Mia moglie Marisa si fotte il cazzone del bingo bo

Con la gabbietta la masturbazione per me è ovviamente assolutamente off-limits, ma per un lungo periodo di tempo è stato un atto che mi veniva addirittura imposto (ammetto che non mancavo occasione di dedicarmici anche in separata sede, spesso e volentieri), sempre rigorosamente da consumarsi davanti a loro che, ben sapendo quanto io fossi vergognoso e timido al riguardo, non perdevano occasione di umiliarmi in questo modo.
Di solito la cosa si svolgeva durante i loro amplessi, in altre occasioni mi veniva richiesto di segarmi di punto in bianco, magari durante momenti e situazioni in cui non erano impegnati a fare sesso, così insomma, per loro esclusivo divertimento.

In ciascun caso però la regola era sempre la stessa: masturbarsi si, ma senza venire prima che me ne fosse dato il permesso.
Ovviamente quando mi segavo guardandoli scopare il permesso mi sarebbe stato accordato soltanto dopo che avessero finito e che, se richiesto, li avessi ripuliti.
Quasi sempre mi era consentito di schizzare in terra o sui piedi nudi di lei (da ripulire con la lingua, in questo ultimo caso), sempre rigorosamente in ginocchio.

Pur dovendo essere sempre forzato a cominciare, una volta partita la mano, la mia libido prendeva però il sopravvento: resistere fino alla fine senza schizzare era sempre un vero tormento.
Avevo fino ad allora avuto qualche “incidente”, sborrando in anticipo e privandoli così del divertente spettacolo della mia umiliazione, ma la cosa non aveva mai avuto alcuna conseguenza, se non frasi di derisione del tipo:
“Soffriamo di eiaculazione precoce eh, fighetta? Ora capisco perché non hai mai soddisfatto tua moglie… dimensioni a parte si intende”
E giù a ridere entrambi.

Oppure:
“Duri meno di un ragazzino di tredici anni alle prime seghe, fighetta… beh d’altronde hai anche il pisellino di un ragazzino di tredici anni… come potrebbe essere altrimenti?”
E altre amenità del genere.
Però quel giorno non me la fecero passare così liscia.
Io la ricordo cosi:
Me ne sto ai piedi del letto, in ginocchio, con la mano che fa avanti e indietro sul cazzo, nemmeno troppo velocemente.

Da quella posizione godo di un punto di vista privilegiato per ammirare il cazzo del bull che pompa vigorosamente nella figa della mia signora.
Sto ammirando le grandi labbra della figa allungarsi attorno all’asta lucida di umori di lui ogni volta che lo tira indietro, quasi a volerlo trattenere, a non volerlo far uscire nemmeno un secondo. Lui è sopra di lei che gli tiene le gambe avvinghiate attorno ai fianchi.
I muscoli delle natiche strette e muscolose del toro si muovono con un ritmo fluido, quasi ipnotico.

Puntato sulle ginocchia, con le gambe leggermente piegate, tiene le cosce larghe in modo che io possa guardare bene come me la sta scopando.
I grossi testicoli pendenti oscillano al ritmo delle pompate, battendo sull’ano con un rumore incessante, ipnotico anch’esso: Ciaff… Ciaff… Ciaff…
Lei non si trattiene, mugola, ansima, dice che ne vuole ancora e sempre di più. Lui si limita a respirare affannato.
Non mi rendo conto di essere così vicino a venire fino a quando non è ormai troppo tardi per trattenermi: rilascio convulsamente nell’aria lunghi getti di sperma, alcuni dei quali, disgraziatamente, vanno a posarsi sulle lenzuola, nella precisa direzione dei loro sessi che si sfregano, l’uno nell’altro.

Realizzo subito che la cosa non sarà affatto gradita; vorrei allungare una mano per tirar via quelle strisce di sborra dal letto, ma non oso muovermi.
Me ne sto lì col pisello che mi si ammoscia lentamente in mano, ad aspettare che finiscano.
Posso solo sperare che la cosa passi inosservata. E invece lui, una volta pompata la solita equina razione di denso sperma a farcirle la figa (non so come faccia a farne sempre così tanta, se è dovuto alla sua dieta, a quanta acqua beve, o forse più semplicemente al fatto che è più maschio di me e ha i coglioni più grossi), si stacca da lei tirando indietro il busto e se ne accorge subito.

-Che cazzo…..

Torcendosi verso di me, posa lo sguardo sul mio pisello moscio, ancora gocciolante.

-Ma che schiiifo! Guarda che cazzo ha combinato quella troietta lurida della tua maritina…

Si tira su pure lei, con la sborra candida che le cola dalla figa ancora dilatata e, guardando le lenzuola:

-Ma Paolooo… ma stai un po’ attento… non lo vedi che casino hai fatto??
Queste considerazioni però me le tengo per me, mentre lui, tenendomi premuta la faccia sul lenzuolo macchiato come si fa con i cuccioli che fanno pipì in casa, mi sta sibilando in un orecchio:

-Adesso non solo svuotiamo le palline senza permesso… ma ci permettiamo pure di schizzare quasi addosso al padrone, EEH?

-N..non l’ho fatto apposta… davvero… non volevo!

