Io e mio fratello

Mi chiamo Angela, ho 21 anni e sono di Roma; sono alta 1. 68 circa, capelli corti neri, occhi azzurri, una 3 di seno, ben fatta, insomma. Sono iscritta all’università, 3° anno di lettere e filosofia, mi piace molto leggere e scrivere; sono fidanzata da 2 anni con Fabio, conosciuto all’università e, finora, va tutto per il meglio.

Ho un fratello più piccolo, Luca, 18 anni, alto 1. 80 (chissà dove arriverà), capelli castani un po’ lunghetti, occhi marroni: un bel ragazzo, anche se ancora molto bambino….

Frequenta il 3° liceo classico (è stato bocciato un anno) nella stessa scuola in cui andavo io: per un anno, lui faceva il primo e io il quinto, siamo andati praticamente a scuola insieme (…).

Io non ho mai avuto problemi a scuola; ho sempre raggiunto con non troppa fatica la media del sette e mi sono diplomata con 83/100. Mio fratello, al contrario, non è una cima: raggiunge sempre a stento la media del 6 e in secondo superiore è stato bocciato.

Per questo motivo (e con mia “grande gioia”…), mi tocca spesso dargli ripetizioni private, soprattutto in matematica e latino; ma d’altra parte, sono la sorella più grande e assolvo i miei compiti.

L’avventura che voglio raccontarvi risale al marzo scorso; Luca avrebbe avuto l’indomani un compito in classe di matematica e, come al solito, a me toccava farlo ripassare. Nonostante i miei aiuti, in matematica non era mai andato oltre il 6 e mezzo (è proprio un caso disperato), anzi, spesso viaggiava sul 4, 4 e mezzo.

Quel giorno lo stavo aiutando a fare le disequazioni, quando ad un tratto lui col suo solito sorriso di sfida (è nell’età in cui crede di spaccare il mondo…) mi disse :

– Scommetti che domani al compito in classe prendo almeno 7?-

– Sì sì, come tutte le altre volte – feci io, avendo già sentito quella frase almeno una decina di volte.

– Stavolta me lo sento, è la volta buona – mi rispose sempre più convinto.

– Guarda che se vai bene in matematica io sono contenta, mica te la sto tirando. Il fatto è che se prendi 7 tu mi sa che viene giù la neve! – prendendolo un po’ in giro.

– Allora facciamo così – disse facendosi serio – se prendo meno di 7 tu non mi devi più aiutare a fare i compiti, se prendo più di 7 mi fai un bocchino!-

– Ma che stai dicendo!!! Ma ti sei ammattito? (Anche se l’idea di non doverlo più aiutare a fare i compiti era molto allettante…) –

Lo vidi dagli occhi che affilava le sue armi, le caricava, mirava e sparava.

– Allora io dico a mamma e papà che tu alle superiori, in gita, ti sei fatta una canna!-

Mi aveva colpito.

L’episodio a cui si riferiva risaliva alla gita che avevamo fatto in quinto superiore; una sera girava una canna in camera e io avevo voluto provare, ma niente di più; tanto più che non mi era neanche piaciuto e da allora non ho provato più niente di simile (neanche una sigaretta).

La frittata l’aveva fatta una mia amica (deficiente) che un giorno all’uscita di scuola, con mio fratello presente, se ne era uscita con un “Perché non vi ricordate quando ci siamo fatte tutte una canna in gita?!”; io ero trasalita e speravo che Luca non avesse sentito e così avevo pensato fino a quel giorno. Ma non era così: aveva tenuto in serbo questa cartuccia sapendo che avrebbe potuto usarla contro di me in qualsiasi momento.

– Non è vero – tentai un’estrema difesa

– E’ vero, lo ha detto Alessandra, la tua amica! –

Si ricordava anche i particolari.

– Ho solo provato! Poi basta – ribattei io, anche un po’ stupidamente

– Allora lo vedi che è vero! Stasera quando tornano glielo dico proprio –

Io già mi vedevo sul banco degli imputati; sapevo di essere quasi del tutto innocente, ma ero anche convinta che il tarlo del dubbio (“Abbiamo una figlia drogata?”) avrebbe roso le menti dei miei.

Forse mi avrebbero controllato, pedinato…. Il mondo mi stava cadendo addosso e io non potevo spostarmi.

