Tutti desideriamo sesso selvaggio

Tutti desideriamo sesso selvaggio, uomini e donne e transL'incredibile profezia di Clive Staples Lewis, l'autore delle “Cronache di Narnia”, tratta dal libro “Lettere di Berlicche”, pubblicato nel 1942. L'autore parla col diavolo. Domanda: «Come hai fatto a portare così tante anime all’inferno, in quel momento?». Risposta: «Con la paura; strategia eccellente, vecchia ma sempre attuale». Ma di cosa avevano paura? Di essere torturati? Delle guerre? Di morire di fame? No, risponde il diavolo: «Era la paura di ammalarsi».

Poi infatti si sono ammalati, e sono morti. E non c'era una cura, per quelle malattie? «Sì, che c'era». Allora non capisco, si arrende l'autore. «Visto che nessuno gli ha insegnato che la vita e la morte fossero eterne – risponde il diavolo – loro pensavano di avere una sola vita, e cercavano di conservarla anche a costo di perdere tutti i sentimenti più preziosi». E così «non si abbracciavano, non si salutavano, non hanno avuto contatti umani per giorni.

Hanno finito i loro soldi (hanno perso il lavoro, hanno finito i risparmi), ma si sentivano fortunati, malgrado tutto», avendo perso «anche la loro intelligenza: una volta la stampa diceva una cosa, e il giorno dopo diceva la cosa opposta, ma loro hanno creduto a tutto». Ride, il diavolo, al pensiero della fine della loro libertà: «Non uscivano di casa, non andavano a trovare i parenti». Il mondo era diventato «un campo di concentramento, con prigionieri volontari.

Hanno accettato di tutto, pur di prolungare la loro patetica vita solo per un giorno», senza sapere che sarebbe stato perfettamente inutile (se non a creare la loro schiavitù e quindi la loro rovina). Il sogno proibito di PaolaE’ il mio sogno proibito, il desiderio nascosto nei meandri della mia mente, quel pensiero morboso mi prende l’inguine ogni volta che apro il portone e salgo le scale. Non prendo appositamente l’ascensore sperando che il ragazzo della porta accanto mi noti e in qualche modo abbia il coraggio di dirmi qualcosa e magari anche il coraggio di andare oltre.

Mi chiamo Paola, 34 anni ben portati, sposata, senza figli, porto i capelli corti a spazzola, mi piace vestire un poco civettuola e fare notare a chi mi guarda, che le mie forme sono tutte al posto giusto. Da quando Lucio, un bel ragazzo di 30 anni, è venuto ad abitare di fronte a noi, le mie pulsioni intime sono esplose. Ogni giorno che passa mi sento sempre più attratta da lui: non mi ha mai detto niente, ma il suo sguardo mi ha scopata mille volte e io sento i crampi allo stomaco dalla voglia di essere sua.

Mi sto vestendo sempre più provocante e anche oggi sono al limite della decenza. Stivali alti, calze nere con reggicalze, gonna corta che lascia intravedere il tutto. camicetta bianca senza reggiseno e tanta voglia dentro da soddisfare. Salgo le scale piano, faccio rumore sperando che Lucio sia in casa, mi senta e per qualche ragione apra la sua porta. è diversi giorni che sono sola, le mie mani ogni sera mi tengono compagnia lenendo il mio piacere e il pensiero fisso è sempre lui.

Mi è entrato nel sangue e torbidamente mi accarezzo pensando di essere presa da lui. Niente tenerezza o carezze: solo sesso. Arrivo alla porta con le mie buste della spesa, ancora una volta angosciata dai miei turbamenti,cerco le chiavi per entrare e in quel momento sento delle mani avvolgermi i seni e una bocca calda baciarmi il collo. Vengo sbattuta contro la mia porta e sento il corpo dello sconosciuto che veloce si appoggia alle mie natiche,poi sento la voce che mi dice,“Apri la porta che voglio sbatterti sul letto e farti morire”Riconosco la voce di Lucio e subito sento i miei slip diventare fradici.

La mia paura di essere minacciata da un pseudo-violentatore, lascia il posto alla voglia irrefrenabile di essere posseduta dal mio stallone, come nei miei sogni più arditi. Sento le sue mani che frugano sotto la mia gonna e accarezzano il mio sedere, il suo respiro sul collo è olio bollente che stravolge i miei pensieri, sono talmente eccitata che non riesco a infilare la chiave nella serratura, lui prende la mia mano e con fermezza mi aiuta ad aprire quella porta, ultima difesa del mio corpo.

Vengo sospinta dentro e senza grazia sbattuta sul divano. Mi giro e come una gatta in calore, mi sciolgo. Lui è li che mi guarda con quei suoi occhi duri, decisi, guardo i suoi movimenti, le braccia che veloci prendono la maglia e la buttano inerme sul pavimento, i calzoni slacciati si abbassano lasciandomi vedere il rigonfiamento che spinge forte sotto i suoi boxer. Sono inebriata da quella vista, completamente persa da quella atmosfera erotica che mi sta facendo perdere la cognizione del tempo, i suoi gesti mi sembrano erotismo puro.

