LA PRIMA VOLTA DI MONICA AL PARCHEGGIO DEI TIR

Era il mese di giugno del 2001, stavo con mio marito a casa quando, mi accorgo di una sua agitazione, vedevo che fremeva dalla voglia di dire qualcosa ma che non osava farlo. Mi avvicinai alle sue spalle e, baciandolo sul collo e carezzandogli il petto, gli chiesi cosa aveva, perché era così silenzioso e agitato. Inizialmente la risposta fu un “niente”, ma insistendo con la lingua nel suo padiglione auricolare e lasciando scivolare le mie mani sulla sua patta, gli sussurrai nuovamente nell’orecchio cosa aveva.

Aveva il cazzo duro, non resistette a lungo alle mie carezze e mi confessò che aveva una voglia matta di vedermi posseduta da qualche camionista maturo.
Gli dissi che era un gran porco e mentre lo segavo, gli dissi che lo avrei accontentato e gli raccontai cosa avrei fatto. Sborrò in pochi minuti, lo lasciai così e andai a prepararmi per la serata.
Misi un top rosso scollato con sotto un reggiseno senza coppe anche perche con le tettone grosse e vogliose non serve il reggiseno avvolte, minigonna di jeans senza perizoma e sandali da schiava con tacchi a spillo altissimi.

In macchina mio marito mi guardava e dal suo sguardo si vedeva che era felice ed eccitato per quella nuova ed intrigante esperienza. Gli chiesi se sapesse dove andare e come comportarsi e mi confermò che aveva chattato con un amico che aveva la moglie che andava a camionisti e gli aveva spiegato cosa fare e come comportarsi.
Arrivammo nell’area di parcheggio, mi faceva un po’ paura, era buio e ci stavano tre Tir parcheggiati e nessun altro.

Avevo concesso il privilegio di scegliere il maschio che mi avrebbe dovuto montare a mio marito, perché era una sua fantasia ed era giusto che la vivesse fino in fondo e poi anche in segno di gratitudine per la libertà che mi concedeva di stare con altri uomini.
Dopo qualche minuto che stavamo con i fari di posizione accesi – segno di disponibilità, mi aveva detto mio marito – un uomo sulla quarantina scese da uno dei camion e guardando verso di noi si toccò con decisione il cazzo, ma a mio marito non piaceva e non fece il passo successivo.

Dopo una mezz’ora che stavamo fermi lì, si fermò un altro camion e dopo poco scese un uomo massiccio sui cinquanta, cinquantacinque anni e mentre guardava verso di noi, mio marito accese la luce dell’abitacolo.
Aveva scelto il camionista da cui voleva farmi fottere, mi fece aprire lo sportello dell’auto e mi chiese di rimanere in auto e di lasciare al camionista l’iniziativa.
Man mano che l’uomo si avvicinava, cresceva in me l’eccitazione e al tempo stesso la paura, stavamo in un posto isolato dove nessuno poteva soccorrerci in caso di necessità.

Si abbassò nell’abitacolo e senza troppi complimenti, mi palpò con decisione una tetta dicendo: “Hai voglia di cazzo vero? Puttana!!!” si tirò fuori il cazzo già semirigido e me lo ficcò in bocca, mi spingeva forte dietro la nuca per farlo entrare fino in gola e mi diceva di succhiare forte e di far vedere al cornuto di mio marito come ero una ciuccia cazzi. Ero eccitatissima, ero tutta bagnata e quando lui infilò la mano tra le cosce e se ne accorse, senza perdere tempo, mi fece scendere mi girò con il volto rivolto a mio marito, a pecora, e mi penetrò, scopava forte e divinamente alternando ritmi lenti con cavalcate selvagge, gemevo guardando mio marito che si segava e che veniva nello stesso istante in cui quel porco mi sborrò nella figa.

Quando ebbe finito disse puttana va sul mio camion che c’è anche il mio amico che non scopa da una settimana e portati anche quel cornuto di tuo marito così vede come si monta una puttana.
Intrigata dalla situazione andai sul camion dove trovai un vecchio ciccione disteso sulla brandina con la sola canottiera addosso e che si toccava il cazzo. Mi fece montare sul suo cazzo dandogli la schiena e cominciò a schiaffeggiarmi sul culo sempre più forte per farmi impalare con più forza mi sfilò il suo cazzo dalla figa solo quando ebbe svuotato le sue palle dentro di me.

