Sorpresa – cap. II

Capitolo II – Due nipoti pieni di libidine

“Zio Sandro! Quanto ci hai messo a venire ad aprire! Meno male che da sotto abbiamo visto la luce e sapevamo che eri in casa, altrimenti ce ne saremmo andati” disse Marco.

“Ah, eravate voi? Ero al telefono e non ho potuto interrompere per venire subito ad aprirvi… ma come mai siete qui, così, senza preavviso?”

“Beh, zio, non ci fai entrare?” chiese Andrea.

“Sì, certo” risposi io.

Roberto si intromise: “Beh, io vado, signor Manca. Arrivederci” e si eclissò svelto giù per le scale.
I due ragazzi entrarono.

“Beh, allora come mai siete qui? Non dovreste essere tutti e due in collegio?”

“No, l'hanno chiuso per una settimana perché cadevano calcinacci dal soffitto dei corridoi. Così, invece di andare a casa, abbiamo pensato di approfittarne per venire e farti un'improvvisata.

Non li vedevo da cinque anni: li ricordavo ancora ragazzini, ma ora avevano diciotto e diciannove anni e s'erano fatti davvero molto belli. Belli e procaci, pensai, ma subito scacciai quell'idea: quelli erano i figli di mia sorella, i miei nipoti…
Marco, il più grande, mentre posava la valigia in soggiorno, mi chiese: “Chi era, zio, quel tipo che è appena uscito?”

“Il fattorino del supermercato. Una volta alla settimana mi porta il pacco delle provviste.

“Ah… il pacco, ti porta?” chiese Andrea con l'aria di prendermi in giro. “Lo stavi controllando, il pacco, per quello non ci hai potuto rispondere subito?”
Lo guardai cercando di decifrare la sua espressione, sentendo che c'era un doppio senso nelle sue parole, e gli dissi: “No, stavo telefonando, era una telefonata importante, non la potevo interrompere, ve l'ho detto, per quello non ho potuto aprire prima. “

“Ah, eri occupato… al telefono!” mi disse Marco e, allungata una mano, mi passò un dito sui capelli, ritirandolo umidiccio; se lo portò al naso, poi alle labbra e mi sorrise malizioso: “Già, zio, una telefonata piuttosto particolare, non è vero?”

“Ohi, voi due! Che vorreste insinuare? Smettetela!” dissi io, cercando di fingermi seccato dalle loro allusioni sempre più aperte.

I miei due nipoti mi volarono addosso ridendo e cominciammo a lottare per gioco, come si faceva quando erano ragazzini: solo che ora erano due bei ragazzotti veramente arrapanti e durante la lotta sentivo i loro corpi nervosi e guizzanti contro il mio e inevitabilmente mi eccitai.
La mano di uno dei due, non so chi, mi toccò fra le gambe e mi palpò attraverso la tela dei calzoni l'uccello, che mi era diventato duro nuovamente.

“Ehi, ma che cazzo fate!” protestai io, cercando di divincolarmi dalla loro presa.

“Quello era il tuo ragazzo, confessalo!” disse Andrea con un sorrisetto.

“Ma che cazzate…” cominciai a protestare facendo la faccia scura.

“Ma dai, zio! Mica siamo nati ieri, no? Tu e lui stavate scopando. Ammettilo, ammettilo!” mi incalzava Marco.

A quel punto, sentii le loro giovani erezioni premermi contemporaneamente e sfacciatamente contro i fianchi.

“Ce l'ha duro!” disse Andrea a Marco e subito sentii una seconda mano sulla mia patta che palpava la mia erezione.

“È vero! E ce l'ha anche bello grosso!” sottolineò Marco.

“Piantatela, ragazzi! Vi pare questo il modo di comportarvi con vostro zio? Capita a tutti di averlo duro, ma non per questo… anche voi due ce l'avete duro, lo sento, sapete?”

“Certo, zio Sandro. C'è venuto duro a toccarti… a me e ad Andrea, un bel maschio ci fa arrapare subito.

Siamo anche noi due froci, proprio come te, zio. “

“Co… cosa cazzo dite?” chiesi io, confuso.