Scivolo dal divano e sinuosamente mi avvicino a lui, fermo il suo tentativo di togliere i boxer, mi prostro ai suoi piedi e con la lingua comincio a leccare le sue gambe piene di peli, le mie mani accarezzano i suoi polpacci muscolosi, le sue mani mi stringono i capelli mentre comincio a salire verso il mio piacere. Arrivo alle cosce e i miei denti assaggiano la sua carne: le mani abbassano il boxer mettendo in libertà il suo membro rugoso come un brandello, teso come un dardo pronto a colpire, il rantolo a****lesco che lui emette nel momento del tocco della mia lingua, quasi mi esplode nel cervello: assaporo quella durezza nella mia bocca e stringo forte le labbra.

Lo sento scivolare e riempirmi… la bocca, come una vagina, si adatta ai suoi bisogni e la mia lingua corre attorno al suo glande scoperto, lo istigo, i miei denti lo fermano e lo stringono, il suo ruggito di piacere diventa ancora più a****lesco, i miei seni vengono stretti dalle sue mani e i miei capezzoli subiscono pizzichi decisi che ripagano il suo dolore. Sono un lago… il piacere è all’apice, lo libero dai miei denti e lascio che mi scopi la bocca come vuole, mi allargo al massimo e aspetto di sentire il suo caldo liquido avvolgermi tutta.

Le sue mani tornano sulla mia testa e cominciano a darmi un ritmo frenetico. Alzo gli occhi per guardarlo mentre mi sta riempiendo del suo nettare. : i suoi occhi sono semi chiusi, sembra una belva assatanata di sesso e io la sua preda inerme. Il mio pensiero è tutto sullo sperma che mi sta scaldando il ventre. Le mie mani strette sul suo sedere. Il seno sudato si appoggia alle cosce e aspetta di essere ancora palpato.

Le sue ultime spinte dentro la bocca, quasi mi soffocano, aspetto che finisca il duo godimento e spero che il resto dei miei desideri, venga ben presto confortato. Lo lascio, torno sul divano, allargo le cosce e gli faccio un movimento ondulatorio con le anche per fargli capire che sono pronta a riceverlo. Guardo il suo nerbo teso, come se non l’avessi soddisfatto. Rimango ammaliata da quel focoso ragazzo e dalla sua voglia del mio corpo.

Sono ancora mezza vestita. Lui si avvicina, mi strappa di dosso quel poco che era rimasto e senza proferire parole, entra a cercare il suo miele. Il piacere che provo mentre le mie pareti si adattano a quella entrata , è pazzesco: comincio a spingere il bacino verso di lui e lascio che il mio corpo venga sconvolto da quel cazzo magnifico. Dimentico tutto il mondo con i suoi problemi e cerco di assecondare quella carne calda che mi sta scopando.

Le sue mani sul mio sedere fanno si che il contatto sia completo, solo le sue palle fermano le sue spinte contro il mio inguine. Frasi sconnesse, legate solo dalle nostre grida, fanno da contorno a quell’amplesso bestiale. Sento il piacere crescere in me e presto, urlo nella sua bocca il mio godimento proprio mentre lui aumenta ancora di più le sue entrate. Cado esamine sul divano, ma lui imperterrito continua a darmi sciabolate che lacerano la carne.

Il tempo di respirare e sono di nuovo tra le sue mani possenti. Mi tiene tra le sue braccia e facendo forza sul mio sedere, mi lascia scivolare dal cielo verso il suo membro. Le stoccate che mi provoca, sono il paradiso del sesso, fitte lancinanti attaccano il mio cervello. Sento le mie urla di piacere e il suo respiro rauco. A un certo punto sento che lo imploro di venire che non ce la faccio più: a quelle parole Lucio mi fa scendere e mi fa girare appoggiandomi per terra, mi fa mettere a carponi e alzandomi il sedere, comincia a scoparmi da dietro.

Io sono sfinita, gli grido di venirmi dentro ma lui continua imperterrito a trafiggermi l’anima-Perdo coscienza del tempo. Infine lo sento esplodere in me e riempirmi del suo caldo sperma. Ansimo…Il tempo etereo si confonde con i miei umori. Desiderio e sogni mischiati. Rimango sul divano, stremata, a guardare quel maschio che mi ha posseduta pensando al suo piacere. Un bacio passionale, una strizzata di seno;“Sei veramente una donna eccezionale, nata per fare sesso”Una carezza sul sedere e una promessa;“Ho ancora molte cose da fare…e il tempo non mi manca…Fottuta brutalmente nello studio del pittoreManuela era al primo anno della laurea specialistica.

Si era appena trasferita a Milano da Siena, dove si era laureata brillantemente nella triennale. Ma la specializzazione che voleva conseguire non poteva averla nella sua città natale. Milano era troppo grande per lei. Immensa. Usciti dai confini comunali c'erano città e città per decine di chilometri attorno. Amava però le viuzze del centro, soprattutto attorno a Corso Magenta. Qui aveva conosciuto varie persone. Alcuni erano compagni di università, altri amici con cui trascorrere belle serate in allegria.

Davide si distingueva: pittore, fotografo ed artista. Amava le belle cose, mangiar bene, leggere. Amava anche le donne. Un tipo originale, indossava sempre vestiti presi a caso, come se non vedesse di che colore fossero. Estroso. Quando parlava, gli occhi di Manuela si illuminavano di gioia. Davide aveva sempre modi gentili, garbati. E fu sinceramente sorpresa quel giorno in cui, a casa di Davide, egli le mostrò le fotografie artistiche più private. Bellissime. Ottimi chiari/scuri, i bianco/nero erano fenomenali.

