porto subito_
Pochi attimi di silenzio percorsero il locale e poi il brusio ricominciò coprendo l'imbarazzo di trovarmi in compagnia di quella splendida ragazza e di non riuscire a pensare ad altro che a vederla nuda.

_Allora, racconta un poco di te_ Esordii per distogliermi dai miei peccaminosi pensieri.
_Cosa vuoi che ti racconti? Sono una ragazza normale, lavoro, studio e mi diverto con gli amici_ Certo non mi aiutava ad istaurare un dialogo.
_Studi? e cosa?_
_psicologia infantile_ porcaccia… ero fregato, probabilmente aveva già capito le mie intenzioni.
_Però, interessante, quindi studi il perchè i bambini si fanno un sacco di amici immaginari? hahaha_
_Si certo ma non tanti, generalmente è uno, speciale, che lo aiuta ad affrontare le sue paure e a volte riesce, assieme a quell'amico, a superarle e a volte invece…_
La cameriera fu di parola e ci portò in tempo zero ciò che avevamo ordinato.

Una gradita sorpresa furono gli stuzzichini che, assieme alle bevande, ci vennero offerti.
Consumammo lentamente, chiacchierando e dissolvendo quel velo che inizialmente offuscava i nostri pensieri. Sonore risate echeggiavano nel locale alle mie battute e pungulature, tutto sommato la serata procedeva veramente nel modo sperato.
La Cameriera dopo circa quaranta minuti venne con un nuovo bicchiere di rum.
_Scusate, questo signorina lo offre il signore laggiù al banco_
_Mi spiace, ma non posso accettarelo, sono in compagnia di un amico e… sarebbe scortese nei suio confronti_
_Mi permetta di insistere…_
_Le ho detto di no… anzi dia_ Prese il bicchiere, si alzò, e diretta dal tipo al banco mi impedì, con quel fulmineo gesto, di oppormi.

_Grazie, veramente grazie… ma non posso accettarlo… vede sono in compagnia, non le sembra scortese e poco delicato?_ Esordi con questa frase. Appoggiò il bicchiere al banco. Si girò e ritornò al tavolo.
Tutto risolto, pensai. Invece il tipo chiamò la cameriera, appoggio sul vassoio il bicchiere col rum e le ordinò di ritornare al tavolo.
_Senti_ dissi _paghiamo e andiamo, meglio no? Non vorremo questionare per un bicchiere di rum?_
_Ma scherzi? non vedi che cafone, quelli così mi fanno incazzare di bestia_ Si stava già alterando e il suo atteggiamento avevo tanto l'impressione che fosse poco apprezzato dal tipo la in fondo.

_Signorina credo che debba accettarlo, forse non è del posto e non sa chi è. Mi dia retta non ne vale la pena_
_Mi ascolti bene! Le ho già detto di no punto e basta. Se lo beva lei tanto a quello che differenza può fare_ Alzando un'pò la voce.
Gli altri presenti nel bar a quel punto si girarono per capire cosa stesse succedendo e se prima non vi avevano fatto caso, quello fu un invito ad “occuparsi” di noi.

L'uomo al banco si alzò e mostrò tutta la sua possenza. sarà stato alto almeno 1,9mt e la maglietta conteneva appena la prorompente musculatura del dorso e delle braccia. Un viso indelicato solcato da una cicatrice che dal labbro inferiore arrivava a lambire la giugulare destra. In sovrappeso, certo, ma la nerbatura era notevole e le scarpe… cazzo ma che piede aveva, un 46 o forse di più. Certo enorme come anche le mani.

Una delle sue erano le mie due affiancate. Temevo il peggio ed invece si diresse alla porta ed uscì.
Passarono alcuni attimi dove nessuno si pronunciò, poi Giulia disse:
_visto, bisogna essere decisi altrimenti…_
Il suono sordo della porta ci fece girare entrambi e ci accorgemmo che non se ne era andato ma semmai aveva dato disposizioni a due brutti ceffi fuori dal locale. Ci guardammo e nei suoi occhi vidi che silenziosamente mi stava dicendo che forse avevo ragione io, forse era meglio pagare e andare via.

Ma cosa fatta capo ha e… mi alzai e mi posi proprio davanti all'energumeno che si dirigeva verso noi.
_Stiamo calmi. Non è certo il caso di farne un dramma. Sai quante volte mi è andata buca. Uno come te non ha certo problemi a rimediare una do…_ Non ebbi il tempo di finire la frase che un cartonazzo in mezzo ai denti mi scaraventò a terra. sbattei rovinosamente contro il tavolo vicino e per alcuni attimi rimasi strodito.

Mi ridestai e con un mal di testa pazzesco cercai di rialzarmi ma prontamente quel 50cm, ora riuscivo persino a leggero sulla suola, mi schiacciò la faccia a terra e
_non ti muovere checca o ti schiaccio come uno scarafaggio_ una voce cupa, rauca mi intimò di rimanere dov'ero.
Certo quale altra alternativa potevo pensare se non quella di infilzarlo con la forchetta che nel trambusto era finita al un palmo dal mio naso?
Afferrai confuso ed ansimante “l'arma” e sollevai il braccio concentrando tutta la mia forza in quel gesto, sferrai il colpo ma un calcio di un secondo uomo mi colpì il braccio e seccessivamente i reni, così forte che persi nuovamente i sensi.

Non vedevo più nulla. Sentivo un gran dolore al viso e al basso ventre che si diramava dalla colonna vertebrale. Poi pian piano cominciai a mettere a fuoco la situazione ed un brivido freddo mi accapponò la pelle.

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