In vacanza con Sonia

In vacanza con SoniaEravamo in viaggio da diversi giorni girovagando con la macchina in cerca di un posto consono alle nostre aspettative. Finalmente approdammo in un villaggio turistico alquanto accattivante. Unico problema, se di problema vogliamo parlare, si trattava di un oasi naturista (ovvero un campo di nudisti); non avendo mai frequentato tali posti, pur non avendo nulla in contrario, rimanemmo un attimino perplessi. Sonia mia moglie non aveva mai avuto problemi nel mettersi in topless al mare con amici , ora però si trattava di stare totalmente nuda in balia di sguardi indiscreti che l'avrebbero scrutata con lussuria.

Per il mio punto di vista non vi erano problemi da sempre non avevo mai avuto pudori nel mostrarmi nudo ed il fatto che pure Sonia lo facesse non mi creava nessun tipo di contrasto. Dopo una brevissima riflessione e devo ammettere sotto mia esplicita insistenza, oltretutto sfiniti dal caldo optammo per rimanere ed accettare le regole del villaggio. Districate le pratiche burocratiche, finalmente prendemmo possesso del nostro cottage. Una struttura ad un piano con un piccolo patio ed un giardinetto sotto l'ombra dei pini secolari antistanti.

Sonia completamente fradicia di sudore, sentendosi da subito a suo agio si tolse sull'uscio l'abitino di lino rimanendo completamente nuda incurante della presenza dei vicini e senza neppure disfare i bagagli si mise sotto la doccia, invitandomi con tono malizioso a seguirla. Attratto dalla nuova situazione e diciamolo eccitato più che mai, la raggiunsi e da subito cercai un approccio sessuale, incoraggiato dalla sua innata predisposizione nel fare sesso in ogni circostanza. L'occasione era veramente ghiotta entrambi ci eravamo caricati nel vedere tutti i villeggianti completamente nudi.

Sotto lo scroscio della doccia iniziammo a toccarci , preparandoci al dopo, che non tardò ad arrivare; Sonia dopo essersi messa a quattro zampe sul piatto doccia , mi offriva sfacciatamente la visione paradisiaca delle sue grazie nascoste: tra la folta peluria si distinguevano le sue carnose fenditure , il buco del culo e la gonfia e carnosa vagina. Ero nell'imbarazzo della scelta da dove iniziare, cosa le avrebbe fatto più piacere in quel preciso momento, prenderlo al culo o in fica.

Senza esitare incoraggiato pure da un suo espresso desiderio, optai per la cavità anale. Dopo averlo massaggiato con aiuto di un sapone prima con un dito poi con due, puntai il mio cazzo tra le due belle e tonde chiappe sprofondando in un battibaleno ed in un colpo netto all'interno delle sue viscere. Il brusco ingresso fece sobbalzare ed urlare di piacere Sonia, che immediatamente iniziò ad ansimare godendo oltremisura. Me la stavo inculando come non mai sentivo la sua stretta membrana che aderiva in modo perfetto al mio cazzo sempre più turgido e gonfio era al pari di una spada nel suo fodero.

Continuai per un poco poi lo estrassi e dopo averlo pulito dalle varie inevitabili secrezioni, me lo feci leccare per un pochino facendole assaporare tutto il mio odore. Maestra nella fellatio dopo avermelo leccato per benino, non escludendo i testicoli al trattamento, lo ingurgitò tra le sue fauci fino a farlo totalmente sparire tra le labbra. Adoravo quando seppur con fatica si sforzava di prenderlo tutto aspirandolo fino ai coglioni. Osservavo dall'alto la sua testa che si agitava su e giù ondeggiando, offrendomi un piacere di grossa intensità.

Stanca di spompinarmi, anche per la scomoda posizione dopo essersi rimessa alla pecorina, mi sprono per trombarla, per quella che si annunciava come una lunga ed eccitante chiavata, con un frasario alquanto esplicito ed eccitante. Adoravamo entrambi parlare sporco in quei determinati momenti, la cosa eccitava ed appagava entrambi. Da dietro vedevo la sua bella e carnosa passerina già dilatata e desiderosa di essere penetrata; poggiando la cappella tra le labbra vaginali fui risucchiato dentro in un battibaleno, come avvolto da un turbine di una aspirapolvere.

Una volta in lei iniziai a muovermi senza sosta scrutando di tanto in tanto il mio cazzo che entrava ed usciva dallo stretto pertugio emettendo un soave rumorino con la fuoriuscita di umori vaginali, che aderivano tutti attorno al cazzo. A quel punto lei eccitatissima e desiderosa di sborra mi imprecò di metterglielo in bocca ed inondarla con il mio piacere. Così feci e poco dopo le inondai la gola di caldo e fluido sperma.

Come di consueto lo deglutì apprezzandone il sapore e l'abbondante quantità. Il primo impatto era stato meraviglioso ora dovevamo solo esplorare il sito ed i suoi ospiti. Usciti dal cottage ci guardammo intorno e subito scorgemmo i volti dei nostri vicini: sulla sinistra vi era una coppia di persone uomo donna di mezza età dai volti simpatici. Dalla parte opposta sulla destra una splendida fanciulla giunonica veramente affascinante, un corpo statuario alta circa un metro ed ottanta con due tette da sballo.

Data la nostra innata simpatia stringemmo subito amicizia con gli sconosciuti. Eravamo un pochino imbarazzati per il timore che ci avessero sentito durante le nostre effusioni di poco prima. Decidemmo con loro di andare sulla spiaggia così tutti e cinque ci incamminammo. Fummo subito colpiti dal panorama idilliaco e dalla vegetazione lussureggiante che avvolgeva il villaggio. Giunti sulla battigia ci sdraiammo ed iniziammo a prendere il solo fraternizzando con i nostri amici. Essendosi fatta ora di pranzo, ci organizzammo per una bella spaghettata.

Sonia subito si offrì per cucinare con il plauso di tutti. Dopo pranzo la ragazza si stacco dal gruppo per tornare sulla spiaggia. Rimanemmo noi quattro a chiacchierare del più e del meno. Poco dopo pure la coppia di amici si ritirò per un riposino pomeridiano. Rimasti soli decidemmo di fare una passeggiata a piedi,in cerca di qualche bel posto da scoprire. Sorseggiando un caffè al bar del villaggio ci imbattemmo in un giovane che molto cortesemente si offrì di mostrarci un posto a detta sua paradisiaco quasi sconosciuto alla maggior parte delle persone, anche perché distante e con un percorso impervio.

Incuriositi accettammo l'invito del nostro amico e ci mettemmo in cammino lungo un sentiero incolto. Per questo, avevamo indossato una camicetta, e Sonia una maglietta per evitare di ferirsi con le frasche. In fila indiana con Sonia a capo iniziammo il cammino, allietato dalla stupenda visione che mia moglie che priva di slip offriva ai nostri occhi; vedevo le sue tonde chiappee la sua stretta ciliegina districarsi per i sentieri impervi. Dopo circa una mezzora di cammino, fummo appagati; usciti dal bosco ci si parò innanzi una specie di paradiso immerso nella vegetazione più selvaggia con una sabbia di colore bianca ed un mare turchese.

Indubbiamente ne era valsa la pena. Tutti e tre desiderosi di refrigerio dopo la lunga camminata, ci buttammo in acqua nuotando e schizzandoci a vicenda. Tornati sull'arenile ci stendemmo a prendere il sole. Mi era già accorto durante il cammino delle occhiate a raggi x che il tizio aveva concesso alle parti intime della mia consorte belle in mostra lungo il percorso. Convinto in cuor mio, che fosse arrivato il momento propizio per far provare alla mia mogliettina che due è meglio di uno, iniziai a preparare il terreno per condividerla con l'estraneo,certo che lei non avrebbe assolutamente avuto nulla da ridire; sovente nei nostri approcci amorosi,avevamo fantasticato sulla presenza di un estraneo tra di noi traendone effetti benefici e stimolanti.

Ora era arrivato il momento di mettere in pratica le nostre fantasie. Il tizio alquanto sveglio e forse recidivo a tali esperienze si rese immediatamente disponibile aspettando un nostro consenso: Sonia quasi incredula e diciamolo spiazzata si concesse senza fiatare alle attenzioni del ragazzo che non vedendo rifiuti aumentò progressivamente la loro intensità. In breve era giunto a metterle una mano tra le cosce e tosto aveva iniziato lentamente a masturbarla, facendola trasecolare dalla libidine.

Lei dal canto suo si era diretta con prepotenza sul mio cazzo succhiandolo con ingordigia. Non ci volle molto che il dito del giovane,fu sostituito dalla lingua; Sonia leccava il cazzo e contemporaneamente veniva leccata. Poco dopo l'estraneo si tolse invitandomi a penetrare mia moglie in quanto pronta per l'uopo. Alzatomi la presi dopo averle allargato per benino le cosce entrai in lei sguazzando nella sua fica che era pari ad un fiume in piena.

Le diedi qualche colpetto ben assestato facendole sentire tutto il mio piacere e poi mi tolsi in favore del ragazzo, ansioso di scoparsi finalmente mia moglie. Li guardavo scopare ed era la prima volta che vedevo Sonia accoppiarsi sessualmente con un altro aveva avuto in passato altre storie ma vederla trombare sotto i miei occhi era veramente un'esperienza fuori dal comune e per questo eccitato più che mai la invitai a succhiarmelo con il preciso intento di sborrarle in bocca.

Così fu non potendone più venni continuando ad osservare i due che continuavano alla grande. Pochi minuti dopo pure lui venne imbrattandole tutto il pancino di calda e copiosa sborra. Dopo esserci rinfreshiti e riordinati, ci rimettemmo in cammino per il villaggio. L'esperienza era stata non bella, di più, Sonia per diverso tempo non aprì bocca come se si sentisse in colpa per qualcosa, fui io a rompere il ghiaccio, espletando spassionatamente l’assenso ed appagamento per l'accaduto.

A quel punto pure a lei tornò la parola. Ci eravamo veramente divertiti non ci era mai capitata una cosa simile ed il nostro unico rimpianto era di non averlo mai fatto prima. Avremo avuto tempo di recuperare la strada oramai si era spalancata e nulla o nessuno ci avrebbe impedito di percorrerla. Per ora il racconto termina qui ma vi è un seguito ancora più ricco di situazioni piccanti e stimolantiSonia, la mia sorellastra“Mi dispiace Sonia, non so cosa mi è preso, fatto sta che leggere quello che scrivevi, beh, hai visto no che reazione?”“Ho visto sì scemino” “E…” “Pensaci per Martedì ….

“Cosa mi devo aspettare adesso? Una volta premuto INVIO non si torna indietro, e da una semplice battuta ne è nato un invito in piena regola, un invito a casa mia, per Martedì mattina, da me, io e lei …. Era da un po’ che non ci sentivamo, le nostre vite non riuscivano a combaciare, vuoi il lavoro, vuoi le famiglie, anche se questo termine mi fa un po’ sorridere, visto che lei E’ parte della mia famiglia ….

Sonia, trenta anni di sorella, sorellastra per la precisione, figlia di mio papà e …. Più di dieci anni di differenza, un legame mai sbocciato definitivamente, c’è sempre stato affetto ma con distanza, negli ultimi anni qualchemessaggio di circostanza, gli auguri per le ricorrenze, niente di più. Io, 42 anni persi per la nebbia, traducendo una locuzione tipicamente veneziana, una famiglia persa per strada, una moda degli ultimi anni evidentemente questa, un padre che non c’è mai stato, una sorella, una sorellastra, Sonia appunto, un fratellastro da qualche parte nel mondo, credo, e mi fermo qui, nessun cugino perché mio papà ha compensato anche per il resto della famiglia.

Con Sonia ci siamo sentiti ultimamente perché giravano voci che suo marito le facesse le corna, la volevo mettere in guardia su quello che si diceva in giro, poi un messaggio tirava l’altro, un prima confidenza velata, una seconda meno velata, fino a che è sbottata, confessandomi con non poco imbarazzo la loro situazione. Io leggevo attonito quello che lei mi scriveva, senza dir niente scoprivo che lo sapeva, che non ne andava di certo orgogliosa, ma che comunque era ricambiato, lei sapeva di lui ma non il contrario.

Mi ha confidato il nome dell’amante e per poco non mi prendeva un colpo visto che lo conosco bene, mi ha confidato com’è cominciata, quando si vedevano, poi come per togliersi un sasso dallo stomaco, ha iniziato a raccontarmi cosa facevano nei loro incontri, a grandi linee come uno scambio di messaggi può lasciar immaginare, ma pur sempre confidenze parecchio intime…. Non mi sono sconvolto dai racconti, mi ha fatto pensare solo il fatto che la povera ed innocente sorellina fosse in realtà capace di architettare una cosa del genere.

Poi si sa che la mente di un uomo vola in un istante quando si parla di sesso, e immaginarla in quegli atteggiamenti è stato un attimo, e, sempre come un lampo, un certo desiderio si è fatto strada in me …. Non che mi facesse schifo la sorellina, anzi, c’è da dire che papà ha dei buoni geni in corpo da trasmettere, e le sue compagne non sono state da meno, quindi ci difendiamo egregiamente tutti quanti in famiglia, Sonia probabilmente ha una marcia in più, almeno adesso nella mia mente, e immaginarla nuda nel mio letto, beh, fa il suo bel effetto.

Tra una sua confidenza e l’altra sono riuscito a mandarle anch’io qualche messaggio, facendo un po’ il cascamorto dicendole quanto fosse una bella donna, di come capivo tutti gli uomini che le ronzavano attorno, le confessavo la mia solitudine, la mia voglia di avere una donna vicino, dal canto suo qualche complimento di facciata, sul fatto che fossi un bell’uomo anch’io, per metterla in ridere poi mi ha detto che se solo avesse avuto l’occasione mi avrebbe fatto la festa ….

E l’occasione perché non crearla?“Sonia, martedì sono a casa da solo la mattina, visto che sei in ferie, passa a trovarmi no? Che un paio di idee ce le avrei per sopperire a questa sensazione di solitudine che ho …. “E’ partita un po’ così la cosa“Ah si? Visto che siamo fratello e sorella non so proprio cosa tu possa avere in mente, perché niente possiamo fare … “ la sua risposta“Ti mando una foto così vedi che effetto FRATERNO mi stai facendo???”E senza attendere risposta le invio una mia foto a torso nudo, in slip aderenti, con l’AMICO in piena salute compresso tra gli elastici.

“TU SEI FUORI………!!!!!!”“Scusa Sonia, mi sono lasciato prendere un po’ la mano, ma sai …. “E lascio il discorso cadere, sperando che il mio finto pentimento la faccia restare, e non scappare come temo …. Sono seguiti altri messaggi, fino all’ultimo, dopo averle augurato la buonanotte, senza risposta da parte sua …Non mi aspetto niente, anche se idee ne ho tante, nella mia mente ho già preparato l’incontro, nei piccoli dettagli, dal farla accomodare in divano all’offrirle da bere, dal chiederle come vanno le cose a casa al parlare anche di frivolezze, dal volerla abbracciare al darle un casto bacio sul collo, dal tenerla stretta sperando che non si voglia staccare al cominciare a sussurrarle quanto bella è nell’orecchio ….

NUOVO MESSAGGIO“E’ sempre valido l’invito per stamattina?” Mezzo infarto …. “Certo!!!! Sempre per te!!!”“Arrivo tra mezz’ora, ma non farti strane idee però 😉 “ Ecco, mani avanti, e adesso?Al momento della premiazione agli Oscar come miglior film erotico del secolo, ecco che mi sveglia dal sogno col suo pragmatismo, mettendo ste benedette mani avanti!!!!La mezz’ora vola via velocissima per sistemare la casa, suona alla porta, le apro, sale le scale, entra, si accomoda, mi sta ad almeno un metro di distanza, il sorriso che avevo stampato in faccia lascia il posto ad un velo di tristezza, me l’ero immaginata diversamente la mattinata ….

Sono in piedi come un ebete e lei è seduta in cucina, un po’ spazientita della scarsa accoglienza, un po’ nervosa, le dita delle mani che tamburellano sulla tavola, mani lisce, mani curate, mani affusolate che al solo pensiero di cosa potrebbero prendere in quel momento …. Mani che mi passano davanti agli occhi “Ehi??? Ci sei??? Sei imbambolato????” “Scusa Sonia, ero un attimo sov****nsiero”“Ho visto…. comunque un’altra volta evita di mandarmi foto del genere, per due motivi, mio marito l’ha vista e non ti dico che rottura di palle, gli ho spiegato che avevi sbagliato numero e non era per me, che nella foto eri tu, se ne è capacitato solo dopo che ha riconosciuto il tatuaggio in un’altra foto che avevo per fortuna ….

““Mi dispiace Sonia, non so cosa mi è preso, fatto sta che leggere quello che scrivevi, beh, hai visto no che reazione?”“Ho visto sì, scemino”“E scusa, ma mi ha detto per due motivi, o sbaglio? Uno è tuo marito, l’altro?”“L’altro è …. “Un lampo“Ma Sonia, che fai?”“Che faccio? Mi hai fatto venire una voglia l’altra sera stronzo !!!!”Il film ha preso una piega un po’ diversa, dal provarci, adesso mi ritrovo piacevole vittima della sua voglia, la sua mano che mi prende il membro nel pieno della sua erezione, la sua bocca che mi cerca, il suo corpo che si fa contro il mio ed non sto certo lì a guardare e “subire”.

Con la forza della mia età la faccio sentire bella, desiderata, la spoglio con la foga e la capacità che l’esperienza mi ha dato in questi anni, un piacevole gioco eccitante, non volgare, non banale, la sento sempre contro di me, la sento desiderosa e desiderabile, le mie mani che per la prima volta la scoprono in questa nuova veste di amante, mani che cercano di capire perché la natura ci ha fatti così, belli ma fratelli, mani che se ne fregano di questi spiacevoli convenevoli, mani che le uniche barriere che incontrano non sono quelle mentali ma i vestiti che abbiamo addosso ….

La bimba è capace, si sente, si vede, la maestria con cui mi accarezza la dice lunga su quello che mi aspetta, quelle mani nervose hanno lasciato il posto a mani sicure, che sanno, che vogliono, che fanno …. Mi massaggiano, l’asta, la base, i testicoli, il glande, indistintamente, con leggerezza ed erotismo, mani che accarezzano il mio corpo, mani che mi regalano piacere, mani che aiutate dalla bocca si prodigano in un pompino da brividi alla schiena, lingua che da piacere infinito, occhi che mi guardano complici mentre la testa esegue il più naturale dei movimenti …Le mie accompagnano i movimenti della testa, la tentazione di spingerla verso di me è forte, forte come la sua capacità di far sparire dentro la sua bocca tutto il mio pene, senza soffocare ….

Ma voglio godere anch’io di quel corpo tanto bello, di quel regalo che Madre Natura ha fatto a noi uomini, la prendo sopra la tavola, lei, bagnata, si lascia andare, sentire quel piacevole calore è una sensazione che non sentivo da un po’, sempre un bel posto, sempre un bel porto dove approdare. La guardo distesa sulla tavola, i seni liberi, le mani che si tengono le gambe, per darle più piacere gioco un po’ con il suo clitoride mentre la penetro, cosa che le piace tanto anche, e quel piacere non me lo voglio perdere, mi sfilo, mi chino, mi tuffo con tutta la faccia tra le sue gambe, a godere appieno dei suoi umori, della sua voglia, del suo desiderarmi ….

I suoi piedi mi spingono via delicatamente, scende dalla tavola e si gira, si china regalandomi lo spettacolo del suo culetto in primo piano, mi rialzo e senza pensarci rientro dentro, per la porta principale, le prendo i capelli con la mano destra, glieli tiro un po’ così da farle inarcare la schiena, si morde le labbra, si prende i seni tra le mani, io la prendo per un fianco, la cavalco a più non posso, forti mugolii le escono dalle labbra che si sta mordendo, sta godendo, ed io con lei, non c’è tempo in questo momento, non ci sono né le ore né i minuti, un secondo come una vita, un piacere infinito, un piacere che non tarda però a venire, in tutti i sensi.

Lei trema, le lascio i capelli, la testa si appoggia al tavolo, le prendo i fianchi con entrambe le mani, gli ultimi affondi, uno, due, esco, me lo prendo in mano, grosso e duro, le appoggio il glande sul solco delle natiche, il contatto col suo corpo mi fa venire, le vengo lungo la schiena fino a prenderle i capelli …. Il tempo di recuperare due forze in croce, e poi a far la doccia, assieme, dove li abbiamo ancora qualcosa da dirci, da darci, forse anni di desideri soffocati ed inespressi ….

Sarò la tua concubinaE sì, sarò la tua concubina anche oggi. È questo che ti piace vero? Stai fermo, ci penso io a te. Ti spoglio lentamente. Mi voglio godere ogni centimetro del tuo corpo. Ti butto sul letto, sdraiato di schiena, accarezzo le tue grandi spalle. Sei uno spettacolo e ora sei tutto mio. Nulla interferisce tra noi due. Voglio sentirti, voglio che TU mi senta. Faccio scorrere le mie mani lungo la tua schiena.

I movimenti sono forti, decisi. Ti desidero e non me ne vergogno. Non lo nascondo, non qui, non adesso. Ti graffio, ti mordo. Sei mio!Voglio assaggiare ogni angolo del tuo corpo. La mia lingua scorre su tutta la tua schiena, arriva fino al collo, poi alle tue orecchie dove ti bisbiglio “ho fame… ti voglio!”Poi ti giro con un movimento deciso. Sei bellissimo! Cerco di resisterti ancora per qualche istante, mi voglio godere tutto di te.

Ogni punto del tuo corpo, ogni singola espressione, ogni respiro, TUTTO! Inizi a muovere la mano sul tuo sesso. Ti guardo, osservo ogni tua espressione, ogni tuo movimento. Sento la voglia crescere dentro di me, come un brivido caldo che lentamente invade tutto il corpo. Mi avvicino, è inutile opporsi, ho bisogno di contatto. Senti quanto sono eccitata? Inizio a strusciarmi sul tuo sesso così duro che mi porta in estasi. Ogni movimento mi fa uscire un grido soffocato e aumenta sempre di più il mio desiderio.

Col seno ti accarezzo il petto, mentre continuo a contorcermi su di te. Desidero lasciarti il mio sapore addosso, così da assaggiare entrambi non appena arriverà il momento. Mi avvicino col viso al tuo volto, le mie labbra ti sfiorano l’orecchio. Inizio a scendere, lentamente, voglio assaporarti tutto. La mia bocca passa sul tuo petto, scende sempre più in basso. Va sul fianco, poi sui tuoi testicoli e finalmente sul tuo sesso. Guardami! Vedi quanto mi piace? Vedi quanto ti desidero?Faccio scorrere la mia lingua lungo tutto il tuo sesso e i miei occhi sono fissi nei tuoi.

Ti avvolgo con la mia bocca, calda, umida e bramosa di averti. Faccio movimenti lenti, su e giù. Gli occhi sono chiusi, ma appena arrivo alla punta alzo lo sguardo, voglio vederti godere. Voglio vedere i tuoi occhi che esplodono di desiderio, che mi supplicano di continuare. Decido io quanto e come darti piacere. Devi soffrire, questo è il mio desiderio, una sofferenza dannatamente piacevole. Continuo a giocare con te, voglio farti arrivare al culmine del piacere e poi riportarti giù, fino a quando riesci a resistere.

E poi alla fine, quando sarai stremato assaporarti fino in fondo, fino a farti perdere completamente, fino a gustare il tuo dolce succo dentro di me. Il tuo ventreMi piace sapere che aspetti impaziente il suono del campanello che annuncia il mio arrivo. Mi piace immaginarti che mi aspetti come sai. Perché tu sai esattamente come farti trovare. Lo sai perché mi conosci. Lo sai perché quando te l'ho chiesto per la prima volta eri un po’ titubante, ma una volta provato non sei più stata capace di dire di no.

E allora eccoti di nuovo lì, ad attendermi su quel letto che ormai ci conosce bene, odora di noi. L'intimo è sempre quello, quel mix di trasparenze che lasciano più che altro immaginare le tue forme, che sai bene quanto mi piace scoprire poco a poco. Una calza velata che copre le tue gambe sinuose e affusolate e ai piedi quel decolleté tacco dodici, che ad un solo sguardo innesca in me i pensieri più torbidi.

Il nostro gioco è fatto di momenti. Prima del mio arrivo sai bene cosa devi fare. Chiudi gli occhi e pensi. Immagini tutto ciò che la tua mente perversa possa desiderare, tutto ciò che non hai il coraggio di raccontare, perché a cose normali ti fa sentire “sporca”, ma non ora, questo è uno dei nostri momenti. Ma lo sai, le mani devono stare lontane dal tuo ventre, anche se col passare dei minuti il richiamo è sempre più forte.

Hai il permesso di giocare solo col tuo seno. Accarezzarti i capezzoli, stringerli ogni tanto. Solo per aumentare ancora di più il desiderio. Mezz'ora di questi pensieri e le mie mutandine preferite sono già fradice. Ma è così che ti voglio, lo sai. Devo suonare due volte, oggi. I pensieri ti hanno rapito e non hai sentito il primo campanello. Come sempre, corri ad aprire e di nuovo ti rifugi su quel letto già caldo di te.

Un paio di minuti e sono nell'appartamento. Intorno c'è silenzio. Un altro dei nostri momenti. L'eccitazione che pian piano sale. Il tuo profumo nell'aria. Muoio dalla voglia di averti, ma il gioco è anche questo. L'attesa. Entro in camera e ti vedo. Il tuo corpo bellissimo già freme di desiderio, e con gli occhi chiusi piano discosti le gambe, lasciandomi intravedere che anche questa volta i tuoi pensieri hanno ottenuto l'effetto richiesto. Mentre inizio a spogliarmi la mia lingua è già sulla tua caviglia.

Sale su. Interno coscia, inguine, fianco. Prima di arrivare al centro del tuo ventre sale su fino alla tua ascella che profuma e sa di buono. Passa per il collo e scende giù attraversando uno dei tuoi seni. I capezzoli sono turgidi e richiamano la mia attenzione. Sono già completamente nudo, ma la mia lingua non si è ancora mai staccata dalla tua pelle. Il tuo respiro inizia a farsi affannoso, e piano piano inizio a toglierti quelle mutandine che ormai grondano di te, dei tuoi umori.

Sono l'essenza di te, sono te. Dopo aver indugiato ancora qualche istante, sentendoti sempre più impaziente, immergo finalmente la mia lingua in quel fiume in piena che è diventata la tua fica e bevo. Il tuo miele salato è come una droga per me. Più ne prendo e più ne voglio. Pochi minuti e con un'ultima delicata carezza sul tuo clitoride i tuoi spasmi iniziano a far tremare il letto in un'ondata infinita di piacere.

Vorrei continuare per sempre, ma tu mi fermi. La testa ti gira, come a me del resto. Vederti godere così forte è per me meglio di mille orgasmi. In men che non si dica ho già le tue labbra che avvolgono il mio membro fino alla base. La lingua accarezza i testicoli mentre la tua gola abbraccia generosamente la cappella. Uno dei nostri momenti che amo di più. Devi toglierti però, lo sai. La sensazione è così bella che non ho modo di resistere molto.

E io non voglio finire subito, no. Io voglio sentire il tuo ventre. Voglio vedere il mio membro entrare dentro di te. Voglio sentirti godere con me. Voglio sentirti godere di me. Non mi dai il tempo di dirlo che sei già sopra di me. Una valchiria che cavalca il suo cavallo più bello. Vederti da quaggiù è meraviglioso. Sentire il mio cazzo scivolarti dentro con tanta facilità, sempre più in fondo, sempre più forte, vedere le tue mani che stringono il tuo seno alla ricerca del massimo piacere è semplicemente splendido.

Non resisto più. Ho perso il conto dei tuoi orgasmi ormai, ma è il momento di esplodere tutto il mio desiderio di te. So che ti piace assaporare il gusto del mio seme caldo, che ti piace ingoiare tutto il mio sperma, ma questa volta sento di non fare in tempo e infatti ancor prima di pronunciare la parola “vengo..” ti ho già inondato il ventre…“Scusa” è la prima parola che mi esce dalla bocca, ma tu, esausta e soddisfatta, non sembri essere preoccupata.

