La prossima volta

Da qualche anno sento sempre più forte la curiosità verso il corpo maschile. Non sono un ragazzino che vuole misurare e misurarsi, ma è una avera e propria attrazione. Dopo foto e video su internet, le chat e videochat vedo che tutto questo virtuale non placa ma aumenta il desiderio. Mi capita di sorprendermi a pensare a dei bei corpi che si cercano e si toccano, e mi vedo protagonista di tante emozioni anche mentre guido; godo al pensiero e languisco nel desiderio…
La scorsa settimana ero al semaforo con queste immagini nella mente quando un uomo dal corpo bruno probabilmente dello Sri Lanka si avvicina e sorride con denti bianchissimi per lavare il vetro dell'auto; lo fermo e gli sorrido cortesemente per non fargli fare un servizio che non mi occorre.

“So io che mi farebbe piacere farti…” pensavo; lui sorride e saluta dicendo “Prossima volta”.
Già…la prossima volta! Ricordo che su una chat ho letto un racconto in cui il protagonista da un passaggio in autostop ad un ragazzo, porta l'argomento sul tema sessuale e sebbene sia etero, accetta di farsi ciucciare e a montare l'autista voglioso.
La prossima volta…ci provo con il cingalese. “Mi sa che nemmeno capisce l'italiano quello” penso tra me e vado al computer per disegnare due pupazzetti schematizzati dove uno fa un pompino all'altro.

Cerco su internet come si scrive “io” e “tu” in cingalese e mi metto “io” nella parte di quello che succhia. Il giorno dopo passo al semaforo, é mattina e lui è già la al lavoro. Mi sorride, mi lascio lavare il vetro e gli do del denaro; mi ringrazia e gli chiedo “Come ti chiami?!” fa un sorriso più splendido e dice “Mihal, io Mihal!” lo ringrazio e proseguo. Ripasserò a fine giornata e scrivo sotto a “tu” anche Mihal come penso che si scriva.

Sono quasi le otto di sera; c'è la partita e la gente in giro è poca. Al semaforo ci sono solo io e Mihal; un suo compagno forse un poco più grande e con i baffi neri presidia l'altro semaforo. Abbasso il finestrino Mihal mi sorride e mi saluta, ma non si avvicina perchè non vuole fare il bis. Allora lo chiamo con un cenno e si avvicina, gli chiedo come è andata la giornata e mi fa un cenno di tanta fatica e poco raccolto.

E' verde il semaforo ma non ci sono auto dietro a me, per cui continuo ad interessarmi a lui, poi alla fine gli passo il fogliettino. Lo guarda, sorride e mi guarda. Gli faccio un gesto di intesa e perchè capisca faccio dei cenni indicando la mia bocca e il suo gioiellino da scartare. Resta un attimo fermo, poi si gira e dice qualcosa all'amico più grande, lascia il bastone del lavavetri e sale in macchina.

Ho rimorchiato Mihal è un po' a disagio dentro la macchina, che poi è un'utilitaria mica é di lusso, però vorrebbe parlare e farsi capire ma non conosce l'italiano e prova a fare dei gesti. Mi indica il fogliettino che gli ho dato e dice “Mihal, Mihal” a quello che fa il pompino, gli dico “no quello sono io” e sorrido. Resta interdetto e stupito, forse pensa che dopo gli chiederò del denaro per il servizietto?!
Cerco uno slargo lungo una strada dove tutti corrono molto e non faranno caso ad un auto ferma con due che sono “al lavoro”.

Dico “Bene Mihal” e gli metto la mano sulla coscia; sento che si irrigidisce un po' e provo a fare un po' di preliminari chiedendogli quanto anni ha e faccio dei numeri con le dita; capisce e mi corregge ?” ha 19 anni e sorride, allora gli metto le mani sul bottone che chiude il pantalone di tela; sporco di smog e dell'acqua dei vetri delle auto. Collabora diligentemente e si sfila i pantaloni; un intenso odore di aglio, curry, cipolle si sprigiona da quel corpo.

Si sfila la T-shirt biancastra; un fisico asciutto e turgido, quasi tremulo attende la mia mano che subito accarezza il petto ed il capezzolo. Socchiude gli occhi e lascia cadere la testa un po' all'indietro. E' docile come un gattino, fa quasi le fusa quando gli accarezzo l'ucccello che fino a quel momento era nascosto nella mutanda blu. Do un bacio sulla mutanda ma non sento una solida presenza; sfilo la mutanda e quasi sepolto nella foresta vergine dei peli lisci e neri del suo pube, vedo la pelle bruna, quasi come quella di un bronzo di Riace, che protegge la testa del suo pisello che ancora non ha ricevuto il caldo sangue che lo deve gonfiare.

Mihal non guarda, mantiene gli occhi socchiusi, le labbra sono dischiuse e le inumidisce con la lingua più chiara della sua pelle. Mi tuffo con il viso in quella foresta dal forte odore di aglio e curry, tipica dei popoli indiani e cingalesi e incomincio a ciucciargli il mebro che dopo un paio di leccate sulla punta incomincia a gonfiarsi, veloce e potente; si incurva un po' sul lato destro, si vede che è cresciuto in fretta nell'adolescenza e senza molto spazio dove espandersi.

