Sapore di sale

Anche quella volta, dopo essere uscito dal mare, racchiuso nella piccola e serena baia, mi sono avviato a fare una camminata su per la scogliera sovrastante, così da asciugarmi sotto il sole caldo del primo pomeriggio e poter ammirare lo splendore di quella costa dall’alto. Camminavo spedito a testa bassa, guardando dove mettevo i piedi e aggirando gli aguzzi spuntoni di scogli sul cammino. Quando mi ritrovo di colpo piantato ed in bilico sul ciglio di un piccolo cratere che si apre in mezzo alla scogliera aspra e deserta, più profondo e nascosto rispetto alla linea del panorama.

Ma la cosa che mi fa puntare i piedi e rimanere sconcertato è la vista di cosa occupava quella piccola area protetta: una donna, accovacciata sulle piante dei piedi, il costume intero tirato sulle ginocchia piegate, due seni generosi appoggiati sulla pancia bianca e burrosa, in testa un cappello di paglia a larghe tese ed un lago giallo e schiumoso che si gonfiava sotto lo scorrere di una cas**ta di piscio, per poi defluire in un fiume che le scorreva in mezzo i piedi e si perdeva tra i pori degli scogli neri e roventi.

Non potendo far finta di niente visto che i miei occhi avevano incrociati i suoi, grandi e neri, sotto l’ombra del cappello, tra lo stupore e l’imbarazzo, l’unica cosa che son riuscito a fare è stato emettere un timido :”Ops, mi scusi” e provare a continuare quasi indifferente.
“Ma no, scusa tu ragazzo, è che proprio non riesco a farla in mare, è più forte di me” apostrofò subito la donna, mentre si tirava su il costume a coprire i contorni della sua pelle liscia e non abbronzata.

Per sciogliere un po’ di tensione e sdrammatizzare sull’accaduto ho spostato l’argomento sull’età, ringraziandola per il “ragazzo” e dicendole che in realtà ormai mezza vita me l’ero giocata. La donna non mostra segnali di resa e continua a mantenere il discorso aperto complimentandosi per il mio fisico giovanile che, con mano leggera e provocante comincia a toccare. Mi scorre le dita sul petto ancora punteggiato di gocce di mare. Le unghie amaranto e pronunciate mi graffiano i fianchi sensibili provocando brividi inusuali che mi increspano la pelle.

La mano approda sul basso ventre e poi sul costume ancora bagnato, dove con le dita unite segue il contorno del mio cazzo, con movimenti lievi e alternati che rendono l’aria ancora più rovente ed i battiti forti come colpi di tamburo. Incoraggiato dalle sue battutine maliziose mi comincio a sciogliere e nascondo la testa sotto il suo cappello, affondando il naso tra i suoi capelli e posando le labbra sul suo collo caldo e velato da un sottile strato di sudore.

La sua mano avverte il desiderio che si fa sempre più grande nel costume e decide di accertarsi di persona del fenomeno inginocchiandosi e abbassandomi lo slip sulle cosce abbronzate. Afferra stretta con la mano la mia asta turgida e comincia a denudarla del prepuzio con movimenti lenti ma decisi.
Me lo scappella con forza e ci posa la punta lingua a seguirne i contorni. Segue la linea della mia asta, fino a sotto le palle, con maestria e docilità.

Apre la bocca rotonda e vedo sparire il mio cazzo tra le sue gote gonfie. I suoi seni mi accarezzano le cosce, le sue labbra arrivano al cespuglio dei mie peli, mentre sento la cappella toccarle la gola. Comincia a pompare con foga sul mio cazzo, ingoiandolo fino in fondo e affogandosi nell’apnea di quel gesto, che le provoca vomiti di saliva sulla mia asta.
Mi strige le palle e sento il piacere salire inarrestabile.

Le vene del cazzo mi scoppiano, le palle sono serbatoi al limite. La avverto che non resisto alle sue labbra di fuoco e che sto per venire, alla cui cosa lei reagisce senza allontanare le guance dal mio palo e aumentando il ritmo della sua succhiata avida. Un brivido mi scorre lungo la schiena sudata e un primo fiotto caldo le inonda la bocca affannata. Getti sempre più flebili fuoriescono dal mio cazzo duro come un marmo, seguiti da risucchi e ingoi della sua bocca ingorda.

Le prendo la testa e le stringo in capelli in un estasi di piacere, mentre lei libera il mio membro stremato e svuotato di ulteriori velleità. Mi piego verso di lei e le sussurro con malizia in un orecchio: “adesso tocca a me”. “Ah si?” fa lei con sorriso malizioso.
Si butta indietro accasciandosi col culo sullo scoglio liscio. Solleva le gambe con le ginocchia ad angolo e con una mano si scosta la parte di costume che le ricopre la fica dicendomi: “prego accomodati ragazzo!”.

In devozione mi inginocchio e affondo la testa tra le sue cosce. Con le dita apro quelle labbra giganti che emergono dal sentiero di peli scuri che le circonda e comincio a raccogliere avido ogni goccia di lei. Con la lingua avverto subito il sapore dolce acre dei suoi umori che già le bagnano la fica, mischiato al sapore del suo piscio ancora sparso tra le pieghe della sua rosa rossa. Le tormento il clitoride con lingua, sentendolo diventare irto e duro come un capezzolo, mentre le infilo due dita nella fica ormai in un lago di piacere.

Affondo con forza la mano perlustrando ogni angolo delle sue viscere. Tocco punti di inaspettato piacere e lei si inarca con gemiti trattenuti. Faccio circoli con la lingua attorno al clitoride proteso che poi raccolgo tra le mia labbra e succhio assetato.
Sento i brividi che le percorrono il corpo e le sue gambe che mi si stringono sulla faccia. Mi prende la testa con una mano e me la preme sulla fica fradicia, facendomi lavare il viso nel suo brodo.

“Continua così, continua, ragazzo, siiiiii”. Onde di piacere le scuotono il corpo e sento le sue cosce morbide vibrarmi sulla testa mentre con la lingua, raccolgo piano tutti i rivoli dei suoi umori.
Risalgo lungo il suo petto scosso dal respiro affannoso e vado a posare le mie labbra umide sulle sue, roventi e aperte su un sorriso di soddisfazione. Inseguo la sua lingua con la mia, fino a catturarla e dividerci i resti del suo sapore di sale….

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