Malvina

MalvinaBasta, questo mondo non mi restituisce quello che promette. Sono come un soldatino di latta, una bambola di plexiglass che tutti si sentono in diritto di ferire. Questo mondo mi promette amori confezionati, sesso confezionato e mi sta privando un po’ alla volta del mio cuore e delle arterie che, come tante brave formichine, vi pompano il sangue. Le formiche fanno, con il mio cuore, quello che gli esseri che chiamiamo umani, dovrebbero fare con se stessi e non a scapito degli altri.

Le formiche prendono la loro goccia di sangue buono e la conducono a destinazione, portandone via una di sangue cattivo. Ho conosciuto delle persone che non avevano l’umanità neanche della più lurida delle bestie. Pronti a succhiarti il sangue e a campare di risulta con i pezzi della tua anima, sempre con tutti gli alibi pronti, sempre pronti col coltello dei tuareg a colpirti per strapparti un pezzo di fegato e divorarlo. Non sono mostri dei fumetti, li ho visti, esistono, sono dei cialtroni come clown quando ti guardano e ti sorridono ma sono pronti a tirare fuori i denti affilati, sempre, appena volti le spalle.

Vogliono la mia carne dolciastra ed il mio sangue, non hanno spirito nè pietà, loro ti uccidono, sei un brandello di carne in più che adornerà il loro banchetto. E poi qualche santo o qualche divinità magari li giustificherà anche. Basta prendere un nome a caso: Dio, Maometto, Allah, Satana. Per queste bestie vanno tutti bene. Il loro alleato è il fuoco e la loro sorella è la Morte. Sono già stati all’Inferno ed hanno già stretto un patto forte con le tre Parche.

Non so quanti milioni di cadaveri dovranno consegnare, ma mi sembra di essere nella più spettrale Messa Nera dei Figli di Satana più inferociti. Non hanno soltanto sete di sangue ma desiderano saziarsi anche di tutte le lacrime che vedono uscire da ogni occhio di uomo, di donna che violentano e poi uccidono. Promettono caramelle ai bambini per farli avvicinare e poi utilizzarli come congegni di morte, dopo aver allacciato ai loro esili fianchi una cintura di tritolo.

Li chiamano “corrieri di morte” perché sanno che dopo essere entrati un mercatino, faranno esplodere quel congegno per offrire altri vittime a Satana, sempre più loro Signore e Maestro. Ho vissuto tutte le guerre in giro per il mondo ed ho visto vite stroncate di bambini di tre anni, bambini usati come bombe ad orologeria e donne violentate da decine uomini che lasciavano sul loro corpo sangue e sperma. Sì ho visto, quasi assaporato il sangue dolciastro degli esseri umani, quando, prigioniero in Cambogia me ne hanno offerto una tazza, al posto dell’acqua.

Questi erano i figli di Pol Pot che portavano avanti la loro personale privata guerra civile per offrire il loro tributo a Satana. Quasi tre milioni di cambogiani abbandonati nelle fosse comuni, dopo che un sacchetto di plastica stretto intorno al collo aveva fatto esalare l’ultimo liberatorio anelito di quella vita apocalittica. Ho visto sangue e tante lacrime versate, tante anime abbandonare i corpi che li imprigionavano, con la testa stretta in un sacchetto di plastica o un colpo di arma da fuoco o delle semplici coltellate.

I volti di queste persone, fotografati, quasi per dare loro l’illusione di una nuova vita che iniziava, mi tornano a visitare ogni notte negli incubi. Ho visto e documentato quello che succedeva nella Cambogia di Pol Pot, dove sono morti tre milioni di persone, quasi in un rituale collettivo di liberazione, la Somalia di Ilaria Alpi ed il Medio Oriente di una banda di oppiomani, fatti di anfetamine che si sentono eroi solo perchè qualcuno procura loro una mitragliatrice e fornisce loro l’occasione di seviziare una donna per due giorni prima di lasciarla “libera” per le poche ore di vita che le rimangono.

Questa Umanità mi terrorizza, non so perché e come abbia fatto ad uscire vivo da queste situazioni. Facevo il fotoreporter, l’occhio della macchina fotografica era più importante del mio. Ma adesso, superati i cinquanta anni, mi rendo conto che questi fatti mi hanno portato via il cuore e la forza di piangere, di gioire del sorriso di un bambino, la voglia di abbracciare un amico o quella di corteggiare una donna. Sono, ormai, una macchina geneticamente modificata che ha dovuto rinunciare ai propri sentimenti per strappare ogni secondo di sopravvivenza alla vita e cercare di dimenticare.

Trascorro anni di notti insonni, ho distrutto molte foto che documentavano l’orrore che ho vissuto e quello che subivano gli esseri umani che mi circondavano. Non ne posso più di corpi maciullati, divorati, nel deserto, da sciacalli e avvoltoi. Sono in fuga, in fuga da me stesso, da quei pochi che mi vogliono ancora un po’ di bene. Ho smesso di credere che, almeno su questo pianeta, possa esistere qualcosa che assomigli al bene ed alla felicità.

Le persone che si avvicinano a me forse percepiscono quel senso di morte e di vuoto che cerco di nascondere. Offro a tutti sorrisi falsi, e strette di mano di convenienza, ma subito mi vengono in mente immagini orribili. Forse il cervello ha la capacità di sostituire l’orrore con altre cose, soprattutto la notte, quando dovremmo abbandonare tutte le nostre difese per dormire. Stanotte ho sognato di contrarre la sifilide dagli insetti, da quelle larve lunghe e nere che sono i tuoi capelli, Malvina.

Ho sognato che mi trafiggevi le interiora a suon di “Bastardo!”, colpendo duro al di sopra dell'ombelico. Ho sognato che mi sognavi mentre mi sporgevo, bambino, troppo oltre il balcone. Puoi anche credermi morto, ma voglio che mi pensi. Voglio starti sulla coscienza, appoggiato sulle tue spalle, con i denti sul tuo collo. A fottere i tuoi occhi. A rubare i tuoi occhi. E rivenderli. E sia, panico. La tua finta saggezza. Tornato nel civile occidente incontri persone che non immagini fin possano spingersi in questa folle escalation del Male.

Malvina è la mia compagna, adesso; trovata su un marciapiede di Roma mentre si stava bucando. Mi ha detto che ha bisogno di prostituirsi per comprarsi la “merda”, come la chiama lei. E’ bruna, bella, ha il volto di una Madonna del Caravaggio ma vivere con lei è difficile. Ogni mattina si schiude come una rosa e si distrugge. E piange ogni volta che incontra un cliente. Oggi mi ha chiamato, dopo che aveva liquidato il solito grasso imprenditore, sposato, chino sulle ginocchia e con il sedere devastato dalla cellulite maschile.

Neanche sapevo che fosse tra i suoi clienti. Mi ha detto che era nuda, chiuso nel bagno del suo imprenditore grasso. Stava per fare la doccia. E sentivo l’acqua che scendeva e scivolava sulle piastrelle fredde del muro. “Non voglio più fare questa vita di merda”. E sentivo a malapena la sua voce, la cornetta era intasata dalle sue lacrime. “Non piangere, le donne che piangono sono poco attraenti. Una mistress non piange mai”.

“Io lascio… tu non sai che cosa mi ha chiesto di fare…”“Se lui ti chiede qualcosa che non vuoi, devi dire ‘col cazzo’ e poi picchiare”. “Non ho lo spirito giusto, a volte non ce la faccio. Non sono abbastanza soldi” “Li vuoi i soldi per l’università, no? Credi che a me piaccia? Mi ha chiesto di cagargli in faccia……. ”“Che cosa?”“Sì…”“E tu l’hai fatto?” “Ora vado. Ci vediamo tra poco. ”“Ti aspetto alla stazione tra mezz’ora.

” “Ciao. ”“Ciao. ”Sentivo la tristezza di Malvina. Contagiosa la malinconia. Sulla pelle scivola esausta, ma palpabile e decisa. E alla fine anche io, il crudele fotoreporter, avverto la mia anima nera che sparisce mentre il resto del mio cuore spezzato dal dolore del mondo s’intenerisce, non vorrei far vacillare sempre la mia Malvina. L’idea è stata nostra. Doveva essere un lavoretto per raggiungere un infido futuro precostruito in un mondo di pura decadenza.

Io che volevo dipingere e lei che voleva recitare e doppiare. Ma Dio solo sa dove li prendono i soldi quelli che frequentano quelle scuole. Chi può permettersi di rincorrere i suoi sogni, senza fare per forza un lavoro mediocre? Figli di precari o disoccupati. Baristi e camerieri insoddisfatti. Noi non volevamo cadere nella depressione, non volevamo essere un accessorio della nostra città distrutta. Sarà la città a morire per noi. Non il contrario.

E guarda un po’, alla fine siamo morti sul serio. Peggio di tutti quei baristi insoddisfatti e con le occhiaie dei pendolari. Siamo carcasse ambulanti che sputano sui loro clienti, ma in verità siamo oggetti da mobilio, piccoli e lussuosi pezzi da supermercato. La gente paga per averci, per usarci. Usa e getta. Usa e getta. Lo schizzo di sperma che riceve Malvina da ogni impiegato obeso è sempre l’extra. La mancia per aver fatto bene il lavoro.

