Io e M… 01

Io e Martina siamo una coppia molto affiatata. Con gli anni abbiamo avuto molte occasioni per realizzare molte delle nostre fantasie più nascoste, anche se nella maggior parte dei casi ero io ad avere le fantasie più porche. Martina sotto questo aspetto è una ragazza molto tranquilla. Io invece, di fantasie porche su di lei ne avevo sempre avute. Ricordo che quando stavo al primo anno dell'università ebbi la prima fantasia cuckold. A quel tempo io e Martina stavamo insieme da tre anni.

Ebbene, ricordo che scrissi sulla parete del bagno dei maschi, a matita, la frase seguente: “alla mia fidanzata piacciono i grossi cazzi neri”. Mentre scrivevo mi venne un erezione fantastica, e così continuai la frase: “mentre si fa scopare da un enorme cazzo nero a me piace guardare”. Era la prima volta che avevo una fantasia del genere. Poi tornai a casa e ripensando a quello che avevo scritto, e soprattutto immaginandomi Martina che scopava con un ragazzo di colore, mi masturbai fino a sborrare.

Cazzo, quanto sborrai!
Passato il momento della foga ebbi un attacco di rimorso. Come avevo potuto scrivere una cosa del genere sulle pareti di un cesso? E se qualcuno avesse riconosciuto la mia calligrafia? Cosa avrebbero pensato di me, e soprattutto di Martina? Magari avrebbero potuto pensare che Martina fosse una puttanella. Questa cosa mi fece andare nel panico, e non riuscii a dormire. Dovevo assolutamente cancellare quella scritta. Per fortuna l'avevo scritta con la matita, quindi sarebbe bastata una gomma a cancellare tutto.

Così il giorno dopo mi svegliai presto e andai a riparare al mio sbaglio. Ma l'idea, la fantasia cuckold, da quel giorno, ritornò altre volte, anche mentre facevo l'amore con Martina; lei mi stava sopra e io le allargavo le natiche con le mani, e immaginavo che ci fosse un altro uomo dietro di lei, con un cazzo mostruoso puntato contro il suo orifizio anale, pronto a incularla. L'idea mi faceva impazzire.
Io credo che ogni uomo dovrebbe confessare le proprie fantasie alla propria donna.

Certo, mi rendo conto che non è così facile come sembra. Però sono dell'idea che fare porcate insieme aiuta la coppia a solidificarsi. Cos'è che ci frena? La vergogna forse. Perchè dovremmo vergognarci di fronte alla donna con cui abbiamo deciso di trascorrere la nostra vita?
La prima porcata che avevo confessato a Martina, se di porcata possiamo parlare, fu il mio desiderio di praticare il nudismo con lei. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che il nudismo non è una porcata.

Infatti non lo è se lo si fa senza malizia. E invece io lo facevo con malizia. In parte per esibizionismo, lo ammetto, e in parte perchè mi piaceva l'idea che altri uomini potessero vedere la mia Martina nuda. Devo dire che in principio lei era un pò scettica. Mi disse che si sarebbe vergognata da morire. E allora io cercai di farle capire che non c'era niente da vergognarsi dal momento che anche gli altri sarebbero stati nudi.

Ci volle un pò di tempo, e non mi disse subito di sì. Ma poi, per puro caso, un estate ci trovammo nei pressi di una spiaggia nudista e le proposi di fermarci lì. Il posto era frequentato prevalentemente da uomini, e devo dire che mi venne subito un pò di ansia. E se qualcuno avesse tentato di m*****are Martina? Cercai di non pensarci e mi tolsi i vestiti di dosso, e poi tirai giù anche il costume.

Martina mi fece un sorrisetto imbarazzato e poi cominciò a spogliarsi anche lei. Gli occhi di molti uomini erano puntati su Martina, mentre eseguiva quel lento spogliarello. Liberò le sue tette dal pezzo di sopra e infine tolse anche il pezzo di sotto. Notai che alcuni degli uomini che la guardavano stavano avendo delle discrete erezioni, e la cosa mi fece arrapare un casino.
Ricordo che c'erano diversi guardoni a cui piaceva segarsi.

Uno in particolare non faceva che girarci attorno. Essendo una coppia fresca di ventincinque anni forse si aspettava che avremmo ceduto a qualche tentazione della carne. Il guardone era un uomo di mezza età, una pancia che sembrava un cocomero e un cazzetto minuscolo. Mi venne voglia di accontentarlo, di dargli un pò di quello che si aspettava da noi. Ero molto eccitato, ma avevo anche un pò paura. Più che altro per Martina.

E se quell'uomo fosse stato un malintenzionato? Ma pur volendo, pensai, non sarebbe mai stato in grado di infilare il suo piccolo cazzetto moscio nel corpo di Martina. Non avevo nulla da temere, era solo un guardone e voleva soltanto uno spettacolo. E io volevo darglielo. Martina era distesa sul telo a pancia in giù, e così cominciai a spalmarle la crema protettiva sulle cosce, e man mano salii fino al culo su cui mi dedicai con più energia, premendoglielo e accarezzandolo.

Poi guardai l'uomo per accertarmi che fosse ancora lì a guardarci. Era ancora lì, e ci fissava e si toccava con due dita il piccolo cazzetto. E così allargai le natiche di Martina, affinchè l'uomo ne vedesse bene l'orifizio anale stretto, ancora vergine. Le tenni aperte per un pò, volevo offrire al guardone lo spettacolo del buchetto di dietro di Martina, e lui lo vide, lo desiderò, era in estasi, glielo leggevo in faccia che gli sarebbe piaciuto leccarglielo, succhiarglielo.

