La caduta di Serena – capitolo 10

Capitolo 10
Serena ingoiò amaro… finì rapidamente di apparecchiare e portò la pasta in tavola… La conversazione tra i tre andava a spron battuto, mentre lei era chiusa in un silenzio assoluto. Annuiva ogni tanto, fingeva di interessarsi, ma non poteva seguire alcun discorso… Il cilindro dentro di lei le imponeva concentrazione, i movimenti dovevano essere calcolati, per non farsi scappare piccoli gemiti… e poi Paola…
L’avrebbe incendiata lì dov’era… non era un provarci con suo marito quello che stava facendo, ma un continuo stuzzicarlo con gli occhi languidi… Lui stava seduto a capotavola, e lei alla sua destra… ogni volta che Stefano parlava, quella stronza si piegava verso di lui, come pendesse dalle sue labbra, e intanto mostrava il panorama…
E lei non poteva dire o fare nulla… la consolava solo il fatto che almeno il marito pareva più imbarazzato che attratto… Stefano non era un marpione, certo che sottoposto a pressioni tanto sfacciate…
Nervosa e ansiosa… avvilita e umiliata… La tensione la stava consumando.

Adesso almeno suo marito si era messo a chiacchierare di lavoro con Marco, che pareva un angelo mentre mangiavano… difficile intuire che razza di diavolo si celasse in quel corpo…
Stava riflettendo su questo, quando si accorse che Paola la stava fissando con un sorriso astuto, mentre i due uomini parlavano… Non vista, la donna le mostrò chiaramente la forchetta sporca di sugo e, intenzionalmente, se la passo sul bavero della giacchettina… Ma cosa…
“Oh Dio! Che sbadata” disse con finta costernazione, richiamando l’attenzione degli altri “mi sono sporcata la giacca…”
Ecco cosa aveva in mente!!! Serena stava diventando furiosa, adesso avrebbe chiesto al marito se…
“Serena, mi accompagni in bagno, vediamo se riusciamo a evitare la macchia…” le chiese con quello sguardo demoniaco che non ammetteva repliche.

E Serena si accorse di aver sbagliato tutto… Paola giocava a mettersi in mostra davanti a Stefano, ma non cambiava il suo obbiettivo… la sua preda… voleva lei…
“Io… non… non sono tanto brava nel…” stava per rispondere. Dovette fermarsi. Il cilindro stava vibrando. Intensamente.
“Su Serena… ne saprai senz’altro più di me. ” Disse Paola alzandosi e attendendola.
“Prova con quello smacchiatore nell’armadietto, tesoro. ” Le diceva il marito. Non poteva sapere che Marco stava ricreando il lago dentro di lei… accennò un timido “sì…” alzandosi a sua volta, non osando dire di più… a quanto pareva, gli orgasmi precedenti non avevano saziato il suo corpo, anzi… Non appena in piedi, Marco spense il cilindro, con un rapido tocco sul telecomando che portava in tasca.

Paola l’attendeva come la sorella grande attende la piccola… con un sorriso dolce e riconoscente seguì Serena verso il bagno… Quando entrarono, Paola chiuse la porta alle loro spalle, e con la porta, si chiuse anche il sorriso sul suo viso.
“Abbiamo pochi minuti, puttana. In ginocchio, subito. ” Sibilò all’indirizzo di Serena.
L’altra sapeva che non doveva protestare, che l’ubbidienza era indispensabile… lo sapeva… ma…
“Cosa volevi dimostrare con mio marito?? Dimmi questo!!” disse Serena rabbiosa.

Purtroppo, il nervosismo l’aveva guidata verso l’errore di non obbedire immediatamente.
Paola non si scompose. Braccia incrociate sul petto, rispose con assoluta calma…
“Tra poco so cosa gli dimostro… ovvero, che la sua cara mogliettina ha tanto tanto bisogno di cazzo, e che per questo ne ha preso in giro… cosa preferisci che gli mostri? Il video o le conversazioni? Per me è indifferente. Non credere che abbia paura di rovinare il gioco… da brava schiavetta mi diverti, altrimenti puf! Ti distruggo la vita e tanti saluti… E adesso, non resta che contare… uno…” disse, glaciale.

Serena aveva ascoltato sentendo il tremore crescerle sulla pelle… solo per un attimo aveva pensato che lei e Marco bluffassero… che alla fine non avrebbero osato dir nulla per non far cadere quella gabbia… ma davanti alle parole di Paola, quel pensiero era svanito… Erano diavoli… cosa importava a loro di distruggerle il matrimonio… se la loro preda non collaborava, l’avrebbero lasciata cadere nell’altro inferno…
“Due…” disse Paola.
Le gambe si piegarono, le ginocchia toccarono terra… gli occhi di Serena, lucidi, contrastavano con quelli fieri di Paola, che ora abbassava la tavoletta della tazza per sedersi…
“Qui, puttana, davanti a me, su” disse, e Serena, affranta, un centimetro alla volta si portò ai piedi della donna.