L’impiegato obeso si sta intingendo il dito sul petto, dove l’urina della mia amica si é sparsa. Quel depravato si porta il dito alla bocca. Succhia. È nettare, per lui ,Vita. Ecco la fregatura. Nonostante il dolore, i nostri clienti provano la vita. Noi moriamo ogni volta. Io ogni volta che mi viene commissionato un servizio per una di queste aspiranti attricette, belle e stupidelle, che escono dal ristorante con il produttore mentre mette una mano sul loro culo ed un dito nella fica e Malvina, quando è costretta a prostituirsi per acquistare la sua “strada della morte”, come chiama ogni dose.

Malvina non ha fretta di morire, mi racconta, quando avverte il flash dell’eroina che si diffonde nelle vene però è consapevole che la sua vita è fatta ci cinque centimetri alla volta prima di finire in un sacco della spazzatura e poi all’obitorio. Vede ancora molta sofferenza e molti clienti davanti a sé. Ha poco più di trenta anni e avrebbe voluto fare la carriera di una di quelle troiette dello spettacolo, ma la vita é strana.

Sulla sua strada ha incontrato Mangiafuoco che ha pagato la sua prima marchetta con una dose di eroina. Da quel momento tra “lady Tina” é Malvina é stato subito amore. Avrebbe potuto fare la mantenuta di uno dei produttori del cinema o della tv, invece si fa amare realmente e pienamente solo dall’eroina. Di Mangiafuoco si é persa ogni traccia ma con lei c’è “lady Tina”. E quello é un amore che difficilmente finirà.

Krissy violentata – Violentata nel garageUna donna si trova da sola vicino alla sua auto in un garage deserto. La violenza che subirà la farà godere contro la sua volontà. Accidenti questa macchina anche stasera mi fa diventare matta il motorino d'avviamento gira a vuoto, la voglia di andare a casa dopo dieci ore d'ufficio è tanta. Guardo l'orologio, sono le otto, Sandro e Michela mi staranno aspettando ed io sono qui con questa stupida auto che non ne vuole sapere di partire.

Il parcheggio sotterraneo è deserto ed anche il cellulare non ha campo. Accidenti, impreco come uno scaricatore di porto. Sento montare il nervoso poi faccio un respiro lungo e cerco di ragionare e razionalizzare la situazione. I passi cadenzati mi fanno girare vedo un ragazzo venire dalla mia parte. Tiro un sospiro di sollievo. Lo chiamo e il giovanotto mi si avvicina. Sento che questo è un vero colpo di fortuna al limite gli chiederò un passaggio.

“Qualche problema signora?”. Gli dico l'inconveniente e con aria severa lui mi guarda dritto negli occhi estrae una pistola e dice: “Se provi a gridare stasera non torni a casa!”Le sue parole mi paralizzano, un brivido di paura sale su per la mia schiena. Faccio un lungo sospiro, tento di mantenere la calma. Ma comincio a tremare dalla paura. L'uomo si posiziona alle mie spalle e da dietro mi sussurra: “Brava, devi stare calma e vedrai che non ti succederà nulla di brutto”.

Quella frase, il tono… mi fa pensare male, percepisco un lieve doppio senso che mi fa propendere al peggio. Non voglio pensarci, fingo che non sia successo nulla e continuo a rimanere immobile, mentre dalla paura il cuore nel mio petto ha accelerato i battiti e sembra voglia scoppiare. Sento il suo corpo aderire al mio da dietro. Quello che prima era un terribile sospetto ora sta diventando un'atroce realtà. “Sei sposata?” Alla mia risposta affermativa aggiunge: “hai dei figli?” “Si una di quindici anni”.

“Come ti chiami”. “Licia”. “Sai che sei davvero bella…Licia” mi sussurra all'orecchio. Sono terrorizzata dalla paura e il solo pensiero di essere alla mercè di uno sconosciuto armato mi fa impazzire. Una mano mi palpa da sopra il vestito e s'incunea fra le mie gambe sul davanti sollevando il tessuto fino alle cosce, mi sento raggelare il sangue è evidente quello che vuole da me. Con voce tremolante lo imploro: “La supplico sono una mamma mi lasci andare via la scongiuro”.

Sento la sua mano appoggiata sul mio inguine. La paura di venire violentata mi fa sentire vulnerabile, non connetto più razionalmente, un ronzio risuona nella mia testa e comincio a valutare se lasciarmi andare per fare finire al più presto questa situazione oppure reagire lottando per un sopruso che non accetto minimamente. Ora la sua mano si è intrufolata sotto l'abito, il contatto della sua mano sul nylon dei collant mi provoca un moto di stizza e quando le dita strappano la leggera trama del tessuto per accarezzare la mia pelle nuda, un brivido di rabbia mi scuote tutta.

I suoi polpastrelli accarezzano la parte delicata e vellutata dell, interno coscia e si fermano soltanto quando raggiungono il tessuto delle mutandine. Sento che sto per essere violentata, la rabbia il nervoso sfociano in un pianto sommesso. Provo a convincerlo di non farmi passare questa vergogna con la promessa di denaro, ma la realtà non cambia. Piango silenziosamente mentre la sua mano ora massaggia con veemenza il mio sesso attraverso la stoffa degli slip.

Provo ribrezzo ad essere trattata come un giocattolo, ad essere usata da questo delinquente, ma so che non posso sottrarmi a questa tortura. Chiudo gli occhi e cerco di trattenere il pianto. Il movimento della sua mano continua imperterrita a scorrere avanti e indietro sulle labbra della mia vagina e questo mi provoca una eccitazione crescente, anche se indesiderata e non voluta. Il tassellino delle mutandine si sta inzuppando di umori. Spero con tutta me stessa che il ragazzo non se ne accorga.

La vergogna che provo per quello che mi sta succedendo e per l'inaspettata resa del mio corpo davanti al mio violentatore mi provoca turbamento. Inaspettatamente sento che il maiale allenta la presa, ma capisco subito che non riguarda un suo ripensamento bensì sta cercando la soluzione migliore per penetrarmi con una mano, mi spinge verso il cofano dell'auto e mi fa piegare su di esso. Non ci sono alternative mi sottometto al suo volere… e ho smesso di piangere.

Le sue mani mi hanno sollevato il vestito oltre la vita, con sadismo e cattiveria le sue dita artigliano il bordo alto del collant e lo calano verso il basso fin sotto le ginocchia, le mutandine di pizzo regalo di mio marito per il mio trentacinquesimo compleanno vengono stracciate con un rumore secco e cosi anche l'ultima difesa a protezione del mio sesso viene abbattuta. Non essendoci più alcun ostacolo a difesa della mia femminilità, mi aspetto da un momento all'altro il suo attacco decisivo.

Ma mi rendo conto che il giovanotto non ha alcuna fretta di consumare la sua violenza. Vuole giocare con me il porco. Vuole che io viva quest'incubo il più a lungo possibile. Un dito sfiora con un movimento rotatorio l'ingresso della mia vagina. Il maiale ride, si diverte, gioca con i peli del mio monte di venere, per poi improvvisamente incunearsi dentro la mia pancia alla ricerca del clitoride. Il suo tocco mi eccita e, contemporaneamente, una profonda vergogna mi porta alla realtà.

Cristo, mi sta violentando il maiale. Involontariamente dalla mia bocca esce un gemito forzato di piacere, il ragazzo mi guarda e sorride compiaciuto. “Mi sembra che cominci a piacerti, dolce signora. Vedo, cara puttanella, che non sei indifferente alle mie mani”……. mi dice soddisfatto. Il suo sarcasmo suona come un insulto, ma non reagisco, non voglio dargli nessun appiglio per farmi del male. La sua voglia di potere su di me è più che evidente, vuole sentire la paura dentro me perché questa è la benzina che gli da la forza di sentirsi superiore.

Mentre continua imperterrito nella sua opera di penetrazione della mia fessura, la sua bocca si avvicina al mio collo, le sue labbra si posano sulla pelle delicata e, quasi a voler rimarcare il suo possesso su di me, mi lascia un vistoso succhiotto. Mentre una lacrima scende dalle mie gote chiudo gli occhi per scacciare questa ennesima umiliazione. Il mio sesso è già abbondantemente bagnato e i miei succhi imbrattano le sue dita. Mi lascio sfuggire un gemito di piacere e vorrei evitare di farmi vedere coinvolta in un rapporto non desiderato.

Ma invece mi ritrovo a provare piacere alle sue carezze e, data la situazione, la mia latenza perversa e masochista esplode in tutta la sua singolarità. Le sue carezze diventano sempre più pressanti, sento il mio corpo abbandonarsi e rispondere alla manipolazione con contrazioni e sussulti, la mia soglia del piacere sta montando, gradatamente. Una carezza più decisa delle altre mi fa emettere un forte gemito di piacere. La voce del ragazzo mi sussurra: “brava mammina stai godendo…… ho piacere ma vedrai come godrai quando la mia verga entrerà in te”.

La sua frase risulta tagliente ed offensiva come una lama, ma sono troppo prostrata per reagire. Lo lascio parlare, tanto so già a cosa vado incontro, mentre la sua mano continua a masturbarmi facendomi sentire sporca e colpevole. Lo sento armeggiare dietro me e ho il sospetto di capire cosa sta combinando. La sua mano ha lasciato il mio inguine, si è chinato, la sua lingua sta leccando il mio l'orifizio anale. La sua decisione di assaporare il mio sesso diventa subito lampante, mentre con una mano mi afferra una caviglia per evitare che io possa scappare.