-E ci mancherebbe pure lo avessi fatto apposta, fighetta… male, molto male… se continui così finisce che te le taglio via, quelle palline! Cos’è… ti sei eccitata a guardare la figa della tua signora? Ahh noo… ho capito… ti sei bagnata tutta a vedere da vicino il cazzo di un vero maschio, giusto!? Hai ragione, povera piccola… anche tu hai le tue esigenze di femmina calda, vero? Ma non ti preoccupare che adesso zio Bruno te le fa sfogare lui le voglie, così per un po’ ci togliamo questo brutto vizio…

Questa ultima frase l’ha pronunciata col tono di voce che di solito si usa con i bambini piccoli.

Mi sento piuttosto intimidito.
Tra l’altro non ho capito bene quello che ha in mente e comincio ad essere leggermente preoccupato…

Un quarto d’ora dopo, finito di cambiare le lenzuola per la seconda volta nella giornata, sto raccogliendo quelle sporche per metterle direttamente in lavatrice.
Marisa è in bagno che fa un bidet (sento l’acqua scorrere), lui è in soggiorno a non so fare cosa da un po’, quando lo sento chiamarmi da di là:

-Fighettaaa… vieni un po’ qua… vieni, vieni che zio Bruno ti fa vedere una cosa…

OHSSANTINUMI.. che si sarà inventato adesso?
Lo raggiungo in soggiorno con ancora il fagotto delle lenzuola sporche in mano e l’aria da cane bastonato.

Se avessi la coda, in questo momento la terrei stretta tra le gambe.
Sta armeggiando col pc, ma da qui non riesco a vedere lo schermo.
-Vieni vieni… avvicinati. Guarda cosa ti ha trovato lo zio Bruno per farti sfogare come si deve… poi non dire che non teniamo conto delle tue esigenze…
Giro attorno alla scrivania e finalmente posso vedere ciò di cui sta parlando:
E’ una clip proveniente da qualche sito porno, esattamente si tratta dello slideshow di una interminabile sequenza di enormi cazzi neri (appartenenti ovviamente ad altrettanti muscolosi omaccioni) e sta facendola scorrere dopo aver settato la riproduzione in modalità “loop”.

Non ne capisco la necessità perché leggo dal timer che il filmato dura più di mezz’ora…
Mezz’ora dopo invece lo capisco benissimo, mentre mi trovo, esattamente da mezz’ora, inginocchiato davanti allo schermo a menarmi disperatamente l’uccello per raggiungere il secondo dei 3 orgasmi necessari a che io possa ottenere il permesso di alzarmi di lì. Tra le mie ginocchia doloranti e il pavimento c’è fortunatamente un po’ di morbido: il fagotto di lenzuola ancora bagnate della sua (tanta) e della mia (poca) sborra.

Ha preteso che anche Marisa assistesse alla mia umiliazione e adesso mi guardano entrambi dal divano sul quale sono sdraiati, lanciando qualche divertito incoraggiamento al mio indirizzo, tra una slinguata e l’altra.
I cazzi neri continuano a scorrermi incessantemente davanti agli occhi, mentre il mio povero pisello è tutto arrossato e dolente. Sono appena riuscito a recuperare un po’ di rigidità dopo il primo dei tre orgasmi impostimi, avvenuto buoni venti minuti fa, e confido di poter raggiungere il secondo entro i prossimi venti.

Sborrare la prima volta (che poi sarebbe la seconda, dopo quella mentre stavano scopando) è stato relativamente facile, non venivo da almeno 3 giorni e vedere il toro montare la mia signora mi aveva caricato ulteriormente: mi è stato sufficiente segarmi per qualche minuto apprezzando i cazzi neri che mi scorrevano davanti agli occhi e ho schizzato in terra, davanti a me. L’evento è stato salutato da complimenti e applausi da parte del mio divertito pubblico.

Ora però la cosa non si sta rivelando altrettanto semplice. Sono costretto a cambiare mano continuamente perché il braccio destro comincia a farmi male, ma con la sinistra al massimo riesco a tenermelo duro, non riesco a raggiungere la intensità di ritmo necessaria per venire, per cui sono costretto a tornare alla mano destra non appena il braccio si è riposato un po’.
Esattamente mezz’ora dopo la prima sborrata davanti allo schermo (posso asserire con certezza che sono trenta minuti esatti perché ho sborrato proprio davanti alla stessa foto davanti cui ho sborrato prima: un maschio nero, piuttosto sovrappeso, seduto sul bordo di un letto, aria assorta e in mezzo alle gambe un arnese largo e lungo, da moscio, più o meno come il mio avambraccio), conseguo la seconda grazie a un’accelerazione disperata che riesco ad imporre al mio braccio esausto.

Mi concedo un paio di minuti per flettere un po’ il braccio e recuperare un po’ di fiato prima di attaccare di nuovo.
La quantità di sperma questa volta è stata davvero esigua e puntualmente la cosa viene sottolineata con simpatici frizzi e lazzi.

-Beh? Tutto lì?? Ma non è che fino ad oggi ci siamo sbagliati e che quelle che hai lì sotto non sono palline come abbiamo sempre creduto, ma una sorta di ovaie esterne?

Fa lui.