Non lo sei affatto. “Oggi voglio vivere una delle mie fantasie”, mi dici, “apri la bocca”. E senza lasciarmi il tempo di realizzare ho già la tua fica a due centimetri dal mio naso. “Apri la bocca e aspetta”. Pochi istanti e sulla lingua sento scorrere il frutto della nostra passione, un liquido denso, caldo e dal sapore acre. “Adesso baciami” sono le ultime parole che percepisco prima di sentirmi catapultato in un'altra dimensione, la dimensione che suggella un nuovo, intimo, inaspettato, e decisamente eccitante “nostro momento”.

Mi risveglio come sempre, avvolto dal tuo corpo caldo, nudo sopra il mio. E voglio che sia di nuovo oggi. Faccio prostituire mia moglieA volte delle serate nate storte si trasformano in delle serate indimenticabili. La scorsa estate, inventata una visita ad un’inesistente parente, riuscimmo a liberarci degli amici del gruppo ed uscimmo alla ricerca di qualche bel cazzo per farmi fottere Gioia. Poi mi ricordai di un amico negro che avevamo già incontrato più volte e proposi alla mia cara mogliettina di andare a trovarlo casa.

Come sapevo, la troia accettò di buon grado memore delle lunghe scopate e delle inculate in cui era maestro il nostro caro amico. Arrivati al suo indirizzo, una casa a due piani tutta abitata da negri e ci accingemmo a salire al secondo piano, dove lui abitava. Faceva molto caldo ed una porta la primo piano era aperta, quando passammo un negro ci vide salire, arrivati al secondo piano Gioia rimase sulle scale a qualche gradino di distanza.

Bussai, nessuno rispose, ribussai e mentre aspettavo che aprisse vidi che il negro del primo piano, incuriosito, sbirciava sotto la gonna della mia adorabile mogliettina toccandosi il grosso rigonfio. Finalmente Dac aprì, era nudo, solo un’asciugamani gli cingeva i fianchi, ci disse dopo che stava dormendo, fu felicissimo di vederci ma ci gelò dicendoci che in casa c’era la moglie, quindi non potevamo entrare in casa. “Perché non andiamo, almeno, un poco sul terrazzo, Gioia ha molta voglia”.

“Aspetta vedo se mia moglie dorme” e socchiuse la porta. Dopo qualche secondo tornò, “tutto a posto, dorme, è stanca del viaggio, è arrivata stamattina dalla Nigeria, è un viaggio lunghissimo con due soste in due aeroporti, penso che non si svegli”. L’inquilino del piano di sotto era sparito ma ero sicuro che avesse sentito tutto. Appena sul terrazzo Dac strinse a se Gioia cominciandola a baciare sul collo, la troia, invece, non perse tempo ed infilò la mano sotto l’asciugamani impugnando il cazzo già duro dell’amico.

“Troia hai voglia vero? Ti manca il mio cazzo?”. “Si, è troppo bello, grosso duro e lo usi da dio”. “Te ne darò quanto ne vuoi, ma stasera la prima cosa che voglio farti è incularti, mi piace da morire e tu impazzisci quando te lo sfondo, non è vero?”. “E’ verissimo, ma impazzisco perché mi inculi per un’ora senza mai godere facendomi venire almeno tre volte”. Che puttana di donna avevo sposata, ma vederla così sfacciata e desiderosa di una mazza nel culo mi eccitava da morire.

Dac la portò verso il muretto del terrazzo, la piegò in avanti, le sollevò la gonna, si lasciò scivolare a terra l’asciugamani e glielo schiantò nel culo. Gioia emise un urlo strozzato. “Non gridare sotto c’è un ristorante pieno di gente se qualcuno alza la testa ti vede e vede anche il mandingo che ti sta ingroppando”, le dissi a bassa voce. “Non credo che la tua signora pensi a quelli che la possono vedere, lei si sta solo gustando a fondo la mia mazza nel culo, è vero, puttana?”.

“Si non me ne frega un cazzo, dai continua a sfondarmelo, è meraviglioso, io già godo per la prima volta”. Ormai era partita niente l’avrebbe fermata. Dac spingeva sempre di più e, come aveva detto Gioia, non godeva, prolungando la goduria della mia zoccolona che venne ancora una volta. Dopo oltre venti minuti di pompaggio, glielo sfilò dal culo, “adesso dobbiamo pensare anche alla fica dandole la giusta razione di supercazzo, che ne dici troia?”.

“Hai ragione, adesso voglio sentirmi la fica piena del tuo pescione”. Dac stese l’asciugamani a terra ed invitò mia moglie a stenderci sopra. “Lo sai che quando me lo metti nella fica all’inizio voglio essere io a cavalcarti poi quando stai per godere mi piace essere messa sotto e sfondata, dai stenditi tu”, disse la mia baldracca. L’amico eseguì e Gioia impugnò la svettante mazza infilandosela nella fica. Che spettacolo, la troia cavalcava come una indemoniata la dura varra del mandingo.

“Ti piace tesoro?”, le chiesi. “Certo che mi piace, è bellissimo, lo ha duro e grosso come piace a me, mi arriva allo stomaco, lo voglio tenere nella fessa per ore tanto lui è bravissimo, resiste”. Io invece pensai che non avrei resistito a lungo alla vista della mia adorabile moglie, la madre di mio figlio, che stava comportandosi come una puttana da marciapiede, mi abbassai i pantaloni e le mutande alle caviglie, avevo il cazzo durissimo e glielo schiaffai in bocca, “spompinami puttana, e poi devi bere tutta la sborra che ti scaricherò in gola, come fanno le zoccole come te, ammettilo che sei una ninfomane, che appena vedi un cazzo non capisci più nulla, tu mi farai morire d’infarto”.

Si sfilò la mia mazza dalla bocca e disse “ed io morirò di goduria, Dac nella fica ed il tuo pescione in bocca, mi sembra di impazzire” e ringoiò il mio pescione. Le bloccai la testa e cominciai a chiavarla letteralmente in bocca. Ad un certo punto percepii la presenza di qualcuno, mi guardai in giro e vidi il negro del primo piano sull’uscio della porta del terrazzo con il cazzo fuori dalle mutande che si masturbava.

“Tesoro c’è un negro che ci sta guardando e si sta masturbando, anche lui ha una grossa mazza, penso che preferisca mettertelo in culo anziché spararsi una sega, gli dico di venire?”. La troiona con un semplice movimento degli occhi mi fece capire di essere d’accordo. Feci un cenno all’amico di avvicinarsi e con un movimento eloquente della mano gli feci capire di incularsi mia moglie, ma prima lo invitai a farsi vedere dalla troia.

Strabuzzò gli occhi a vedere la grossa mazza che l’amico si accarezzava, si tolse di bocca il mio cazzo e mi disse “fammelo leccare un po’, voglio farlo durissimo”. Lo sbocchinò a lungo facendogli drizzare una mazza di dimensioni esagerate, quando lo ritenne indurito abbastanza per sfondarle il culo, “tesoro, adesso rimettimi in bocca il tuo, pensa quando questo mi incula sarò piena in tutti i buchi, sarà la fine del mondo, grazie amore mio, lo so, mi sto comportando come una puttana ma credo che a te piaccia così, io sto godendo come una maiala” e ricominciò a succhiarmi.

L’amico si denudò completamente, divaricò le gambe di Dac si avvicinò al corpo di Gioia e le poggiò la cappella sul buco nero e con un colpo deciso le infilò in culo la sua durissima varra. Continuando ad incularla aderì perfettamente al corpo di Gioia, sembrava la monta di una cagna in calore, e la cagna in calore era mia moglie. Vederla mugolare riempita di cazzi mi arrapava da morire, la vedevo riempita in ogni buco, completamente in balia di tre maschie mi rendevo conto di quanto fosse troia, ma era quello che avevo sempre desiderato, ma capivo anche che la cosa le piaceva a quel punto mi domandai se fossi stato io a trasformarla in una puttana come piace a me oppure se quella fosse la sua indole.

Non ebbi dubbi era la sua natura, il suo istinto, era sempre pronta a farsi sfondare da ogni cazzo che incontrava, ma che bello, era proprio quello che desideravo, una moglie impeccabile nella vita di tutti i giorni ma che si trasformava in una vera zoccolona al cospetto del cazzo, e ancora meglio, di più cazzi. Ero sul punto di sborrare, per trattenermi estrassi il cazzo dalla bocca di mia moglie, e rimasi ad osservare lo spettacolo che era eccitantissimo, volevo protrarre la mia libidine più a lungo possibile.

E lo spettacolo si protraeva, i due mandingo sfondavano mia moglie con colpi sempre più violenti ma erano bravissimi a non godere, mentre la troia pur avendo già goduto due volte, non smetteva di incitarli. “Forza sfondatemi tutta, che meravigliosi cazzi che avete, grossi, duri e li usate divinamente”. Queste parole sextenarono ancor di più i negroni, “che zoccola che sei, a te tre cazzi non bastano ce ne vorrebbero altri ancora, dillo che ne vorresti altri” le disse Dac.

“No per adesso mi bastate voi, siete bravissimi”. Notai che aveva detto: PER ADESSO, quindi non escludeva che una prossima volta avrebbe gradito un maggior numero di cazzi, che stronza!!!!. Mi ripromisi di procurargliene quanti ne voleva, ho sempre sognato di vederla al centro di una gang-band in particolare con uomini di colore, grossi cazzi, allupatissimi ben sapendo che per una sorta di rivalsa verso i bianchi desiderano sempre sfondare il culo alle donne bianche, che poi era la cosa che più piaceva a mia moglie.

Erano oltre venti minuti che mi stavano fottendo Gioia, non resistetti più, glielo rimisi in bocca ed invitai gli amici a godere. Al un mio via ci scaricammo i coglioni nel corpo della mia vogliosa zoccola che venne ancora. Stremati ci sdraiammo sul pavimento del terrazzo dove restammo muti per diversi minuti. Dac ruppe il silenzio “io debbo andare, se mia moglie si sveglia e mi trova qua, mi ammazza”. “E non avrebbe tutti i torti” commentò Gioia.

“Comunque sappi che lei rimane qui per un mese, ma non preoccuparti ho visto che ti è piaciuto anche la mazza del mio amico, quando, in questo frattempo, avrai voglia di cazzo puoi andare da lui ma sia chiaro, quando mia moglie andrà via dovrai venire da me, ma siccome sono buono inviterò anche lui, che ne dici, troia?”“Per me va benissimo”. Cosa poteva rispondere la mia adorabile mogliettina, troia puttana nell’animo. L'idraulico rumeno”Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedo un’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad…” Avevo comprato un appartamento fuori dal paese proprio per evitare il rumore e il traffico delle città, ma ingrandendosi il paese sempre più, un giorno le ruspe hanno cominciato a lavorare anche nel terreno adiacente la costruzione in cui abito.

A causa di una forma influenzale avevo preso dei giorni di malattia e in ufficio non sarei andato, rimanendo così a casa. Non potendo uscire fuori, passavo il tempo girando stanza per stanza o guardando dalla finestra il lavoro degli operai nel cantiere che avevano aperto. Su quel terreno dove avevano fatto lo sbancamento per la nuova costruzione era rimasto un solo albero tra quelli che c’erano prima e a quell’albero andavano gli operai per scaricare la loro vescica, forse perché ancora non era stato messo un bagno chimico dentro al cantiere.

L’albero consentiva di non essere visti dalla strada ma io che abitavo al secondo piano potevo vedere benissimo gli operai fare i propri bisogni. Così mentre guardo fuori vedo un’operaio avvicinarsi all’albero calarsi la zip dei pantaloni uscire l’uccello e cominciare ad orinare, da dietro le tende vedendo questo sto per allentarmi, ma in quel momento mi intrigava molto vedere l’uccello dell’operaio per farne un confronto con il mio, perciò rimasi a guardare. Il suo uccello era più piccolo del mio pensai divertito, continuai a restare nella stanza dando ogni tanto una sbirciata fuori per vedere se altri operai si avvicinavamo all’albero.

Penso di aver visto cinque o sei operai andare ad orinare e di aver visto anche i loro uccelli e soltanto due erano più grandi del mio. Stavo per andarmene in cucina per preparare il pranzo quando vedoun’ altro operaio avvicinarsi all’albero, questo è molto diverso dagli altri, oltre ad essere più giovane ha anche un bel fisico, anche lui cala la zip e tira fuori il suo uccello a vederlo spalanco di più gli occhi dicendo fra me e me “ accipicchia che cazzo “ e resto a guardarlo fino a quando non finisce.

Tornando in cucina per prepararmi il pranzo, mi accorgo che il pavimento è pieno d’acqua, sicuramente si era rotto un tubo del lavandino, allora cerco di tamponare la perdita con degli stracci e telefono ad un idraulico, ma quel giorno era sabato e come capita sempre quando hai di bisogno non risponde nessuno. Non sapendo cosa fare e come riparare il guasto mi viene in mente che nel cantiere forse ci sarebbe stato qualcuno che magari sapeva almeno come fermare l’acqua.

Quindi mi vesto e scendo in strada per chiedere aiuto a qualcuno del cantiere, mi rivolgo a quello che presumo fosse il capocantiere e gli spiego l’accaduto. Lui mi rassicura che tra i suoi operai c’è ne uno che sa fare l’idraulico e che magari con qualche attrezzo avrebbe tamponato la situazione. Così chiama quest’operaio, e con mia grande sorpresa è lo stesso operaio a cui io avevo visto uccello che mi aveva fatto dire “ accidenti che cazzo”.

Io torno a spiegargli la situazione e preso i necessari attrezzi mi avvio insieme a lui al mio appartamento. Dal suo accento capisco che non è italiano, e mentre saliamo mi dice di chiamarsi Miki, di essere di Bucarest e di essere venuto in Italia perché nel suo paese non c’era lavoro. Quando entriamo in cucina, capisce subito quale è il guasto e riesce a fermare la perdita dell’acqua. Poi in un italiano stentato mi dice che si era rotto il tubo che portava l’acqua al rubinetto che doveva essere sostituito.

Non potendo uscire per andare a comprarlo chiesi se poteva farlo lui per me. Mi rispose che lo avrebbe fatto volentieri e che sarebbe venuto nel primo pomeriggio visto che non doveva lavorare al cantiere, io lo ringraziai e lo accompagnai al portone. Alle tre sento suonare al citofono e capisco dalla voce che era Miki, aveva con sé una cassetta con gli attrezzi e il tubo che doveva sostituire. Andiamo in cucina e si mette subito al lavoro, dopo circa una mezz’oretta che lavorava sotto il lavello mi dice che ha finito e sistemato tutto, apre il rubinetto facendomi vedere che non c’era più nessuna perdita.

Io comincio a ringraziarlo per il suo lavoro e chiedo quanti soldi gli devodare per poterlo pagare. Ma invece di sentirmi chiedere dei soldi mi guarda fisso in faccia e nel solito italiano stentato mi dice :“ Non voglio tuoi soldi, voglio il tuo culo”Io rimango sorpreso da questa richiesta e sto per buttarlo fuori, ma lui aveva già allungato una mano e stretto con forza la mia natica, non so a questo punto se è stata la paura o perché avevo ancora il mente le dimensioni del suo pene, risposi :“ Va bene farò come vuoi tu “Lui lascio le mie natiche e cominciò a slacciarsi i pantaloni, abbassando gli slip vidi il suo uccello pendolargli fra le gambe, adesso lo potevo vedere da molto vicino e sembrava ancora più grande.

Poi mi fa mettere in ginocchio e comincia a strofinarmelo in faccia“ Mettilo in tua bocca voglio vedere come sei bravo “Lo prendo fra le mani e lo porto in bocca lui mi tiene la testa e lo spinge fino in gola facendomi quasi soffocare, gli piace fare così e il suo cazzo diventa sempre più grosso e duro “ Bravo tu avere bocca molto buona”Dopo un po’ di questo lavoro mi toglie il cazzo dalla bocca e mi dice:“Adesso ti metto mio cazzo in tuo culo alzati “Mi fa alzare e appoggiare al mobile del lavandino facendomi mettere a novanta gradi, con le sue ruvide mani mi allarga le natiche e senza che io me ne renda conto, in un solo colpo mi ficca il suo cazzo nel culo, il dolore mi fa abbandonare la posizione a novanta gradi e mi fa mettere dritto.

Ma le sue braccia mi fanno tornare nella posizione iniziale“ Fermo così ora a te piacerà “Il dolore era stato tremendo nel mio culo non erano mai entrati cose di quelle dimensioni, soltanto durante il liceo con un mio compagno di classe dopo aver visto una cassetta porno abbiamo voluto provare anche noi quello che avevamo visto, ma era stata una cosa molto leggera data la nostra inesperienza e le dimensioni dei nostri uccelli.

Ma adesso nel mio culo sembrava che fosse entrata una mazza da baseball e il dolore mi faceva quasi piangere. Miki imperterrito continuava a dare colpi col suo cazzo dentro il mio culo straziato da quella violenta penetrazione che a poco a poco si era adattato al suo cazzo e il dolore aveva dato il posto al piacere. Adesso sentire il suo cazzo entrare e uscire nel mio culo, e i suoi coglioni sbattermi contro mi faceva andare in estasi.

“Il tuo culo è molto bello e se tuo buco stretto io lo allargo per bene “Diceva dando colpi sempre più forti, ed io sentivo veramente il mio buco allargarsi sempre di più. Poi lo sento fermarsi ed uscire il suo cazzo dal culo e mi ordina di sdraiarmi sul tavolo perché vuole vedermi in faccia quando mi fotte. Mi fa sdraiare sul tavolo allargandomi le gambe e mettendosele sulle spalle e avvicina il mio culo al bordo del tavolo anche stavolta con un colpo violento mi penetra.

Continua a pompare come un forsennato, affondando il suo cazzo fino ai coglioni nel mio buco che ormai si era allargato quanto il suo cazzo guardandomi in faccia mi dice:“ Vedi come ti faccio godere … ti piace mio cazzo nel tuo culo… “Io ero sempre più eccitato ma adesso potevo muovere le braccia perciò allungo una mano per menarmi l’uccello che voleva scaricarsi e che spruzza sul mio petto e nella mia mano una massiccia quantità di sperma che io spalmo sul petto e in parte porto alla mia bocca.

“ Adesso godi non è vero ? .. ti piace lo spruzzo dell’uccello… adesso farò assaggiare anche mio “Sentivo il suo cazzo dentro il mio culo dare colpi sempre più forti e capivo che stava per sborrarmi, ma lui invece di farlo mi fa scendere velocemente dal tavolo e aprire la bocca giusto in tempo per schizzarmi in faccia e in gola la sua crema bianca e densa che ingoio avidamente. Fatto questo soddisfatto per quello che mi aveva fatto e per come l’ho fatto godere mi fa leccare l’uccello per lasciarglielo bello pulito.

Fatto questo si alza i pantaloni prende la cassetta di lavoro dicendo“ Signore il lavoro io fatto grazie per avermi pagato, io sapere fare anche falegname, elettricista, muratore se avere ancora bisogno di me questonumero mio cellulare”Mi da un piccolo pezzo di carta con su scritto un numero e si avvia verso ilportone, io non riuscivo a dire una parola quello che mi era successo era stato allo stesso tempo doloroso e piacevole perciò l’accompagno al portone gli stringo la mano e lo saluto.

Ma quando chiudo il portone sono tentato di chiamarlo nuovamente perché mi ero ricordato che la porta che dava sul balcone non apriva bene, ma pensai che l’avrei chiamato domani e visto che lui preferiva il mio culo come forma di pagamento oltre alla porta ci sarebbero stati un sacco di lavoretti da fare in casa mia e che, anche se mi avessero sfondato, il culo avrei risparmiato un sacco di soldi. Un ex collega di lavoro“No, vengo io da te in ufficio, dopo il lavoro” così gli rispondo.

Non ce lo voglio oggi in casa mia, nel mio letto, non lo voglio il suo ricordo, il suo odore sui cuscini, le lenzuola che profumano prima di lui e poi umide del suo sudore e del suo sperma. Ex collega del mio ex. Sono io a voler andare nel suo ufficio, sono io che lo spingerò a farlo sulla scrivania e non una qualunque. Io quell’ufficio lo conosco, io su quella scrivania ci ho già fatto l’amore, col mio ex, nei tempi in cui facevo “l’amore”…Ma oggi non era organizzata la cosa.

E’ lui che mi scrive: “Oggi alle 13. 30?” e io rispondo ok. Non sono particolarmente in tiro con l’abbigliamento né con l’intimo. Sì, ma poi alla fine sono sempre io che mi faccio queste seghementali, con lui poi… che mi chiede spesso di farmi trovare già nuda a toccarmi… Al lavoro, prima di andare da lui, vado in bagno. Mi ha chiesto una mia foto nell’attesa. Ok, ubbidisco, anche se mi ha sempre dato fastidio eseguire gli ordini, ma a volte lo faccio.

Ho portato con me una penna rossa per aggiungere il mio tocco personale. Mi sollevo la maglia, tiro giù soltanto una spallina del reggiseno e scopro un seno soltanto, su cui scrivo in rosso: “Mordilo”. Io a certe cose ci tengo… shitto la foto e gliela invio. Per il momento si può accontentare. Mi guardo allo specchio per l’ultima volta, mi vedo carina, lui come mi vedrà? In mente sorrido, credo che apprezzerà più che altro doti non visibili di me.

Ok, sono pronta, piuttosto eccitata ma tranquilla, mi rendo conto di quello che sto facendo, sono consapevole. Mi metto in macchina, mentre guido mi invia un messaggio. E’ la foto del suocazzo… “Vieni a prendertelo” mi scrive. E sto arrivando, dammi un attimo! E lo sa che non riesco a scrivere messaggi e guidare contemporaneamente, quindi non gli rispondo. Raggiungo il suo ufficio, parcheggio, attraverso la strada, è a piano terra, la porta è aperta, entro, lui esce da un’altra stanza e mi viene incontro.

“Ti sei fatta attendere” dice. Niente ciao, viva la sintesi, e va bene così. Diosanto ma lui mi piace da morire, ma non poteva essere meno attraente, così non avrei capitolato? Dieci anni più di me, fisico… da paura, tatuaggi… il mio debole, simpatico, ci sa fare alla grande e no, non gli manca niente, non ci andrei a cena fuori, ma no, non gli si può proprio dire di no. Mi viene incontro e mi bacia.

Anzi no, lui non bacia, lui divora, lui mangia, lui assapora la mia bocca, la mia lingua, le mie labbra. Ci si fionda contro, dentro, e ne è padrone, rubandomi il fiato. Mi infila una mano sotto la maglia e fa esattamente ciò che ho fatto io in bagno prima, abbassa una coppa del reggiseno e mi stringe il capezzolo tra le dita. Un brivido… dolore, piacere… dolore, piacere… sono corrente alternata…Mi spinge verso la scrivania che è all’entrata ma io gli dico: “Andiamo nella stanza dietro, così non ci vedono dalla strada” e così mi ritrovo nella stessa stanza di dieci anni fa… cazzosepassa il tempo, ma la scrivania è la stessa, lo ricordo bene.

Lui mi ci fa sedere sopra, mi spinge facendomi allungare, stendere, e mi spoglia, i jeans, gli slip, mentre io mi tiro su la maglia senza toglierla, solo per scoprire i seni, su cui campeggia ancora la scritta. La vedo, sorrido e gli dico: “Ricordati quello che devi fare…” e infatti si abbassa con la bocca su di me e inizia a mordermi i capezzoli mentre la mano strizza l’altro seno. “Intanto toccati” mi ordina.

Io lo adoro… Lo adoro per questo… Perché è stato il primo a chiedermi di farlo, chissà perché poi, è un gesto così splendido, toccarsi mentre si è osservata da un uomo. E lui lo chiede sempre, vuole che lo faccia in ogni momento, anche mentre glielo prendo in bocca, in ogni posizione, vuole vedermi così. E allora appoggio i piedi su due sedie, così da tenere aperte le gambe e la mano scivola giù…Ma ci sarà un giorno in cui smetterò di stupirmi di me stessa, del mio corpo, del lago che divento quanto sono così eccitata? No, non credo, neppure adesso.

Sono liquida tra le gambe… sono desiderio liquido… carne non più solida ma sciolta… talmente pulsante e sensibile da divenire quasi dolorosa al contatto con le dita. Lui mi osserva stesa, è in piedi, é nudo anche lui dalla vita in giù, i pantaloni e boxer a terra, si sta toccando. E io chiudo gli occhi… so che lui c’è, che mi osserva, sento la sua voce, che mi ripete spesso in questi momenti: “Sei uno spettacolo…” Effettivamente vorrei vedermi, vorrei uno specchio sul soffitto.

Mi vedrei persa, completamente, perché, quando mi tocco così, ci sono solo io… io e il mio corpo… e mi piace godere di ogni singola sensazione, seguendo le dita che entrano dentro, ne escono umide, le lascio scivolare più giù per stimolarmi tra le due aperture e poi raggiungere anche l’altra più stretta… e che lui conosce bene. Sento le sue mani sulle mie gambe, mi interrompe, sposta le due sedie, lascia che le mie gambe scendano giù e lui si posiziona in mezzo.

Mi prende per i fianchi e mi fa scivolare verso il bordo della scrivania… lo affonda in me… senza toccarmi prima, l’avevo già fatto io… esce e rientra… un paio di volte… completamente… La sua forza, le mani che mi stringono e mi attirano a sé, le spinte sempre più profonde, una dietro l’altra… io tutto questo lo desidero, mi piace, mi fa godere… Mi fa godere la forza che usa su di me, l’idea che lui mi consideri solo un corpo.

Non posso credere a quello che ho scritto… Godere dell’essere usata? Ma sì. Perché io sto facendo esattamente lo stesso con lui, per aumentare la distanza dal passato e sbiadire i ricordi, e proprio qui, su questa scrivania… E lo so che per questo motivo lui si porterà via per sempre un pezzetto di me perché ci sta riuscendo, perché provo finalmente piacere con un altro uomo. A occhi chiusi non mi torna in mente il mio ex ma sento solo il suocazzo che entra ed esce da me… ed è una sensazione che mi dà i brividi… Mi dice di guardarlo, mi sollevo sui gomiti e la visione è sempre esaltante perchè lui è bellissimo da vedere, e osservare quel suo tratto di carne dura che ci lega, per questi attimi, che scorre facile in me, lo esalta, egocentrico che non è altro, anzi cazzocentrico… come si direbbe, ma aumenta anche la mia di eccitazione anche se so che in quella posizione non raggiungerò l’orgasmo.

Ma io godo anche solo nel far godere, così come gli avevo risposto quando mi aveva chiesto cosa volessi vedere in foto, prima di incontrarlo. “Voglio solo vederti godere…” e così fa… E mi viene dentro… e no, non glielo ho mai chiesto di venirmi addosso, sul seno, come mi piace, non so, si è preso tutto di me però questo non so, decido che non se lo merita ancora. Ci salutiamo sulla porta, si avvicina e mi deposita un bacio sulle labbra.

Lo guardo stranita e me ne vado. E no, il bacio veloce in bocca sulla porta, come un marito che esce di casa devoto al lavoro, non lo voglio… Tornerò a lavorare nel pomeriggio stravolta e euforica, come le altre volte in pausa pranzo, con un sorriso sulle labbra che faticherò a trattenere e la mia collega si domanderà: “Ma come mai questa non ride mai e ogni tanto il pomeriggio se ne arriva tutta euforica? Secondo me si fa di qualcosa…” Sì, effettivamente mi sono “fatta”, ma qualcuno…Quando fai una cosa è perché ne hai voglia, perché ti sembra che in quel momento sia quella più giusta.

Ma poi, guardandola con gli occhi di poi… forse mi chiederò “Ma che cazzo ho fatto?” Ancora non ci credo di essere finita con lui. E sì, dai, anche se non lo ammetterò mai, anche un po’ per vendicarmi del passato, non solo per soddisfare una pura voglia. E un pensiero che mi viene in mente è ogni volta quello di inviare un sms al mio ex: “Mi sto scopando il tuo ex collega.

