Una donna si confessa – Scoperta col cane dal fida

Una donna si confessa – Scoperta col cane dal fidanzatoSono una vera troia ma, in più, mi piace molto scopare con gli a****li. Sono sempre stata fidanzata ma questa mia perversione è stata, ed è ancora, il mio vero momento intimo. Godo in una maniera incredibile quando scopo con gli a****li. Mi piace molto farmi scopare dai cani di diversa taglia,ma questa mia indole è sempre stata nascosta agli occhi del mio fidanzato. Con lui ho un rapporto bellissimo,intesa sessuale alle stelle soprattutto grazie al fatto che è ben dotato ed ha una certa esperienza, visto che è più grande di me di dodici anni.

Anche lui ama gli a****li,infatti è sempre contento quando devo ospitare i cani di amici a casa per qualche giorno…. ma fino a gennaio scorso non avrebbe mai immaginato cosa fossi capace di fare con queste bestie. Era un weekend d'inverno molto freddo, subito dopo capodanno e la mia amica mi lasciò in custodia il suo bellissimo cane da caccia stile bracco,ma più esile…eppure l'apparenza inganna. Ero a casa da sola e sapendo che il mio lui sarebbe tornato dopo pranzo dal lavoro ho colto l'occasione per testare questo mio nuovo amico peloso.

Mi ero tenuta addosso solo un tanga molto stringato e mi misi a giocare col cane sul tappeto in salotto; inizialmente pensavo a far riconoscere il mio odore naturale a Brutus perché era la prima volta che lo tenevo a casa. E’ un cane abbastanza iperattivo,agitato,quasi incontrollabile anche nel gioco…mi saltava addosso per prendermi dalle mani la pallina che gli lanciavo, dopo un po’ di tira e molla per la palla gliela lasciai e mentre era sdraiato, intento a mordicchiarla, mi misi dietro di lui.

Le mie mani gli percorrevano tutti i fianchi con carezze e massaggi che arrivarono fin sotto il ventre,lui non si curava di me e continuava a farsi i fatti suoi,ma mi accorsi che era già uscita la puntina del pene dalla guaina…. era il momento di fare la cagna in calore. Con forza lo rigirai sulla schiena e lo bloccai col mio peso per farlo stare fermo,mi soffermavo ad accarezzargli le palle e la guaina pelosa, finché il pene non fosse uscito di più.

Brutus apprezzava quel massaggio erotico e dopo un po’ di divincolamenti si calmò e mi lasciò fare…. cosi mi spostai e con le tette mi strusciavo sul suo cazzo ormai fuori, mi sentivo già fradicia quindi mi misi a cavalcioni e iniziai a masturbarmi strusciando la figa sul suo pelo morbido…. certe volte sentivo la punta del pene toccarmi ed entrare di poco nella fessura,ma il mio movimento era troppo veloce e scoordinato perché entrasse del tutto….

venni in poco tempo e grondante del mio sperma gli misi la figa sopra il muso. Subito iniziò ad annusarla e a leccarmi gli umori che gli gocciolavano in bocca. Le leccate erano profonde,arrivavano a lubrificarmi il buco del culo e provai un piacere immenso. mi girai come per una 69 e iniziai a ricambiare il favore leccandogli il pene. si ingrossava sempre di più,si vedevano le venature bianche e così mentre brutus continuava a slapparmi la fica ormai spalancata spompinai quel bel pezzo di carne.

del liquido mi schizzava in faccia ma continuavo,quando sento chiudere la porta d'ingresso e fa capolino il mio fidanzato. mitolsi subito dalla posizione per non farmi scoprire in quello stato,ma ormai era troppo tardi…avevo lo sperma di brutus in faccia e la fica sbrodolante. era impietrito da quella visione,non sapeva cosa dire,ne cosa fare…. brutus intanto si era alzato per salutarlo,ma non lo degnò di uno sguardo. i suoi occhi erano puntati su di me suduta per terra con solo un tanga fradicio dei miei umori….

nell'aria ne si poteva sentire l'odore forte. mi si avvicinò e io tremante rimasi per terra distogliendo lo sguardo dal suo,mi diede uno schiaffo in faccia,ma questo era il male minore per me. ero stata scoperta dal mio fidanzato…..-scusami amore io…-ma che scuse?!?io torno prima dal lavoro e ti trovo a fare la puttana…assurdo!ma la cosa più assurda è il cane…-non ho scuse,ma…. non avevo le parole per spiegare la situazione così mi alzai per cercare un contatto con lui…-no!!mollami e tornatene per terra come una cagna..mi spinse a terra con forza e mi bloccò i polsi…mi urlava in faccia cose irripetibili,mi vergognavo tantissimo ma non potevo fare nulla.