“Ma sì, dai zio” mi disse Marco con un sorrisetto sfacciato sul viso, staccandosi da me quasi contemporaneamente ad Andrea. “Mio fratello e io scopiamo assieme da almeno tre anni. E l'ultima volta che siamo stati a casa, per caso abbiamo sentito mamma che diceva a papà, convinta che noi due non li potessimo sentire: ma certo che Sandro non si sposa, lo sai anche tu che lui è gay, no? Così, quando hanno chiuso il collegio, invece di andare a casa, abbiamo subito pensato che valeva la pena di fare questi duecento chilometri per venire a scopare con te.

Ci sei sempre piaciuto un sacco, tu, zio. Sapessi quante volte, prima di avere la buona notizia, Andrea e io abbiamo fantasticato di poterlo fare proprio con te!”

Io ero trasecolato: “Ma via… voi siete i miei nipoti” protestai debolmente, ma in preda ad una crescente confusione e… eccitazione.

“Beh,” rispose sorridendo Andrea, “visto che ci piace scopare fra fratelli, che male c'è a farlo anche con nostro zio?”

Marco allungò nuovamente una mano e mi carezzò fra le gambe: “Lo vedi, zio, che anche tu ne hai voglia? Sta parlando lui per te… non puoi negarlo.

Andrea mi si piazzò davanti e mi disse, guardandomi dritto negli occhi: “Cos'è, zio, noi due non siamo abbastanza belli per te?” e prima che io potessi rispondere, mi prese fra le braccia e mi baciò dritto in bocca, forzando con la sua lingua le mie labbra.
Io a quel punto non capivo più niente, avevo la testa in fiamme… e pure il corpo.
I miei due nipoti mi vennero di nuovo addosso, ma ora sfregandosi contro di me in modo sensuale, e cominciarono a spogliarmi, toccarmi, carezzarmi, facendomi perdere ogni residua traccia di autocontrollo.

In pochi secondi, eravamo tutti e tre nudi ed i miei due deliziosi nipoti, uno più bello dell'altro, mi sospinsero verso la camera da letto, poi sul letto, dove anche loro salirono, e me li trovai sopra, di fianco, dietro… dappertutto.

Mentre Andrea mi baciava di nuovo, Marco me lo prese in bocca e cominciò a farmi un delizioso pompino. Le mie mani erano ognuna su un cazzo, ed erano cazzi già adulti, sostanziosi, anche se non enormi.

Mi girai per prendere in bocca il bell'uccello di Marco e allora Andrea tolse il fratello dal mio arnese ed avvicinò il suo culetto, sfregandovelo finché il mio palo duro non arrivò sul suo buchetto caldo e palpitante. Mi tentava spingendomelo contro, facendomi sentire tutta la sua voglia di essere preso da me.
Afferrai Andrea per la vita e cominciai a spingerglielo dentro: il suo canale d'amore era morbido, caldo, accogliente! Mentre continuavo a succhiarlo a Marco, l'infilai tutto dentro e Andrea mugolava per il piacere.

Allora Marco si è chinò a succhiare il cazzo duro del fratello ed il cerchio si chiuse.
Avevo perso ormai ogni ritegno; benché io fossi venuto da poco, quei due ragazzi così sensuali e così pieni di libidine mi avevano fatto tornare in pieno la voglia di godere, di goderli in ogni modo.
Cambiammo più volte posizione, ci unimmo in tutti i possibili modi. Io penetrai Marco mentre lo succhiavo ad Andrea, inculai di nuovo Andrea mentre Marco inculava me… poi feci un bel sessantanove con Marco, mentre Andrea inculava a fondo il fratello con evidente gusto.

Alle dieci, eravamo ancora in piena attività, intenti a goderci l'un l'altro in tutte le possibili posizioni e combinazioni. Eravamo veramente sextenati tutti e tre. A mezzanotte, finalmente, non siamo più riusciti a controllarci ed un bellissimo orgasmo ha segnato il culmine e la fine della nostra piccola orgia familiare. Siamo rimasti sul mio lettone, nudi tutti e tre, ansanti ed appagati, in silenzio, le nostre membra ancora intrecciate, e ci siamo finalmente abbandonati ad un buon sonno ristoratore.

