Il viaggio di Valentina e Luca – Terza parte

i punti di vista

‘Morrison Express 7351, c'è traffico sulla Bologna Firenze, e anche la Salerno Reggio è il solito casino'
‘Ricevuto Morrison Express, grazie…anche se ora non faccio più in tempo ad uscire. Se eri qui con me in coda avresti sicuramente trovato il modo di farmi passare il tempo…Teresa 4wd passo e chiudo'
Il click del cb riporta la mia attenzione sulla strada, sono 6 ore che guido e mi sento ancora 1000 chilometri nelle braccia.

Per fare il camionista servono le palle, ma soprattutto chiappe sode. E io le chiappe le ho d'acciao. Penso alle chiappe e mi torna in mente Teresa, che bel tipo…una donna camionista è merce rara, che sia pure il pezzo di donna che è ne fa un vero miracolo della natura. Non a caso il suo CB ‘Teresa' è ispirato a quel filmaccio con Serena Grandi che guida un autoarticolato, quando al massimo ne saprebbe maneggiare il cambio.

Ricordo ancora quel nostro incontro all'Autogrill Mergellina, sulla Caianello-Benevento. Parcheggio il mio tre assi articolato con sopra tutto il sound service dei Genesis, e finalmente appoggio gli stivali a punta tacco obliquo sull'asfalto per la prima volta dopo quasi 1200 km. Il sole mi scava gli occhi stanchi, c'è la solita folla che sbrana panini di plastica e o la vescica troppo gonfia per soffermarmi sulla dea dell'amore che mi incrina le lenti dei rayban per quanto è bella.

Un fugace pensiero su quelli che mi sono sembrati i capezzoli più duri che abbia mai visto spuntare da una maglietta e le mie palle reclamano un vespasiano. Subito. Però la tipa mi guarda, e mentre passo accanto a lei si lecca le dita per togliere la mostarda colata dal panino che sta mangiando. Senza staccarmi gli occhi di dosso. Il mio cazzo risponde allo stimolo, subito rimproverato dalle mie palle che devono, devono svuotarsi.

Placo il litigio fra i settori delle mie parti intime, e vado alla toilette. Un sano odore di piscio d'epoca mi attanaglia le narici, mi piazzo tra due imbecilli attaccati al vespasiano, accolgo tra le mani i 22 cm autoarticolati e consento lìespulsione delle 6 birre tracannate nei chilometri passati. Uno degli imbecilli fa capolino con la testa per spiare la mia attrezzatura, forse è una checca ma pazienza, si becca il trattamento standard: mi volto di shitto e mi scrollo l'uccello verso i suoi pantaloni, e lo becco almeno un paio di volte.

Alzo il dito medio sulla sua faccia trasecolata, mi lavo le mani ed esco, soddisfatto dell'alleggerimento di palle e della mia rozzezza.
Ora si pensa alle cicche, ma quando esco mi ritrovo davanti la dea dell'amore, Teresa. Inconsciamente la mano va sulla patta, per verificare che la gabbia sia chiusa. Tutto a posto, posso sfoderare il mio sorriso migliore. Lei non batte ciglio, mi squadra dalla testa ai piedi. Avrà si e no 37-38 anni, capelli scuri e corti; non è molto alta ma ha tutto al posto giusto, dagli occhi piccoli e scuri a due formidabili tette che cercano respiro in una maglietta che forse le andava bene alla prima comunione.

Sto per sparare le solite cartucce, ‘Bevi un caffè' o ‘Dove sei diretta', quando il coglione di prima esce trafelato, con evidenti macchie di sciacquatura sui pantaloni spisciazzati dal sottoscritto. Lei sorride. ‘Hai fatto bene a reagire così, certe visioni devono restare private' Il tempo di abbassare gli occhiali sul naso e recuperare la mascella caduta per lo stupore e rispondo ‘Che mi venga…ma stavi spiando nel bagno degli uomini?!' ‘Non proprio. Stavo spiando te.

‘ E sorride, come fosse la cosa più innocente che lei abbia mai fatto. Il che significa che ha fatto di peggio. Il che significa che potrei anche sposarmela.
‘E' tuo quel bestione?' mi fa, e io abbozzo un sorriso malizioso. Prevenendo la mia risposta allusiva, aggiunge ‘Quello parcheggiato lì' e indica il Morrison Express.
‘Il Morrison Express? Ci puoi giurare che è mio. ‘ E mentre rispondo penso che questa donna non sa neanche come mi chiamo e mi ha già visto il cazzo mentre lo brandivo a mo' di arma intimidatoria.