dopo lo sfogo mi sfiorò la fica con le dita…-senti quà…sei proprio una cagna sudicia!!e si annusò le dita umide. brutus sentita tutta quella confusione era diventato ancora più agitato,ma nell'aria c'era sempre il mio odore di fica che lo eccitava e cercava di intromettersi tra me e il mio fidanzato che era sopra di me per bloccarmi. a quel punto il suo sguardo era cambiato…non era pieno di ira,ma di furia mista a perversione.

mi infilò tre dita nella figa con forza e le spinse fino in fondo..-è così che t piace cagna??vediamo quello che ti fai fare da sto a****le…prese brutus per il collare e me lo spinse sopra..subito iniziò a leccarmi la figa,io non riuscivo a controllare gli spasmi di piacere,ma tenevo gli occhi chiusi dalla vergogna. cercavo di contenere i mugolii di piacere,ma era stupendo…. lui mi guardava esterrefatto e si capiva che lo spettacolo gli piaceva molto,la sua eccitazione era ben visibile sotto il vestito da lavoro.

-girati e mettiti a quattro zampe!!ubbidii senza dire niente e mentre brutus continuava a darmi piacere con la sua grossa lingua il mio lui si calò i pantaloni davanti a me. sapevo cosa voleva e orami arrendevole glielo presi in bocca…la situazione era decisamente cambiata. mi obbligò premendomi la testa a lui di ingoiarlo tutto fino in fondo…soffocavo,ma non avevo scampo alla sua presa. aveva il cazzo enorme pulsante che spingeva con decisione dentro la mia bocca…improvvisamente si blocca e torna al cane.

-allora ti fai anche montare da lui??-no non ho mai provato…ed effettivamente con lui non era mai successo nulla. -ok…. ora lo proverai. iniziò a menargli il cazzo e quando tornò tutto fuori lo diresse verso il mio culo..-dai bello montati sta cagna in calore…è pronta!!brutus ormai eccitatissimo mi prese come in una morsa per i fianchi e cercò in tutti i modi di infilarsi dentro di me…sentivo il suo pene caldo e viscido strusciare tra le labbra e tra le chiappe…-ti aiuto io bello!!glielo prese di nuovo in mano e con un colpo secco lo spinse dentro,brutus capì che era fatta.

si dimenava come un selvaggio con una forza indescrivibile…urlavo dal dolore per le spinte che arrivavano contro l'utero. lui lo incitava e nel mentre si masturbava godendosi la scena..non ce la facevo più mi sentivo sfondata,ma mi piaceva…mi sentivo ancora più troia davanti al mio fidanzato. gemetti come una cagna…sentivo il nodo gonfiarsi all'interno e dopo poco brutus mi riempii della sua sborra bollente. eropiena,la sentivo riempirmi e colare fuori sulle gambe. anche lui stava per venire,ma voleva che fossi io a farlo…me lo rimise in bocca e selvaggiamente mi scopò in bocca.

urlava dal piacere emetteva versi e grugniti che prima non aveva mai fatto…e venne…avevo la bocca e la figa piena di sborra…ingoiai e aspettavo solo che brutus si staccasse. finalmente uscì e mi leccò fino a farmi gridare dal piacere…godevo tantissimo sotto lo sguardo del mio fidanzato e venni…mi sentivo svenire e mi lasciai cadere sul tappeto. lui si distese di fianco a me tenendo brutus a bada per il collare…-se me lo avessi detto prima ci saremmo divertiti insieme..non ti è piaciuto??-si amore…ora hai scoperto la mia passione e voglio condividerla con te.

RexAbitando da sola in una villetta a Napoli, giro spesso e volentieri nuda. Essendo una donna tonica posso permettermelo. Ho due Alani in casa, quello bianco si chiama Rex e la femmina si chiama Dea. Un pomeriggio tornando dal lavoro trovai Rex e Dea che si montavano furiosamente, la mia eccitazione salii alle stelle così mi sedetti in veranda, a pochi passi da loro, e li osservai. La mia fichetta era sgocciolante e il tanga nero era allagato.