La sua bocca s'incunea fra le mie gambe e la sua lingua percorre la mia fessura leccandola, succhiando i miei umori vaginali con avidità, la penetra, ne segue ogni anfratto, aspirando e stuzzicando con abilita il mio clitoride, ormai allo stremo per questo trattamento. Non resisto, è un porco, ma è tremendamente bravo e mi scopro sempre più vogliosa e troia. Sento che sta arrivando il momento della “vera” violenza. La pressione sulle labbra della mia vagina mi fa intuire che il suo pene sta per violare la mia fessura.

Per l'ennesima volta lo supplico di non farmi questo, ma so già che sono parole gettate al vento. La sua voce ora è più calma più tranquilla e quasi con dolcezza mi dice: “Licia siamo arrivati a questo punto voglio godere dentro di te vedrai piacerà anche a te”. Sento il suo membro aprirsi la strada dentro di me, le grandi labbra della mia vagina si schiudono come un-ostrica e il suo pene viene lubrificato dal mio prodotto vaginale in abbondanza.

Il suo inguine aderisce alla pelle del mio sedere e sento i suoi testicoli urtare le mie cosce. Il piacere che sto provando è enorme, il mio stupratore si muove con abilità, con movimenti cadenzati e lenti, il godimento che provo mi svuota la mente da ogni altro pensiero. Passano i minuti e il suo movimento è diventato più irruento, mi sta possedendo con la foga e l'ardore di un ragazzo poco più che ventenne.

Il suo membro s'incunea dentro la vagina sempre più in profondità, i nostri corpi si urtano con un rumore sordo e cupo. Mi artiglia i fianchi e sono sballottata come una bambola di pezza a destra e a sinistra, sento dentro di me aumentare il godimento, vengo risucchiata dal vortice dei sensi e i miei gemiti aumentano d'intensità, marciando di pari passo con il ritmo sempre più cruento del ragazzo. Ma ecco il suo corpo s'inarca si tende….

l'orgasmo del mio violentatore marcia di pari passo con il mio….. lo incito a scoparmi ancora più a****lescamente voglio che mi spacchi l'utero voglio che mi sventri sono troppo eccitata urlo dal godimento: “Spaccami!! Rompimi!! Sono una Puttanaaaa!!! mi stai violentando e godo come una vaccaaa!!!! Sfondami”. Per dio, al primo orgasmo ne segue subito un altro fino a quando un urlo disumano mi avverte che il mio stupratore sta venendo dentro me. Nooo!!! accidenti Nooo!!! non può venirmi dentro, non sto prendendo nessuna precauzione e per giunta sono nel periodo dell'ovulazione, cerco di spostarmi lateralmente ma le sue mani bloccano il mio bacino e i fiotti caldi di sperma riempiono totalmente il mio utero.

Spossata e distrutta mi accascio per terra. In un attimo il ragazzo si alza si sistema gli abiti, mi si avvicina e mi sussurra: “per il tuo bene e quello di tua figlia, per ora vergine, stasera non è successo nulla. Ricordati, so dove abiti”. Con lentezza mi alzo sistemo alla meglio il vestito, getto via i collant e le mutandine lacerate e piano piano, intontita, risalgo la rampa del garage avviandomi verso l'uscita.

Dio, non avevo mai goduto così tanto. Le perversioni di ErikaMi trovavo una sera sulla spiaggia deserta insieme con alcuni amici, tra cui quella puttana di Erika. Lei non è proprio quella che si suol dire una strafiga (1. 75m, occhi castani, capelli neri, carnagione chiara, bocca da pompini, magra, piatta come un asse da stiro, ma con un culetto carnoso a mandolino da sfondare), ma è la troia per eccellenza, molto porca e praticamente fa rizzare il cazzo al solo pensiero.

Quel giorno sapeva più cosa inventarsi per provocarci con i suoi soliti troieggianti atteggiamenti da cagna in calore. Nonostante non facesse ancora abbastanza caldo, eravamo tutti in costume da bagno, e per noi stava diventando un serio problema cercare di nascondere i nostri cazzi arrapati alla vista di quella puttanella che, per l’occasione, era immancabilmente conciata da troia, con un costumino che più striminzito non si può, bianco trasparente, reggiseno a triangolino molto sottile da cui spuntano di prepotenza i capezzolini appuntiti e duri come chiodini, e un tanga molto succinto.

La stoffa del perizomino le si era infilata dritta in mezzo alle chiappette, e il continuo strofinare della stoffa le metteva addosso un certo prurito (al culo), una strana eccitazione, vogliosa come sempre di una bella scopata. Ad un certo punto io, per nascondere la mia sempre più evidente eccitazione, ho pensato di farmi coprire dal mio amico Fra, mentre mi facevo passare l’arrapamento, non visto da quella troia. Ma l’idea si rivela del tutto sbagliata perché, dati i miei istinti bisex, il bel corpicino di Fra così vicino al mio, mi eccita di brutto, e in particolar modo i suoi muscoli lucidi e ambrati da dio greco, le sue splendide chiappe ed il suo bel cazzo, messi in evidenza, questi ultimi, dai suoi eccitanti boxer neri molto elasticizzati, che lasciano ben poco all’immaginazione.

Noto che anche il suo cazzo è molto provato dalla presenza troiesca di Erika, ma proprio in quel momento noto anche una cosa che mi eccita più di tutto il resto: Fra ha dei piedi molto curati ed eccitanti, davvero bellissimi!!! Rimango impietrito, arrapato come un cane, e per poco non sborro sulla schiena del bel biondino, così vicino a me (se lo sarebbe meritato!). Purtroppo non sono l’unico ad essersi eccitato di quelle arrapanti estremità: quella puttana di Erika reclama la sua dose di cazzo giornaliera.

Infatti, messasi a quattro zampe come una cagnetta, avvicina la sua faccia da troia alla pianta del piede di Fra, dandogli una rapida e libidinosa leccata, che lo fa sussultare dall’eccitazione. “Non mi ero mai accorta che avessi dei piedi tanto arrapanti, Fra!… Sono davvero bellissimi… Mi piacerebbe poterti legare nudo e solleticarteli fino a farti pisciare sotto”. Hai capito, la lurida vacca: non solo zoccola, lesbica, maiala e ninfomane, ora anche una perversa feticista dei piedi.

Avrei voglia di ficcarglielo immediatamente nel culo per placare una volta per tutte i suoi bollenti spiriti, ma voglio vedere quale nuova porcata ha in mente la troiona. Dopo aver leccato e lambito quel delizioso piedino, la zoccoletta comincia, leccandolo, a salire lungo la gamba, attenta a stimolare le zone più sensibili: a partire dalla caviglia, sale lungo il polpaccio muscoloso, insinua la sua linguetta da serpente nell’incavo posteriore del ginocchio, causandogli dei brividi caldi, fino a proseguire e a indugiare lungo l’interno coscia… La scena è resa ulteriormente arrapante dal fatto che Fra ha delle gambe magnifiche e scolpite.

La troia indugia con la lingua nell’interno coscia, molto vicino ai punti bassi, portando il biondino al limite. Fra comincia a godere e ansimare, lo sento aggrapparsi con le unghie al mio fianco, non sapendo più dove tenersi dalla goduria. Erika, con gran maestria, indugia attorno ai suoi punti più delicati, lasciandolo però sempre a secco, in quanto non gli ha ancora nemmeno sfiorato l’uccello. Fra sta impazzendo e anche il suo uccello comincia a fare i capricci.

La stoffa elasticizzata del costume non riesce quasi a trattenere la sua eccitazione. Erika prosegue implacabile la sua esplorazione orale sul bel corpo di Fra, gli tira il costume verso l’alto scoprendo l’inguine, e lì comincia a leccarlo e mordicchiarlo, mandandolo definitivamente in orbita, facendogli vedere pure la Madonna dalla goduria. A quel punto Fra, che fino a quel momento era rimasto in balia della grande troia, a farsi spupazzare e a stringere i denti dalla goduria, afferra Erika per lo chignon dei suoi lunghi capelli neri, tira fuori dai boxer il suo cazzone turgido e martoriato, rosso e lucido e con la cappella ormai violacea dalla tensione, lo sbatte sulla faccia da succhiacazzi di Erika.

“Sentiamo, Fra, cosa vorresti che ti facessi, su questo bel cazzone arrapato? Sei proprio un cane infoiato, sei già bagnato ed eccitato come una bestia… che porco!” cinguetta Erika con una voce da ochetta. “Succhia, troia. Cos’altro vorresti fare?” e glielo caccia nella sua bocca da pompini. Erika comincia a intrattenere quello che, solitamente, è il suo hobby prediletto, ossia spompinare, e con una mano gli accarezza le palle. Nel frattempo, già si tocca per l’eccitazione.

