Un compito impegnativo -parte5-

”Allora ti è piaciuta veramente? Non posso credere che te la sei mangiata tutta!” – commentavo così al termine della cena; la guardavo meravigliato e incuriosito nel vedere fino a dove mi sarei potuto spingere con le perversioni avute fino a quel momento.
“Certo che mi è piaciuta, altrimenti l’avrei buttata nella spazzatura! Adesso mentre sparecchio e lavo i piatti, se vuoi puoi guardare la tv sul divano; tanto riprenderemo domani mattina il lavoro”.

Io invece avevo programmi ben diversi e le dissi: “Senti, lascia perdere e vieni con me sul divano! Non vorrai guastare l’atmosfera mettendoti a sbrigare le faccende di casa. Ci penserai domani”.
Guardò la tavola apparecchiata, al che si diresse verso di me, la presi per mano e la accompagnai al divano.
Non sapevo bene cosa inventarmi, però averla lì vicino mi avrebbe sicuramente inspirato; adesso volevo gestire io la situazione e per questo dovevo prendere l’iniziativa.

L’orologio segnava le 22:30 ed era sicuramente troppo presto per andare a letto; avrei fatto zapping tra i canali tv per trovare qualche cosa di interessante e, seduti sul divano, l’avrei fatta eccitare per saltarle nuovamente addosso.
Ci accomodammo sul divano di fronte alla tv, presi il telecomando e spinsi il tasto power; Sonia nel frattempo era sprofondata nello schienale del divano, appoggiandomi le gambe sopra le ginocchia, doveva sicuramente essere stanca, ma visibilmente soddisfatta.

Scorsi velocemente i canali nazionali: anche allora erano mandate in onda le solite cagate pazzesche; nulla, praticamente nulla di interessante, così la guardai sconsolato – “Non c’è nulla da vedere alla tv”.
Mi era caduto però l’occhio sul videoregistratore, perciò le dissi se aveva qualche film in videocassetta.
Mi sorrise maliziosa: “Film di che genere?”, mi accorsi che aveva in serbo lei qualcosa per me, così le dissi che in quel momento un bel porno sarebbe stato ben accetto.

“Allora vieni con me!” e andammo nella stanza da letto matrimoniale; la camera aveva un letto con sponde in legno laccato bianco intarsiato, una poltroncina in raso rosso, comodini, specchiera e armadio a quattro ante abbinati, vidi anche uno specchio largo da pavimento adiacente al letto.
Sonia si avvicinò all’armadio e prese una scaletta a sei gradini da dietro la specchiera, aprendola mi invitò a salirci sopra e a prelevare una grossa valigia nera posizionata sopra l’armadio stesso; mi arrampicai e portai sopra al letto la grossa valigia piuttosto pesante.

Sonia la aprì facendo shittare la serratura: dentro si trovavano molte custodie vhs con filmini hard di ogni genere, avevo anche intravisto un macchinario elettrico con pulegge e pistoncini e dei vestitini di diverse fogge.
“Questa donna non finirà mai di stupirmi” – pensai tra me e me, controllando i titoli dei film; raccolsi uno di questi perché mi aveva colpito la copertina.
‘Queens of Anal” era il titolo, con una donna mora che lo prendeva in culo, sicuramente di inspirazione, e le dissi la mia scelta.

“Questo titolo in particolare non l’ho mai visto, perciò direi che la scelta è fatta!”: così parlò Sonia.
Ritornati in salotto, caricammo il vhs e procedemmo con la riproduzione del porno; film in lingua tedesca con interprete principale Vanessa Del Rio e Seka.
Vanessa la conoscevo bene, infatti il mio primo video porno visto in casa di amici aveva come interprete proprio lei, famosa per le scene anali violente.
Mi girai verso Sonia, dicendole che avremmo fatto anche noi quelle scene viste nel film, e lei annuì senza problemi.

Mi distesi lungo un fianco sul divano e appoggiai la testa sulla mano con il gomito puntato sul cuscino, lei invece prese un lubrificante dal tavolinetto davanti a noi e se lo spalmò sulle mani; dall’odore di ciliegia capii che aroma avesse scelto questa volta.
Mi agguantò l’uccello con entrambe le mani e incominciò a farmi una sega, principalmente per farmelo diventare duro: non dovette faticare molto perché già il cazzo si ergeva diritto e bello oliato.

