Sorpresa – cap. IV

Capitolo IV – Felice combinazione: doppia coppia

Avevamo appena imbucato la lettera per Marco ed Andrea che, nello stesso pomeriggio, arrivò una lettera dei miei due nipoti: le due missive si erano incrociate.
I miei nipoti mi raccontavano che, nel loro collegio, avevano conosciuto due ragazzi dell'ultimo anno, due gemelli svizzeri figli di un banchiere di Berna, di nome Heino e Rudolf von Horst, e che erano diventati i loro amanti, perciò avevano smesso di fare l'amore fra di loro.

I genitori dei due gemelli sapevano da tempo che i loro figli sono gay e non solo non avevano mai sollevato problemi per questo, ma ora avevano anche accettato Andrea e Marco ed anzi avevano offerto loro di andare a lavorare nella loro banca una volta terminati gli studi.
Dicevano anche che Heino e Rudolf erano identici e che a volte si scambiavano le coppie: all'inizio, quello scambio era cominciato quasi per errore, ma poi avevano deciso di farlo di tanto in tanto perché i due gemelli avevano detto che loro due erano abituati “ad avere sempre tutto in comune”.

Infatti, prima di mettersi con Marco ed Andrea, in genere facevano l'amore sempre tutti e due con lo stesso ragazzo, a volte dicendogli che erano due gemelli, a volte divertendosi a sostituirsi l'uno all'altro all'insaputa del loro occasionale compagno.
Roberto ed io rispondemmo loro, dicendo che eravamo contenti per la loro storia, ma io, anche a costo di sembrare “sorpassato” per le mie idee, scrissi che anche quegli scambi, a mio parere, non erano la cosa ideale o giusta da fare e che alla lunga avrebbero potuto destabilizzare le loro relazioni.

A meno che, aggiunsi in un poscritto, loro due, con quei gemelli, avessero solo voglia di divertirsi e non di fare le cose sul serio.
Mi risposero che, per il momento, la loro relazione con i due ragazzi di Berna era qualcosa a metà fra una piacevole avventura ed una vera relazione, ma che comunque avrebbero tenuto conto dei miei consigli. Mi fecero anche le congratulazioni per essermi messo con Roberto, perché, per quel poco che lo conoscevano, aveva fatto loro un'ottima impressione, “e non solo a letto”, aggiunsero.

Nell'estate successiva, Roberto ed io fummo invitati a passare le vacanze nello chalet di montagna che i von Horst avevano vicino al Gran San Bernardo. Lo chalet era in realtà una bella villetta munita di tutti i comfort ed era inserita in un panorama splendido.
Lassù, oltre a noi due c'erano solo le due coppie di ragazzi, che così conoscemmo. Erano davvero indistinguibili, anche quando li si vedeva assieme, ed amavano vestirsi e pettinarsi sempre nello stesso modo.

Andrea e Marco, però, mi dissero che loro due riuscivano a distinguere Heino da Rudolf grazie a certi minuscoli particolari che sfuggivano ai più, oltre che da piccole differenze sia nel loro carattere, che nel loro modo di fare l'amore.
Marco ed Andrea ci raccontarono come avevano fatto a trovarsi con i due gemelli. Ci dissero che già si conoscevano da due anni, ma che erano soltanto più o meno amici, come con molti degli altri studenti del collegio: qualche volta, avevano giocato a tennis assieme o fatto qualche cavalcata, ma poco di più.

Un giorno, però, si ritrovarono ad una festa per il compleanno di un loro comune compagno di collegio, un ‘esterno' che abitava nella stessa città in cui esso sorgeva, cioè Losanna. A casa di questi, i cui genitori erano assenti per lasciarli più liberi, dopo un po' i ragazzi erano tutti più o meno ubriachi e girava anche qualche spinello.
Ad un certo punto, s'erano messi a ballare e poiché lì alla festa erano tutti ragazzi, ballavano fra loro.