Lei non mi usa nemmeno la cortesia di astenersi dal ridere, e la cosa mi umilia un bel po’.
Riprendo volenterosamente a segarmi ma stavolta prima di ottenere un minimo segno di vita impiego almeno il doppio del tempo rispetto alla volta precedente. Comincio a pensare di non potercela fare, sono ricoperto di sudore e ogni colpo che infliggo al cazzo mi fa stringere le labbra dal dolore, in certi momenti mi gira anche un po’ la testa.

I cazzi neri continuano a popolare lo schermo e temo proprio che popoleranno anche i miei peggiori incubi per i prossimi mesi.
Sto per gettare la spugna, non posso farcela.

Devono essersi sono accorti della mia difficoltà perché li sento bisbigliare tra loro a lungo. Spero stiano deliberando la mia grazia.
Poi lui si alza e mi viene dietro, si china e comincia a battermi una mano sul sedere al ritmo della mia sega, come per darmi il tempo.

-Op… Op… Op… avanti fighetta ci sei quasi, non ti deconcentrare… guarda quei bei cazzi neri… mmhh… scommetto che ti fanno venire l’acquolina in bocca, vero? D’altronde alle femminucce i bei cazzoni neri fanno sempre quest’effetto, giusto? Avanti… ancora… non ti fermare… Op… Op… Op…
Non è che mi stia sculacciando con forza, sono sculacciatine leggere di derisione le sue e, inaspettatamente, stanno ottenendo l’effetto di farmi riacquistare un minimo di turgore.

Ne approfitto per tentare un altro sprint.
-Scommetto che hai la fighetta tutta bagnata per quei bei maschioni, vero?
Sento scivolare la sua mano più in basso, a cercarmi l’ano, e subito dopo un dito infilarvisi in un sol colpo fino alle nocche.
E’ quello, che fa il miracolo: sento gli spasmi del piacere arrivare, il mio cazzetto inizia a muoversi su e giù senza nemmeno che io continui a menarmelo (ho poggiato la mano destra in terra per non perdere l’equilibrio nel momento stesso in cui mi sono sentito penetrare) e ho un orgasmo.

Ridicolo si, quasi a secco (appena un rivolo di sborra che mi cola giù lungo l’asta), ma pur sempre un orgasmo.
Cado in avanti a 4 zampe, esausto.
Sento lei ridacchiare dal divano mentre lui commenta così:
-Che ti avevo detto, Marisa? Hai visto che avevo ragione? E tu che non ci volevi credere… te l’avevo detto che sarebbe bastato toccarle la figa, alla maritina, per farla venire… Sei convinta adesso? Quella è più femmina in calore di te!
-Umiliazioni- In assenza di mia moglie
Divenute le visite del bull a casa nostra una normale routine, ci siamo dovuti porre il problema dei lavori domestici.

Fino ad allora, avevamo sempre avuto una signora polacca, per un paio di ore tre volte alla settimana, ad occuparsene, ma l’eventualità che il bull si fermasse da noi a dormire e al mattino si potessero incrociare non era assolutamente auspicabile. Inoltre, se anche non si fossero mai incrociati, sarebbe stato comunque imbarazzante dover giustificare la costante presenza di lenzuola sporche in quantità industriale (vengono cambiate prima e dopo ogni visita del bull) nonché di tutto il campionario di intimo particolare che usa mia moglie per compiacerlo.

In conseguenza di ciò decidemmo di fare a meno dell’aiuto di questa signora. Avrei dovuto essere quindi io, nei miei momenti liberi (vedi i fine settimana in casa da solo), a svolgere quelle faccende al posto suo.

Nei fine settimana devo pertanto occuparmi di fare il bucato (almeno 2 lavatrici solo di lenzuola, sempre), di stirare tutto una volta asciutto, di svolgere le pulizie di casa e infine di recarmi al supermercato a fare la spesa per il settimanale approvvigionamento di generi alimentari e prodotti per la pulizia.

Lo faccio da un paio di anni e ormai sono un vero esperto, anche se ho dovuto imparare praticamente tutto. Fino ad allora infatti non sapevo nemmeno come si caricasse una lavatrice.
Durante la settimana invece c’è molto meno da fare e qualche volta mia moglie mi da una mano, anche se tocca sempre a me cambiare le lenzuola e rifare il letto prima e dopo le visite del bull, occuparmi di servire bevande e stuzzichini, cucinare e servire in tavola quando, occasionalmente, rimangono a cena.

Che il bull sia presente in casa nostra in assenza di lei capita davvero molto raramente, in due anni e passa ricordo giusto una mezza dozzina di occasioni in tutto; sempre in concomitanza con imprevisti che hanno fatto ritardare lei di qualche decina di minuti al massimo.
Soltanto due casi hanno fatto eccezione: una volta in cui, poco dopo la solita telefonata per annunciare il suo arrivo, al bull si scaricò la batteria del cellulare e mia moglie, che dovette uscire per un’emergenza riguardante i propri genitori, non riuscì ad avvertirlo, e un’altra volta in cui, pur con mia moglie fuori città, si presentò lo stesso per vedere non so che partita di calcio sulla mia pay tv perché a lui non funzionava l'antenna satellitare, e che finì per passare la notte in casa mia.

