Un giorno speciale

La mia storia comincia 3 anni fa. Allora avevo 19 anni e non sapevo ancora di essere gay. Avevo avuto storie senza importanza con delle compagne di liceo, senza mai scoparci del tutto e soprattutto senza mai perderci la testa.
In quel periodo frequentavo una palestra della mia città. Mi divertivo coi pesi e lo stretching e facevo delle lunghe saune. Fu lì che conobbi Andrea. Aveva 40 anni, ed un fisico asciutto e forte che manteneva giovane con lunghe sedute di ginnastica.

Lo notai la prima volta al bar della palestra. Non so perché mi colpì: forse era il modo estremamente affabile ma cortese con cui intratteneva il barista. Fu lui a fare la prima mossa. Tutti i tavolini erano occupati e così mi chiese se poteva sedersi vicino a me. Io naturalmente acconsentii, e non so perché la cosa mi fece assai piacere.
Cominciò così un’amicizia gradevole, fatta di allenamenti in coppia e di pause al caffè con lunghe chiacchierate.

Si parlava di tutto e naturalmente anche di donne. Io che oramai gli confidavo tutto gli riferii la pochezza delle mie relazioni. Lui commentò che sovente le donne erano fredde e sembravano non sapere quello che piace a noi maschi.
Non vi ho ancora parlato del suo corpo: naturalmente ci si cambiava nello stesso spogliatoio e si faceva la doccia negli stessi locali. Era alto circa 1 m e 75 pochi peli neri e tutti i muscoli al posto giusto.

Senza sapere perché mi ritrovai vergognosamente a sbirciare il suo cazzo. Mi sembrava del tutto normale: solo era decisamente più lungo del mio. A proposito: io sono alto 1 m e 87, peso 83 kg, ho gli occhi azzurri, i capelli castano chiaro e pochissimi peli biondi.
Ma veniamo al dunque: un pomeriggio stavo facendo la sauna quando Andrea mi raggiunse. Si sistemò sulla panca: così facendo gli scivolò l’asciugamano e ancora io non mi trattenni dallo sbirciare il suo affare, notandolo un po’ più grosso del solito.

Dopo poco mi alzai per aggiungere acqua alle pietre, e fu allora che accadde una cosa del tutto inaspettata: sentii una mano che mi toccava il culo! La sorpresa fu tale che non riuscii più a muovermi, e non solo: quando un’altra mano si insinuò sotto il mio asciugamano per toccarmi davanti quello che trovò fu un cazzo ben duro. Insomma: il mio corpo aveva risposto autonomamente, istantaneamente! Andrea continuò a masturbarmi per un poco mentre con l’altra mano mi palpava deciso le chiappe e mi baciava forte sul collo.

Ero così frastornato che lo lasciai fare, emettendo solo un lieve gemito. A momenti non gli sborravo in mano quando sentii qualcosa di duro che sfiorava le mie
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chiappe. Lui sentì il mio fremito e mi suggerì: andiamo a casa mia.
Lo seguii senza fiatare: ero in trance, faticai a rivestirmi e a camminare vicino a lui fino al suo alloggio che distava 500 m dalla palestra. Appena entrati mi prese il giubbotto e mi invitò verso il bagno, dicendo: dai facciamo una doccia insieme.

Entrammo, e mentre io stavo lì in piedi come uno scemo, lui si avvicinò mi prese la testa fra le mani e mi baciò. Fu il bacio più bello ed eccitante che avessi mai ricevuto, nessuna donna aveva mai fatto niente del genere: la sua lingua si muoveva come un serpente impazzito nella mia bocca, toccando punti impensabili. Il mio cazzo dentro le mutande si rifece sentire; lui lo toccò e si staccò da me: mi guardò, sorrise e mi invitò a spogliarmi mentre lui faceva scaldare l’acqua.

