La via della perdizione

Eravamo giovani e innamorati da quasi un anno, quando io e Roberta decidemmo di passare le nostre prime vacanze da innamorati insieme ad una coppia di amici, scegliendo come meta la Grecia. Io e lei avevamo 24 anni, i nostri amici 23. Volevamo fare un giro nella Grecia continentale, così affittammo un appartamentino con due camere e giardino, sulla costa orientale.

Dopo un infinito viaggio in traghetto e auto, raggiungemmo l'appartamento esausti intorno all'ora di pranzo.

Era leggermente rialzato sul mare, a circa 1 km dalla spiaggia, più di quanto ci era stato detto… ma ormai era fatta e in fondo non era una distanza impossibile da percorrere a piedi. L'ingresso era sulla strada, ed a fianco del nostro appartamento ce n'era solo un altro. Tutto intorno ulivi, sterpaglie e la stradina sterrata, in perfetto stile greco. L'appartamento era spazioso, bianco e azzurro, molto carino. I giardini erano sul retro, sul lato opposto rispetto alla strada.

Ci venne da ridere sentendo che i due ragazzini che giocavano nell'appartamento accanto erano italiani, probabilmente calabresi dall'accento (noi siamo toscani). Non si smentiva l'ipotesi di trovare italiani ovunque. I due genitori, inconfondibilmente calabresi, si presentarono poco dopo nel giardino per salutarci e accoglierci festosamente. Con una gentilezza ed una ospitalità commovente, ci invitarono a pranzo da loro visto che immaginavano la nostra stanchezza e la poca voglia di andare a cercare un ristorante aperto per pranzo con quel caldo atroce.

Il tempo di farci una doccia ed indossare i più comodi costumi, ed eravamo tutti e 4 dai gentilissimi vicini, che ci fecero trovare un pranzo abbondante e forse persino eccessivo.

La moglie, Luisa, era bassina e sovrappeso, faceva quasi tenerezza in quel bikini che evidentemente non poteva permettersi con quel fisico. Anche il marito, Pasquale, aveva una pancetta non indifferente, oltre ad una peluria che faceva caldo solo a guardarlo. Impossibile non notare che sotto gli slip da mare si nascondeva anche un pacco non indifferente.

Entrambi sui 45 anni, avevano comunque una gentilezza e una simpatia che li rendeva piacevoli al di là dell'aspetto fisico. I due ragazzini giocavano chiassosamente, la moglie ci riempiva di attenzioni e cibo, il marito scherzava cordialmente con tutti noi e soprattutto con le ragazze, tanto che la moglie non mancava di rimproverarlo scherzosamente dicendo che potevano entrambe essere sue figlie. Lui rideva ma comunque continuava a “conquistarle” con ironia e simpatia.

Mentre Sara, la ragazza dell'altra coppia di amici, stava molto sulle sue per la sua innata timidezza, Roberta stava al gioco, seduta vicino all'uomo, e flirtava scherzosamente, salvo poi ricordare a Pasquale che avendo una bella moglie come Luisa doveva fare meno il “galletto”.

Dopo oltre un'ora e mezzo di pranzo decidemmo di andare in spiaggia, Luisa doveva portare i ragazzi al mare e si offrì di accompagnarci alla spiaggia più carina nelle vicinanze, mentre Pasquale non voleva mancare la penichella pomeridiana.

Noi 4 sulla nostra auto seguimmo l'auto con Luisa e i ragazzini fino ad una spiaggia che poi si rivelò essere molto vicina. Il mare era bello, la spiaggia praticamente solo per noi. Ci buttammo sugli asciugamani per riprenderci dalla stanchezza e dal pranzo, ma Roberta non stava molto bene e decise di tornare a dormire all'appartamento. Io proposi di accompagnarla, ma lei rifiutò con decisione, dicendo che voleva solo dormire un pò, e che un pò di silenzio e solitudine la avrebbero aiutata.

Si incamminò quindi per conto suo, vista la vicinanza degli appartamenti. Sapendo che a volte aveva bisogno di stare un pò da sola, accettai la sua decisione.

Dopo un'ora di ozio totale sulla sabbia, comunque preoccupato per Roberta, pensai di andare a vedere come stava, pronto a tornare indietro se l'avessi trovata a dormire beatamente. Anche io decisi di andare a piedi, lungo la stradina sterrata che arrivava agli appartamenti. Arrivato all'ingresso, scelsi di passare da dietro, dai giardini protetti solo da un muretto basso in pietra, per vedere se Roberta dormiva, senza dover entrare in casa e far rumore, dato che per fortuna la nostra camera dava proprio sul giardinetto.

Scavalcai silenziosamente e mi avvicinai alla finestra sul retro. Gli avvolgibili erano abbassati, ma le stecche li tenevano aperti in avanti, per far entrare aria ma non luce. Sorridendo mi avvicinai silenziosamente e cercai di sbirciare in camera per vedere se il mio amore stava dormendo. Il mio amore era disteso sul letto a pancia in giù, con la massa pelosa e sudata di Pasquale distesa sulla sua schiena che la montava con vigore da dietro.

