La bottega

Giovanni! Ehi, Giovanni! – la vecchia signora picchiava sulla saracinesca del negozio, per metà aperta – ma cosa fa, dorme in piedi? –
Sogghignava autoritaria.
Come un automa il grasso salumiere armeggiò, per aprire il negozio alla donna.
– Sia gentile, mi serve solo un litro di latte. Sa oggi viene mia nipote. – e poi, andando via aggiunse – ma, si riposi un pochino, Giovanni, la vedo tanto pallido, sa?! –
Il salumiere si riscosse, ma poi tornò ai suoi cupi pensieri.

Chiuse definitivamente il negozio, era pomeriggio inoltrato. Faceva ormai quasi caldo nel paesino, la primavera era nel pieno del suo rigoglìo.
Povero stupido. Pensò tra se e se. Lo sapeva di aver insistito tanto per sposare una ragazza bella, forse la più bella del paese, aveva fatto leva su tutto, anche sui soldi, pur di togliersi la soddisfazione di avere al suo fianco la più bella … la più desiderata.
Aveva anche temuto le corna, sapeva che sarebbe potuto succedere, ma non avrebbe mai pensato di aver sposato un piccolo diavolo, che lo aveva affascinato e ammaliato con le sue chiacchiere, e che forse stava per rovinargli la vita.

Dopo due anni di matrimonio, non si era mai concessa a lui come si deve. Lo aveva fatto sentire come un ladro, costretto a rubare ciò che è suo. Di mentalità ristretta, l’ uomo riteneva che una volta sposati sarebbe stato facile prenderla e farci l’ amore, che le piacesse o no. Ma lei era riuscita a cambiarlo e a fargli capire che se voleva davvero godere di lei, doveva aprire la sua mentalità.

Più lui si lasciava convincere a seguirla nelle sue fantasie, più lei gli concedeva piaceri proibiti che lo lasciavano sconvolto e dubbioso, ma sempre più assetato.
E ci era cashito … ecco perché era così sconvolto.
Quel piccolo diavolo pian piano era riuscita a convincerlo che non c’ era niente di male a farsi fottere da un altro, mentre lui “sapeva”, e magari dal negozio, avrebbe potuto addirittura sentire i suoi mugolii e i suoi sospiri, dal locale sulla bottega.

Lo aveva convinto che sarebbe stato arrapante, che poi ne avrebbero goduto insieme …
e lui, coglione, ci era cashito. Ora lei lo stava di certo cornificando come un bue. E lui? Lui avrebbe dovuto magari godere nel saperla tra le braccia di un altro?
Tutto questo stava accadendo. Ora.
Ma adesso basta, decise, non mi frega più!
Di sopra avevano uno stanzino, con un piccolo divano per riposare, un po’ di deposito e il piccolo bagno di fortuna.

Lei terminando un gioco che durava da due settimane, era salita di sopra con un rappresentante, molto sveglio. Bell’ uomo, asciutto. Probabilmente più pratico e più dotato del povero, grasso Giovanni.
Era troppo. Non poteva starsene là, come un idiota. Adesso gliele avrebbe fatte pagare tutte.
Tutte le balle dette per raggirarlo. Basta, comunque sarebbe andata a finire: era deciso.
Pesantemente salì la scala a chiocciola che portava di sopra …
Loro erano seduti, a fianco, sul divano.

Lei aveva tolta la camicetta e indossava una gonna bianca
tirata su fino alle mutandine, ugualmente bianche. Il suo reggipetto era sotto i seni e li sosteneva eretti e prepotenti.
Tra le mani aveva una Coca, il giovane accanto a lei era accaldato, probabilmente eccitato, ma di certo impaurito e confuso. Si capiva che non sapeva come comportarsi: probabilmente avrebbe preferito sparire all’ istante.
Lei lo guardò con indolenza: – Ehi tesoro, finalmente! Proprio non ti decidevi a salire? –
Lui la guardò impacciato, era furibondo, ma confuso, si sarebbe aspettato molto di peggio, trovare il suo “rivale” più sconvolto di lui, da sua moglie e dal suo atteggiamento, lo spiazzò.

– Ti aspettavamo – disse lei – non volevo che tu non ti godessi il potere illimitato che hai su di me, tesoro. – e, continuò: – guarda adesso cosa faccio – La voce di lei vibrava di eccitazione.
Fece in modo che il rappresentante si mettesse in piedi e, rapidissima, gli tirò fuori il pene, che era floscio e senza vita.
La scena colse Giovanni di sorpresa, quella improvvisa, potente confidenza, gli dava un dolore lancinante alla bocca dello stomaco, ma nello stesso tempo lo eccitava a dismisura.

Restò fermo impietrito, affascinato dalla scena incredibile che si svolgeva nella penombra dello stanzino.
La fitta divenne arrapante, quando scoprì, dopo pochi attimi, con quanta potenza lei riempisse di erotismo quel piccolo ambiente.
Quasi involontariamente il cazzo dell’ uomo si rizzava e si gonfiava, senza che lui lo volesse, cresceva in avanti, e si ergeva verso l’ alto, diventando grosso grosso, tra le mani di … di sua moglie. Cazzo! Imprecò tra se e se.