Niente di speciale, finché dallo stereo veniva disco music. Ma qualcuno mise su un tango. I ragazzi, ridendo, decisero di ballarlo a coppie, tirandole a sorte e facendo una gara per decidere quale coppia lo ballava meglio. Andrea si trovò in coppia con Heino: mentre stavano ballando il tango, ognuno dei due ragazzi sentì contro il proprio corpo, attraverso gli abiti, l'imperiosa erezione dell'altro. Lì per lì, i due si guardarono con un sorriso pieno di sottintesi, ma nessuno dei due disse nulla; quando, però, terminata la festa, gli ‘interni' tornarono in collegio, Andrea trovò infilata sotto la porta della stanza in cui dormiva col fratello un bigliettino di elegante carta a mano di color lilla bordata d'oro, piegato a metà, con su scritto “Andrea” in bella grafia.

Lo aprì incuriosito e lesse il messaggio: “Ho passato una gradevolissima serata con te, ma in modo speciale quando abbiamo partecipato alla gara di tango: mentre ballavamo, ho avuto la netta sensazione che tu desideri esattamente quello che desidero io. Se è così, trovati stanotte all'una nel capanno delle canoe in riva al lago. Heino”
Andrea, allora, si era consigliato con Marco e il fratello gli aveva detto che lui ci sarebbe andato di corsa, perché i gemelli gli piacevano da morire: così, poco prima dell'una, Andrea scese silenziosamente lo scalone del dormitorio, scivolò attraverso la grande cucina deserta, aprì la porticina posteriore e la accostò facendo scorrere il paletto in modo che non si richiudesse e, silenzioso e furtivo, traversò il parco fino al capanno; qui, c'era già Heino ad aspettarlo, con una torcia elettrica accesa.

“Sei venuto! Ci speravo proprio” gli disse Heino e, senza aggiungere altro, gli andò incontro, lo prese fra le braccia e lo baciò in bocca.
Andrea rispose subito al bacio e si sfregò contro il corpo del compagno, facendogli sentire la propria erezione e sentendo con piacere la sua.
“Voglio fare l'amore con te!” gli sussurrò Heino.
“Anche io” rispose Andrea.
Heino aveva preparato una specie di giaciglio utilizzando i teli per coprire le canoe.

I due ragazzi si denudarono e si stesero sui teli, dove cominciarono subito a fare l'amore. Mi ha detto Andrea che erano tutti e due piuttosto sextenati e dopo un lungo e piacevole sessantanove, si penetrarono a vicenda: prima Heino prese Andrea, poi si fece fottere da lui.
I due ragazzi si erano piaciuti parecchio, così si erano dati un altro appuntamento; ma al secondo appuntamento, senza dire niente ad Andrea, invece di Heino si presentò Rudolf.

Solo dopo una nuova lunga scopata, venne fuori Heino, che s'era nascosto fra i rack delle canoe, e spiegò ad Andrea il loro piccolo sotterfugio. Allora Andrea disse ai due gemelli che anche suo fratello Marco avrebbe voluto fare l'amore con loro, così combinarono di vedersi: all'inizio, tutti e quattro volevano soprattutto divertirsi, perciò o lo facevano tutti e quattro assieme oppure, si scambiavano le coppie.
Marco mi ha spiegato che però, Heino e Rudolf non lo facevano mai fra di loro.

Questi loro incontri andarono avanti per qualche mese, ma a poco a poco Heino si innamorò di Andrea e perciò Rudolf si mise, senza problemi, con Marco. Anche se alcune volte, di comune accordo, ancora si scambiavano le coppie. In seguito, gradualmente, anche Marco e Rudolf si accorsero che si stavano innamorando l'uno dell'altro.
Era bello vedere le due coppie di giovani stare assieme e la tenerezza con cui si trattavano. I due ragazzi svizzeri furono molto gentili ed ospitali con Roberto e me.

Erano belli, biondi con occhi celeste chiaro come sono molti tedeschi, entrambi facevano sport ed avevano quindi anche bei corpi snelli ed atletici. Erano raffinati, simpatici, allegri e di buona compagnia; con loro passammo una bellissima estate.
Nel giardino che circondava lo chalet, spesso prendevamo il sole tutti e sei completamente nudi, dopo aver nuotato nella piscina: all'inizio, Roberto pareva un po' imbarazzato per quella completa nudità, ma presto si abituò ed anzi mi disse che era bello poter stare così in piena libertà.