Lui ansimava come un porco, lei come una troia.

Il sangue mi si gelò completamente nelle vene, non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo. Rimasi bloccato nel tentativo di trovare una spiegazione logica a ciò che vedevo e che non poteva essere vero. Eppure non era un incubo, i loro respiri affannati era reali, il rumore delle palle gonfie di Pasquale che sbattevano sul culetto liscio della mia ragazza era reale.

– Sì, prendimi – disse Roberta in preda al godimento.
Non li potevo vedere in volto perchè erano girati verso la parete del letto, mentre il mio punto di vista era dietro sulla sinistra rispetto a loro. Sentivo però il suono spiacevole della bocca di Pasquale sul collo di Roberta, mentre lo baciava e leccava grossolanamente, sbattendola con forza e con colpi che facevano tremare come gelatina la pelle delle cosce e delle chiappe di lei.

Io ero come congelato, non riuscivo a pensare nè a spostarmi o urlare. Vidi Roberto sollevarsi leggermente, con una mano sul cazzo, e spostarsi in avanti su di lei. Roberta con voce esausta ma quasi ridendo disse – No, lì no –
– Dai fammelo provare, te l'ho guardato tutto il tempo –
– Mi sembrava che tu fossi più interessato alle mie cosce, a tavola –
– Eri proprio lì accanto, ridevi, mi guardavi, non ti spostavi quando strusciavo le gambe sulle tue ginocchia… dovevo provare ad accarezzarti le cosce no? –
Roberta rise – Eh sì, dovevi proprio con tua moglie in giro per il tavolo… E poi mi pareva che tu mi guardassi le tette –
– Per forza, mi stavi davanti con quella quarta stretta nel costume –
– E' una terza –
– Sembrava una quarta, fammi controllare –

Con un movimento tutt'altro che aggraziato, Pasquale lo rimise nella sua fica fradicia e aperta, e con le mani le afferrò le tette con forza, tirandola indietro fino ad alzarsi entrambi sulle ginocchia.

Lui arrivava a malapena alle tette di Roberta, che stringeva con forza mentre la sua pancia sul culo di lei non gli permetteva di andare oltre. Evidentemente scomodo, lasciò le tette e la afferrò per i fianchi, cominciando a sbatterla alla pecorina. I respiri affannati crescevano di intensità, lui le mollò uno schiaffo sonoro sul culo, lei disse un – Ahhhi – eccitato più che infastidito, lui ripetè con un altro schiaffo ancora più forte.

– Dai, mi lasci il segno –
– E certo che te lo lascio, non devi dimenticare lo stallone calabrese –
Roberta rise e rispose – E chi se la dimentica questa scopata –
– Che puttana – disse lui sbattendola con una forza quasi preoccupante.

Eccitato all'estremo, la spinse quasi con violenza a distendersi di nuovo sul letto, sempre a faccia in giù, e si buttò su di lei, spostandosi in alto e afferrandoselo con la mano per dirigerlo là dove lei non voleva.

– No, no – disse lei.
Lui non rispose e si lasciò cadere con tutto il suo peso, spingendo con forza.
– Ahhhhhhh – sussurrò lui.
– Ahhhhhhh – urlò lei.
Lui spinse ancora con più decisione, schiacciandola con il suo peso mentre lei si divincolava e urlava. Roberta cominciò a piangere.

Fu in quel momento che decisi di intervenire, quello stava diventando uno stupro. Pensai di andare verso la porta sul retro che dava nella cucina, per prendere un coltello e intervenire minacciandolo, ma mentre pensavo a questo, lui le chiese – Ti piace ora che è arrivato in fondo, eh? –
Lei piangendo rispose – Sì, sì… fa male ma lo voglio, continua –

Pasquale cominciò a muoversi dentro il culetto di Roberta, poi iniziò a scoparla su e giù, sempre schiacciandola con il peso del suo corpo peloso e sudaticcio.

I sospiri piagnucolanti di lei si trasformarono lentamente in sospiri eccitati, mentre con una mano sotto la pancia si stava evidentemente stimolando il clitoride. Sentirla ansimare mi fece sentire un formicolìo nel costume.
– Lo faccio per te, anche se prendi la pillola non è sicura al 100% – disse lui ansimando come un porco che vuol solo godere.
– Lo so, lo so, grazie – rispose lei distratta e concentrata nella ricerca dell'orgasmo.

– Lo so AMORE, devi dire –
– Lo so amore mio –
– Scopami il culo amore mio, devi dire –
– Scopami il culo amore mio –
– Vienimi dentro amore mio, devi dire –
– Vienimi dentro amore mio – disse lei quasi urlando e un attimo dopo ansimò forte muovendosi con una forza straordinaria che fece sobbalzare il pesante fardello che aveva sopra e dentro di sè.