La mia mano si spostò lentamente più giù fino al clitoride e incominciai a grillettarmi furiosamente, inarcandomi e gemendo come una cagna. Mi venne un'idea. Troppo presa a masturbarmi non notai che rex si stava avvicinando a me. Capendo quello che voleva fare aprii le gambe di più esponendo la mia fica fradica al suo muso. Annusò e cominciò a leccarmela. Delle lappate potenti e ruvide. Venni due volte consecutive con impeto. Mi misi a pecorina pronta per farmi montare furiosamente dal mio alano.

Prima di farmelo sbattere dentro lo accarezzai e lo stimolai con le dita fin quando il suo cazzo enorme non spuntò fuori, era così rosa. Feci stendere Rex e glie lo presi in bocca. Succhiai avidamente sditalinandomi con quattro dita la mia figa gonfia ed eccitata. Venne davanti a me Dea che incominciò a leccarmi la bocca, e io di conseguenza leccai la sua lingua staccandomi dal cazzo di rex. Mi misi finalmente a pecore e rex mi montò sopra con velocità fulminea, dava colpi scoordinati alla ricerca del buco.

Con le mani tremanti e gemendo sempre di più portai il suo grosso cazzo nell'entrata della mia fica dilatata. Con un colpo secco entrò dentro di me e iniziò a muoversi velocemente e con furia. Urlavo e gemevo mentre sentivo il suo cazzo dilatarsi ancora e per quello venni, squirtando tutto il pavimento della veranda. Rex restò dentrò di me a lungo sborrandomi tutto l'utero di sborra calda. Fortuna che eravamo in campagna lontano da sguardi indiscreti.

Limonai ancora con Dea masturbandomi con il vibratore al massimo puntato sul mio clitoride. Inutile dire che fu l'esperienza più bella della mia vita. Segregata e abusataCome posso raccontare l'indicibile? Tutt'ora faccio troppa fatica a parlarne, perché la storia di cui sono stata protagonista in prima persona non ha nulla di umano. Provo persino vergogna a raccontarla. E' così esagerata e crudele che potrebbe persino sembrare incredibile. Troppo l'orrore, troppa la violenza, troppa la sofferenza che ho patito per colpa degli uomini.

Per un anno intero sono stata segregata nella cantina di un casolare di campagna, trattata peggio di una schiava da un gruppo di rumeni che hanno fatto di me ciò che volevano. Ogni mattina mi svegliavo e avevo la certezza che sarei tornata a vivere un'altra giornata d'inferno. Ho urlato, pianto, supplicato, ho cercato aiuto, ma le mie grida sono rimaste inascoltate, perse nel vuoto di quattro umide mura. Per dodici mesi sono stata costretta alle più umilianti delle violenze, brutalizzata e sodomizzata da uomini che non avevano niente di umano, mentre le loro donne, complici in un reiterato silenzio, pur non partecipando alle violenze di cui sono stata fatta oggetto, vedevano e tacevano senza mai ribellarsi.

All'inizio ho sperato nel loro aiuto, sbagliando, perché tutto quello che ho ricevuto dalle loro mani è stato soltanto un po' di cibo e dell'acqua, alimenti che mi hanno permesso di sopravvivere durante tutto il tempo in cui sono rimasta prigioniera. La mia storia potrebbe concludersi qua, ma a distanza di tre anni dal compimento di questa triste vicenda, di cui sono stata vittima, ho finalmente trovato la forza di raccontarla per intero, a cominciare dalla sera in cui ha avuto inizio.

Sento il bisogno di ripulirmi per tornare a essere quella che ero prima di essere violentata, ma per raggiungere questo obiettivo devo raccontarmi perché solo in questo modo potrò uscire dallo stato comatoso in cui sono precipitata. L'orrore che mi porto dentro di quei giorni di prigionia, in un incredibile labirinto di folli perversioni, occupa stabilmente la mia mente. Provo un senso di vergogna, sono angosciata, e seguito a rimproverare me stessa per quanto è accaduto, invece non dovrei farlo, lo so bene, ma non ci riesco.

