Saga familiare 7

Quello che non avrei mai potuto prevedere, era di trovarmi a disagio, talvolta, quando sfaccendavo per casa nella mia solita tenuta – una vestaglia alquanto corta chiusa in vita da una cintura legata – e sentivo addosso gli sguardi libidinosi di mio suocero e di mio figlio, ai quali ormai apparivo in una luce che mai avrei immaginato.
Peggio ancora, quando c’erano tutti e due e, anche in presenza di mio marito, davano il via a discorsi per lo meno inopportuni che si caricavano di significati, naturalmente accessibili solo a me e a chi parlava, visto che gli altri non sapevano nulla dei rapporti segreti.

Il centro dell’interesse era ovviamente il mio fondo schiena, sul quale si appuntavano gli sguardi e i commenti più piccanti, anche se mai si faceva alcun riferimento preciso.
La cosa più irritante, per me, era che ad Antonio non passava neanche assai lontanamente per la testa che, quando si parlava di “bottarelle” o di “carne sprecata” il riferimento fosse esattamente a quello che avrebbero volentieri fatto i due con il mio culo.

Cercai qualche volta di intervenire per farli smettere, ma mi resi conto presto che qualsiasi risposta non faceva che aizzarli a fare peggio; e decisi di fare orecchie da mercante.
Sotto sotto, però, devo ammettere che certe considerazioni mi risuonavano come complimenti; e spesso accentuavo certi movimenti per mettere meglio in luce le mie grazie e provocarli.
Quel pomeriggio ero convinta di essere rimasta sola in casa: Antonio era fuori città come spesso accadeva; il nonno era in giro a brigare con la sua bielorussa; e Davide avrebbe dovuto essere all’Università.

Decisi quindi di concedermi una doccia ristoratrice ed entrai nell’apposita cabina senza neanche accostare la porta del bagno.
Ma Davide era rimasto in camera sua, senza che me ne rendessi conto; e ad un tratto entrò, andò al water e si mise a pisciare, guardandomi con cupidigia attraverso la plastica trasparente della cabina; ebbi un moto di meraviglia, ma solo per un attimo; continuai a farmi scorrere addosso l’acqua e lo guardai quasi in atteggiamento di sfida.

“Hai finito di ammirare!?!? Passami l’accappatoio … dai …” “Però … hai un culo veramente da favola, mamma!” “Senti, per favore: in certe situazioni e per certi commenti, chiamami amore, chiamami puttana, chiamami Anna, chiamami come vuoi ma non chiamarmi mamma: rende tutto più pesante!” “Hai ragione, amore, scusami; però il tuo culo resta comunque favoloso!”. Non riesco a fare a meno di ridere. ”Visto che sei qui, aiutami ad asciugarmi”. Forse non aspettava altro; mi aiuta ad indossare l’accappatoio e ne approfitta per abbracciarmi da dietro, prendermi le tette e cominciare a carezzarle, con la scusa di asciugarmi; intanto, sento il suo cazzo che Adv
si rizza fra le mie natiche.

Comincia allora un balletto surreale, con Davide che mi massaggia tutto il corpo infilandosi sotto l’accappatoio e percorrendo ogni centimetro della mia pelle; con movimenti degni di un contorsionista ha fatto scivolar via la maglietta e il pantaloncino che di solito tiene per casa; ed ora siamo tutti e due nudi che ci abbracciamo e ci baciamo con frenesia: senti la sua lingua che si infila nella mia bocca, la percorre tuta e mi provoca fremiti di piacere; rispondo succhiando la sua come fosse un cazzo.

Poi si sposta sulla gola e me la lambisce tutta, scende verso il petto e si attacca alle tette che succhia con entusiasmo: la mia figa palpita e comincia a bagnarsi; scivola in ginocchio e mi percorre lo stomaco e il ventre, finchè raggiunge la peluria del pube; aiutandosi con le dita, mi apre le grandi labbra e infila la lingua nella vulva: mi irrigidisco, contraggo il ventre e sento l’orgasmo che si avvicina; arrivato al clitoride, lo prende fra le labbra e lo succhia voracemente; infila due dita e afferra il minuscolo organo tra indice e pollice lo titilla.