Non capita tutti i giorni. Mentre penso a come mi piacerebbe ravanare il batacchio in fondo a quella che sembra una gola accogliente, lei mi incalza ‘Adoro i Genesis. Mi piacerebbe avere un ricordino, che so un microfono…' Lei ha detto microfono, le mie orecchie hanno sentito ‘cazzo'. Non sia mai detto che un'occasione sfugga: ‘Sali dietro e prendi quello che vuoi, anche l'asta del microfono. ‘ Lei sorride, ci avviamo verso la mia casa viaggiante.

Durante quei 50 metri faccio mente locale: la cuccetta è a posto, i preservativi sono sotto al sedile, i beveraggi sono in fresco e il cazzo già mi spinge sulla fibbia della cinta: sono pronto, cazzo. Apro lo sportellone posteriore, notando come l'unico adesivo che porto attaccato, l'intramontabile ‘Shit Appens' sia quasi invisibile a causa del fango e della polvere. ‘La merda succede' traduce lei, e aggiunge ‘Ma a volte no' Sale sul cassone posteriore, io l'aiuto educatamente poggiando entrambe le mani sul suo durissimo culo.

Ne ricevo un semplice e cinguettante ‘Grazie' come risposta. Sì ragazza, mi ringrazierai ancora. Salgo a mia volta, poggiando prima il culo sul cassone e poi le gambe. Mi alzo tra il mucchio di cavi, amplificatori, luci e strumenti musicali sfiorando il suo corpo con la faccia. Il suo odore mi arriva immediatamente al cervello, elettrizzandomi i capelli. Un odore intenso, che mi parla di nylon e vaniglia, sudore e saliva. ‘Ti sei sporcato' fa lei sporgendosi sul mio culo.

Per spolverarmi il retro dei 501 consunti mi poggia le tette sul torace, sento le sue dolci sculacciate sulle chiappe e i suoi capezzoli sfregasi contro la mia maglietta. ‘Ma non volevi un souvenir?' Bisogna giocare un po' prima, sennò che gusto c'è? Lei si stacca, sorride. Ha voglia di giocare anche lei. ‘Forse gliene lascio uno io di souvenir. ‘ Mi guarda fisso negli occhi e si appoggia sull'amplificatore di XXX, un Gallien Kruger da 400 watt.

Si toglie la cicca dalla bocca, la stiracchia per staccarsela dalle dita e la mia mente malata ha già sostituito la gomma del ponte con la sborra del conte; la attacca con un dito sulla prima cosa che ha a tiro, credo la chitarra di XXXX. Si volta, e posso apprezzare il perizoma nero con inserti in metallo che spunta dai pantaloni a vita bassa, sento il rumore della zip e vedo i suoi pollici infilati sui passanti che calano il sipario di stoffa: lo spettacolo è reso da oscar dalla luce che filtra dalle porte del cassone socchiuse, che inquadrano esattamente il centro delle sue chiappe.

Si volta e non sorride più, ora sul suo viso c'è spazio solo per l'eccitazione. Un lieve rossore sulle guance e il respiro affannato la rendono ancora più sexy. Si siede sul Gallien Kruger, apre lentamente le gambe inarcando le piante dei piedi che immagino sotto la mia lingua. ‘Dev'essere bello lavorare nel mondo dello spettacolo' mi fa con voce roca ‘Dipende dallo spettacolo' ribatto prontamente e mi faccio da parte, per far entrare un po' di luce in più.

Lei capisce che adoro guardarla, porta una mano sul pube che ad occhio e croce sembra rasato a prato inglese, corto e costante; gioca un po' con la sua fica, mi sembra di senitrne il calore da lontano. Poi scosta il perizoma e mi mostra le sue labbra, rosa e umide, allargando con due dita la sua finestra sul mondo maschile. Credo che il cazzo abbia superato la fibbia, mi sento come Sean Connery in Caccia a ottobre rosso mentre tira su il periscopio.