Lo psicologo che mi ha in cura, cui sono stata affidata dai servizi sociali della ASL, sostiene che il senso di colpa di cui soffro rientra nella normalità di una donna che come me ha subito un’ aggressione sessuale. Mi esorta continuamente a parlare dell'accaduto, vuole che ricordi anche i minimi particolari, persino quelli che a me appaiono meno importanti, perché a suo dire parlare mi restituirà la salute, mentre se tengo tutto dentro non potrò che peggiorare il mio stato.

Sono trascorsi quattro anni dalla notte in cui la banda di rumeni mi ha fatto prigioniera. Quel sabato sera stavo facendo ritorno a casa, dopo avere trascorso la serata in discoteca, quando il motore della Mini Cooper di cui ero alla guida si spense d'improvviso mentre percorrevo la Via Emilia. Ormai ero prossima a Parma, mancavano solo una decina di chilometri al cartello che indicava la città. Feci appena in tempo ad accostare la vettura al ciglio della strada prima che la Mini Cooper sospendesse definitivamente la corsa.

Dopo alcuni inutili tentativi di fare ripartire il motorino d'avviamento mi arresi. Alla sfiga d'essere rimasta in panne si aggiunse anche quella di non essere in grado di effettuare una qualsiasi telefonata. Il cellulare che custodivo nella borsetta, malauguratamente, aveva le pile scariche. Bloccata e impossibilitata a fare ripartire l'automezzo decisi di percorrere a piedi la distanza che mi separava dalla città. Neanche per un istante presi in considerazione l'eventualità di effettuare l'autostop. Troppo pericoloso, pensai.

Quella sera indossavo un vestito abbastanza scollacciato, lungo a mezza coscia, che durante il cammino verso la città non mancò di attirare su di me l'attenzione di un gran numero di automobilisti che percorrevano la Via Emilia. Impedita a muovermi agevolmente per colpa dei tacchi da 12 centimetri che calzavo ai piedi, mi liberai delle scarpe e proseguii a piedi scalzi camminando sulla striscia d'erba, a lato della strada, dove trovavano posto i paracarri.

Fatta segno di frasi ingiuriose, pronunciate dagli automobilisti di passaggio, scambiata per una prostituta intenta ad adescare clienti, stanca e impaurita, accettai un passaggio da un ragazzo dal viso angelico che si fermò con la sua Citroen station-wagon chiedendomi, unico fra tutti, se avevo bisogno d'aiuto. Mica potevo immaginare che quello sarebbe stato uno dei miei carnefici. Tuttora, ripensando a quei giorni di prigionia, faccio fatica a pensare a lui come a uno dei mostri che mi hanno violentata ripetutamente.

Per un anno intero, la banda di rumeni, mi ha tenuta prigioniera in una cantina, priva di luce elettrica, carente di servizi igienici, impossibilita persino a lavarmi, subendo una infinita serie di abusi. I giorni di prigionia, trascorsi in quella cantina, sono stati un continuo incubo. Nella solitudine di quelle quattro mura mi sono interrogata più volte sul senso della vita. Non sapevo quali fossero le loro reali intenzioni, oltre a quelle di violentarmi e godere del mio corpo.

La mia paura era che prima o poi mi avrebbero uccisa e seppellita in una fossa scavata in aperta campagna. Probabilmente erano queste le loro intenzioni se non fossero intervenuti i carabinieri a liberarmi. Liberazione avvenuta in modo del tutto casuale perché le forze dell'ordine raggiunsero il casolare per caso, seguendo una pista del traffico di droga. Oltre a essere obbligata a subire i loro appetiti sessuali fui costretta a portare a termine, in più di una occasione, per loro divertimento, a dei rapporti sessuali con uno dei loro cani; un dobermann, che probabilmente si era congiunto con altre donne prima di me, perché quando si trattò di infilare il suo coso nella mia vagina trovò subito la strada fra le cosce, nonostante mi divincolassi, tenuta ferma dai miei aguzzini.

I rumeni parevano divertirsi nel vedermi cavalcata da quell'a****le, lo stesso che durante il giorno faceva da cane da guardia nell'aia mentre loro erano assenti. Quando il ragazzo si premurò di farmi salire sulla station- wagon, dopo che gli ebbi rivelato quanto era accaduto alla mia autovettura, mi propose garbatamente di aiutarmi, carpendo la mia fiducia. – Ti accompagno a casa mia, dista solo un paio di chilometri. Lì potrai telefonare a un elettrauto.