Ma mentre cercava di decidere cosa fare, lei gli lanciò uno sguardo malizioso, mentre protesa dal divano, diede un bacio ad un pene turgido e violento, che non era il suo …
Lei guardava lui e leccava il cazzo del suo amico, lentamente, con piccoli colpetti che lo facevano sussultare.
La vedeva agire come non avrebbe mai creduto veder fare alla peggior troia … invece era proprio suo moglie, quella che, con un colpo abilissimo, prese in mano quel membro e cercò di coprirne la testa rossa e gonfia, con la sua stessa pelle; piano spalancò la bocca, e facendo attenzione a non sfiorarlo nemmeno con le labbra, se lo introdusse lentamente, con un moto che non finiva più, tutto dentro la bocca spalancata.

Spinse fino a che la gola si gonfiò leggermente, si capiva che il cazzo aveva urtato l’ ugola di lei.
Solo in quel momento, chiuse le labbra intorno al cazzo. Era tanto dentro, che le labbra sfioravano i peli delle palle di lui.
Lei non soddisfatta, lentamente, con le dita sfilò la pelle, tirandola verso il basso del tronco, praticamente se lo stava scapocchiando tutto in gola. Aveva difficoltà a respirare, ma non si fermava, pur emettendo dei piccoli conati, come dovesse rimettere.

Giovanni si sentì morire, quando, l’ uomo, al colmo di una eccitazione mai provata, con la mano le prese la nuca, sotto i capelli castani e la soffocò col cazzo, spingendo col bacino e tirandole la testa. Lasciando Giovanni stupito e confuso: a lei tutto questo non fece che piacere.
Quando quel grosso cazzo le venne fuori dalla gola, aveva gli occhi rossi e le lacrime agli occhi, ma era felice e soddisfatta: – Hai visto amore? – gli sussurrò – sono stata brava? –
La libidine aveva invaso anche il povero Giovanni, ormai, aveva anche lui il coso duro che gli pulsava nei pantaloni, ma si sedette, su un piccolo sgabello, senza parole, incapace di intervenire sugli eventi.

Lei si inginocchiò su un tappetino e gli tese la mano attirandolo a se. Giovanni si rialzò come un automa, e sentì che lei gli abbassava calzoni e mutande, si pose in mezzo ai due uomini, che protendevano i cazzi come spade. Se li prese, uno per mano, e si conficco in bocca le due teste, contemporaneamente, cose se fosse la cosa più naturale del mondo.
Poi iniziò a spompinarli, gocciolando saliva dalla bocca, ma mai paga di inghiottire i loro peni.

Li succhiava e li masturbava, in modo sempre più rapido e deciso. Si era appropriata dei due cazzi e li usava a suo piacimento.
Si fermò un attimo e disse, gocciolando: – Dai venite, proviamo sul divano –
Il marito non capiva dove volesse arrivare, quasi aspettava ordini, per non perdere il piacere che si era impossessato di lui.
Lei sedette rilassata al centro del divano, e lui pensò che volesse riposare, ma non era così.

Fece in modo che l’ altro, nudo dalla cinta in giù salisse in piedi sul divano, troneggiando d’avanti a lei e, naturalmente, mettendoglielo in bocca. A Giovanni, impietrito, ordinò: – Leccami, ti prego, leccami la figa. – Lui quieto sedette ai suoi piedi e carezzandole le cosce sudate, inizio a slinguarla come mai aveva fatto. Con una voluttà che non si conosceva, la lingua spessa e dura, infilata a mo’ di cazzo nella figa di lei, spalancata e vogliosa.

Intanto lei languidamente, rilassata, arresa, si faceva scopare in bocca da quello sconosciuto, che chiavava nella sua gola come se fosse una figa.
Non ci volle molto. Vide le gambe di lui vibrare tese e sussultare, mentre lo sperma a fiotti e inarrestabile, schizzava su sua moglie, quasi sorpresa da quella doccia bianca.
Le grosse macchie collose erano dappertutto, sulle labbra, sulla fronte e sui seni di lei, ma si vedeva, da come deglutiva e tossiva, che il grosso, dal cazzo le aveva invaso la gola, costringendola a ingoiare parecchia sborra.

Allora lei rese pazzo Giovanni, abbassandosi verso di lui e baciandolo con la lingua e la bocca piene di sperma dell’ altro. Lui non sapeva che fare, quel sapore nuovo e inaspettato, contro voglia lo eccitò ancora di più.
Che troia che ho al mio fianco, pensò, addolorato, ma eccitato e felice.
Lei non fece altro che mettersi in piedi e chinarsi sul divano a novanta gradi.
Giovanni glielo mise tutto dentro, grosso come mai era stato, e premette nella figa una sola volta, restandovi conficcato, lei gli disse, sognante: – Posso … venire? – ma, intanto lo stava già facendo e anche lui, contemporaneamente, emise in lei, col cazzo fermo, un lungo sensuale fiume di sborra caldissima.

Quel rappresentate felice, ma sconvolto, non si vide più, ma ci è dato di credere che Giovanni e la sua signora abbiano trovato un affiatamento sessuale tale, che di sicuro non si saranno fermati più nella ricerca di nuove, “durevoli” amicizie.

FINE (Un racconto di Duplex).

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