Saga familiare 5

Uno dei momenti difficili in una casa è quello in cui si hanno operai intorno che, puntualmente, rinviano le scadenze. Incontrano spesso maggiori difficoltà del previsto e quasi sempre creano disagi.
La necessità di rivedere l’impianto di riscaldamento aveva aperto una di queste fasi, in casa, e ci si era trovati all’improvviso con la camera di Davide assolutamente impraticabile per la sostituzione dei tubi che l’attraversavano; il problema maggiore era comunque sistemarlo per la notte.

Scartata l’idea del divano nel salone, rimaneva l’ipotesi facile del lettone del nonno. Ma Luca fece diecimila obiezioni assurde: scava scava, si arrivò alla conclusione che Ludmilla, la giovane badante della Bielorussia che durante il giorno accudiva il “vecchio” probabilmente qualche volta” lo intratteneva anche di notte; e per chi, come me, lo conosceva bene, poteva significare solo una cosa.
Per un caso fortuito, quella sera Antonio, mio marito, rimaneva fuori per un viaggio di lavoro: fu quindi giocoforza scegliere che Davide venisse a dormire nel lettone con mamma.

La cosa non avrebbe mai destato nessuna perplessità, fino a qualche anno prima: anzi era prassi frequente. Ma con un giovanottone di diciotto anni, qualche interrogativo si poneva.
In realtà, conoscevo poco mio figlio e non sapevo certamente se si masturbava, se andava a puttane o se facevo sesso con compagne di scuola: quindi, l’idea di questo pezzo d’uomo che veniva a dormire con me mi suonò ambigua nel momento stesso che la proposi; poi, però, mi diedi della sciocca la decisione fu presa.

Dopo essermi sciroppata un banale film alla tv, mi ritirai nella mia camera, indossai la mia camicia da notte trasparente e corta e mi accinsi a dormire; ma non mi riuscì di prendere subito sonno.
Avvertii così che Davide entrava in camera, ma preferii farmi credere addormentata; nella penombra che regnava nell’ambiente, Davide si spogliò tutto e si infilò nudo sotto il lenzuolo; la prima cosa che mi colpì fu la dimensione del suo cazzo, più simile a quello del nonno che a quello del padre; in riposo, appariva enorme; non cercai neppure di immaginarlo in erezione.

All’inizio, se ne stette fermo al suo posto, supino; poi accennò sottovoce qualche richiamo, ma preferii non rispondere; allora spostò il lenzuolo verso il fondo e scoprì sia me che lui: io mi ritrovai su un fianco, con la camicia che era tutta risalita sul ventre – in pratica con la figa all’aria aperta – e con le cosce ripiegate e leggermente divaricate; Davide esibiva invece prepotentemente il suo cazzo già duro e, con movimenti lenti, se lo menava in una sega saporitissima.

Non potevo più “svegliarmi” senza creare un incidente e preferii ammirarlo mentre se lo menava con gusto; addirittura, su questa visione Adv
mi appisolai.
Mi riportò alla coscienza una sensazione di lussurioso godimento che mi saliva del ventre come se un piccolo cazzo mi scivolasse in figa e mi stimolasse.
Socchiusi gli occhi per sbirciai e trovai Davide girato sul lato opposto al mio, appoggiato a un gomito, con il braccio sinistro proteso verso il mio ventre e un dito in figa; il suo cazzo, invece, poggiato sul lenzuolo, era maledettamente vicino alla mia mano appoggiata col dorso sul letto.

Per un attimo rimasi gelata; poi la sensazione di calore che emanava dalla figa ebbe il sopravvento: era un ditalino dolcissimo, quello che mi stava facendo, e non mi preoccupai più di niente altro che di godermelo in pace.
Ma Davide non era ancora soddisfatto: manovrando con molta cautela, era riuscito a spostare il cazzo fino alla mia mano e ve lo aveva adagiato; lentamente, si muoveva per farlo scivolare in modo che fosse la mia mano a fargli la sega.

Quasi istintivamente unii il pollice e l’indice e il cazzo rimase catturato in una fessura che meglio aderiva al suo desiderio di sega.
Ormai, di dormire non se ne parlava: da un lato, le vampate di piacere che salivano dal ventre fino alla fine sollecitata dal dito che era ormai arrivato al clitoride; dall’altro lato, la sensualità tattile del cazzo che scivolava tra le mie dita; su tutto, la visione di Davide arrapato che cercava in tutti i modi di fare sesso con sua madre.

Non avevo nessuna idea su come uscire dalla situazione; e comunque non volevo uscirne rinunciando al piacere: da un lato, potevo lasciarlo fare da solo e aspettare che concludesse in qualche modo la sua avventura erotica; ma l’orgasmo che mi cominciava a montare mi avrebbe costretta a tradirmi; dall’altro lato, potevo anche tentare un risveglio rapido e concludere insieme con una reciproca masturbazione (o altro); infine, potevo stare al suo gioco e collocare tutto nell’ambito della finzione: fingere cioè movimenti istintivi e automatici che portassero il gioco fino in fondo senza dover ammettere di esserne coscienti.

Ma anche in questo caso, la previsione di un mio orgasmo poteva tradire la finzione.
Mi agitai e mi mossi per verificare se credeva al mio essere addormentata; mi sistemai supina, tirai un po’ indietro le ginocchia e divaricai le gambe, in modo che la mia figa fosse tutta aperta e disponibile.
Non aveva ritirato il dito e, anzi, aveva accompagnato il mio movimento restando incollato con la mano alla figa; di più, aveva accentuato la pressione del cazzo sulla mia mano.

Decisi che non valeva la pena di essere più chiari e lo lasciai fare, abbandonandomi al piacere della masturbazione.
Ma fu lui, a quel punto, a volere di più: presela mia mano che reggeva il cazzo, la strinse intorno all’asta e la guidò per alcuni movimenti a fargli la sega.
Era inutile continuare la finzione: mi sollevai a sedere, lo spinsi supino sul letto e impugnai la sua mazza, mentre gli bloccavo la mano sulla figa e, anzi, spingevo dentro due dita.

Fu una masturbazione lunga e, per me, tormentosa, perché ormai non mi accontentavo più di menargli il cazzo e la mia fantasia correva già a quella meraviglia che mi entrava dappertutto, in bocca, in figa, in culo: in certi casi, non conta chi c’è dietro, conta solo la bellezza del cazzo e della scopata; lo avevo già sperimentato con suo nonno e, a quel punto, l’idea dell’i****to peccaminoso neanche mi sfiorava più.
Ma non volevo e non potevo forzarlo: come se stessi agendo in stato di sonnambulismo, gli menai l’asta con quanta sapienza possedevo, stringendolo nei momenti cruciali e carezzandolo per eccitarlo di più; intanto, mi godevo le sue dita che sollecitavano il clitoride con rivelando un’abilità maggiore di quella che pensavo.

La serie di piccoli orgasmi che caratterizza i miei rapporti cominciò prima di quanto volessi; e mi resi conto che stavo per venire, il che avrebbe interrotto la finzione.
Accelerai allora il movimento su-giù del suo cazzo e cercai di portarlo rapidamente all’orgasmo.
Esplosi all’improvviso e soffocai a stento un gemito; contemporaneamente, anche lui arrivava all’orgasmo con una serie di grugniti e sospiri profondi: fortunatamente aveva previsto la sega e raccolse l’imponente sborrata in tempo uno straccetto che in realtà erano gli slip che mi ero tolta al momento di andare a letto.

Mi girai sull’altro fianco, soddisfatta. Dopo poco, lo sentii ronfare serenamene ed anche io caddi in un sonno profondo.

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