una passeggiata con lo zio

Tommy continuava a saltellare per casa e a strofinarsi intorno alla sua padroncina abbaiando in direzione della porta. Il pastore tedesco con la sua mole quasi la distese a terra, leccandole la faccia con la sua lingua lunga e bavosa.
“Basta, basta, mi hai tutta bagnata. Lo so, lo so, Tommy… è proprio l’ora di una passeggiata nel parco! E va bene cucciolotto mio, andiamo. ”
La ragazza uscì di casa con il suo bel cane e si diresse verso il parco privato della villa.

Era per lei la sua oasi verde, il punto di incontro con gli amici nelle serate estive.
Giovanna era molto affezionata al suo cane. Tommy era arrivato in famiglia quando era un batuffolo di pelo, un giocattolo, adesso ormai era diventato un cagnone grande e grosso. Quasi ingombrante!
Appena uscita di casa incontrò lo zio Paolo. “Ciao Giovanna, ciao Tommy bel cagnone, come state? Stavo proprio venendo a trovarvi. C’è la mamma? ”
“Ciao zio, la mamma non c’è.

Io e T. andiamo a fare una passeggiata al parco. Non riuscivo proprio più a tenerlo a casa! ”
“Già T. è un bestione che sa farsi valere con la sua stazza da elefante. Quasi quasi vengo anch’io con voi. Vuoi? ”
“Si, zio, vieni con noi! ”
Arrivata in mezzo agli alberi, Giovanna sciolse il guinzaglio e, come sempre, lo lasciò scorrazzare libero per il parco. Tommy si divertiva a rincorrere i cani o i gatti che riuscivano ad intrufolarsi passando tra le maglie del grande cancello della villa del padre di Giovanna, ma si limitava ad abbaiare, non aveva mai fatto del male a nessuno.

Giovanna e lo zio, intanto chiacchieravano dell’esame di maturità a scuola e di vacanze, …
A Paolo piaceva proprio quella nipote che si stava facendo donna. Era così ingenua, ma allo stesso tempo provocante nel suo vestito corto che le lasciava scoperte le grosse gambe, tanto che se si chinava riusciva a vederle un po’ di pelo…Oddio, forse pesava qualche chilo di troppo (più di qualche chilo…) ma nel complesso era una ragazza carina, con un po’ di ciccia in più, ma carina.

“Ti stai facendo proprio bella, sai Giovanna. Dimostri molto di più dei tuoi 18 anni. Assomigli sempre di più a tua madre. ”
“Ma davvero ? Grazie zio… la mamma è molto bella. ” rispose Giovanna.
Ad un certo punto Giovanna si guardò intorno e non vide più Tommy.
“Oh, cavolo, dove ti sei cacciato! Non si allontana mai così tanto da me”.
“Tommy, Tommy! “, chiamò disperata, ma il cane non rispondeva.

“Ti aiuto io a cercarlo, vieni Giovanna, mi sembra di averlo visto infilarsi laggiù in quel boschetto. ”
Paolo le prese per mano e si misero a correre verso l’angolo più lontano del parco chiamando il cane, ma senza risultato.
Si inoltrarono tra gli alti alberi: quell’angolo era proprio abbandonato tanto che c’erano anche dei rovi e dei grossi cespugli che si chiudevano a cerchio creando delle specie di isole senza vegetazione, delle specie di capanne.

“Ahi! ” disse Giovanna. Sulla rosea e tornita carne della coscia destra c’era una piccola ferita.
Lo zio prontamente la soccorse. “Vieni Giovanna, ti tolgo io le spine”.
In mezzo all’isola tra i rovi, si sedette sul tappeto di foglie incrociando le gambe e portò a sé la nipote, facendo in modo che la schiena di Giovanna poggiasse sul suo petto.
Paolo poi prese un fazzoletto e, dopo averlo bagnato con un po’ di saliva, ripulì la ferita presente sulla morbida coscia: “Non è niente, suvvia”, e la asciugò con un bacio una lacrima che le era scesa sulla guancia.

Paolo si sentiva stranamente eccitato. Da quella posizione, mentre cercava di ripulirle la ferita, poteva vedere il bordino colorato degli slip della nipote. Non riusciva a capire le sensazioni che in quel momento stava provando: o forse le capiva anche troppo bene ?
Accidenti, in fondo era solo una ragazza e per giunta sua nipote ! ma anche se cercava di auto convincersi ripetendo dentro di sé queste parole, avvertiva come una specie di “formicolio” in mezzo alle gambe.

Era nel in un anfratto del boschetto della Villa da solo, protetto dai rovi e con una piccola, piccola donna in miniatura seduta tra le cosce.
La sua mano salì lentamente oltre la ferita ad accarezzare quella giovane pelle liscia sussurrando parole tranquillizzanti alla nipote.
“Sai Giovanna, hai proprio delle belle gambe anche se mangi un po’ troppi dolci ! Non ti dispiace vero se ti accarezzo un po’ ? ”
La ragazza fece di no con la testa: le piaceva essere accarezzata.

In quel momento si sentiva bene, nonostante la ferita. L’aria era dolce e fresca e in quel posto chiuso si sentiva tranquilla.
La mano dello zio, continuando ad esplorare e a massaggiare, si spinse fino a toccarle l’orlo delle mutandine. L’indice della mano lentamente sollevò l’elastico e, come una piccola formica, camminò fino a sfiorare i peli e le labbra di quella giovane figa.
“Che morbida che sei qui, Giovanna!. Apri un po’ le gambe, da brava, che lo zio in questa posizione non sta molto bene.

Ecco, alzati un attimo…perfetto. Ora puoi risederti su di me “.
Paolo, ormai eccitato, aveva fatto alzare Giovanna per potersi slacciare velocemente i pantaloni e abbassarli fino al polpaccio. … (segue).

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