Ostinatamente, guardava di lato, schivando la faccia sorridente di Paola.
“Mani sopra la testa, mia cara puttana. E non voglio vederle muovere da lì. ” Ordinò secca, e di nuovo Serena, senza guardarla, obbedì. Alzò le braccia, e intrecciò le dita delle mani sopra il capo.
Fu però costretta a guardare, quando sentì Paola frugare nella tasca della giacchetta ed estrarre qualcosa… Da principio non comprese… erano i due collari che Marco aveva acquistato assieme a quello che le era stato messo al collo… ma non poteva certo metterglieli al collo ora!!! Che voleva fare??
Paola si chinò in avanti, uno dei due guinzagli tra le dita e aprì la chiusura, poi abbassò le mani verso il bordo inferiore della maglia di Serena… le mani passarono sotto, e avanzarono verso le sue tette… Serena non osava muoversi, mentre sentiva il collare strisciarle sul ventre… lento… Paola la guardava negli occhi… attendendo una sua mancanza, ne era certa, un suo errore, come ad esempio abbandonare la posizione imposta…
Prese a sussurrarle, mentre ora, con la fibbia del guinzaglio sfiorava il capezzolo…
“Vedi, gran signora… sono due giorni che Marco mi tiene a stecchetto… astinenza totale…” diceva guardando il viso di Serena, che ad occhi chiusi ora sentiva Paola mentre faceva passare il collare attorno al suo seno sinistro, proprio alla base… “… sa bene quanto ti voglio… totalmente… ma devo sempre guadagnarmi le ricompense…”
E mentre parlava, serrava la chiusura del collare… poi prendeva l’altro e si indirizzava a fare lo stesso con il seno di destra…
“oggi mi sono comportata bene… e tra poco mi prenderò la ricompensa… nel frattempo di preparo per bene…” e senza ulteriori preamboli, chiuse anche il secondo collare…
Serena, a palpebre frementi, li sentiva sulla pelle del seno… serravano, appunto, non da far male, ma da infastidire… senz’altro da umiliare… Ed ora, la maglia le veniva sollevata… Paola contemplava l’opera…
“Bell’effetto, gran signora… fossi in te, adesso starei attenta a piegarmi… se il maritino vede, sarà difficile da spiegare…” e sghignazzò contenta, lasciando ricadere la maglia.

Poi si alzò, rapida.
“Su puttana, andiamo, che la serata è ancora tutta da gustare…” disse, attendendo il rialzarsi di Serena, avvilita. Prima di uscire, però, Paola si arrestò ancora…
“Oh! Quasi dimenticavo” disse sfilandosi la giacchettina e rimanendo con il solo corpetto “questa la lasciamo qui… noi abbiamo provato, ma la macchia non viene via, giusto, gran signora?” disse Paola.
Serena guardò la bastarda… il seno di lei messo ben in risalto dall’abbigliamento a dir poco sexy… rabbia dentro di sé, rabbia che doveva essere ingoiata, messa da parte…
“Sì…” sussurrò soltanto, il fastidio dei collari che le ricordavano l’ubbidienza…
Paola aprì la porta del bagno, ed entrambe tornarono alla tavolata.

Serena, occhi bassi, non poteva vedere la reazione del marito, colpito nuovamente dalle forme di Paola… del resto, fu un momento, poi ritrovò il contegno… “Eravate sparite?” disse sorridendo
“Le donne sono così in bagno, ci mettono un’eternità” rispose sorridendo di rimando Paola “peccato che forse la macchia resterà, pazienza…”
Marco interruppe quei discorsi, e si rivolse a Stefano.
“Allora Ste” e Serena drizzò la testa… Ste… si era già ai nomignoli… Marco si portava avanti con la confidenza… maledetto… maledetto lui, Paola e quegli umilianti collari che le aveva fatto indossare…
Marco proseguiva nel suo discorso “vuoi dire tu alla nostra Serena la novità?” disse sorridendo, con un luccichio negli occhi che non prometteva nulla di buono…
“Oh sì… Serena, stavamo parlando e mi son detto, perché non stare assieme domenica? Al mare, passiamo la giornata assieme alla casetta!” disse tutto fiero dell’idea.

Serena si sentì sprofondare… le mancava il fiato… ciò nonostante doveva imporsi una maschera, un sorriso… altrimenti Stefano si sarebbe chiesto il perché della sua aria terrorizzata…
“O-ottimo… solo che…” una scusa, una scusa… doveva trovare una scusa… “forse dovevamo anda…” la vibrazione tra le cosce. Potente… Serena cercò di riprendersi… “… andare dai… miei genitori…” finì di dire, sentendo subito il corpo che reagiva, la sua figa che si bagnava… Si voltò verso Marco, che sorrideva, ma con uno sguardo freddo, e la mano nella tasca, a gestire il telecomando… e il suo piacere… la vibrazione cambiò… una pulsazione continua ora… la rendeva quasi incapace di stare ferma… sapeva cosa doveva fare..
“No… mi… mi sbaglio…” corresse subito, iniziando a muovere le gambe sotto il tavolo, cercando di sfuggire allo scavare del cilindretto “no… al mare… perf-perfetto tesoro…” Lo sguardo fu subito su Marco, implorante… aveva detto quello che serviva, adesso doveva spegnere…
Ed invece cambiava solo il tipo di vibrazione… in quel modo Serena nemmeno riusciva ad adattarsi al ritmo che le imperversava dentro… Strinse le gambe, il sudore le velava il viso…
E tra di loro continuavano a parlare, ad organizzare, con Stefano preda dei due che l’avevano tagliata fuori con quel tormento… sentiva la voglia crescere… doveva uscire di lì…
I piatti.