Viva gli ex!” ma è solo un pensiero passeggero, non scrivo nulla, trattengo ogni istinto autolesionista, ho già dato, per oggi. Mi metto in macchina e torno a casa, avrei voglia di bere, fino a farmi girare la testa, o semplicemente vagare, con la mente, in auto, senza meta. Intanto mi sballo alzando al massimo il volume della radio e premendo a fondo l’acceleratore… chissà perché io per stare bene, per stare meglio, devo sempre prima farmi un po’ male, devo prima sentirmi un po’ male… E poi non ho voglia di pensare, nè sentire in bocca l’eventuale sapore amaro della vendetta o dei probabili rimorsi o sensi di colpa futuri.

E ogni volta che mi passerà per la testa che la Vendetta è solo l’altra faccia della Giustizia, beh… dovrò ricordarmi di ripetermi che è soltanto una grande sciocchezza. Mia moglie Laura e la sua amica AlessiaHo conosciuto Laura quando eravamo ragazzini, le nostre famiglie erano amiche e spesso ci ritrovavamo insieme. Io avevo quattro anni più di lei che vedevo come una ragazzina rompishitole, una sorta di sorellina antipatica e lei mi vedeva allo stesso modo.

Con il trascorrere degli anni restammo amici, entrambi vivendo le nostre prime esperienze d'amore, con l'aumentare dell'età l'antipatia reciproca che provavamo da ragazzini si trasformò in una bella amicizia. Fu solo quando Gianni, il mio più caro amico d'infanzia, mi disse “Laura è diventata veramente una gran bella ragazza”, che mi resi conto che l'amicizia poteva diventare qualcos'altro. Gianni, oltre a Laura, è la persona più importante della mia vita, ho sempre chiesto il suo giudizio in ogni importante decisione della mia vita e così è stato anche quando dichiarai il mio amore a Laura.

“Ma che aspetti? E' fatta per te. ”Lei aveva 22 anni, io 26 e mi ero appena laureato in Economia e Commercio. Cominciai a lavorare presso lo studio di un commercialista, cinque anni dopo ci sposammo, nel frattempo lei si era impiegata presso una banca. Gianni e sua moglie Alessia furono i nostri testimoni di nozze. Da allora spesso e volentieri trascorrevamo i week-end e le vacanze insieme. Gianni era il vero leader del gruppo, aveva sempre avuto una personalità molto più forte della mia, sapeva prendere le decisioni senza curarsi delle opinioni degli altri, per me, invece, l'approvazione delle persone attorno a me è sempre stata molto importante.

Non sono mai stato tipo che ama stare al centro dell'attenzione e anche mia moglie Laura, pur essendo diventata una gran bella donna non ama essere troppo appariscente, al contrario di Alessia alla quale piace vestire in modo più sexy, pur non essendo mai volgare, e cambia spesso colore dei capelli passando dal rosso fuoco al biondo platino. Dopo tre anni di matrimonio e una vita sessuale direi normale, stavo vivendo una fase direi di stanchezza e di calo del desiderio.

Un po' di stanchezza originata dal troppo lavoro e un po' di noia causata dalla routine avevano diminuito di molto la nostra attività sessuale. Laura ne soffriva un po' e me lo diceva, pur comprendendo che era un fatto momentaneo determinato dallo stress. Una svolta accadde quando lei andò per tre giorni da sua madre che si era trasferita nella sua città d'origine dopo essere rimasta vedova, a 300 km da casa nostra. In quei tre giorni solo in casa, stranamente venni colto da un improvviso aumento di voglia di sesso.

Il mio amico Gianni non si era mai fatto scrupolo di farsi avventurette qua e là, ma io non avevo mai voluto tradire mia moglie, più che altro per paura delle conseguenze, se fossi stato scoperto. Decisi così di dedicarmi ad una maratona masturbatoria come quelle che facevo da ragazzo, accesi il PC e mi collegai ad uno dei tanti siti porno. Cominciai a visionare filmati su filmati, la fantasia cominciò a galoppare in modo incredibile quando mi imbattei in un filmato che vedeva come protagonista una donna americana che somigliava un poco a mia moglie alle prese con due ragazzoni.

L'idea che quella donna potesse essere lei (ovviamente non lo era, la donna somigliava a lei solo un poco), e che facesse una cosa del genere solo per far piacere a me, mi eccitò in modo incredibile. Restai sveglio tutta la notte, mi masturbai altre 3 volte, e restavo sempre eccitato, era una sensazione incredibile. L'adrenalina era tale che, non riuscendo a prendere sonno, cominciai a gironzolare per forum e chat a sfondo sessuale, dialogando con molte persone che si eccitavano alla mia stessa fantasia, vedere la propria moglie scopata da altri uomini.

In mezzo ad una serie di personaggi chiaramente falsi e altri maleducati, mi soffermai a parlare con Alessandro. Anche lui aveva questa mia stessa fantasia, e l'aveva comunicata alla moglie. La quale, inizialmente aveva reagito male, ma poi, resasi conto che la cosa aveva risvolti positivi sulla loro vita sessuale, cominciò a giocare in tal senso con il marito. Inizialmente fingevano la presenza di un terzo, dopo qualche tempo decisero di fare il salto di qualità e lei andava davvero a letto con un altro, per poi raccontare tutto al marito.

E in diverse occasioni lui aveva anche assistito. Dopo diversi anni Alessandro e sua moglie si separarono, perché lei si era definitivamente innamorata del suo amante, ma lui non era affatto pentito. “Ho vissuto sensazioni irripetibili e meravigliose, anche se sono costate il mio matrimonio, se tornassi indietro rifarei tutto, anche se oggi mia moglie mi manca da morire. ”Trascorsi i due giorni seguenti a vivere attaccato al PC alla scoperta del mondo cuckold (come vengono chiamati coloro che si eccitano a vedere la propria donna fare sesso con qualcun'altro).

Conobbi altre persone e confrontai le loro esperienze con le mie sensazioni. Decisi di parlarne a mia moglie, quando sarebbe tornata, anche perché non sarei stato capace di nasconderle questa mia fantasia, se l'avesse presa male, avrei potuto addossare tutto alla stress ed al fatto che mi era mancata, in quei tre giorni, e non avrei più ripreso l'argomento. Le raccontai tutto, dettagliatamente, la prima serata, il dialogo con Alessandro, e tutto quello che mi era passato per la testa.

Lei contrariamente ai miei timori la prese con molta allegria, mi disse che era contenta che mi fossi confidato con lei, cosa che molti mariti, secondo lei, non avrebbero fatto, e che mi amava ancora di più proprio per questo. Quella sera e per i giorni che seguirono facemmo moltissime volte l'amore, con tante variazioni sul tema. A volte fingevamo che io fossi un altro con cui lei mi stava tradendo, altre volte lei, mentre scopavamo, mi raccontava una sua scopata immaginaria con questo fantomatico amante, e così via.

La nostra vita sessuale migliorò di molto, grazie a questo giochino. La cosa ci divertiva un mondo e ci eccitava parecchio. Ogni tanto parlavamo del fatto se un giorno o l'altro avremmo mai trasformato la fantasia in realtà ed entrambi eravamo d'accordo nel pensare che l'esperienza sarebbe stata troppo forte e rischiosa. La cosa comunque mi prese parecchio, passavo tutti i momenti liberi della giornata a fantasticare su qualche variante o novità nelle nostre fantasie, non avevo mai avuto un'attività sessuale più frenetica, e sentivo il bisogno di parlarne con Gianni.

Una sera ci incontrammo dopo il lavoro per prendere un aperitivo in un pub. Introdussi piano piano l'argomento, temevo che mi giudicasse male, lui era sempre stato il classico “macho”, aveva tradito la moglie in più di una occasione vantandosene con me e, al tempo stesso, era estremamente geloso. Almeno così sembrava. Cominciai a parlargli del fatto che ci sono persone che si eccitano all'idea che la loro donna faccia sesso con un altro e lui mi diceva che è una fantasia che non capiva, ma se a loro piaceva, non giudicava.

Poi, mi spinsi più in là e raccontai tutto, la sua reazione fu molto divertita, più che altro perché non vedeva Laura come una tipa a cui piacessero certi giochi. Ribadì comunque che se la cosa ci divertiva, era contento per noi. “Attenzione a non andare troppo oltre, se lei si trova un amante, come nel caso che mi hai raccontato, potresti pentirtene. ” Gli risposi che non era nostra intenzione passare dalla fantasia alla realtà e di contro, gli chiesi se lui avesse voglia di provare a vedere se questa fantasia avrebbe avuto un effetto positivo anche su sua moglie Alessia.

Il volto di Gianni si rabbuiò. “A volte quasi spero che mi tradisca. Mi prendono i sensi di colpa per tutte le volte che l'ho tradita e in certo senso pareggeremmo i conti. E poi, se lei avesse le sue avventure, sarei autorizzato a proseguire le mie. ”Chiudemmo il discorso lì, cambiammo argomento e tra un cocktail e una risata ci avviammo a casa. L'indomani, Gianni mi telefonò dicendo che voleva raccontarmi una cosa.

Ci incontrammo per pranzo e mi disse che, la sera, aveva raccontato i nostri discorsi ad Alessia. Inizialmente me la presi, avrei preferito che prima, almeno, mi avesse chiesto se poteva parlarne alla moglie, ma lasciai perdere quando seppi che Alessia si era molto divertita all'idea e che anche loro avevano giocato ieri sera con la stessa fantasia, divertendosi parecchio. “Alessia si è molto eccitata all'idea della trasgressione”. Non riprendemmo comunque il discorso per un po' di tempo.

Un paio di mesi dopo, mia moglie mi disse “Devo confessarti una cosa. ” Inizialmente, temevo chissà che, anche per via del mio carattere tendente al pessimismo, invece Laura mi raccontò che pochi giorni dopo la mia chiacchierata, Alessia le aveva telefonato avevano parlato di questa nuova fantasia che ci accomunava, di come la stessero vivendo da donne, e più volte si erano incontrate per fare shopping o per prendere un caffè ed avevano approfondito la cosa, notando che sentivano una complicità maggiore con noi mariti, che si sentivano più desiderate, e che i risvolti sul piano sessuale erano assolutamente positivi.

Io e Gianni comunque non affrontammo più l'argomento per almeno sei mesi. Giunto il mese di luglio decidemmo di organizzare le vacanze insieme e di affittarci un bungalow in un villaggio turistico del sud Italia. Gianni mi confidò che si sentiva strano, che vedeva sua moglie sempre più indipendente ed intraprendente e che per lui, che aveva sempre tenuto in pugno tutte le situazioni, che voleva sempre avere il controllo totale, era una sensazione nuova e strana.

Anche la scelta del luogo di vacanza, per la prima volta era nata da sua moglie e non da lui, e questo indicava che qualcosa nei rapporti tra lui e Alessia stava cambiando. “Alessia sta prendendo sempre più il sopravvento su di me, e tutto è partito da quel gioco sessuale. ” Gli dissi di rilassarsi e che semmai il rapporto adesso era semplicemente più equilibrato, dato che tra me e Laura le cose erano semplicemente migliorate e che non c'era mai stato nessuno, tra me e mia moglie, che avesse il predominio sull'altro.

Semplicemente non doveva porsi il problema e vivere tutto serenamente, tutto qui. Quando giungemmo al villaggio turistico, situato ai piedi di un promontorio, scegliemmo il bungalow con due camere separate, più lontano dal centro del villaggio, nel punto più alto, proprio perché volevamo trascorrere molte ore divertendoci lontano da sguardi e orecchie indiscrete. I primi otto dei dieci giorni previsti per il nostro soggiorno trascorsero meravigliosamente. Mare, cibo e sesso a volontà. Relax totale, ci sentivamo in paradiso.

In genere trascorrevamo la mattina al mare, pranzo, pomeriggio al mare, cena, una passeggiata e poi ci chiudevamo, ogni coppia dentro la propria stanza, fino all'esaurimento della forze, per riprendere il ciclo l'indomani mattina. Due giorni prima della nostra partenza, la direzione del villaggio aveva organizzato una festa nella discoteca situata al centro della struttura. Durante la cena, Alessia con un tono ammiccante disse a Laura, ad alta voce affinché sentissimo tutti “Che ne dici se stasera ci facciamo guardare un po'?”.

“Veramente vi guardiamo già abbastanza”, intervenni io. “Ma io intendevo farmi guardare da qualche altro giovanotto” rispose Alessia con un sorriso malizioso e disarmante, Gianni mi guardò in modo divertito, senza dire nulla. Laura, mia moglie, aggiunse “Ma dai, è solo un gioco divertente, tanto per dare un po' di pepe alle nostre fantasie, diciamolo tranquillamente, lo sappiamo tutti che la cosa vi ecciterebbe. ” “E quindi? Spiegatevi meglio. ” disse Gianni. “Noi ci vestiamo in modo sexy, quando arriviamo in discoteca, andiamo a ballare, e voi restate in disparte a guardarci e osservare se qualche ragazzo ci prova.

” “No – dissi io – non mi va, e se poi c'è qualche malintenzionato o qualcuno che causa problemi?”Laura disse “E' chiaro che non daremmo loro corda più di tanto, e se dovesse succedere qualcosa, non ci siete forse voi ad osservare e intervenire, se necessario?”, Gianni mi guardò divertito “Che ne dici?”. Non ero convinto, ma acconsentii, “Va bene, facciamolo”. “Però, se vedo che tirate troppo la corda, io e Luca ci portiamo a letto le ragazze più fighe di tutto il villaggio chiaro?” concluse Gianni, le ragazze si misero a ridere, ci baciarono e si andarono a cambiare mentre io e Gianni ci sedemmo, in attesa del loro arrivo.

Arrivarono dopo circa mezz'ora con due vestitini sexy che non avevamo mai visto. Tutto nero quello di Laura e con un disegno a fantasia sul verde quello di Alessia, entrambe con la schiena completamente nuda e con le gonne cortissime. Tacchi altissimi e trucco più forte del solito completavano il quadro. Io e Gianni guardammo estasiati le nostre donne. Ci incamminammo verso la discoteca, seguendole e Gianni mi disse “Ma quei vestiti quando li hanno comprati? Vuoi vedere che le due tipe avevano in testa questo giochino fin da prima di partire?”.

“Le donne sono sempre sorprendenti, non ti nascondo che la cosa mi sta arrapando fin da adesso”, “E io non ti nascondo che anche per me è la stessa cosa”. Giunti in discoteca, ballava già parecchia gente, ci sedemmo in disparte al bancone del bar e le ragazze, come d'accordo, senza nemmeno salutarci andarono a ballare. Io e Gianni non parlavamo, ci limitavamo a bere un drink dopo l'altro, e ad osservare le nostre donne, completamente presi dalla faccenda.

Due fighe da paura che ballano sole al centro della pista, anche in mezzo alla folla, non tardano ad essere notate, e dopo non molto tempo diversi ragazzi cominciarono a ronzare attorno a loro. Io e Gianni ridevamo come matti a vedere come le donne si divertivano ad allontanarli, quando si facevano troppo vicini e, non viste, ci facevano un cenno d'intesa, quasi a dire “visto che ci comportiamo bene?”. La vista di mia moglie che veniva abbordata mi dava una sensazione allo stomaco indescrivibile, un misto di dolore, adrenalina ed eccitazione a****le, e bastava guardare Gianni per capire che per lui era esattamente la stessa cosa.

Dopo una mezz'oretta le ragazze si avvicinarono per bere insieme a noi, cominciava a girami la testa non so se per i drink o per la situazione nel suo insieme, e dissi “Ragazze vi state comportando bene, anche troppo”, “Troppo? Amore che intendi dire?” mi rispose Laura. “Intendo che potreste anche ballare con qualche ragazzo, anziché respingerli tutti”,”Veramente li abbiamo respinti solo perché non ci piacevano”, rispose ridendo Alessia anche lei mezza ubriaca. “Va bene, disse Gianni, io sono arrapato come un toro in calore, fate gli ultimi balli e divertitevi, poi andiamo via, altrimenti le palle mi scoppiano”.

Ridemmo tutti, le donne ci baciarono intensamente e tornarono a ballare. Subito dopo vennero abbordate di nuovo, da due ragazzoni molto alti, di cui uno di colore, Gianni mi disse “quelli sono due che lavorano qui al villaggio, questi ronzano attorno alle nostre mogli da qualche giorno”. Risposi che non me ne ero accorto per nulla, poi la conversazione si interruppe perchè fummo presi dagli avvenimenti. I due ragazzi si erano fatti subito molto audaci e ballavano a stretto contatto con le nostri mogli, le quali non disdegnavano strusciarsi sui loro corpi.

Le mani del ragazzo di colore si allungavano ora sui fianchi di mia moglie, ora sulla schiena di Alessia. Io e Gianni ci guardammo, indecisi se intervenire o se restare ad osservare uno spettacolo che ci stava sconvolgendo. Il tutto non durò a lungo, per fortuna. Alessia e Laura, non appena fini il brano musicale si allontanarono dai due tipi, i quali restarono un po' delusi, provarono a seguirle, ma si fermarono quando videro che si erano venute a sedere accanto a noi.

Sia io che Gianni notammo, però che entrambe si erano girate a sorridere ai due ragazzi. Decidemmo di tornare al nostro bungalow, eravamo tutti brilli e molto eccitati. Non appena arrivati, le ragazze ci abbassarono i pantaloni e cominciarono a spompinarci con grande energia. Anche questa era una novità, per quanto fossimo affiatati tra di noi, non avevamo mai fatto attività sessuale di nessun tipo gli uni davanti agli altri. Gianni guardava mia moglie prendersi il mio cazzo in bocca ed io facevo altrettanto con la sua, ed era uno spettacolo stupendo.

Entrambe mostravano un atteggiamento forte e dolcissimo al tempo stesso che ci lasciava senza fiato. Sembrava facessero a gara a chi ci faceva venire prima, e infatti dopo neanche tre minuti di pompino sia io che Gianni esplodemmo in un orgasmo violento. Neanche il tempo di riprenderci, e le ragazze ricominciarono, il livello di ormoni era talmente alto che anche stavolta non durammo a lungo, poco più di 5 minuti e arrivò un altro orgasmo, anche stavolta quasi simultaneo.

Io e Gianni eravamo entrambi senza fiato, Alessia si sollevò il bordo del vestito, infilò le mani dentro le sue mutandine e cominciò a masturbarsi. Gianni andò a prendere una bottiglia di Whisky e ne versò due bicchieri, uno per me e uno per lui. Nel frattempo anche mia moglie aveva cominciato a masturbarsi, eravamo tutti in un delirio erotico mai vissuto prima. Io e Gianni continuammo a bere, osservando le nostre donne che si masturbavamo, ormai eravamo fradici.

Ad un tratto Gianni si alzò in piedi e disse: “Ormai dobbiamo farlo, dobbiamo andare fino in fondo”, “in fondo a cosa? Cosa intendi dire?”, dissi io. “In fondo a questa storia, dobbiamo bere l'intero calice, non possiamo più tornare indietro e non voglio più fermarmi. Voglio che mia moglie viva la sua esperienza, lei ha già deciso, anche se non lo ha ancora detto e anch'io ho deciso. Tanto vale arrivare dove vogliamo arrivare tutti”.

Intervenni dicendo a Gianni che era ubriaco e non capiva quello che diceva. “Non sono ubriaco – rispose – non abbastanza da non capire lo sguardo negli occhi di mia moglie e di tua moglie, che non si sono mai sentite così sexy, così donne, così vogliose di trasgredire come adesso, e non sono ubriaco abbastanza da non aver visto lo sguardo sconvolto ed eccitato che avevi quando quel nero accarezzava la schiena di tua moglie.

Avresti dovuto vederti, Luca, se ti fossi visto in uno specchio, non penseresti che io sono ubriaco”. Ci guardammo tutti negli occhi, uomini e donne, Gianni aveva ragione, aveva dannatamente ragione. Alessia si alzò in piedi e baciò appassionatamente suo marito, che le disse “Voglio che tu lo faccia”. Laura si avvicinò a me, mi guardava con un sorriso dolce e le dissi “Anche io voglio che tu lo faccia, ma solo se siamo sicuri che la cosa non abbia conseguenze.

” “Non le avrà, ti amo ancora di più, amore mio. ”Andammo a dormire, l'indomani mattina a colazione pianificammo tutta la faccenda, le ragazze sarebbero andate al mare, cercando di farsi notare dai due ragazzi della sera prima, e li avrebbero invitati a passare nel primo pomeriggio. Io e Gianni saremmo usciti dal villaggio subito dopo pranzo e ci saremmo appostati sul promontorio, muniti di binocoli, nell'unico punto in cui era visibile il terrazzo sul retro del bungalow, luogo che era nascosto alla vista di qualunque altra parte del villaggio, e quindi ideale per il nostro scopo.

Avremmo visto tutto molto bene, ed eravamo pronti ad intervenire se qualcosa fosse andata male. Come previsto le ragazze in spiaggia, essendo da sole, vennero avvicinate dai due della sera prima. Fu Laura a lanciare l'amo “pomeriggio siamo da sole al bungalow 24, perché non venite dopo le 16,00 a farci compagnia?” Ovviamente i ragazzi (Paolo, romano, e Pierre, figlio di genitori senegalesi, ma nato e vissuto in Italia) non si fecero pregare. E si salutarono con un bacio sulla guancia.

Pranzammo tranquillamente, parlando di tutt'altro, eravamo tutti entrati nella parte e recitavamo per frenare la trance erotica che sentivamo ribollire dentro di noi. Dopo il caffè, alle 15 circa, io e Gianni prendemmo gli zaini e ci incamminammo verso il posto appartato che Gianni aveva notato qualche giorno prima. “Ci vediamo stasera” dissi a mia moglie, come se fosse un pomeriggio normale della nostra vita. Alle 16, puntuali, i due ragazzi si presentarono, dalla nostra postazione osservavamo tutto, si sedettero nel retro del bungalow, e si versarono da bere, chiacchierando.

Capimmo che le cose stavano cambiando quando Laura si sedette sulle ginocchia di Pierre e Alessia in braccio a Paolo. Pierre cominciò ad accarezzare i seni di mia moglie e le sbottonò la camicetta, con una mano le stringeva un seno e infilò l'altra dentro la gonna nera. Paolo, dopo aver abbassato il bordo del vestitino indossato da Alessia ed averle tirato fuori i seni, cominciò a baciarli e leccarli, cosa che fece subito anche Pierre con i seni di Laura.

Uno sconosciuto stava leccando i seni di mia moglie, ed io stavo guardando arrapatissimo. Sia Laura che Alessia si misero in piedi e i due ragazzi le spogliarono accarezzandole dolcemente, dopodiché una volta che erano rimaste con addosso solo le scarpe (ovviamente con i tacchi alti, su nostro suggerimento), le misero a sedere sul tavolo al centro della veranda e cominciarono entrambi a leccare le fighe, Paolo ad Alessia, e Pierre, il ragazzo di colore, a mia moglie Laura.

Alessia fece cenno quasi subito a Paolo di non leccarla più si spostò, gli abbassò i pantaloncini e prese il suo cazzo in bocca, succhiandolo con avidità. Continuarono così per un po' Alessia spompinava Paolo, il quale ogni tanto si chinava a baciare i seni di mia moglie, mentre Pierre le leccava la figa. Gianni osservava sorridendo e ogni tanto mi diceva, “tutto come avevo previsto e sperato, è una sensazione incredibile. ” Mi sorprese tirando fuori una macchina fotografica con uno zoom notevole, che ignoravo lui possedesse.

Cominciò a shittare foto su foto. Nel frattempo laggiù avevano cambiato. Laura adesso si era seduta e succhiava il cazzo di Pierre, mentre Paolo prendeva Alessia da dietro con molta forza e lei sembrava godersela tutta. Subito dopo Paolo la spostò e la piazzò, continuando a prenderla da dietro, proprio di fronte al cazzo di Pierre, adesso stavano leccando entrambe il membro, molto grande, del ragazzo di colore. Cambiavano continuamente, adesso Pierre prese mia moglie Laura, la rimise a sedere sul tavolo e cominciò a scoparla mentre lei aveva le gambe all'aria.

Dall'altra parte del tavolo Paolo continuava a prendere Alessia da dietro, tirando fuori ogni tanto il cazzo per metterlo in bocca a mia moglie, e per poi rimetterlo dentro la figa di Alessia. Dopo qualche minuto in questo modo, i due ragazzi si scambiarono un “cinque” e si spostarono. Pierre si piazzo davanti ad Alessia che comincio a spompinarlo e Paolo dopo aver accarezzato e baciato dolcemente la mia donna, cominciò a prenderla in varie posizioni, prima da dietro, poi si mise sopra di lei, intervallando ogni tanto con un ripasso nella bocca.

Anche Alessia adesso era totalmente in balia di Pierre, che la girava e la rigirava a suo piacimento. Non mi ero accorto che Gianni aveva cominciato a masturbarsi, per l'esattezza era già venuto e stava per riprendere, totalmente annebbiato e sconvolto dalle emozioni che lo stavano travolgendo. “Perchè non ti masturbi anche tu, cosa aspetti? Vuoi che le palle ti esplodano?” mi disse. Io non risposi, stavo scoppiando dalla voglia, ma, al tempo stesso, non volevo perdermi nemmeno un attimo dello spettacolo che si offriva alla mia vista.

Adesso le due donne erano piazzate l'una di fronte all'altra e si baciavano mentre i due uomini le prendevano da dietro, si baciavano e si leccavano i seni a turno, ma il meglio doveva ancora venire. Paolo si mise a sedere sulla sdraio e Alessia gli si mise di sopra, Pierre, dapprima rimase un po' a godersi la bocca di mia moglie, e poi si piazzo dietro Alessia, penetrandola nel culo e cominciando una doppia mozzafiato, Laura si masturbava, evidentemente molto eccitata nel vedere la sua amica scopata da due uomini contemporaneamente.

Mille pensieri mi passarono per la mente, Laura non mi aveva mai dato il suo culetto, e se adesso le fosse venuta voglia di una doppia penetrazione?Gianni continuava a masturbarsi, mormorando ogni tanto qualche frase a commento “brava…anche il culo, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto…. ”, venne per la seconda volta, e riprese subito dopo, roba da matti. Il mio timore che anche Laura fosse sottoposta allo stesso trattamento di Alessia si calmò quando vedemmo che Pierre era giunto all'orgasmo e stava venendo sulla schiena di Alessia mentre Paolo continuava a sbatterla.

Quello che non avrei mai immaginato sarebbe stato che Laura cominciasse a leccare lo sperma dalla schiena della sua amica, e cominciò anche a leccare le palle di Paolo mentre lui scopava Alessia. Sembrava stesse quasi per venire quando si fermò, uscì da Alessia e la rigirò, piazzandola a schiena in giù, e mettendo mia moglie proprio sopra di lei. Si spostò e cominciò a scopare Laura da dietro con molta forza, mentre Pierre, il ragazzo di colore, guardava sorridendo, ormai esausto.

Dopo pochi colpi Paolo venne dentro mia moglie, la quale piazzò la figa sul viso di Alessia che cominciò a leccare lo sperma che le colava fuori. Rimasero così, esausti e compiaciuti per un po', finchè i due ragazzi cominciarono a rivestirsi e se ne andarono salutando le nostre donne con un bacio. Gianni, nel frattempo era venuto per la terza volta, chiudemmo gli zaini e tornammo al villaggio. Una cronista di guerra, catturata dai ribelliSiria:AleppoDALLA ZONA EST DELLA FRONTIERA – Erano passati 15 giorni da quando le quattro squadre militari si erano posizionate nella zona est della città, l'unica zona non bombardata dal fuoco amico.

Era la zona più alta, la prima ad essere setacciata dagli alleati all'arrivo in città. Un totale di venti soldati, 15 uomini e5 donne avevano innalzato alacremente una sorta di ufficio con satelliti, computer e tutta l'attrezzatura necessaria per monitorare la situazione. Insieme a loro erano presenti anche la giornalista Sara Z. ed il suo cameraman che, ogni giorno, puntuali alle ore 18, trasmettevano il servizio da mandare in onda alle ore 20 per aggiornare i telespettatori circa l'evoluzione del conflitto.

Sara non era nuova a questo tipo di missioni; era già stata in altre tre missioni in giro per il mondo e aveva ricevuto anche un'adeguata preparazione militare. Non era mai stata di intralcio alle squadre speciali con domande o azioni inopportune, ma anzi si era sempre fatta apprezzare per la lealtà e concentrazione. In realtà Sara si era fatta apprezzare anche per altro in un ambiente così a stragrande maggioranza maschile. Aveva trentadue anni e superava il metro e settanta in altezza, capelli rosso rame naturale, occhi verdi, Sara era la classica ragazza che riusciva ad ottenere un fischio di approvazione anche appena sveglia.