Lo osservai mentre si svestiva: i bei pettorali solidi, la pancia piatta, i glutei rotondi, ma soprattutto il suo cazzo, lungo ed eretto, che puntava verso l’alto. Entrai prima io in doccia e lui mi seguì a ruota. Mi baciò di nuovo, ancora più avidamente, poi mi fece girare e prese ad insaponarmi la schiena. Io stavo li appoggiato con la testa al muro, i sensi che scoppiavano e assaporavo il suo tocco, era fantastico! Cominciò a massaggiarmi le chiappe, prima lentamente, poi con foga: il mio pisello stava per esplodere.

Feci per toccarmi ma lui mi fermò e mi porto le mani in alto io lo lasciai fare tanto più che aveva preso a massaggiarmi verso il centro del culo, e con le dita ogni tanto mi sfiorava il buco. Poi ad un tratto, dopo un attimo di pausa, il suo dito indice si insinuò tra le pieghe del mio ano. Molte volte mi ero masturbato infilandomi un dito nel culo: ma questo era tutto diverso.

Cominciò a muoverlo avanti e indietro, sempre più in profondità, io inarcai la schiena per lasciarlo fare meglio. Quando poi infilò anche il secondo dito, non resistetti più: sborrai così, senza neanche toccarmi, solo al ritmo delle sue dita.
Rallentò la velocità e lentamente estrasse le dita. Mi guardò negli occhi: ti è piaciuto? Si, tanto. Bene. E così dicendo mi baciò ancora accostando la sua pancia, ed il suo cazzo eretto alla mia.

Ok, vieni usciamo e andiamo di là. Lo seguii, mi diede un accappatoio come il suo e andò verso il salotto. Si sedette sul divano, io rimasi impalato a guardarlo. Vieni, mi disse, mettiti qui seduto tra le mie gambe. Così feci. Lui mi carezzò la testa e disse, ti piace? E così dicendo scostò un lembo dell’accappatoio. Ne usci il suo cazzo: era eretto, scuro e come dire, snello. In una parola: bello.

Ti piacerebbe baciarlo? Io ero sconcertato e devo dire anche un tantino impaurito. Ma risposi si. Mi spinse la faccia verso il suo membro duro. Fai come se fosse un gelato, leccalo. Io cominciai dalla punta, che carezzai lievemente con la lingua tesa. Aveva un sapore lievemente profumato, buono. Sentii Andrea sospirare, bravo, disse, così. Incoraggiato, continuai, scendi verso la base, così,ora torna su, ok siiii. Ancora giù, bravo, ora prova prendere in bocca la cappella, forza, ciucciala, come fanno le femmine, l’avrai visto qualche porno, no?
Così, si ora di più, prendine di più bene, ancora siiii.

Respira col naso, prendine sempre di più, prova dai, con tutto, puoi farcela, così. Ora dentro e fuori dai, come se ti scopassi la bocca, mmmmm sei un talento cosììì. Più lui parlava, più io mi eccitavo, oramai il mio cazzo era di nuovo duro. Mi impegnavo e sembrava funzionare, lo sentii agitarsi e aumentai la velocità. Mi prese la testa con le mani, mi fermò. Sei bravo, ma non berrai il mio sperma, non adesso.

Ora devi godere ancora, col culo, perché, credimi, sei fatto per prenderlo nel didietro: solo chi è come te gode senza toccarsi. Non temere non ti farò male. Alzati e togli l’accappatoio.
Mi baciò a lungo carezzandomi la schiena e le natiche. Poi mi fece inginocchiare sul divano appoggiandomi allo schienale. Lo senti abbassarsi dietro di me. E poi sentii che mi accarezzava le chiappe: con una mano mi prese il cazzo. Io emisi un gemito di goduria e quasi gli venni lì.

Lo tirò indietro, sotto le gambe, continuando a masturbarlo. E lì fece una cosa fantastica, cominciò a succhiarlo, così di brutto, con foga. Lo leccava, lo succhiava, ma nel farlo mi leccava anche tra le chiappe, che continuava a palparmi voracemente. Oh Andrea mi fai godere, mi piace. Lo so disse. Ma ora ti inculerò e vedrai che ti piacerà ancora di più. Vuoi? Io lo volevo, volevo sentire ancora il piacere della doccia, più forte ancora, dissi si dai.