La mattina seguente dovetti alzarmi presto per andare a scuola. Loro ancora dormivano e feci in modo di non svegliarli, però, li ammirai, mentre mi rivestivo, nella loro splendida nudità, languidamente abbandonati nel sonno. S'erano fatti belli davvero!
Quando tornai a casa, i due ragazzi avevano già preparato il pranzo. Mangiando in allegria, ridendo e scherzando, nessuno dei tre accennò a quanto avevamo fatto la notte precedente.
Finché Marco disse: “Zio, che ne diresti di andare un po' di là in camera tua a fare l'amore?”

“Insaziabili, eh?” risposi io scherzoso.

“Beh, zio, alla nostra età non lo eri anche tu?” mi chiese Andrea alzandosi ed iniziando subito a spogliarsi.

Li seguii rassegnato fino al mio letto (mica poi tanto: la voglia ce l'avevo anche io. Tutta la mattina, a scuola, non avevo fatto che pensare ai bei corpi dei miei due nipoti e a come facevano bene l'amore, eccitandomi non poco), spogliandomi a mia volta velocemente. E ricominciammo.
Quando, dopo alcune piacevoli evoluzioni, ci scaricammo tutti e tre, mentre ci rilassavamo ancora semiabbracciati, chiesi loro: “Ma com'è che voi due scopate assieme? Chi ha cominciato, di voi due?”

“È stato Marco.

Io avevo quindici anni e lui sedici. Sai che abbiamo sempre dormito insieme fin da piccoli, no? Il fatto di vederci nudi non ci aveva mai creato imbarazzo, essendo cresciuti assieme. Ma da un po' di tempo, quando giocavamo a fare la lotta o quando si faceva la doccia insieme, a lui veniva duro, specialmente quando mi lavava la schiena.

Un giorno, Marco mi disse che era meglio se ci si insaponava e lavava a vicenda tutto il corpo e non solo la schiena.

Io gli ho sempre dato retta, come sai, così abbiamo fatto come diceva lui. “
“Solo che lui, quando m'insaponava il cazzo, ci si fermava sempre più a lungo e me lo faceva diventare duro come pietra. Beh, sai, si scherzava su quello, si facevano battute… poi, quando m'insaponava il culo, le sue dita si fermavano a massaggiarmi a lungo il buchetto perché, mi diceva, specialmente lì si deve essere ben puliti. Poi ha cominciato anche a spingermi dentro un dito e frattanto mi sfregava il cazzo con la mano insaponata.

Io intuivo che c'era un sottofondo sessuale, non è che fossi completamente ingenuo, ma siccome mi piaceva ed era il mio fratellone, che ho sempre ammirato, lo lasciavo fare e mi godevo quelle sue attenzioni. “

“Una sera, come si faceva spesso fin da bambini, lui è venuto ad infilarsi nel mio letto, ma quella volta era diversa dalle altre, perché non aveva il pigiama addosso, era completamente nudo, e il suo cazzo era dritto e duro… alla luce della lampada del mio comodino, il suo cazzo mi sembrò grande e bellissimo.

Io ho sempre straveduto per Marco, sai com'è…”

“Mi s'avvicinò, mi abbracciò teneramente e mi sussurrò: sono venuto per te, Andrea, voglio insegnarti una cosa molto bella… mi infilò una mano nell'apertura dei calzoni del pigiama, mi prese l'uccello, che si rizzò subito, me lo strinse forte e allora io, istintivamente, senza pensarci due volte, cercai il suo, lo strinsi in mano, sentii che me la riempiva e che quella sensazione mi piaceva.

“Marco, allora, avvicinò la sua stupenda bocca alla mia e mi baciò. La sua lingua forzò la mia bocca e cercò la mia lingua. Quello è stato il mio primo bacio, bellissimo e lunghissimo, mozzafiato. Frattanto, Marco mi spogliava e quando anche io fui completamente nudo, cominciò a baciarmi e leccarmi sul volto, sul collo, poi scese a tormentarmi ad arte i capezzoli turgidi, poi giù giù, soffermandosi a leccarmi e mordicchiarmi l'ombelico.

“Poi è sceso ancora, mi ha leccato i peli del pube e finalmente è arrivato al mio uccello e se l'è infilato golosamente tutto in bocca. Me l'ha succhiato a lungo, facendomi provare i piaceri del paradiso. Era stupendo, è veramente bravo, Marco, a succhiare… d'altronde l'hai provato anche tu, no, zio?”