Si alzò di shitto, li raccolse al volo, costretta a fare attenzione a non piegarsi troppo e rischiare di far intravedere a suo marito i collari. Una volta presi, si diresse in cucina.
Ma Marco era decisissimo a non darle tregua…
“Aspetta Serena, ti do una mano volentieri. ” E la seguì. Giunta in cucina, Serena si voltò verso di lui… il viso sia stravolto che esasperato… Marco si avvicinò, obbligandola a retrocedere fino ad avere il culo contro il lavello…
“Spegni… io ti scongiuro… t-tra poco u-urlo…” implorò lei.

“Prima alza la maglia… voglio vedere le tue belle tettone come stanno bene legate…” le ordinò, stando a braccia incrociate sul petto. Serena era allo stremo… sapeva bene che un orgasmo l’avrebbe fatta gemere tremendamente… doveva sottomettersi… mostrarsi immediatamente…
E così fece… alzò la maglia, sussultando al contempo, quando il cilindro le dava picchi di stimolazione che la sorprendevano senza pietà…
Con i lembi della maglia in mano, si offriva alla vista di lui… i collari rendevano perversamente più eccitanti quelle mammelle…
“Molto bene puttana… agghindata come ti si addice… e devo dire che me lo fai tornare duro sempre…” disse mettendole le mani sulle tette, e iniziando a stringerle i capezzoli… e Serena si accorse di come quei collari le aumentassero la sensibilità… le vibrazioni… le mani che stimolavano… L’orgasmo stava per montare…
“Vuoi che spenga puttana?” chiedeva sadico Marco.

No, non lo voleva. Voleva urlare il suo piacere, voleva godere!!
Ma in quelle condizioni, doveva rinunciare, rimandare… il che voleva dire che lui avrebbe continuato a cucinarla ancora… fino a prenderla… come? Senz’altro l’avrebbe portata ad accettare di peggio, pur di godere… ma Stefano… se avesse sentito…
“S-spegni… ti… ti imploro!” disse alla fine.
Marco sorrise, spegnendo il cilindro. Serena ansimava, davanti a lui che, con soddisfazione, notava il fatto che la sua preda non abbassava la maglia senza che lui l’ordinasse… Serena rimaneva nella stessa posizione, contro il lavello, mani a tenere alta la maglia, a mostrare per bene come il suo seno fosse costretto… Senz’altro la donna aveva bisogno di ritrovare un minimo di calma, ma lui non era disposto a concederne… anche perché voleva lasciare tempo a Paola, nell’altra stanza per fare altro…
“Ora voltati puttana, e comincia a lavare questi piatti… lentamente…” le sussurrò lui.

Serena lo guardò sfinita… dal piacere, dal nervosismo… e da un’angoscia derivante dal sentire non più un chiacchiericcio continuo nell’altra stanza, ma più che altro sussurri.
Marco notò quel tentare di tendere l’orecchio. Una volta che Serena si fu voltata, la fece arretrare con i piedi, in modo che lei si ritrovasse appoggiata al lavello con i gomiti, il culo ben in fuori…
“Apri l’acqua, puttana, e fai la brava serva…” disse ancora lui.

Serena fece come le era stato detto… aprì il rubinetto e prese un piatto in mano per iniziare a lavarlo…. E subito un fremito… mentre con un lieve tocco delle dita di Marco sotto la sua gonna, capiva che doveva allargare per bene le gambe… Marco ora di fianco a lei, una mano tra i capelli, a tenerla ferma, mentre con l’altra mano giocava a sfiorare lungo l’interno coscia, senza mai toccarle il taglio…
Non era come il cilindro acceso… non c’era il rischio di un orgasmo… era pura tortura in quel modo… Serena sentiva le gambe tremare, mordendosi il labbro continuava a lavare, obbligandosi al silenzio, mentre avrebbe voluto dire al suo torturatore di penetrarla con quelle dita… e invece lui sfiorava… da mezza coscia, lento, fin quasi al taglio… per poi ridiscendere, leggero…
“Vedi puttana, dal tuo essere ubbidiente dipendono tante cose…” sussurrava lui “per esempio, il mio dar via libera a Paola con tuo marito oppure no…” disse con un ghigno.