Oppure se vuoi ti accompagno a casa tua. – disse il ragazzo Dopo la serata trascorsa in discoteca, dove avevo ecceduto nel bere e assunto un po' di roba, non mi ero accorta che il ragazzo alla guida della station-wagon non era italiano, altrimenti non avrei mai accettato il passaggio in auto. Abbandonata la Via Emilia, raggiungemmo una cascina. Solo allora, nella oscurità di quel luogo, lontano dalla strada statale, presi coscienza dell'errore che avevo fatto e cominciai a essere preoccupata.

Bloccata l'auto nel cortile della cascina il ragazzo fu lesto ad abbandonare il posto di guida. Scese dalla macchina e venne nella mia direzione. Una volta aperta la portiera mi trascinò fuori dalla vettura e mi spinse verso la cascina. Ad un tratto da una porta della casa colonica uscirono fuori un paio di uomini che ci vennero incontro. Spaventata cercai di fuggire rincorsa dappresso dal ragazzo che stava alle mie spalle. Sollevata di peso dai tre uomini fui trasportata nel casolare.

Quella notte, fino al sorgere del nuovo giorno, dovetti subire le ripetute violenze di quel gruppo di rumeni che abusarono a turno di me in tutti i modi, lacerandomi le pareti del culo fino a farlo sanguinare con i loro atti violenti. Dopo lo shock provocatomi dalle botte ricevute perché mi ero ribellata all'aggressione sessuale, cercando d'oppormi in tutti i modi alle violenze, mi ritrovai preda di un profondo stato di confusione. Intorpidita in tutto il corpo a causa delle ecchimosi e delle scorticature, residui delle botte ricevute e dalle tracce di sangue rappreso attorno alle mie cavità, ero disperata.

I primi giorni trascorsi in quella casa furono i più terribili da sopportare. Non sapevo rassegnarmi a essere ripetutamente violentata dai miei aguzzini. Rifiutavo il ruolo di schiava, mentre l'unica cosa a cui pensavo era di fuggire da lì, anche se non sapevo come sarei riuscita a farlo. Col passare delle settimane diventai insensibile a tutto ciò che mi accadeva. Sopportai passivamente ogni tipo di violenza, perché quello che desideravo non era più di fuggire, ma soltanto morire.

Il ricordo di quei lunghi mesi trascorsi da schiava, privata della libertà, sottoposta ad abusi infami e vergognosi, mi si ripresentano quotidianamente nella mente, ma soprattutto mi tengono compagnia di notte quando mi sveglio nel letto della mia casa impaurita e tutta sudata. Oramai sono trascorsi tre anni da quando ho riacquistato la libertà. Non sono ancora tornata alla normalità, mi sento intorpidita, distaccata, come se la realtà in cui sono costretta quotidianamente a vivere sia soltanto un sogno.

Percepisco il mondo che mi circonda in modo del tutto irreale, come se il mio inconscio riconoscesse come unica realtà il periodo vissuto dentro quella cascina. Rivivo continuamente i momenti di quelle aggressioni. Sono pensieri ossessivi, ricordi, incubi, visoni mostruose. Vorrei mettere fine a quelle brutture, rimuovendo i particolari di quei giorni e delle aggressioni subite, invece ho difficoltà a concentrarmi sulle cose di tutti i giorni. Soffro di crisi di ansia e la sera fatico a prendere sonno.

Sempre più spesso penso che dovrei farla finita con questa vita. Ho tanta rabbia in corpo e non so come fare a sfogarla. Da quando sono stata liberata ho evitato il contatto con l'altro sesso. Ho paura di innamorarmi di un uomo e d'avere con lui un qualsiasi rapporto sessuale. Ho messo in atto delle strategie per difendermi dal dolore, anche se mi stanno provocando troppo disagio, ma che potrei fare di diverso?Ho provato a contenere l'ansia che mi porto addosso assumendo degli psicofarmaci, poi ho assunto dell'alcool, ma non è servito a niente, anzi, assumere queste sostanze ha contribuito soltanto a fare diminuire quelle energie positive che dovrebbero servirmi a contenere le mie paure.

Parlare di quanto mi è accaduto spero che possa servire a guarire dagli attacchi di panico che a distanza di tre anni da quell'accadimento seguitano a colpirmi. Mi manca solo una cosa, il tempo per guarire. Il mio amico GoldySono sposata felicemente; sono appagata sessualmente. Ho una vita regolare ed economicamente non posso lamentarmi. Viviamo in campagna appena fuori Milano. Il nostro giardino ospita, oltre ad una tartaruga, due gatti e due pastori tedeschi.

