Vela che passione

Il campeggio naturista di Torino era sicuramente bello, ormai la nostra permanenza era costante sia in estate che nelle stagioni intermedie, volevamo però qualcosa di nuovo, e soprattutto di mare. Francesca dato il suo lavoro altolocato aveva sicuramente qualche carta da giocare, prese l'enorme telefono veicolare e dopo una lunga disquisizione in un inglese scorrevolissimo, combinò la vacanza. Prese il foglio sul quale aveva annotato le tappe salienti lo agitò come un trofeo sopra la testa, si voltò quasi a passo di flamenco, sbattendo orgogliosa i seni e urlando “olè”, fece oscillare i pendenti del Piercing e ci comunicò:
“Ragazzi questa estate viaggio in barca tra le isole greche”
Lei era sicuramente facoltosa ma noi no, chiesi ragguagli sui prezzi di una simile follia, per tutta risposta mi apostrofò:
“Come al solito i cazzi tuoi non teli fai mai”, alla faccia del linguaggio da alta dirigente,
“Ti ho chiesto soldi, hai forse sentito dire la parola, cash, cange….

dollari e che cazzo non preoccuparti…… Io e Luci adesso prepariamo tutte le cose necessarie”.
Cose necessarie ? pensai io, la faccenda si faceva interessante e misteriosa quando quelle due contrattavano, era pericoloso. Confabularono scrissero un elenco di cose da portare, poi mi consegnarono un foglietto con poche brevi indicazioni. Poi la manager cominciò a catechizzarmi sul da farsi:
“Dunque viaggio Milano Atene all’agenzia Giramondo di Torino, di che ti mando io e ti fanno lo sconto, dall’aeroporto vai al porto del Pireo li trovi il traghetto per Gyaros”.

Quando sei sull'isola, vai al porto vedrai “Stella del sud”.
Da buon Ex Sott'ufficiale di marina mi misi sull’attenti salutai marzialmente e risposi:
“Agli ordini capitano”.
Anche Lei s’impettì sparò in avanti I grossi seni e gli enormi capezzoli, mi risalutò. I pendenti mi stavano ipnotizzando e quando non resistetti più gli baciai il seno.
In breve controllati i documenti, procurate le dracme, e i biglietti di sola andata, il ritorno lo avremmo fatto approdando a Otranto, ci preparammo per quell’agosto di navigazione.

Era un Agosto terribile, in aeroporto si cuoceva, in breve la camicia della mia consorte s’intrise a tal punto da far comparire i seni come sotto un vetro smerigliato, per fortuna a quell’epoca non c'erano i metal detector, altrimenti sarebbe stato davvero interessante vedere la poliziotta che tastava la passera a Lucy per controllare i piercing del piano inferiore.
Ad Atene fu anche peggio, fummo investiti da un vento caldissimo, in più era difficile farsi capire dai tassisti che attratti dalle trasparenze, non capivano o facevano finta, effettivamente noi avevamo i nomi italiani dei posti.

Grazie al salvifico intervento di un immigrato, che non aveva mai smesso di ammirare le pagnotte di Lucy, arrivammo all’imbarco del “Fortunata”.
L'imbarcazione era ancora arrivata, ma sotto quella pensilina torrida aspettavano alcuni passeggeri, due donne con ceste di vimini e una coppia inglese, dove lei ubriaca marcia, brandendo i sandali e appoggiandosi ora a questo e ora a quello urlava:
”I want to fuck”;
“I want a big big cock in my mouth”,
“because no one here wants to break my ass “,
“No man in this country”;
Eravamo imbarazzati sia noi sia il povero marito.

Tutto cessò appena lei cadde in un sonno profondo.
Comunque Nonostante le tette al vento e lo spettacolo indecente tutti videro ma nessuno diede attenzione, infondo eravamo nella terra delle bellezze nude delle dee dalle vesti leggere e delle urla dei peshitori. Arrivo il trasporto all'imbrunire con ben quattro ore di ritardo, viaggiamo per parecchio tempo facendo prima tappa in altri porti, arrivammo al mattino, sporchi di ruggine e olio, puzzolenti di nafta e merluzzo fritto avevamo dormito in una cabina risicatissima chissà se qualche marinaio si era ingroppato l’Inglesina.