Gli anni di ginnastica ritmica da piccola e tutti gli allenamenti al seguito delle squadre speciali le avevano donato un fisico tonico ed aggraziato, impreziosito da un bel seno, una terza abbondante dopo che era un po' dimagrita, e dei glutei naturalmente scolpiti. Non si tirava indietro alle battute e agli apprezzamenti dei commilitoni, ma era sempre stata professionale e – all'interno delle tende o degli uffici militari -non era mai stata colta in fallo o aveva mostrato debolezze sui campi di guerra.

Anche in quella mattinata di apparente calma, davanti al fornelletto dove si preparava il caffè, gli apprezzamenti e le battute si sprecavano e le risate imbarazzate si seguivano leggere nell'aria. Tutto pareva portare ad un'altra giornata di solo monitoraggio quando un'esplosione nelle vicinanze fece ridestare tutti dall'apparente torpore. L'esplosione era stata così violenta che i muri avevano cominciato a tremare e la polvere aveva iniziato a cadere copiosamente sui monitor. In maniera non comprensibile, i radar non erano riusciti a captare alcun pericolo e questo aveva colto alla sprovvista l'intera squadra.

La struttura iniziava a perdere pezzi ed il comandante in capo alla missione aveva messo in allerta tutti: l'edificio andava sgombrato, bisognava raggiungere le grotte più a nord quanto prima per mettersi al riparo e chiamare soccorsi. In gruppi di cinque tutti avevano lasciato ordinatamente, ma in maniera veloce l'edificio muovendosi a nord. Sara, il cameraman ed altri tre commilitoni chiudevano il gruppo, loro erano sempre dietro sul fronte. Le squadre erano in salita quando una scarica di proiettili si era stampata proprio a due passi da loro.

Alcuni commilitoni erano caduti colpiti da queste schegge impazzite; altri avevano cominciato a correre a nord venendo bloccati da velocissimi mezzi corazzati dei nemici. I nemici avevano tirato l'imboshita giocando con un effetto sorpresa e nuovissime tecnologie invisibili. Nel caos generale, con più della metà della squadra a terra o bloccata, Sara invece di aspettare disposizioni dai militari rimasti e scappare insieme a loro, aveva preso il braccio del cameraman fiondandosi entrambi verso sud, dall'altro lato rispetto al blocco nemico.

Non avevamo lasciato contatti, non avevano avvisato nessuno, solo fuga senza ritorno. Nella corsa si era sentito un unico rumore, secco, pesante. Il cameraman di Sara, un colosso d'ebano di 195 centimetri, era crollato per terra, colpito alla testa da qualche pallottola nemica esplosa nelle vicinanze. In preda al panico, Sara aveva cominciato a correre senza sosta, andando sempre a zig zag come le avevano insegnato per non dare punti di riferimento ad eventuali cecchini appostati.

Sara correva, correva, correva, senza girarsi mai, sguardo fisso in avanti con le mani saldamente premute contro il suo zaino. Dopo un tempo indefinito, probabilmente di 30-40 minuti, Sara si era accorta di essere in una zona deserta. Solo tanti cumuli di macerie si estendevano per il territorio, con un paio di palazzi ancora parzialmente intatti che si vedevano a brevemedia distanza. Le esplosioni avevano creato dei crateri naturali che potevano fungere anche da protezione o accampamento in momenti di urgenza.

Sara si era lanciata in quello che le era sembrato il posto migliore…un palazzo parecchio demolito che però manteneva delle zone chiuse ed ancora un piano apparentemente in decenti condizioni che le avrebbe permesso meglio di vedere verso l'esterno. Era sola, l'unica cosa che poteva fare è drizzare bene le orecchie e non farsi beccare e guardare tutto e tutti da quella sorta di soppalco coperto. In una zona così povera di nascondigli, correre in questo momento non era così utile.

Sara si era accovacciata, slacciando lo zaino e saldando per bene il giubbotto antiproiettili. Aveva caldissimo, moriva di caldo, ma per niente al mondo si sarebbe tolta il giubbotto. Il suo seno sembrava esplodere contro il giubbotto a furia del respiro affannoso, le mancava l'aria, ma tenne duro. Tirò fuori il suo binocolo e gli occhiali da vista lontana per cercare di perlustrare l'aria dalla sua zona. Le uniche zone monitorabili, a parte le pianure ed i crateri, erano i due edifici ancora in piedi.

Erano abbastanza vicini per poter vedere bene dalle finestre, almeno i piani inferiori. Quel binoloco poi era un prodigio della tecnologia, gentile concessione del comandante della squadra. Il primo palazzo era parso da subito vuoto. A dir la verità si potevano ben vedere alcune sagome di persone probabilmente decedute all'interno, sporche di sangue. Nel secondo palazzo invece Sara aveva notato subito attività. Al secondo piano, un po' più in alto rispetto alla sua posizione, si vedevano delle guardie che camminavano avanti ed indietro dietro le vetrate delle finestre.

Al primo piano, quasi alla sua altezza di vista, invece una stanza era completamente buia ma, alla vista dell'altra, rimase completamente esterefatta. Quello che riusciva a vedere non aveva senso a prima vista. Vedere un sedere femminile nudo era l'ultima cosa che poteva aspettarsi. Ed invece era quello che vedeva. Una donna, con buona parte del vestito militare ormai a stracci, giaceva a 90 gradi su un letto. Le gambe erano divaricate, c'erano delle catene che partivano dal letto e bloccavano i piedi.

Non era possibile vedere il viso della donna visto che era bloccata in una sorta di giogo, di ghigliottina che teneva bloccate testa e braccia. Quello che Sara vedeva l'aveva turbato…la donna presentava un cuneo anale ben impiantato tra le chiappe e dei morsetti collegati da una catenella che apparivano su un seno cadente che doveva essere molto grosso. La vista di una guardia armata qualche metro più a destra della donna l'aveva fatta sobbalzare e nascondere un po' meglio tra le rovine del palazzo, ma non riusciva a togliere ad allontanare lo sguardo da quello spettacolo irreale.

In un lasso di tempo che poteva essere una mezzora non era capitato niente, sembrava di vedere un quadro bondage. All'improvviso però Sara vide entrare altri 3 uomini nella stanza ed iniziò ad avere paura. Uno dei tre uomini era vestito di bianco, sicuramente oltre i 185 cm, molto moro di carnagione ma dall'aspetto curato, nonostante i capelli e la barba lunghi. Gli altri due invece sembravano degli energumeni di colore, stessa altezza ma portamento molto più militare; erano pesantemente armati.

I due militari si misero ai lati della ghigliottina, un terzo militare arrivò correndo riferendo una informazione all'orecchio dell'uomo in bianco e poi sparì. L'uomo in bianco invece si mise leggermente al lato della donna e cominciò ad accarezzare con premura il sedere della donna immobilizzata. Aveva dei modi gentili, accarezzava in senso circolare, entrambi i glutei, con una mano o due, in maniera sempre più marcata ma pacata. Dal suo punto Sara vide che l'uomo spostò le mani tra le gambe della donna, iniziando a stuzzicarla lentamente.

La donna cominciò subito a dare segni di risposta dibattendosi. L'uomo continuò il trattamento per diversi minuti, con la donna che si dimenava come un cavallo pazzo. Era stato sempre regolare nel movimento, ma continuo, deciso, senza sosta. Sara con il suo visore aumentato vedeva con che dovizia l'uomo entrava nelle grandi labbra, lentamente, e poi toccava le piccole labbra in un moto perpetuo, infinito, con la donna oscenamente piegata ed in mostra. Sara aveva iniziato a pensare all'effetto che potevano fare quelle mani sulle parti intime indifese per così tanti minuti ed ebbe un brivido.

Lei amava questo tipo di trattamento, impazziva quando l'uomo si dedicava a lei con la lingua o con le mani alle sue parti intime in maniera così lenta e continuata. Avrebbe supplicato, in un altro momento, di ricevere quel trattamento. Sara era a disagio tra quello che vedeva ed il calore che iniziava a provare. Non poteva sentire la voce della donna, ma era sicura che non fosse in silenzio. L'uomo in bianco aveva messo una mano sul cuneo anale, mentre con l'altra aveva preso palesemente a sditalinare la donna che sembrava indemoniata.

Più le stuzzicava la passera e più tirava fuori il cuneo lentamente. Sembrò un processo interminabile, Sara iniziava a provare emozioni stranissime a quellavista, l'uomo era vicino alla conclusione ma era estenuante nell'attesa. Sara si domandava da quanto fosse lì la donna e quanto dolore le procurasse quell'arnese nel sedere. Dopo pochi secondi, l'uomo estrasse l'arnese dal sedere della donna; era un cuneo di dimensioni notevoli, tra le chiappe la donna mostrava una notevole apertura anale adesso.

Ma la cosa che lasciò basita Sara era che la donna si lanciò in un orgasmo notevole…la vide tremare e poi praticamenteaveva iniziato a gocciolare umori, quasi a squirtare mentre l'uomo le massaggiava con cura il sedere. Sara era confusa, aveva caldo, aveva iniziato a tremare pure lei…tutta quella situazione l'aveva presa alla sprovvista e, senza quasi essersene accorta, aveva avuto una sorta di orgasmo pure lei. La situazione surreale le aveva scombussolato l'autocontrollo, non capiva il perchè ma si sentiva bagnata tra lemutande e non era perchè era sudata dopo la corsa.

Sara non era analmente vergine; aveva provato con 2-3 partner l'esperienza da dietro con alterni risultati. Col primo uomo non le era dispiaciuto, col secondo aveva detto basta, mentre il suo collega afro americano a new york qualche tempo prima l'aveva quasi spaccata per la foga e le dimensioni facendola però godere, ma da quella volta non aveva più provato. Ma non dispiacere era un conto…godere di riflesso di una situazione vista era un'altra cosa e lei era sbalordita.

La situazione le aveva fatto perdere il controllo della sua mente, del suo organismo, ma anche della situazione intorno a lei. Con un secondo di ritardo sentì qualcosa in vicinanza, il tempo di capire cosa fosse ed una mano l'aveva presa mettendole un bavaglio alla bocca con un qualcosa di odore poco gradevole. In pochi secondi Sara aveva perso l'equilibrio e pian piano era svenuta. Sara era stata scoperta e catturata. Una sensazione di freddo.

Freddo umido, freddo nelle ossa. Torpore, sensazione di trovarsi in un mondo ovattato, a rallentatore. Sara aveva aperto gli occhi, dopo un periodo che le era sembrato infinito, e si sentiva contratta, a disagio. Si sentiva così stonata che si era dimenticata dove fosse; pensava di essere a Roma o a New York nelle classiche mattine in cui tornava da un lunghissimo volo autunnale oltreoceano e si trovava a dormire in un hotel ancora senza riscaldamento acceso.

Stavolta si sarebbe lamentata con il personale dell'albergo pensò!Aveva dormito di lato, fianco sinistro, piano piano cominciò a muovere le gambe, voleva riprendersi da questa nottata agitata. Mosse le gambe, con le ginocchia che le duolevano, flettendo prima una e poi l'altra gamba, avvertendo fastidi strani. Sbadigliò con la reazione naturale a portare la mano sulla bocca; anche da sola, alcune norme di buona educazione le venivano naturali. Ma la mano non si mosse, non capiva.

Provò di nuovo, ma sembrava un corpo senza braccia. Provò ad alzarsi di schiena ed una serie di dolori e situazioni vennero alla luce. Aveva le mani e le braccia legate dietro la schiena, a livello dei polsi e dei gomiti, praticamente addormentate, per questo non ci aveva fatto caso subito. Una sensazione di terrore si impossessò di lei, improvvisamente le tornò tutto in mente…. panico, paura, ansia ed iniziò a dimenarsi da terra.

L'ultimo ricordo era di lei che si sentiva debole, con le ginocchia che cedevano ed il mondo che andava sottosopra. Adesso non capiva dove si trovava, non capiva dove l'avevano portata, non capiva perchè l'avevano legata. Aveva passato tante situazioni di paura in guerra, al seguito dei militari, ma era la prima volta che veniva rapita e che, soprattutto, si trovava sola. Respirò, si fece forza, provò a pensare a tutti gli insegnamenti dati nei corsi militari in queste situazioni.

Cercò di non piangere, cercò di far finta che andasse tutto bene, cercò di pensare che presto sarebbero venuti a prenderla. Ma lei non aveva un localizzatore, ma soprattutto non aveva seguito la squadra nel momento dell'assalto. Era un ago in un pagliaio in quella zona di guerra. Facendo ricorso a tutte le sue abilità di ex atleta di ginnastica, dopo essersi dondolata per terra, riuscì a darsi la spinta per mettersi a sedere, nonostantel'impossibilità di aiutarsi con le braccia.

Quello che però era un gesto naturale, il sedersi, per lei si rivelò molto doloroso. Un dolore intenso, una presenza ingombrante, un qualcosa di molto fastidioso le premeva da dietro, nella parte posteriore del suo corpo. Non le impediva di muoversi, ma sicuramente era un qualcosa che le dava tormento, fastidio. Una discreta luce nell'ambiente permetteva di non essere nell'oscurità e le permise di guardarsi e di rimanere stupefatta. Non indossava più nulla dell'abbigliamento militare del giorno precedente o, comunque, del momento precedente allo svenimento, ad eccezione forse delle calze di spugna che aveva in dotazione.

Niente giubbino antiproiettile, niente zaino, niente pantaloni coi tasconi ma, soprattutto, notò proprio l'assenza di un abbigliamento nella parte inferiore del suo corpo. Dopo essersi abituata un minuto a quella luce soffusa ed essersi osservata nei limiti del possibile, sobbalzò quando si vide riflessa in uno specchio posto proprio difronte a lei. Non credeva alle coincidenze o al caso, sapeva che qualcuno le aveva lasciato uno specchio lì per un motivo. Si guardò allo specchio, così seduta com'era con faccia sorpresa, incredula.

Il suo nuovo “abbigliamento” era veramente minimal…c'era quello che rimaneva della sua maglietta bianca che a stento le copriva il seno. Le avevano tolto anche il suo reggiseno contenitivo a top e questo le aveva creato un sentimento di rabbia, essendosi sentita toccata, vista e subito chissà che cosa mentre lei non era cosciente. Ma la vera rabbia e paura vennero fuori quando allo specchio riuscì ad inquadrare la parte di sotto del suo “abbigliamento”.

Portava solo una mutandina bianca del tipo quasi trasparente, che doveva essere almeno un paio di taglie più piccole della sua taglia (e non aveva di certo un culone). Quasi una misura da bambina/adolescente. Quello che poteva sembrare un collare di cuoio completava gli accessori indossati della giornalista. Si sentiva così costipata lì sotto, sentiva qualcosa che non andava, provava dolore. Decise di scendere piano piano con la schiena e di allargare le gambe per vedere cosa non andava.

Non era sufficiente, così armeggiando con la schiena e con le gambe riuscì a girarsi completamente e trovarsi piegata a 90 gradi di spalle allo specchio. Le mutandine che portava coprivano ben poco del sedere e notò da subito un piattello nero che fuorisciva, che era ben visibile al di fuori degli slip. Qualche bastardo le aveva messo un plugin anale durante il suo svenimento e questo creò paura in Sara, non sapendo se qualcuno fosse andato anche oltre e l'avesse violentata.

Anche lì davanti, nella sua zona intima, sentiva una presenza estranea, un pizzicotto, ma le fu impossibile capire cosa fosse. Anche muovendo le braccia a stento riusciva a sfiorare lo slip posteriormente, non poteva far nulla per liberarsi da quegli impedimenti ed imprecò. Una lacrima le solcò il volto, ma almeno non era bendata, non era imbavagliata ed aveva le gambe libere. Subito pensò che forse l'avevano lasciata lì e, con un po' di fortuna, sarebbe riuscita ad uscire da quella stanza e chiedere aiuto.

Nonostante un po' di fatica e dolore dato da quell'oggetto piantato nel suo sedere, con qualche manovra riuscì a mettersi in piedi. L'ambiente era umido e freddo, ma fortunatamente non era completamente scalza e dopo pochi metri trovò quello che sembrava un portone socchiuso. Armeggiando un po' con la schiena e con le mani riuscì ad aprire la porta; un corridoio spoglio con una serie di porte laterali si presentò davanti a lei. Camminando lentamente ed attentamente provò ad aprire le varie porte tramite i pomelli.

Le trovò tutte chiuse ad eccezione dell'ultima. Non vedeva altre opportunità se non entrare in quell'ambiente, nel resto dello spazio osservato non aveva trovato un'anima viva. La stanza che si presentava oltre la porta sembrava ancora più scura della stanza dove si era svegliata. Chiuse lentamente la porta ed andò alla ricerca di un interruttore o almeno un punto luce sforzandosi di guardare nella profondità dell'oscurità. Superato un ingresso buio si trovò quello che poteva essere una sorta di ambiente aperto.

La stanza principale si presentava spoglia, c'erano solo sedie, tavoli e quelle che sembravano tubature dell'acqua mezze montate ed in bella vista. Una scala e diverse corde completavano l'ambiente. C'era anche una vecchia sedia poltrona, del modello ancora presente in diverse attività di parrucchiere. Camminando si trovò due porte davanti: la prima era completamente chiusa e, con le braccia bloccate, non potè far nulla per forzarla. L'altra porta, più angolata, non sembrava chiusa, era aperta per cinque centimetri almeno.

Tese l'orecchio ed un rumore di motore elettrico si sentiva in lontananza, accompagnato da quello che potevano essere di lamenti…. di persone o a****li era difficile dirlo. Poteva tornare indietro o poteva provare a capire cosa ci fosse lì. L'istinto da reporter la spinse ad indagare, a capire se c'era qualcosa o qualcuno che potesse essere utile. Con il piede destro riuscì ad allargare l'apertura della porta ed entrare. La stanza sembrava continuare in fondo a destra, almeno da lì notava le luci.

Arrivata alla svolta, Sara rimase inebetita difronte alla scena che trovò. Piegata a novanta gradi c'era una donna con braccia e gambe bloccate su una sorta di cavalletto. Le braccia erano bloccate in apertura alare orizzontale su una tubatura leggermente rialzata. Le gambe aperte ed i piedi erano legati in tre punti ai poggiaterra di questo cavalletto. La donna era poggiata su una sezione di pelle che sorreggeva la sua pancia, lasciando il suo seno cascare al di fuori in bella mostra.

La donna portava praticamente due stracci di una divisa addosso nella parte superiore; nella parte inferiore era praticamente nuda. Avvicinandosi con estrema lentezza, Sara capì i rumori di motore elettrico. In corrispondenza della parte posteriore della donna, c'era un apparecchio con due lunghe aste. Una puntava nel sedere della donna, l'altro nella sua vagina. Da quello che era possibile vedere erano due falli che riempivano gli orefizidella donna vibrando e producendo un ronzio elettrico con un ritmo lento ma perpetuo.

I lamenti della donna fecero rinvenire Sara che era rimasta senza parole a quella vista. La donna era un continuo movimento..testa, seni, corpo, sedere, si muovevano come se presi da scosse e movimenti saettanti. Sara non riusciva a pensare cosa stesse provando quella donna con quegli aggeggi, ma ci impiegò diversi minuti prima di muoversi, restando a fissare la scena e vedendo i movimenti rotatori dell'attrezzo nella donna. Il pavimento era tappezzato di cartoni e – proprio sotto la donna – le colorazioni del cartone presentavano diversi schizzi più scuri.

Gli attrezzi avevano sicuramente procurato un effetto sulla donna e Sara si sorprese di quanto il cartone fosse coperto di gocce e dispersioni scure là sotto. Quella donna stava godendo in maniera massiccia colando umori e l'unica domanda di Sara, in cuor suo, fosse da quanto tempo la donna fosse in quello stato emotivo. Sara ci mise poco a realizzare che la donna difronte a lei era la stessa che aveva visto prima di svenire, la donna seviziata da quell'uomo in vestito bianco.

Rabbrividì pensando che quella donna potesse essere così tormentata in maniera ininterrotta dalla precedente occasione. Sarà cercò piano piano di farsi avanti, la stanza era vuota pertanto si avvicino alla donna ansimante, toccandole la testa con una leggera carezza. La donna era così presa da quella situazione di stress e tormento che sobbalzò al tocco di Sara. I grossi boccoli castani quasi risaltarono in aria. La testa, fino a quel momento abbassata, si alzò di shitto, quasi ferocemente verso Sara, nonostante fosse imbavagliata e non potesse urlare contro nessuno.

Un nuovo brivido colpì Sara. Conosceva quella donna, conosceva quel militare, conosceva il Maggiore donna Smith del battaglione alleato. Quella donna le aveva anche erogato un corso di sicurezza qualche mese prima, ma soprattutto di quella donna e della sua squadra non si avevano più notizie da almeno due settimane. L'angoscia e la paura prevalsero nel viso di Sara, mentre cercò di accarezzare il volto della donna che – quasi per pudore – abbassò di nuovo lo sguardo, non mantenendo il contatto coi suo occhi.

Di quella donna così solare, battagliera ed energica non era rimasto che un cencio di donna imbavagliato ed incatenato, mosso solo da stimoli esterni piantati nei suoi orefizi. Sara provò con le mani a togliere il bavaglio alla donna anche se non fu impresa semplice; dovette passarle davanti, mostrandole completamente il sedere ed avvicinandosi a lei nel tentativo di prendere il bavaglio. Più volte nella manovra il viso della donna colpì i glutei e l'arnese piantato in Sara,lasciando in Sara ambigue sensazioni.

Dopo diversi tentativi e tanta fatica, Sara riuscì finalmente ad abbassare il bavaglio della donna che scese sul collo. “Pompino acqua, per piacere pompino acqua sete”. Frasi sconnesse uscirono dalla bocca della donna. Quegli occhi così marroni in quell'aspetto così mediterraneo che avevano fatto crollare diversi uomini al solo sguardo per cotanta bellezza, avevano perso ogni forma di lucentezza e guardavano Sara con forma inespressiva. Sara cercava di interpretare la richiesta della donna che continuava ad ansimare; avendola vista sempre in divisa e giubbino antiproiettili, non si era mai accorta di quanto fosse prosperoso e grosso il suo seno.

I capezzoli sembravano spuntoni pronti ad esplodere in mezzo a grosse areole marroni. Si girò cercando una fonte di acqua, non capendo cosa c'entrasse un pompino, ma probabilmente aveva frainteso dato lo stato della donna. Nessun lavandino, nessuna pompa d'acqua, nessuna bottiglia sembravano essere presenti nelle vicinanze. Sara era girata di spalle ed era così concentrata che sobbalzò quando nell'oscurità sentì pronunciare il suo nome. Mancò poco che finisse per terra con il cuore che pompava a tremila.

Una luce si accese, rendendo l'ambiente meno spettrale. Visualizzò una donna affianco all'ingresso che passo passo si avvicinò alei con fare rilassato e sorridente. “Ciao Sara, finalmente ti sei svegliata. Benvenuta nella tua nuova casa. Vedo che avete già fatto le presentazioni”. La donna aveva il suo stesso accento e tratti molto simili a lei. Aveva profondi occhi azzurri e lunghissimi capelli rossi raccolti in una treccia che portava alle spalle. Una maglietta nera abbondantemente scollata metteva in mostra quelli che dovevano essere due bei seni, abbinata ad un pantalonecachi strappato, che mostrava parti di nudità, con le tasche ed alcuni oggetti attaccati.

Le sembrava poco alta di lei; nel complesso una donna che non sarebbe passata inosservata. In un altro contesto l'avrebbe scambiata per una moderna eroina dei fumetti o di film fantasy. Sara rimane immobile a fissarla indecisa su cosa fare. Fece un paio di passi indietro per rendersi meno visibile alla luce e, dopo un attimo di esitazione, pensò di girarsi per darsi alla fuga notando un'altra porta alla sua sinistra, in un ingresso che non aveva però ancora ispezionato.

Era una mossa estrema. Il tentativo si rivelò vano; un attimo dopo aver varcato l'ingresso buio si sentì schiantare letteralmente contro un muro umano cadendo rovinosamente per terra, senza un minimo appoggio. Un uomo era rimasto a spiarle per tutto il tempo in religioso silenzio a pochi metri di distanza. L'omone la prese per i capelli e la riportò in piedi senza grossi complimenti. Sara senza l'uso delle braccia era caduta sulla spalla sinistra sentendo peraltro un forte dolore nella zona anale quando aveva battuto il sedere.

Le mancava l'aria, non riusciva a tenere le gambe completamente chiuse e ferme. Il tizio – un armadio color ebano con due spalle infinite che doveva essere alto almeno 1,90 m – le mollò una sculacciata sonora sulla chiappa destra spingendola e tirandole i capelli, avvicinandola verso la donna che intanto si era messa a sorridere. Sara si sentiva un burattino in quella situazione e – dolore a parte – non potè far altro che camminare sentendo il sedere in fiamme.

“Buongiorno Sara, dormito bene? sono contenta di vederti” – riprovò la donna. “L-l-lasciatemi stare…. chi diavolo siete voi? Ehi tu non toccarmi i capelli” – partì in risposta Sara. “Wow signorina, come siamo aggressive oggi…non ti hanno insegnato a presentarti in presenza di nuove persone?” rispose la donna e quasi in contemporanea l'uomo le lanciò un'altra sculacciata a centro sedere, premendole il plugin ancora più internamente, mentre Sara si piegava per il dolore lanciando un gridolino strozzato.

La donna si avvicinò fino a due passi da Sara, accarezzandole con il dorso di una mano il viso. “Liberale le mani” ordinò e l'uomo – un po' grugnendo in segno di disapprovazione – iniziò a slegare i lacci che avevano menomato Sara sinora. Sara ansimò e quasi iniziò un pianto liberatorio quando riprese possesso delle sue braccia. Rimane un minuto leggermente piegata a fare esercizio e riprendere confidenza coi movimenti; troppo tempo le braccia le erano rimaste bloccate e voleva ritornare padrona di se stessa.

Si sentiva un po' meglio, ferita nell'orgoglio, trattata da bestia, era pronta nella sua azione, divaricando leggermente le gambe per essere più in posizione. Si rimise in posizione eretta piano piano e – nell'istante in cui si trovò a guardare la donna – la sua mano partì lanciandole un sonoro ceffone in faccia. Contestualmente si girò e sferrò una ginocchiata in mezzo alle gambe dell'uomo che vacillò immediatamente. Entrambe le persone nella stanza erano cadute a terra e Sara capì subito che era il momento di scappare…ora o mai più.

Iniziò a correre verso l'ingresso che aveva varcato inizialmente, un po' menomata nella corsa dall'affare nel sedere, ma pronta a vendere cara la pelle. Aveva percorso pochi metri quando una scarica elettrica piombò sulle sue parti intime quasi paralizzandola. Una seconda scarica la lasciò in ginocchio. La terza scarica la lasciò per terra con le gambe aperte a boccheggiare ed ansimare ad alta voce. Nel momento in cui aveva visto la donna scura in volto avvicinarsi con un telecomando in mano aveva capito cos'erano quei pizzicotti che aveva sentito nelle parti intime al risveglio.

Non solo le avevano ficcato un plugin nel sedere, ma si erano anche divertiti ad inserirle degli elettrodi sulle grandi e piccolelabbra. La donna si avvicinò continuando a regolare il telecomando. Scariche in alternanza colpivano le intimità di Sara che era bloccata e non poteva far altro che contorcersi. Quello che inizialmente era stato dolore puro, ora iniziava a trasformarsi in ondate di calore, di gambe un po' più aperte e di chiappe più strette nonostante l'arnese inserito.

La donna era abilissima nella sua azione e Sara iniziò ad ansimare più per il piacere che per il dolore, incapace anche di piegarsi per arrivare agli slip e porre fine all'agonia. La donna si avvicinò scura in volto, con un strano ghigno, e – mentre Sara si contorceva – lei approfittò per tirarle i capezzoli senzala minima delicatezza con la mano libera dal telecomando. Dopo alcuni minuti di scariche e con ormai Sara al limite dell'ennesimo orgasmo ricevuto, la donna diede tregua alla giovane giornalista distesa per terra.