Un giorno. Heino e Rudolf ci raccontarono come avevano capito di essere gay e la loro prima avventura gay.
Avevano diciassette anni appena compiuti, e non avevano ancora mai avuto nessuna esperienza sessuale di nessun genere, a parte qualche flirt con qualche ragazza “perché tutti lo fanno”. Un loro cugino di poco più vecchio aveva prestato loro, di nascosto, una videocassetta porno etero. I due gemelli l'avevano guardata assieme, trovandola stupida, noiosa, poco interessante.

Dopo ne avevano parlato fra di loro e tutti e due avevano ammesso che non ci avevano trovato proprio nulla di eccitante; “quasi niente,” s'era però corretto Rudolf, “quell'attore che faceva la parte del postino, quando s'è spogliato, me l'ha fatto venire duro” aveva poi ammesso col fratello.
“Anche a te, Rudy?” aveva chiesto Heino un po' esitante. “Ma non ci sarebbe dovuto venire duro per una delle ragazze, piuttosto?”
“Pare di sì, ma a me nessuna delle ragazze m'ha fatto nessun effetto, anzi… finché erano vestite, potevo anche pensare che fossero carine, ma quando si spogliavano, e quando c'erano quei primi piani della loro passera, mi dava quasi fastidio.


“Eppure, qualcuna era pure carina, no?”
“Sì, però… che ne dici, Heino, mica saremo gay, tu e io?”
“A me piaceva guardare i maschi quando si spogliavano, e anche il loro attrezzo duro… anche a te?”
Confrontando le loro sensazioni, le loro esperienze, le loro fantasie, erano arrivati alla conclusione che forse era proprio così, forse erano gay.
“Ma come facciamo a capirlo con sicurezza, allora?” aveva chiesto Heino, più incuriosito che preoccupato.

“Beh, possiamo provare a comprarci una videocassetta porno gay e vedere che effetto ci fa, no?”
Così, tramite Internet, avevano trovato un sito gay ed avevano ordinato un video di Cadinot. Quando era arrivata la cassetta, una volta che erano soli in casa, l'avevano guardata e tutti e due avevano scoperto che erano stati molto eccitati dalll'inizio alla fine del film. Capito perciò che quasi certamente a loro interessavano i maschi e non le femmine, si chiesero come fare a “provarci”.

Tornarono al sito gay e misero un'inserzione con uno pseudonimo e senza dire che erano due gemelli, dando come recapito una email che avevano appositamente creato. Cominciarono ad arrivare le risposte, parecchie risposte, molte con allegate fotografie. Le esaminarono assieme, ad alcune risposero, e gradualmente arrivarono a fare la loro scelta: un universitario di ventidue anni, che pareva carino e simpatico, che abitava a Berna come loro e che diceva di avere un pied-à-terre.

Così, Rudolf gli dette un appuntamento in un bar del centro. Si incontrarono e si piacquero. Lo studente si portò a casa Rudolf e fecero l'amore. A Rudolf era piaciuto molto. Tornato a casa aveva raccontato tutto nei minimi dettagli al fratello. Così Heino, la volta dopo, si presentò all'appuntamento col bell'universitario e fece l'amore con lui, senza che questi si accorgesse che si trattava del gemello, di cui d'altronde non sospettava neppure l'esistenza.

Anche ad Heino era piaciuto parecchio scopare con quel ragazzo; così, continuarono a vederlo per qualche mese, ora l'uno ora l'altro, senza mai dirgli che in realtà erano due gemelli ed ogni volta Rudolf ed Heino si raccontavano tutto per filo e per segno. La cosa era andata avanti finché il padre aveva deciso di metterli in collegio per fargli frequentare l'università a Losanna.
I due gemelli, quando si erano sentiti sicuri di essere gay, poco prima di partire per Losanna, avevano deciso di parlarne con la famiglia che, come loro avevano sperato, prese piuttosto bene quella rivelazione.