Lei si irrigidì, tentando anche di alzare la testa, che prontamente Marco tenne al suo posto…
“Giù, giù puttana…” disse rafforzando la presa “se fai la perfetta puttana, Paola lo lascerà in pace… magari giocherà un pochino, ma non esagererà…”
Lei strinse gli occhi… il lago tra le cosce le permetteva di sentire le parole, ma non di reagire come avrebbe voluto… era costretta ad assimilare quanto le imponevano, senza poter opporsi, nemmeno ora che minacciavano di includere nel loro osceno gioco anche suo marito…
Quello che capiva però, era il sadismo implicito in tutto questo… ubbidienza… la sua… o avrebbe visto Stefano sotto le grinfie di quella bastarda… ma… no, lui non poteva… non era il tipo…
“Ste… stefano… non… non… mi ama…” disse d’improvviso, a sottintendere che mai avrebbe ceduto a dalle stupide avances…
Marco passò il dito lungo la figa di lei, senza penetrarla, vedendola cedere sulle ginocchia, ansante, per poi rimettersi in posizione… “Certo che ti ama… come tu ami lui… però sei andata in cerca di cazzi, cara la mia puttana… chissà se trovando qualcuno di generoso, non ceda anche lui…” e continuò con le sue carezze intime, leggendole in faccia l’effetto delle sue parole… Occhi umidi… espressione di chi sente la bastarda verità sputata in faccia…
Serena tornava al suo difetto principe… il senso di colpa… su cui Marco marciava alla grande… Per un istante, nel delirio che quell’uomo le stava facendo passare, si trovò a considerare che se Stefano fosse stato portato al tradimento, lei sarebbe stata libera… uno a uno… palla al centro… Ma.

C’era il ma… Lei non voleva perderlo. E poi, tutto sarebbe tornato ancora allo stesso punto. Il senso di colpa. Lei aveva permesso tutto… lei e solo lei…
Ubbidire. Ogni cosa dipendeva dal suo ubbidire. Anche a pochi metri dal suo sposo, mentre a sua insaputa la stavano di nuovo usando… umiliando… e, drammaticamente, eccitando allo spasimo… I pensieri, le paure, le angosce infatti, non le evitavano nemmeno ora di gocciolare sulle dita di Marco, che otteneva così una doppia umiliazione nei suoi confronti… usarla, e vederla piegarsi sotto i suoi tocchi…
Ubbidire.

Ignara di quanto succedeva nell’altra stanza… dove Paola traeva piacere dallo stuzzicare in modo diverso…
La donna sapeva bene che doveva inchiodare Stefano sul posto, e non le riusciva difficile. Semmai, gradevole. Il marito di Serena non era certo un adone nei modi, anzi, era il classico tipo che si imbarazzava in certe situazioni… ma era anche una bella presenza, Paola doveva ammetterlo… alto, ben curato nell’aspetto e nel vestire, capelli neri con solo qualche spruzzata di grigio… sì, era decisamente piacevole far finta di ascoltarlo, mentre lo guardava fisso negli occhi, e impercettibilmente si avvicinava sempre di più, spostandosi sulla sedia, piegandosi verso di lui, per poter fargli meglio vedere quanto quel corpetto facesse risaltare le sue forme…
Stefano deviava lo sguardo, ma alla fine sempre lì tornava… una chiacchiera, poi un aneddoto… e la mano di lei sfiorava la gamba dell’uomo, prima una volta, poi due… alla terza, la mano di Paola si fermò sulla gamba di lui e lì rimase.

Paola sorrise, sentendolo fremere sotto un tocco che comunque lui continuava nella sua mente a giudicare innocente…
“Ma dimmi Stefano” diceva ora lei, muovendo appena la mano, in una carezza che tendeva a risalire, millimetro dopo millimetro, lungo la coscia dell’uomo “io non sono sposata… e vorrei una conferma o una smentita… ma è vero che dopo il matrimonio il… sì insomma… il… il desiderio cala?” chiedeva lei, seria, quasi con l’espressione bambinesca…
Lui guardò per un secondo dietro di sé, prima di rispondere… sudava freddo, lo sentiva… ma stava solo parlando… non era nulla di male… certo, Paola era sensuale nel modo di fare, ma… stavano solo parlando appunto…
“Non… beh… la vita di coppia ha i suoi momenti…” cercava di dire, sentendo il tocco di lei salire… adesso la mano era a dieci centimetri dal suo inguine… poteva scostarla, ma il rassicurante rumore di piatti dall’altra stanza lo tranquillizzava… in fondo non stava succedendo niente… si chiacchierava…
Paola, divertendosi a fare la sprovveduta, incalzava…
“E tu, in che momento sei?” chiedeva con occhi angelici, fissi in quelli dell’uomo…
“Oh… il lavoro in questo periodo assorbe molto… ma non mi lamento, insomma io…” si interruppe, sentendo la mano ormai a tiro della sua patta, la scollatura del corpetto che profumava di pelle calda…
“Io di certo te lo svuoterei ogni sera…” disse sottovoce lei, abbandonando di colpo l’atteggiamento ingenuo, per passare ad una malizia assoluta…
Stefano non ebbe nemmeno il tempo di prendere atto del fatto che l’erezione si faceva sentire, che Paola ritrasse la mano e si mise a sedere normalmente, come nulla fosse.