La parte davanti della mutandine di Sara era un lago, una grossa chiazza era ben visibile su quel bianco trasparente. La donna diede le spalle a Sara andando a sincerarsi delle condizioni dell'omone ora seduto per terra. Gli si avvicinò, l'accarezzò con fare quasi materno e poi allungò una mano sul pube dell'uomo. La mano giocò un pochetto con l'orlo dei pantaloni, prima di entrare negli slip dell'uomo e cominciare un sensuale massaggio. Allentato il dolore, l'uomo si alzò andando a prendere dell'acqua che versò sul viso e sulle labbra del maggiore Smith ancora piegata, priva di forze.

Anche Sara nel frattempo aveva recuperato un minimo dai dolori e dagli orgasmi ripetuti, massaggiandosi la zona pubica ma incapace di rialzarsi. Tornò a posare lo sguardo sul maggiore Smith; l'omone le aveva preso i capelli imponendole di alzare la testa e forzandola a praticarle un pompino. Come un automa, la donna aveva aperto la bocca e preso il grosso arnese nero offerto dall'uomo. L'uomo alternava il pompare la bocca della donna con lo strusciare il suo membro in mezzo ai grossi seni della donna.

Sara guardava l'uomo spingere la donna verso il suo membro ma, senza prestare attenzione, aveva preso a massaggiarsi la zona pubica con lo stesso ritmo con cui l'uomo pompava la bocca della donna, abbassando l'incedere del suo respiro. Sembrava ipnotizzata. La donna con la treccia nel frattempo si era riavvicinata a Sara. “Tesoro mio, vedo che siamo partite con il piede sbagliato, ma penso che tra poco imparerai le buone maniere da schiava” e mollo' un ceffone alla giornalista, rendendole il favore.

“Io comunque sono Miss Samantha e da oggi seguirai le mie istruzioni, ti addestrerò come si conviene. “Sara sembrò barcollare ma non ebbe il tempo di reagire che la donna la prese per i capelli tirandola a carponi verso di se. Al tentativo di reazione di Sara, la donna partì con una nuova scarica nelle parti intime di Sara, facendola nuovamente crollare. Sara fu presa per il collare che indossava, come un cane, e tirata in direzione dell'omone che continuava a pompare il maggiore.

Per non essere trascinata, Sara dovette tenere il passo camminando a carponi con la donna. Alla vista della giornalista, l'omone lasciò il maggiore e si diresse verso di lei, tirandole i capelli e spingendole la testa verso il pavimento. Così piegata, con il sedere in alto, le blocco' la vita con le sue gambe, portando le mani agli slip. Un unico movimento coordinato delle mani fu sufficiente a strappare letteralmente il leggero tessuto delle mutandine di Sara.

Il sedere della giornalista sembrò esplodere per come era stato compresso in quegli slip così stringenti. Solo il rotondo piattello nero del plugin nella donna faceva capolino. L'omone, con un cenno di sorriso, senza cambiare posizione, cominciò a sculacciare pesantemente Sara su entrambe le morbide e tonde chiappe. In pochi minuti il sedere della donna era in fiamme, con Sara incapace del minimo movimento. Alla fine l'uomo, soddisfatto del suo lavoro, si spostò da Sara, lasciandola per terra dolorante a soffrire con la passera che perdeva ancora umori per gli ultimi orgasmi ricevuti.

“Come ti senti Sara? Hai goduto abbastanza finora o vogliamo continuare? Ti sta piacendo vedere la nostra amica usata da Amir come ti piaceva ieri?” sentenziò la donna con un sorriso sulle labbra. Sara sbigottita rispose “Ma di che costa parli? Liberate quella povera donna!”Con atteggiamento scenografico, Miss Samantha tirò fuori dai tasconi un piccolo tablet porgendolo a Sara e premendo l'inizio di un video. Il video riprendeva Sara che puntava il binocolo in direzione della telecamera, sul palazzo quindi, dal suo arrivo fino alla sua cattura.

Per tutto il tempo era stata filmata, avevano saputo che era lì fin dall'inizio. Ma soprattutto per tutto il tempo avevano visto la sua reazione alla violenza sul maggiore Smith. Più volte aveva cambiato posizione, più volte la si era vista fissa a guardare un punto e Sara era rimasta scioccata vedendosi addirittura toccare le parti intime mentre era lì nascosta. Il suo viso diventò subito paonazzo facendo quasi cadere il tablet per terra.

“Ci siamo accorti della tua presenza ed abbiamo voluto regalarti uno spettacolino…ma non ci aspettavamo che avresti così gradito. Il Padrone ringrazia. “continuò Miss Samantha. “Appena sarai pronta, non vedrà l'ora di fare la tua conoscenza e testarti di persona. Il maggiore Smith è stata ormai usata abbastanza, serve carne fresca”. A queste parole Sara rabbrividì e si rannicchiò involontariamente quasi a coprirsi, mantenere vicino la sua dignità di donna e non di pezzo di carne da usare.

“Il maggiore Smith sarà qui in questo periodo per insegnarti tutto quello che ha imparato su come essere schiava ed accontentare il suo padrone, rendendogliriconoscenza per il trattamento e le attenzioni ricevute” proseguì indicando la donna a pecora ormai senza forze. Amir, che ne frattempo aveva liberato il maggiore Smith da quegli attrezzi infernali, quasi a voler dar prova delle qualità della donna, si avvicinò a lei prima accarezzandole le natiche, poi strusciandosi a lei e poi inculandola con un colpo secco.

Ormai la donna era così aperta che il suo orefizio anale nonmostrò la minima resistenza accogliendo il pur possente membro nero nelle sue pareti. L'uomo alzò il ritmo sin da subito ripetendo impalate lente ma profonde ma con ritmo regolare. La donna ormai aveva imparato a non urlare più da tempo, ormai ansimava solo in quei momenti in cui era ancora capace di provare piacere dopo ripetuti e ripetuti orgasmi quotidiani. L'uomo nel suo agire sicuro, sgrillettava anche la vagina della donna che di tanto in tanto stringeva ancora di più le chiappe sull'arnese dell'uomo.

L'uomo – vicino all'orgasmo – dopo l'ennesima pompata – si staccò dalla donna avvicinandosi a Sara. “Apri bocca” disse e Sara – di rimando – quasi si allontanò di lì. Fu fermata da Miss Samantha che la prese per i capelli, bloccandola e mettendosi alle sue spalle, puntandole la sua faccia verso il grosso membro dell'uomo. Dopo altre due smanettate, l'uomo esplose in una fragorosa eiaculata andando ad inondare il volto di Sara che urlò di stupore per il momento così inatteso.

Un bagno di seme inondò la giornalista, che fu colpita al volto, sugli occhi, sul petto, con parte dello sperma che le finì anche in bocca. Sara non era un amante dell'ingoio, ma le era capitato di dover ingoiare parzialmente il seme di un uomo, specie in eiaculazioni troppo improvvise. Ma mai si eratrovata davanti ad una gettata tanto potente e copiosa che le aveva fatto il bagno. Miss Samantha si staccò da Sara, ormai era inondata di sperma, ammonendola in malo modo dallo sputare per terra, ed afferrò decisa il membro di Amir, ciucciandolo e pulendolo per bene, lavorando con precisione e quasi adorazione verso quel membro.

Sara invece si ritrovò a prendere fiato e a rendersi conto della sua situazione. Non aveva fazzoletti, non aveva nulla con cui pulirsi se non leccare o asciugarsi alla maglietta. Cercò di inghittiore il meno possibile e cercò di resistere allo sputare per terra; temeva altre punizioni da parte della donna. Con quello che restava della maglietta, ed ormai avendo perso parte del pudore, sollevò la parte di tessuto cercando di pulirsi alla meno peggio e lasciando in bella mostra i rotondi seni con i capezzoli color rosa che svettavano verso l'alto.

Amir e Miss Samantha si alzarono e slegarono la ormai quasi svenuta donna dal cavalletto poggiandola per terra e legandole entrambe le mani. Anche a Sara fu riservato lo stesso trattamento. Presa per i capelli, ancora con diverso sperma in faccia ed addosso, con la maglietta ancora tutta sollevata, fu portata sull'altra parete e legata con le mani alla tubatura lì presente. Entrambe le donne furono lasciate al buio con i due seviziatori che lasciarono la stanza alle loro spalle.

Il risveglio ero stato tormentato per Sara. Dopo essersi assopita e crollata per la stanchezza, l'adrenalina e il susseguirsi degli eventi e sperimentazioni del suo primo giorno in quell'edificio, Sara si era svegliata ai primi raggi del sole, completamente contratta per la posizione in cui aveva dormito. Girata di lato, con il collo non correttamente poggiato per terra, Sara avvertiva i naturali dolori alle braccia, conseguenza della sua condizione di prigionia, legata ad una tubatura prima di essere stata abbandonata lì.

I cartoni avevano formato una pur minima forma di protezione dal pavimento freddo e, fortunatamente, le avevano lasciato una piccola libertà di manovra di gomiti ed avambraccia e potè fare un minimo di esercizio per riattivare la circolazione. Da una finestrella in alto entravano alcuni raggi di sole, l'unica fonte di luce in grado di traforare un ambiente altrimenti oscuro. Per suo sollievo, nessuno dei due personaggi del giorno precedente era ancora tornato con malsane intenzioni e potè godere di un momento di calma per pensare alla sua situazione ed agli eventi degli ultimi giorni.

Rimase a fissare la donna difronte a lei, vista la gentile concessione dei raggi di sole che si erano posati sul maggiore Smith, quasi a prendersi gioco e mostrare ulteriormente a Sara ed al mondo la sua pietosa condizione. La donna giaceva per terra, testa quasi in giù, invisibile sotto il suo casco di boccoli cascanti, quasi completamente girata di spalle, lasciando in mostra la quasi interezza della sua parte posteriore. Come doveva essere esausta e martoriata poverina pensò.

Così sdraiata, il Maggiore Smith lasciava in bella mostra quelle grosse e carnose natiche che la natura le aveva donato. Non erano per nulla un brutto vedere, tutt'altro, considerato che tutta quell'attività militare le aveva lasciato un sedere sì grosso e sporgente di natura, ma molto tonico. Sara era stata solita essere oggetto di scherno di suo cugino quando erano poco più che adolescenti. Lei ancora magrolina e poco sviluppata non poteva competere con quelle ragazzine o giovani donne già formate e prosperose.

Il cugino poi era un autentico amante dei grossi culi, “big booty” in onore dello slang e dei video con grossi glutei seminudi sempre presenti nei video dei rap neri americani. Non perdeva occasione per sbavare dietro ogni pantalone un po' più sporgente di donna, specie se più attillato e questo comportamento la faceva ridere ma a volte anche esasperare. Fortunatamente, seppur con un po' di ritardo, anche Sara si era sviluppata meravigliosamente mettendo le curve giuste, guadagnandosi il rispetto del cugino (e propabilmente anche qualche sega in bagno in suo onore).

I grossi seni del maggiore Smith, unito a quel crepaccio che ormai mostrava tra le natiche, avrebbero fatto venire nei pantaloni il cugino e la maggior partedegli uomini di sua conoscenza al sol guardare. Sara cercò di scacciare quei pensieri a sfondo erotico; un sentimento di pudore e solidarietà presero la meglio nei confronti della donna per terra, nonostante fosse innegabile per lei che le pratiche subite da quella donna le avevano lasciate sentimenti tumultuosi nei giorni precedenti.

Dopo quasi un paio d'ore di silenzio, durante le quali Sara si era quasi riaddormentata, il Maggiore Smith si destò lanciando strani lamenti. Si girò da un lato e dall'altro, pancia per terra, mettendo in mostra il repertorio completo delle sue grazie. Non che la situazione di Sara fosse migliore, pensando che anche lei era quasi nuda e, quel poco di maglietta che le era rimasta, ormai era inutile e non le copriva neanche parzialmente i seni.

Dopo qualche minuto la donna si calmò e, con molto tatto, Sara provò a chiamarla. “Ma-maggiore Smith, Maggiore Smith…mi sente?”Sara ripetè quattro-cinque volte la domanda invano, che rimase nel vuoto. “Meg” risposte con voce impastata la donna. “Solo Meg, basta con questo Maggiore..non vedi dove stiamo?” fu sibillina la voce della donna ancora in posizione distesa per terra. Sara rimase sorpresa della risposta e di tanta freddezza, ma almeno fu sollevata di sentire la donna sveglia e di non essere sola.

“Meg…. come stai? come ti senti? sei bloccata?”La donna scosse il casco di riccioli, iniziandosi a muovere. Invece di girarsi di shitto verso Sara, da pancia in giù cercò prima di mettersi sulle ginocchia, mostrando a Sara una pecorina da urlo. L'omone Amir le aveva lasciato lo sfintere ancora parzialmente aperto, era stato un martello il giorno prima. Da inginocchiata, piano piano passò la catena che le legava le mani sopra la testa e poi lentamente si girò versò Sara, mettendosi a sedere.

Un segno di smorfiasolcò il suo viso. Riprese a parlare Sara “Meg, mi dispiace di ieri, di come ti ha trattato quell'omone…spero che tu non avverta troppo dolore. “La Smith: “ti dispiace? Ieri ci è andato leggero, sei tu la nuova attrazione adesso…ho avuto solo un orgasmo”. Sara sembrava non capire, il militare sembrava quasi contrariata della situazione di ieri. “Dalle scorse settimane ti hanno sempre trattato così? hanno sempre abusato di te?” chiese Sara seriamente preoccupata.

Meg rispose “Sara…ormai qui per loro sono una schiava sessuale, il mio compito è quello di dare piacere agli omoni in missione qui. Questa è la mia nuova mansione adesso…. e dovresti iniziare ad accettarlo anche tu! Non c'è un cosa vuoi, cosa non vuoi, cosa ti piace e cosa no…o accetti o finisci nella fossa” fu lapidaria il Maggiore. Gli occhi di Sara si aprirono ancora di più insieme alla sua bocca. Continuò il Maggiore “Se siamo in una prigione? si siamo in una prigione! Ma sono venti anni che sono in una fottuta prigione! tutta la mia vita nell'esercito, sacrificando tutto, sacrificando famiglia, carriera ed anche il sesso!! Pensi che la mia vita sessuale fosse attiva con la divisa? Con i superiori era meglio non mischiarsi, i cadetti avevano timore di me, come tutti…pensavano ce l'avessi di ferro! QUI MI STANNO USANDO, MI STANNO SFONDANDO, TREMO PER QUANTI ORGASMI HO!”Sara indietreggiò di qualche centimetro, incredula a quelle parole.

Non conosceva più quella donna, quella che era stata una sorta di guida militare per lei fino al mese precedente. “Sara svegliati, non guardarmi così…. posso essere usata, sfruttata, venduta…e lo sarò, ma almeno posso godere e non essere parte passiva ed assente del gioco…ed io sto godendo, mi sto facendo usare, sfrutto quello che ho, perchè l'unica soluzione altrimenti è lanciarsi dal palazzo. Nessuno ci verrà a prendere, o non in tempi brevi, fattene una ragione…mi vogliono impalare, mi faccio impalare, mi vogliono scopare in quattro, voglio sentire tutte le emozioni attivamente.

“Sara iniziò quasi a lacrimare, a piangere…il suo piano di scappare da lì in due era stato stroncato…non avrebbe avuto l'aiuto del maggiore Smith e soprattutto non avrebbe usufruito della sua esperienza sul campo. “Sara…anche Miss Samantha era dei ‘nostri'…era un nostro soldato dimenticato qui sei-sette anni fa…ed è viva a vegeta. La viva va avanti e, se non vengono a prenderci, io non farò il vegetale…sfrutterò tutto quello che posso offrire e prendere.

Ed occhio a lei, certi giochetti con lei non funzionano, li conosce meglio di te. Stai attenta nei prossimi giorni a come le rispondi!”Sara non ebbe tempo di aggiungere altro o replicare. Quelle parole sembrarono quasi profetiche…in quell'istante si udirono ruomori di scarponi in movimento e Miss Samantha e quattro omoni si presentarono all'ingresso della stanza…..Un silenzio irreale ed una tensione tangibile erano presenti nella stanza. Sara praticamente smise di respirare alla visione di quelle persone; il suo incubo era diventato reale, gli aguzzini erano di nuovo lì, ancora più numerosi e lei era nuda ed indifesa e nel panico più totale.

Al diavolo i corsi sullo stress, sulla sopravvivenza e sulla gestione delle emozioni in casi estremi. Non aveva emozioni al plurare da gestire; Sara sentiva solo una cosa in quel momento ed era paura più totale. L'ironia sembrò fuori luogo, ma non potè fare a meno di fissare il maggiore Smith, Meg, colei che era stata l'istruttrice in alcuni di quei corsi, colei che leaveva insegnato a tener duro, a gestirsi e non farsi sopraffare e che ora invece sembrava fosse diventata l'ultima delle puttane da accampamento in guerra, pronta ad offrire tutti gli orefizi su richiesta.

Miss Samantha faceva strada davanti ai quattro uomini che la seguivano in religioso silenzio. Solo Amir si sganciò subito, puntando verso il Maggior Smith con una bottiglia d'acqua. La fece bere, le sciacquò la faccia, la mise con la spalla dritta versa il muro e le ficcò il cazzo in bocca. Il maggiore iniziò ad insalivare l'arnese per bene senza poter usare le mani ancora bloccate. Continue grosse succhiate, prima di avere la possibilità di respirare.

A volte Amir arrivava al limite, portandola quasi ad avere i conati di vomito e rilasciare grosse dosi di saliva per terra. In quei momenti di respiro, portava l'arnese dalla bocca del Maggiore fin in mezzo alle sue grosse tette, regalandosi favolose spagnolette. Dopo qualche minuto di fervente movimento, l'omone finalmente scaricò tutto il suo seme in faccia alla donna che iniziò a leccare e leccarsi per pulire il tutto. Era diventato palese che il Maggiore Smith fosse ormai la schiava personale di Amir.

Finito lo spettacolo, gli altri puntarono verso Sara e si avvicinarono a lei fino a che non furono a circa mezzo metro di distanza. “Lei è quella nuova, quella beccata a masturbarsi mentre il Padrone giocava con quest'altra schiava. Se era fradicia solo guardando, figuriamoci quanto sarà fradicia e zoccola quando toccherà a lei” esordì la donna. E giù di risate fragorose. Il viso di Sara già rigato da lacrime diventò totalmente paonazzo e non riuscì a mantenere lo sguardo degli uomini.

L'umiliazione regnò sovrana. Miss Samantha prese Sara dal collare e la esortò ad alzarsi. La giornalista faticò non poco ad alzarsi, contratta ancora nei movimenti e limitata dal plugin nel culo. Un fischio di approvazione si alzò quando Sara fu finalmente in piedi e Miss Samantha le fece fare un giro completo su se stessa tenendola a guinzagli corto. Miss Samantha scollegò il collare dalla catena, slegando le mani di Sara che fu libera da tutti gli impedimenti.

“Vai Sara scappa, aggrediscimi, picchia questi uomini” intimò la Mistress strattonando più volte la giornalista. Non vedendola muoversi, Miss Samantha la scaraventò contro gli uomini. I tre uomini erano tutti di un'altezza superiore a 1,90 m e particolarmente massicci. Tutti stampo militare. Ion aveva chiare origini caucasiche, capelli a spazzola biondi ed occhi chiari. Diverse cicatrici erano evidenti sul suo viso. Dan, un filo più basso, moro, era certamente più robusto di Ion e, con quel mascellone, poteva fare il verso a diversi attori americani.

DaMarcus era di poco il più alto ma anche il più massiccio…un altro armadio d'ebano, figlio dell'Africa, in grado di far sembrare non così prestante anche il gigante Amir alle loro spalle. Sara si ritrovò in mezzo ai tre energumeni che si chiusero in cerchio prendendosi gioco di lei spingendola e toccandola dappertutto e strappandole quel rimasuglio di maglietta che aveva addosso. La sua bella terza di seno fu ben gradita dagli uomini che si alternarono a succhiarle con dovizia i piccoli capezzoli via via sempre più appuntiti color rosa e passarle le dita nella vagina o muovendole il plugin nel culo come fosse una coda.

A turno venne passata dai tre uomini che se la misero davanti e si strusciarono su di lei personalmente, bloccandole gli arti e facendole muovere solo il busto in maniera circolare o avanti ed indietro, mimando l'atto sessuale. Ogni volta Sara sentiva i membri di ciascuno crescere di volume, ma anche la sua vagina crescere di lubrificazione. Lo sbattimento del plugin nelle sue pareti interne le dava emozioni contrastanti…. ancora dolore da un lato, ma iniziò a notareanche un certo calore.

Sara era in confusione. Amir intanto aveva liberato il maggiore Smith; al suo segno lui trascinò il maggiore e DaMarcus sollevò di peso, a mo di sacco, la povera Sara, incamminandosi verso una direzione ignota per la giornalista. A nulla valsero le urla e gli strattoni di Sara che sembrava essere in una morsa umana. Il suo dimenarsi era solo motivo di eccitazione per i militari che, camminando, si alternarono a sculacciare e stuzzicare il suo povero sedere che ben presto diventò rosso.

Visto che la giornalista non si calmava, Miss Samantha fece fermare il gruppo piantandosi davanti al sedere della donna. Gli altri due uomini presero le braccia della giornalista per tenerla ferma. DaMarcus le aprì le gambe, mentre la teneva a tracolla, saldando la posizione. Miss Samantha cominciò ad accarezzarle gli interni coscia, accarezzando i glutei ancora caldi dopo le recenti sculacciate. Con movimenti circolari iniziò a passarle un dito nella vagina, con movimenti così sapienti che iniziarono a far contrarre la povera Sara che non riusciva a calmare il suo corpo.

Piccole e grandi labbra ebbero la loro dose di attenzioni dall'espertissima mistress. Parallelamente l'altra mano iniziò ad armeggiare con il dildo piantato nel culo. Movimenti lenti, circolari, pian piano Miss Samantha tirava verso di se per farlo uscire fuori. Sara iniziò a supplicare la donna di fermarsi, che sarebbe stata buona e ferma, ma fu troppo tardi. Miss Samantha non badò ai lamenti e completò l'opera con un altro po' di stimolazione e sapienti movimenti.

Tra le urla della giornalista, inconsciamente aggrapatasi a tutta forza al grosso corpo di DaMarcus, il dildo si stappò dal culo con un acuto vocale di Sara e, nonostante il dolore, uno schizzo di umori quasi colpì Miss Samantha che progredì in una fragorosa risata. Sopraffatta dalla situazione, Sara ebbe quasi un mancamento e si lasciò svenire sul corpo dell'omone, sembrando un sacco a spalla a tutti gli effetti. Il gruppo proseguì nel suo viaggio verso la prossima stanza…Un getto d'acqua fredda la colpì come un cazzotto in pieno viso.

Sara sobbalzò al contatto con l'acqua gelida, prendendo un respiro profondo, traendo i muscoli, come se fosse emersa da sott'acqua. Le sveglie improvvise e scomode cominciavano ad essere un'abitudine. Per la seconda volta in pochi giorni Sara aveva subito gli eventi, crollando e svenendo in situazioni a forte componente adrenalinica o di sorpresa. Provò a parlare ma qualcosa, un oggetto a forma sferica morbido, le era stato inserito in bocca e legato intorno alla testa.

Sentì se stessa farfugliare mentretentava di urlare. Di nuovo, si trovò con braccia e gambe bloccate. Di nuovo, non era padrona di se stessa e dei suoi movimenti. Di nuovo, era vittima della paura più profonda. Muovendo i glutei e la schiena, si sentì di essere su una poltrona o comunque qualcosa di foderato, non una sedia. La schiena non era dritta, ma sprofondava nel giaciglio. Le braccia erano bloccate in alto dietro la sua testa a livello di gomiti e polsi.

Qualcosa oltre la sua visuale le teneva fermi gli arti superiori. Provò a muovere le gambe, ricevendo come risposta solo rumore e dolore. Aveva le cosce spalancate e poggiate sui braccioli di questa poltrona. Le gambe erano aperte in maniera fissa, legate ad altezza ginocchio e caviglia su ambo i lati. Era esposta alla visione di tutti; un brivido interminabile le attraversò il corpo. Ricordò di aver visto una sediapoltrona da parrucchiere al primo risveglio, prima che tutto avesse inizio.

Si maledì a sentirsi ora proprio su quella poltrona. Riprovò ad urlare cercando di guardare a destra e sinistra, ma anchè qui notò un blocco. Il poggiatesta era fatto in modo da tenerle la testa dritta con la visione solo frontale. Imprecò, rabbia e paura diventarono sempre più lampanti. Il suo corpò iniziò a tremare sempre con maggiore frequenza. Un altro schizzo d'acqua ghiacciato, da direzione laterale, le bagnò il viso facendola sobbalzare nuovamente.

Dopo pochi istanti, la figura di una Miss Samantha sorridente entrò nella sua visuale. Portava sempre gli stessi pantaloni cachi, ma la maglietta era ancora più sbottonata. Non era solo una sensazione di Sara, ma nel locale ora faceva molto caldo. Miss Samantha era sudata, il top ancora più aperto, rendendo quasi del tutto visibile il generoso seno bianco. Giusto la parte laterale del top bloccava, seppur momentaneamente, la completa esplosione di tanta grazia all'esterno.

Affianco alla donna ricomparve quello che era stato chiamato DaMarcus, l'omone più grosso di tutti, anche lui così sorridente. Sara iniziava a perdere il conto di giorni e ore…non sapeva più se le “presentazioni” erano avvenute il giorno prima o solo poche ore prime. La stanchezza, l'adrenalina e l'assenza di riposo le stavano procurando brutti scherzi ormai. I due soggetti si misero davanti a Sara ammirandone le grazie totalmente esposte. Un impeto di vergogna colpì Sara che diventò di nuovo paonazza.

Soprattutto l'uomo dedicò tutta la sua attenzione alla fighetta depilata, con quelle labbra così delicate e schiuse. Si inginocchiò lentamente per vedere meglio, mandando Sara in escandescenza, incapace di sottrarsi a quella “ispezione”. L'uomo sembrò soddisfatto. Miss Samantha riprese la pompa da terra e lanciò altri due – tre schizzi d'acqua su Sara. Il primo, abbondante, colpì il petto di Sara, facendole diventare i capezzoli durissimi all'istante. Gli altri due getti furono più mirati verso la vagina.

Uno repentino, un'autentica pugnalata nelle intimità di Sara, l'altro invece più prolungato, proprio come se fosse un lavaggio. L'acqua ghiacciata aveva contratto al massimo le gambe di Sara che iniziò ad ipersalivare e perdere saliva dalla bocca nel tentativo di urlare per tale violenza. I due lì in piedi non fecero una piega. Miss Samantha ruppe il ghiaccio dicendo all'omone “DaMarcus, vedi se la schiava è di tuo gradimento. “Sara spalancò gli occhi, non voleva essere toccata da quell'uomo.

Un farfuglio continuo uscì dalla tua bocca. L'uomo incurante non si fece ripetere due volte l'ordine. Si avvicinò alle gambe legate della giornalista, inginocchiandosi e restando a dieci centimetri da quella vagina così curata. Sara riusciva a sentire il respiro dell'uomo sulle sue parti intime, ma non riusciva a vederlo avendo il collo bloccato. S'irrigidì. L'uomo aveva due enormi mani calde che riempirono buona parte degli interni coscia della giornalista, stuzzicandola ed accarezzandola, restando sempre nella partesuperiore delle gambe.

Con una mano si dedicò anche ai capezzoli che, causa acqua ghiacciata, erano dei piccoli bulloni, spremendoli tra due dita e poi passandoci soprala mano per strofinarli. L'uomo pose nuovamente le mani sugli interni coscia tirando fuori la lingua e dando una prima lappata piena nelle grandi labbra di Sara per poi ritrarsi. Una scarica di adrenalina colpì la giornalista che si sentì violata totalmente, una bambola di pezza immobilizzata. L'uomo riprese a leccare la vagina di Sara.

Cominciò così un turbinio di lunghe, lente e profonde lappate nelle grandi labbra…scariche per il cervello di Sara che iniziò a piangere ma sollevò leggermente il sedere. L'uomo intuì il movimento e fece presa su ogni coscia per tentare di aprire ancora di più il tesoro della giornalista. Prese a leccare lungo il contorno esterno delle grandi labbra, con precisione e dovizia, salendo poi lentamente su verso il clitoride. Sara cercò di restare lucida e mantenere il controllo, ma era difficile.