La volta della partita è stata quella in cui mi sono trovato a dover passare più tempo in assoluto da solo in sua compagnia. Almeno per quanto riguarda casa mia.
Userò il presente indicativo, per raccontarla, perché credo che ciò renda i racconti più vivi ed immediati.
Sono in casa da solo, lei è fuori per motivi di famiglia. In casa c’è poco da fare, sto pensando di prepararmi qualcosa di buono per cena e spararmela poi comodamente sul divano davanti a un bel dvd quando squilla il telefono.

Rispondo con tono scocciato, già pronto a declinare l’ennesima offerta di cambio di gestore telefonico della giornata:
-Proonto?
-Fighetta… sono io… volevo sapere… a casa tua funziona la tele?
Riconosco immediatamente la voce di Bruno, il nostro bull, ma non mi aspettavo proprio di sentirlo, stasera. Sono sorpreso.
-Oh… si, buonasera… cosa? Non ho capito bene…
Sono cosciente che sto facendo la solita figura da scemo, davanti a lui mi capita sempre, quest’uomo mi intimidisce.

D’altronde come potrebbe non intimidirti uno che si scopa regolarmente tua moglie, che si fa ripulire il cazzo con la bocca da te ogni volta che viene e che per sovrappiù ogni tanto te lo sbatte pure in culo?
-Lo capisci l’Italiano, fighetta? T E L E… D E CO D E R… a casa tua funziona?

Non riesco a capire dove vuole arrivare, però non ho il coraggio di chiedere ulteriori chiarimenti.

-Si, credo di si…
-CREDI o ne sei sicuro? Controlla.
Mi affretto ad accendere tv e decoder. Ormai è una specie di riflesso condizionato per me: ad ogni suo ordine, shitto.

-Allooora? Quanto ci vuole…?

-Si, sto controllando, un attimo… si funziona tutto, perché?

-Tu non ti preoccupare, fighetta… tra poco arrivo, fammi trovare una bella cenetta.

E riattacca.

-Pronto? Pronto..?

Sono sorpreso, non so cosa pensare, non è mai capitato che telefonasse quando lei non c’è e per un attimo sono tentato di ritelefonargli per dirgli che stasera lei sarà fuori città, magari non se lo ricorda…
Decido che è impossibile che non lo sappia e lascio perdere.

Scorro rapidamente la programmazione della serata e mi accorgo che c’è un turno di campionato infrasettimanale… è vero, me ne ero scordato. Ora si spiega tutto…

La cosa mi scoccia e non poco. Va bene fare il padrone in casa mia quando c’è lei, ma adesso anche quando sono da solo…
Ma, come ho detto prima, quest’uomo mi incute soggezione e non me la sento di contrariarlo… passerà pure questa…

Ho giusto il tempo di preparare per lui la cenetta che avevo intenzione di preparare per me, quando sento la chiave girare nella toppa del portoncino di casa: è arrivato.

-Allora, fighetta… è tutto pronto? Dove sei?

Sono impegnato con le pentole sul fuoco e prima che possa mollare tutto e raggiungerlo in soggiorno si affaccia lui in cucina.

-Beh? Non ci siamo proprio eh!

Mi limito a guardarlo con aria ebete non capendo a cosa si riferisca, in fondo la cenetta gliela sto preparando… O NO!?
Mi indica con la mano destra, il palmo aperto verso l’alto.

-Da quando in qua ci si fa trovare vestiti quando arriva il padrone? … e con vestiti maschili poi… ti vuole entrare in quella testolina che sei una femminuccia ora? E le femminucce non si vestono da maschietti…

Ora… è pur vero che, come ho già detto, è abituato al fatto che io lo accolga completamente nudo, ma questo accade quando viene a scopare lei; non pensavo lo pretendesse anche solo per venirsi a vedere una partita a casa mia!

Ingoio il rospo e chiedo, cercando di evitare che nella mia voce traspaia l’irritazione che sto provando:

-Devo spogliarmi?

Si avvicina ai fornelli e comincia a spiluccare qualcosa senza degnarmi di uno sguardo, poi sempre di spalle e con la bocca piena:

-Non me lo dovresti nemmeno domandare, fighetta, comunque non ti voglio completamente nuda ché mentre mangio la vista di quel cazzetto che ti pende tra le gambe mi disturba… metti un paio di mutandine carine.

Alzando gli occhi al cielo (tanto lui è di spalle e non mi vede), senza obiettare, mi vado a cambiare lasciandolo lì.

Quando sono davanti al cassetto degli slippini di mia moglie intento a sceglierne uno, mi raggiunge la sua voce dal soggiorno.

-Fighettaa… voglio che indossi pure i sandali che ti ho regalato per il tuo compleanno, non te ne dimenticare!

Poi sento che ha acceso la televisione.

OH NO, CAZZO! Mi dico dentro di me I SANDALI TUTTO IL TEMPO NO…
Qui è necessaria una digressione: come forse ho già accennato precedentemente, lui è un vero feticista per tutto quello che riguarda scarpe, stivali, pantofole, e soprattutto i suoi preferiti: Sandali con tacco alto e sottile, meglio se con suola spessa uno o due cm e che lascino più possibile il piede femminile nudo. Ho detto femminile? Si, ho detto bene; e dato che anche io secondo lui sono incluso nel genere femminile, anche i miei piedi sono soggetti alla Legge del Sandalo.