Non le basta succhiarlo, ha voglia di sentire quel meraviglioso cazzo fin nelle viscere. Ma a questo decido di pensarci io. Erika sta a quattro zampe, per intenderci, china a succhiare il cazzo di Fra, che è sdraiato. Il culo della vacca è proprio a portata di cazzo. Le straccio il perizoma e, esaminandolo accuratamente, noto che è completamente inzuppato. Così comincio a stuzzicare il culetto caldo di quella cagna in calore, le allargo le natiche per permettermi un maggior accesso al suo bucone umido e dilatato, e intanto mi accorgo che ha le chiappette gelide per l’aria fresca, che la ha fatto anche inturgidire i capezzoli.

Le apro bene il buco e le ficco un dito in culo, ravanandoci, per prepararmi la strada. Ormai sta imbrunendo, comincia a fare fresco, ed Erika, stando col deretano scoperto a farsi masturbare l’ano (oltre che a succhiare un altro uccello), comincia a sentire freddo, e, di conseguenza le viene da pisciare. Ma proprio in quel momento, Fra, dopo averla lungamente scopata in bocca, viene gridando, contorcendosi per l’orgasmo e riversando nelle fauci della succhiacazzi un litro di caldo sperma (ci voleva proprio qualcosa di caldo da buttar giù!).

Dopo la bevanda ristoratrice, Erika si avventa su di me tastandomi il cazzo e nota che anch’io, come Fra, ho dei bei piedi molto eccitanti per una porca feticista come lei…“Quanto mi piacerebbe pisciare su quei bei piedi!” prorompe la zoccola, cominciando a dar sfogo alle sue più strane e segrete perversioni. “Questo te lo puoi scordare! Al massimo, posso ficcartelo nel culo!” le rispondo. “D’accordo, a me va bene lo stesso!”. Non appena si è posizionata alla pecorina, comincio a penetrare con l’arto inferiore il suo culo sguarrato, e il mio piede (porto il 41) vi scivola con facilità,come un cazzo.

Erika gode come una porca, essendo una perversa feticista, non resiste molto a quel raffinato trattamento, se ne viene subito, e durante l’orgasmo le pareti del suo sfintere bollente si dilatano ulteriormente, accogliendo metà del mio piede, mentre la maiala, satura di piacere, piscia come una fontana. Dopo essersi ripresa dall’orgasmo, ormai infoiata e più depravata del solito, si lancia nuovamente su Fra (nonostante l’abbia già spompato), gli mette le mani sui fianchi da dietro, strusciando la passera sulle sue chiappe sode, gli tasta e gli massaggia il culo.

In seguito, tira fuori dalla borsetta un bel cazzo finto di lattice. “Caro Fra, il tuo culo, – insieme al tuo uccello, naturalmente -, è sempre stato la mia ossessione, e muoio dalla voglia di sverginartelo!”“No questo proprio no!” replica immediatamente Fra, arrossendo dall’imbarazzo, perché in realtà non è più vergine di culo (che porco…). “E allora” continua implacabile la maiala, che oggi è sextenata e pare decisa a mettere in pratica tutte le perversioni e le porcherie che conosce “che ne dici di una scommessa, per soddisfarci entrambi?… Se resisterai per almeno tre minuti al solletico, stando impassibile e senza alcuna reazione, non ti inculerò, altrimenti…”.

E Fra, non so perché, ma accetta la scommessa! Fra, stai facendo una cazzata, vorrei dirgli. Vuoi soddisfare i capricci perversi di questa troietta, mentre dovremmo afferrarla e farle capire chi comanda, spaccandole il culo una volta per tutte, ma così sei tu che te lo stai giocando! Oltretutto, Fra soffre moltissimo il solletico. A quella maiala pervertita non pare quasi vero di poter torturare un ragazzo! Ma Fra, tutto inorgoglito, si sdraia sulla spiaggia, a completa mercé della porcona, sicuro di vincere la scommessa.

Erika gli tira subito fuori l’uccello dal costume, strofinando la cappella tra le dita. “Ehi, lì non vale, troia!” protesta Fra “Non vale proprio, lo sai che mi basta già la tua faccia da puttana per farmi tirare il cazzo!”. A quel punto Erika tira fuori una piuma per solleticarlo e la tortura ha inizio. Fra sembra tranquillo e perfettamente rilassato, mentre la troia, con la piuma, comincia a sfiorarlo delicatamente sul collo, pronta a stuzzicargli tutte le zone erogene fino a provocargli una qualche reazione.

Poi, dal collo, lascia scendere la piuma sul petto, voluttuosa, soffermandosi sui capezzoli, e da lì, sui fianchi… vedo Fra mordersi il labbro, in quanto proprio lì soffre tantissimo il solletico. Poi la sadica maiala, volendo metterlo subito di fronte alla prova più tremenda, scende lussuriosa lungo l’ombelico, sfiorandogli l’interno coscia; risale poi sull’inguine, dove si sofferma lungamente… Fra riesce ancora a stringere i denti… eroico, direi. Quindi, la troia, frustrata dalla sua inattaccabile resistenza, che rischia di mandare a monte i suoi perversi disegni, nonché le sue depravate voglie, con grande impegno gli struscia la piuma sulla cappella gonfia, su tutta l’asta dall’uccello, fino ai coglioni, e viceversa… Vedo una goccia di sangue che cola a un lato delle labbra di Fra, nel punto dove si è morso per resistere alla goduria disumana… Sta per venire ma, eroicamente, riesce ad evitare anche questa.

Allora la puttanona scende lungo le sue belle gambe, fino ad arrivare alle piante dei piedi, che solletica a lungo. È proprio un mistero come faccia Fra a resistere per tutto questo tempo, ha la fronte imperlata di sudore e i denti stretti. Erika ci sta quasi prendendo gusto, è riuscita a realizzare il desiderio perverso di solleticare i suoi eccitanti piedi. Fra riesce a non scoppiare a ridere, ma dal suo uccello cominciano ad uscire delle gocce di urina miste a sperma, a causa del solletico.

La troia risale lungo il suo corpo statuario, torturandolo dolcemente, si sofferma ancora con la piuma sull’inguine, sui fianchi, sul petto, intorno all’ombelico, senza la minima reazione da parte di Fra. Davvero EROICO. Ma la puttanona ne sa una in più del diavolo, così, giocando sporco, quando i tre minuti stanno per scadere, sempre sfiorandogli la pelle con la famigerata piuma, risale sul viso del biondino, e comincia a solleticarlo al di sotto del suo bel nasino all’insù, alla base delle narici, cercando di provocargli uno starnuto.

Lui cerca di trattenersi, ma ha il respiro irregolare, gli occhi che lacrimano e sembra che non resista più…. Coraggio Fra, lo prego silenziosamente, cerca di trattenerti, hai resistito finora, non puoi rovinare tutto per uno starnuto, resisti, pensa ad altro… Fra si morde il labbro quasi con stizza. Erika continua a stuzzicarlo, finché Fra non ce la fa più. “Etcì!”. …La scommessa è persa. Il culo ce l’ha rimesso lui, d’accordo, ma questa è una sfida, “Tutti contro Erika ed Erika contro tutti”, una gara all’ultima perversione, e mi secca che la stia vincendo quella puttana.

Ma a Fra non sembrano dispiacere le attenzioni che stanno per essergli riservate, anzi… La troia, quasi di prepotenza, lo rigira a cagnolino, con le gambe divaricate, poggiato a terra coi gomiti, con la testa in avanti ed i lunghi capelli biondi buttati in faccia, pronto a quello che sarà il successivo godimento. La maiala, mentre gli palpa le chiappe sode, gli lecca un po’ il buchino del culo, lubrificandoglielo; poi brandisce il cazzo finto e comincia a scoparlo in culo con vigore.

Il porco comincia a mugolare di piacere, ancheggiando e gemendo come un piglianculo professionista. Io decido di non stare a guardare, così, approfittando di quell’attimo di distrazione della troietta, “attacco” sul fronte scoperto, ficcandole di botto il mio cazzo nel suo culo strarotto, senza darle il minimo tempo di reagire! Erika comincia a godere come una vacca, aumentando il ritmo con cui sodomizza Fra, mentre con una mano gli tira una sega sublime, anticipando il successivo orgasmo.

Siamo tutti e tre arrapatissimi, e godiamo come porci. Non potendone più, sborro infine nel retto di Erika, facendola a sua volta venire come una zoccola. E qualche secondo dopo viene anche Fra, straziato dai colpi che gli sono stati inferti al culo da quella troia, nonché dalla masturbata eseguitagli sull’ uccello. Dopo essersi fatto sfilare il fallo finto dal buco del culo, Fra decide di vendicarsi di quella puttana (Erika l’ha fottuto con una violenza tale che gli esce perfino un filo di sangue dal suo buchino arrossato), così, col suo uccello nuovamente duro, infilza la vacca da dietro, inchiappettandola come una cagna, mentre io la sorprendo davanti, scopandola in figa.

La limiamo contemporaneamente in entrambi i buchi, scopandola a sandwich, finché non veniamo entrambi, riempendole di sperma entrambi i buchi, e facendola a sua volta venire come una troia in calore. Resta solo un dubbio: chi ha vinto la sfida della perversione?…La “Marchesa del Pompino”L'incontro con Andrea generò come sempre una serie di sensazioni struggenti in Sonia, solo che ora non c'era più traccia di quel sentimento giovanile in esse, piuttosto c'era un chiaro principio d'eccitazione sessuale.