Era un bel periodo ormai che non subiva quei genere di “trattamenti” nelle sue grazie e lei era stata sempre estremamente sensibile e coinvolta, ma anche estremamente grata, ogniqualvolta un uomo le aveva dedicata quelle attenzioni. E quell'omone gigantesco ci sapeva fare, sapeva toccare i suoi punti deboli e minare la sua stabilità emotiva. L'uomo iniziò a tintillare il clitoride con la punta della lingua, prima lentamente, poi via via più velocemente. Ogni reazione di Sara veniva ripagata con una nuova leccata.

Sara era al limite; nonostante la situazione di prigionia stava godendo. Pesanti impulsi partivano dalle sue parti intime salendo fino su al cervello. L'uomo continuò imperterrito iniziando a succhiare il clitoride per alcuni secondi creando spasmi in Sara. Nel frattempo Miss Samantha prese a giocare con i capezzoli della giornalista, mettendosi alle sue spalle ed appoggiando il suo decoltè sulla sedia. Essendosi esposta molto in avanti, anche i seni di Miss Samantha strabordarono, mettendo in risalto due grossissimi capezzoli chiari, duri e grossi come bulloni.

Miss Samantha staccò la palla di gomma dalla bocca di Sara che cominciò ad urlare come un ossessa, spuntando saliva a raffica. La donna tirò fuori dal tascone un plugin nero di una decina di centimetri, non molto grosso, che cominciò ad insalivare con la saliva di Sara che abbondava vicino la sua bocca. Tenne ferma la mascella della giornalista, infilandole in bocca il plug per una maggiore salivazione e per mimare un pompino.

La donna passò l'oggetto insalivato e viscido nelle mani dell'omone che riprese a lappare le grandi labbra di Sara, scendendo nella zona perineale ed iniziandoa giocare con la lingua con le rosellina del sedere della giovane giornalista. Sara aveva smesso di urlare e piangere, ormai era un continuo ansimare e tremare, era in preda di un fortissimo orgasmo in posizione di totale immobilità. L'uomo aveva il viso completamente bagnato degli umori della donna ma non si fermò.

Prese il plugin e cominciò a strusciarlo tra le grandi labbra della donna, avendo come risultato un oggetto completamente viscido e lubrificato. Mentre riprese a succhiare il clitoride, iniziò a giocare col sedere della donna, inserendole e togliendole pian piano il plugin. Sara urlò di fermarsi con quell'oggetto, di non farlo, che avrebbe smesso di urlare e protestare. L'uomo alzò la testa per guardarla, le sorrise, le mollò due schiaffoni sui glutei che pian piano erano scivolati sulla sedia, venendo in evidenza, e poi le infilò con decisione il plugin su per lo sfintere provocandole un vuoto d'aria.

Il plugin entrò intero senza eccessiva difficoltà, considerato quant'era stato lubrificato e considerato che ormai Sara non era più vergine analmente. Il plugin aveva provocato un nuovo stimolo in Sara con l'uomo che le dava colpetti sull'oggetto per farlo sentire internamente. Un ultima succhiata del clitoride fu sufficiente per far vedere a Sara di nuovo il paradiso, esplodendo in un secondo orgasmo tremendo nel giro di pochi minuti. L'uomo si rialzò soddisfatto, succhiando i capezzoli di Sara e poi passandole la lingua in bocca contro il suo volere.

Sara sentì il sapore aspro dei suoi umori con quella lingua indiavolata che le aveva fatto perdere il controllo, friggendole il cervello. Dopo pochi minuti, Miss Samantha prese il posto dell'uomo tirando dal tascone un altro oggetto, una pompetta che andò a collegare al plugin inserito nello sfintere di Sara. Pian piano iniziò a pompare, piccole pompate leggere ma pur sempre ritmate. Sara drizzò pure le dita dei piedi, una delle poche cose ancora libere e si lasciò andare urlando “Oh no no no no…basta basta….

così mi apriiii” con occhi sgranati. Miss Samantha non fece caso alle parole della donna e continuò a pompare per qualche altro interminabile secondo. Sara era scesa un altro po' con il bacino, con le braccia completamente serrate in alto, per contrastare la costipazione che sentiva nel sedere e nell'intestino. Un qualcosa di molto grosso era al suo interno, una sensazione nuova ed improvvisa per Sara. Una situazione fastidiosa ma che – in qualche modo – le creò anche un sottile senso di scarica elettrica d'eccitazione che, parallelamente ad una nuova stimolazione del clitoride da parte di Miss Samantha, sfociò in un terzo e tremendo orgasmo riducendo la giornalista in una situazione di sfinimento ed incapacità a parlare.

L'unico verso nella stanza era il suo forte ansimare ininterrotto, quasi come una cantilena. Sara fu lasciata in quella posizione bizzarra ed oscenamente esposta dalle due persone che si andarono ad accomodare su un divano distante, tenendo comunque la giornalista sott'occhio. La mano di Miss Samantha scivolò subito nei pantaloni dell'omone tirando fuori un pene di notevolissime dimensioni, forse non largo e grosso come quello di Amir, ma sicuramente più lungo. La donna cominciò a leccare la cappella e fare su e giù con la testa voracemente, come un'assatanata.

L'uomo con una mano cominciò a strizzare i grossi seni della donna, mentre l'altra l'infilò nei pantaloni tentando un ditalino. La donna non si staccava da quell'enorme palo, insalivandolo e succhiandolo senza sosta. Dopo alcuni minuti di autentica furia, l'uomo prese per i capelli la donna e la mise faccia sul divano, abbassandole con una sola mano i pantaloni già sbottonati. Miss Samantha non portava biancheria. Messa la donna a pecorina, l'uomo puntò direttamente la grossa cappella sul suo sfintere, dopo aver lubrificato l'entrata con un po' di umori della donna, già completamente bagnata.

L'uomo cominciò a pomparla come un a****le senza sosta, alternando grosse impalate a forti sculacciate. La donna non fece una piega ed anzi spalancò ancora di più le gambe per sentire i colpi affondare con ancora più enfasi. Lo spettacolo a****lesco andò avanti per alcuni intensissimi minuti; l'uomo esausto eiaculò in maniera fragorosa, tenendo il suo arnese ben piantato nel suo culo negli ultimi istanti, quasi a voler sigillare quell'unione. L'uomo si staccò dalla donna, il cui sfintere risultò oscenamente aperto colando tutto il seme, regalo dell'uomo.

Dopo aver grugnito ed essersi lasciato andare soddisfatto della prestazione, l'uomo concluse con un lapidario “adesso voglio lei”. I due aguzzini riposavano ormai da qualche ora sul divano, dopo essersi accoppiati come a****li ed aver martoriato la povera giornalista. Sara era rimasta in uno stato di semi incoscienza dovuto alla serie di orgasmi fortissimi che le aveva eliminato tutte le forze e le resistenze. Si sentiva stanca, si sentiva sporca, lo stato di confusione era diventato parte di lei.

Ma soprattutto si sentiva oscenamente aperta e violata, sopraffatta. Le sue labbra erano diventate iper screpolate e secche, non mangiava e non beveva da tempo indefinito, aveva perso la cognizione del tempo, non avendo seguito il numero di albe e tramonti. Forse un giorno, forse due, forse una settimana…ormai per lei il tempo era diventato un concetto relativo. Non voleva dare ragione al Maggiore Smith, era ancora convinta che fossero tutti a cercarla. Sarebbe stata questione di tempo prima di essere liberata e gli aguzzini consegnati alla corte marziale del loro paese, qualunque esso fosse.

Sara aprì e mosse le labbra quasi a voler parlare. Un filo di fiato sfiorò le sue labbra senza far rumore. Riprovò. “acchhhh”, “acqhhhhhhh”. Cercò di mettersi un pochino in posizione più dritta, sebbene fosse totalmente legata a quella poltrona da torture. Mosse il bacino e fu sufficiente per ricordarsi quanto il suo sedere fosse stato violato e non fosse libero di muoversi causa dolore ad ogni movimento. “Acquuhhhaaa””Acquaaaa””Acquuaaaaaa”. Con l'ultimo tentativo pensò di essere stata abbastanza chiara e di aver parlato abbastanza forte.

Aveva sete, si sentiva spossata e disidratata. Urlò un'ultima volta con tutto il fiato in corpo. Sentì un rumore, forse quegli stronzi l'avevano sentita. DaMarcus, l'omone nero, si destò dal suo momento di siesta addrizzando la schiena sul divano. Miss Samantha dormiva ancora mezza nuda su di se. Comicamente le sue mani abbracciavano il suo grosso e lungo arnese che causa calore e respiro caldo della donna era ritornato duro. Spostò la donna, si alzò stiracchiandosi e guardò verso la giornalista.

Si mise gli scarponi, anche se era nudo dalla cintola in giù. Si avvicinò verso la donna col suo passo così altezzoso e fermo. “Cazzo vuoi schiava!” urlò guardandola con uno sguardo poco collaborativo. “Acqua per piacere, ho sete” pronunciò a bassa voce lei. DaMarcus si allontanò per alcuni secondi, tornando poco dopo con la pompa che avevano usato precedentemente per farla svegliare. “Apri la bocca schiava” disse e la giornalista seguì la sua richiesta.

“Tira fuori la lingua adesso” e Sara seguì quanto detto facendosi forza. L'omone aprì l'acqua ed un getto d'acqua, stavolta tiepida, colpì la donna bagnandola in viso, spostandosi poi su seno e ventre. Era stato meno fastidioso dell'acqua ghiacciata precedente, ma fu comunque un sussulto per la sua posizione di torpore. Sara si leccò le labbra per catturare quelle gocce, così insufficienti, che le erano arrivate sul viso. L'omone puntò la pompa sul suo grosso membro, completamente in tiro, e si gettò un abbondante getto d'acqua, lavandosi e massaggiandosi i suoi gioielli.

“Vuoi bere schiava? allora succhia” intimò l'uomo avvicinandosi di molto alla donna immobilizzata. Continuava a smanettarsi il cazzo guardando Sara ed appoggiando l'arnese quasi sulla sua pelle. “Vuoi succhiare vero?”Non completò la frase che si sentì una mano sulla spalla. Miss Samantha si era svegliata, anch'ella nuda, con uno sguardo tutt'altro che tenero. Sara guardò schifata l'uomo e spaventata la donna, non aveva la minima idea di farsi ritoccare o prendere quel coso in bocca.

“Vedila com'è schifata poveretta, non ha davvero sete” disse la donna appena sveglia. Sara dovette riconoscere che Samantha era una donna magnifica. Non truccata, appena sveglia, completamente spettinata e maltrattata dall'omone, ma Miss Samantha, anche così, sarebbe stato il sogno erotico e selvaggio di qualsiasi uomo, con quella pancia piatta, quella pelle liscia e quei due grossi seni completati da grossi capezzoli chiari. La donna toccò il membro dell'uomo e si abbassò per baciargli leggermente la cappella “Schiava sei sicura di no?”Sara fece un segno impercettibile di diniego con la testa, ficcandosi ancora di più nella poltrona, atterrita e schifata.

“Va bene, allora volevi solo farci perdere tempo. “. La donna si avvicinò, sgonfiò la pompetta, e senza grossi complimenti cominciò a tirare dal culo di Sara il grosso plugin. Dopo alcuni tentativi e tanta ribellione da parte della giornalista, il grosso affare venne fuori, non proprio nelle condizioni di base, mapiù grosso. Lacrime scendevano dalle guance di Sara, nuovamente violata. La donna tornò verso il divano prendendo un tubetto. Si avvicinò di nuovo alla donna passandole una crema sullo sfintere in fiamme, facendole poi un massaggio intensivo anche nelle sue parti intime.

Nella mano aveva anche un vibratore rotante, di quelli che girano in orizzontale, lasciando l'asta ferma. Si piegò e riuscì ad incastrare il vibratore in uno scompartimento della poltrona, in maniera tale che fosse ben fermo e puntato ad altezza parti intime della giornalista. Azionò il vibratore e si alzò. Sara da subito iniziò a muoversi. Il calore di quella pomata, unita a quella improvvisa vibrazione le diede nuove energie ed iniziò a tremare.

Miss Samantha guardò la donna e disse “Evidentemente non serviamo qui…se cambi idea chiamaci” prendendo l'uomo per il suo arnese dritto ed uscendo dalla visuale della giornalista. Sara iniziò a contorcersi, andando in panico per la situazione, perchè era sola e non poteva far nulla. Iniziava a sentire caldo, molto caldo, iniziava a sentire i capezzoli indurirsi, i glutei stringersi e quasi prendere aria dato lo sfintere lasciato aperto. Non voleva ricadere in una serie di orgasmi, ma era la vittima di una macchina infernale.

Non sapeva quanti minuti erano passati, forse dieci, forse mezzora, ma iniziò a stringere i denti perchè ondate di calore arrivavano al cervello, con le ginocchia che si sarebbero piegate per fermare l'orgasmo se avessero potuto. Provò a spostare il bacino, ma ebbe come risultato il vibratore che si poggiò in maniera fissa sul clitoride facendola gridare. Era un moto perpetuo, infinito. Le dita di mani e piedi si aprivano e chiudevano sotto tensione, iniziò a mordersi le labbra, quella pomata le aveva infiammato tutta la vagina rendendo tutte le pareti ancora più sensibili, aumentando il godimento.

Iniziò a piangere con continui spasmi urlando “bastaaaa bastaaaaa ahhhhhhhhh” ed ansimando a dismisura. Aveva bisogno di acqua fredda e subito, di refrigerarsi e stemperarsi, sentiva che il cervello la stava abbandonando. Fanculo! Poteva resistere facendo un pompino ma non poteva perdere la sua sanità mentale. Miss Samantha sembrava averla sentita, tornando con un'aria divertita “Ciao tesoro, hai detto qualcosa? Stai bene, ti vedo accaldata” le chiese con il più falso dei sorrisi che potè mostrale.

“Acqua per piacere, acqua fredda” chiese la giornalista. “Devo far tornare DaMarcus cara?” e Sara fece si con la testa iniziando a perdere lacrime. La donna si abbassò per spegnere il vibratore. L'omone si riavvicinò, anch'egli sorridente, con la sua pompa d'acqua. “Cosa devi dire a DaMarcus?” chiese la donna”Acqua per piacere…per piacere..””E poi?” continuò la mistress. “Va bene, ti farò un pompino, ma dammi l'acqua”. La donna si avvicinò a Sara bisbigliandole qualcosa nell'orecchio.

Sara la guardò con occhi spalancati, dicendo di no. La donna si abbassò minacciando di riaccendere quell'aggeggio infernale e Sara sembrò cambiare idea. “Va bene…farò quello che volete, ti spompinerò quel cazzo nero fino a quando non mi inonderai di sborra…. ti prego”. Quelle parole uscirono dal corpo di Sara così violente; Sara non pensava sarebbe riuscite a dirle ma era arrivata al limite e si piegò ai suggerimenti della donna. Il sorriso di DaMarcus diventò enorme; si avvicinò alla giornalista per sbloccarle quei blocchi che le tenevano fermi il collo, togliendo anche il poggiatesta, ma Sara sussultò comunque per la paura.

L'uomo regolò la pompa e la aprì adagio, puntando la bocca di Sara. La ragazza iniziò ad abbeverarsi, seppur in posizione abbastanza scomoda, leccando da quel gettito d'acqua, come fosse un cane. L'uomo si avvicinò, quasi in un momento di pietà, regolando meglio posizione e gettito in modo da essere più vicino e farla dissetare meglio. Dopo una bevuta che sembrò infinita, Sara scosse la testa per dire che aveva bevuto abbastanza. L'uomo lasciò la pompa ed iniziò a smanettarsi l'arnese.

Salì su un piccolo scalino attaccato alla sinistra della poltrona, trovandosi col suo arnese ad altezza della faccia di Sara. La donna chiuse gli occhi, ricevendo in tutta risposta uno schiaffo da DaMarcus. L'uomo le passò le dita nei capelli, bloccando poi la presa sul cuoio capelluto ed iniziando a muovere la testa di Sara a suo piacimento. L'uomo intimò alla ragazza di guardarlo negli occhi e prenderlo in bocca, come le aveva promesso.

“Forza puttana, da una schiava giovane come te mi aspetto molto. Succhia piano e succhia bene, prima la cappella, poi di lingua e poi tutto in bocca. “Sara si sentì portare con la testa sempre più vicino a quell'enorme arnese; dopo un nuovo sonoro schiaffo, fece le sue preghiere ed aprì la bocca. L'uomo le entrò piano in bocca, poggiando solo la cappella. Era enorme, Sara non aveva mai preso una cosa del genere in bocca.

Era stata sempre un'amante del sesso orale, fatto e ricevuto, ma sebbene non fosse mai stata con sottodotati o sfigati, quella cosa era gigantesca, di marmo, nodoso, era come dover gestire un tronco. L'uomo cominciò ad usare Sara come un oggetto…la sua testa andava avanti ed indietro, gli schiaffi le ricordavano quando aprire di più la bocca o guardarlo negli occhi. Sara era riuscita a prendere in bocca solo metà di quell'arnese, iniziando già a salivare.

Non avendo la possibilità di dare il ritmo e poter usare le mani, era in balia dell'uomo che – di tanto in tanto – le faceva mancare il respiro. L'uomo iniziò ad andare in fondo alla gola col suo cazzo, rendendo Sara paonazza in volto, pronta a vomitare. Uno, due, cinque volte, quando finalmente tirò fuori l'asta per farla respirare. Sara prese un grosso respiro ma rivide quel torno tornare verso di lei. Ora andava meno in profondità, ma era più rapido e lei iniziò a sbavare ma, inconsciamente, iniziava anche ad eccitarsi.

Quella cosa dura in bocca la stimolava, dovette ammettere. Purtroppo per lei, sembrò accorgersene anche Miss Samantha che scese verso le sue intimità iniziando a sditalinarla. “Continua negro, la zoccola si sta scaldando…faceva tanto la santarellina…”. L'uomo continuò andando a fondo o restando solo con la cappella in bocca, in un vortice infinito. Uscì un paio di volte il suo tronco e lo usò per schiaffeggiare sulle guance la povera Sara. Le sue mandibole erano in sofferenza, era imbrattata di saliva e non sentiva più i capelli per quanto le erano stati tirati.

Sentiva caldo, quel diavolo di Samantha la stava di nuovo sditalinando a dovere e sembrava non voler smettere. Tutto peggiorò quando la mistress tirò di nuovo in ballo il plugin, iniziando a rigiocare con lo sfintere della giornalista. Sara cercò di protestare, ma con la bocca piena potè fare ben poco. Fece una cazzata; nel tentativo di parlare, morse la cappella dell'uomo che tirò fuori l'arnese addolorato e le mollò un ceffone. Miss Samantha intanto soddisfatta rimise il plug nel sedere della donna e cominciò a rigonfiarlo.

“Zoccola, mi hai morso…vedo che a te le buone maniere non piacciono”. Miss Samantha nel frattempo si era rialzata, prendendo il cazzo dell'uomo, coccolandolo e baciandolo come se avesse in mano un bambino. L'uomo si spostò dal lato della poltrona per piazzarsi davanti a Sara che era sprofondanta nel fondale. Iniziò a passarle i polpastrelli sulle cosce oscenamente legate e spalancate, avvicinandosi con il suo arnese. Sara capì e col terrore negli occhi urlò di non farlo, che non l'aveva fatto apposta ed era pronta a scusarsi, spompinandolo a dovere.

Il cambio del suo linguaggio fu involontario, ma nella paura aveva preso a parlare come le era stato imposto da Miss Samantha. L'uomo non volle sentir ragioni, avvicinandosi ad un centimetro dalla vagina di Sara ed iniziando a strusciare col suo membro contro di lei. Sara, consciamente o meno, era un lago lì sotto. Miss Samantha aveva fatto un ottimo lavoro su di lei. Quel plug nel sedere, di nuovo, le aveva dato il colpo di grazia, facendole eruttare ulteriori umori.

L'uomo entrò lentamente ma deciso, facendo sgranare gli occhi di Sara che, dopo averlo preso con fatica in bocca, si ritrovò a prendere quel palo anche nella sua cosina restando senza fiato. Le pareti della sua vagina tirarono sin da subito contro quel prodigio della natura. DaMarcus non le sembrava essere così attaccato, ma già aveva messo metà del suo arnese in lei ed aveva iniziato a pompare. Il suo era un procedere lento e profondo, il tipo di andamento che Sara soffriva di più, perchè ogni spinta le arrivava direttamente al cervello.

Aveva sempre trovato eccitanti le scopate lunghe ed estenuanti, dove si scaricava pian piano. Le sveltine erano sempree solo messe di prima mattina, nei giorni in cui faceva tardi per concedersi e fare le cose per bene. L'uomo continuò lento ma incessante, ponendo un pollice sul suo clitoride ed iniziandola a stuzzicare. Sara iniziò a muovere la testa, chiedendo di fermarsi, ma era chiaro che iniziava a godere in maniera intensa, non riuscendo a finire le parole.

I capezzoli erano diventati due bulloni ed erano sotto la tutela diMiss Samantha che non perse tempo a tirarli in maniera decisa. La mistress stupì Sara salendo sulla poltrona, in mezzo alle sue gambe e, con l'aiuto di DaMarcus, mettendosi in posizione opposta alla sua. Si trovò a fare una sorta di verticale ed, alla fine, poggiandosi con le ginocchia all'altezza di Sara, si trovò con la sua testa difronte alla sua vagina. Erano in una forma quasi a 69.

La mistress aveva una forma fisica invidiabile, riuscendo a restare poggiata sulle braccia e con le gambe in alto. Con un colpo, spinse il busto e le anche un po' più indietro; la sua vagina finì in faccia a Sara, incredula e sconvolta. L'ultima cosa che voleva era leccare la fica di una donna. Chiuse forte la bocca e gli occhi per ritrarsi a quello scempio. La donna non si perse d'animo cominciando a sditalinarsi con il naso di Sara, in maniera incessante e convulsa e mantenendo un equilibrio prodigioso.

Parallelamente DaMarcus si staccò dalla figa di Sara per metterlo in bocca alla Mistress che cominciò a dondolare avanti ed indietro con doppio godimento. La resistenza di Sara durò poco; gli umori di Samantha le avevano riempito il naso ed aveva aperto bocca e lingua. La mistress non perse tempo andando a fondo col bacino per godere ancora di più. Samantha iniziò a masturbare fortissimo Sara che, già ipersensibile, continuò a perdere umori e perseil controllo anche della sua bocca che, ormai, stava proprio mangiando la figa di Samantha.

La donna continuò qualche altro minuto a prendersi il piacere fino a quando, con un'altra mossa da circense, si liberò da quella posizione e scese dalla poltrona. Sara non capiva come avesse fatto e che sensazioni le avesse lasciato lappare una donna…era confusa, ma era un fuoco e DaMarcus riprese a penetrarla. Ormai era una lotta allo sfinimento. Quell'uomo l'aveva trapanata lasciando un traforo in lei, quel palo piantato nel culo e le dita della mistress avevano fatto il resto.

Era senza umori, completamente scarica ma, dovette ammettere, complemtamente libera di testa con il cervello che le aveva fatto sentire tutto il piacere degli ultimi tre anni almeno. L'uomo continuò un altro minuto o due ad infierire violentando ormai senza ostacoli la donna. Al culmine del piacere, anche lui sali sul seggiolo della poltrona, tra le gambe spalancate della donna, puntando la testa della giornalista e scaricandole tutto il suo seme. Sara, dopo l'esperienza con Samir, si ritrovò nuovamente inondata di sperma e totalmente imbrattata.

Era così scarica ed aveva goduto così tanto che la cosa non la disturbò più di tanto. Le mani della mistress si poggiarono sul suo volto come a volerle spalmare tutto quel seme. Con una mano aprì la bocca della giornalista e le fece leccare gli ultimi rimasugli, senza avere obiezioni, con la ragazza che ormai prese senza protestare tutto quello che le veniva fatto. Alla fine la giornalista fu slegata e fatta scendere da quella poltrona infernale.

L'unico impedimento lasciato fu il plug nel culo. Sara non riuscì a mantenersi in piedi, le ginocchia le cedevano e piano piano fu fatta poggiare a terra dove si mise spalle per terra e con le cosce di nuovo spalancate. Adesso le avevano lasciato un po' di libertà ma, dopo quella esperienza, non riusciva a chiudere le gambe ma, soprattutto non aveva più alcuna vergogna a farsi vedere esposta. La sua dignità stava andando a farsi benedire.

“Tieni mangia, te lo sei meritato” urlò la mistress gettandole contro un qualcosa nella stagnola, forse un panino. Sara, con molta fatica, prese quel pasto tra le mani ma, tramortita, dopo alcuni minutì si assopì per terra…distrutta…. umiliata…ma scopata ed avendogoduto come mai nella sua vita. Sedici ore. Due terzi di una giornata completa. Il tempo più lungo passato in aereo da capo a capo del mondo. Il tempo, il numero di ore consecutive passate alla base della redazione nel giorno in cui l'ultimo grosso nemico della nazione era stato preso, in attesa di notizie dai colleghi.

Sedici ore…. e niente di tutto questo. L'ultima giornata era state devastante per la psiche ed il fisico di Sara, trattata come una bambola di pezza nelle mani dei suoi aguzzini. Svuotata..sfibrata..prosciugata di forze fisiche e mentali…Non che gli altri giorni fossero stati tranquilli, ma l'ultimo giorno aveva rappresentato un punto di rottura per la giovane giornalista in quel maledetto luogo. Sara, da quando era svenuta per terra alla fine dell'ultima sessione, aveva dormito per sedici ininterrotte ore.

Una sorta di c***, una sorta di scollegamento dal mondo, una pausa richiesta dal suo corpo dopo i giorni passati a godere e svenire all'improvviso, quando il cervello andava in sovraccarico di emozioni. Aprì piano gli occhi, la sua testa non fece pensieri, era vuota, credeva fosse tutto un sogno…. di nuovo. Di nuovo…. era tutto vero. C'era qualcosa di diverso però…non era per terra, non era su un cartone, non sentiva le mani legate….

mi avranno liberata? sono salva? pensò…Provò ad alzarsi di shitto, ma il cerchio alla testa e la pressione instabile furono un monito della cattiva scelta. Così svuotata non sentiva nemmeno dolori, sembrava fosse su una nuvola. C'era il bianco, mosse gli occhi e notò che c'erano delle lenzuola sotto di lei. Lentamente fece pressione con una mano sul suo giacigliò e si accorse di essere su un qualcosa di morbido, forse un materassino o qualcosa di soffice.

Era spaesata per l'introduzione di questi confort. La stanza era in penombra, riuscì a vedere solo le grandi arcate bianche che la sovrastavano. Non ricordava queste forme architettoniche. Di nuovo il dubbio…sono salva? dove sono?Decise di provare ad alzarsi nuovamente, con più calma, per evitare nuove emicranie , per capire la sua realtà. La realtà si manifestò nuda e cruda. Mettendosi a sedere sul letto risentì, tutto d'un botto, nuovamente quel riempimento, quella presenza ingombrante proveniente dal suo di dietro.

La sensazione le fece partire un attacco d'ansia, nonostante non fosse una novità. Mise a fuoco la stanza e la zona circostante. Difronte a lei, a meno di un metro dal bordo del letto, c'era uno specchio. Un nuovo maledetto specchio, come la prima volta che si era svegliata in quel maledetto luogo. Niente era cambiato, era ancora lì!Rimase a fissare la sua immagine allo specchio. Senza trucco, con i suoi capelli chiari sporchi, impastricciati, con gli occhi leggermente scavati, sembravaun'altra persona.

Fu felice di notare che, come aveva avvertito, polsi e caviglie erano libere, ma la sua felicità fu smorzata dalla visione di un collare intorno al suo collo. Per fortuna non era di metallo, sembrava di cuoio ben aderente alla pelle, con una catena che partiva nella parte posteriore. Non si mosse, provò a respirare, provò a mettere i due pollici sotto il collare per vedere lo spazio libero dal collo. Si rifissò allo specchio, sembrava veramente una schiava sessuale come aveva visto in passati reportage di guerra, ma non solo.

