Un Blasfemo

Mi siedo sul divano ed accendo la televisione, sintonizzo Rai uno, di li a poco Benedetto Sedicesimo inizierà a celebrare la Santa Messa della Domenica dalla Basilica di San Pietro.
Le telecamere inquadrano la folla, un orda di gente radunata e raccolta in quell’enorme serratura che Bernini ha voluto progettare così, come se quello fosse il centro del mondo, l’ingresso per la chiave della vita.
Italiani, giapponesi, tedeschi, americani, ogni nazionalità distinguibile da cappellini e magliette colorate alla stessa identica maniera, come ad indossare una divisa, come se il giallo dei fedeli polacchi dovesse distinguersi dal rosso dei tedeschi o dal bianco dei giapponesi, ma tutti uno di fianco all’altro, tutti pronti ad accogliere l’uomo che di li a poco uscirà dalla finestra e diffonderà come ogni volta la fede e la speranza per questa gente.

Sono con loro, sono seduto sul mio divano a qualche centinaio di chilometri di distanza ma sono esattamente assieme a loro. Accanto a me c’è Alfredo che come sempre finge di essere interessato e incuriosito.
Ha tolto il piccolo tavolo che abbiamo davanti al divano, lo ha tolto per comodità.
Alle dieci e cinquantacinque il Santo Padre esce dal rettangolo illuminato della sua finestra, ha le braccia alzate come a salutare chi lo sta guardando e sembra proprio ci riesca, sembra che il suo sguardo sia rivolto ad ognuno di noi ed a me, a casa mia, ai miei occhi.

Tra le cosce di Alfredo accovaccia c’è mia moglie. Da le spalle alla televisione rannicchiata sulle ginocchia. La testa adagiata di fianco poggia sul pube del nostro amico, lui le accarezza il viso ed i capelli.
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, il segno della croce, un simbolo immenso e grande come è grande l’uomo che ci invita a farlo e che poi inizia a parlare. Alfredo sospira, guarda mia moglie e sposta lo sguardo sul volto in primo piano del Santo Padre, poi, senza nemmeno aspettare un attimo in più, abbassa la lampo dei pantaloni e libera i suoi grandi coglioni invitando mia moglie a leccarli.

Lo fa a posta, dice che ama concentrarsi in questa maniera ma io so che lo fa a posta. Alfredo è un blasfemo, un peccatore, è il diavolo in persona e ad ogni occasione fa di tutto per portarmi nell’abisso con lui.
Faccio finta di niente, ascolto le parole del Papa mostrandomi indifferente ma è difficile. Gli occhi per quanto non lo voglia si girano da soli, rubano stralci di quel momento tanto indegno quanto affascinante.

Quegli enormi testicoli ad un soffio dalla bocca di mia moglie sono un immagine forte, attraente.
Per questo so per certo che Alfredo è il Diavolo, perché è meschino e tentatore e colpisce dritto al desiderio che più di ogni altro ci rimane difficile gestire, la carne.
So che è sbagliato, so che è incredibilmente sbagliato e che sono malato e marcio nell’animo, ma sapere che mia moglie è oggetto di attenzioni di altri uomini mi procura un piacere che nient’altro è in grado di darmi.

Alfredo lo sa, Alfredo è un tentatore capace di strappare con astuzia ogni tipo di confessione e con me ad essere sincero, non ha sofferto alcuna fatica. Ha capito. Ha capito perché non sono stato capace di oppormi, non sono stato capace a res****rgli, ha capito perché è troppo abile per non farmi cadere in trappola, ha capito perché egli è il Diavolo in persona.
Alfredo mi ha ammaliato con novelle immaginarie, con storie lussuriose in cui mia moglie veniva toccata ed esposta alla mercé di tutti in racconti laidi, peccaminosi.

Poco alla volta è riuscito ad entrare dentro di me e dentro i miei desideri trasformandoli in bisogno, un bisogno concreto al quale nessuno se non lui poteva trovare rimedio e soluzione.
È così che è cominciata, è così che questa guerra interiore che mi dilania l’anima e che uccide la mia moralità e la mia cristianità ha invaso la mia esistenza.
Cerco di fuggire, cerco di rimanere fuori dal suo mondo peccaminoso e fuori controllo, ma è difficile, è difficile scappare da lui e dalle sue attenzioni.

Mi vergogno di me stesso, mi vergogno e mi pento ogni singolo giorno della mia vita ma non riesco a scacciarlo, non riesco ad allontanarlo dalla mia vita ed oggi come mille altre volte ha fatto, sfida spavaldamente la mia fede e la mia moralità.
Chi è se non un Diavolo?
Soltanto un Diavolo sarebbe capace di tanto, soltanto Satana potrebbe decidere di tentare così meschinamente di fronte alla preghiera del Santo Padre, in un giorno sacro come la Domenica.

