Padrone II

“Buon giorno”
“Buon giorno a lei”
Quella mattina era più sorridente del solito. Le sembrava che andare al lavoro avesse un motivo in più, non che prima ci andasse senza voglia, era sempre stata una ragazza diligente, sempre fatto tutto quello che le si chiedeva di fare ma la storia del gioco le sembrava che aggiungesse qualcosa alla giornata, delle sfide imprevedibili che cominciavano a stuzzicare la sua immaginazione.
Arrivata alla sua postazione era tutto come lo aveva lasciato lei, tranne per il fatto che non c'era più la matita spezzata.

Che siano state le signore delle pulizie? Possibile. Questo la rattristò come se dopo il suo impegno e sapendo di aver fatto tutto a dovere non avesse superato la prova, ma forse c'era ancora qualche speranza. Andò al cassetto dove aveva trovato l'ultimo biglietto sperando ce ne fosse un altro per continuare il gioco, lo aprì ed invece del biglietto trovò un piccolo piatto bianco in ceramica sopra al quale era disposta una salvietta in lino grezzo al centro della quale c'era un piccolo bottoncino di colore scuro.

Guardò più attentamente, era una caramella tra il blu ed il viola. Timorosamente allungò la mano per afferrarla, era morbida, l'avvicinò al viso e ne sentì il profumo intenso di mirtilli. Macchinalmente mise la caramella in bocca, al contatto con la lingua si sprigionò tutto il sapore, i suoi pensieri rimasero sospesi per qualche istante e quando ripresero, tornarono ad un'estate della sua adolescenza, ricordava bene il caldo ed il mare, la caricatura della rana sul pacchetto di quelle caramelle e la prima volta che gustò il loro sapore, così diverso da tutte le altre caramelle, erano subito diventate le sue preferite.

Anni dopo aveva provato a cercarle nei negozi ma nessuno ne aveva ed aveva finito per pensare che non venissero più prodotte e smise di cercarle. Invece ora ne stava mangiano una. Come poteva essere possibile? La provenienza era quasi scontata, lo stile di presentazione poteva essere solo di chi le lasciava i biglietti, ma come faceva a sapere di quelle caramelle?
Con aria sognante, seduta sulla sedia, rispose con un sorriso all'arrivo di Claudia, aspettò che la caramella svanisse del tutto nella sua bocca prima di iniziare a lavorare ma per tutto il giorno l'accompagnò il ricordo di quell'estate così spensierata.

“Buon giorno”
“Buon giorno a lei”
Se fosse possibile il ticchettio dei suoi tacchi nell'atrio dell'ufficio sembrava un suono gioioso. La settimana precedente si era conclusa con un sapore familiare, inaspettato e soprattutto che considerava suo personale. Chi aveva cominciato quel gioco o la conosceva molto a fondo tanto da venire a conoscenza dei suoi gusti da adolescente oppure per un caso fortuito aveva usato proprio la marca giusta.
Con questi pensieri, senza quasi accorgersene, arrivò al suo angolino.

Tutto in ordine, come sempre, ma ormai la sua routine era cambiata. La prima cosa fu andare al solito cassetto, un respiro profondo prima di aprirlo e per cercare di fare la cernita tra tutti gli obbiettivi che durante il fine settimana aveva pensato che sarebbero stati i probabili da trovare in ufficio il lunedì e poi con un gesto deciso ma lento aprì il cassetto. C'era una shitola di cartone laccato rosso e sopra di essa un bigliettino piegato in due.

Non aveva mai pensato che ci sarebbe stato qualcos'altro oltre al biglietto, con attenzione sollevò la shitola con ancora il bigliettino sopra, la poggiò sulla scrivania e si sedette per ammirare ancora e cercare di capire dall'esterno cosa potesse essere. Preso il biglietto tra le mani scoprì la scritta Gai Mattiolo sul shitola. Quel nome le era familiare ma non afferrando subito un collegamento diresse le sue attenzioni al biglietto. Dispiegandolo trovò la scritta

Indossalo.

Padrone

Incuriosita, sollevò il coperchio della shitola ed arrotolata al suo interno c'era una stoffa disegnata, sfiorandola con le dita le sembrò seta tanto era soffice e liscia. Non aveva mai avuto una cosa del genere, aveva quasi paura a toccarla. Con cura la tirò fuori e lasciando che si sciogliesse da sé vide che era un magnifico foulard, decisamente costoso ma che non corrispondeva al suo stile. Dopotutto, forse, questo “Padrone” non la conosceva poi molto.

Ma più guardava quella stoffa delicata e più le veniva voglia di sentirla sulla pelle. Con un gesto lento la fece scivolare intorno al collo, era soffice e leggera, più di quello che si aspettava dalla seta. La sensazione di avere la pelle protetta ma senza sentire il peso o l'impedimento di ciò che la proteggeva era unico, le piaceva.
“Ti sta d'incanto…”
Fu l'espressione di Claudia quando la vide
“… Grazie…”
le rispose Rossana un poco imbarazzata mentre accarezzava il regalo intorno al suo collo.

Le piaceva la sensazione di accarezzare qualcosa di così liscio, sui polpastrelli percepiva come una leggera scossa mentre scivolavano senza impedimento.
Andò in bagno per guardarsi allo specchio, era meraviglioso, non si aspettava che le stesse così bene. Guardò la sua immagine sorridente al di là del vetro e convinta nel tenerlo al collo tornò alla sua postazione.
Rimase raggiante tutta la giornata. Di tanto in tanto con una mano andava a sfiorare quella stoffa leggera per assicurarsi che fosse ancora al suo posto e per avere quella sensazione al tatto così nuova.

Prima di uscire si sentì in obbligo di ringraziare lo sconosciuto, prese un post-it e con la sua grafia veloce scrisse:

Ti ringrazio per il prezioso regalo.
Chi sei?
R.

Sghignazzante come un'adolescente alla prima cotta prese la borsa e tornò a casa.

La mattina seguente, ancora tutta eccitata per il regalo e per avere finalmente la possibilità di conoscere l'identità di chi le aveva cambiato gli ultimi giorni, quasi volò per i corridoi con il suo nuovo foulard al collo.

Andò dritta al solito cassetto, un foglietto piegato in due le aprì la bocca in un sorriso enorme. Era fatta, finalmente avrebbe scoperto chi fosse.

Sei ancora una cucciola e per questa volta ti perdono.
Non parlare se non ti viene ordinato.
Padrone

Cadde sulla sedia completamente abbattuta per quel rimprovero. Le era parso che con il regalo quell'assurdità del “Padrone” ed i toni autoritari erano solo uno scherzo di chi non aveva il coraggio di parlare viso a viso e che si fosse inventato quella sorta di gioco per rompere il ghiaccio.

Nessuno fa un regalo del genere a chi tratta in quel modo e poi cosa aveva mai fatto lei di così grave?! Aveva ringraziato. Aveva chiesto chi fosse, era forse un peccato mortale? Con una lacrima trattenuta a stento nell'angolo dell'occhio si decise che quel foulard lo avrebbe tenuto come risarcimento per tutto quello che le stava facendo passare lo sconosciuto.
Le fu difficile concentrarsi sul lavoro per tutto il giorno.

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