Dal molo passeggieri ci recammo a quello privato e finalmente vedemmo la barca, era un bel due alberi in legno.
Riconoscendo la foggia di due disperati turisti ci venne incontro “Ottavio” un ometto piccolo pelato, un fisico atletico ma robustello in costume da bagno, si presentò con estrema eleganza e con nostra sorpresa scoprimmo essere un italiano trapiantato, garantissimo e con una parlantina sciolta, ci mise a nostro agio, in breve a lucia brillarono gli occhi estasiati.

Ci condusse al barcarizzo ma prima di farci salire ci chiese di ripulirci, Le docce in banchina erano all’aperto, senza discutere Lucia si denudò, si lavò e mise i panni sporchi in un secchio, io feci lo stesso ma rimasi con il costume. Intanto Ottavio era risalito, Lucy con il secchio e la borsetta da viaggio salì nuda e sicura, arrivata sul ponte, la raggiunsi con i bagagli, Ottavio fattale appoggiare il secchio le prese una mano e le alzo un braccio, la scannerizzò sul lato A, poi con movimento da minuetto la fece girare e la scannerizzò sul lato B, sempre tenendola in posizione di danza mi decantò le lodi della femmina e accarezzò delicatamente piercing sul seno.

In quel mentre giunse Mara la compagna, stava salendo di corsa la scaletta che portava agli alloggi, guardò severa me, io ebbi l'impressione che sarebbe finita lì la nostra amicizia, alzo un dito agitandolo a mo di spiegazione:
“Ciao Io sono Mara e vedo con dispiacere che solo la signora conosce le regole delle barche”, cacchio, pensai, quali regole; poi continuò:
“in barca tutti nudi subito o altrimenti non si vive”, in effetti, la signora aveva solo un trasparentissimo e svolazzante pareo allacciato sopra i seni.

Riprese la predica:
”Bene ora che ci siamo presentati benvenuti a bordo ognuno avrà dei compiti, appena arrivati tutti, pranziamo e via si spiegano le vele”.
Claudio e Francesca ci avrebbero raggiunto in un altro approdo. Giunsero poi altri tre compagni di avventura erano ragazzi sui trent'anni italiani. Apparirono sul molo scendendo da un gommone, appena avvistati; Mara chiamo Lucia: “Primo compito comitato di benvenuto, e toltesi il pareo si misero ad agitare le tette verso i nuovi venuti per richiamarli, alcuni peshitori sul molo alzarono la testa e la scossero, non tanto per il nudo ma per le grida.

Erano sicuramente amici noti alla coppia, Ottavio prese subito il comando della fase di presentazione.
“E le vostre compagne non sono qui ?”
Dei tre Giorgio si fece portavoce di tutti:
“Hanno preferito il comodo albergo di Naxos, piscina idromassaggio, bar sai… le donne”.
I tre, nonostante il sexy benvenuto, avevano una certa diffidenza verso me e la mia consorte, in fondo eravamo ancora degli sconosciuti.
Il pranzo o meglio la preparazione dello stesso fu la scusa per rompere il ghiaccio.

Classicissima pasta al pomodoro, il sugo era ormai pronto e tiepido, Mara richiamò i tre:
“Ragazzi io non conosco i vostri gusti chi mi assaggia il sugo ?”
Roberto si offre come cavia, Ottavio mi diede una gomitata di richiamo e con un gesto della testa m’invitò a guardare verso la cambusa “Mi dai un cucchiaio”, esordì Roberto: “Ma quale cucchiaio” fece Mara, afferro una tetta immerse un capezzolo nel sugo poi afferro la testa del malcapitato e gliela mise in bocca.

