MIA ZIA E LA MORTE DI SUO MARITO

Dopo un paio di settimane che io e la zia convivevamo come marito e moglie in quel monolocale da lei preso in affitto, l'”ora” era ormai arrivata: una sera, verso le otto, la badante ci telefonò per dirci che lo zio stava morendo. Io e la zia ci vestimmo in tutta fretta per raggiungere la nostra abitazione originaria e rendere l'estremo saluto a quell'uomo che, in fondo, era stato un protagonista della nostra vita: per me che lo ricordavo da bambino come un affettuosissimo parente, e per lei che lo aveva avuto accanto per tutta l'esistenza, sia pur privandola dei piaceri che avrebbe voluto ricevere.

Ma tant'è: ormai era morto e mia zia doveva ricominciare una nuova vita, fortunata di essere io, giovane appena ventenne, a garantirgliela, profondamente felice di soddisfare ogni sua esigenza sessuale. Ovviamente, quella sera avvertimmo telefonicamente del decesso tutti i parenti, tra cui i miei genitori, i quali però, vista l'ora tarda, ci dissero che sarebbero venuti ad omaggiare la salma l'indomani. Quindi la zia consentì alle badanti di tornarsene tranquillamente a casa, perché saremmo stati io e lei a vegliare la salma dello zio per l'intera nottata.

In realtà, dopo aver cenato con un pollo allo spiedo che ero andato ad acquistare in un vicino girarrosto, sistemammo sotto al catafalco, che aveva allestito nel salotto di casa l'agenzia delle pompe funebri, un materassino dove io e la zia scopammmo forsennatamente in memoria di suo marito. «Al di là di tutto – mi disse la zia prima di quel nostro indimenticabile accoppiamento al cospetto del cadavere di suo marito – il mio consorte mi voleva bene e, in teoria, sarà felice che io possa ancora godere con un giovane come te.

Eppoi dobbiamo festeggiare così il nostro essere diventati liberi, senza più quest'uomo che da tempo non era più il mio uomo perché… il mio vero uomo sei tu!…». Così, fottemmo come due bestie ai piedi della bara dello zio: fu la nostra “preghiera” affinché andasse in Paradiso ed a me ed alla zia ci lasciasse liberi di farci i nostri “porci” comodi….

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