– Sei un bastardo! – cercai di cambiare strategia

– Ma guarda che se tu accetti la scommessa io sarò una tomba, non uscirà una parola dalla mia bocca! – disse con aria di vittoria

Aveva raggiunto il suo scopo; non avevo più scelta. Allora cominciai a pensare al dopo; tutto sommato, le probabilità che avesse preso almeno 7 in matematica erano basse, il rischio di perdere, per me, era basso.

E poi non avrei dovuto più aiutarlo! All’altra eventualità non volevo neanche pensare….

– Va bene, accetto. Ma se prendi meno di 7 giurami che non dovrò più aiutarti –

– Giuro! Sapevo che avresti accettato, sorellina… – disse sogghignando

Ci demmo la mano in segno di accordo e me ne andai, non prima di averlo apostrofato duramente (“Stro…!”).

I giorni seguenti, ero più io che avevo paura della correzione del suo compito, che lui.

Lo vedevo tranquillo, spensierato, troppo sicuro di sé.

Finché un giorno, a cena, se ne uscì con un:

– Mamma, ti ho detto che oggi la prof ci ha riportato i compiti di matematica? – disse

Il sangue mi si gelò; era arrivato il momento della verità. La mia vita, pensavo, era davanti a un bivio. Smisi di mangiare, lo stomaco mi si era chiuso.

Lui tornò dalla camera con il foglio in mano e lo porse a mia madre.

Io chiusi gli occhi.

Tre secondi, i più lunghi della mia vita: poi sentii risuonare la voce di mia madre come il prete che pronuncia l’omelia:

– SETTE PIU’ !!! – mia madre non credeva ai propri occhi

Io invece non credevo alle sue parole. La spada di Damocle che pendeva sulla mia testa era caduta.

Anche mio padre era rimasto sbalordito; avrebbe voluto festeggiare, ma l’unica cosa che disse fu:

– Adesso vai a ringraziare tua sorella che ti ha aiutato! – senza sapere che io ero tutt’altro che felice

Luca venne da me e sorridendo, mi diede un bacio sulla guancia.

Finimmo di cenare (anzi finirono, a me era passata la fame); mia madre e mio padre felici come una Pasqua, Luca ancor di più.

Quella notte non dormii: pensavo a come, per una stronza di amica, mi ero “rovinata” la vita. Pensavo a quando avrei dovuto scontare la “pena”, alle modalità; volevo non pensarci, ma non ci riuscivo.

Passarono due, tre giorni; cresceva in me la vana speranza che mio fratello stesse scherzando, oppure si fosse dimenticato; ma non era così.

Una mattina ero sola in casa. Io avevo lezione all’università il pomeriggio, i miei erano al lavoro, Luca era scuola. Ne approfittai per fare una doccia; almeno la mattina mi sentivo al sicuro. Ma, evidentemente, tutte le mie certezze erano destinate a cadere.

Ero uscita dalla doccia, quando suonò il campanello. Lasciai perdere, credendo che fosse il solito venditore (la mattina mi era già capitato di averci a che fare).

Ma il campanello risuonò.

Mi diressi verso la porta in accappatoio facendo attenzione a non farmi sentire; guardai dallo spioncino : Luca!

Il cuore mi si fermò per un momento; caddi in una sorta di trance.

Mi risvegliarono le parole di Luca che da fuori la porta disse:

– Angela lo so che ci sei, aprimi! –

Feci finta di arrivare da un’altra stanza e aprii.

– Che ci fai tu qui? – dissi non poco turbata

– Oggi non mi andava di andare a scuola, volevo stare con la mia sorellina –

– Hai fatto sega?! – lo sgridai

– Per una volta! E poi ricordati che sono in credito con te –

In quel momento realizzai. Voleva il premio della scommessa. E visto che erano le 10 di mattina aveva tutto il tempo che voleva; aveva studiato tutto nei minimi particolari, il bastardo!

– Vedo che ti sei già preparata?!- disse ridendo

– Preparata per cosa? – risposi vagamente

– Non fare la scema! – mi rimproverò

Ero una nave in balia del vento.

– Dove vuoi farlo? – mi chiese

Non risposi.

– Va bene andiamo in camera mia, e sciogliti, sei tesissima, mica devi andare a morire?! –

A me pareva di sì, che la morte fosse vicina.

Salimmo in camera.

– Siediti sul letto, io vado un attimo in bagno – disse

Eseguivo meccanicamente i suoi ordini. Lo sentii tornare dal bagno.

– Allora sei pronta? – chiese

– Sì – risposi ormai rassegnata

Si sedette sul letto accanto a me.

