lucia 9 – l’abito da sposa 1

Un pomeriggio di domenica, Lucia mi chiese se l’aiutavo a sistemare il suo armadio, le ho detto subito di sì perché amo rovistare nei suoi vestiti, di solito ci scappa anche la sega. Doveva mettere da parte alcuni abiti che non le andavano più, così si è spogliata restando solo con una sottana di seta nera che le lambiva i peli della figa e un bel paio di collant anch’essi neri. Io le porgevo gli abiti e lei li indossava, quelli che andavano bene li lasciava nell’armadio per indossarli quotidianamente, quelli che le andavano stretti invece li avremmo usati per le nostre scopate, mi faceva impazzire vedere la sua carne stretta negli abiti di una misura più piccola.

Mi tolsi i pantaloni e i boxer e mentre lei provava gli abiti io mi menavo il cazzo.
In alto sull’armadio c’era una shitola bianca rettangolare, mi spinsi sulle punte e riuscii a prenderlo.
“Non ricordavo più di averlo…” disse Lucia mentre aprivo la shitola, era il suo abito da sposa di quasi quarant’anni prima!
“Vorrei tanto vedertelo addosso, dai mettilo!” le dissi euforico.
“ma non mi andrà più, ero molto più magra da ragazza!”
“dai ti prego! Mi eccita moltissimo!”
Lucia provò a metterlo, entrava a fatica, io la aiutavo comprimendo la sua carne dentro quel bellissimo abito di raso liscio e lucente.

Con un po’ di pazienza riuscii anche ad allacciare i gancetti dietro le spalle, mi allontanai due passi e la vidi, era stupenda! Il mio cazzo era diventato enorme e quasi sborrava da solo. Nella shitola c’era anche il velo bianco da appuntare sulla testa con una coroncina.
“Mi è venuta un’idea!” dissi, togliti il vestito ed aspettami qui, io torno fra una mezz’oretta…
“dove vai adesso? Non mi aiuti più?”
“aspetta e vedrai!”
mi rivestii, presi un giubbino con le chiavi di casa e il telefonino ed uscii fuori sotto gli occhi sbigottiti di Lucia.

Uscii per strada e mi diressi di corsa verso il negozio di intimo di Eva, intanto la chiamai con il cellulare.
“sono io, scendi in negozio, ho bisogno del tuo aiuto. ”
“ma è domenica..”
“non ci vorrà molto. ”
“suona al campanello di casa quando arrivi. ” Eva abitava sopra il negozio, dal suo appartamento dove viveva da sola dopo il divorzio, si scendeva giù in negozio.
Arrivai e suonai, Eva mi aprii e salii da lei facendo i gradini a due a due.

“Che c’è adesso? Stavo sonnecchiando sul divano davanti alla Tv…” Eva indossava una sottana nera trasparente.
“Mi servono alcune cose dal negozio. ”
“vieni. ” Scendemmo giù dalla scala a chiocciola che portava nel retrobottega, da lì entrammo nel negozio.
“che ti serve?”
“Un paio di collant velatissimi e trasparenti, tuttonudo, mi raccomando, i più velati che hai…”
“E poi?”
“un paio di calze bianche lucide da reggicalze e anche un reggicalze sempre bianco, lo voglio con le giarrettiere merlettate, modello anni ’70…”
“il solito buongustaio…” Eva prese tutto e lo portò sul bancone.

“dimmi un po’… sono per Lucia?” Eva sembrava un po’ gelosa.
“sì…”
“Allora me li devi pagare…” disse con tono brusco.
“Sì, certo…” risposi prendendo il portafogli dalla tasca.
“ma che fai? Vieni con me…” mi portò nel retro dove c’era un vecchio divano in velluto. Eva prese da uno shitolone un pacco di collant, lo aprì e lo mise su, era nero, velatissimo tuttonudo, alzò la sottana, si sdraiò sul divano e allargò le gambe.

“allora cos’ha lei più di me?” disse mentre faceva un buco sui collant all’altezza della figa.
“lo sai che mi fai sballare…” risposi.
“e allora dai, fai impazzire anche me… lo voglio prima io il tuo cazzo…” mi tolsi i pantaloni e i boxer e mi menai un po’ il cazzo che era già comunque dritto e duro. Mi stesi su di lei, e infilai il cazzo dentro, pompavo sbattendo con il mio bacino sul suo, intanto le accarezzavo le tette, le leccavo il collo, le orecchie, la bocca, la baciai infilandole la lingua dentro e lei faceva lo stesso.

Dopo un po’ sentii la sborra salirmi dai coglioni, lei ansimava come una pazza. Venimmo insieme in un grido di piacere.
“non credere di essertela cavata con così poco…” disse Eva una volta ripresa dall’orgasmo.
“voglio rimandarti da Lucia con il cazzo bruciato e i coglioni svuotati…”
“dai, ti prego, vorrei scopare anche con Lucia…”
“Prima soddisfa me… lei ti ha a tutte le ore, io invece mi devo accontentare di ritagli di tempo.


“ma se corro da te ogni volta che mi chiami. ”
“Non mi importa, adesso sei qui e voglio scoparti come si deve…” Eva si fiondò sul cazzo e lo ripulì dalla sborra con sapienti leccate, quindi iniziò un vorace pompino e intanto mi sparava una sega con la mano, in men che non si dica mi ritornò una minchia lunga e dura, quella troia sapeva il fatto suo, pompava come un’ossessa, succhiando il mio seme e poi facendolo tracimare, ben presto si ritrovò con il volto imbrattato da una bava bianca e schiumosa che andava a bagnare anche le sue tettone.

Eva ci dava dentro con grande foga, si infilava il bastone fino in gola, lo teneva dentro alcuni secondi e poi lo tirava fuori sbavando la brodaglia. Di tanto in tanto mi leccava l’asta, l’alzava e mi leccava i coglioni, inghiottiva una palla, poi l’altra, poi tutte e due insieme dilatando al massimo la sua bocca.
Mi guardava con occhi famelici mentre ingoiava nuovamente il bastone e, tra gemiti, mugolii e rumori osceni della bocca, stava portando al massimo il mio piacere.

Non resistevo più, quando sentii di essere vicino all’orgasmo, la presi per la nuca e la scopai in bocca, facendo andare il mio bacino e la sua testa avanti e indietro velocemente, le venni in gola, non estrassi il cazzo finché non ebbi svuotato i coglioni, quando lo tolsi, Eva aprì la bocca mostrandomi la mia sborra bianca che le aveva riempito la cavità orale, dei rivoli di sperma le colavano dagli angoli, ma Eva con prontezza richiuse la bocca e ingoiò tutto, riaprì la bocca ed era vuota.

“Visto? Mi nutro solo con la tua sborra. ”
“sei una troia, una vacca…”
“Abbassati e baciami. ” Mi ordinò, io obbedii e le diedi un bacio in bocca, la sua lingua che sapeva ancora della mia sborra si mischiò alla mia.
“Adesso devo andare… non so se avrò la forza di scopare anche Lucia. ”
“lo so che ce la farai, sei un porco senza limiti…”.

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