Nel frattempo le immagini del film scorrevano, ma non seguimmo fedelmente lo svolgersi delle scene, anzi, ci creammo noi un nostro ‘copione’ che seguiva solo a grandi linee il porno che stavamo guardando.
“Vieni anche tu sopra il divano, mettiti davanti a me appoggiata su un fianco” le dissi e lei ubbidì immediatamente; posizionatasi come detto in precedenza, le alzai verso l’alto la gamba libera e gliela feci prendere con entrambe le mani.

Coricata di lato con le gambe che formavano un angolo di novanta gradi, presi la fava alla radice e gliela feci scivolare nella sorca senza incontrare resistenza; sicuramente aveva esagerato con il lubrificante, perciò ne approfittai per sbattermela con veemenza.
La signora gradì la posizione, sottolineata anche dai gemiti di piacere, così le passai un braccio sotto la schiena e la strinsi al mio petto bloccandola all’altezza delle tette, l’altro braccio lo feci scivolare sopra la coscia tenuta in sospensione e incominciai a batterle la mia mano sopra il gluteo.

Le sculacciate piuttosto rumorose per via della mia mano posta a ‘coppa’ la facevano dimenare, quasi volesse scappare dalla mia morsa; per bloccarla meglio le presi la gamba libera e gliela strinsi tra le mie cosce.
Fortunatamente anche aumentando le stoccate, non sentivo salire la sensazione di eiacularle addosso, proprio per la presenza del lubrificante che me lo faceva scivolare dentro senza attrito.
Continuai così per venti minuti buoni, passandole la lingua dentro il padiglione dell’orecchio per farla eccitare ancora di più; adesso però volevo proprio infilarglielo nel culo, non volevo più aspettare.

In realtà in precedenza avevo pensato di fotterla nel suo buco posteriore, però avevo pensato che fosse troppo presto per farlo, e poi mi trovavo alla sua mercé e non avevo trovato l’occasione giusta.
“Adesso voglio cambiare canale!” – le dissi in modo risoluto, lei prese il telecomando e me lo diede in mano; “Non aveva capito un cazzo!” pensai trattenendo una risata, e così le dissi: “Allora, posso cambiare canale? Vorrei provare il secondo, se per te va bene”.

La stavo pompando, quindi non lesse tra le righe la mia richiesta e mi rispose di si; avendo avuto il suo benestare potevo procedere con il cambio.
Innanzi tutto le preparai l’orifizio infilandole con calma il dito indice ben lubrificato, mentre continuavo a chiavarla lateralmente; lei si sporse un poco più avanti mostrandomi meglio le natiche, così riuscii a infilarle tutto il dito.
Un movimento rotatorio per lubrificarle tutto l’anello anale e inserii anche il medio; andavo su e giù con le dita cercando di dilatarle il più possibile l’ano, perché era proprio arrivato il momento di infilarlo dentro.

Mi alzai sulle ginocchia e mi disposi lateralmente sopra di lei; in quella posizione potevo avere maggior controllo, con lei appoggiata sempre di lato con la faccia rivolta verso le tele; le abbassai la gamba sostenuta delle sue mani facendola sporgere dal divano e con la mano destra le allargai la chiappa sinistra e appoggiai la cappella contro l’apertura anale.
Solo in quel momento Sonia capì il significato della mia richiesta e mi aiutò nell’allargarle il sedere, senza dire nulla, così iniziai a spingerlo dentro un poco alla volta; questa volta faticai ad entrarle dentro, perché l’orifizio non era lubrificato a sufficienza.

Dovetti desistere, per questo presi la boccetta di olio alla ciliegia e le infilai il collo della bottiglietta dentro il culo.
Era calato il silenzio, si sentivano solamente i gemiti dal televisore a volume bassissimo; eravamo concentrati nel preparare la ‘strada’ per il mio pene, senza grossi traumi per entrambi: sapevo che una buona preparazione era fondamentale e lei mi aiutava a realizzarla.
Strizzai il centro della boccetta di plastica tra le dita della mano, facendole scivolare nel retto parte del contenuto, al che tolsi la bottiglietta e inserii il medio, cercando di distribuire l’olio ben bene sul suo sfintere.

Il dito fu inondato di olio non appena lo inserii nel sedere, forse ne avevo usato troppo per lubrificarla ma dopotutto, meglio abbondare come diceva un proverbio latino.
Appena finita l’operazione con il dito, lei si girò verso di me appoggiando la schiena sui cuscini e la testa sul bracciolo del divano e, sempre allargandosi con le mani le chiappe, si rannicchiò con le gambe su se stessa portandosi le ginocchia all’altezza del viso.

