Vita di Parrocchia

Capitolo 1
Ho sempre frequentato la parrocchia, prima per il catechismo, poi come scout e infine come animatore. L’ambiente familiare e le tante attività mi hanno portato ad avere un buon rapporto con il mio parroco che mi conosce fin da bambino e con il quale ho sempre avuto confidenza e complicità. Quando Don Mario ci comunicò che avrebbe lasciato la parrocchia per il suo meritato pensionamento, tutti ci domandammo chi lo avrebbe sostituito.

Pochi giorni dopo, durante una bella festa di ringraziamento per Don Mario, organizzata dal nostro gruppo di giovani, ci venne presentato Franco, un prete all’incirca della mia età che di primo impatto risultò essere molto diverso dal nostro anziano parroco. Era certamente un altro tipo di persona, privo anche a causa dell’età, della bonaria calma serafica dei Don Mario, Franco sembrava deciso ha tenere le distanze, pretendendo il lei e il Don. A me non era per niente simpatico.

Pur non essendo contento continuai a partecipare attivamente a tutte le iniziative parrocchiali e a accogliere i sacramenti come mia abitudine. Fu durante la confessione che mi accorsi della grande differenza tra Mario e Franco. Fin da bambino non feci mai mistero a Don Mario, durante la confessione, delle mie tendenze omossessuali represse, e lui è stato sempre comprensivo nel coniugare le mie pulsioni (lui le chiamava così) con l’assoluzione dai miei peccati e nella vita di parrocchia si è sempre comportato restando indifferente alle mie tendenze.

La prima confessione con Don Franco fu per me drammatica. Percepii subito la sua curiosità pruriginosa di indagare sulle mie inclinazioni sessuali e da quel momento fu chiaro un suo maggiore interesse verso di me. Settimana dopo settimana le mie confessioni divennero un vero e proprio processo di outing, nel quale raccontai delle mie preferenze tra gli amici della parrocchia, dei sogni erotici ad occhi aperti e della mia passione per la biancheria intima delle mie sorelle che amavo indossare di nascosto.

Don Franco più che un confessore stava diventando un confidente. Franco, ormai potevo chiamarlo per nome, non era particolarmente avvenente, basso, tarchiato e con una calvizia incipiente, torace ampio e barba molto folta ma sempre perfettamente rasata e non manifestava una propensione omosessuale in alcuno dei suoi comportamenti. In breve diventai il suo braccio destro laico in parrocchia, e venni coinvolto sempre più nelle attività della chiesa. Spesso lavoravamo fino a tardi nel suo ufficio nella casa parrocchiale per programmare e pianificare le molte iniziative.

Essendo esperto di computer la redazione del giornalino, degli avvisi e del sito divenne una mia prerogativa. Franco sapeva di poter contare su di me e ne approfittava. Una sera successe un fatto che fece capire tante cose. Mentre aggiornavo il sito della parrocchia consultai per caso la cronologia delle navigazioni internet e fu subito chiaro che Franco visitava con continuità forum e blog omosessuali. Da quel momento anche io cominciai a vederlo con altri occhi e i miei tormenti giovanili si trasformarono presto in una ossessione.

Avevamo le stesse passioni ma come potevo fargli sapere che ne ero a conoscenza. Dopo alcuni giorni decisi che avrei dovuto manifestarmi e scelsi di farlo durante una delle mie periodiche confessioni. Come consueto ci appartammo durante una delle nostre serate di lavoro in canonica e durante la nostra chiacchierata gli confessai di essere attratto da lui e di averlo desiderato. Franco, sembro confuso, balzo in piedi quasi tentato di interrompere il sacramento, ma poi decise di mettersi seduto e continuare ad ascoltarmi.

Ormai mi ero esposto, tanto valeva continuare, gli raccontai che pur non avendo mai avuto rapporti omosessuali mi masturbavo, anche più volte al giorno, pensando a lui. Chiuse frettolosamente la confessione dandomi una assoluzione generica e a quel punto si rivolse a me da semplice amico. Il mio racconto lo aveva fatto eccitare visibilmente, il mio occhio cadde sulla voluminosa protuberanza sotto la patta dei pantaloni neri che indossava come una divisa e amichevolmente glielo feci notare.