Ma fu imbarazzata dal notare che molte foto erano nudi artistici. E alcune rappresentavano scene di sesso. Una addirittura mostrava quattro uomini che possedevano con evidente forza una ragazza. Lo guardò imbarazzata e Davide rispose che si trattava di una serata trascorsa tra amici qualche mese fa, in cui lui partecipò come fotografo. Manuela tornò a casa perplessa. Non immaginava che Davide fosse così. Così… come? Beh, depravato? No, depravato no. Lei sentiva fortemente la voglia di provare l'ebrezza di essere scopata da più uomini.

Coraggioso forse. Coraggioso e libero. Il giorno dopo fece di tutto per rivedere Davide. A casa sua non c'era. Lo trovò nel suo studio. Entrare nello studio di Davide era come varcare la soglia di un mondo tutto diverso. Per terra erano quadri finiti, non finiti, rotti. Colore ovunque. Pellicole appese sui muri, su corde, a terra. Un odore chimico che pervadeva le mura. Un grande letto dove Davide si sdraiava per leggere o pensare.

Era lì praticamente in mutande. Tracce di colori sulla pelle. Era veramente affascinante, un gran bel ragazzo. Non particolarmente alto e neppure muscoloso. Ma ben proporzionato. Si accorse che lo desiderava. Manuela era molto bella: alta, magra, con un seno sorprendentemente grande per il suo fisico. Bei capelli neri, lunghi, lisci. Mani snelle e ben curate. Salutò Davide. Si sedette. Era imbarazzatissima. Sapeva quello che voleva, ma non sapeva come dirglielo. Allora si alzò e prese a girare per la stanza, fino ad un grosso cumulo disordinatissimo di fotografie.

Le guardò e trovò ciò che cercava. In quella foto, una ragazza veniva scopata da due uomini contemporaneamente, mentre altri due le cacciavano i loro cazzi in bocca. Un'immagine molto aspra. Manuela si sentì inumidire immediatamente. Davide si avvicinò. Vide la fotografia e le chiese: “Ti piace?”. “Molto” rispose lei, con una voce strana, quasi rispondesse più a se stessa che a Davide. “Puoi rimanere nello studio. Devo uscire un attimo per una veloce commissione.

Torno tra mezz'oretta”. Davide lasciò Manuela sola. Senza di lui, guardò quelle foto artistiche. Vide questa ragazza scopata a turno, vide lo sperma sul suo volto, vide le espressioni intense degli uomini. Manuela si spogliò nuda e si sdraiò sul letto. Si toccò un seno, eccitandosi immediatamente. Ne leccò il capezzolo, lentamente. Sapeva che Davide non sarebbe tornato subito. La mano scivolò sul suo sesso, leggermente peloso. Ne divaricò le labbra e iniziò a sfiorare col polpastrello il clitoride bagnatissimo.

Due dita entrarono. Manuela si masturbò con molta foga, ansimando e contorcendosi. Ma in quel momento entrò Davide. Non era solo. C'erano tre suoi amici. Gli stessi della fotografia. Non si meravigliò che Manuela fosse nuda a letto. Non disse nulla. Anzi, gentilmente indicò i tre ragazzi: “ti presento Lucio, Valerio e Matteo”. Manuela era atterrita: il sogno si stava per realizzare, ma non era tanto sicura di volerlo. NOn si mosse. Tutti i ragazzi si spogliarono.

Vide i loro peni, ancora a riposo. Si mise seduta a bordo del letto, con le gambe divaricate. Prese i primi due peni e iniziò a succhiarli. Ne leccò la pelle morbida, profumata. Sapevano il fatto loro questi ragazzi: si erano puliti ben bene. Leccò l'esterno del pene di Davide: lo desiderava fortemente. Leccò la superficie lentamente, poi aprì la bocca e iniziò a succhiarlo. Prima solo la punta, morbida e liscia. Poi l'asta, che diventava dura succhiata dopo succhiata.

Ora era bello e duro. Un'asta degna di rispetto che puntava dritto alla sua bocca. Poi passò al pene di Valerio: aveva un sapore diverso. Buono! Lo succhiò con dolcezza, assaporandone i centimetri della sua lunghezza. Era un gran bel pene: dritto, solido, duro. Imponente. Valerio si depilava: accarezzò i testicoli con la mano decisa e ferma, mentre succhiava quel pene meraviglioso. Il pene di Lucio era più piccolo, leggermente ambrato. Ma i centimetri che perdeva, li recuperava in larghezza.

Manuela non aveva mai visto un pene così massiccio e duro. I muscoli tesi, le vene in rilievo. Un pene che non ammetteva repliche e che sembrava poterle causare dolore. Lo succhiò con molta forza, andando su e giù con la testa con velocità e aspirandone la punta senza tregua. Il cazzo era già bello eretto, faticava addirittura a piegarlo verso la sua bocca. Aveva un sapore forte, da maschio tutto d'un pezzo. Il pene di Matteo era incredibilmente lungo e sottile.

