Piccoli incontri quotidiani. – Pilar .2 –

E’ stato difficile aspettare che finisse il turno di lavoro, il mio ed il suo, ma alla fine la pazienza e l’attesa sono state premiate.
L’ho sognata per gran parte del giorno, dopo quel messaggio scambiato di prima mattina :
“ Voglio far l’amore con te – mi aveva scritto Pilar – semplicemente. Come se non facessimo altro da tutta una vita!”
“Vengo a prenderti dopo il lavoro. Ho anche io voglia di scoparti.

” – le risposi così. Semplicemente.
Ammetto che il suo tratto di ragazza romantica riesce anche ad eccitare un po’ il mio lato sentimentale, ma più di tutto questa piccola troia spagnola la sento a livello di cazzo e palle. E’ la mia cagnetta da monta da qualche settimana in qua. E mi piace. Delicata, ben fatta, mora, occhi scuri. Fin da subito ho avvertito in lei una spiccata propensione ad essere docile e remissiva, ma è un lato di lei che mi riprometto di esplorare a tempo debito.

Per adesso, mi limito a godermi la sua bocca e la sua fica.
Ci incontriamo a pochi passi dal bar in cui lavora, poco prima del tramonto di una qualunque giornata di mezzo inverno. Mi viene incontro per darmi un bacio, come spesso fa. Ricevo in fretta il suo bacio, sulle labbra, e lo ricambio sfiorando con la lingua le sue. Non mi piace molto che mi baci per strada. Gli occhi indiscreti sono in agguato ovunque…così come chi non si fa mai i cazzi suoi.

Ma è un’altra storia…
Pilar mi guarda, resta in attesa di una parola o di un gesto. Non le dico nulla, respiro l’odore dei suoi capelli, dei suoi vestiti che sanno di caffè, di vapori di cucina e di detersivo dozzinale. Dovrò ricordarmi di dirle di cambiarsi quando mi incontra dopo il lavoro. Ma è tardi per questo.
La prendo sotto braccio e la spingo a camminare. Una breve passeggiata, mentre lei si appoggia al mio fianco, mi fa sentire la pressione del suo corpo accanto al mio.

E freme di desiderio, nel respiro, nel modo di camminare a passetti veloci.
“ Aspetta qui. ” – le dico mentre infilo il portone di un piccolo motel per prendere una camera. Non voglio portarla da me, non oggi, che ho lasciato il letto disfatto e mezzo guardaroba in giro per casa. Il disordine è troppo personale per dividerlo con una femmina da sesso. Meglio un terreno neutrale. Una camera di motel serve proprio a questo.

E’ impersonale, non ha nulla di te, se non l’odore che ci lasci dentro quando te ne vai.
Prendo la chiave della stanza, e prendo lei per accompagnarla dentro. Sul suo viso c’è un’espressione perplessa, un poco inquieta. “Abituatici – le dico – ti porterò spesso qui. ”
Entrati in camera mi siedo su una poltroncina e mi accendo una sigaretta. Le dico di spogliarsi e di farsi una doccia. L’odore che ha addosso non mi piace.

Mi disturba. Pilar non dice nulla, ma fa quel che le ho chiesto.
Torna poco dopo. Nel frattempo mi sono spogliato anche io e la aspetto nudo sulla poltrona. Sono alla seconda sigaretta e aspetto che lei inizi a prendersi cura del mio cazzo.
Mi bacia in bocca e sul collo, sul petto, mi lecca appena i capezzoli, lasciando un po’ di saliva ad inumidirmi i peli del petto, poi scende sulla pancia e finalmente me lo prende in bocca.

Succhiando leggermente, facendo roteare un po’ la lingua sulla cappella prima di prenderlo tutto tra le labbra. E’ migliorata molto in questo, dopo un paio di incontri. Con la bocca sta imparando a darsi da fare bene. (Non rivendico il merito, sospetto invece che stia facendo molta pratica con altri, da brava zoccola qual è!) Le prendo la testa tra le mani, per dettare il ritmo ancora un poco prima di farla alzare. Resto seduto e le allargo le gambe con le mie.

Voglio averla così, impalata sul mio cazzo. Se lo infila dentro accompagnandolo con le dita, gemendo piano quando la spingo giù tenendola per i fianchi.
Mi piace avere addosso il suo corpo, sentirmi dentro di lei mentre la sua fica mi accoglie e si fa sempre più calda e bagnata. Il primo orgasmo arriva inaspettato per entrambi. Io respiro al ritmo della sua cavalcata, lei si ferma di colpo afferrandomi i capelli dietro la nuca e cacciando un piccolo urlo di piacere.

Ho il fiato corto, perché fermandosi mi ha lasciato a metà. Ho ancora bisogno che si muova per goderle dentro…così la prendo per i fianchi e la spingo in su e in giù, con forza. Faccio leva con le gambe, la tiro su con le braccia e la lascio ricadere affondando il cazzo dentro la sua fica. Ancora. Ancora…Pilar suda, si agita, si morde il labbro a sangue prima di urlare che sta godendo di nuovo.

Rallento il ritmo. Mi godo i suoi umori che le colano dalla fica, inondami cazzo e palle. Raccolgo un po’ di quell’umido sulle dita e gliele infilo in bocca. Voglio che succhi, che lecchi il suo sapore misto a quello della mia pelle. Muovo la mano come se stessi scopando anche la sua bocca per farla sentire piena mentre riprendo a stantuffarla da sotto…Ancora un poco e godo anche io. La riempio di sborra mentre le tengo l’indice piantato nel buco del culo.

Quando lo sfilo via glielo infilo nella fica e lo bagno di tutto quello che la riempie e glielo strofino sulle labbra, sulla lingua.
Pilar si toglie da me, sudata, ansimante…mi guarda con uno sguardo che sa di desiderio. Sta continuando a godere, la zoccola. Si siede sul pavimento, e mentre io accendo una sigaretta, si masturba con furia. La lascio fare. La guardo. Gode.
Alla fine, ci rivestiamo. Pilar vorrebbe dire qualcosa, ma non voglio sentirla parlare.

Non oggi.
“Puoi andare, ora. Alla stanza penso io. ”
“A domani. Ciao. “.

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