Pretende infatti che mia moglie lo riceva sempre in questo tipo di sandali e che li tenga su anche mentre la scopa, dice che lo eccitano. Fin qui, niente da obiettare, ma da un po’ di tempo pretende che li indossi anch’io. Inizialmente aveva provato a farmi infilare quelli di lei, ma dato che io porto il 42 e mia moglie il 39, avevamo dovuto, suo malgrado e per mia felicità, farne a meno.

Fino al giorno del mio compleanno, però.
Come regalo infatti si presentò con un bel paio di sandali argentati da troia n. 42, tacco 12, ordinati appositamente per me su internet.
Da allora pretende che li indossi sempre.

Intendiamoci, non è dell’umiliazione di doverli indossare in sé che mi lamento (a quello ho fatto il callo e in fondo in fondo ci provo pure gusto), ma della loro infernale scomodità.

Passare una serata con questi sandali ai piedi, sia pure in casa, è una vera e propria forma di tortura.
Ho anche dovuto imparare a camminarci come si deve (mi ha insegnato mia moglie), mettendo un piede davanti all’altro (non di fianco, come per le scarpe basse) e di conseguenza sculettando leggermente.
Comunque… fine della digressione e torniamo al punto.

OH NO, CAZZO! ripeto dentro di me I SANDALI TUTTO IL TEMPO NO…

Però, dopo essermi denudato ed aver indossato un tanga di pizzo verde bottiglia, li metto e torno di là.

E’ stravaccato sul divano come al solito, sta ascoltando le ultime novità sulle formazioni che scenderanno in campo, sente il rumore dei tacchi e si gira verso di me
-OOHH… brava! Ti voglio sempre così quando sono in casa, non te lo far ripetere un’altra volta… vieni un po’ qui vicino… girati… fatti un po’ vedere…
Faccio come chiede, mi avvicino, unisco i piedi e giro lentamente sui tacchi come un’indossatrice.
Mi molla una sonora pacca sul culo con la mano aperta e mi spedisce in cucina.

-Dai sbrigati a portarmi il vassoio con la cena che tra poco comincia! Voglio mangiare adesso che ancora parlano che poi iniziano a giocare e non mi voglio distrarre…

Dopo qualche minuto gli sto sistemando in grembo il vassoio con la MIA cena. Ho già portato la birra e il bicchiere e glieli ho sistemati su un tavolino lì accanto.

-Serve altro?

Mi guarda assorto.

-Lo sai che come camerierina non saresti nemmeno male, fighetta?

Fa poi, mentre comincia ad ingozzarsi.

-Non è mica che avresti un grembiulino, per caso?

Ecco, ci manca solo il grembiulino, adesso…

-No, non ce l’ho il grembiulino.

Faccio io con tono un po’ troppo secco, forse.

-Oh… fighetta… abbassiamo la cresta eh? Lo sai che al maschio di casa devi sempre portargli rispetto, non mi costringere a ricordartelo in un altro modo…

E si tocca allusivamente il pacco.

-No… scusi, non intendevo mancarle di rispetto…

-Così va già meglio… adesso fai la brava vai in cucina e metti una di quelle pettorine che si usano per cucinare… non dirmi che non ce l’hai perché le ho viste prima appese, ce ne sono tre! Metti quella di tela nera e aspetta che ti chiamo io quando ho finito di mangiare così porti via il vassoio.

Eseguo senza fiatare.
Un paio d’ore dopo le partite sono finite. Io, sui miei tacchi scomodi, ho continuato a sculettare incessantemente dalla cucina al soggiorno per tutto il tempo, in ottemperanza alle sue continue richieste di acqua, caffè, ammazzacaffè, sigarette, accendino, posacenere… e chi più ne ha più ne metta. Non vedo l’ora che finisca di sentire le interviste dal campo e i vari commenti dei giornalisti in studio e se ne vada finalmente a casa sua lasciando anche a me la possibilità di sbracarmi un po’ sul divano.

Mi sa che non è di buonumore, perché la sua squadra ha perso.

*

Me ne sto a sciacquare i piatti nel lavello, quando mi accorgo di averlo dietro di me. Il rumore dell’acqua che scorre e la televisione accesa hanno evidentemente coperto quello dei suoi passi. Sussulto, sorpreso, e faccio per girarmi ma lui mi mette le mani sui fianchi impedendomelo. Mi irrigidisco.

-Calma… volevo solo farti i complimenti per il servizio… quasi perfetto, davvero.

Sento il suo fiato sul collo mentre mi parla nell’orecchio. Sa di alcool e sigarette.

Faccio un altro timido tentativo di staccarmi dal lavello. Le sue mani mi artigliano le reni, subito sopra i fianchi, mi sta facendo male. Mi immobilizzo.

-Tranquilla fighetta, rilassati…

Sento il suo pacco premermi lascivamente tra le natiche nude, rimango immobile, non so cosa fare.

-Ma… ma… non mi sembra il caso… non c’è nemmeno Marisa…

Farfuglio io.

-Tranquilla fighetta, non voglio fare quello che pensi tu… lo so che ti piacerebbe se ti inculassi infilandotelo tutto dentro così, contro il lavello, come in un filmetto porno di quart’ordine, ma oggi non è il tuo giorno fortunato, non sono in vena… e poi scommetto che non ti sei nemmeno fatta il clisterino, vero? Male… molto male. Lo sai che devi essere sempre pulita e profumata per ogni evenienza quando vengo qui… non basta che lo faccia solo Marisa, devi farlo anche tu assieme a lei, vi voglio tutt’e due sempre pronte, lo sai…

Mentre mi dice tutto questo continuando a premermi col bacino contro il lavello, lo vedo allungare una mano e intingerla in una pentola sporca.