Con il dito medio glielo accarezzai e lei ebbe un sussulto.
“Che fai?” mi domandò.
“Niente. Avevi un pò di sabbia. Te la stavo togliendo”.
Poi l'uomo capì che non saremmo andati oltre, e se ne andò. Perchè in effetti non saremmo andati oltre. Martina non si sarebbe mai messa a fare porcate in luogo pubblico. O perlomeno, era quello che credevo allora.
Il sesso anale era per Martina un tabù.

Ricordo che una volta ne parlammo con alcuni amici. Eravamo a cena e qualcuno se ne uscì con quell'argomento, e Martina disse che trovava quella pratica piuttosto a****lesca, e lo disse in maniera negativa. Non ci si poteva sbagliare nell'interpretare il suo parere: per Martina il sesso anale era una pratica fuori discussione. E allora uno dei nostri amici, quello che aveva intavolato quella discussione anomala, disse che sì, era una pratica a****lesca, perchè infondo l'uomo è un pò a****le.

“Molto a****le” aggiunse Martina. “Anzi, proprio porco”.
La discussione terminò in una risata collettiva. Ma l'argomento per me non era chiuso, e così provai a stuzzicare Martina in questo senso, ma non con le parole, bensì con i fatti. Ovvero, quando facevamo l'amore io di tanto in tanto le stuzzicavo l'orifizio anale con un dito, ma lei si ritraeva sempre, facendomi capire che la cosa non era di suo gusto. Qualcosa cambiò quando un giorno mi trovai a leccarle la vagina, e allora decisi di osare e con la lingua raggiunsi il buchetto casto del culo.

Questa volta non si negò, anzi sembrò apprezzare. E ancora, la volta successiva che mi ritrovai a leccarle la vagina ci andai più pesante. Lei stava col culo verso l'alto, le natiche oscenamente aperte e il suo buchetto anale indecentemente in vista. Praticamente me lo stava sbattendo in faccia. E così mi ci avventai contro, e lo leccai come se fosse il frutto più saporito del mondo. E lo era davvero. E nel frattempo con le dita la sgrillettavo, e con la lingia le davo delle intense pennellate al buchetto immacolato che c'aveva tra le natiche.

E lei non protestò, anzi sembrava volermene offrire di più, inarcando maggiormente la schiena. Sentivo il buchetto strettissimo contro la lingua, il suo sapore era meraviglioso. Poi lei raggiunse un intenso orgasmo.
Se dovessi dirvi uno dei difetti di Martina, vi direi subito che è il suo modo di vestire. Anzi, era. Perchè per fortuna con il tempo i suoi gusti sono molto cambiati. Forse anche grazie ai miei consigli. Quando ci siamo conosciuti vestiva in modo piuttosto maschile, in modo sgraziato direi, mai una minigonna, mai un paio di tacchi a spillo, insomma poco femminile.

In principio non lo vedevo come un difetto, ma col passare del tempo mi resi conto di volerla vedere in un altro modo, un pò più porca tanto per intenderci. Martina ha davvero un bel corpo, eppure non faceva niente per valorizzarlo. Per questo motivo ho sempre avuto molto piacere nell'accompagnarla a comprare vestiti. Molti uomini odiano questa cosa, cioè girare per negozi insieme alle proprie donne. Io no. Il motivo che mi spinge a farlo è spingerla a comprare vestiti che altrimenti non comprerebbe mai.

E parlo di quel genere di vestiti in grado di valorizzare il suo corpo. Una volta le consigliai un vestitino nero, molto corto, ma così corto che quasi le si poteva vedere il sorriso delle natiche. Lei ebbe da ridire, ma poi decise di prenderlo.
“Non sarà un pò eccessivo?” mi chiese.
In effetti lo era. La prima volta che lo indossò eravamo in una località balneare. Era sera, e uscimmo a fare due passi al centro.

Gli uomini se la mangiavano con gli occhi. Con quel vestito sembrava una pornodiva, e questo mi speventò e mi eccitò allo stesso tempo. Si giravano tutti a guardarla, e qualcuno commentava. Per esempio quando passavamo due uomini soli, li vedevo che si giravano a guardarla, poi si dicevano qualcosa tra loro e ridevano. Potevo solo immaginare cosa dicessero.
“Guarda che maiala”.
“Sì, una vera porca”.
Eppure la porca in questione era la mia fidanzata, e quegli ipotetici commenti un pò mi ferivano, ma mi eccitavano tantissimo allo stesso tempo.

“Quella è una che c'ha fame di cazzo”.
“Sì, è una troia DOC” e così via.
Abbiamo conosciuto Sabrina al suo negozio di lingerie. In verità ero stato io a conoscerla, nel senso che ci andavo da solo. Ero un cliente abituale. Mi piaceva comprare a Martina della lingerie particolare, e Sabrina in negozio aveva il meglio del meglio della lingerie più porca sul mercato. Andavo al negozio sempre da solo, e Sabrina mi vedeva spesso, così un giorno mi disse:
“Di' un pò, ma per chi è tutta questa lingerie che compri?”.

“Per la mia fidanzata, si chiama Martina”.
“Sei molto dolce. E lei dev'essere una ragazza molto fortunata. Perchè non la porti qui, qualche volta? Mi farebbe molto piacere conoscerla. E magari, se la vedo di persona, potrei consigliarle anche qualcosa di più particolare da indossare. Non credi?”.
“Sì certo”.
E così la volta dopo ci andai con Martina. Sabrina l'accolse come una vecchia amica che non vedeva da anni.

La portò in uno dei camerini e la fece spogliare, e gli fece indossare centinai di completini porchissimi. Alla fine Martina ne scelse cinque e, colpo di scena, Sabrina decise di non farceli pagare. Ce li regalò e ci disse:
“E ora filate a casa e divertitevi. Però poi voglio il reseconto nei minimi particolari. Anche quelli più sporcacciosi”.

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