Roberto rimase immobile inebetito dalla mossa, Ottavio ed Io applaudimmo e la tensione si sciolse, Inutile dire che un altro dei compiti di Lucia era coadiuvare la collega, quindi senza farselo dire ripeté l'operazione con gli altri due. Se questi erano i preamboli poveri noi.
Uomini alle manovre, e donne comodamente sdraiate a prua rigorosamente nude, spalmatura di crema, che non sfuggi a nessuno, e finalmente la crociera cominciò. Il ghiaccio era rotto ma sussisteva un problema gli stetti corridoi della barca, dato il rollio continuo quindi durante gli incroci era difficile non finire abbracciati alle tettute amiche, occorreva togliere ogni imbarazzo.

Era ormai l'imbrunire andammo in sala carteggio ci sedemmo io da un lato del tavolo con Mara e Lucy dall’altro lato in mezzo a Giorgio e Paolo, (Roberto e Ottavio al timone sul ponte). Dopo aver illustrato tempi e rotte seguite, Mara da buon ufficiale di bordo fece il punto sull’organizzazione di bordo,:
“Allora ragazzi dobbiamo stabilire qualche regolina”, i due ingoiavano perplessi pensando di aver fatto qualche cazzata, “Siamo un po’ troppo formali, vedete Andrea il marito di quel pezzo di figa che avete voi due in mezzo, è come Ottavio”, Lucia guardò prima uno poi l'altro annuendo, poi Giorgio in punta di lingua chiese: ” E cioè…………”, Mara non rispose e mi piazzò un bacio sulla bocca, Lucy non aspettava altro che quel segnale, infilò le mani nei bermuda dei suoi due carabinieri e cominciò dolcemente a masturbarli, Mi lanciò uno sguardo e portò le labbra a forma di bacio ed io capii, ci voleva una mia frase,
“ Mani di fata la mia signora vero?” arringai per far capire, “Forse è meglio che proviate le sue labbra e a sua passera di velluto”, erano ancora increduli: “Ma le nostre signore” azzardò Paolo?”
La risposta di Mara si abbatté come un tornado: ” Guarda che sanno usarla e fare pompini anche senza dirtelo”.

Lucia riprese il bandolo della matassa:
“Dai chiudiamo il tavolo che stiamo più comodi sul divanetto” riprese parola la capitana ì, “ Lucy cara io non voglio carte geografiche sui divani… metti il copridivano impermeabile per favore”.
Comunque messo il copridivano a uso trombato (in realtà serviva per proteggerlo dall'acqua salmastra) iniziò lo spettacolo ma data l'eccitazione le prime sborrate sul corpo di lucia avvennero nel giro di dieci minuti. Li guardò un poco offesa ma non per il tempo breve e li redarguì:
Lo so che è colpa mia che non ve l'ho detto …… ma ho le tube legate …… quindi la prossima volta mi fate il favore di venire dentro non fuori voglio rapporti completi e tu ricordati che non rimango incinta se mi vieni nel culo”; nella mia mente pensai: “Delikatessen dalla Germania”, quella boccuccia delicata era diventata una scimitarra.

Per fortuna la seconda fu sicuramente meglio se la girarono in varie pose, poi uno nel culo e l'altro nella figa vennero con un urlo. Sentito il rantolo Roberto, chiese a Mara cosa fosse successo, lei per tutta risposta lo portò sottocoperta e poiché la pratica vale più della grammatica, gli lo fece rantolare allo stesso modo. Ottavio ed io la notte, ci scambiammo le compagne e avemmo un servizio di prima categoria. Passarono due giorni senza altri scontri, se non altro ora l'imbarazzo era caduto.

Un mattino mentre io fungevo da timoniere e Ottavio addetto alle vele, Mara richiamò il resto dell’equipaggio, aveva una faccia corrucciata,:
“Cos' è quel casino nel gavone delle vele… tu Lucy alzati da li chiudi le chiappe e voi tre che gli state guardando il buco del culo vedete di darmi una mano ”.
Ottavio rise mi sgomitò e mi sussurrò: “E pensa che quando è al lavoro non ammette linguaggio scurrile, ….

adesso sembra un sergente dei Parà”
All’unisono i sottoposti salutarono militarmente ridendo, quindi andarono in buon ordine verso la cala. Lei il capitano sopra coperta e gli altri quattro nel gavone. Dopo circa un’ora di lavoro e di passaggi di vele e scotte, arrivò l'ordine “Bene ragazzi adesso siete liberi, passarono altri dieci minuti ma i quattro non uscivano poi vidi Mara portarsi uno strapuntino, sdraiarsi prona a filo gavone con la testa appoggiata ai gomiti e sguardo all’in giù.