Solo in quel momento realizzai che il mio cazzo era durissimo nel costume.

Come se fossi stato posseduto, senza più forza di volontà, lo tirai fuori e mi masturbai furiosamente in silenzio, guardandoli.
Lei si placò, distrutta da quell'orgasmo furioso, e rimase distesa ansimando forte senza muoversi, mentre Pasquale la scopava con ancora più forza in quel culo che ormai doveva essersi aperto senza ritegno, tanto che lui sembrava uscire e rientrare ad ogni colpo. L'assenza di partecipazione di Roberta rendeva la scena ancora più umiliante, lui la stava usando senza alcun interesse per lei, a quel punto, voleva solo svuotarsi i coglioni nel corpo del mio amore.

Scopandola ormai come un cane avvinghiato ad un polpaccio, Pasquale disse: – Ora ti sborro nel culo, puttana –
– No, dai esci- rispose lei senza partecipazione, ormai desiderosa solo di finire.
– La vuoi bere? –
– No, no, godimi sulla schiena –
– Col cazzo – rispose lui quasi ridendo – Ormai sborrooooooooooooooooo –

Gli ultimi colpi furono lenti, possenti e in profondità, poi lo spinse fino in fondo come se volesse metterla incinta.

Sentii l'orgasmo arrivare anche per me, e sborrai senza gioia ma copiosamente sulla mia mano, mentre immaginai che la sborra di Pasquale stesse scorrendo nel corpo esausto della mia amata.

Mentre lui affondava il suo membro fradicio nelle carni di Roberta, lei si sforzò di arrivare con una mano sotto i loro corpi e sussurrò “sennò si sporcano le lenzuola”. Immaginai la sborra di lui che dopo averla invasa con la forza, usciva lentamente, esausta anch'essa, lungo le cosce gocciolanti di Roberta, fino alla sua mano.

Lui le stava leccando oscenamente il collo e una guancia, ansimando, e le disse – baciami -. Lei disse semplicemente no con un tono che lasciava immaginare un sorriso. Lui allora uscì dal culo di lei, reggendosi il cazzo con una mano, e con un movimento improvviso e potente entrò nella sua fica.
– No… no… dai… ma sei proprio uno stronzo – disse lei ridendo.
– Sei tu la stronza che non mi bacia –
– Hmm ok – rispose Roberta divertita.

Lo spinse indietro, lui uscì dal suo corpo violato e lei si girò goffamente sotto di lui, tanto che io ebbi paura che mi vedesse dietro la finestra… ma le loro bocche si incollarono subito in un bacio ancor più osceno di quella scopata: era innaturale vedere una ragazza così carina e pulita abbracciare e baciare appassionatamente un maiale grasso e peloso. Il quadro fu completo quando lui baciandola rientrò nel suo corpo e lei spalancò oscenamente le cosce per riceverlo fino in fondo, umido del suo sperma che continuava a sgocciolare, pulendosi in quella fica che solo il giorno prima avevo coccolato e baciato come un tempio.

Rimisi il mio cazzo, mai così piccolo, nel costume. Tornai in spiaggia umiliato ma deciso a salvare la faccia, dicendo che lei stava dormendo e non l'avevo voluta svegliare. Luisa però forse raccontò di questa mia escursione al marito, che intuì l'accaduto. O forse mi aveva in qualche modo visto durante la mia spiata, chi sa… In ogni caso la mattina dopo mi mise alla prova dicendomi sottovoce – complimenti, non la prendere male ma la tua ragazza ha un culetto favoloso, eh eh eh -.

Il mio – Eh, sì… – di risposta fu più amaro che divertito.

E credo che non fu un caso se fu facile trovarli insieme la sera dopo, quando andarono a prendere l'insalata nella nostra cucina mentre noi eravamo tutti a tavola nell'altro giardino… Lei in piedi appoggiata contro la cucina, la testa indietro sulle spalle di lui che la schiacciava da dietro, due dita di lui che lei succhiava con avidità ad occhi chiusi, l'altra mano di lui che le palpava il seno fuoriuscito dal bikini.

Il pareo di lei era sollevato, il costume frettolosamente abbassato alle ginocchia, come i pantaloncini e le mutande di lui. La lingua di Pasquale scorreva lasciva sul collo di lei e un suo sguardo veloce si diresse per un attimo verso la porta socchiusa da dove osservavo nell'ombra. Gli unici suoni, coperti a tratti dalle chiacchiere degli altri nel giardino accanto, erano quelli della bocca di Roberta che succhiava le dita di quel porco, e del possente corpo peloso di Pasquale che con una velocità a****lesca si accoppiava con lei.

In silenzio la monta terminò e l'estrazione del cazzo coincise con un osceno sgocciolare sul pavimento. Lui alzò la bocca dal collo di lei e sorrise verso di me. Che mi immaginasse o mi vedesse cambiava poco. La mia gattina era la sua zoccola.

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