Raccoglie con le dita un po’ di salsa dal fondo e la ritrae. Me le passa sulle labbra, se le fa succhiare. Non era male la salsa, anche se un po’ troppo piccante per i miei gusti. Ne raccoglie ancora…
Con l’altra mano sta scostandomi dal centro delle natiche il perizoma e, prima che possa in qualche modo oppormi, mi spalma la salsa direttamente su quella che lui chiama la mia “figa posteriore”. Mi preparo per il peggio.

Sento un dito infilarmisi in culo, poi due…, mi sta trattando come un suo giocattolo, al solito.
Mi passa un braccio attorno alla vita bloccandomi anche le braccia, lo sento armeggiare con l’altro braccio sul tavolo dietro di noi, poi di colpo mi infila qualcosa su per il culo, non capisco cosa sia, è duro, lungo e sembra anche ruvido, fortunatamente non è molto largo, però. Me lo stantuffa dentro una decina di volte aumentando via via la velocità.

L’attrito mi fa male e inizio a sentire anche gli effetti della salsa piccante…
Mi lascio sfuggire qualche lamento e questo provoca la sua ilarità.

-Di che ti lamenti fighetta? Alla fin fine sei fortunata che invece della bottiglia che cercavo, ho trovato solo un mestolo di legno… o no? Dovresti ringraziarmi invece di lamentarti…

Mi ha mollato, finalmente sono libero di muovermi. Mi giro verso di lui e istintivamente porto una mano dietro: è vero, il bastardo mi ha scopata con un mestolo di legno!

-NON TOGLIERLO FINO A CHE NON TE NE DO’ IL PERMESSO, TROIA!

Il suo tono mi blocca.

Lascio dentro il mestolo anche se brucia, il peperoncino presente nella salsa sta avendo il suo effetto. Ho letteralmente le lacrime agli occhi.

-Braava fighetta… adesso ringraziami come si deve, però…

E, poggiandomi con forza le mani sulle spalle nude, mi spinge in basso per farmi inginocchiare. Cosa vuole da me è chiarissimo.
Gli slaccio la cintura e gli abbasso la zip, non porta nemmeno le mutande oggi. Forse è venuto preparato…
Gli prendo il cazzo in mano, non è del tutto moscio ma nemmeno del tutto rigido.

Oramai glielo ho preso tra le mani tante volte e posso dire di conoscerlo bene, eppure ogni volta la sensazione di come si gonfia lentamente tra le mie dita e le sue dimensioni asinine mi incutono soggezione e di colpo mi sento sottomesso, inferiore, totalmente alla sua mercé.

Lo sego un po’: prima riesco a farglielo indurire, meno tempo mi ci vorrà a farlo venire poi di bocca. E’ talmente grosso che mi si indolenzisce sempre la mandibola, quando ci mette troppo a venire.

Mentre faccio per portarlo alle labbra mi blocca, afferra uno straccio e me lo passa ruvidamente sulle labbra.
-Il sugo.
Mi spiega laconicamente. Poi lascia che glielo prenda in bocca.
E così me ne sto lì in ginocchio, con un cucchiaio di legno sporco di salsa piccante infilato nel culo e la sua grossa cappella in bocca fino a che il particolare grugnito che ormai ho imparato a riconoscere mi preannuncia l’imminente rilascio dei getti di sperma.

Provo a farmi scivolare la cappella violacea in punta alle labbra come faccio di solito ma una mano premuta sulla nuca mi costringe a ricevere gli schizzi caldi in gola. Ingoio per non soffocare.
E’ in bagno ora, lo sento svuotarsi la vescica e poi l’acqua che scorre nel bidet.
Tra poco se ne andrà a casa e sarà tutto finito, per fortuna.
Sto cercando di ripulirmi dal sugo con un fazzolettino umido, in attesa che lasci libero il bagno consentendo anche a me di sciacquarmi con un po’ di acqua fredda.

Finalmente esce dal bagno ma, invece di essersi rivestito come mi sarei aspettato facesse, si è spogliato del tutto. Mi guarda e con l’aria più naturale del mondo mi dice:

-Hai già cambiato le lenzuola?

Mi sa tanto che questa nottata è appena iniziata…
Ho appena terminato di mettere un set di lenzuola fresche di bucato al letto matrimoniale. Non ce ne sarebbe stato bisogno perché le avevo cambiate ieri, ma ha preteso così ed è inutile mettersi a discutere con lui.

Porto ancora i sandali alti e i piedi mi fanno un male da morire. Temo che avrò i segni delle scarpe per 24 ore almeno, anche dopo che le avrò tolte.
Ho sempre avuto dei bei piedi, belli al punto di poter passare per quelli di una donna e lui se ne è accorto subito, quindi, siccome è un feticista per queste cose, non si accontenta di farmi portare scarpe femminili ma si diverte anche a farmi smaltare le unghie (non sempre, fortunatamente).