Mesi addietro, mentre eravamo in giardino a prendere il sole, io e mio marito abbiamo fatto l'amore e lui come al suo solito mi ha messo alla pecorina… posizione questa che non disdegno affatto. Mentre ero montata, noto che Goldy, il maschio pastore, mi guardava fisso come se, in quel momento, invidiasse mio marito per quello che mi stava facendo. Abbiamo goduto non curanti della presenza del cane e poi, come spesso capita, ci siamo addormentati al sole.

Dalle sera stessa, Goldy dimosttava essere nervoso, mi annusava continuamente, non rispondeva ai miei ordini e ringhiava a mio marito. Intuivo il perchè ma mentalmente non volevo approfondire. Qualche giorno dopo, ero in casa sola, e noto che Goldy in posizione seduta, mi guardava fisso e aveva estratto dalla pelliccia il suo enorme cazzo rosso. Mi sono avvicinata cercando di calmarlo ma lui niente. Ho iniziato ad accarezzarlo sul dorso, poi sotto la pancia e proprio mentre ero li mi è venuto istintivo prenderglielo in mano.

Caldissimo e pulsante ho iniziato a menarglielo… poi mi sono accovacciata sotto e lo preso in bocca sino a farlo venire. Il suo sapore forte ed agre mi rimase in dosso tutto il giorno. La sera a letto, eccitata per quello che ero riuscita a fare, mi accostai a mio marito per essere scopato ma lui, stanco per l'intensità del giorno, già dormiva. Sentivo la fica pulsarmi e bagnarsi al ricordo di qualche ora prima, per cui nel massimo silenzio mi alzo e vado in bagno.

Appena uscita dalla camera da letto, Goldy sul suo tappetino si distoglie dal suo torpore e viene subito da me…mi annusa…. sente il mio odore di donna in calore. Lo faccio entrare in bagno mi seggo sul water, allargo le cosce e mi faccio leccare. La lingua s'insinuava ovunque e mi fa godere. Mi metto alla percorina appoggiandomi al bordo della vasca…lui da dietro mi monta…non riesce ad entrare e così lo aiuto appoggiando la sua punta sulla vagina che dopo qualche scossono riesce a entrare e a penetrarmi.

Ce lo tutto dentro ed impazzisco dal dolore, dalla voglia e dalla pervezione che mi ha colpito. Godo e poi godo e poi godo ancora soprattutto quando sento il suo seme riempirmi. Mi sento stordita…sono una porca perversa…mi sento sporca. Mi lavo e mi masturbo quardando il cano e pensando a quello che è successo. Da quel giorno, quando ne ho voglia mi faccio riempire la fica dal mio amico Goldy. Elisa e l’ippodromoAvevo notato in Elisa una certa tristezza nello sguardo e non la vedevo brillante come sempre.

Un certo sguardo di “cane bastonato” frammisto ad un timido sorriso all’angolo della bocca aleggiava costantemente sul suo viso. La cosa mi incuriosiva ma anche provavo dispiacere per lei in quanto capivo che qualcosa girava storto. Provai a chiederglielo, ma lei con un sorrisino mi rispose“niente … va tutto bene”. Ho anche pensato che potesse avere avute conseguenze con la penetrazione del cavallo di quella sera. Comunque l’avrei saputo!! Qualche giorno dopo, in assenza del mio principale, dissi ai colleghi di studio che sarei dovuta uscire per un’oretta.

Attraverso i meravigliosi vicoli fiorentini giunsi in piazza della Repubblica e da lì mi fu facile giungere al “porcellino” dove Elisa con il marito avevano un negozietto di paglie e cazzate varie …tanto amate dai turisti (a giudicare dal loro alto tenore di vita). Elisa era sola in negozio e ci sedemmo a chiacchierare. Tornai a chiederle la ragione di quella sua mestizia e dopo tanto insistere lei mi confessò che da quella sera che aveva avuto il coito con il cavallo … litigava spesso con il marito.