Lei tira indietro la testa, infila un dito dentro e lo manda dolcemente dentro e fuori, facendosi sfuggire il primo sospiro. ‘Ti devono piacere proprio tanto i XXX. Non volevi un microfono?' Lei coglie subito la mia allusione, afferra uno dei microfoni senza fili infilato sulla rastrelliera. ‘ E' quello di Peter Gabriel?' ‘Proprio lui. ‘ mento prontamente io, lei lo tiene in mano in modo molto professionale e inizia a leccarlo ‘Mi piace pensare che poi lui ci poggerà sopra la bocca' Dopo averlo leccato per bene dalla spugna alla base, iniziò ad avvicinarlo alla sua fighetta, strofinando la parte ruvida sul clitoride mentre altre due dita erano già scivolate dentro.

Un'ombra nel fascio di luce mi fa voltare verso le porte, e noto che non sono il solo spettatore: un uomo sulla cinquantina deve essere stato attratto dalle voci che provenivano dal cassone, e ora ha infilato dentro entrambi gli occhi. Lei lo ha già visto, e non batte ciglio, sfrega il microfono sempre più velocemente, guardando fisso il fortunato coglione. Io a quel punto tirai fuori il cazzo che pulsava di sangue e desiderio, abbassando i jeans fin sotto le palle.

Obiettivo raggiunto: distolsi la sua attenzione dall'importuno (?) visitatore, e sotto il suo sguardo voglioso iniziai a masturbarmi. Doveva essere qualcosa che le piaceva molto, perchè non staccava più gli occhi dal mio arnese e seguiva il ritmo della mia mano con il suo improvvisato vibratore. Ora non so se avete presente un microfono senza fili Pioneer serie 7, ma vi assicuro che il gelato, ossia la parte rotonda, ha un diametro di almeno 7 centimetri …7 centimetri che non erano un ostacolo per la sua voglia, visto che mentre la mia mano scorreva dalla cappella alle palle lei lo spingeva con forza, voleva qualosa dentro, non importava cosa.

Credo che il nostro abbonato rai in prima fila si stesse tirando una sega, ma lei da quel momento doveva essere tutta mia: chiusi le porte senza staccare gli occhi da quella puledra che ormai si masturbava selvaggiamente, e mi avvicinai. Il tempo di abituare gli occhi alla penombra ed ero accanto a lei. Mi prese la mano e me la poggiò sul microfono che ormai era dentro per metà, io ci giocai un po' spostandolo lateralmente, un po' a destra e un po' a sinistra, poi lo tirai fuori tirandolo come un tappo di champagne; la sua fica rimase per un attimo oscenamente larga, per poi rilassarsi e richiudersi su sè stessa.

Un pacato lamento mi fece capire la sua delusione, ma non c'era problema: era il momento di un karaoke fatto bene. Assaggiai il microfono poggiandoci sopra le labbra e strofinandolo un po' sulla barba incolta, mi piace avere addosso odore di donna. Poi lo gettai via, pensando a come ci rimarrà Peter Gabriel quando inizierà a cantare su un dildo pieno di umori e incrinato dalla botta. Fanculo a Peter Gabriel, mi avviciani di shitto e infilai il mio cazzo duro sotto la sua maglietta, incontrando due calde pagnotte, appena umide al centro.

Scivolai un po' su e giù, spingendo sul suo torace dal respiro affannoso. Lei mi afferrò il culo con le mani e mi strinse con forza verso di sé, guardando un po' me negli occhi, un po' la mia cappella gonfia spuntarle dal collo della maglietta, non disdegnando qualche rapido colpetto di lingua sincronizzato con il mio movimento.
‘Fammi fare una prova microfono' disse quando ne aveva abbastanza del giochetto, e passai dal calore del suo seno al bruciore della sua bocca, avida e avvolgente, deformata dalla larghezza della mia mazza.

Guardavo le vene gonfie e bluastre sparire nel profondo di quella tana già occupata da un altro serpente, la sua lingua che saettava lungo l'asta e intorno alla testa, mentre un rivolo di saliva era sceso fra i suoi seni; le accarezzai il viso, poi afferrandole le guance la spinsi con forza verso di me, fino a sentire il suo naso sulla pancia; un mugolio soffocato fu la sola risposta che sentii, sufficiente a farmi arrivare alla testa il poco sangue che ancora circolava fuori dal cazzo.