– Inginocchiati- mi ordinò

Mi inginocchiai come di fronte ad un altare con le gambe tremanti. Luca si calò i pantaloni, se li tolse, poi si tolse le mutande. Il suo membro, di dimensioni notevoli, era in piena erezione, di fronte a me.

– Prendilo – mi disse

– Non ce la faccio – era più forte di me

– Devi farcela! – gridò alterato

Cercai di farmi coraggio, pensai al mio ragazzo; avevo rapporti orali con lui, quindi dovevo essere preparata, ma stavolta era diverso.

Comunque, cominciai ad abbassare il viso. Non appena vide il movimento, Luca mi cinse la testa con le mani e mi facilitò. Mancava poco al contatto; finché non aprii la bocca e introdussi quell’arnese pulsante in me. Luca emise subito un gemito di piacere, mentre mi spingeva la testa a sé. Lo avevo inghiottito per metà, sentivo le sue vene battere, la sua carne calda, la sua cappella ingrandirsi; temevo di strozzarmi. Tenevo gli occhi chiusi per alleviare il mio disgusto; poi Luca mi disse:

– Muovi la lingua, dai! –

Cominciai a passare la lingua su quel membro che pareva non finire mai di crescere e che oramai mi riempiva la bocca completamente.

Luca era in estasi, lo sentivo, doveva essere il suo primo rapporto orale e, forse, il suo primo rapporto in assoluto.

Aprii gli occhi e mi vidi come quelle attrici dei film porno. Solo che quello che stavo facendo era un i****to! Continuavo a succhiare, quando sentii le mani di Luca abbandonare la mia testa e armeggiare su di lui; realizzai che si stava spogliando nudo. Dopo di che portò le mani sulle mie spalle e cominciò a togliermi l’accappatoio.

Io mi fermai immediatamente e lo guardai, lui mi fece cenno di continuare. Ero riuscita a infilarmi le mutandine mentre uscivo dal bagno, ma per il resto, sotto l’accappatoio, ero nuda. Mi dava fastidio il fatto di mostrarmi nuda (o quasi ) davanti a mio fratello, ma mi sottomisi anche a questa tortura. Rimasi in mutande, lui era nudo. Con una mano mi teneva la testa, con l’altra aveva iniziato a palparmi il seno.

Sentivo l’eccitazione crescere in lui, mentre io mi stavo abituando alla situazione. Dopotutto, pensai, non c’è niente di male.

Ad un tratto, mentre continuavo a succhiarglielo, lo sentii tremare, capii che stava per venire. Istintivamente tirai indietro la testa, ma lui con la sua mano me lo impedì. Il mio ragazzo non mi era mai venuto in bocca, sapendo che la cosa mi infastidiva. Per cui cominciai ad avere paura. Finché non sentii la voce di Luca riecheggiare nella stanza:

– Mamma mia che bello!-

Uno, due, tre, quattro fiotti di sperma calda mi inondarono la bocca.

Rimanemmo così per qualche secondo: Luca esausto con le mani intorno alla mia nuca; io, in ginocchio davanti a lui, con il suo membro in bocca e con lo sperma che mi colava dal labbro inferiore. Lui non so a che stesse pensando, ma sicuramente doveva sentirsi in paradiso; io stavo riflettendo che tutto sommato il sapore dello sperma maschile non era poi così male e che, in ogni caso, potevo sempre sputarlo se non volevo ingoiarlo.

Mi rialzai, vidi Luca sdraiato sul letto, esausto. Aveva un sorriso stampato sul viso, ero soddisfatta di averlo fatto felice.

Andai in bagno per ripulirmi: avevo la bocca sporca di sperma ed era colato anche sulle tette.

Cominciai a sciacquarmi sulla vasca, quando sentii Luca entrare nel bagno. Mi girai coprendomi il seno con l’asciugamano.

– Mi hai appena fatto un bocchino e ora ti vergogni di farmi vedere le tette? – mi disse

Sorrisi.

– Volevo ringraziarti, sei stata fantastica – continuò – non avevo mai provato niente di simile –

– Grazie, anche tu non sei stato male per essere la prima volta… – lo vidi arrossire un po’

Poi ritornando spavaldo.

– Senti Angela ti posso chiedere un altro favore? –

– Cosa c’è?-

– Devo farmi la doccia, la faresti con me? Ti prego, con tutto il cuore –

– Ho già pagato pegno, non sono obbligata ora! –

– Ti prego, se lo fai, giuro che per quest’anno non devi più aiutarmi a fare i compiti-

Sapeva come tentarmi.