Abbassò lo sguardo imbarazzato e confuso e difronte all’evidenza cercò nel mio sguardo comprensione. “In fondo siamo uguali, indossiamo solo abiti differenti” gli dissi poggiando una mano sulla sua spalla. Sentii tutta la sua tensione attraverso le spalle muscolose e sollevando gentilmente una mano verso il mio viso con una carezza mi attiro verso di se poggiando le labbra sulla mia bocca. Rimasi un momento smarrito dalla sua reazione ma immediatamente dopo ricambiai con la medesima delicatezza.

Mentre continuavamo a baciarci a labbra serrate accarezzandoci le nuche la nostra eccitazione aumentò e, inconsapevole delle conseguenze che ciò stava sextenando sfiorai la sua virilità. Mi sembrò eccezionalmente dotato e sussultò continuando a baciarmi mentre, attraverso i vestiti, stringevo il suo membro possente nella mia mano. Ricambiò il tocco massaggiandomi e, senza smettere di baciarmi, cercò di aprire la patta. In pochi istanti si era liberato del colletto rigido e aveva sbottonato la camicia su torace peloso.

La mia mano accarezzava il suo petto e quando le sue labbra si schiusero la punta della lingua mi sorprese. Era in assoluto il mio primo bacio bagnato e lo stavo scambiando con il mio parroco nella canonica. Non ci fu bisogno di parlare, i fatti avevano superato ogni possibile previsione o sviluppo. Ormai avevo i pantaloni aperti e le sue mani accarezzavano il mio cazzo e le mia palle, in un attimo era in ginocchio con la mia cappella turgida poggiata sulle sue labbra , vedevo la lingua mulinare mentre mi scappellava ed ingoiare l’asta ritmicamente.

Ecco com’era un pompino! Lo spettacolo osceno della sua lingua che percorreva il mio cazzo bagnandolo di calda saliva mi fece esplodere di piacere sul suo viso facendogli raccogliere gli ultimi schizzi nella bocca assetata. Ero venuto silenziosamente si pulì il viso con la manica della camicia e prendendomi per mano mi portò nella sua camera da letto. Un ambiente semplice, il letto al centro e pochi mobili. Per prima cosa nascose in un cassetto crocifissi e immagini sacre e poi dopo essersi velocemente denudato si mostrò ai miei occhi in tutta la sua prestanza.

Aveva il cazzo più grosso che avessi mai visto, in particolare la cappella violacea era enorme e scoperta dalla pelle del prepuzio. Si sedette sul letto invitandomi verso di lui e, in pochi istanti, inginocchiato tra le sue gambe avevo a qualche centimetro dal mio viso il suo pazzesco membro eretto. Non ebbi il coraggio di prenderlo in bocco finché Franco spingendomi la nuca in basso mi costrinse a baciare la cappella ipnotica. Riuscii a malapena a prenderla nella bocca e mi sembrò così naturale ricambiare i movimenti che aveva appena dedicato a me.

Osservavo il suo sguardo serio mentre mi aiutava a spogliarmi, lasciandomi nudo coi i calzini. Mi baciò il collo, il petto e ancora sul viso, facendomi inebriare del mio stesso odore di sperma. Era molto peloso, anche sulla schiena e le braccia, il pelo del petto scendeva verso l’addome ricongiungendosi al pelo pubico scuro e lucido. Era muscoloso e possente le natiche sode anch’esse molto pelose così come le gambe. Mi disse che era dai tempi del seminario che non aveva più avuto esperienze sessuali e che gli avevo fatto letteralmente perdere la testa.

Al suo confronto sembravo ancora più efebico, alto magro e sinuoso quasi privo di peli e con un viso da ragazzino mostravo molto meno dei miei 24 anni. Rimase a contemplarmi mentre mi invitava al suo fianco nel letto ormai disfatto, la luce era soffusa e la temperature fresca, rimanemmo oltre un ora a scambiarci baci e carezze, che lui guidò sapientemente verso una sega che culminò con una copiosa sborrata sulla mia mano.

Andai a lavarmi nel bagno adiacente alla stanza e, non visto da lui, assaggiai il suo seme che, ancora caldo mi copriva il dorso della mano, era salato e profumato di maschio.
Ci ricomponemmo dandoci appuntamento all’indomani, anche per fare il lavoro che non siamo riusciti a fare in quella magica serata.

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