la mia padrona di casa 2

La mia curiosità per Maria e la lontananza dagli affetti col tempo diventò una vera ossessione. Quando la vedevo girare per casa non riuscivo a togliermi dalla mente le sue forme nude, le tettone pendenti quando si chinava in bagno e quel pelo folto che immaginavo odoroso attorno alla figona umida. Non riuscivo a dormire e mi segavo continuamente finché non mi venne un’idea. Maria per dormire prendeva alcune pastigliette di sonnifero che l’aiutavano a prendere sonno.

Un poco alla volta mi sono impadronito di qualcuna delle sue pillole e ne ho accumulato un certo numero. La mia piccola scorta doveva servirmi per un piano diabolico. La posologia diceva: 1 pastiglia un’ora prima di andare a dormire e 2 o 3 per un effetto sedativo. Io ormai disponevo di 5 pastiglie. Il piano era questo. Avrei messo di nascosto tre pastiglie polverizzate nel caffelatte della sera e avrei verificato l’effetto. Pieno di eccitazione attesi la preparazione e approfittando della sua distrazione aggiunsi al latte la polvere soporifera.

Lei fece tutto come al solito e prese inoltre la sua solita pillola (quindi 4 in tutto). Attesi con ansia oltre un ora e bussai alla sua porta. Nessuna risposta… Socchiusi la porta e la luce del corridoio illumino il viso sereno e addormentato, la chiamai con voce normale da dentro la stanza e non mi rispose, mi accostai e scuotendo la spalla provai a svegliarla. Nessuna reazione, tanto che mi preoccupai di aver esagerato fino a quando non emise un profondo respiro e cominciò a russare.

Era fatta… Sollevai le coperte e scoprii il corpo caldo, la mano andò immediatamente al seno che trovai estremamente morbido e soffice, ma pesante e caldo. Ero eccitatissimo, sbottonai lentamente con le mani tremanti i primi bottoni della camicia e le esposi il petto, i due seni cascavano di lato al torace mollemente e la mia mano non riusciva a contenerlo interamente. Le baciai i seni li leccai e succhiai furiosamente e l’unica reazione fu quella di un accenno di sorriso sulle labbra rilassate.

Sollevai la camicia e infilai la mano nelle mutande. Le dita si intrecciavano con il pelo e tra le labbra carnose e spinsi il medio cercando di penetrarla dolcemente. Il dito entrò agevolmente e allargandole leggermente le cosce sprofondò completamente in una figa calda, umida e accogliente. (segue).

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