Appoggiai la punta dell’uccello sull’ano e iniziai ad affondare molto lentamente; questa volta riuscii a superare le sue difese, infatti vidi la cappella che si stava deformando per adattarsi al nuovo pertugio, la sentivo schiacciarsi su se stessa e, per facilitarle il compito, dovetti afferrarmi la base del cazzo per aumentare la pressione di spinta.
Finalmente sentivo l’orifizio arrendersi per lasciarmi entrare e Sonia arrancare sotto di me; la cappella, una volta trovata la via, sparì in un baleno dentro di lei, grazie al lubrificante utilizzato.

Man mano che continuavo a scendere, sentivo la notevole differenza rispetto alle situazioni precedenti: le pareti del retto erano più lisce e robuste e la pressione diminuiva man mano che mi allontanavo dall’ingresso.
Continuai a spingere con più decisione fino a che non cozzai contro la piega della parete anale, cioè l’ultima sezione del retto: la forza esercitata sulla base della fava era notevole, ed era sicuramente un vantaggio perché mi permetteva di aumentare la resistenza, quindi la durata dell’amplesso.

Ero oramai arrivato all’altezza delle palle, dovetti quindi fermarmi; sentivo tutto l’uccello bagnato dal lubrificante utilizzato e sicuramente avevo esagerato nelle quantità.
Sonia per tutto il tempo rimase immobile, senza emettere un fiato e con gli occhi socchiusi, quasi in apnea, per provare appieno tutte le sensazioni che le procurava quel tipo di penetrazione.
Quegli attimi di sospensione furono interrotti quando iniziai a muovere su e giù la nerchia: incominciai lentamente a incularla dapprima con movimenti cauti e, man mano che il fusto incominciava a lubrificarsi nel bagno d’olio dentro l’ano, aumentai gradualmente le spinte.

Mi chinai sopra di lei piegandole le gambe sulle sue cosce, come nella posizione dal ginecologo per intenderci, e avvicinai la bocca al suo viso, baciandola sulle guance; incominciai a leccarla e slinguazzarla sulle gote e sul mento, mordicchiandolo con decisione.
Lei sussultava a ogni affondo, trattenendo il respiro per non urlare, sentivo che mi massaggiava lo scroto mentre la trombavo, per eccitarmi ancora di più; portai d’istinto le mani sotto di lei per agguantarle le natiche e sentivo la sua pelle unta e scivolosa.

Parte dell’olio lubrificante le era colata sul sedere e questo mi impediva di afferrarla in maniera salda, anche i peli del mio pube si erano unti insieme alla sua passera: questo scivolamento mi permetteva di pomparla con maggiore velocità, attenuando la stretta micidiale del suo culo.
Tutte le volte che cercava di urlare di piacere, le tappavo la bocca con la mano, per evitare di svegliare il vicinato; la sentivo mugolare mentre respirava attraverso la mano serrata sulla sua bocca: mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai: “Così sveglierai i bambini, cara!”.

Questa frase la obbligava a trattenere tutti i suoi rumori, infatti simulavamo di essere una coppia con figli mentre cerca di fare l’amore evitando di svegliarli mentre dormono nei loro letti; le tolsi la mano dalla bocca, dopo un suo cenno d’intesa.
La baciai sulla bocca, infilandole la lingua e passandogliela sulle gengive con movimenti rotatori, di rimando fece scorrere la sua lingua sul mio palato; cercavo di ‘farle inghiottire’ la mia lingua infilandola più a fondo possibile, mentre continuavo a chiavarmela nel culo.

Oramai sullo schermo scorrevano i titoli di coda, noi eravamo impegnati nel mettere a frutto le scene anali viste, cercando di non fare troppo rumore per non insospettire i suoi vicini di casa.
Volevo cambiare posizione, così mi feci appoggiare le sue braccia intorno al collo e, con un movimento deciso, ci tirammo in piedi; accompagnavo i suoi movimenti del sedere con le mani, facendomela andare su e giù con lei che contraeva le cosce intorno ai miei fianchi.

Sentivo il rumore ritmato di sfregamento dei nostri corpi sudati e unti di lubrificante mentre il cazzo scivolava con schiocchi decisi dentro il retto oramai provato dal tour de f***e cui era sottoposto.
Agevolai e aumentai i suoi affondi sollevandola velocemente con le braccia e facendomela ricadere sopra la nerchia dura come non mai, mentre lei sbuffava e godeva come una porca; una lacrima le solcò il viso tirato mentre singhiozzava sommessamente per la sensazione di dolore intenso che le provocava la penetrazione.