L'unica cosa che il padre raccomandò loro fu di essere prudenti e di usare sempre il preservativo, in modo di evitare di prendersi malattie veneree, e di cercare di evitare scandali. La madre chiese loro, quando avessero trovato un ragazzo di cui fossero innamorati e da cui fossero corrisposti, di farglielo conoscere.
Il loro fratello maggiore e anche le due sorelle, come i genitori, avevano reagito tranquillamente, accettando senza problemi quella notizia. Dissi loro che potevano reputarsi fortunati, perché se avessero avuto una famiglia come la mia, non sarebbe andata così liscia, infatti, l'unica a sapere di me in casa era mia sorella; nondimeno, come avevano detto loro anche Marco ed Andrea, se mia sorella aveva accettato senza troppi drammi la notizia che io sono gay, a mio parere non avrebbe mai accettato con la stessa serenità quella che anche i suoi due figli fossero entrambi gay!
Qualche mese più tardi, ricevetti una lettera da mia sorella: capii che, come m'avevano già detto Marco ed Andrea, lei non sapeva nulla della relazione che i figli avevano con i due ragazzi svizzeri, sapeva solo che avevano conosciuto “un certo banchiere von Horst”, il padre di loro compagni di collegio, il quale aveva offerto loro un buon lavoro a Berna.

Era contenta per i figli, anche se in fondo era anche un po' dispiaciuta, perché così sarebbero andati a vivere lontano.
Io le risposi che comunque, prima o poi, i figli, crescendo, si sarebbero separati dai genitori, che era una cosa naturale, e che doveva essere contenta che avessero trovato una buona sistemazione lavorativa; mi chiesi pure quanto a lungo i miei nipoti avrebbero potuto mantenere il loro segreto coi genitori.
In capo a due anni, i miei nipoti presero tutti e due il diploma ed andarono a lavorare a Berna con i loro amanti.

Il padre dei gemelli aveva comprato loro due eleganti appartamenti situati nello stesso palazzo, nel centro storico di Berna, con gli ingressi sullo stesso pianerottolo.
Con Roberto andammo di nuovo a trovarli a casa loro: erano davvero sistemati molto bene, ma soprattutto era bello vedere come le due coppie fossero ancora affiatate, anzi, innamorate. Marco mi disse anche che avevano smesso di scambiarsi le coppie. Una cosa nuova che notammo era che ora i due gemelli, probabilmente per l'influsso di Marco ed Adrea, che, pur essendo fratelli, avevano un carattere abbastanza diverso, avevano smesso di vestirsi ed acconciarsi nello stesso modo.

Un'altra cosa simpatica che notammo, era che le due coppie, parlando dell'amante del fratello, usavano il termine “mio cognato”.
Tre anni fa, Marco ed Andrea hanno deciso di dire ai genitori che sono gay: come temevo, la reazione non è stata affatto positiva, mia sorella ne ha fatto un dramma ed è arrivata a dire che era colpa mia, che li avevo portati “sulla cattiva strada”. Suo marito ha avuto una reazione anche peggiore, perché ha detto ai figli di non farsi più vedere a casa loro, visto che avevano fatto quella “scelta” purtroppo, il pregiudizio e la disinformazione sull'omosessualità sono ancora molto forti, persino fra le classi sociali più colte.

Inutilmente, anche io ho cercato di farli ragionare, sono giunto al punto di comprare e spedire alcuni testi che li aiutassero a capire, a riflettere su che cosa significhi essere gay, che non si tratta né di una malattia, né di una perversione e tanto meno di una scelta: mio cognato me li ha rispediti tutti quasi a giro di posta, accompagnati da una nota che diceva “ci rifiutiamo di abbassarci a leggere questo genere di sconcezze piene di menzogne”!
A quel punto, ho smesso di cercare di farli ragionare.

Ora sono sei anni che Roberto ed io stiamo insieme e stiamo bene come nei primi giorni. Roberto ha un carattere dolce e buono, a volte mi vizia, ma anche io mi do sempre da fare perché anche lui stia bene con me. In questi anni, abbiamo imparato a limare un po' gli spigoli dei nostri caratteri e così il nostro affiatamento è sempre ottimo. Questo non significa che siano sempre rose e fiori, a volte abbiamo anche piccoli scontri, qualche muso lungo e così via, ma mai nulla di veramente serio, tutte cose che fino ad ora siamo sempre riusciti a superare senza neppure troppo sforzo.