“Dopo un po', è sceso ancora a leccarmi e succhiarmi le palle, prendendole anche tutte e due in bocca e facendomi quasi impazzire per il piacere.

E finalmente, ha cominciato a leccarmi il culetto, carezzandomelo e stringendomelo con le due mani, mordicchiandolo… poi la sua lingua ha cercato il mio buchetto e si è messo a leccarmelo con avidità, ora lappandolo, ora titillandolo torno torno, ora puntandoci la lingua e penetrandomi appena appena. Era troppo bello!”

“Io frattanto ero riuscito a girarmi abbastanza da riprendergli in mano il bel cazzone duro e glielo stantuffavo su e giù con un gran piacere.

Ma lui a un certo punto mi ha detto che dovevo smettere, perché voleva farmi un bel regalo. “

“Mi fece allargare ben bene le gambe, se le fece passare sopra le spalle, si insalivò accuratamente la punta e l'asta del suo potente cazzo e me l'infilò: all'inizio molto piano, gentilmente, per non farmi male; poi, quando mi fu tutto dentro, e io non avevo sentito nessun dolore perché m'ero rilassato come mi diceva lui, cominciò a stantuffarmi con tutta la sua forza e con tutto il suo amore.

“Quella prima volta mi scopò per quasi tutta la notte, venendomi dentro parecchie volte e facendomi venire nella sua mano, che poi leccava golosamente, o anche dentro la sua bocca, dicendomi quanto era dolce il mio seme, e dicendomi che mi amava e che mi aveva sempre amato. Mi disse anche che da un po' di tempo, quando si faceva le seghe, pensava a me, al mio bel culetto morbido, al mio corpo che stava maturando e che gli pareva sempre più bello e desiderabile, al mio uccello che voleva che gli si scaricasse in bocca.

“Dopo quella prima notte, che non dimenticherò mai, zio, ci siamo scopati regolarmente. Dopo un po' di volte, volle che fossi io a metterglielo in culo e mi piacque talmente che quando venni gridai forte… dovemmo spegnere la luce, e io dovetti precipitarmi nel mio letto, perché arrivò papà a chiederci che cosa fosse successo. Niente, papà, rispose Marco sottovoce, Andrea deve aver avuto un incubo, penso… sta dormendo. Fiuuu! Scampata per un pelo! Abbiamo avuto davvero paura, però, quella volta.

E il nostro incubo era che papà o mamma ci potessero scoprire. Ma ci piaceva troppo farlo, così abbiamo continuato. “

“Ogni occasione era buona per scoparci l'un l'altro: sotto la doccia, a letto, quando eravamo soli in casa, anche di giorno sul divano del salotto. Poi al campeggio in tenda o al mare, quando si andava al largo, e ci si prendeva dentro la barca o anche a mollo nell'acqua… finché, l'anno scorso, papà e mamma hanno deciso di mandarci in collegio, perché loro hanno cominciato a viaggiare spesso per lavoro e non gli andava che fossimo soli a casa per troppi giorni.

In collegio, per fortuna ci hanno dato la stessa stanza, così… io e Marco ci amiamo, zio, e ci piace da matti fare l'amore. Vero, Marco?”

“Sì, zio, è vero. E vedi, appena potremo, ce ne andremo via da casa assieme, per poter vivere liberi e scopare quando ne abbiamo voglia, senza il timore di essere sorpresi dai nostri. E così, quando abbiamo scoperto, per caso, che anche tu sei gay, abbiamo deciso di venirti a trovare.

Da una parte, perché ci sei sempre piaciuto un sacco e dall'altra, per poter parlare con te, conoscerti meglio, confidarci, e magari anche imparare da te a fare meglio l'amore. “

“Mi pare che abbiate poco da imparare, voi due, ragazzi. Tu, Andrea, a parte me ora, hai fatto l'amore solo con Marco?”

“Sì, zio. “

“E tu, Marco?”

“Prima di farlo con Andrea, mi aveva insegnato un ragazzo di diciannove anni, che si chiamava Giorgio, l'aiuto del mio capo scout.