Tra l’altro ha preteso che io spostassi al secondo dito del piede sinistro la fede nuziale e al secondo dito di quello destro la fedina d’oro del fidanzamento, che portavo prima di sposarmi. Dice che è più appropriato, visto che mia moglie ormai è cosa sua, e che inoltre portare anelli alle seconde dita di entrambi i piedi è una specie si simbolo universale per significare che ti piace ricevere cazzi neri… bah, sarà…
Gli sto comunicando che il letto è pronto e che io vado a dormire sul divano, come sempre, quando lui rimane qui per la notte.

Aggiungo anche che, semmai dovesse servirgli qualcosa durante la notte (e spero vivamente di no, perché sono distrutto), può sempre chiamarmi e arriverò subito.
-Mmmhh… stavo pensando che non mi va di dormire da solo stasera, fighetta… Marisa non c’è… come potrei fare se mai avessi qualche bisogno impellente? Non ci hai pensato a questo??
La prospettiva di dover dividere il letto con lui non mi esalta affatto.
-Basta chiamare e arrivo subito… davvero… non c’è problema

-Se c’è problema o no lo decido io, fighetta… cmq non bagnarti che non ho nessuna intenzione di dividere il mio letto con te… però voglio che tu dorma qui, stanotte.

Puoi accomodarti sul pavimento.

Io sono abituato a dormire sul morbido e con due cuscini e so per certo che sul pavimento non chiuderei occhio, per cui cerco di insistere un po’:

-Ma davvero… è uguale… e poi non vorrei disturbare…

Mi accorgo che lo sto contrariando e, onde evitare guai peggiori, decido di cedere con il segreto intento di spostarmi sul divano non appena si sia addormentato. So che ha il sonno profondo, non sarà certo un problema.

*

ORE 2. 00 am, circa.

Lo sento russare forte. Mi ha costretto a indossare una specie di babydoll trasparente di mia moglie prima di farsi dare un bel bacio della buonanotte (sul cazzo ovviamente) e di farsi rimboccare le coperte.
Lui dorme nudo, a me non ha consentito nemmeno di togliere le scarpe.

Mi alzo, cercando di evitare il minimo rumore, ma sono al buio più totale e indosso ancora i tacchi che non ho avuto ancora il coraggio di togliere (semmai mi addormentassi, lui si svegliasse e si accorgesse che li ho tolti sarei nei guai seri): inciampo, cado, faccio rumore.

La luce della lampada sul comodino mi acceca. Quello che non doveva succedere è successo: si è svegliato.

-Che cazzo stai facendo, fighetta?

Dice con voce impastata dal sonno.

-Err… no, niente, mi dispiace… andavo in bagno, continui pure a dormire…

Abbozzo pure un sorriso innocente, ma mi sa che non ci casca…

-Ah si? Ti scappa la pipì, povera?

Mi sta scrutando con aria sospettosa.

-Eh si…

-Va bene… e siccome io sono di buon cuore, so che hai paura del buio e voglio evitare che tu faccia brutti incontri… ti accompagnerò in bagno, guarda un po’!

E’ evidente che non mi ha creduto, ma faccio finta lo stesso di non aver raccolto e di interpretarla come una semplice battuta. Faccio anche finta di essere divertito:

-Ah ah… vado e torno in un attimo…

E con questo imbocco il corridoio, direzione bagno, sperando che la cosa finisca lì.

Invece lui si alza e mi viene dietro.

Entro in bagno, accendo la luce e, naturalmente, non mi sogno nemmeno di chiudermi la porta dietro: si incazzerebbe di sicuro.

Alzo la tavoletta e tiro fuori il pisellino. Dannazione, non mi scappa… (all’epoca non portavo ancora la CB e ancora pisciavo in piedi, oggi il problema non si porrebbe perché sono costretto a sedermi, per fare pipì, proprio come una femmina).

Lui è poggiato allo stipite della porta e mi sta osservando con aria strafottente.

-Allora, fighetta? Non ti scappava al punto di non poter fare a meno di rischiare di svegliarmi? Non è che per caso, invece di pisciare, volevi andartene a dormire sul divano??

– No, no… è che mi succede sempre così quando qualcuno mi guarda… mi blocco…

Provo ad imbastire su due piedi io.

-Mmm… io invece penso che tu mi stia prendendo per il culo…

-Ma no, per carità…

Sento che sto perdendo terreno e sono preoccupato di quello che potrebbe succedermi.

-IN CAMERA DA LETTO, SUBITO!

Il tono delle sua voce mi colpisce come uno schiaffo in piena faccia.
Senza stare a discutere, lo seguo in camera per non contrariarlo ulteriormente.

Sto ascoltando il suo pistolotto ai piedi del letto, lui è di nuovo sdraiato, sembra soddisfatto di sé.
-Pensavi davvero di potermi fare fesso, fighetta? Ringrazia che adesso ho sonno e non mi va di darti la lezione che meriteresti… ne parliamo domattina, però.

Ah… a proposito, per me sveglia alle 9 in punto, ovviamente con un pompino di buon giorno… attenta che controllerò… un minuto prima o un minuto dopo e sono cazzi tuoi… Adesso chiudi la porta con la chiave, poi sfilala e dalla a me…

Eseguo.

ORE 9. 00 am, in punto.