In quel mentre, arrivarono Serena e Marco.
Paola non potè che nascondere un sorriso… Serena era stravolta, occhi come i suoi lo vedevano chiaramente… stravolta, ma inappagata, sicuramente. Marco si accomodò con lei al tavolo e, non visto, fece l’occhietto a Paola. Sì, la conferma che la preda era calda… bollente…
“Peccato non aver pensato a prendere un dolce… potrei andare io, ma qui non conosco la zona…” disse Marco, guardando dispiaciuto Stefano, il quale, bisognoso di raffreddarsi, ebbe una nuova idea.

“Beh, se mi date venti minuti, qualcosa recupero… c’è un posticino dove mi possono dare qualcosa, se ne avete voglia. ” Disse alla sua piccola platea.
Serena sorrise in modo spento al marito, pensando a quanto inconsciamente quello stupido stesse facendo il gioco dei due… Ma non osava fiatare, non osava dirgli di non allontanarsi… Marco, nel giro di pochi minuti, l’aveva realmente fatta gocciolare sul pavimento. Le mani… il cilindro… il lavorio sulle sue tette… la volevano, e la volevano implorante… e tutto era costruito ad arte… anche il dolce da andare a prendere… cosa sarebbe accaduto non appena Stefano fosse uscito da quella porta? Come l’avrebbe presa?
Non poteva immaginare che i due gli riservavano un trattamento assolutamente diverso… speciale…
“Grandioso!” esclamò Paola “però prendi anche qualcosa da bere, mi raccomando!!” disse sibillina all’indirizzo di Stefano, che già si stava alzando.

“Mezz’oretta, e sono qui, resisterete senza di me?” chiese, chinandosi sulla moglie per darle un bacetto sulla guancia, che lei ricevette sperando non notasse il tremito che la invadeva.
Mentre Stefano apriva la porta, Paola si alzò veloce.
“Uh, già che ci sono, recupero una borsa in auto, che non mi va di lasciarla in strada” e sgambettando veloce, raggiunse Stefano, che la fece passare e poi accostò la porta dietro di sé.

Nell’attimo in cui scomparvero, Marco si alzò e prese per i capelli Serena, obbligandola ad alzarsi a sua volta. “Il divertimento vero comincia adesso, puttana… andiamo di sopra…” le sussurrò ad un orecchio, poi prese a sospingerla verso la scala, senza mollare la presa.
Poco prima di salire, rientrò Paola, una borsa in mano e Serena riconobbe subito quella che aveva visto nel negozio… si stavano preparando… ma a cosa? Stefano non ci avrebbe messo molto a tornare, cosa diavolo avevano in mente??
“E’ andato l’imbecille?” chiese Marco, all’indirizzo di Paola.

“Sì, certo. Ha… senz’altro bisogno di aria fresca. ” Sorrise lei, rispondendo all’uomo. Lo sguardo di Serena si fece furioso, ma non c’era nulla che si sentisse di dire o fare… ora i due sembravano determinati come non mai, qualsiasi cosa dovessero farle subire, lei sentiva, avrebbe costituito una svolta non da poco…
“Perfetto, raccogli il mio pc, lì sul mobile, e saliamo. Non hai molto tempo per la tua ricompensa…” disse Marco, iniziando a salire la scala, sempre tenendo Serena per i capelli e spingendola a salire.

Giunti in camera da letto, Paola appoggiò la borsa e ne estrasse subito le polsiere… a quella vista, Serena, tenuta ritta in piedi da Marco, cercò di districarsi…
“No… vi scongiuro!! Se Stefano dovesse tornare prima… vi prego!!” li implorò.
Fu un errore protestare. Marco la fece voltare verso di sé e, mentre Paola procedeva nel fissare le polsiere alla struttura del letto, brutalmente le tolse maglia e gonna, in un lampo, per poi riprenderla per i capelli ed esporla verso Paola.

Lei terminò di sistemare i legacci e aprì il pc in modo da inquadrare per bene il letto, poi attivò la registrazione.
“Ammorbidiscila un po, subito. ” Ordinò Marco.
“Con piacere, signore. ” Rispose Paola, avvicinandosi a Serena, che tentava di tenere le mani avanti, troppo vulnerabile, vestita solo dei due collari intorno alle tette, davanti alla donna. Ma Marco tolse la mano dai capelli e fece passare le sue braccia attorno a quelle di Serena, bloccandosela contro il petto, a disposizione di Paola.

“Procedi. ” Ordinò ancora lui.
I quattro ceffoni di Paola raggiunsero le tette di Serena, che urlò sia per la sorpresa che per il dolore.
“Dio mio non così!!!” disse Serena, reclinando il capo, la pelle che si arrossò subito. Paola la prese per i capelli, le alzò il capo per guardarla direttamente negli occhi…
“Su, cagnolina… protesta ancora… dai…” le disse piano, a denti stretti…
Serena sentiva le lacrime lungo il viso… ubbidire… ubbidire… mezz’ora… quanto poteva impiegare Stefano? Mezz’ora… in mezz’ora cosa potevano farle… ubbidire… doveva di nuovo imporselo…
“N-no…” disse in un bisbiglio.