Bello leccarne la lunghissima asta con la lingua ben aperta. Aveva tempo per gustarlo con calma. Profumava. La eccitava da morire. Si chiedeva se fosse troppo sottile per darle piacere, ma poi rise dentro di sè a pensare che era con quattro uomini. Avrebbe sicuramente goduto! Succhiò quel pene e si sorprese di quanto riusciva a metterlo in bocca senza troppo sforzo. Aveva una gola veramente degna per quel cazzo. Poi i ragazzi si misero davanti a Manuela.

Lei prese a succhiare i quattro peni, uno alla volta e poi alternadone uno con l'altro, come un pianista sceglie i tasti da premere con cura. Ne prese due in bocca: erano i cazzi di Valerio e Matteo. Lucio le chiuse il naso per pochi secondi. Manuela sembrava soffocare, e invece scoprì che più la trattavano da puttana e più era eccitata. Magie del sesso di gruppo. Seduto dietro di lei, Davide ne palvava da dietro i seni, mentre l'altra mano di Lucio ne sfiorava la figa.

Fecero alzare Manuela, e la misero a novanta, piegata sul letto. Lucio le mise il cazzo in bocca e prese a scoparla con forza. I capelli ondeggiavano a ritmo. Davide la penetrò da dietro: era incredibilmente bagnata. Il cazzo scivolò fuori alcune volte, tanto era fradicia di umori. Prese a scoparne la fessura dell'amore con gioia e forza. Penetrandola a fondo. Matteo si mise a fianco di Lucio e le mise anche il suo pene in bocca.

Due cazzi in bocca. Manuela si sentiva una dea del sesso. Succhiava ed era penetrata. Valerio si mise sotto Manuela ed iniziò a succhiarne i seni penzolanti. Quelle stupende mammelle con quei capezzoli così vogliosamente grandi. Le succhiava con avidità. Manuela stava bene! A Siena non si era mai divertita tanto. Milano le piaceva, nonostante il traffico. Il pene di Davide uscì dalla vagina, fradicio degli umori di Manuela. Davide lo puntò nell'ano e iniziò a spingere con delicata decisione.

L'ano si allargò. Manuela emise un grido soffocato. Iniziò ad essere penetrata da Davide che intanto si era posizionato a gambe semiaperte sul letto, spingendo il cazzo nell'ano di Manuela piegata in basso. Gli altri ragazzi si alternavano, schiaffeggiando il dolce viso della ragazza con le loro aste dure e bagnate della saliva di Manuela. Lucio si sdraiò a terra e invitò Manuela a sedersi sul suo pene largo e duro. Manuela, dandogli le spalle, si sedette.

Sentì il cazzo entrarle nell'ano. Le mancò il respiro. Iniziò a muoverse, mentre mani maschili la palpeggiavano ovunque. Davide si avvicinò e iniziò a leccarne le labbra vaginali, osservando il pene di Lucio entrare ed uscire dall'ano. Poi avvicinò il pene e prese a penetrarla con molta energia. Valerio le mise il pene in bocca, mentre Matteo succhiava avidamente il corpo di Manuela. I movimenti erano difficili, ma mai Manuela avrebbe pensato di godere tanto.

Il pensiero che quattro ragazzi, tra cui Davide (che uomo, Davide!), stessero penetrandola e che lei fosse l'unico scopo del loro piacere, piccolo oggetto del loro soddisfacimento sessuale, la faceva impazzire. Davide uscì dalla vagina di Manuela e diede il cambio a Matteo, che iniziò a scoparla con molta energia e velocità. Il suo pene, lungo, faceva un gran lavoro, frizionandosi sul clitoride bagnatissimo. La penetrava con gran piacere: Manuela stessa si accorse che il suono della parola “penetrare” era eccitantissimo.

Penso ad occhi chiusi: “mi sento penetrata, penetrata, penetrata, penetrata”. E avrebbe desiderato avere altre labbra vaginali, tanti altri antri del piacere in cui essere presa contemporaneamente da tutti e quattro questi splendidi cazzi duri ed efficienti. Voleva sentirli per tutto il giorno. Voleva il loro sperma dentro di sè. Chiese a tutti di allontanarsi. Si mise in ginocchio con la figa bella aperta e visibile. Iniziò Lucio. La penetrava con molta forza ed aggressività, ansimando.

Il pene allargava a dismisura le labbra di Manuela che si sentiva sconquassata dal piacere. Lucio venne. Non sprecò alcuna goccia di quel liquido del piacere che veniva spruzzato con generosità dal proprio pene. Lo pulì con attenzione, versando ogni goccia nella vagina capiente. Poi la penetrò Matteo. Il lungo pene sembrava non finire mai, facendo scoprire a Manuela che la sua vagina poteva accogliere simili cazzi. Sentiva il pene duro riempirla in tutta la sua lunghezza.

Matteo ansimava e sudava per il piacere di possedere questa stupenda donna. Venne anche lui, spingendo il cazzo più all'interno possibile. Lo sperma sembrava non terminare mai. Manuela si sentiva calda. Poi fu il turno di Valerio. Scivolava con grande facilità, riempiendo di godimento la ragazza. Valerio con un dito penetrava anche l'ano di Manuela e ciò riempiva di sensazioni la mente della ragazza che veramente non riusciva più a pensare. La penetrazione durò tanto, in maniera ritmica, costante, quasi meccanica.