Sonia non si sconvolse, in fondo se lo aspettava, solo non sapeva come fare per lenire il doloroso senso di vuoto, la voglia che percepiva nascere sempre più forte in sé. Non aveva alcun'intenzione di spingersi tra le braccia di quell'uomo che era, oramai, solo più il simbolo del suo vecchio amore, ma non riusciva ad allontanarsi da lui e dalla sua voce. -Sei sempre bellissima… ma non vedo più l'allegria, la determinazione o solo la speranza nei tuoi occhi.

Quella magnifica luce che avevano un tempo!Sonia restò spiazzata da questa frase diretta, apparentemente innocente, ma potenzialmente in grado d'introdurre un discorso molto intimo. Poteva dare una qualsiasi risposta; stroncare sul nascere il discorso profondo e spingere la discussione su un livello più ameno oppure seguire l'invito ed iniziare a parlare di se. Portando Paolo ad aprirsi allo stesso modo. L'incontro con Andrea generò come sempre una serie di sensazioni struggenti in Sonia, solo che ora c'era un chiaro principio d'eccitazione sessuale… Sonia non si sconvolse, in fondo se lo aspettava, solo non sapeva come fare per lenire il doloroso senso di vuoto, la voglia che percepiva nascere sempre più forte in sé.

Non aveva alcun'intenzione di spingersi tra le braccia di quell'uomo che era, oramai, solo più il simbolo del suo vecchio amore, ma non riusciva ad allontanarsi da lui e dalla sua voce. Durante l'aperitivo si tenne in disparte, fece di tutto per non farsi notare da lui, temeva i suoi occhi, le mani e la sua voce. Aveva indosso, è vero, la biancheria acquistata in quel negozio e sentiva le autoreggenti premere sulle cosce così come le natiche lasciate scoperte dal sottile filo del perizoma.

Aveva cercato queste sensazioni per ricavare da esse una forma di sicurezza sul proprio aspetto fisico e sulla femminilità che voleva ancora essere in grado d'evidenziare in se. Voleva sentirsi desiderabile quanto lo era stata anni prima, quanto i suoi compagni di classe potevano ricordare di lei, ed i molti sguardi ammirati che si sentiva addosso lo confermavano. -Gli occhi riflettono il mio stato d'animo, è noto. L'allegria, la fiducia nel futuro, la voglia di correre sempre più degli altri, la spensieratezza e l'allegria se ne sono andate tempo fa… è normale! Siamo cresciuti dal liceo.

-Sì, ma tu avevi qualcosa di unico nei tuoi occhi. Forse mi sono espresso male… avevi una luce che scaldava, che incitava… tu credevi in qualcosa e irradiavi chi ti stava vicino. – disse Andrea-Forse, ora, è solo noia… o disillusione. – affermò Sonia dopo un lungo istante. Non noia nel senso esteso del termine, direi meglio “mancanza di stimoli”. Corro tutto il giorno per un motivo o per l'altro, il tempo non basta mai… quindi non si può parlare di noia.

Però mi mancano nuovi stimoli, la mia vita è piatta, tranquilla… statica!-Allora sei bisognosa di nuovi stimoli! – domandò Andrea con un sorriso d'intesa. -Scemo! – rise Sonia – Ma tu pensi sempre a quello?Sonia percepì una fitta allo stomaco, le parole di Paolo l'avevano colpita pur essendo chiaramente uno spudorato tentativo di portare il discorso su temi intimi. -Ma non ti puoi immaginare cosa ho in mente per te, questa notte! – disse lui mentre appoggiava dolcemente la mano sulle gambe di Sonia, la sua “Marchesa del Pompino”.

-E cosa vorresti propormi di tanto eccitante, la solita scopata?-Una notte di “fuoco” con te…. – continuò…. -Vedrai… sarà veramente qualcosa di nuovo, di stimolante. Fidati di me. -Vieni con me! – la invitò lui mentre allontanava la mano. Sonia mugolò in segno di disapprovazione poi disse:-Dammi almeno un bacio, poi portami dove vuoi e fammi godere!Quando la ragazza varcò la soglia della camera da letto di lui, aveva già superato gli ultimi dubbi ed era pronta, ma non poteva essere preparata alla presenza di Luca.

Silvia guardò Andrea e poi Luca, si aspettava che l'ultimo, compresa la situazione, si alzasse dal letto su cui giaceva ancora vestito ed uscisse dalla camera. Sicuramente tra i due amici c'era l'intesa di lasciare il posto al primo che sarebbe entrato in compagnia, ma il ragazzo non si alzò. Luca fissò a lungo Sonia poi la salutò con esagerata gentilezza. – Luca potrebbe rimanere con noi, se ti va… – propose PaoloSonia, che pensava di essere abituata a tutto, sgranò gli occhi stupita dalla proposta dell'amico, faticava a comprendere tutte le implicazioni di quella proposta.

Sul momento si sentì offesa, trattata come merce, come una puttana, e stava per voltarsi ed uscire sbattendo la porta. Poi, gli occhi di Luca, incredibilmente innocenti e carichi di speranza le fecero capire quanto fosse desiderata anche da lui. -Tanti anni fa mi avevi parlato di un tuo ricorrente sogno erotico. Un desiderio intimo e segreto che eri sicura di non soddisfare mai… che temevi di non avere il coraggio di soddisfare mai.

Ora puoi farlo!-Ciò che potrebbe accadere in questa stanza… non uscirà da qui se non nei nostri ricordi. – le sussurrò AndreaSilvia riaprì gli occhi per fissare quelli di Luca, amico di Andrea dai tempi delle scuole elementari, seduto sul letto, quindi sollevò il viso verso quello di Andrea e dischiuse le labbra in cerca di un bacio. Persa nella stupenda sensazione di quelle labbra a contatto delle proprie e nella crescente eccitazione si sentì portare verso il letto e spingere verso il basso sino a sedersi sul bordo.

Improvvisamente le mani sul suo corpo divennero quattro, le carezze si moltiplicarono e con esse la percezione del piacere. Sonia non oppose alcuna resistenza alle mani che scivolavano sulle gambe, che sollevavano la gonna, s'intrufolavano sotto la camicetta e ne slacciavano i bottoni. Restò immobile, con gli occhi chiusi, a godersi le sensazioni che nascevano da ogni punto del suo corpo solleticato da quelle mani, le aveva dappertutto oramai, pelle contro pelle. L'eccitazione era quasi incontrollabile, nella mente non vi era più traccia dei dubbi di poco prima, rimaneva solamente il desiderio di non perdersi neppure un istante di quell'orgia di sensazioni piacevoli.

Non riusciva a comprendere cosa le stessero facendo, i punti stimolati erano troppi per seguire il piacere nato da ognuno di loro. Sonia, abbandonato il suo stile da famoso avvocato del Foro di Napoli, gemette poi sussurrò:-Spogliatemi!!I due amici l'accontentarono. Abbandonarono per un istante il seno, la vulva, i fianchi e le gambe per sfilarle del tutto la camicetta e la gonna, le tolsero di dosso la biancheria ma le lasciarono le calze e le scarpe.

Silvia apprezzò questo gesto, si sentiva diversa con qualcosa ancora indosso, specie quei due simboli di femminilità. Era in attesa delle loro mani, ora che nulla si opponeva più a lunghe carezze sulla pelle, ma ricevette uno stimolo ancor più intenso dalla lingua di Luca che le scivolava sulle calze in direzione del pube. Sonia aprì completamente le gambe, ansiosa di ricevere quella lingua tra le labbra della vagina, nello stesso tempo non dimenticò il membro di Andrea che le si stava avvicinando al viso.

Ingoiò l'asta del ragazzo nel preciso istante in cui Luca spingeva con forza la lingua sul clitoride. Un'esplosione di piacere le invase il corpo, il sapore di maschio in bocca e lo stimolo in basso portarono Silvia in uno stato d'eccitazione che raramente aveva provato. Aspirò con forza e succhiò il membro mentre faceva scorrere la mano per tutta la sua lunghezza, si sentì subito gratificata dal lungo mugolio di piacere emesso da Andrea e s'impegnò al massimo per strappargli subito un orgasmo.

Si rese conto di poter fare ciò che voleva senza preoccuparsi di spremere subito il suo amante, tanto ce n'era un altro pronto a soddisfarla. Fu questa scoperta a farla godere più dello stimolo che riceveva in basso. Luca era impietoso, non mollava per un istante il proprio ritmo, Sonia trasmetteva ad Andrea il piacere che riceveva, forse troppo intenso. Andrea si allontanò bruscamente da lei per poi fissarla con gli occhi carichi di stupore.

Sonia apprezzò quello sguardo, le piaceva stupire, dimostrarsi al di là delle aspettative. “Sconvolto? Aspetta a vedere questo!” pensò. La ragazza si sollevò con l'aiuto delle mani appoggiate sul materasso e si portò verso il centro del letto, s'adagiò distesa con le gambe aperte poi disse:-Vieni! – rivolta a nessuno in particolare. Lei sapeva che Andrea non avrebbe raccolto l'invito, aveva sentito il suo glande ingrossarsi tra le labbra e alcune sporadiche gocce di seme sulla lingua, era troppo vicino all'orgasmo per entrare in lei senza rischiare di venire subito.