La prima volta con lui io avevo quattordici anni e l'abbiamo fatto in tenda, al campo estivo. Io m'ero fatto male cadendo e siccome gli altri erano via, il campo era deserto. Il capo gli aveva ordinato di restare con me per curarmi, così è venuto in tenda per farmi un massaggio con una pomata per le contusioni. Me l'ha fatto così bene che a me è venuto duro. “
“Lui se n'è accorto e mi ha detto: ehi, ma t'è venuto duro! E io: ci credo, come mi tocchi tu! Lui mi rispose: beh, mica l'ho fatto apposta.

E adesso come farai per farlo tornare giù, ti farai una sega? mi chiese ridendo. Per forza, risposi io tranquillo. Allora, lui mi disse: beh, visto che è colpa mia… se vuoi ci penso io… capii subito l'antifona e l'idea non mi dispiaceva per niente. Lo lasciai fare. Mentre me lo tirava fuori e cominciava a menarmelo, notai che anche a lui era diventato duro. “

“Allora, gli misi anch'io una mano fra le gambe e Giorgio mi sorrise e mi lasciò fare; così, glielo palpai, tirai fuori e cominciai a menarglielo anche io.

Mi piaceva sentirmi la sua stanga calda nella mano, e anche di più sentire la sua mano sul mio arnese. Poi, lui me lo prese in bocca e scoprii che era bellissimo! Gli dissi che ci volevo provare anche io, lui logicamente accettò subito e anche succhiarlo mi piaceva un sacco. “

“Poi, sai com'è, una ciliegia tira l'altra, alla fine lui mi fece mettere in posizione e me l'infilò tutto dentro al culetto… insomma, abbiamo continuato a vederci ed a farlo anche dopo il campo estivo, per quasi due anni, lui, io e poi anche un altro scout di due anni più vecchio di me, che già lo faceva con lui da un anno e che gli piaceva prenderlo, così con quello, per la prima volta, ho provato anche a fare la parte attiva.

“Poi però, come sai, noi ci siamo trasferiti, e così purtroppo li ho persi di vista tutti e due. Ma proprio allora, cioè poco dopo che ci eravamo trasferiti, mi sono accorto che Andrea frattanto era cresciuto, maturato e s'era fatto proprio bello, così prima ho cominciato a farmi seghe pensando a lui, poi… beh, il resto te l'abbiamo già raccontato. “

“Ma, ragazzi, avete mai provato a farlo con una ragazza? A volte, da giovani si fanno queste esperienze, ma questo non significa affatto che uno sia gay.

“Il fatto è, zio, che con le ragazze proprio non ci tira, né ad Andrea né a me… e poi le ragazze mica ce l'hanno il cazzo e quindi mica possono mettertelo in culo, perciò, proprio non ci interessano per niente. No, zio, noi due siamo proprio sicuri di essere gay. Ci piace troppo il maschio, specialmente un uomo adulto e maturo, ma ben fatto, come sei tu. O anche come il tuo amico che era qui ieri.

Quando siamo arrivati stavate scopando voi due, non è vero?” mi ha chiese Marco con un sorrisetto malizioso.

“Sì” ammisi a quel punto. “Lo stavamo facendo, e per quello non vi ho risposto subito. Non ci andava di interrompere a metà quello che stavamo facendo, lo potete capire. “

“Sì, sì, l'avevamo capito” disse Andrea “e abbiamo anche notato che ha un gran bel malloppo fra le gambe. Perché non lo inviti qui da te, mentre ci siamo anche noi? A me e Marco, piacerebbe provare a farlo tutti e quattro assieme.

Quel Roberto sembra proprio un bonazzo! Ci sa fare a letto, zio?”

“Altroché, se ci sa fare! Però io non lo so il suo indirizzo. Lui fa il fattorino nel supermercato dove io mi servo e così, una volta alla settimana, quando vado a far provviste, chiedo la consegna a domicilio, e allora lui viene a portarmi la roba. Ieri, però, era solo la seconda volta che Roberto e io abbiamo fatto l'amore per davvero.

“Beh, zio, allora perché non andiamo subito in quel supermercato a fare provviste? Adesso che ci siamo anche noi, dobbiamo farle, no? Così quel fattorino te le porta qui a casa e…”.

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