“Ed ora, la parte migliore, puttana. ” Sentenziò Marco gettandola sul letto, come una bambola di pezza. I due furono fulminei nel bloccarle le braccia con le polsiere e una volta fatto, si fermarono a contemplarla… Una visione da capogiro…
Serena, nuda, a braccia larghe e bloccate, i seni costretti dai collari… una vulnerabilità che eccitava Marco e Paola come belve…
E appunto da belva eccitata la guardava Paola, fremente… Paola che adesso si voltava verso Marco… in attesa…
Lui ricambiò lo sguardo, in silenzio… un sorriso a fior di labbra… poi parlò…
“Prendi la tua ricompensa.

Hai venti minuti. ” Disse imperativo, generando un’espressione quasi sadica in Paola, che tornò a voltarsi verso Serena, legata e a disposizione… E Serena cominciava ad intuire… capiva che la sua aguzzina aveva il via libera… capiva che ci sarebbe stato un nuovo livello di umiliazione nella sua discesa… Tentò inutilmente di far forza sulle polsiere, mentre vedeva Paola abbassare la zip del corpetto, liberando i seni, pieni, con capezzoli pronunciati e areole grandi… lasciava cadere l’indumento a terra… poi passò alla gonna…l’abbassò, rivelando le autoreggenti e niente altro, salvo una figa depilata alla perfezione…
“No… Paola, qualsiasi cosa tu abbia in mente, no!!! Ti scongiuro!!!” quasi urlò Serena, mentre Marco si sedeva tranquillamente sul bordo del letto per assistere alla scena.

“Sentiamo com’è buona la tua pelle…” disse Paola, ignorando completamente le parole di Serena, e salendo sul letto a quattro zampe, accanto alle gambe serrate di lei, con le stesse movenze di una pantera pronta a divorare la preda…
Marco si godeva lo spettacolo… Serena legata che subiva un trattamento del tutto inaspettato per lei, e proprio sul letto matrimoniale… Paola, affamata, che giocava con il corpo dell’altra… la vedeva ora prendere per le caviglie Serena… allargarle le gambe, tra le proteste e le urla della donna… immaginava quanta vergogna ci doveva essere dentro quelle urla… esposta in quel modo, umiliata, eppure luccicante, dopo la serata di pura stimolazione… in cucina l’aveva resa assolutamente liquida… ma era giusto torturarla ulteriormente…
Mentre Paola si chinava sulle gambe della preda, iniziando a leccarle dal ginocchio verso la figa, accese il cilindro…
La reazione fu subito evidente…
Serena si contorceva come non mai… il corpo di Paola tra le cosce, la lingua della donna che si indirizzava verso la sua figa lentamente… e lei che non poteva fare altro che gemere sotto le vibrazioni e la stimolazione della sua aguzzina…
Donna o uomo, umiliata nel peggiore dei modi, Serena non poteva nascondere il fatto che il suo corpo necessitava orgasmi…
“V-vi p-prego….

N-on… Ohmiodioohmiodio…” delirava la sua puttana, mentre Paola era arrivata ad assaggiare i suoi succhi, direttamente dalla fonte… la lingua della donna andava su e giù lungo il taglio…
“S-sto… s-to per… oddddiooo… NOOOOO!!!” urlò scrollando il capo a destra e a sinistra, quando Marco fermò il cilindro e in contemporanea Paola passò oltre, cominciando a leccare il ventre di lei… Delirava… di voglia, frustrazione… non importava come o chi la portasse al limite, nella sua mente annientata dal piacere, l’importante era che quel limite venisse superato… Si sentiva impazzire, impazzire!
E Paola procedeva, godendosi ogni millimetro di quella pelle e del suo potere su Serena… fu quasi azzannando che prese tra le labbra i capezzoli eretti di lei, succhiandoli con un’avidità senza pari… e mentre li succhiava, rimuoveva lentamente i collari, passando poi la lingua sul segno lasciato da quegli oggetti… sentendo Serena fremere come non mai…
Ora… sì, ora l’avrebbe completamente annullata…
“Di-dio mio… no… cos-sa an-ancora… no… no Paola, non questo!!!!” tornò ad urlare Serena… un grido che fu interrotto dalla posizione di Paola… che si era alzata sulle ginocchia, si era girata verso i piedi del letto… la testa di Serena tra le sue cosce… e si abbassava sulla sua bocca, mentre le cosce si serravano intorno al capo di lei, la sua figa che aderiva alle labbra di Serena, che non riusciva a scostarla di un millimetro…
Ed ora Marco vedeva le gambe di Serena scalciare disperate, mentre Paola andava avanti e indietro sulla bocca della donna… in un’oscena masturbazione che le velava il corpo di sudore, che le rendeva gli occhi vitrei di piacere… ma voleva di più…
“Fammi sentire la tua linguetta cagna… su…” diceva accelerando il ritmo… Ma Serena rifiutava quell’ultima caduta verticale… e Marco corse in aiuto… il cilindro si accese… e così il corpo di Serena ora si inarcava, premendo sui talloni… le chiappe sbattevano sul letto… l’orgasmo che stava arrivando… e lui spegneva…
Ancora… e ancora… mentre Paola continuava quel movimento, mentre lei stessa si sentiva ribollire… ma attendeva la lingua… l’arrendersi totale della donna…
E ancora la vibrazione nel corpo di Serena, mentre ora Paola prendeva i capezzoli nelle sue dita… squassata dal piacere, la preda legata cercava, tentava di non infierire su sé stessa con quell’ultima oscenità… ma il messaggio era chiaro… ubbidire, ancora, di nuovo… o scordati di godere… la mente cedeva… la vibrazione cessava di nuovo… e lei era distrutta… cedeva, cedeva e cadeva…
Marco vide Paola inarcarsi a sua volta… “E-eccola… la puttana lecca… sì… sìììì… sìììììììììììììì!!!!!” urlò Paola, e Serena si sentì inondare il viso dai succhi di lei, che godeva con spruzzi potenti, a cui lei non poteva sottrarsi… Incapace di ritrarsi da quella fontana, restava solo la frustrazione… dov’era il suo orgasmo ora???? Aveva leccato!!! Aveva leccato!!!
Ma Marco, guardando Paola piegarsi appagata sul ventre di Serena, non ci pensava nemmeno a dare soddisfazione alla schiava… no… doveva rimanere nel tormento per ora…
Si alzò, uno schiocco di dita, e Paola smontò dal corpo di Serena e, a quattro zampe, si portò con il viso davanti alla patta di lui… svelta aprì la lampo dei pantaloni… estrasse il cazzo dell’uomo, e rimase immobile….