Lo afferro con le mie mani e lo maneggio con foga e desiderio; si accorge che non me lo sto mangiando, ma che voglio godermelo e farlo godere. Apre gli occhi e mi guarda, mi sorride e mi accarezza la testa, senza premermi sul suo pene che intanto inizia a mandare le prime gocce di umore maschile. La lingua lambisce il suo glande spogliato della pelle bruna e solletica in senso orario e poi antiorario la corona del suo prepuzio non circonciso; lo stringo e la cappella sembra una susina dura e violacea nella mia bocca.

Adesso Mihal ha un tremito e si contorce dolcemente, e mi accarezza la schiena. Il mio pisello sta per scoppiare e mi fa male mentre sono chino su Mihal. Mi sollevo un attimo e Mihal mi guarda interdetto, non sa se ha fatto qualcosa di male. Lo rassicuro e mi sbottono il pantalone; Mihal sorride e dice “Bravo!” mi mette le mani tra la maglietta e il pantalone, mi accarezza l'ombelico come ad un bambino che ha dolore al pancino.

Il mio pisello spunta da sotto l'elastico dello slip e lui lo punta come un cane da caccia che ha visto una preda. Lo fermo delicatamente e gli faccio capire che prima voglio finire il mio lavoretto; si appoggia di nuovo allo schienale e chiude gli occhi. Sembra dormire, è quasi assente e ad un tratto una contrazione dei suoi addominali, si inarca e stringe di più gli occhi. In pochi secondi mi riempie la bocca del suo succo bianco, a tratti granuloso che deglutisco con avidità e continuo a ripulirgli la cappella.

E' un pozzo di petrolio bianco che non accenna a fermarsi. Un gemito, un ultimo s**tto di reni e mi muore di piacere. Apre gli occhi e il suo sorriso brilla ancora più di prima. “Gracie” mi dice e mi sospinge dolcemente verso lo schienale; mi spoglia dei pantaloni e della mutanda con delicatezza e quasi nobiltà. Vede il mio cazzo duro e teso come una torre di Pisa; mi mette la mano sotto le palle e me le maneggia finchè non si rapprende il sacco e mi scopre la cappella.

E' già umida, turgida e attende quella bocca forestiera che non parlerà italiano, ma dimostra di saperci fare.
Chiudo gli occhi e immagino Mihal da piccolo con i suoi compagni di giochi; inizia a conoscere tutti i brividi che la scoperta del sesso può offrire a un ragazzino che non ha molto di più della pelle che indossa. Forse qualche volta è stato abusato in cambio di denaro per la sua famiglia. Non dimostra ritrosia, ma disinvoltura e ci mette passione in questo pompino orientale! Succhia e soffia, fa volteggiare la lingua, arriva in fondo alla gola e ingoia il mio glande che si gonfia quasi al limite della sua capacità.

Oltre all'odore “selvatico” Mihal adesso sprigiona un odore di maschio mentre suda e gode nel succhiare. Ho in bocca il suo sapore dolce ed amarognolo; non ha molta familiarità con la doccia Mihal, ma questo ha aumentato le sensazioni di piacere. Le narici captano il suo odore mentre ogni centimetro della pelle del mio basso ventre è solleticato, accarezzato, eccitato e irrorato di vita!
Apro gli occhi e vedo questo corpo giovane, nudo, bruno dai capelli neri corvini, chino su di me, con tutti i muscoli dolcemente impegnati a seguire un movimento vitale e ritmato.

Adesso sono io che mi inarco all'indietro, emetto un grido, mi contorco ed esplodo con dei getti di sperma che la sua bocca accoglie generosa e paziente. Non me ne fa uscire neanche una goccia mentre gli dico “Bravo Mihal!”.
Contento dell'apprezzamento sembra ricominciare con la stessa passione di prima, usa la lingua con maestria; ogni tanto con i denti mi lascia leggermente striato il pene e mi trasmette una goduria speciale. Arriva, è la seconda ondata di uno tzunami di libidine che Mihal diligentemente succhia e le sue labbra schioccano quando sfila dalla sua bocca il mio membro arroventato.

Mi guarda e sorride ancora, compiaciuto e soddisfatto. Si lecca le labbra e mi bacia i capezzoli con rispetto e sottomissione. Si appoggia allo schienale un minuto e poi inchinando la testa leggermente indossa la sua T-shirt e si rimette mutande e pantaloni. Mi rivesto e lo accompagno al semaforo dove lo aspetta l'amico con i baffi, sereno e paziente.
Mi saluta e mi dice “Gracie” lo fermo con la mano e gli voglio dare una banconota per ricompensa del bel lavoro svolto e per risarcirlo del mancato guadagno avendo lasciato il suo “lavoro”.

Mi sorride di nuovo e congiunge le due mani mentre china dolcemente la testa; la rialza sorridente e dice “la prossima volta!” Resto interdetto; non sono umiliato o offeso, solo…sorpreso. Guardo Mihal che va a parlare col tipo baffuto che lo ascolta nella sua lingua mentre gli dice qualcosa di quello che è accaduto da poco. Il viso del tipo da serio che era, distende il sopracciglio e accarezza la guancia a Mihal, mi guarda e mi dice “la prossima volta!” mentre mi saluta con la sua mano più callosa del compagno di lavoro.

Dallo specchietto retrovisore vedo ancora loro due che si avviano a piedi verso chissà quale alloggio e vedo la mano del tipo che si poggia sulla natica destra di Mihal. Non è geloso, quindi “la prossima volta” che succederà?! Incomincio a pensare quali altri disegnini e quanti pupazzetti devo disegnare per “la prossima volta”!.

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