Scendemmo dal camion che eravamo soddisfatti e mentre io e mio marito ci avvicinavamo alla nostra auto leggermente distanziati, mi si avvicinò una Jaguar , alla guida c'era un uomo corpulento sulla sessantina che abbassato il finestrino mi avvicinò e mi invitò a salire in auto con lui, lo guardai in modo malizioso e sorridendo tirai dritto ma lui non si arrese e avvicinatosi di nuovo mi disse: “dai… monta su… ho una gran voglia di farmi un culo come il tuo, facciamo guardare anche il cornuto se vuoi, ti farò divertire”.

Nel frattempo allungò la mano e mi toccò le grosse mammelle sudate, l’interno coscia da dietro. Guardai mio marito che mi fece cenno di sì con la testa, né ero felice perché quell’uomo mi aveva intrigata. Salii in macchina con lui che si parcheggiò in un posto più isolato della piazzola, dove stavano dei cespugli dietro i quali si appostò mio marito, con altri guardoni che si complimentavano con lui mentre godevano nel vedermi
Accese la luce dell’abitacolo e subito mi toccò tra le cosce e mentre lo faceva mi diceva: “…sai vengo qua a caricare le puttanelle che fottono con i camionisti perché sono già belle aperte anche di culo e non si spaventano di questo…”, tirò fuori il suo cazzo che non era particolarmente lungo ma molto grosso, sembrava un salame, rimasi senza parole.

Proseguì il discorso dicendo: “… voglio sfondare il tuo bel culo…, credo che una zoccola come te sia abituata vero?” Mi spinse la testa giù per farselo succhiare, era veramente enorme, una volta soddisfatto del pompino mi fece stendere a pancia sotto sul mio sedile e piazzatosi tra le mie cosce mi ordinò di allargare le chiappe e puntato il suo cazzo sulla mia fica bagnata, cominciò a spingere piano facendolo entrare poco per volta, faceva male e lo supplicai di fare piano, ogni centimetro che entrava emettevo dei gridolini di dolore, mi infilò tutto il suo cazzo dentro e poi cominciò a scoparmi nel culo era deciso e mi insultava continuamente facendo accrescere in me l’eccitazione, urlavo ad ogni affondo mi faceva veramente molto male, ma mi piaceva essere presa così.

Penetrò il mio sfintere anale per oltre venti minuti, fino a quando non mi ebbe riempita di una copiosa sborrata.
Quando uscì da me e ritornò al suo posto, tirandosi su i pantaloni e sistemandosi, io rimasi ancora distesa in quella posizione sfinita, dolorante e con la sborra che mi colava tra le cosce. Mi accarezzò il culo chiedendomi se mi fosse piaciuto e nel frattempo fece cenno a mio marito di avvicinarsi, gli disse che era rimasto molto contento di me.

Poi chiese, sempre a mio marito e sempre mentre mi accarezzava il culo, cosa facevamo nella vita e dopo che Bruno gli disse che lui era disoccupato e io segretaria, si offrì di mantenermi dicendo che lui era molto facoltoso e che gli sarebbe piaciuto avere a sua disposizione una puttanella come me per soddisfare le sue fantasie e realizzare le nostre guadagnandoci anche.
lui rispose che non era possibile perché ero giù impegnata con un altro uomo anche lui facoltoso che già mi manteneva al che lui alzò le mani e preso un bigliettino da visita lo diede a mio marito dicendogli che se ci ripensavamo o volevamo incontrarlo di nuovo solo per qualche incontro saltuario in qualche posto più tranquillo, magari anche in motel – aggiunse- ovviamente a sue spese poteva chiamarlo in qualsiasi momento.

Scesi dalla macchina con il culo in fiamme e con l’aiuto di mio marito ritornammo alla nostra auto e facemmo ritorno a casa pienamente soddisfatti.
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