Lo so, so che potrei alzarmi e cacciarlo via, so che dovrei difendermi e difendere prima di tutto Dio, ma non ce la faccio, quell’immagine è troppo forte, è troppo attraente, è impossibile pensare di doverla cancellare. Mia moglie lecca i suoi testicoli, i suoi grandi e possenti testicoli, tanto maligni quanto meravigliosi accanto alla sua bocca, troppo perché io non senta il bisogno di chiamarli Coglioni,
grandi Coglioni villosi e maturi coperti da una stregua di lunghi peli ingrigiti dagli anni, radunati in piccole ciocche bagnate ed accarezzate di saliva.

Mi astengo, volto lo sguardo verso l’uomo che ha dato se stesso a Dio ed a Cristo, lo guardo e penso a cosa io stia facendo, a cosa io stia accettando. Cerco la forza nei suoi occhi stanchi e luccicanti, nelle sue parole, nelle sue braccia alzate con in mano il corpo del Cristo morto per noi, per me. Penso a quanto sia vile il mio essere uomo, il mio essere cristiano ma poi ricado nella tentazione di ciò che mi è accanto, abbasso gli occhi, fingo un gesto un movimento, un qualsiasi appiglio attraverso il quale possa fugare con lo sguardo quella scena sconcia ed oltraggiosa e basta un attimo, un piccolo frangente e mi perdo nuovamente nel peccato.

Le labbra di mia moglie sono cuscini per le sue palle, la bocca dilatata le avvolge e le oscura alla mia vista. Saperle li dentro mi torce lo stomaco e le budella.
Lui sa che sto guardando, ha gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro ma ghigna, sorride beffandosi di me, mostrandomi quasi spavaldamente come io sia impotente di fronte a lui ed alla sua prepotenza, dimostrandomi come io sia incapace di scansarmi al piacere, al peccato, alla dissoluzione della carne.

Non posso dargli torto, non posso farlo. Quello spettacolo è troppo grandioso per sottrarlo ai miei sensi ed alla mia vista, anche se per pochi istanti, anche se per pochi attimi rubati qua e la, non ce la faccio a farne a meno.
L’uomo che è in me, l’a****le che è in me, la bestia irrazionale nutrita dal bollore del sangue che mi pulsa tra le gambe non lo permetterebbe mai. La domo, la trattengo, cerco in tutti i modi di fermarla ma non riesco a cacciarla via.

Prego, prego affinché tutto possa finire, affinché il Santo Padre mi dia la forza per farmi uscire dalla stanza, ma è una lotta estenuante e so che forse non riuscirò a vincerla.
Questa volta è diverso dalle altre volte, questa non è penitenza, non è per il suo bene, Alfredo non si sta offrendo per redimerla, in questo momento Alfredo mi sta tentando, sta ridendo di me, sta mettendo in discussione la mia fede, non è più il mezzo, è la causa.

In più di un occasione ha aiutato mia moglie ad espiare peccati e blasfemie attraverso metodi anche troppo forti, ma questo non c’entra nulla.
Io stesso l’ho tenuta ferma mentre lui si costringeva, nel tentativo di farle capire i suoi peccati, a doverla sodomizzare ripetutamente. Ero li mentre le chiedeva di pentirsi, mentre le dilaniava l’ano per il suo bene e per il bene di Dio e lei alla fine cedeva, chiedeva scusa per il male detto e fatto e mai una volta in me c’è stata malizia nel vederla presa da quell’uomo.

Oggi però tutto è diverso, oggi ciò che fa è un gratuito esempio di dissoluzione che contro ogni mia volontà, sembra coinvolgermi senza che io possa difendermi.
Continuo ad evitare, continuo a guardare la televisione e i volti dei fedeli inquadrati nella loro raggiante serenità, ma io non sono li, io non sono tra loro, non incrocio lo sguardo dell‘Immenso, se fossi li sarebbe diverso, se fossi li nulla potrebbe essere più forte della voce di Dio, ma qui in casa il Diavolo grida più forte che mai e si manifesta nel peggiore dei modi.

Abbasso di nuovo lo sguardo, cedo per l’ennesima volta alla lussuria e vedo il suo grosso pene gonfio stretto nella mano battere ripetutamente sul volto di mia moglie.
Gli enormi coglioni pelosi scendono liberi sotto la carne mentre la bocca di mia moglie si riempie del sesso ogni istante più tozzo.
Non ce la faccio, sento il bisogno di toccarmi, di lasciarmi andare o almeno di guardare, sento l’irrefrenabile voglia di alzarmi e spingere la bocca di mia moglie verso la virilità di quello spregiudicato ma per fortuna Dio non vuole, Dio mi da la forza per evitare che accada, mi da la forza di lasciar stare, anche quando la mia mano incontra per sbaglio la mia erezione.