Sto pompando il suo cazzo con la bocca, gentilmente. Non so nemmeno se sono riuscito poi a chiudere occhio o meno, forse si, ma è da prima delle otto che non faccio altro che controllare l’orologio sul comodino per evitare di non essere puntuale.

Ha un sapore orribile, sa di sudore e di sborra rancida ma questo non mi ferma: ha detto alle 9 e alle 9 sarà. Non ho abbastanza palle per disobbedirgli, me ne rendo conto.

Sono convinto che si sia svegliato non appena glielo ho preso in bocca, ma che continui a far finta di dormire, forse per umiliarmi ulteriormente. Lo sento crescere tra le labbra, diventare duro come pietra.

-Mmmhhh… brava la mia fighetta, sei puntuale!

Finalmente ha deciso di smetterla con questa pantomima del bell’addormentato…

-STOP! So che il mio uccello ti piace tanto, ma mollalo! Non voglio sborrare prima di averti dato quanto promesso… Molla il mio uccello, da brava, e assumi la posizione della punizione: a quattro zampe sul letto, tette contro il materasso e culo in aria!

Stoppo la fellatio e mi arrampico sul materasso evitando di guardarlo negli occhi, mi sento umiliato e infelice come non mai, ma assumo la posizione richiesta.

Spero solo non sia una cosa lunga, di qualunque cosa si tratti…

Lo sento sputarsi sulle dita e passarle poi sul mio buchetto, mentre continua a sproloquiare:

-Non sei malaccio, come femminella di riserva, ma devi ancora imparare che il padrone non si prende mai in giro…

Ecco la punta del suo enorme arnese fare capolino contro il mio buchino indifeso…

-Se ti dico di fare una cosa devi farla, lo capisci, troia?

Inizia a spingere…

-Sai perché hai l’onore che io mi occupi delle necessità di quella vacca di tua moglie?

E intanto mi scivola dentro…

Mi colpisce col palmo della mano aperta sulla natica destra, forte…

-N..no… perché?

-Perché sa stare al suo posto, ecco perché, accetta da me quello che viene, senza fiatare, così come è giusto che sia e così come devi fare tu…

E giù un altro schiaffo, mentre sento il suo cazzo farsi strada dentro di me…

-…le vere femmine, ai maschi, si sottomettono senza limitazioni e senza sotterfugi, capito, fighetta? Perché tu sei una vera femmina, giusto? Sei quasi più femmina di quella vacca di tua moglie… lo ho capito dal primo minuto che ti ho vista…

E giù schiaffi sul culo come se piovessero…

Io, da parte mia, mi sento totalmente dominato e annullato da questo maschio arrogante e insopportabile.

-…non osare mai più tentare di prendermi per il culo come hai fatto questa notte, chiaro? La prossima volta che mi accorgo di una cosa del genere ti castro, capito!?

E, a questo punto, mi prende, da sotto, le palle e me le strizza a morte nella sua mano ruvida.

-Se ti dico che voglio una cosa da te, significa che VOGLIO una cosa da te, non accetto ”se” o “ma”! Tu ancora non mi conosci bene, ma ti garantisco che imparerai a conoscermi… adesso chiedi scusa e implorami di darti il mio sperma, da brava femminella.

E aumenta ancora di più la stretta attorno alle mie palle…

-CHIEDO SCUSA, CHIEDO SCUSA CON TUTTA ME STESSA! NON CERCHERO’ PIU’ D’INGANNARLA! LO GIURO! ADESSO… PER… FAVORE… MI… LASCI LE… PALLE, PERO’!

Adesso mi stantuffa il suo cazzo prepotente nel culo ad un ritmo forsennato, mi fa male, continua a tenermi per le palle con la sinistra e a mollarmi ceffoni feroci sul culo con la destra…

-Implorami, dai… prega per la mia sborra… lo so che sei gelosa di tua moglie quando la do tutta a lei… a me puoi dirlo che sei femmina, che lo sei sempre stata… dillo, dillo troia… Non ti pare vero di avere dentro il cazzo del tuo maschio senza la concorrenza di quella vacca di tua moglie eh? Dillo che adori il mio cazzo!

-Adoro… il tuo… cazzo! Dammi la… tua… sborra…

-CHI E’ IL TUO MASCHIO? DILLO, DI’ CHE SEI UNA FEMMINA E CHE IO SONO IL TUO MASCHIO!

-TU! …tu sei il mio maschio… io sono una femmina… adoro il tuo cazzo e tu sei il mio maschio!

Qualunque cosa purché la smetta presto: ho il culo sfondato, le chiappe in fiamme, le palle stritolate e anche un po’, in fondo, comincio quasi a credere veramente a ciò che sto dicendo…

Riesco a percepire i getti di sborra che mi inondano dentro, sono umiliato, dolente, spezzato fisicamente e moralmente, ma, contro ogni logica, anche appagato.

Per la prima volta da quando tutta questa follia è cominciata, sto cominciando a temere di prenderci gusto…

Mentre gli bacio le palle in segno di ringraziamento e sottomissione, come richiesto, lo sento dire:
-Non c’è bisogno di raccontare tutto questo a tua moglie, tientelo per te, intesi?
Forse ha paura del suo giudizio, forse sto intravedendo la prima crepa nella sua impenetrabile corazza… Buono a sapersi.

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