Voglia di cose porche. parte 1

“Dimmi la verità, che effetto ti fa sapere che quest’uomo quando mi vede mi guarda fisso e mi desidera?”
“Mi ingelosisce terribilmente ma contemporaneamente mi eccita, mi fa venire voglia di cose porche!”

Ecco glielo avevo detto. Era da qualche tempo che lottavo tra me e me, tra la gelosia che un uomo bramoso della mia donna suscitava in me e l’eccitazione che tutto ciò mi provocava fino a farmelo venire duro come la pietra, ed ora finalmente l’avevo detto ad alta voce a me stesso e a Sveva.

Qualcosa ora era cambiato, entrambi abbiamo iniziato a sentirci più veri, autentici, liberi di condividere anche quei pensieri che per qualche motivo avevamo sempre tenuto nascosti per pudore, o forse per paura di ferire reciprocamente la nostra sensibilità.

Di fatto i nostri messaggi sono diventati prima hot poi porno. Ero a lavoro pensando al calore della sua bocca sul mio cazzo o alle acrobazie della sua lingua intorno alle palle? La foto del rigonfiamento che mi portavo tra le cosce era d’obbligo.

Click, invia.
Pochi minuti e mi ritorna il video delle sue dita infilate nella sua figa succosa, con tanto di commenti del tipo “mi raccomando aspetta me stasera che ti svuoto io per bene!”

Verità mai dette, sensazioni mai provate, esperienze mai fatte, ci stavano ingolosendo sempre di più. La nostra fame di “cose porche” cresceva sempre di più, e non perdevamo occasione per dircelo e per fantasticare su come e dove sarebbe stata la prima volta.

Le confessai che mi eccitava da morire pensare di poterla avere insieme ad un’altra donna e/o insieme ad un altro uomo. Ed ogni volta, un suo gemito, un nuovo mugolio di piacere, hanno accresciuto la mia voglia di renderla “la mia puttanella”.

Cominciai a chiamarla così nell’intimità, e a lei è piaciuto così tanto che ha iniziato a concedersi in posizioni da vera pornostar, a cercare penetrazioni sempre più profonde, ad usare e farmi usare il suo corpo comunque ed ovunque per darmi il massimo del piacere, e farmi godere liberamente a voce alta come piace a lei.

Abbiamo sempre scopato ovunque io e Sveva, in casa sul tavolo, sbattuta al muro, a terra, sul divano, vicino al camino, mentre cucinava, ma quell’estate mi venne voglia di portarla fuori in giardino, di prenderla a pecorina sul cofano della sua macchina parcheggiata, e scoparla lì alla mercé della vista di eventuali passanti che ne avessero sentito i gemiti dalla strada o della sua famiglia al piano di sopra. Lei fece dapprima resistenza, diceva di non volere ma le leggevo negli occhi tutta l’eccitazione da cui era attraversata da capo a piedi.

Le infilo una mano tra le cosce ed è così tanto bagnata che quasi faccio fatica a sentire l’ingresso della figa. Sembrava un’unica pozza di umori dalla coscia in su. A quel punto ero un tutt’uno col mio cazzo duro, completamente allagato d’eccitazione le afferro il polso e la strattono con forza verso l’uscita, lei si abbandona al mio impeto e si lascia andare, sento che è in mio volere.
Arriviamo all’auto in pochi attimi.

“Appoggia i gomiti sul cofano!” -le dico-
Lei guarda fuori, cerca passanti, è eccitata ma nervosa, e con un filo di voce misto a mugolio: “Si”
Ha uno dei suoi sensualissimi vestitini estivi, colorati, leggeri da lasciar intravedere tutto in trasparenza, che si appoggia a sfiorare le sue forme, corto da scoprire il culo ogni qual volta accenna a protendersi in avanti. Figurarsi ora, che a gambe strette man mano si china sempre di più fino ad appoggiare completamente gli avambracci sul cofano della sua peugeot bianca; con quel gran bel culo che mi ritrovo davanti, lei che freme in un misto di paura e voglia d’essere scoperta, mi sbottono i pantaloni, ci infilo la mano dentro, afferro e tiro fuori il mio pisello ormai bello duro e pronto all’uso.

La voglia di scoparla è tanta, così con una mano le allargo le chiappe e con l’altra glielo infilo in figa senza fronzoli; non può urlare come le piace fare di solito, ma geme con intensità sotto i colpi della mia verga dura.
“Si.. si.. sbattimi.. sbattimi..” -continua a sussurrare con la voce strozzata.

Quando ecco il rumore di una macchina avvicinarsi al cancello.
“Oddio mio fratello!”, cerca di divincolarsi per liberarsi ma la mia presa è salda e quello non è il rumore della macchina del fratello, perciò continuo a scoparla la mia puttanella senza dare il minimo accenno di volermi fermare.

A quel punto non può fare altro che stendersi ulteriormente sul cofano e di riflesso spalancare completamente le gambe; per me è il paradiso. Non più il cazzo stretto nella morsa delle cosce ma largo e libero nella sua accogliente figa grondante.

Quell’auto passò oltre ed io le riversai nel ventre un violento getto di sperma caldo che l’ha fatta godere ancora di più.
Mi sono sentito sempre più preso ed innamorato di questa donna che stava riuscendo a farmi sentire davvero completamente appagato.

La spinta che in passato mi aveva portato a desiderare un’altra donna, da quando c’era lei si era trasformata nel desiderio di andare sempre più oltre, ma con lei.
Mi confessò poi tutta l’eccitazione che aveva provato in quel momento col rischio d’essere vista dai vicini o da chiunque altro e che il suo sogno erotico era proprio quello di guardarmi mentre mi eccito fissando il culo o le tette di un’altra donna e/o di essere guardata mentre soddisfa un cazzo e gode, con me protagonista o osservatore.

A quel punto il limite era stato consapevolmente varcato.

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