È un istante, è un istante incredibile ed infinito che mi sta facendo quasi esplodere.
Chissà quale uomo potrebbe capirmi, chissà quale Santo ha patito ciò che sto patendo io. Trattengo quello stimolo fortissimo che è il desiderio d’orgasmo e strizzo gli occhi per evitare che accada.
Cosa sarei senza la mia fede, dove potrei mai arrivare.
Dio è immenso ed è lui che mi sottopone a tutto questo, come con lei quando Alfredo costringe a redimere l’anima.

È entrato nella nostra vita per volere di Dio, lo so, lo sento perché nulla accade per caso, perché il destino è già scritto da una mano più grande e più possente della nostra.
Quando mi propone le sue pene denigranti, offensive, dolorose, so che per mia moglie quella è la salvezza, so che non è lui ma è Dio a volerlo, per questo accetto, per questo lascio che la prenda in quel modo, che la vessi umiliandola e facendosi beffa di lei, perché lo stesso Gesù ha patito tutto questo, egli stesso ha baciato i piedi di Giuda sapendo che di li a poco sarebbe stato tradito.

Quando Alfredo le riempie la bocca del proprio seme, non è per libidine che si offre a tanto, Alfredo nonostante ora sia posseduto dal maligno tentatore è un uomo buono, una persona attraverso la quale Nostro Signore mette alla prova me e la mia fede ed oggi ne è la chiara dimostrazione.
Le lacrime che scendono dagli occhi di mia moglie amplificano il mio stato d’animo. Il volto premuto a forza sull’erezione ormai al vertice di Alfredo causa in me enorme eccitazione.

Nonostante fossi riuscito a controllarmi solo alcuni istanti prima, la smania della carne torna contro di me con un effetto immediato e quei rivoli sottili ne sono la causa principale. Mia moglie vessata dall’enorme fallo di un uomo che entra nella sua bocca. È questo che vedo, è questo che descrivo a me stesso, è questo che mi porta dritto verso l’oblio e nell’ istante in cui l’uomo accanto a me si lascia andare venendole nella bocca, un calore attraversa il mio corpo e bagna i miei pantaloni del mio seme, sporcando il mio intimo e soprattutto insudiciando la mia anima.

Quei lunghi secondi in cui il mio corpo in apparente autonomia si lascia andare all’orgasmo sembrano chiudere il cerchio che Satana stesso ha aperto attorno a me. Mi perdo letteralmente nel piacere dell’eiaculazione se pur senza sfiorarmi nemmeno con un dito. Non mi era mai successo se non durante la notte, quando polluzioni notturne hanno innes**to in me pensieri peccaminosi e disdicevoli verso i quali non ho potuto opporre resistenza.
Per la prima volta in vita mia ho provato cosa significa eiaculare senza toccarsi, ho provato un piacere inenarrabile ed allo stesso tempo tremendamente doloroso per me stesso e per il mio spirito.

Alfredo ansima, gode viene e nasconde i miei gemiti incontenibili che fatico a smorzare, poi si volta verso di me e mi dice che quella ho avuto la mia pena, la mia espiazione e che sono stato fin troppo bravo a lasciare che non io ma il mio corpo abbia ceduto alla tentazione.
Il Santo Padre saluta la folla, sembra sorridere e sembra sorridere a me, come se lo sapesse, come se tutto fosse stato realmente architettato da Dio confermando ogni mio pensiero.

Mi rilasso, mi lascio andare, prego, prego ripetutamente con il cuore gonfio di serenità. Grazie Iddio per essermi accanto ed aiutami nei giorni a venire, aiuta Alfredo affinché egli stesso possa aiutare me, affinché mia moglie possa essere accolta nel Regno dei Cieli, anche se per questo è necessario che l’uomo che mi hai mandato sarà nuovamente costretto a punirla in mille modi diversi.

PS: La fantasia è un mezzo potente, il mezzo per il quale possiamo far si che accadano cose che nella realtà non accadranno mai.

In questo racconto che per presunzione considero vera opera letteraria, la mia fantasia corre, se pur non lontano da lidi già precedentemente raggiunti, arrivando a discutere temi quali la religione e l'importanza che noi diamo ad essa. Se pur non religioso e non cattolico, mi sento di dire a chi invece potrà trovare tutto ciò estremamente volgare e pesante, che non è mia intenzione mettere in discussione le loro scelte e le loro convinzione, ne tanto meno denigrarle o sfotterle.

Noi siamo nati liberi.

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