Passò in quella posizione la mezz’ora successiva. Alternava risate a frasi quali :
“ Ha però la signora”,
“Caspita servizio completo”,
”Pensa questa barca e da diciotto metri ma bastano venti centimetri per divertirsi”,
“Bravi ragazzi bel lavoro vedo che guardarle il culo vi ha ispirato” poi
“Si ma quella roba vedi di pulirla dalle vele”
Usci finalmente la mia Lucia sudatissima, venne a poppa sul balconcino a mare, si legò il salvagente di sicurezza e si tuffò facendosi trainare a piccola velocità, quel bagno la rinfrescò, risalì, solito lavaggio con acqua dolce,.

si avvicinò si appoggiò la guancia alla mia mia spalla mi baciò e:
”Wow mi sono venuti tutti nel culo però ho dovuto leccare quello che era caduto sulle vele .. è davvero ……. dura …… la vita di bordo”.
Ribattei con una battutaccia :” E già sono proprio cazzi”.
Per qualche giorno ci fu pace le donne chiacchieravano amabilmente o meglio confabulavano, là a prua se ne stavano nude e tranquille.

Ho detto tranquille diciamo che di tanto in tanto durante uno di quegli incroci con i nostri naviganti galeotti le sorprendevamo in atteggiamenti intimi e un paio di volte vidi Lucy mentre con una gamba sulla scaletta, mugolava amabilmente mentre si faceva inculare. Come sempre io gli sorridevo tanto non faceva mancare nulla neanche a me, anzi l’idea che facesse la troietta i mi stuzzicava.
Ottavio ed Io al timone chiacchieriamo amabilmente, entravamo sempre più in sintonia lui con fare affabile affrontò il problema omosessualità, e mi confessò che prima di incontrare la sua bomba sexy, aveva avuto un amico, soli e perduti fra quelle isole si erano abbandonati ad affettuose effusioni, prima reciproche seghe, poi pompini e via via, nel clima amichevole fui spronato a liberarmi e raccontai di come la mia bomba sexy aveva smascherato la mia bisessualità.

A dare una scossa al quieto navigare fu proprio il mare, avevamo passato una notte leggermente mossa, Lucia e Mara erano scosse dal mare dal vento freddo e cattivo , noi un tantino stanchi vista la nottata, finalmente al mattino trovammo una caletta presso l’isola di Askania, ancorata la barca tutti facemmo il bagno, poi il meritato riposo. Noi uomini di bordo ci sdraiammo tutti in sala carteggio li dove l’aria circolava, Giunsero le donne con una bevanda calda e dolce, non essendoci molto spazio cercarono conforto e sicurezza sdraiandosi sopra di noi poi, con una dolcezza infinita spinte dal calore dei corpi e dalla voglia di coccole iniziarono a strusciarsi, avevano solo l’imbarazzo della scelta, uno per uno le loro labbra passarono su tutti, non era la classica orgia, non c’era frenesia ma calma, uno per uno le donne ci baciavano con passione, le penetravamo con amore, Lucy valle sentire i suoi amanti venire uno a uno dentro di lei, pomiciandoli come fossero il primo amore.

Nel momento dell’ amplesso quasi simultaneo li bloccava con le gambe tremava ansimava, sussurrava “ Sì amore vieni voglio sentirti”; anche Mara la generalessa era tornata una donna dolcissima mugolava godeva sospirava, dopo quel rapporto che non fu di gruppo, visto che le donne ci vollero uno per uno, dormimmo per recuperare la notte insonne e quando ci svegliammo il mondo pareva essere più tranquillo e noi un poco più che amici.

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