Presa fra la manipolazione e il risucchio, non riesco a frenarmi ed inizia la serie di orgasmi di avvicinamento. Ho quasi la sensazione che mi si apra il ventre, mentre una scarica di piacere monta dalla pancia giù verso la vulva; esplodo in un orgasmo irrefrenabile che mi fa urlare più volte come una forsennata. Davide si ferma a leccare dolcemente i succhi che mi colano dalla figa e accompagna i miei tremori con languide carezze.

Quando mi sono scaricata, lo prendo per le spalle, lo faccio rialzare e mi impossesso con la mia della sua bocca, gli succhio tutta l’anima, lo abbraccio con violenza e strofino il pube sul suo cazzo, che è andato quasi naturalmente a sistemarsi fra le mie cosce, proprio contro le grandi labbra.
Per qualche minuto ci agitiamo come ossessi, letteralmente divorandoci le bocche: non avevo mai scambiato baci così appassionati e violenti, nella mia vita; e lo facevo con mio figlio!.

Quando ci rilassiamo u attimo, comincio il mio percorso con la lingua su di lui.
Parto anch’io dalla gola, scendo sul petto e vado a succhiargli i capezzoli: è più sensibile di quello che pensavo, in quel punto; e per un po’ lecco, mordicchio, strizzo e gli strappo gemiti e lamenti di piacere, mentre afferro il cazzo in una mano e accompagno la leccata con una lenta masturbazione, solo per eccitarlo senza farlo venire.

Mi piego in ginocchio, con la bocca all’altezza del suo cazzo che è diventato durissimo e quasi viola dalla tensione; lo accosto e comincio a leccare la punta, faccio roteare la lingua intorno alla cappella e sento i movimenti delle anche che vorrebbero spingere il cazzo in bocca.
Accosto le labbra con delicatezza e le stringo con forza mentre li cazzo spinge contro i miei denti; mi afferra la nuca e spinge la mia testa contro il suo ventre; socchiudo le labbra lentamente, delicatamente, come se si trattasse di una figa troppo stretta che lui sta per violentare; e lui diventa quasi violento, mentre mi spinge l’asta contro le labbra; ma lo trattengo ancora, per assaporare la potenza di quella mazza che entra nella fessura della mia bocca; lo lascio entrare poco per volta, mentre con la lingua non smetto di accarezzarlo: gliela passo su tutta la superficie, ne esplori tutte le pieghe; poi lo lascio entrare e sento le vibrazioni del suo pube mentre si fa spazio tra lingua e palato.

E’ troppo grosso, per la mia bocca: lo sapevo e cerco di spingerlo verso le gote; ma lui vuole violentarmi e spinge per farlo entrare in gola.
Mi infilo una mano tra le cosce e comincio a tormentare il clitoride: le ondate di piacere che mi investo mi inducono, quasi senza accorgermene, a rilassare la bocca e con mia somma meraviglia mi accorgo che il suo cazzo mi è penetrato tutto nella bocca, mi solletica le tonsille e mi provoca spasmi di piacere.

Lo spingo per i fianchi per farne uscire almeno la metà e posso dedicarmi a leccarlo mentre mi chiava in bocca. Sento il piacere che gli monta dai brividi che lo fanno tremare e dai mugolii che lancia ogni tanto.
Ho deciso di farlo sborrare in bocca e stringo le labbra intorno al cazzo mentre muovo la testa avanti e indietro per fami chiavare.
Esplode in una violentissima eiaculazione: non intendo perdere niente e caparbiamente ingoio gli schizzi che mi lancia dentro; esplodo anch’io, contemporaneamente, e lo tengo stretto per i fianchi quasi con violenza, mentre si scarica tutto nella mia gola.

Non lo lascio neppure quando ha finito, neppure dopo che ho leccato diligentemente tuta l’asta; trattengo in bocca la cappella e la carezzo voluttuosamente con la lingua.
Ma è stato troppo, anche per lui: le gambe sembrano piegarsi e si china su di me quasi per appoggiarsi.
Tenendogli sempre il cazzo ben stretto, mi sollevo e lui mi bacia appassionatamente, sembra quasi voler raccogliere quel poco che della sua sborra mi è rimasto sul palato, sulla lingua, sui denti.

“E’ il caso di rivestirsi” dico; fa cenno di si e raccoglie le sue cose; usciamo abbracciati.
Forse, per questa volta, potrebbe bastare; ma, se ha preso dal nonno(come troppi indizi dimostrano), non credo che si fermerà, stavolta.

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