Come previsto fu Luca a sollevarsi e posizionarsi timidamente sopra di lei, indeciso se indossare o no il profilattico. Era quello che voleva, accogliere Luca sotto gli occhi di Andrea, un modo simpatico per ringraziarlo di quella serata da lui organizzata. -Prendimi! – sussurrò a LucaIl ragazzo scese lentamente sino a portare il pene contro la vulva, attese un movimento favorevole di Silvia poi spinse penetrandola. Lei inarcò la schiena sollevandola dal letto mentre lui si spingeva sempre più a fondo nel ventre, quando lo sentì tutto dentro gemette e rantolò qualche parola che il ragazzo non comprese.

-Muoviti, fottimi!” – lo pregò Sonia ad alta voce visto che lui non si muoveva. Luca iniziò a muoversi su di lei, usciva quasi completamente poi rientrava, inizialmente con dolcezza, poi notato come lei spingeva il pube incontro al suo quando scendeva, prese a penetrarla sempre più intensamente. La dilatazione interna e la copiosità della lubrificazione consentivano a Luca un ritmo indiavolato. Lei seguiva il ritmo, non aspettava che lui spingesse a fondo, si faceva sempre incontro incurante dell'espressione allucinata di Andrea.

Quando Silvia riusciva a spostare lo sguardo sull'amico, rimasto in piedi ed in disparte, trasformava lapropria espressione in una di puro piacere, più di quanto provasse in realtà, era eccitata dagli occhi di Paolo, da come scrutavano il suo corpo sotto quello di Luca, se li sentiva addosso. Quando si ritenne soddisfatta di quell'iniziale amplesso disse a Luca che voleva cambiare posizione, il ragazzo si sollevò a malincuore da lei, convinto di dover cedere il posto all'amico, ma si ritrovò steso sul letto con Sonia che prendeva posizione sopra di lui.

Lei si sistemò a cavallo di Luca, prese il membro e se lo posizionò tra le labbra della vulva, scese appena lo percepì correttamente indirizzato. Silvia si spinse sino in fondo aprendo le gambe per aderire completamente al corpo di Luca, poi iniziò a muovere solamente le anche con un espressione di puro piacere sul viso. Dimenticò tutto il resto, in quel momento esisteva solamente quel pezzo di carne, dura, che aveva profondamente piantato nel ventre.

Si muoveva in modo da sentirlo al meglio, contraeva e rilasciava ritmicamente la muscolatura interna mentre ondeggiava lentamente con le anche. Non si sollevava da lui, non lo faceva scorrere in se e nemmeno cercava uno stimolo esterno sul clitoride. Le era sufficiente quella presenza dentro per godere. Quando ritenne d'essere pronta, fisicamente e psicologicamente, si lasciò cadere su Luca e senza farlo uscire da sé chiamò Andrea. -Avanti, vieni anche tu… fatemi impazzire!Paolo non si aspettava questa richiesta, era convinto che lei si sarebbe limitata a prenderne uno mentre succhiava l'altro.

Una doppia penetrazione andava al di là di ogni più perversa speranza. Era eccitato dall'idea di penetrarla analmente mentre lei aveva dentro Luca ed era felice che le avesse riservato quella parte del suo corpo. Salì sul letto e si sistemò dietro di lei che già aveva sollevato il sedere in attesa; ne dilatò le natiche e solleticò l'ano con un dito inumidito, quindi spinse il dito dentro di lei. Silvia rantolò di piacere e si dilatò.

-Sei pronta, vedo. – le disse Andrea con voce rotta dall'emozione-Prendimi! Anche tu… dai! – riuscì a dire leiLei spinse per dilatare l'ano al massimo e lo sentì, improvvisamente, entrare. Fu un esplosione di piacere misto ad un dolce dolore che lei sapeva apprezzare, urlò incurante del sottile spessore delle pareti della camera. Quando il dolore passò rimase la sensazione d'essere piena di due uomini e tornò a godere pur rimanendo immobile. I ragazzi compresero il suo stato ed iniziarono un lento movimento all'unisono.

Silvia si rifiutava di pensare, di realizzare appieno ciò che stava facendo, si limitava a godere. Era un piacere troppo intenso per rovinarlo con la razionalità, era invasa dagli stimoli tanto da non riuscire più a comprenderne l'origine. Ebbe un primo ed improvviso orgasmo, del tutto inatteso ma intenso, quasi feroce nel suo sviluppo. I ragazzi non si fermarono, continuarono a muoversi senza badare ai lunghi ed a stento soffocati gemiti. L'interno del suo corpo, in preda alle contrazioni involontarie, era troppo piacevole per fermarsi.

– Ora riempitemi! Riempitemi… tutti e due!Questa frase entrò nelle orecchie di Luca che già a stento tratteneva il piacere, la voce di Silvia riuscì a rompere tutto il castello d'autocontrollo che si era costruito e venne immediatamente. Silvia lo sentì ansimare e contemporaneamente lo percepì pulsare dentro il ventre, allora si spinse contro di lui, lo prese completamente dentro mentre anche Andrea spingeva per eiacularle nel profondo dell'intestino. In un lampo di lucidità Sonia comprese che due uomini stavano iniettando il loro seme contemporaneamente nel suo corpo, quest'immagine riuscì a donarle un secondo, meno intenso forse, ma più lungo orgasmo.

Terminarono di godere che Sonia ancora provava un languido piacere, Andrea uscì da lei liberandola; lei si sollevò dolorante da Luca e crollò stesa sul letto, quindi chiuse gli occhi e rimase immobile a godersi ciò che rimaneva del piacere. Luca e Andrea la lasciarono sola, consci che doveva accettare ciò che aveva appena vissuto senza interferenze esterne. Silvia, forse, si appisolò fisicamente distrutta; nel dormiveglia sentì un lungo bacio sulla fronte ed una carezza sul viso mentre la voce di Luca le sussurrava un “grazie”.

Solo più tardi, non sapeva quanto tempo fosse trascorso, si ritrovò ad osservare stupita il seme che colava dalla vagina e ad analizzare il leggero dolore all'ano. Dopo quel nuovo amplesso non aveva nemmeno più la forza di recarsi in bagno per una doccia, voleva lavarsi, eliminare ogni traccia dal proprio corpo di quella notte di follia, ma in fondo era bello risvegliarsi ed avere le prove che non aveva sognato. Si appisolò stretta al suo vecchio amico Andrea.

, felice d'aver ceduto alle sue lusinghe. Non provava alcun senso di colpa così come sapeva che non n'avrebbe provati il giorno seguente quando avrebbe salutato, per sempre, l'amico. Era stata solo una parentesi della sua vita, se avesse provato il desiderio di rivivere quell'esperienza, senza dubbio, i protagonisti non sarebbero stati né Luca né Paolo. Non poteva permettersi d'arrivare a provare qualcosa di più che una semplice attrazione sessuale nei loro confronti. Ora non si sentiva più sciatta e intorpidita dai quieti anni di un matrimonio piatto e privo di emozioni…sapeva di riuscire a dare e a ricevere emozioni forti…..soddisfatta sorrise a se stessa e pensò…”Per ora può bastare”…..Maria Cristina ed il maritoAmo mia moglie.

Siamo sposati da ventisei anni e formiamo una coppia solida. Amo la sua dolcezza, la sua comprensione, il suo affetto. Naturalmente a volte litighiamo, discutiamo, ci arrabbiamo ma certo non arriviamo al punto di non parlarci più. A letto, per parecchio tempo, è andato tutto bene, anche se non ho mai avuto il coraggio di superare i confini dell’amore per sconfinare nelle mie fantasie: per farlo avrei dovuto avere l’appoggio di mia moglie, ma lei ha ricevuto un’educazione conforme alle regole del vivere cristiano e il sesso lo intende come qualcosa di dolce, delicato, romantico, qualcosa da fare in modo discreto.

Per parecchi anni è stato così tra noi. Poi, d’un tratto, ho desiderato altro. La mia fantasia ha iniziato a galoppare verso mete sino allora sconosciute. Continuavo a far sesso con mia moglie ma, allo stesso tempo, mi ero costruito nella mente una sorta di vita sessuale parallela. In quella vita immaginaria facevo di tutto: scopavo con donne di tutte le taglie, le altezze, i pesi e le età; scopavo con le amiche di mia moglie, con le mogli dei miei amici e scopavo con uomini; non mi facevo mancare nulla, provavo tutte le fantasie erotiche, dal bondage allo shibari, dal sadomaso alle orge.

Poi, nella mia foga di provare tutto, a un certo punto ho inserito anche mia moglie nelle mie fantasie e la mia eccitazione è arrivata al top. Immaginare mia moglie che scopava con una altro mi sextenava infatti una potente libido, a tal punto che iniziai a pensare davvero di tramutare quella mia fantasia in realtà. Naturalmente per farlo avrei dovuto parlarne con lei e conoscendola fino in fondo sapevo che sarebbe stata una vera impresa.

Passò infatti più di un mese prima di trovare il coraggio di dirglielo. Una sera in tv trasmettevano un servizio che affrontava le ultime strade del sesso, tra cui lo scambio di coppie. Io guardavo di sottecchi mia moglie per cogliere una sua reazione. Lei guardava il programma senza dire nulla ma lo sguardo non era certamente di approvazione. Tuttavia quella per me rappresentava una vera occasione da cogliere e mi lanciai seppur con difficoltà e imbarazzo:- “Quando saremo più vecchi, dovremmo farlo anche noi.