Anche Valerio venne. Lo sperma colava lungo le gambe di Manuela, caldo e viscoso. Infine Davide. Manuela si immaginò la scena, con Davide che la penetrava, come a dire a tutti: “OK, l'avete scopata. Ma Manuela è soltanto mia!”. Poi iniziò a penetrarla con incredibile passione, lentamente, molto lentamente. Manuela ebbe un forte orgasmo. Le gambe le tremarono, tanto che se non fosse stato per le robuste mani di Davide, sarebbe caduta esanime. Venne anche Davide.

In modo veramente coinvolgente. Sentì tutte le singole pulsazioni del suo pene che la riempivano. Manuela venne immediatamente una seconda volta, insieme a Davide. Cadde sul letto. Si addormentò. Era felice. Quando si risvegliò, c'era soltanto Davide. Lei era coperta da un leggero lenzuolo. Davide le fece vedere un bellissimo ritratto. Lei dormiva con un viso angelico, coperta dal biancore del lenzuolo. Era un quadro pieno di luce ed amore. Capì che sarebbero stati felici.

Elisa gioca con il fratelloneElisa si era trasferita nell'appartamentino di Massimo all'inizio dell'anno accademico. Cominciava i corsi di architettura di lì a poco, ed era logico che, per risparmiare, condividesse l'alloggio con il suo fratello maggiore, pure lui studente. Fin da subito lui si era accorto che le cose non sarebbero state piu' come prima. Lei era sempre stata una bella ragazza, ed ora era davvero nel fiore degli anni. Lui aveva sempre avuto un debole per lei, e non aveva obiettato nulla quando lei gli aveva detto di portare le valigie nell'unica camera disponibile, anzi, aveva svuotato l'armadio dalle sue cose, pigiandole in due shitoloni che poi si era portato nell'altra (unica) stanza, sotto al divanetto che gli avrebbe fatta da letto.

Poco dopo lei era uscita con il suo ragazzo, che abitava poco lontano. Lui si era subito messo a sistemarle con cura gli abiti nell'armadio: gli sembrava naturale trattare bene la sua ospite, e, dopo tutto, anche quando erano ancora entrambi in famiglia lui faceva sempre di tutto per viziarla. Mentre riponeva la biancheria nei cassetti ear un po turbato dai pezzi piu' sexi. Un piccolo string nero, una mutandina a boxer di seta rossa, una body di raso.

Ad un tratto si era ritrovato in mano un grosso fallo di gomma nera: non credeva ai suoi occhi! Lo aveva riposto nel como' ed aveva deciso di far finta di nulla, ma nelle ore successive appena chiudeva gli occhi immaginava Elisa stantuffarsi con quel cazzone, ed era uno spettacolo favoloso. Lei era tornata tardi, mentre lui gia dormiva rannicchiato sul sofa'. La mattina dopo, appena si era alzata, era arrivata in magliettina a fare colazione, e si era seduta al tavolo a sbocconcellare, svogliata, una brioche, che aveva subito gettato sul tavolo con aria assonnata ed un po' disgustata, mantre lui le preparava il caffe'.

Massimo si era accorto del gesto, e, voltandosi, si era scusato per la qualita' della brioche. Nella posizione in cui stava seduta lasciava vedere le sue bellissime gambe. Accortasi dello sguardo cupido di Massimo, aveva aperto le gambe, mostrando le mutandine bianche, ed aveva sorriso. Dai lati dello slip sbuffavano abbondanti ricciolini. Massimo era arrossito subito, e si era messo subito a sfaccendare sul lavello. Elisa lo aveva chiesto: “cosa c'e', non ti piaccio piu' ora ? oppure sei geloso del mio ragazzo?”.

Massimo aveva lasciato cadere le stoviglie nel lavello, e le si era avvicinato, con gli occhi bassi, mormorando: “sei ancora piu' bella di come ti ricordassi, sorellina”. “Allora vieni a guardare piu' da vicino”, disse. Massimo si inginocchio' tra le sue gambe, e avvicino' pian piano il suo viso all'inguine di lei. L'odore di femmina era molto forte, e Elisa disse, come se gli leggesse nel pensiero: “e' da ieri mattina che non faccio la doccia.

Ieri sera ho fatto l'amore per molte ore, ed avrei proprio voglia di una rinfreshitina”. Massimo la guardo' con aria interrogativa, e lei sorridendo si scosto' la mutandina con un dito, dicendo: “soffia”. e Massimo si mise a soffiare, mentre lei si apriva con delicatezza le grandi labbra. Sentiva il cazzo che gli scoppiava nei pantaloni, ma non osava toccarsi la cerniera per liberarlo dalla costrizione. La sua passerina era bellisima: col pelo scuro e folto, ed una apertura grande ed oscena, gia' tutta bagnata.

Le tracce bianche ben visibili tra i petali di quel fiore erano probabilmente la testimonianza di una abbondante innaffiatura da parte del suo ragazzo. Ancora una volta, come se lei gli leggesse il pensiero, disse: “leccami, pulisci tutto”. Massimo avvicino' la lingua, esitante. Il cazzo tirava come quello di un gorilla, ma Lo stomaco si rivoltava. Elisa dovette ripetere, piu duramante: “leccami, porcellino, non farmi arrabbiare!!!”. A quel tono di voce non riusci a resistere, e fece cio' che lei chiedeva.