Purtroppo – anche con le forze alleate – nei vari accampamenti, in piena notte, era capitato di spiare gruppi di militari amici giocare con donne civili e nude in situazioni promiscue, spesso passate tra i giovani uomini tramite collare strattonato…come fossero cagne. Sapeva, come anche raccontato dal maggiore Smith in quel palazzo, che i rapporti tra militari erano difficili e complessi, pertanto queste donne, queste schiave,era un ottimo passatempo senza complicazioni, specie in periodi così lontano lunghi da casa.

Aveva sempre chiuso la bocca in questi rari eventi, sapeva che capitavano, ma aveva provato pietà per queste donne così usate e sfruttate, non potendo fare niente per loro in un ambiente così chiuso e omertoso. In quelle rare occasioni però gli occhi erano rimasti aperti un secondo di troppo e le era capitato di vedere come i vari militari palpavano, sculacciavano, usavano, si passavano queste donne, senza freni o cortesie…. scappando poi in condizione di disagio nella sua tenda.

Era quello il suo futuro? Era così che avrebbe passato i prossimi mesi? Le parole del maggiore Smith a lasciarsi andare e godere del momento l'avevano colpita,erano state dure da sentire e da digerire. “Nessuno ci verrà a prendere”…la frase rimbombava nelle sue orecchie ogni volta. Non poteva negare che nei giorni precedenti, nonostante le angherie, aveva goduto come mai in vita sua. Ma provò ad essere lucida, non credeva a quello che stavapensando o farneticando.

Doveva restare concentrata, qualcuno sarebbe venuta a salvarla. Tornò a guardarsi allo specchio, notando un colore più scuro intorno ai capezzoli, martoriati da quel diavolo di Samantha. Aveva fatto un lavoro infernale sudi lei. Provò a toccarsi i capezzoli, ma il solo contatto li riportò su dolorosi ma appuntiti. Si girò con la testa, constatò che la catena era abbastanza lunga da darle una certa libertà e provò ad alzarsi, compatibilmente con la pressione dell'oggettonel suo sfintere.

Appena alzata, un crampo assurdo colpì il suo stomaco, provocando un suono fortissimo. Il suo stomaco era vuoto da giorni e chiedeva nutrimento, emanando brontolii udibilissimi. La sua debolezza la convinse a risedersi pian piano prima di sbattereper terra, anche perchè il suo stomaco si lamentava senza sosta. Si rimise a letto, decisa che avrebbe parlato con gli aguzzini per avere un po' di pietà. Voleva essere forte e dura, era convinta di riuscire a guardare negli occhi Samantha, da donna a donna, cercando di portare fuori l'ex militare alleato che era stata.

Nella peggiore delle ipotesi avrebbe proposto un pompino, come in occasione della richiesta d'acqua, ma doveva mangiare, aveva fame, era al limite. Si ridistese ed anche il suo stomaco sembrò rilassarsi. Cadde in uno stato di dormiveglia, abbastanza cosciente, per una nuova oretta, in completa modalità da risparmio energitico, fino a quando la procace figura di Miss Samantha si pose tra lei e lo specchio. L'impulso non fu immediato. Sara ci mise alcuni secondi prima di realizzare l'arrivo della donna e shittare all'indietro sulla spalliera del letto con gli occhi sbarrati pieni di paura.

“Buongiorno principessa..vedo che ci siamo fatti una gran dormita, hai dormito quasi per un giorno intero. ” esordì con un falsissimo sorriso la donna malefica. Il suo vestiario era strambo. Sopra un tacco 15 probabilmente, portava solo delle autoreggenti chiarissime e scure senza slip. Nella parte superiore era presente solo un reggi seno che lasciava totalmente scoperti i seni, sorreggendoli. “Ho fame. Miss Samantha ho fame, te lo chiedo per piacere. Abbi pietà di me.

“. Sara fu diretta con la donna, come aveva escogitato, col massimo della cortesia, in un misto di disperazione. Fissò la donna nel tentativo di impietosirla e creare un legame con lei. La donna le sorrise in maniera compassionevole e si mise a sedere sul bordo letto. Si girò, alzando una mano e muovendo il dito indice a mo di inchino. Dall'oscurità, dopo qualche secondo, ricomparve DaMarcus in una strana mise. Stavolta era completamente nudo, mani dietro la schiena che sembravano legate ad una catena che si ricongiungeva sul collo, come attacco di un collare.

Anche lui sembrava uno schiavo con il suo arnese già in tiro…Sara era veramente senza parole. “DaMarcus hai sentito la nostra cagnetta? Ha fame..” disse la donna. “Cagna, dov'è il cibo che ti abbiamo dato ieri? E' così che ci ringrazi? Siamo stati buoni e ci chiedi pietà?”Sara aveva completamente dimenticato il fatto. Era vero, le avevano lanciato un qualcosa nella stagnola per rifocillarsi, ma non ricordava. Era sicura di non aver mangiato nulla, morta di fame com'era, ma era altrettanto sicura di aver toccato ed avvicinato a se quel pasto prima di svenire.

Che fine aveva fatto? Cosa doveva inventarsi ora per riaverlo?”M-m-mi sono addormentata, non ho mangiato, scusate. Potrei riaverlo per piacere?” piagnucolò la giornalista. “Negro, la schiava ci sta forse dicendo che le abbiamo rubato il pasto? Che non siamo stati gentili con lei?””Ci vuole fregare, ti avevo detto di non essere misericordioso con lei, io fotto lei, non lei fotte me!” abbaiò l'uomo. “Fanculo troietta. Ci stai dicendo che ti abbiamo fregato. Puoi anche morire di fame.

Andiamocene cazzone” rispose improvvisamente dura la mistress, alzandosi e prendendo l'uomo incatenato dal suo arnese. Sara era disperata, i crampi stavano tornando e non voleva far sentire il rumore del suo stomaco. Ma non poteva rimanere da sola, sarebbe morta. “A-a-aspettate, non lasciatemi sola, vi prego…ho fame. ” disse Sara, vergognandosi come non mai. Samantha si fermò. “Perchè dovremmo ripensarci schiava? Ci vuoi solo fregare dopo tanta bontà”. Sara fece leva sull'istinto di sopravvivenza, affondando la sua dignità.

Abbassò gli occhi e disse “faccio un pompino all'omone in cambio del cibo di ieri. “Samantha sghignazzò, dando le spalle al letto e piegandosi verso l'arnese dell'omone. Tra i suoi tondi e pieni glutei bianchi spuntava un grosso plug nero, dalla base grande e disegnata. La donna cominciò a sputare sulla cappella dell'uomo succhiando velocemente, dandogli schiaffi sulle palle. “Se penso di vedere un pompino, non starò di certo ad aspettare te” rispose aspra la donna ancora salivando, tenendo energicamente il cazzo in mano.

“Forza andiamocene da questo cazzo di posto” riprese, rialzandosi e tenendo l'uomo solo per la cappella del suo cazzo. L'uomo sussultò un attimo. Sara vide i due girarsi e partire ed iniziò a piangere. Per lei sarebbe stata la fine da sola in quel luogo. Non sapeva nemmeno dove fosse il maggior Smith, se era ancora lì e se l'avrebbe mai rivista. “Vi pregooo” urlò la giornalista e fece qualcosa d'istintivo, senza pensarci. Si girò sul letto, mettendosi a 90 gradi ed esponendo le sue grazie.

“Vi pregooo” continuò. Samantha si fermò girandosi ed il suo viso si illuminò in un istante. Col il suo pollice continuò a massaggiare la cappella dell'omone. Tornarono indietro e la mistress, con la mano libera, accarezzo le natiche della donna, passando poi con l'esterno della mano verso l'interno coscia. Con l'indice della mano tastò le grandi labbra della donna dandole uno schiaffo affinchè aprisse di più le gambe, abbassando il busto. Sara obbedì. “Che cosa mi vuoi dire cagna?” riprese calma la donna.

“Vi prego, datemi da mangiare, poi lui mi può riscopare. ” disse Sara. “Lui Può? Ci stai dando ordini e dicendo quello che dobbiamo fare cagna?” continuò la mistress. “Io ti dò da mangiare, io ti dico cosa farai. O io me ne vado ed io ti abbandono qui al tuo destino. ” abbaiò decisa la donna. Sara ebbè un breve tremolio, respirando profondamente. Passarono alcuni secondi e poi, sempre nella posizione a quattro zampe, rispose “V-v-va bene”.

Samantha le mollò una sculacciata sulla natica destra, le prese le grandi labbra con una mano chiudendole in un pizzico e poi disse “girati cagna”. Quello che avvenne sciccò Sara. La donna fece due passi arrivando a pochi centimetri da lei. Poi alzò la testa ed allungò una mano, tornando con un qualcosanella stagnola. Il suo pasto era ed era rimasto sopra la sua testa per tutto il tempo e Sara non se ne era accorta, arrivando a vendere se stessa!Imprecò in silenzio, maledicendosi, mentre con entrambe le mani prendeva il pasto in mano alla donna.

Era una stupida, era una dannata poco di buono!Samantha ritrasse all'ultimo la mano, guardando la ragazza dicendo “Cagna, abbiamo un patto? O sei morta. “. Sara serrò la mascella fissando la donna e, dopo pochi secondi che sembrarono interminabili, fece un lievissimo cenno affermativo con la testa. La stagnola tornò nelle sue mani e, in 5 minuti, Sara divorò ferocemente quell'abbondante panino, come se non mangiasse da una vita. Samantha la guardò e disse “ora che la cagna è sazia, la cagna deve lavorare.

Torniamo tra un'ora. Devi essere a 4 zampe e ti voglio sentire già abbondamentebagnata. E' meglio per te se non disobbedisci!” ed andò via con l'omone, tirandolo stavolta per la catena. L'ora fu lunga e Sara ebbe modo di pensare. Passò tutta l'ora come ordinanto da Samantha mettendosi già a quattro zampe e cercando una posizione comoda. Aveva il terrore di vederla spuntare all'improvviso facendosi trovare impreparata. La parte difficile era eccitarsi in un momento così difficile.

Tremava, tutto il sangue era al cervello, sentiva un leggero freddo di paura, era impossibile lasciarsi andare. Chiuse gli occhi, adeguò il respiro, cercò di scacciare i continui pensieri. Le venne in mente il Maggiore Smith che le diceva di lasciarsi andare; le venne in mente il maggiore Smith che si faceva inculare da Samir ed ebbe un brivido. Le venne in mente il maggiore Smith prima di essere rapita, imprigionata in una gogna con quel culone esposto al pubblico uso.

Ed iniziò a sentire caldo, col dito che leggermente cominciò ad entrare nella sua vagina bagnandosi, per poi navigare verso l'esterno, verso le labbra, finendo per toccare e fermarsi sul clitoride. Doveva restare calma, dopotutto sarebbe stata solo una scopata come il giorno precedente. Alla fine era andato tutto bene, aveva goduto come mai ed ora era anche meno bloccata, poteva essere più comoda. Si fece coraggio…”Lasciati andare” pensò, ricordando il Maggiore. Sentì i tacchi, il momento era vicino e si sgrillettò più velocemente per non farsi trovare impreparata.

“Ferma!” urlò Samantha e Sara, come un robot, smise di muoversi. La donna tornò bendandola all'istante, il buio calò su Sara. La donna le afferrò il collo, imponendole di abbassarsi. Due ceffoni sul sedere le ricordarono di rimanere ben esposta. La donna la tirò un pò più indietro, trovandosi con le ginocchia verso fine letto. Sara immaginò che così sarebbe stata più al servizio di DaMarcus. Samantha si mise a cavalcioni sul collo di Sara, nel verso contrario alla sua testa, bloccandole di fatto la possibilità di alzarsi.

Fortunatamente la catena era lunga e non tirava molto. Samantha cominciò a passare entrambe le mani sulle gambe di Sara, facendo muovere solo i polpastrelli che volavano leggeri sulla pelle. Con le dita di entrambe le mani si posizionò sulle grandi labbra aprendole e chiudendole in un massaggio ritmato. Nel massaggio pian piano fu coinvolto il clitoride e Sara involontariamente cominciò a bagnarsi. Quella maledetta donna sapeva farla gemere!Sculacciate e dita nella vagina si alternarono fino a quando Samantha vide Sara bagnata al punto giusto.

Provò a pizzicare i capezzoli indolenziti di Sara, avendo come risposta un sobbalzo di Sara. La donna non gradì mollando un ceffone sulla vagina della ragazza – “ti conviene rimanere col culo alto e le gambe aperte se non vuoi un bis” tuonò la donna. E Sara spinse all'indietro col massimo delle sue forze. Era un bel vedere e Samantha ne gustava la forma delle chiappe tonde e rosse, col quel plug nero di contorno, e della vagina depilata e leggermente aperte dallo specchio difronte, compiacendosi del lavoro.

Mosse il dito indice verso l'oscurità come invito a qualcuno ad avvicinarsi. L'indice venne spostato verso la bocca per dire di far silenzio. Alla luce venne fuori non solo DaMarcus, l'atteso da Sara, ma tutto il plotone conosciuto, composto dal suddetto più Samir, Dan e Ion, i militari conosciuti, si fa per dire, nei giorni precedenti. Il patto stipulato da Sara sarebbe stato particolarmente sudato. DaMarcus fu il primo ad iniziare e, con la lingua, cominciò a stimolare le grazie di Sara.

La giornalista riconobbe il tocco perchè quell'uomo l'aveva già messa in difficoltà nei giorni scorsi. Fu di nuovo lento e preciso sull'esterno e sul clitoride, giocando con la lingua, succhiando, per poi andare di profondelappate. Sara ebbe l'istinto di piegare le gambe, le ginocchia volevano cedere su tanto ardore, stava mugolando, ma un pizzico di Samantha sui capezzoli la fece tornare sull'attenti. I capezzoli erano dei chiodi esplosivi dolenti. Samantha aprì ancora di più le gambe della giornalista per DaMarcus che, legato con le mani all'indietro, non poteva usare gli arti.

L'omone si avvicinò al bersaglio e stavolta entrò deciso e profondo. Sara sussultò emettendo un ululato ma riuscì a tenere la posizione senza piegarsi, i capezzolile duolevano già senza ulteriori pizzichi. L'uomo mantenne un ritmo costante andando in profondità; Samantha sosteneva il ritmo spingendo verso i suoi coglioni le chiappe di Sara, schiaffeggiandole di tanto in tanto. Dopo una decina di minuti l'uomo si fermò e si mise di lato, lasciando il posto a Samir.

Samir aveva un arnese leggermente meno grosso di DaMarcus, ma un po' più lungo. Dopo aver usato la bocca di Samantha per lubrificarsi un po', si appoggiò con le manone alle sue spalle e penetrò Sara senza troppa cortesia. La ragazza ebbe un nuovo sussulto, quel cazzo sembrava volesse sfondargli lo stomaco e non riuscì a mantenere la posizione, prendendosì nuove sculacciate e nuovi pizzichi sui capezzoli da Samantha. Durante l'azione di Samir, Samantha cominciò a giocare con un dito con il plug di Sara, passandoci un po di saliva e girandolo e provandolo piano piano a togliere.

Sara faceva grossa pressione e Samantha ripassò una mano sul capezzolo di Sara. La ragazza si rimise sull'attenti all'istante, restando in balia della donna. Nulla potè quando Samantha riuscì a sfilarle con forza il plug. L'impetò di Sara fu tale da spingere all'indietro Samantha ed abbassare le gambe. La mistress non prese bene la disobbedienza. La donna prese per i capelli Sara, invitandola a girarsi, mettendosi spalle sulle lenzuola. Risalì a cavalcioni, mettendole per esposte figa e culo sul suo viso e cominciando un gioco in avanti ed indietro.

Nel frattempo prese le caviglie della donna, portandosele verso di se, altissime. Ora toccava a Dan e Ion che si alternarono nella figa della giornalista per un totale di venti minuti. Ogni minuto che passava i rumori che sprigionava l'impatto degli uomini sulla figa di Sara aumentavano di volume. Stava godendo senza sosta. Anche Samantha, con quel trattamento, cominciava a godere e cambiò il movimento del suo bacino in movimento circolare. Nel frattempo DaMarcus salì piedi sul letto e si posizionò sulla sua bocca, regalandogli un fantastico pompino.

Dopo circa cinquanta minuti di sesso non stop, Samantha si spostò dalla faccia di Sara, che annaspava tra i suoi umori. Samir fu fatto sedere a gambe spalancate sul letto e Samantha portò la faccia di Sara verso l'arnese dell'uomo, per un ultimo pompino. La ragazza si muoveva spinta per capelli dalla donna, che le impedì di usare le mani e che la fece rimettere a carponi per avere una buona stabilità. Il cazzo di Samir era enorme perciò la ragazza non ebbe fatica a prenderlo in bocca.

Era così sovrastata dagli eventi che quel gesto, un pompino, così schifato nei giorni precedenti, fu per lei un gesto quasi normale, meccanico. Tanto ormai non era più il primo pompino a DaMarcus pensò, bendata com'era. Sara continuò a succhiare per qualche minuto, mentre Samantha le stuzzicava il buco del culo con le dita e col plug, lasciandolo mezzo inserito per mantenernela larghezza massima. Sara non sapeva in che condizioni fosse il suo sfintere, sperava leggermente aperto, ma lo specchio alle sue spalle cominciava a raccontare un'altra realtà.

Samantha dopo qualche attimo fece cenno ai due uomini di mettersi ai due lati del letto e a DaMarcus di salire sul letto, dietro Sara. Le mani di Sara vennero guidate a prendere qualcosa, ad impugnare un oggetto. “Guai a te se li molli” ringhiò la mistress. Il cazzo di Dan finì nella sua mano sinistra, quello di Ion nella destra. La mistress rimane con le mani vicino a quelle della ragazza, per assicurarsi che non facesse scherzi.

Sara, con un secondo di ritardo, capì tutto. Non stava gestendo solo un cazzo, aveva in giro tre cazzi. Si bloccò un attimo, fissando la schiena, ma il palmo di Samantha intorno ai suoi seni ed il sussurrare alle orecchie di sue minacce, la fecero desistere dal fare cavolate. Iniziò un processo ritmato tra bocca e mani che si alternavano nel dare goduria ai tre uomini. Si sentiva veramente sporca ora, ma aveva preso il ritmo e, in equilibrio precario, stava andando avanti con foga come un automa senza volersi fermare.

La doccia fredda finale arrivò quando sentì un quarto cazzo spingere nuovamente nella sua fessura e riprendere a pompare con vigore. Per la sorpresa e la foga dell'uomo rischiò di strozzarsi con il cazzo di Samir andato troppo a fondo, non potendo gestirlo con le mani. Con due sculacciate sonorosissime Samantha la fece riflettere dal fare scemenze e la ragazza, sbavando a più non posso, riprese piano piano il ritmo, dovendo gestire anche un cazzo dietro.

Sembrava un polpo, era una cagna che veniva usata da quattro uomini. Dopo altri quasi 10 minuti di ritmo tribale, Samir prese la testa di Sara e la spinse più a fondo…era arrivato al limite. La ragazza perse l'equilibrio, finendo contro il suo arnese. I due uomini ai lati si misero al fianco di Samir, finendosi di smanettare da soli. DaMarcus, con le mani liberate nel mentre da Samantha, riprese da dietro la donna e riprese a pompare.

“Fammele spaccare il culo” ringhiò come un ossesso l'omone, ma con estrema calma Samantha risposte “Il suo culo è già promesso, stai calmo bestia. “Sara, ferma in una morsa dalle possenti braccia di Samir, continuò a pompare con la bocca fino a quando l'uomo con gli esplose vigorosamente in bocca,scaricandole in litro di sperma. L'uomo la tenne bloccata fino a quando non finì, non permettendo alla donna di scansarsi ma obbligandola ad ingoiare. La giornalista ingoiò il possibile, ma perse molto seme che le sbavò addosso.

Non fece in tempo a liberarsi dalla morsa di Samir che, a testa, prima Dan e poi Ion, reclamarono il loro momento di scarico e vennero ciascuno addosso alla ragazza che veniva passata e mantenuta per capelli. Sara iniziò ad avere difficoltà a respirare per la quantità di sperma addosso, ma non era ancora finita. DaMarcus la prese per i capelli da dietro, obbligandola a girarsi a 4 zampe. Samantha accompagnò la scena con sonore sculacciate; gli altri uomini a loro volta sculacciarono o inserirono le dita nelle fessure scandalosamente esposte della ragazza.

Sara sapeva che DaMarcus aveva una pompa di sperma e si preparò al peggio. L'uomo fece staccare la catena e la fece scendere dal letto facendola mettere in ginocchio davanti al suo membro e tappandole il naso. Le ultime due smanettate e l'uomo collassò in un orgasmo feroce inondando la ragazza che, a bocca aperta, si trovò riempita nuovamente di seme. L'uomo la schiaffeggiò affinchè ingerisse e leccasse tutto dalle labbra e da terra, come una cagna.

Sara obbedì senza tante storie, seguendo le indicazioni e le strattonate dell'uomo essendo ancora bendata. La ragazza fu fatta rimettere a carponi da Samantha che le inserì nuovamente con due schiaffoni il plug nel sedere e la tirò subito su senza darle la possibilità di abituarsi all'oggetto ingombrante. Fu finalmente sbendata. Le girava la testa, la visione di quegli uomini nudi la lasciò attonita. Aveva scopato con quattro uomini ed una donna, usata a loro piacimento, e non aveva avuto tempo di avere paura o vergogna.

Aveva goduto come una bestia. Samantha le accarezzò la testa come si fa con un cane ubbidiente e le disse “brava cagnetta, inizi ad imparare. Ora abbassati e bacia ogni cazzo ringraziandolo per ogni orgasmo avuto. ” e tirò Samantha verso DaMarcus. DaMarcus la fece piegare in ginocchio ed disse “Bacia cazzo e palle ad ognuno di noi, senza sporcarci di sborra. “. Sara obbedì ed in cinque minutì ringraziò i membri dei quattro uomini che, di risposta, apprezzarono con una sculacciata a testa.

Alla fine Sara ritornò vicino la sua padroncina che la riaccarezzò come una brava cagnetta. “Hai fatto un lavoro decente, cagnetta. Ora mettiti a quattro zampe ed accompagnaci alla porta. “Furono duecento metri umilianti ,davanti ai cinque aguzzini, camminando come una cagna per terra, sporca, esposta e con un plug nel sedere. La vergogna iniziava a mischiarsi sempre più col piacere, con la leggerezza della testa, col sentirsi sporca ed usata…e non era più così umiliante dovetteammettere.

Samantha le prese i capelli e le disse “tra tre ore verrai a quattro zampe fino a quella porta, busserai e ti girarei mostrando il culo bello alto. Hai capito? Sopra il letto c'è l'orologio, non accetterò ritardi..tornatene a letto cagna e riposa”. Le mollò una sculacciata finale ed indicò ai quattro uomini di andar via. Samantha rimase a guardare soddisfatta la sua cagnetta che ritornava a cuccia, come richiesto. Un sorriso abbozzò sul suo volto.

Una volta abbandonata dai suoi carcerieri, Sara si avviò di nuovo verso la stanza assegnata, come le era stato ordinato, gattonando lentamente nella sua camminata a quattro zampe. Arrivata sul letto, dopo esserci alzata dalla sua posizione a terra, si rese conto di quello che aveva fatto. Nessuno le aveva ordinato di andare a quattro zampe, nessuno l'aizzava da dietro o la seguiva…eppure era tornata in stanza in quella posizione, come voluto in precedenza da Samantha.

La cosa la turbò molto, doveva sembrare ridicola ad andare in giro a quattro zampe, nuda e con un palo nel sedere. Fortunatamente ora era sola, poteva riposare. Ripensò ai suoi aguzzini e alla richiesta di ripresentarsi lì tra 3 ore. La sua mente iniziò a frullare su che cosa Samantha avesse in serbo per lei, che cosa poteva ancora subire, quante persone l'avrebbero toccata ed usata. Il suo respiro aumentò un po' di ritmo, il suo petto saliva e scendeva.

Nelle profonde inspirazioni per calmarsi, le duolevano pure i capezzoli. Era seduta sul letto con la schiena dritta e le gambe incrociate. Ormai il suo fisico aveva assimilato quella presenza nel didietro e non sentiva più particolari fastidi. Continuò con gli esercizi di respirazione per qualche altro minuto finchè non si riprese da quella situazione di disagio. Ritornò a pensare a quello che le era successo poco prima, al fatto di essere stata usata per la prima volta da più uomini ed avere goduto a ripetizione.

Lei che era sempre stata padrona di se stessa, non era più riuscita a contenersi, a trattenere le emozioni e le sensazioni del suo fisico. Si era fatta prendere dalla situazione, ad un certo punto qualcosa si era rotto e la paura si era trasformata in godimento puro. Credeva che il suo aguzzino, presumeva DaMarcus, avesse avuto una grande prestazione sessuale invece, a sua insaputa, si erano alternati più uomini su di lei,più uomini l'avevano soggiocata come un giocattolino sessuali, più uomini avevano scaricato il loro seme su di lei.

L'idea di aver tenuto due cazzi in mano, uno in bocca, una nella sua vagina la fece tremare…e non fu paura. Aveva tenuto testa a quattro uomini e le era piaciuto. Era svuotata, ma appagata, aveva lasciato ogni briciola di godimento su quel letto. Alzò la testa alla ricerca dell'orologio. Aveva ancora più di due ore e mezza per riposare. Doveva fare pipì quanto prima e non sapeva dove farla. Non poteva di certo farla sul letto.

Si ricordò che tornando in stanza aveva visto una porta laterale sulla destra, dal letto non adocchiabile. Si alzò e si avvicinò in quella zona, pregando con tutta se stessa che ci fosse un bagno lì. L'apertura della porta la lasciò a bocca aperta. In grande, in alto sulla parete, c'era un eloquente scritta in rosso “Bagno per cagne”. Fu quasi tentata di uscire, ma il bisogno era impellente. Difronte a lei c'era solo un bagno turco, con una pompa e rubinetto laterale.

Doveva farla in piedi, piegandosi e mantenendo l'equilibrio. Cosa che aveva sempre detestato fare nella sua vita prima di allora. Chiuse la porta, intimorita che potesse essere vista da qualcuno. Si diede della stupida subito, ricordandosi in che condizioni era. Si pose all'altezza del bagno ed iniziò a piegarsi. Non aveva fatto i conti con il plug nel suo sedere che iniziò a spingere e farsi sentire. Cercò di non pensarci, doveva fare pipì, e si piegò ancora di più.

Quel plug non la faceva concentrare, si sentiva costipata e non riusciva a lasciarsi andare. C'era un solo rimedio: doveva togliere il plug e riprovare. Fece un paio di respiri profondi. Non aveva mai portato o messo quegli aggeggi, ma pensò che non dovesse essere difficile manovrarli da sola. Pensò alla sua collega Kate che a volte, in confidenza, diceva di portare il plug anche al lavoro. Le piaceva, era comodo e sexy esclamava ridendo!Pertanto disse che sarebbe stato semplice e portò la mano destra dietro, iniziando ad esplorare le sue natiche.

Trovò subito il piattello, quello che doveva essere la base. Era di gomma dura, poteva sentirne la consistenza. Pensò a quante volte glielo avesse messo e tolto Samantha in questi giorni ed anche in quello stesso giorno. Doveva solo respirare e poteva riuscirci. Cercò di rilassarsi e piegò leggermente le ginocchia. Iniziò a tirare pianissimo, sapeva che non sarebbe stata una cosa veloce. Iniziò a manovrare lentamente il piattello, regolando la respirazione e la posizione delle gambe, che divaricò un pochino di più.

Iniziò a tirare piano piano, facendo ballare un po' l'interno con la speranza che fosse più agevole. Man mano che tirava il plug, sentiva tirare anche il suo sfintere che non voleva lasciare il suo intruso. Inarcò ancora di più la schiena e riprese a tirare, digrignando i suoi bianchissimi denti perchè la sensazione non era delle più piacevoli. Non stava facendo progressi perchè si fermava ogniqualvolta sentiva dolore. Pensò a Samantha, quella maledetta, ed ai movimenti che faceva quando le infilava o toglieva quell'arnese.