Ok ora ti spalmerò un lubrificante tu cerca di rilassarti. E cominciò a lavorarmi il buco con un dito. Come lo sentii entrare gemetti e il mio cazzo balzò ulteriormente in su. Disse so che ti piace ma non venire, resisti. Così strinsi i denti e presi a godermi quel massaggio. Ben presto si aggiunse un secondo dito e poi un terzo. Io inarcavo spontaneamente i lombi, e ogni volta che facevo per toccarmi Andrea diceva no, godi col culo, dai.

E io ansimavo si si. Poi disse ora arrivo, rilassati. Lo sentii armeggiare dietro di me e poi le sue mani che mi aprivano un po’ le natiche. Eccomi disse, rilassati e non ti farà male.
Sentii la sua cappella appoggiarsi al mio buco: tremavo di paura ed eccitazione. Sentii che spingeva, faceva male ma strinsi i denti. Ecco,disse, ora entro. Rilassa lo sfintere, come se dovessi evacuare, ok siiiiii, bravo. Era entrato, solo la cappella, ma piano piano entrò tutto.

Senti come entra, piano piano, come pulsa, lo senti? Io ero così eccitato che neanche sentivo più il dolore. Così mi venne naturale inarcarmi e andargli incontro farlo entrare di più ancora. Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto, sei fatto per questo lo sai? E io lo capii. Capii che quello era la cosa che più di ogni altra mi piaceva: niente poteva essere meglio. Si, gli dissi, entra, tutto e non smettere. Andrea affondò ed io sentii le sue palle contro le mie chiappe: ancora di più mi eccitai, non sentivo più alcun dolore, solo volevo che non smettesse.

Dai dai, ora pompava a pieno ritmo, e quando lui spingeva io inarcavo per farlo affondare. Mi afferrò i capelli, piano ma con decisione mi tirò la testa indietro: mi stava letteralmente montando, come una cavalla in calore. Ed io lo incitavo si si dai dai. Ti piace non è vero? Andrea si stava preparando a venire, lo sentivo perchè aumentava il ritmo dei suoi colpi.
Andrea, gli dissi, voglio venire, si cavalluccia mia godi ma col culo, non toccarti, e così dicendo mi sculacciò energicamente su una chiappa: fu come se avesse schiacciato un bottone, dal mio cazzo libero erutto un mare di sborra godevo a mille.

Si si siiiiiiiii. Ti piace vero? E allora ti inondo eccomi eccomi. Sentii distintamente il suo cazzo ingrandirsi ancora e percepii i copiosi fiotti di sperma che mi riempivano il retto. Continuò a pompare ancora per alcuni momenti, ed io lo assecondavo. Era stato l’orgasmo più assolutamente sconvolgente che avessi mai avuto. Andrea continuò a sfiorarmi i capelli per qualche attimo, poi mi afferrò per le spalle e mi voltò verso di lui. Mi guardo negli occhi e mi baciò, poi disse: ora succhialo, senti il sapore del nostro amore.

Mi abbassai a prendere nuovamente in bocca il suo membro ora solo lievemente indurito. E il sapore era davvero speciale: dolciastro e aspro insieme.
Lo succhiai come avevo fatto prima e dopo poco sentii che si riprendeva, che tornava duro. Mi incitò a continuare,ed io o feci. Ma al contrario di prima mi piaceva; mi piaceva avere la bocca piena del suo membro, mi eccitava farlo godere così. Ed infatti anche il mio pisello ricominciò a prender vita.

Io lo accarezzavo lentamente ed intanto succhiavo Andrea. Ora la berrai la mia sborra continua a succhiare forza porcellina, dai dai: sentii gli schizzi arrivarmi fino in gola. Bevetti tutto: era salato ma piacevole. Inghiottii tutto, mentre anche io sborravo nuovamente. Mi venne spontaneo leccarlo ed asciugarlo tutto a colpi di lingua: bravo, disse hai già imparato, non sprecarne nemmeno una goccia.
Ero sfinito, dolorante, ma felice. Nessuno mi aveva mai fatto sentire così bene.

Nei mesi successivi gli incontri si ripeterono con frequenza.

Luca.

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