L’offerta era piuttosto interessante. Pensai che avrei avuto molti più pomeriggi liberi e senza pensare troppo dissi:

– Va bene, però ricordati che hai promesso!-

– Sì sì, prometto-

Luca, ancora nudo, entrò nel box doccia ad aspettarmi.

– Devo togliermi anche le mutandine? – chiesi ingenuamente

– Che dici tu? – rispose mentre stava aprendo l’acqua

Mi spogliai nuda, la farfallina leggermente depilata, ed entrai nella doccia.

Luca mi vide, trasalì e disse: – Sei stupenda, Fabio è davvero fortunato –

– Grazie – dissi piena di me

Poi prese una spugna, la riempì con del doccia-schiuma e cominciò a massaggiarmi la schiena; mi piaceva, devo dire che ci sapeva fare. Continuò a massaggiarmi, le cosce, le gambe, il seno, il ventre, poi passò alla figa. Oramai eravamo senza freni, anch’io sentivo crescere l’eccitazione in me e Luca, forse, lo sentiva.

Tant’è che il suo arnese cominciò a tornare duro; me ne accorsi perché mentre mi massaggiava la schiena lo sentii strusciarmi il sedere.

A quel punto, Luca fece un passo estremo; mi girò di fronte a lui e mi baciò in bocca, le nostre lingue si intrecciarono per una ventina di secondi almeno. Eravamo pazzi l’uno dell’altro, in quel momento non eravamo fratelli; ci guardammo e quello sguardo valse più di mille parole.

Uscimmo dalla doccia e ci asciugammo. Poi Luca mi prese in braccio, nudi tutti e due, e mi portò nella camera da letto che trasudava della nostra eccitazione. Mi stese sul letto con cura, poi salì sopra di me e iniziammo a baciarci; era affamato. La sua lingua passava sul mio corpo, mi leccò tutta finché non arrivo al frutto del piacere. Guardò la mia passerina ancora umida di doccia e ci si tuffò a capofitto; iniziò a mordicchiarmi il clitoride e a leccarmi le grandi labbra.

Poi infilò la sua lingua con decisione e mi fece sussultare; strinsi le mie gambe intorno alla sua schiena e cominciai a gemere. Mi stava facendo impazzire con la sua lingua, sentivo che non avrei retto a lungo. E infatti dopo l’ennesimo colpo di lingua venni nella sua bocca: Luca ingurgitava famelico. Esausta lo vidi inginocchiarsi sul letto, mi guardò, vidi il suo arnese completamente eretto.

– Vuoi? – mi disse

Appoggiai la testa da un lato e gli bastò come risposta.

Si prese il pene con una mano e lo appoggiò sulla mia fessura.

Allargai le gambe per facilitarlo e lui, con estrema dolcezza, entrò dentro di me. Mi riavvinghiai a lui, mentre iniziava a pompare. Ogni volta il suo cazzo arrivava più in fondo e la mia eccitazione raggiungeva limiti inimmaginabili. Venni un’altra volta e vedendolo sfiancato gli dissi di fermarsi.

Lo feci stendere e il suo membro puntava ancora in alto.

Mi misi in piedi sul letto con i piedi intorno ai suoi fianchi; poi cominciai a scendere. Gli tenni quell’arnese con una mano e lo introdussi dentro di me; feci più fatica ad introdurlo completamente a causa della posizione, ma riuscii nell’intento. A quel punto cominciai a dimenarmi sopra di lui, prima lentamente, per poi crescere sempre di più; il ritmo divenne forsennato, ci muovevamo in sincronia come due pazzi; io rivenni quasi subito, ma continuai a pompare.

Ad un tratto vidi il viso di Luca paonazzo; stava per venire anche lui. Lo sentivo pulsare dentro di me, finché non mi venne nella figa e io con lui. Mi stesi sopra di lui completamente e rimanemmo così, abbracciati, per qualche minuto.

Poi Luca si rialzò. –Grazie – mi disse. Si lavò, si rivestì, e riuscì perché avrebbe dovuto far finta che ritornava da scuola quando sarebbe tornata mia madre.

Io mi ricomposi e ripensai a quello che avevamo fatto.

Per tutta la giornata e nei giorni seguenti temei di essere rimasta incinta; feci il test, negativo. La vita tornò a sorridermi.

Da quel giorno non ho più avuto rapporti con mio fratello, ma so che sia per me che per lui è stata un’esperienza che non dimenticheremo.

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