Iniziò a toccarsi la vagina, sperando che un po' di piacere riuscisse a placare il dolore. Doveva fare pipì, pertanto la sua già ipersensibile vagina non fu così d'aiuto…l'avere piacere era l'ultimo dei suoi pensieri al momento. Si ricordò che DaMarcus e Samantha la sculacciavano spesso sia mentre le mettevano il plug, sia in fase d'uscita. Non si era mai autosculacciata come forma di autoerotismo, ma non era contraria alla pratica quando alcuni uomini avevano voluto saggiare le sue tonde chiappe.

Portò dietro anche la mano sinistra, afferrando una chiappa e stringendola coi polpastrelli. Senza pensare si mollò un ceffone sul sedere. Non aveva calcolato la forza perchè il ceffone fu abbastanza pronunciato e le fece male, ma sentì che il plug si era mosso, il suo sfintere si era allargato. Vide che era sulla strada giusta. Decide di mantenere la forza nello schiaffo, in modo da non dover pensare al dolore nello sfintere. Un dolore più grande nasconde quello più piccolo le avevano insegnato.

Si ricolpì sulla chiappa sinistra, mentre con la destra armeggiava un altro po' col plug, facendo un altro piccolo progresso. Continuò a schiaffeggiarsi per un'altra decina di volta, sempre con costanza, prendendo chiappa, coscia, dandosi dolore e stringendo i denti perchè l'operazionestava andando a buon fine, lo sfintere era in massima tensione, il plug era per metà fuori, poteva farcela. Un ultimo sonoro ceffone sulla chiappa le fece quasi uscire una lacrima, ma lo sbalzo e la reazione emotiva furono così forti da riuscire ad estrarre il plug che quasi volò dalla sua mano destra.

Il vuoto d'aria che si creò nel suo sfintere la fece rimanere a bocca aperta e le fece perdere quasi il controllo del fisico. Lo sforzo, l'emozione, il crollo di concentrazione fecero si che iniziasse ad urinare da sola, copiosamente, e solo la sua grande prontezza fece si che non si urinasse addosso. Fu una liberazione, iniziò a piagere e rimase ferma in quella posizione anche dopo che aveva terminato con gli occhi chiusi e le spallecadenti.

La fase era stata troppo concitata e piena di stimoli, cercò di calmarsi e riprendere fiato, aprendo gli occhi lentamente per non avere giramenti di testa. I suoi occhi andarono verso la mano destra, alla ricerca della visione del plug, di che cosa le avevano messo e restò pietrificata. In mano non aveva un oggettino piccolo, carino e colorato come le era capitato di vedere su qualche sito. Tra il suo pollice ed il suo indice teneva una cosa mostruosa, un oggetto che poteva essere lungo un dieci centimetri almeno, ma che soprattutto era grosso e nero…troppo grosso pensò per il suo delicato sfintere.

Un brivido corse lungo la sua schiena pensando a quante volte l'avevano inserito e tolto…e soprattuttoconsiderando quando gliel'avevano gonfiato internamente!!Il panico subentrò in lei. Con gli occhi guardò per bene la stanza alla ricerca di uno specchio che però mancava. Avrebbe voluto farsi un controllino,accertarsi della situazione del suo sfintere dopo certi trattamenti. Aveva paura di avere un cratere lì dietro. Rimase a fissare quell'oggetto nero. Era stata una gran fatica tirarlo fuori, le sue natiche erano rosse e bollenti per gli schiaffi che si era auto procurata.

Pensò al maggiore Smith e a quel cratere che aveva al posto dello sfintere. Lei non era stata fortunata nel prendersi solo un plug, lei aveva preso inculate vere,da Samir, DaMarcus e chissà chi più. Pensò agli arnesi di quegli uomini, ancora più grossi e più lunghi di quel plug e molto più potenti. Pensò al rumore che facevano quando entravano nello sfintere del maggiore, la faccia da ossessi che avevano e la maschera di dolore e goduria di lei con ingroppate che duravano anche molti minuti.

Pensava a come il maggiore inarcava la schiena e gridava, esponendo ancora di più il sedere sotto i possenti colpi di Samir dietro di lei che la impalava senza sosta e senza cortesia alcuna. E se fosse capitato a lei cosa sarebbe successo? Fino a quando sarebbe stata salva e fortunata?Iniziò a sentire caldo e si sentì leggermente umida nelle sue intimità. Dopotutto aveva appena fatto pipì pensò, ma quel pensiero di mazze nere nel suo didietro le diede un sussulto, la face rabbrividire.

Non poteva immaginare come si sarebbe comportata in una situazione del genere. Ma doveva calmarsi, ora era sola e non c'era nessuno che attentava alle sue intimità. Si ridestò guardando il rubinetto e la pompa, sebbene senza lavandino. Sperò ardentemente che l'acqua fosse collegata; tutta questa situazione l'aveva accaldata e sporcata ancora di più. Aveva bisogno di acqua, di ripulirsi fisicamente e mentalmente da impuri pensieri. Riuscì a poggiare il plug su quello che sembrava un porta sapone; era l'unica cosa sporgente che ci fosse lì dentro.

Con la mano destra girò il rubinetto, mentre con la sinistra prese la pompa. Un forte rumore di tubature rimbombò nella stanza, ma fortunatamente sentì anche un gorgolio, un frusciare, un flusso d'acqua; in pochi secondi dalla pompa iniziò a fuoriuscire acqua. Concentrò lo schizzo lontano da lei per poterlo prima controllare. Dopo aver regolato il getto, pian piano avvicinò la pompa per testare l'acqua. Era fredda, freddissima, ma non aveva alternative. Piano piano si bagnò la mano destra e se la portò al viso per rinfrescarsi e pian piano pulirsi.

Non aveva possibilità di vedersi ad uno specchio, ma immaginava in che condizione fosse dopo tutti quei bagni di sperma. Era impensabile lavarsi i suoi capelli lunghi in quel momento, così almeno cercò di lavarsi alla meglio viso e collo fino a sentire una sensazione di pulizia. Le era stemperata un po' la temperatura del suo viso dopo quella nuova vampata. Pian piano scese con la mano bagnata verso il suo petto e i suoi seni che sobbalzarono al contatto con l'acqua ghiacciata.

I capezzoli piccoli e rosei, ancora doloranti, tornarono sull'attenti procurandole un misto di fastidio ed eccitazione. Dei piccoli chiodini in su comparvero e leggermente lì bagnò per idratarli e rinfrescarli prendendo un brivido. Scese pian piano verso le sue parti intime e delicatamente iniziò a rinfrescare vagina e sedere, passando per la zona perineale, per dar tregua e riprendersi dopo quell'orgia. Si – dovette ammetterlo – aveva partecipato ad un'orgia, essendo la protagonista principale.

Come la peggiore delle puttane. Il contatto dell'acqua con la vagina le diede grossi stimoli; aveva la vagina in fiamme e quel getto freddo la fece riprendere, la portò alla realtà, fu catartico. Aprì leggermente le gambe, abbassando il bacino, continuando a lavarsi le grandi labbra, restando a bocca leggermente aperta per la sensazione di sollievo. Ripensò anche al precedente lavaggio e cosa aveva subito da DaMarcus e da quella strega. Fermò la mano che stava passando sulla vagina per un sussulto subito.

Passò per bene la mano anche tra le natiche e sullo sfintere che le bruciava ancora un pochino. Riempì una mano d'acqua e se la gettò tra le chiappe, come a volersi dare una bella ripulita, passando con due dita bagnate ancora intorno alla rosellina. Non era abituata a prenderlo da dietro, era una situazione nuova e doveva rinfrescarsi e riprendersi ora che poteva…anche in quella zona. Chissà cosa avrebbe dovuto fare il Maggiore per ripulirsi dopo tutte quelle impalate, non le sarebbero bastate una decina di clisteri.

Si sentiva meglio, ma quell'acqua ghiacciata nelle parti intime aveva catturato tutto il calore in lei, lasciandola spossata ed esausta. Posò la pompa, avviandosi pian piano tornò al letto, sul luogo delle ultime perversioni. Aveva poco meno di due ore di tempo e si tuffò di peso sulle lenzuola bianche. Aveva paura di appisolarsi per il rischio di non svegliarsi in tempo così socchiusesolo gli occhi per riposarsi. Non badò alla posizione…. giaceva con le ginocchia alzate e le gambe spalancate, tenendo il sedere un pochino alzato e leggermente piegato a destra.

Era la posizione più comoda in quel momento per dare aria ai suoi orefizi. Passò le mani sui seni e poi sulla pancia. Si sentiva dimagrita, più asciutta. In altri momenti sarebbe stata contentissima, ora la cosa le interessava poco o nulla. Non aveva fame; chissà forse quei fiumi di sborra l'avevano saziata o così schifata di ingerire qualcosa. Le faceva male un po' la schiena, così provò a girarsi pancia in giù, lasciando il suo bel sedere tondo completamente esposto ad un eventuale intruso.

Ma non le interessava più nulla. Ormai l'avevano così vista in tanti modi ed usata a piacimento che la dignità ed il senso del pudore erano andati a farsi benedire. Sembrava passato un secolo da quando affermava che avrebbe dovuto resistere e mantenere un contegno, una dignità. Ormai era lì a soddisfare cazzi ingordi; anche con tutte le resistenze del mondo sarebbe stata usata, anzi avrebbe solo sofferto di più. Quella posizione pancia in giù si rivelò particolarmente comoda e conciliante per un pisolino.

Sebbene provasse a tenere gli occhi aperti, spesso e volentieri li teneva chiusi per diversi minuti. Continuò con questa dormiveglia per diverso tempo con i riposini che aumentano da cinque, a dieci, a venticinque minuti. Sobbalzò ridestandosi dall'ultimo sonnellino, cercando l'orologio. Ebbe paura. Riuscì a fissare meglio il quadrante dell'orologio e la paura si trasformò in terrore…Mancavano meno di due minuti all'ora concordata da Samantha e lei era ancora nel letto. Di shitto si alzò e corse fino alla porta principale della stanza.

Un minuto le era più che sufficiente per arrivare al portone indicato, ma per niente al mondo avrebbe fatto tardi. Gli ultimi metri li fece mettendosi a quattro zampe per adeguarsi nuovamente al suo status. Sembrava fosse molto più a suo agio e veloce ora. Era pronta per bussare quando nuovamente il terrore si impossessò di lei. Aveva lasciato il plug nel bagno, non l'aveva più rimesso. Il tempo era scaduto, non poteva tornare indietro ed iniziò a tremare.

Bussò e si girò di culo verso la porta come le era stato ordinato. Spinse fuori il sedere, cercando di mostrare il suo sfintere in segno di scusa. L'aveva fatta grossa. Pregò che tutto sarebbe andato bene e che non avrebbe rimpianto quel plug per il resto dei suo giorni. In vacanza con SoniaEravamo in viaggio da diversi giorni girovagando con la macchina in cerca di un posto consono alle nostre aspettative. Finalmente approdammo in un villaggio turistico alquanto accattivante.

Unico problema, se di problema vogliamo parlare, si trattava di un oasi naturista (ovvero un campo di nudisti); non avendo mai frequentato tali posti, pur non avendo nulla in contrario, rimanemmo un attimino perplessi. Sonia mia moglie non aveva mai avuto problemi nel mettersi in topless al mare con amici , ora però si trattava di stare totalmente nuda in balia di sguardi indiscreti che l'avrebbero scrutata con lussuria. Per il mio punto di vista non vi erano problemi da sempre non avevo mai avuto pudori nel mostrarmi nudo ed il fatto che pure Sonia lo facesse non mi creava nessun tipo di contrasto.

Dopo una brevissima riflessione e devo ammettere sotto mia esplicita insistenza, oltretutto sfiniti dal caldo optammo per rimanere ed accettare le regole del villaggio. Districate le pratiche burocratiche, finalmente prendemmo possesso del nostro cottage. Una struttura ad un piano con un piccolo patio ed un giardinetto sotto l'ombra dei pini secolari antistanti. Sonia completamente fradicia di sudore, sentendosi da subito a suo agio si tolse sull'uscio l'abitino di lino rimanendo completamente nuda incurante della presenza dei vicini e senza neppure disfare i bagagli si mise sotto la doccia, invitandomi con tono malizioso a seguirla.

Attratto dalla nuova situazione e diciamolo eccitato più che mai, la raggiunsi e da subito cercai un approccio sessuale, incoraggiato dalla sua innata predisposizione nel fare sesso in ogni circostanza. L'occasione era veramente ghiotta entrambi ci eravamo caricati nel vedere tutti i villeggianti completamente nudi. Sotto lo scroscio della doccia iniziammo a toccarci , preparandoci al dopo, che non tardò ad arrivare; Sonia dopo essersi messa a quattro zampe sul piatto doccia , mi offriva sfacciatamente la visione paradisiaca delle sue grazie nascoste: tra la folta peluria si distinguevano le sue carnose fenditure , il buco del culo e la gonfia e carnosa vagina.

Ero nell'imbarazzo della scelta da dove iniziare, cosa le avrebbe fatto più piacere in quel preciso momento, prenderlo al culo o in fica. Senza esitare incoraggiato pure da un suo espresso desiderio, optai per la cavità anale. Dopo averlo massaggiato con aiuto di un sapone prima con un dito poi con due, puntai il mio cazzo tra le due belle e tonde chiappe sprofondando in un battibaleno ed in un colpo netto all'interno delle sue viscere.

Il brusco ingresso fece sobbalzare ed urlare di piacere Sonia, che immediatamente iniziò ad ansimare godendo oltremisura. Me la stavo inculando come non mai sentivo la sua stretta membrana che aderiva in modo perfetto al mio cazzo sempre più turgido e gonfio era al pari di una spada nel suo fodero. Continuai per un poco poi lo estrassi e dopo averlo pulito dalle varie inevitabili secrezioni, me lo feci leccare per un pochino facendole assaporare tutto il mio odore.

Maestra nella fellatio dopo avermelo leccato per benino, non escludendo i testicoli al trattamento, lo ingurgitò tra le sue fauci fino a farlo totalmente sparire tra le labbra. Adoravo quando seppur con fatica si sforzava di prenderlo tutto aspirandolo fino ai coglioni. Osservavo dall'alto la sua testa che si agitava su e giù ondeggiando, offrendomi un piacere di grossa intensità. Stanca di spompinarmi, anche per la scomoda posizione dopo essersi rimessa alla pecorina, mi sprono per trombarla, per quella che si annunciava come una lunga ed eccitante chiavata, con un frasario alquanto esplicito ed eccitante.

Adoravamo entrambi parlare sporco in quei determinati momenti, la cosa eccitava ed appagava entrambi. Da dietro vedevo la sua bella e carnosa passerina già dilatata e desiderosa di essere penetrata; poggiando la cappella tra le labbra vaginali fui risucchiato dentro in un battibaleno, come avvolto da un turbine di una aspirapolvere. Una volta in lei iniziai a muovermi senza sosta scrutando di tanto in tanto il mio cazzo che entrava ed usciva dallo stretto pertugio emettendo un soave rumorino con la fuoriuscita di umori vaginali, che aderivano tutti attorno al cazzo.

A quel punto lei eccitatissima e desiderosa di sborra mi imprecò di metterglielo in bocca ed inondarla con il mio piacere. Così feci e poco dopo le inondai la gola di caldo e fluido sperma. Come di consueto lo deglutì apprezzandone il sapore e l'abbondante quantità. Il primo impatto era stato meraviglioso ora dovevamo solo esplorare il sito ed i suoi ospiti. Usciti dal cottage ci guardammo intorno e subito scorgemmo i volti dei nostri vicini: sulla sinistra vi era una coppia di persone uomo donna di mezza età dai volti simpatici.

Dalla parte opposta sulla destra una splendida fanciulla giunonica veramente affascinante, un corpo statuario alta circa un metro ed ottanta con due tette da sballo. Data la nostra innata simpatia stringemmo subito amicizia con gli sconosciuti. Eravamo un pochino imbarazzati per il timore che ci avessero sentito durante le nostre effusioni di poco prima. Decidemmo con loro di andare sulla spiaggia così tutti e cinque ci incamminammo. Fummo subito colpiti dal panorama idilliaco e dalla vegetazione lussureggiante che avvolgeva il villaggio.

Giunti sulla battigia ci sdraiammo ed iniziammo a prendere il solo fraternizzando con i nostri amici. Essendosi fatta ora di pranzo, ci organizzammo per una bella spaghettata. Sonia subito si offrì per cucinare con il plauso di tutti. Dopo pranzo la ragazza si stacco dal gruppo per tornare sulla spiaggia. Rimanemmo noi quattro a chiacchierare del più e del meno. Poco dopo pure la coppia di amici si ritirò per un riposino pomeridiano. Rimasti soli decidemmo di fare una passeggiata a piedi,in cerca di qualche bel posto da scoprire.

Sorseggiando un caffè al bar del villaggio ci imbattemmo in un giovane che molto cortesemente si offrì di mostrarci un posto a detta sua paradisiaco quasi sconosciuto alla maggior parte delle persone, anche perché distante e con un percorso impervio. Incuriositi accettammo l'invito del nostro amico e ci mettemmo in cammino lungo un sentiero incolto. Per questo, avevamo indossato una camicetta, e Sonia una maglietta per evitare di ferirsi con le frasche. In fila indiana con Sonia a capo iniziammo il cammino, allietato dalla stupenda visione che mia moglie che priva di slip offriva ai nostri occhi; vedevo le sue tonde chiappe e la sua stretta ciliegina districarsi per i sentieri impervi.

Dopo circa una mezzora di cammino, fummo appagati; usciti dal bosco ci si parò innanzi una specie di paradiso immerso nella vegetazione più selvaggia con una sabbia di colore bianca ed un mare turchese. Indubbiamente ne era valsa la pena. Tutti e tre desiderosi di refrigerio dopo la lunga camminata, ci buttammo in acqua nuotando e schizzandoci a vicenda. Tornati sull'arenile ci stendemmo a prendere il sole. Mi era già accorto durante il cammino delle occhiate a raggi x che il tizio aveva concesso alle parti intime della mia consorte belle in mostra lungo il percorso.

Convinto in cuor mio, che fosse arrivato il momento propizio per far provare alla mia mogliettina che due è meglio di uno, iniziai a preparare il terreno per condividerla con l'estraneo, certo che lei non avrebbe assolutamente avuto nulla da ridire; sovente nei nostri approcci amorosi, avevamo fantasticato sulla presenza di un estraneo tra di noi traendone effetti benefici e stimolanti. Ora era arrivato il momento di mettere in pratica le nostre fantasie. Il tizio alquanto sveglio e forse recidivo a tali esperienze si rese immediatamente disponibile aspettando un nostro consenso: Sonia quasi incredula e diciamolo spiazzata si concesse senza fiatare alle attenzioni del ragazzo che non vedendo rifiuti aumentò progressivamente la loro intensità.

In breve era giunto a metterle una mano tra le cosce e tosto aveva iniziato lentamente a masturbarla, facendola trasecolare dalla libidine. Lei dal canto suo si era diretta con prepotenza sul mio cazzo succhiandolo con ingordigia. Non ci volle molto che il dito del giovane, fu sostituito dalla lingua; Sonia leccava il cazzo e contemporaneamente veniva leccata. Poco dopo l'estraneo si tolse invitandomi a penetrare mia moglie in quanto pronta per l'uopo. Alzatomi la presi dopo averle allargato per benino le cosce entrai in lei sguazzando nella sua fica che era pari ad un fiume in piena.

Le diedi qualche colpetto ben assestato facendole sentire tutto il mio piacere e poi mi tolsi in favore del ragazzo, ansioso di scoparsi finalmente mia moglie. Li guardavo scopare ed era la prima volta che vedevo Sonia accoppiarsi sessualmente con un altro aveva avuto in passato altre storie ma vederla trombare sotto i miei occhi era veramente un'esperienza fuori dal comune e per questo eccitato più che mai la invitai a succhiarmelo con il preciso intento di sborrarle in bocca.

Così fu non potendone più venni continuando ad osservare i due che continuavano alla grande. Pochi minuti dopo pure lui venne imbrattandole tutto il pancino di calda e copiosa sborra. Dopo esserci rinfreshiti e riordinati, ci rimettemmo in cammino per il villaggio. L'esperienza era stata non bella, di più, Sonia per diverso tempo non aprì bocca come se si sentisse in colpa per qualcosa, fui io a rompere il ghiaccio, espletando spassionatamente l’assenso ed appagamento per l'accaduto.

A quel punto pure a lei tornò la parola. Ci eravamo veramente divertiti non ci era mai capitata una cosa simile ed il nostro unico rimpianto era di non averlo mai fatto prima. Avremo avuto tempo di recuperare la strada oramai si era spalancata e nulla o nessuno ci avrebbe impedito di percorrerla. Per ora il racconto termina qui ma vi è un seguito ancora più ricco di situazioni piccanti e stimolanti. GiuliaGiulia camminava al centro della stanza, in penombra; una sola luce, fioca, illuminava i contorni del letto e della poltrona.

Attendeva. Le dita della mano schioccavano ad ogni passo e segnavano l'attesa. Ogni volta era così: lei arrivava prima e aspettava, ma quell'attesa era magica, preludio del loro momento intimo, lontano dal mondo. Quella volta, però, Fulvio le aveva fatto una richiesta speciale: “Entra nella stanza, accendi solo l'abat-jour, apri le tende e resta seduta sulla poltrona senza muoverti fino a che non arrivo io. Quando entro, non alzarti, non fare niente… Resta in silenzio… Fidati di me”Giulia non aveva ancora ceduto… continuava a camminare su e giù per la stanza, camicia bianca e tailleur grigio.

Come aveva chiesto lui. Calze autoreggenti, decolletè nere alte e biancheria bianca in pizzo. Ma questo, Fulvio, non lo sapeva. Il pensiero che lui potesse entrare da un momento all'altro la eccitava e la teneva in tensione, quel misto di tensione. Guardò l'ora. 16:55… Fulvio stava per arrivare, era ora. Giulia si sedette sulla poltrona, dava le spalle alla porta e guardava solo la finestra. Novembre. Pioggia. Nebbia, Milano in lontananza… Le mani sul bracciolo, la gambe accavallate, sensualmente.

La porta si aprì e la sua voce le arrivo diritta al cuore, come sempre… “Giulia, sono qui… Non ti muovere, chiudi gli occhi e non dire nulla”. Si avvicinò alla poltrona e fece scorrere la sua mano sul collo di lei, fino a lambire la scollatura della camicetta. Un solo tocco, delicato ma deciso…. Il cuore di Giulia smise di battere con regolarità!Fulvio cominciò a cercare qualcosa nella tasca, Giulia lo capiva dal rumore ma non riusciva a immaginare cosa.

Poi, in un attimo, capì: voleva bendarla! Morbido, forse seta, il contatto del tessuto fresco con la sua pelle e il contrasto delle mani calde di lui che la toccavano per sistemarle il foulard. Fulvio sorrise, soddisfatto. La prese per mano e la fece alzare. La portò al centro della stanza, scivolò con la mano nella scollatura della camicia, fino all'incavo dei seni. Poi risalì con le dita fino alle labbra, le accarezzò dolcemente lasciandole socchiuse.

Si chinò sul suo viso, lo sfiorò con un bacio e le sussurrò “sei bellissima” e andò a prendere il suo posto sulla poltrona. In questo modo, lei rimaneva in controluce per lui, tra la luce dell'abat-jour e e quella della strada illuminata che traspariva dalla finestra. Giulia era tesissima, aveva capito cosa le avrebbe chiesto Fulvio… lo aveva fatto una sola volta a e solo per lui! Ma era successo su whatsapp, una delle prime volte che si erano parlati.

Molto diverso dall'essere lì, di persona, e sapere di essere guardata. Da lui…. Ma nel gioco con lui, dall'inizio, tensione e eccitazione si avvicendavano senza sosta…Fulvio si godette la scena per qualche secondo che a Giulia parve un'eternità, una dolce, emozionante eternità, e poi le disse: “Spogliati per me, lentamente… Fai solo quello che ti dico io…”Giulia ebbe la sensazione che le gambe le cedessero! Davvero non si era mai spogliata per nessuno ed era una di quelle cose che non avrebbe mai pensato di essere in grado di fare.

Ma lì… per Fulvio… bendata… solo la sua voce a guidare i suoi gesti… DIO, era un sogno! Tremendamente eccitante. E una sfida che con lui non voleva perdere. Decise di concentrarsi solo sulla sua voce: quella voce che per tanti anni aveva cercato e rincorso ora era lì solo per lei. E per il loro piacere. La moglie del mio migliore amicoPatrizia, è una donna di 44 anni, veramente bellissima e sensuale ed è lei la moglie del mio migliore amico, Marco.

La signora in questione, ha due belle tette sode, una quarta abbondante ma soprattutto completamente naturali. Capelli corti e un culetto niente male, fanno di lei una bomba sexy che certamente non passa mai inosservata. Il mio amico Marco, è un camionista di professione e da molti anni fa lunghissimi viaggi all’estero, rimanendo fuori casa anche per 10 giorni. Se vi dico che abita nello stesso mio palazzo, potete fare due conti e se vi tornano, capirete che la moglie molto spesso viene a casa mia a trovare la mia compagna per scambiare due chiacchiere, dato che sono molto amiche anche loro.

La settimana scorsa, sentii suonare il campanello di casa, erano le 18 circa ed ero solo a casa, la mia compagna era appena uscita a fare la spesa, strana coincidenza vero? Chi poteva essere se non la signora Patrizia? La salutai e la feci entrare! Le chiesi se aveva bisogno di qualcosa, e lei mi disse che aveva finito le uova e se potevo gentilmente prestargliene un paio. Ero molto felice di vederla, e non riuscivo a nasconderle la cosa, lei mi chiese dove era Marina (la mia compagna) e le dissi che era a fare la spesa e non sarebbe rientrata non prima di un’ora.

Mi sorrise e avvicinandosi a me, mi sussurrò all’orecchio “Perché non ne approfittiamo?!” io gli risposi “vuoi cornificare tuo marito?” e lei “amore, pensi che sia la prima volta?”. Non esitai neanche un secondo e la iniziai a baciare con la lingua, subito quella zozzona mi calò i pantaloni e le mutande, cominciando a farmi i grattini con le sue unghie lunghe sulle palle, poi leccando molto lentamente e dolcemente la cappella del mio pisello.

Avevo un’erezione incredibile, era ormai di marmo, per niente imbarazzato gli chiesi di continuare a farmi i pompini, dato che li faceva benissimo, e lei presa dal momento cominciò a gridare frasi da vera ninfomane, come “sono una puttana” “mio marito è un cornuto” “sborrami in faccia”. Ma io avevo una gran voglia di scoparla, la misi a pecora sul divano di casa e cominciai a leccarle il culo e la figa, era già tutta bagnata, quindi era arrivato il momento di penetrarla, prima davanti e poi dietro.

Il sesso anale era stato sempre un mio tabù, la mia compagna non è una grande amante di questa pratica, ma lei si, Patrizia adorava prenderlo nell’ano, e si vedeva, o meglio si sentiva, dalle sue urla. Non facevo altro che tappargli la bocca per non fare sentire niente ai vicini, ma più gli chiudevo la bocca e lei più si agitava e più gridava, la troia si eccitava a fare la stronzetta!Il gioco si faceva duro ed io scesi in campo, l’afferrai con prepotenza e la feci mettere in ginocchio e gli gridai ad alta voce “brutta puttanella” adesso apri la bocca e prenditi tutta la mia sborra nella tua bocca calda, mi masturbai con lei in ginocchio e gli schizzai tutto quello che avevo nelle palle, un’ondata bollente di sperma.

Poi mi dedicai a lei, per farla arrivare all’orgasmo non ci misi molto tempo, una bella leccata sul clitoride e dopo un paio di minuti lei chiuse le gambe con la mia testa dentro, capì che era arrivata al capolinea. Alla fine andai in bagno e con della carta igienica tornai in salotto ad asciugare il pavimento della mia sborra e del sudore che aveva lasciato la signora Patrizia sulle piastrelle di casa. Da quella volta diventai l’amante ufficiale della moglie del mio migliore amico e tutt’ora continuo a scoparmela, quando lui è fuori per lavoro.

Non me ne vergogno affatto di questa cosa e non ho mai pentimenti, se ha la moglie zoccola non è colpa mia.

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