La ragione era che il marito, avendo visto con quanto … trasporto si era fatta penetrare dal cavallo, adesso chiedeva che il cavallo la sodomizzasse! Lei non era contraria, anzi la cosa sotto sotto la eccitava e molto, ma aveva il terrore che le dimensioni del membro equino le procurasse una lacerazione all’ano. Il timore non era avventato! Cosa avrebbe detto in ospedale? “ricucitemi che sono atterrata sul campanile di Giotto” ?Io le ricordai che il nostro amico Guelfo era dotato di un “coso” che a vista aveva poche differenze, almeno in grossezza, con quello del cavallo … allora perché non fare allenamento durante la settimana? sarebbe servito a rilassare i muscoli dello sfintere ed a verificarne la dilatabilità.

Le ricordai inoltre che nel nostro gruppo NESSUNO era obbligato a fare qualcosa per imposizione e si sarebbe potuto, anche all’ultimo momento, rifiutare. Quindi qualora lei avesse voluto io avrei proposto la cosa e lei rimaneva libera di accettare o meno. Rimanemmo così d’accordo. Al Sabato sera, come d’accordo, io feci un “bocca a bocca” con gli altri del gruppo in modo da spingerli a richiedere ad Elisa di farsi sodomizzare dal cavallo, ma avrei potuto fare a meno di far tanta fatica sarebbe stato sufficiente dirlo solo alla vulcanica Giulia perchè in brevissimo tempo …tutto fosse già organizzato e pronto! Mancava solamente il consenso di Elisa, che un con un po’ ritrosia accettò, ma ponendo la condizione che se si fosse pentita anche durante il … meeting le sarebbe stato concesso di smettere immediatamente.

L’entusiasmo fu generale e tutti partimmo verso la stalla. Ci sistemammo nel vasto spiazzo trepidanti ed eccitatissimi. Le mani di tutti erano sparite fra le natiche, i seni, le cosce delle donne presenti e si muovevano con la stessa frenesia che immagino doveva esserci stata a Cape Canaveral subito prima della partenza del missile per la Luna! Le donne lasciavano fare distrattamente pregustando lo spettacolino. Arrivò Giulia dopo aver rassicurato Elisa che in caso di …”incidente” avrebbe provveduto lei stessa alla …riparazione … non era forse un chirurgo lei? Subito dopo arrivò Elisa più pallida che mai, più diafana che mai.

I suoi capelli leonini rosso Tiziano facevano da cornice al suo viso spaurito, ma eccitato e ne facevano risaltare maggiormente la bellezza. Il saio che indossava faceva indovinare le sue magnifiche forme ed il fiato leggermente ansante tradivano l’ansia. Questa volta il marito, seduto in un angoletto a fianco al box, non si adoprava e non parlava, era sudatissimo e continuava a tergersi il sudore con un foulard. In mano aveva il suo uccello e se lo menava distrattamente più per “dovere d’ufficio” e fissando il … palcoscenico.

Vennero scelte due ragazze che preparassero il cavallo e che facessero da ancelle alla “sacrificanda” ,ma alla fine sarebbe stato veramente un sacrificio? In un primo momento ero stata scelta io, e sempre da quella stronzetta di Giulia, ma il mio ormai proverbiale terrore dei cavalli, li convinse a desistere e venni sostituita da Paola che in quanto a forme … rischiava di distrarre la platea! Paola e Lella iniziarono ad accarezzare dolcemente le palle del cavallo che in un primo momento era molto nervoso.

Il massaggio alle palle lo calmò e cominciò a tirare fuori una piccolissima parte del suo membro. Paola si chinò mostrandoci un culo da sturbo, due natiche che shiturivano da un solco da Gran Canyon e si univano con due labbra che sembravano sorridessero alla fica cui stavano a guardia; cominciò lentamente a titillare il glande del cavallo con la punta della lingua fino a quando il membro della bestia non si fu allungato di un bel po’ consentendo a Lella di apporre le proprie benefiche manine sul grande fallo e cominciò dolcemente un andirivieni con ambedue le mani.

Il cavallo mostrò di “gradire” molto sia la lingua di Paola che le manine di fata di Lella e sfoderò tutti i suoi settanta e più cm di cazzo. A questo punto Paola, ormai anch’essa eccitata, non poté fare a meno di introdursi il glande del morello in bocca e cominciò un pompino da vera professionista. Lella baciava dolcemente lungo l’asta il grosso fallo e continuava fargli una benefica sega. Tememmo che se il cavallo avesse eiaculato in bocca a Paola … lo spettacolo sarebbe finito prima di cominciare! Richiamammo a gran voce Paola perché sospendesse il bocchino alla bestia; lei resisteva e fu quasi strappata al suo ciucciotto.