” – dissi per tastare la sua reazione. Lei si girò verso di me e mi guardò come se vedesse il diavolo. – “Quando saremo vecchi, ho detto. ” – e abbozzai un sorriso, come se stessi scherzando. Lei non sorrise per nulla e si girò di nuovo verso la televisione. – “Mai dire mai” – dissi con tono scherzoso, continuando così nel mio tentativo di tastare il terreno, ma lei mi agghiacciò dicendo:- “Ma stai dicendo sul serio?” – disse con tono ruvido.

– “Ma no sciocchina, il mio era solo un gioco per provocarti. ”Alla fine del programma andammo a letto, ci demmo il bacio della buonanotte, ma io non riuscii a prendere sonno. Era estate, ma non fu per il caldo che non dormivo. Avevo come una smania dentro. Guardai mia moglie che dormiva. Osservai le morbide rotondità dei suoi grandi seni costretti in un reggiseno che riusciva a fatica a contenerli, mentre il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente col respiro regolare.

Le gambe, bianche e tornite, erano strette e la mutandina bianca mostrava che era perfettamente depilata. Il suo culo era così tondo che la schiena non riusciva a distendersi completamente sul letto. La immaginai a cavalcioni su un uomo, il suo cazzo dentro di lei, le mani di lui che correvano ovunque, e lei che mi guardava, che mi chiedeva di baciarla, che la baciavo…Nonostante quel desiderio mi assillava la mente, decisi di non parlarne più con mia moglie.

Ero consapevole che non si può passare da un estremo all'altro con disinvoltura e il salto era davvero troppo grande per lei. Occorreva qualcosa di più che non le semplici parole, ma non riuscivo a trovare nulla. Per fortuna non ce ne fu bisogno: un sabato sera, mentre io ero dentro di lei e lei sopra di me, con le sue mani sul mio petto, mi chiese tra un gemito e l’altro se davvero era un gioco quello che le avevo detto sullo scambio di coppie.

Quella frase mi arrapò come un mandrillo. Significava che ci aveva pensato su. Occorreva adesso dire la frase giusta per non rovinare tutto:- “Sai che non farei mai nulla senza che tu lo voglia” – dissi – “ però… no, non era un gioco…”Lei mi strinse il petto con più energia e il suo movimento sul mio cazzo si fece più serrato. – “Davvero ti piacerebbe che io…”- “Che tu scopassi con un altro uomo? Sì”Non finii la frase che ci accorgemmo che l’orgasmo si era messo a galoppare e in pochi secondi ci travolse entrambi.

Nei minuti che seguirono, mia moglie non si staccò da me. La sua testa era appoggiata sul mio petto e per alcuni minuti non parlammo, sia perché dovevamo recuperare il fiato – non eravamo più giovanissimi, entrambi avevamo superato la soglia dei cinquant’anni – sia perché volevamo assaporare i postumi dell’orgasmo. Poi lei disse:- “Una cosa è immaginarselo, un’altra è farlo veramente. ”Poi mi guardò negli occhi e con un'aria da finta burbera mi diede un piccolo schiaffo sulla mia guancia, dicendo:- “ E poi non mi piace l’idea che tu possa andare a letto con un’altra.

”- “Non è per scopare con un’altra donna che ho pensato a questo. Non chiedermi da dove esca questa mia fantasia, non ti saprei dare una risposta, ma mi eccita da morire vederti scopare con un altro. ”Gli occhi di mia moglie brillarono. Si sedette di nuovo sul mio cazzo e mi chiese di metterlo dentro, cosa che feci subito. – “Chiudi gli occhi” – dissi – “ …immagina che non stai scopando con me ma con un altro, con uno sconosciuto.

Ti piace?”Lei chiuse gli occhi, reclinò la testa all’indietro e disse a bassa voce: “Sì!”- “Minchia, è fatta. ” – pensaiAnche questa volta l'orgasmo ci colse entrambi in pochi attimi. Quella fantasia ormai la eccitava tantissimo e questo, paradossalmente, era dovuto al fatto che ero io, suo marito, a proporglielo. Era questa infatti la trasgressione massima e la faceva andare su di giri. Lentamente, stavo riuscendo a risvegliare dal sonno la “cattiva” ragazza che era dentro di lei e che è dentro ogni donna.

Dopo qualche tempo decidemmo di fare il salto. Ci registrammo su un sito apposito, feci delle foto a mia moglie e le postammo. Immediatamente fummo subissati di richieste. Iniziammo a chattare e ne scartammo tanti: era la nostra prima volta e non volevamo sbagliare. Alla fine furono dieci le persone che ci suscitavano un certo interesse. Con ognuno fissammo un incontro, ma nessuno ci conquistò: non sapevamo bene cosa cercavamo ma sapevamo cosa non volevamo.

Non volevamo palestrati, lampadati, ipertatuati, machisti, vanitosi, egocentrici e cafoni. Decidemmo quindi di accantonare la cosa per il momento. Ogni tanto parlavamo del fatto se un giorno o l’altro avremmo mai trasformato la fantasia in realtà, ma forse avevamo troppo idealizzato l’uomo che cercavamo e/o probabilmente non esisteva. Io e mia moglie non facciamo vita mondana. Sia lei che io non siamo mai stati tipi che amiamo stare al centro dell’attenzione. Da anni frequentiamo solamente una coppia, Cristina e Alberto, molto simile a noi.

Li abbiamo conosciuti a scuola perché i nostri figli andavano insieme nella stessa classe. Un giorno ci hanno invitato per una pizza, noi abbiamo ricambiato e da allora siamo diventati amici. Alberto è proprio un bravo ragazzo, timido e intelligente. Da lui comprerei senza fiatare una macchina usata. Grande lettore, non si è mai dato arie per la sua vasta cultura. Cristina è una donna forte e capace, perfettamente in grado di montare un armadio o di sturare un gabinetto.

E’ evidente che è lei che gestisce la casa, dall’aspetto economico ai problemi scolastici o di salute della famiglia e dei figli. Un giorno Alberto mi telefonò perché aveva bisogno di un favore. Ci incontrammo e cogliemmo l’occasione per bere un aperitivo insieme. Fu in quel momento che mi venne in mente di parlarne con lui. Introdussi piano piano l’argomento. Non era certamente semplice: la paura di essere giudicato male era tanta, nonostante sapessi quanto Alberto fosse persona affidabile e di fiducia.

La presi molto alla larga, parlando comunque di sesso, poi gli chiesi che ne pensasse dello scambio di coppia. – “Ti confesso” – mi disse – “che, almeno nell’immaginario, la cosa mi intriga ma so anche che Cristina non è una tipa a cui piacciono certi giochi. ”- “Ne avete mai parlato tra voi?”- “Non è facile aprire un argomento di questo tipo: avrei paura della sua reazione:- “Già – dissi “Chissà come fanno gli altri…”Cambiammo poi argomento e tra una sigaretta e una risata ci avviammo a casa.

Due giorni dopo Alberto mi telefonò di nuovo e mi propose un altro aperitivo. Ci incontrammo al solito bar e dopo il primo sorso, si accese una sigaretta e disse:-“Sai, ho parlato con Cristina di quello che ci siamo detti la volta scorsa. ”- “Dello scambio di coppie?”- “Sì. ”Sentii il mio viso infuocarsi, ero davvero troppo, troppo imbarazzato. – “Oh, mamma mia, e come l’ha presa?”- “Ha riso di gusto. ”- “Ha riso?”- “Sì, ha riso, a tal punto che non sono più sicuro che possa dire di no.

“- “Hai intenzione di dirglielo?”- “Ho intenzione di saggiare il terreno. “In vacanza con mia moglieErano circa le 10 di mattina , quando l'aereo si poggia pesantemente sulla pista di atterraggio dell'aeroporto portandoci finalmente a destinazione. Eravamo arrivati, con grande gioia ci prepariamo per scendere e andare verso il check in. “In Marocco finalmente” esulta mia moglie ancora seduta sulla poltrona dell'aereo. C'è un errore che molti turisti fanno quando vanno all'estero, pensano che il mondo sia tutto uguale, e che muoversi o vestirsi in un certo modo non provochi nessun problema agli abitanti del luogo.

Grosso errore, e ben presto ce ne saremmo accorti. Minigonna strepitosa, top nero, e sandali alla schiava, facevano da cornice al corpo di mia moglie: mora, occhi azzurri,viso da bambola, culetto favoloso, tettine piccole ma sode. Molto carina e invitante, soprattutto per quel suo viso angelico che ti fa venire voglia di sapere se realmente sotto sotto è così come sembra, un vero bocconcino per gli occhi di tutti. In Italia il problema non si pone, bene o male ognuno è libero di girare come vuole, perché si sa, la malizia è donna e l'essere porci e a****li è di appannaggio dell'uomo, ma in Marocco una donna così vestita e provocante non passa di sicuro inosservata.