Il sapore acre gli dette alla testa come fosse droga, ed in batter d'occhio si trovo ad affondare a sua lingua nel sesso della donna con una foga a****lesca. Le teneva le cosce con le mani, mentre lei muggiva di piavere e gli tirava i capelli, insultandolo: “MMMHHHH… voi maschi siete tutti uguali… bisogna …MMMHHH…. trattarvi da porci… perche' …MMHHHH…porci siete!!!!”. Dopo pochi minuti era venuta gridando a squrciagola i suoi insulti. Massimo la aveva lasciata godere fino in fondo, con lo lingua ben piantata nel suo ventre, poi si era allontanato ed aveva soffito sino a che lei si era ripresa, e gli aveva sorriso.

Il poveretto aveva ancora il cazzo durissimo, ed i coglioni pieni, ed aspettava un cenno di lei, per saltarle addosso. Lei gli leggeva la voglia negli occhi, e ridendo gliaveva detto: “io sono soddisfatta ora, tu arrangiati!”. Mentre lei se ne tornava a letto con aria evidentemente divertita, lui si era reso conto dell'ora, ed era corso via, gia' in ritardo per il primo corso. Durante tutta la giornata aveva faticato a concentrarsi, e nella mente continuava a girare la stessa idea.

Al ritorno a casa, la sera, aveva fatto i mestieri, rimesso in ordine, lavato i piatti, poi aveva studiato sino a tardi. Si era addormentato vestito sul divano, e di nuovo la aveva sentita rientrare tardi. La mattino aveva trovato un bigliettino, in cui Elisa gli chiedeva di passare a chiamarla verso le nove. Era andato a comprare i croissants in pasticceria ed aveva preparato il caffe, e puntuale aveva bussato piano alla porta alle nove.

Aveva appoggiato il vassoio sul comodino, poi aperto le tende su una bella mattina di sole. Lei si era stiracchiata mostrando i suoi bellissimi seni attraverso la morbida maglietta che le faceva da pigiama. Timidamente lui le aveva confessato che il giorno prima aveva fatto molta fatica a concentrarsi sui libri. Lei lo aveva guardato sorridendo, e non aveva risposto nulla. Aveva spezzato il croissant a meta' ed aveva guardato per un attimo la crema colare.

Poi aveva cominciato, lentamente, a leccare la crema che colava. Massimo era diventato tutto rosso in viso, ed aveva il cazzo che doleva dall'eccitazione. Ridendo Elisa aveva scostato il lenzuolo, ed aveva aprto le gambe, mostrando la sua pelosa passerina: “avrei proprio voglia di una rinfreshitina, sai, di nuovo ieri sera ho esagerato un po' …”. Massimo non aspettava altro: prima si era messo a soffiare, poi, questa volta senza aspettare ordini, aveva provveduto ad una amorevole pulizia.

Dopo pochi minuti di bacio Elisa aveva cominciato a mugolare il suo piacere, ed era venuta gridando insulti al suo fratellone. Massimo aveva aspettato che lei rinvenisse dal suo orgasmo, senza muovere la sua lingua ben premuta sul suo grilletto, poi si era alzato, ben rassegnato ad andare in bagno a farsi una pippa: di uscire anche oggi cosi' arrapato non se ne parlava prorio!Elisa, vedendo che si stava rialzando, lo aveva apostrofato duramente: “chi ti ha dato il permesso di andartene?”.

Massimo, stupito e vagamente speranzoso, aveva avvicinato di nuovo il viso al sesso di sua sorella. Elisa lo aveva preso per i capelli, e aveva detto: “non voglio neppure una goccia sul lenzuolo, capito?”. E Massimo aveva capito poco dopo. Appoggiata la bocca sul grilletto, aveva sentito un getto salato spruzzargli in gola. La forte presa di Elisa sui suoi capelli aveva fermato il suo gesto istintivo di ritrarsi. Appena superata la sorpresa, si era messo di buna lena a succhiare, per riuscire a non perdere neppue una goccia, come lei desiderava.

Sembrava non dovesse finire mai, ma finalmente era finita. Elisa rideva, mentre lui correva in bagno a vomitare. Ancora una volta si stava facendo tardi per la lezione all’ università , ma non osava dire nulla. La sua vita era cambiata, e nulla sarebbe mai più stato come prima. Sono stata una troia…Mi piaceva molto come era vestita. Una gonna a pieghe al ginocchio e una camicetta. In fin dei conti niente di particolare, ma mi piaceva.

Anche io avevo una gonna, più corta, leggera, e una camicetta. Sotto un completino di pizzo bianco, con perizoma e autoreggenti. Ci eravamo messe sul letto, in penombra, e abbiamo cominciato a parlare, di cosa ci piaceva, di cosa ci piaceva indossare. Avevamo portato diversi vestiti e della biancheria, per fare vedere quello che ci piaceva. Ad entrambe piaceva la sensazione che si aveva nel sentire il pizzo sfiorare la pelle. Mentre si parlava si faceva provare all'altra queste sensazione, accarezzando la pelle con queste mutandine di pizzo o di seta.

Si passavano sul collo, sulle braccia. Si alzava un poco la camicetta per provarlo sui fianchi. Carezze leggere, che facevano sentire la forma del corpo. Sensazioni che facevano salire una dolce eccitazione. Ho avuto la sensazione che lei fosse più spudorata di me, e infatti dopo poco le sue carezze scesero sulla mia pancia, e sul pube. Sentirmi toccare così mi diede un brivido, avrei voluto sentire la sua mano scendere ancora, tra le cosce per stringere il mio sesso, ma invece rimase leggera, spostandosi sulle gambe.