Elisa fece scivolare in terra il saio e rimase meravigliosamente nuda. Le sue superbe mammelle bianco latte costellate da efelidi erano lì in bella mostra e facevano risaltare due capezzoli appuntiti e bruni che tutti avremmo voluto succhiare. Il suo ventre era piatto con incastonato un ombelico da … Venere. La sua rossa foresta di peli erano una macchia di colore e di fuoco sul suo pube e si insinuava fra le statuarie cosce che custodivamo una fica da infarto e di cui si intravedeva l’inizio della fessura.

Ma questa sera il punto focale era il suo culo da matrona romana, non eccessivo ma ben dimensionato, tondo e sodo, diviso in due lobi da un sentiero che tutti avremmo voluto percorrere. Si avvicinò al cavallo, lo carezzo sulla groppa, scese con la mano sotto la pancia, carezzò il pene mostruoso forse pregustando le gioie successive o … temendone le disastrose conseguenze. Si pose carponi sulla tavola, alzo quanto più possibile il culo verso l’alto … ed attese.

Fu Lella, che abbrancava con ambe le mani il cazzo del cavallo, che iniziò a indirizzarlo verso la“rosa” di Elisa, Paola leccò dolcemente il buchetto dell’amica per farlo rilassare e per insalivarlo. Elisa aveva gli occhi chiusi e l’espressione tra l’ansioso ed il preoccupato. Lella poggiò il glande della bestia al buco del culo di Elisa che … con una mossa a sorpresa venne indietro facendo penetrare la punta del cazzo equino nel suo sfintere.

Ormai era fatto! l’enorme glande gonfio del cavallo aveva superato le “colonne di Ercole” dei muscoli dello sfintere. Ci fu un momento di sosta, Elisa trattenne il fiato poi riprese ad indietreggiare, continuò a spingere fin quando tanti dei molti centimetri del cazzo del cavallo scomparvero nel suo meraviglio buco segreto. Iniziò un lento andirivieni durante il quale il cazzo del cavallo appariva e scompariva inghiottito dal culo di Elisa. Infine si rilassò, evidentemente cominciò anche a provare piacere e così iniziò a farsi inculare con grande trasporto dal cavallo.

Era iniziata la grande inculata! Parecchi minuti di fottuta ci portarono tutti al parossismo. Non rispondevamo più dei nostri gesti e tutti eravamo impegnati a scambiarci baci, palpeggi, e qualcuno a tentare di più. Ma tutti erano distratti dall’indicibile meravigliosità dello spettacolo di un cazzo enorme di cavallo che stantuffava il culo di una splendida donna! Io mi sentii ficcare una mano nella fica ed un dito si insinuò nel mio buchetto più intimo e cominciai a godere come una troia in calore.

Elisa prese grande gusto all’inculata inusuale e pregò le ancelle di leccarle la fica e di succhiarle le mammelle. Godeva come mai in vita sua ed il suo prezioso umore scolava sul viso di Paola che continuava a lapparla con ingordigia succhiandole il clitoride. Alla fine il cavallo eiaculò il suo seme nell’intestino di Elisa, la tirarono via ed il seme si riversò su tutto il suo splendido corpo con schizzi violenti ed abbondanti.

Mille mani la toccarono, la massaggiarono, sparsero quel liquido sul suo corpo a mò di unguento miracoloso. Io mi avvicinai e chinandomi, le diedi un bacio in bocca e le sussurrai“è andato tutto bene”? lei mi sorrise riconoscente, mi ricambiò il bacio lussurioso e mi disse in un orecchio“non mi farò mai più inculare da un uomo … il cavallo è il mio maschio ideale”!Giulia ricoprì Elisa con il saio gettato sulle spalle perché era tutta sudata; il suo sudore si mischiava con il residuo sperma del cavallo e la condusse in casa per … visitarla in caso avesse subìto una qualche lacerazione.

Nel passarmi vicino notai una goccia di sperma dell’a****le mista all’acre sudore di lei che colava da un suo capezzolo ritto, allungai la mano, raccattai la goccia con un dito ed avidamente lo bevvi … volevo vedere la differenza di sapore tra lo sperma umano e quello di un cavallo.

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