Andrea col suo Heino e Marco col suo Rudolf vivono sempre nei due eleganti appartamenti limitrofi al centro di Berna e continuano a lavorare tutti e quattro nella banca del padre dei gemelli. Mi scrivono che i genitori dei loro amanti li trattano come membri della famiglia e che questo non fa che cementare ancora di più la loro relazione.
In questi sei anni, c'è stato solo un momento di crisi fra Marco e Rudolf, perché mio nipote si è accorto che il suo compagno stava intrattenendo anche una relazione nascosta con un altro ragazzo, un giovane fattorino spagnolo della banca in cui lavorano, ma, anche con l'aiuto di Heino e di Andrea, le cose sono tornate a posto: Rudolf ha capito che stava facendo un torto a Marco e, dovendo scegliere, ha scelto senza esitazioni di restare con Marco e di cercare di essergli fedele.

Ne sono molto contento, perché mi sarebbe dispiaciuto che una bella relazione naufragasse per una semplice avventuretta da due soldi.
Quanto a noi due, Roberto da un anno non fa più il fattorino al supermercato, ma ora lavora come segretario in una palestra privata in cui io sono diventato il capo istruttore, pur continuando ad insegnare per diciotto ore settimanali in un liceo scientifico statale, perché questo mi garantisce l'assistenza sanitaria ed un domani mi darà anche una discreta pensione.

Proprio quando abbiamo saputo del problema che c'era stato fra Rudolf e Marco, Roberto ed io abbiamo affrontato, per la prima volta dopo che c'eravamo messi assieme, il problema che qualcosa di simile potesse capitare anche a noi. Dopo averne parlato, serenamente ed a lungo, siamo arrivati alla conclusione che nessuno dei due vuole che capiti, ma se dovesse succedere di andare a letto con un altro, ci ripromettiamo di dirci subito che è successo, tentando di comprenderne le ragioni, anziché giudicare.

Tutti e due ci siamo promessi di nuovo che comunque faremo sempre del nostro meglio perché la nostra relazione duri il più a lungo possibile e nel migliore dei modi. Sappiamo bene che raramente è possibile dire “per sempre”, ma in fondo è quello che tutti e due speriamo di riuscire a fare.
Certo è che l'amore fra due persone, ce ne rendiamo conto, è tutt'altro che un punto di arrivo, piuttosto, una strada che bisogna percorrere assieme, passo dopo passo, qualcosa da riconquistare giorno per giorno, se non si vuole che naufraghi miseramente.

Più o meno un anno fa, Roberto mi ha detto che gli sarebbe piaciuto avere un figlio, qualcuno a cui pensare, voler bene, far crescere, perciò, gli sarebbe piaciuto poter adottare un bimbo: purtroppo, per la legislazione italiana per un single non è possibile adottare e tanto meno per una coppia gay; così, dopo averci pensato un po', abbiamo deciso di fare una adozione a distanza. Si tratta di mantenere per tutta la durata degli studi un ragazzino povero, pagandogli vitto, alloggio, libri, cure mediche: si resta in contatto col bimbo, si scambiano lettere e foto, anche se legalmente non è veramente adottato.

Ne abbiamo adottati due: io, un piccolo vietmanita di sei anni e Roberto un ragazzino di sette anni del Mali; non è proprio come avere dei figli in casa, ma almeno abbiamo due piccoli di cui interessarci e preoccuparci, che forse un domani avranno un futuro migliore grazie al nostro aiuto, e questo è meglio di niente. Ora, così, Roberto ed io ci sentiamo una vera famiglia.

Nota: l'autore di questo racconto è Andrej Koymasky; personalmente, l'ho scoperto all'epoca delle mie prime navigazioni in rete ed ancora oggi lo rileggo con piacere: gli obiettivi cui tendano i protagonisti – condivisione della casa, matrimonio, adozione di un figlio – possono non interessare chiunque ed apparire perfino “borghesi”, ma lo stile è semplice e, soprattutto, esiste una trama, diversamente dai racconti che si reperiscano abitualmente sul web, limitantisi alla descrizione di situazioni e posizioni sessuali con linguaggio inutilmente volgare e stereotipato, a mio avviso assolutamente noiosi e tutt'altro che erotici!
Ho apportato alcune modifiche sintattiche a mio avviso migliorative, ma lasciatone inalterato il contenuto.

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