Allora lasciai le mutandine che avevo in mano e le accarezzai il fianco, facendo scendere la mano sul sedere, e poi lungo la gamba, fino al bordo della gonna, per poi risalire sotto la gonna. Sentii la calza sotto le dita, arrivato al bordo in pizzo capii che aveva anche le autoreggenti, e poi la pelle nuda sul sedere. Accarezzandole il sedere sentii il pizzo della biancheria. Indossava un perizoma nero, e cominciai a seguirne i bordi con le dita.

Lei sorrise, si girò lentamente schiudendo le cosce. La mia mano scivolò così sul fianco, le mie dita continuarono a seguire il bordo del perizoma, mentre scendeva sulla piega pubica sentii sotto la mano qualcosa di caldo… di sporgente… era il suo sesso. Sotto le mie dita lo sentivo duro, pulsante. Ne accarezzavo la pelle attraverso il pizzo della biancheria, e sentivo respiro di lei cambiare, diventare più profondo. Ho fatto scendere la mano tra le gambe, sentivo tutti i dettagli del suo corpo, del suo sesso.

Arrivato tra le cosce, lei le aprì ancora di più, così potei arrivare ad accarezzarle il sedere, l'ano e risalire stringendo piano le palle fino ad afferrare il suo uccello attraverso la biancheria. Mi accorsi che era diventato bagnato… caldo… scivoloso. Era molto invitante. La voglia di sentire da vicino quella eccitazione era fortissima, e cominciai a darle dei baci lungo il corpo, per scendere fino al pube. Arrivai con la bocca sopra al pube, sotto le mie labbra sentivo il suo membro attraverso il tessuto della gonna, la mia mano lo accarezzava da sotto la gonna.

Lei allora cominciò ad alzarsi la gonna, e come un sipario mi apparve quello che stavo cercando. Sentii un profumo caldo, un odore piacevole, di sesso. Riconobbi l'odore di sesso maschile, che altre volte avevo sentito sul mio corpo… e mi piacque molto. Attraverso il pizzo nero del perizoma, vedevo il suo uccello, duro… che bagnava la pelle del suo pube e il pizzo. Ne toccai la punta con le labbra… con la lingua… era dolce.

Cominciai a dare dei piccoli morsi lungo la sua lunghezza, per arrivare a baciarne la punta. Sentivo i suoi brividi, sentivo che fremeva. Avevo capito cosa voleva, ma volevo tenerla in sospeso. Sentii la sua mano sulla testa, lei che sussurrò “dai… smettila di farmi aspettare…”. Allora le spostai un poco il perizoma, facendole uscire dal fianco la punta del suo uccello. Le leccai la punta, sentii la sua reazione, ma capivo che non potevo giocare ancora a lungo.

Stava diventando impaziente. Allora spostai ancora di più il morbido perizoma… e il suo uccello si liberò. Lo presi in mano, lo sentivo pulsare. Lo accarezzai, su e giù, una bella sega, dolce, profonda. Ogni volta che la mano saliva, gocciolava e si bagnava, la mano scivolava semmpre meglio, e alla fine ne appoggiai la punta sulle labbra, e lo feci scivolare nella mia bocca. Piano… stringendolo tra le labbra. Sentii un suo brivido, la sua mano mi spingeva la testa in basso con dolcezza, e mi entrò in bocca fino alle palle.

Un altro suo brivido, e sentii uscire del liquido caldo dalla sua punta. Lo strinsi in bocca, con la lingua contro il palato. Anche se non lo avevo mai fatto prima, sapevo cosa fare. Del resto era quello che mi piaceva ricevere… un dolce, profondo, appassionato pompino. Cominciai a muovermi… a farlo entrare e uscire dalla bocca. Mi piaceva da pazzi farle un pompa. Sentivo i suoi brividi, ad ogni brivido del caldo succo sgorgava dal suo cazzo, e sentivo la quantità che aumentava.

Lei si girò su un fianco, cominciò a muoversi, a spingermelo in bocca. Mi stava scopando in bocca… e mi stava riempiendo la bocca della sua eccitazione. Me ne scivolò un poco in gola, e mi accorsi che non dava fastidio. Anzi, era quasi dolce. Mentre continuava a muoversi nella mia bocca, si sdraiò al mio fianco e sentii alzarmi la gonna. Mi accarezzò le gambe, arrivando velocemente al mio sesso, e quando me lo toccò sentii che anche io ero bagnatissima.

Fa scivolare una mano sotto il mio perizoma e comincia ad accarezzarmi. Poi prende delle mutandine che c'erano sul letto, e con queste avvolge il mio cazzo e continua ad accarezzarmi. Sentivo il pizzo che accarezzava la mia cappella, era eccitantissimo. Poi una sensazione di calore… capii che stava ricambiandomi la cortesia. Il calore umido della sua bocca avvolgeva il mio sesso. Una sensazione dolce e profonda, che mi riempiva di piacere. Un pompino da urlo… ne avevo una voglia incredibile.