lasciando che lui cominciasse a scoparle la bocca… davanti agli occhi sconvolti di Serena, totalmente in fiamme, totalmente delirante, totalmente consapevole di quanto il nuovo abisso dove l’avevano precipitata fosse profondo… ma l’umiliazione non bastava a spegnere i suoi sensi… mentre sentiva la figa gocciolare sulle coperte, gli occhi rimanevano incollati a Paola, a quel cazzo che teneva nella bocca… e il gocciolare aumentava… isterica ora piangeva…
Ma incapace di distogliere lo sguardo, vide Marco estrarre dalla bocca il suo membro… Paola prepararsi con le tette fra le mani… e lui schizzava su quel seno… ci si ripuliva sopra…
E poi il sorriso predatore di Paola ancora rivolto verso di lei, indifesa… la donna, sempre a quattro zampe, si posizionava sopra di lei, lasciando che le tette penzolassero direttamente sul suo viso…
“Lecca per bene, cagna” Sibilò Paola “lecca le mie tette sporche…” tornò a ripetere, prendendosi in mano un seno e strizzandolo davanti alla sua bocca…
Lei scrollò il capo, i capelli umidi degli umori della donna… per sfuggire alle pretese di Paola… una fuga che sapeva di ridicolo…
“Su, cagna… sei bagnata che peggio non si può… pulisci dove mi ha sporcato il padrone, oppure ti garantisco che a leccarmele tra poco sarà quell’imbecille di tuo marito…”
Nuove lacrime sul viso di Serena, su un volto già indecentemente umido… la lingua uscì dalle labbra… passava timida sul capezzolo portole da Paola… troppo lentamente…
E le vibrazioni ricominciarono… dieci secondi… venti… in cui il suo corpo sembrava teso fin quasi a spezzarsi… Poi Marco arrestò di nuovo quella stimolazione… e il leccare di Serena divenne senza limiti… lappava, quasi saporitamente le tette dell’altra… con una foga che chiedeva di essere ricompensata… leccava, ripuliva… Serena sentiva il sapore di Marco e di Paola assieme… avrebbe dovuto schifarle tutto questo, ma il suo corpo chiedeva una cosa sola… una sola…
Paola intanto si stava godendo quella lingua, che le rendeva lucida la pelle… l’insalivavano per bene…
“Brava cagna… continua… sei degradata ormai… sei un a****le da compagnia… brava, continua…” incitava e offendeva la donna, di nuovo accesa come poco prima…
Serena subiva tutto, udendo le parole di Paola, si rendeva conto di quanto erano vere… la possedevano ora più di prima… Mai, mai in vita sua avrebbe immaginato di poter essere usata completamente in quel modo, e da una donna poi… Li odiava, dal profondo…
Ma il suo senso di colpa bussava alla porta… Non era forse lì a leccare le tette di Paola pur di avere un orgasmo? E non aveva leccato anche la figa di lei per lo stesso motivo? E non era forse vero che avrebbe voluto essere a succhiare l’uccello di Marco al posto di Paola?
Le sconvolgevano corpo e mente… ed era stata lei ad indicare la via ai due… ed era il suo corpo che chiamava piacere a gran voce…
“Può bastare” intervenne Marco “l’imbecille sarà qui a minuti”.