Già al check-in le guardie cominciavano a guardarla dalla testa ai piedi, cosa che mi eccitava da morire, e senza staccarle gli occhi di dosso sussurravano commenti nella loro lingua. Arrivato il nostro turno per il controllo dei documenti ci troviamo davanti un paio di poliziotti, che dopo aver controllato i passaporti, ci danno il benvenuto in un italiano stentato. “Benvenuti in Marocco e buona permanenza”. Con un sorriso ringraziamo e ci avviciniamo all'uscita per cercare un taxi, che troviamo subito vista l'abbondanza di offerta.

Definita la destinazione per l'albergo, chiedo a mia moglie di sedersi davanti con il tassista, cosa che con sorriso malizioso fa di buon grado, mentre con fare distratto prendo posto dietro. Per tutto il tragitto l'uomo non le stacca gli occhi di dosso e lei maliziosa più che mai continua ad accavallare le gambe, facendo salire di tanto in tanto la minigonna che nasconde appena le bianche mutandine di pizzo. Giunti a destinazione, lasciamo i documenti alla reception e saliamo in camera per rilassarci.

“Sai che sei una vera maiala?” le dico con un sorriso “Perché? Ho semplicemente fatto ciò che ti piace, mostrarmi agli altri ed essere un po' zoccola. Non è questo che vuoi? Bene io ti accontento, poi sai che questi giochini erotici mi eccitano da matti” e nel mentre che mi risponde, comincia a spogliarsi rimanendo in slip, che vedo già bagnati dagli umori vaginali. “Ti sei eccitata vero? Ti piace da matti farmi ingelosire, ti piace sapere che io soffro e mi eccito nel vedere che gli altri ti guardano vero?” “Si, da matti e prima o poi realizzerò il tuo sogno, farmi scopare da un altro uomo mentre tu guardi come mi tromba.

” A quella frase l'uccello mi si rizzò ancora di più, e finimmo con una scopata memorabile. La vacanza in Marocco era di solo una settimana, così decidemmo di vedere e girare il più possibile nei luoghi a noi più congeniali. Verso la fine della vacanza, decidemmo di dirigerci alla valle del Ketama, per vedere da vicino la coltivazione di hashish, marjiuana e oli vari. Giunti a destinazione, capimmo quanto poteva esser facile fumarsi un buon spinello.

Aiutati dalla guida che ci eravamo procurati, ci lasciammo consigliare e fidandoci ci addentrammo verso una via secondaria dove una piccola casina faceva capolino tra le piantagioni di canapa. Scesi dall'auto con la nostra guida entrammo in casa, dove 4 marocchini stavano diligentemente pressando dell'hashish. Per nulla sorpresi del nostro arrivo, ci sorrisero e ci indicarono dove sederci. Poco dopo uno dei tre tornò con del tè appena fatto e gentilmente ce lo offrì con un sorriso, mentre un altro stava rollando un cannone per offrircelo.

Un profumo intenso di spezie e pigna si diffondevano nell'aria, ed ecco che dopo la prima boccata di quell'ottimo hashish le cose cominciano a prendere una piega diversa, siamo molto più rilassati, più sereni. Anche se non parliamo la stessa lingua sembra quasi che ci intendiamo subito, e vedo che due dei marocchini si siedono ai lati di mia moglie, che ride stonata dai fumi dello spinello. Quasi imbarazzato, il ragazzo di sinistra le appoggia un mano sulla coscia, e mentre mi osserva, capisce che ha tutto il mio consenso, e facendosi più coraggio, comincia ad accarezzarla.

Il secondo vendendo la situazione guarda mia moglie e la bacia sulla bocca. Le loro lingue si intrecciano in un vortice di passione e voglia e mugolando sommessamente la mia lei si abbandona ai due. La guida e l'altra coppia di marocchini quasi stupefatti cominciano a spogliarsi, mostrando degli arnesi veramente notevoli già belli duri, e si avvicinano per richiedere la parte della torta che i due compari stavano assaggiando. In cinque le erano addosso e in cinque la volevano scopare.

Con un sorriso si spoglia rimanendo solo in perizoma, cominciando una danza strana dovuta allo sballo dello spinello, il suo culo rotea attorno ai cinque seduti per terra, che ritmicamente battono le mani. Uno dei 5 comincia a toccarle il culo, le stringe le natiche e lei fermandosi di colpo si piega in avanti tenendo ben ritte le gambe e divaricandole leggermente. Vedo le mani dell'uomo spalancarle il culo oscenamente e scostarle il filo del tanga.

Che spettacolo meraviglioso, il buchetto del culo ben in vista davanti alla faccia di uno sconosciuto. Con foga comincia a massaggiare le chiappe come se stesse impastando il pane, le stringe le apre e le allarga, gli altri intanto cominciano ad accarezzare il corpo della donna con voglia sempre più crescente, prima il seno, poi le cosce, la figa, ovunque. Dieci mani invadevano il corpo di mia moglie che mugolava e godeva vistosamente in preda ad una eccitazione crescente, eccoli li mentre la stavano per prendere senza ritegno con una foga a****lesca.

Mi masturbavo furiosamente attendendo lo sviluppo sempre più vicino dell'orgia in atto. Con i cazzi ben in tiro, la fecero sedere e si misero intorno a lei mostrandole gli arnesi che le avrebbero trapanato i buchetti, lentamente cominciò a succhiarli uno ad uno con sagace perizia da bocchinara qual'era. I gemiti di godimento dei cinque non tardarono a farsi sentire, erano come api sul miele ed erano veramente infoiati. La misero a pecora e mentre le si alternavano in bocca, uno dietro la leccava avidamente dalla figa al culo, soffermandosi maggiormente sul buchetto posteriore che umettava con molta saliva.

Vedevo la lingua dell'uomo sparire profondamente nel culo della porcona, che gradendo molto il trattamento che le veniva riservato ricambiava con profondi ingoi di cazzo dei compari. Ormai il culo era pronto per essere sfondato, completamente fradicio di saliva si apriva e chiudeva ritmicamente voglioso di uccello. L'uomo che la stava leccando in preda all'eccitazione le punta il lungo uccello e la penetra di colpo fino ai coglioni emettendo un urlo di godimento. “Aaahhh” un gemito straziante di dolore squarcia l'aria permeata fin a quel momento solo di gemiti di piacere.

Era dentro, fino in fondo, in maniera brutale l'aveva sodomizzata, ed ora cominciava a muoversi dentro di lei. Stranamente non era un andirivieni, un su e giù dentro il culo, ma un movimento pelvico, che lasciava l'uccello completamente dentro il buchetto ormai sfondato. Con movimenti circolari l'uomo spingeva sempre più il randello, senza mai sfilarlo di un solo centimetro, come a voler infilare anche i coglioni dentro l'orifizio. Sborro copiosamente masturbandomi come un pazzo e rimango per un attimo a guardare la scena, uno dei quattro scivola sotto la donna e le punta l'uccello alla figa grondante di umori.

Senza neanche pensarci la porcona se lo infila, tenendo ben stretto l'altro nel culo. Che meraviglioso sandwich, bocca, culo e figa di mia moglie erano pieni di cazzi che la stantuffavano a dovere. Gli altri in attesa del loro turno se lo menavano furiosamente litigandosi la bocca della zoccola. Il marocchino che la stava inculando pompandola come un pazzo con un urlo finalmente le riempie il buchetto, e prontamente sfilandoglielo di colpo lascia libero campo ad un altro.

Con la figa sempre piena la troia ormai in pieno godimento si dimena urlando e chiedendo un'altra dose di cazzo che prontamente le viene data nel culo con foga disumana. A differenza del primo questo la incula con forza, lo sfila tutto, ammira il buco dilatato e di colpo lo rinfila fino in fondo con forza a****lesca. Intanto il porco che le stava scopando la figa la riempie senza ritegno, urlando come una bestia mentre la stantuffa nell'utero pieno di crema bianca.

Nel mentre uno dei due marocchini rimasti prende il posto di quello che le aveva sborrato nella figa, ma anche lui vuole godere del buco del culo di mia moglie, che ormai è diventato aperto e ben dilatato. Si stavano preparando per una duplice inculata. Con fatica e con forza cominciano a farsi largo nel buchetto, e finalmente ecco che i due a****li la inculano insieme, due uccelli grossi e duri che si muovono all'unisono nel culo.

Il terzo intanto le sborra copiosamente in bocca, e chiudendole il naso la costringe a bere fino all'ultima goccia. I due proci intanto sono vicini all'orgasmo, uno si sfila e l'altro aumentando la spinta con un urlo riempie il culo oramai sfondato della troia che geme a più non posso. Ne rimane solo uno che rimirando l'anfratto dilatato e pulsante prende l'arnese e in un sol botto finisce l'inculata, due, tre quattro colpi ed ecco che anche lui le riversa la sborra nell'intestino, schiaffeggiandole il culo ed urlando parole sconnesse nella sua lingua.

Esausti ci rilassiamo e ci guardiamo soddisfatti per la meravigliosa gang riuscita nel migliore dei modi. Il tempo di riassettarci, e bere un tè con i cinque marocchini e siamo pronti per tornare in albergo. Durante il viaggio di ritorno non ci scambiamo nessuna parola, viviamo ancora quelle emozioni forti che ci pervadono il corpo, vogliamo solo stenderci sul letto e godere dei ricordi di quella splendida giornata. Domani dobbiamo partire, ma la vacanza ci riserva ancora qualche sorpresa….

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