Sentirla giocare sotto la mia gonna era eccitante e molto piacevole, e si aggiungeva alle stesse sensazioni che avevo nel giocare sotto la sua gonna. Andammo avanti minuti interminabili, spompinandoci a vicenda, fermandoci a vicenda quando il piacere diventava troppo intenso. Evidentemente entrambe volevamo regalarci l'orgasmo con calma. Ad un certo punto lentamente lei si allontana da me e si gira, si avvicina e mi sussurra all'orecchio “ora fai la brava troia… fattelo mettere dentro…”Le sue parole mi fecero venire un brivido.

Poi lei mi da un profilattico dicendo “questo me lo metti tu…”. Io ero ancora sdraiata, lei si mette in ginocchio al mio fianco. Apro la bustina, le alzo la gonna e vedo il suo cazzo… duro… di fronte a me. Bagnatissomo, gocciolava. Lo prendo in bocca, lo succhio per asciugarlo, vedo un paio di mutandine di quelle con cui avevamo iniziato a giocare, e le uso per asciugarlo ancora meglio. Dovetti farlo più volte… ogni volta si ribagnava in un attimo.

Prendo il profilattico e glielo faccio indossare. Lei mi fa mettere in ginocchio. Sento la sua mano tra le gambe, prende il mio uccello e mi masturba con decisione, poi lo avvolge nelle mutandine che avevo usato io per asciutarla, e me lo ripone nelle mie mutandine. Mi fa abbassare, mi metto a carponi. La sua mano da dietro, sotto la gonna, sento un dito sotto al perizoma, e arrivata dietro me lo sposta su un fianco.

Mi alza poi la gonna. Prende il lubrificante e piano mi bagna il culo. Sento il dito che entra… un poco mi manca il fiato. Poi lo ripete, aggiunge ancora lubrificante e spinge il dito ancora più a fondo. Entra sempre più facilmente. “Sei brava… sei subito pronta… ora fammi sentire la tua voglia…”. Sento che appoggia il suo uccello nel mio culo, me lo spinge dentro piano. Una volta, esce un poco. Ancora una volta… ed esce.

Lo ripete, un paio di volte, spingelo dentro sempre un poco di più. Poi sento che spinge la punta, mi mette le mani sui fianchi e mi affonda il suo cazzo nel culo. Prima sento una sensazione di penetrazione, sento che mi apre… per un attimo… un poco di resistenza, poi passa la cappella e subito dopo tutto il resto scivola dentro fino in fondo. Fino alle palle. Io non capisco più nulla. Sento il calore del suo cazzo, una sensazione mai provata.

Con i vibratori era totalmente diverso. Esce e poi lo rimette. Poi ancora… ancora… con velocità crescente, sempre più decisa. Si… mi stava scopando nel culo, e mi piaceva da pazzi. E glielo facevo sentire. Gemevo, godevo. Le chiedevo “scopami, dai, non fare la stronza, fammelo sentire tutto…””Certo che te lo faccio sentire, troia, era quello che volevi…”Metto la mano sotto la gonna, cerco il mio cazzo… lo trovo… non era molto duro, ma era bagnatissimo.

Sentivo che gocciolava. Avevo inzuppato anche il perizoma in cui era avvolto, e appena mi sono toccato ho avuto altri brividi. Lei mi tira via la mano. “Lascia che ti faccio godere io…””E come vuoi farlo?””Venendoti nel culo, troia”Per un attimo rallenta i colpi e lo tira fuori. Mette altro lubrificante e ricomincia. Sentivo salire il suo piacere e il mio. Ad un certo punto sento che si sdraia sulla mia schiena, ci sdraiamo su un fianco, infila la mano sotto la gonna, mi prende l'uccello e mi masturba con decisione.

Mentre abbassa la mano, mi spinge dentro il suo cazzo, facendomlo sentire ancora più dentro. Un piacere sempre più forte… “Ora sborra con me, troia”Sento una sensazione strana… mi sta venendo nel culo. Sento le pulsazioni della sua sborrata, e all'istante vengo anche io, riempiendo di sborra quel perizoma in cui era avvolto il mio cazzo. L'orgasmo dura un attimo infinito, al termine del quale pensavo di rilassarmi. Lei si sposta e prende il perizoma nel quale avevo appena sborrato.

“Sei proprio sbadata… guarda… mi hai sporcato di sborra le mie mutandine… ” e me le mette davanti alla faccia. Erano bagnate, piene di sborra… quasi gocciolavano. Me lo lascia sul petto, si toglie il profilattico e me lo fa vedere. “Vedi… anche questo è colpa tua… ” Poi svuota la sua sborra sulla mia. Ora si che quelle mutandine gocciolavano. “Ora devi rimediare…” Lo prende e me lo mette sulla bocca “Lecca bene tutto… non lasciare niente…”Le ubbidii, pulendo tutto, assaporando tutto, fino all'ultima goccia.

“Sei stata brava… ” sento che si rilassa… e mi abbraccia da dietro. Un poco per volta sento altre sensazioni, sento un odore di sesso incredibile, un caldo odore di sperma. Ricominciammo a parlare… con calma, dolcezza. Appagate e svuotate. L'emozione che provavo più forte era la sorpresa. Ero sopresa di quanto mi fossi sentita troia. Ero sorpresa di quanto mi fosse piaciuto. Una sorpresa che mi faceva capire che avrei aspettato con ansia la prossima occasione di scopare con lei.

Però la prossima volta sarà lei a fare la troia.

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