“Sì, signore. ” Disse Paola, togliendosi dal corpo di Serena. Prima di scendere dal letto, le sorrise “E siamo solo all’inizio, gran signora… vedrai cosa ti farò…” e scese, iniziando a rivestirsi.
Marco guardava la preda, ansante sul letto. Incrociò le braccia sul petto.
“Dimmi, puttana… devo per caso farti godere?” chiese con tono duro.
Serena era avvilita. Nuda, legata… oltraggiata… con ancora accanto due collari che le avevano costretto le tette per tutta la serata, con i capelli ancora umidi e appiccicosi dovuti al venire di Paola… il marito che poteva giungere a minuti… avvilita… perché sentiva la sua bocca dire “Sì… ti prego…”
A quel punto l’avevano trascinata… ad implorare, davanti ad uno schifoso, e ad un’altra bastarda che rideva in maniera beffarda accanto a lui, nel sentirla ridotta a in quel modo…
Marco rimaneva invece serissimo.

“Mi spiace… manca il tempo, puttana…” le disse Marco di rimando, osservando come la frustrazione per quella risposta la portasse a guardarlo con una rabbia inaudita…
“Ho… ho fatto tutto quello che mi avete chiesto!!! Occorre solo un minuto, ti prego!!!” gemeva disperata Serena… ma Marco, conscio del pc che registrava, voleva di più…
Senza salire sul letto, si chinò sulla sua puttana, prendendole un capezzolo tra le dita… titillandolo lentamente, e notando piacevolmente come Serena subito ansimava…
“Non c’è tempo, puttana… Stefano sarà qui a minuti, lo sai…” le disse quasi dispiaciuto…
E Serena esplose.

“Non me ne frega nulla!!! Che si fotta anche lui!!!!Che vada a fare in culo anche mio marito!!! FATEMI GODERE, MAIALI!!!” urlò isterica la donna, alzando il capo per quanto possibile, prima di farlo ricadere esausto sulle coperte, chiazzate in più punti di umori…
“Bene” disse Marco, ora sorridente “direi che sei cotta a puntino, puttana. Ma quando dico no, non voglio proteste. E’ chiaro?” disse aumentando la pressione sul capezzolo.
Serena si morse il labbro, sentiva l’avvertimento di Marco sul suo corpo… la tortura del piacere… o per meglio dire, della negazione del piacere, si affiancava alle costrizioni, alle umiliazioni, all’esporsi davanti a chiunque… Ubbidire.

Sempre e solo l’unica scelta.
“Sì…” bisbigliò sconfitta.
“Ottimo. Paola, slega la puttana e falla rivestire, spiegale anche cosa dovrà indossare domani. ” Precisò Marco, chiudendo il pc e dirigendosi verso la scala, per attendere Stefano.
Paola raggiante e appagata, sciolse le polsiere e le ripose nella sua busta assieme ai collari, nel contempo estrasse degli abiti. Serena ancora non si alzava, sfinita e incredula da quanto le era appena stato fatto.

“Su su, gran signora, vestiti. O l’imbecille ti becca nuda in una stanza che sa solo di sesso… oh, ti suggerisco anche di nascondere questa coperta… sai, è umidiccia. ” Disse civettuola, osservando divertita Serena alzarsi di shitto e rendersi conto del fatto che effettivamente la coperta era chiazzata in più punti… veloce si alzò, prese la gonna, maglia e sandali e indossò tutto in un baleno, poi raccolse rabbiosamente la coperta, e la infilò alla bell’e meglio nell’armadio…
Una volta richiuso, si appoggiò all’anta con la mano sulla fronte, disperata… la realtà le cadeva addosso… la realtà di quanto aveva appena fatto… il peso delle catene che le avevano messo addosso… catene invisibili che pesavano come macigni… e la realtà del fuoco che aveva nel ventre… avrebbe solo voluto accucciarsi per terra, riposare, dimenticare i due bastardi… dimenticare il fatto che sempre, sempre riuscivano a farle fare ciò che volevano e a guidarla verso l’umiliare sé stessa, a farle accettare le perversioni tramite l’esigenza del piacere… Dimenticare…
Ma Paola la richiamò subito all’ordine.

“Gran Signora, ti appoggio sul mobile i vestiti che dovrai indossare domani, per venire al lavoro. ” Disse, riponendo gli abiti presi dalla borsa sul mobile dove stava anche il suo pc.
Serena si riscosse un attimo, non capendo…
“Come… che vestiti? Cosa sono??” disse guardando l’ordinato mucchietto.
“Oh, è roba che ho indossato io qualche giorno fa, ancora da lavare… ma tu ti vesti con i miei scarti, al momento.

” Disse Paola incrociando le braccia sul petto, in posizione di piena dominanza…
“Da lavare… tu… tu proprio non hai alcun rispetto…” disse Serena avvilita.
“Rispetto, gran signora?” chiese avvicinandosi alla donna, passandole adesso due dita sul viso, mentre Serena voltava la testa di lato, schifando quel tocco… “Vedrai che arriverai ad un punto in cui lo riterrai un onore mettere quello che io scarto… tu neanche immagini quanto ci apparterrai… Ma lo capirai, oh se lo capirai… E adesso, scendiamo, ho sentito il rumore dell’auto dell’imbecille…” disse, facendole segno di procedere davanti a lei.

Serena si mosse lenta verso le scale…
Si sentiva persa… l’unica certezza che sentiva, era la sicurezza che Paola avrebbe mantenuto quanto aveva appena detto. Lei era una loro proprietà.

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