Strinse nuovamente le unghie facendomele affondare nella pelle, mentre i nostri corpi si stringevano quasi come a volersi saldare insieme; stava quasi piangendo di gioia dal dolore che le stavo procurando in un gesto innaturale e peccaminoso come può essere un’inculata.
Anch’io trattenevo a stento l’eccitazione per il dolore provato, volevo urlarlo a squarciagola ma evitai di dare il cattivo esempio.
Oramai sentivo il glande tirato come un elastico sul punto di spezzarsi, tanto era violenta la penetrazione; si lasciava cadere con tutto il suo peso sopra il mio batacchio in una specie di bungee jumping con l’elastico.

Dovetti velocemente bloccare queste discese scriteriate che le procuravano un piacere immenso, per evitare di ritrovarmi con un pene circonciso; il dolore era troppo intenso, perciò cambiai posizione.
La coricai sopra il tavolinetto da caffè appoggiata di schiena e le tirai su le gambe afferrandola per le caviglie; la posizione della candela nello yoga in pratica, con la differenza che le gambe erano piegate verso la sua faccia e leggermente divaricate, così montai sopra al tavolinetto, squadrandola sudato per la fatica della posizione precedente.

Puntai la cappella verso il pavimento spingendo con le dita sulla radice dell’uccello e mi misi sopra di lei; Sonia si leccava le labbra con la lingua dandole un’aria da troia consumata, così le dilatai nuovamente il buco del culo con il mio arnese.
Questa volta la penetrai fino alla metà del cazzo e ritornai nella posizione di partenza, riprendendo nuovamente dall’inizio – “Ooooh cazzo, così me lo schianti!”, mi bisbiglio con voce tremolante.

Entravo e uscivo afferrandomi con forza la base del pene per non schizzarle addosso, sentivo a ogni penetrazione lo sfintere ancora dilatato dall’affondo precedente; non davo il tempo al suo buco di culo di ritornare alla posizione di riposo, inoltre lo spostamento delle pareti del retto provocava un rumore sordo simile ad una scorreggia che si propagava per la stanza.
L’ano era ricoperto oramai da un velo di crema giallastra generato dallo sfregamento anale e dalle secrezioni vaginali provocate dall’intenso piacere.

Proseguii in questo ‘toccata e fuga’ per un bel po’, infine glielo lasciai dentro riprendendo l’inculata classica.
Appoggiai le mani sopra le sue cosce e spinsi verso il basso, continuando ad affondare i colpi come un martello pneumatico; gli scricchiolii del tavolino si erano fatti sempre più minacciosi, dandomi l’impressione di essere ad un passo dallo schianto.
La presi per gli avambracci e la portai al livello del pavimento, sopra il tappeto grande del salone; la sollevai per farla rimanere perpendicolare con il busto al terreno, lei si puntellò la schiena appoggiando i gomiti sul pavimento e le mani sotto le natiche per stabilizzarsi.

Non togliendole mai la nerchia dallo sfintere, iniziai a eseguire rotazioni a ogni stoccata, fino a trovarmi con la schiena rivolta verso la sua faccia; appoggiai le mie mani sopra i suoi glutei oramai completamente lucidi per effetto dell’olio lubrificante quasi completamente fuoriuscito dal sedere e, con le gambe divaricate sopra di lei, ripresi a pomparla con forza.
In quella posizione potevo vedere come a ogni risalita del pene, dal suo culo fuoriusciva del liquido oleoso che si disperdeva sulle sue chiappe, come una perdita lieve da un tubo dell’acqua.

Lo sfregamento era sempre più intenso per via del lubrificante in esaurimento, però decisi di non voler rabboccare con altro olio [sembra di parlare di un’automobile, NdR].
Lo schermo del televisore si era spento, probabilmente per la funzione di sleeping, nella stanza si sentivano solamente gli schiocchi secchi del cazzo contro le pareti dell’ano e gli schiaffi che le davo sul sedere per punzecchiarla.
“Ti prego, andiamo in bagno che devo fare pipì… e poi mi brucia il culo, sento il cazzo che si impunta dentro, devo sciaquarmelo!” – riascoltai nuovamente la sua voce lamentosa dopo molto tempo e, visto che anche io sentivo la penetrazione più difficoltosa, la accontentai.

La raccolsi da terra senza toglierle il mio ‘tappo’ piazzato nel culo e la feci incamminare ondeggiando verso il bagno.

FINE QUINTA PARTE.

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