La spinsi via per non venire troppo presto, lei capì il momento e si alzò in piedi, strofinando per un attimo le sue tette bagnate sul mio torace affannato. Si girò senza che dicessi nulla, il suo culetto fresco contrastava la temperatura vulcanica della mia verga; divaricando leggermente le gambe si preparava ad accogliermi, e non la feci aspettare molto: sfregai un paio di volte le sue calde labbra, poi fui dentro. Spinsi bruscamente dentro, fino in fondo, sollevandola quasi da terra e costringendola a stare sulle punte dei piedi.

Le sue unghie cominciarono a graffiare la lamiera del cassone, mentre da dietro il mio Morrison Express di carne attaversava il suo tunnel della manica. Le afferrai le chiappe con le mani, allargandole per entrare chissà dove, visto che mancavano solo le palle per essere tutto dentro. Sembrò che mi avesse sentito, perche con una mano mi acchiappò i testicoli e li tirò verso di sè, cominciano a dare un ritmo che non avrei sostenuto a lungo.

Che dio benedica gli autogrill. Io portai una mano davanti alla sua topa, e cominciai a giocare con il suo clito mentre la pompavo da dietro. I movimenti si facevano sempre più veloci, violenti quasi, accompagnati dai nostri respiri, grossi e affannati, accompagnavano il ritmo. La sentii venire sotto la mia mano, mentre i miei anelli la sfregavano senza pietà. Le contrazioni della sua figa mi stringevano, mi masticavano il cazzo pretendendo un orgasmo che ormai stava per arrivare.

Uscii in tutta fretta da lei, che con mosse sapienti si girò rapidamente e si inginocchiò; mi afferrò l'uccello in esplosione, terminando con le mani una delle migliori scopate della mia vita: mi guardava dritto negli occhi e mi masturbava freneticamente, con forza, finchè il primo fiotto di sperma uscì con forza centrando il suo seno. Continuò a pomparmi, squotendomi cazzo e palle finchè non fosse stata sicura che avevo dato tutto. Ora il mio succo le colava sulla mano e sui polsi, i suoi movimenti si fecero più lenti mentre lo schizzo sul seno cominciava ad ammorbidirsi e colare via.

Mi centrò la punta dello stivale (‘Cazzo, la macchia non se ne andrà pù' feci in tempo a pensare). Lei passò la punta della lingua sulla mano, dicendo ‘Io un po' li devo assaggiare i miei uomini, sono fatta così' Dopo i primi due sorrisetti imbarazzati mi tirai su i pantaloni, automaticamente lei era già vestita e con una sigaretta in bocca. Dove avesse fatto sparire il mezzo litro di sperma che le avevo spalmato addosso, rimane per me un mistero.

Le porte del cassone si aprirono, ne scesero due amanti esausti. Gli sguardi della gente mi fecero capire che il nostro piccolo momento di intimità non era passato propriamente inosservato. Sorrisi verso quei volti invidiosi, ma tanto nessuno guardava me: gli uomi guardavano lei con desideiro, le donne guardavano lei con disprezzo. ‘Mi dai un passaggio? Cerco qualcuno che mi accompagni verso nord'
‘Ti sei guadagnata un passaggio fino alla fine del mondo' dissi io un po' teatrale, ma è anche per queste battute che si vive la giornata.

‘Comunque, in confidenza' continuò ‘a me i Genesis fanno schifo' Io mi accesi una lucky strike e mi sistemai gli occhiali sul naso ‘Anche a me. Mai potuti sopportare. ‘ Fu la mia risposta, mentre mi arrampicavo in cabina. Il viaggio fu, se possibile, ancora più piacevole della scopata nel cassone, con i suoi piedini nudi poggiati sul cazzo (sempre fuori dalla patta) per centinaia e centinaia di chilometri. Parlando, rimase affacinata dal mio mestiere (‘Si fanno begli incontri' mi disse, benedetta ragazza) e di lì a poco avrebbe avuto patente e mezzo proprio, diventando ‘Teresa', il sogno di tutti i camionisti (e non solo) della strada.

Passando accanto ad una piazzola, il mio occhio eperto vide un movimento sospetto in una macchina parcheggiata, rallentai indicando a lei dove guardare: una meravigliosa gattina stava succhiando il cazzo di un arrapatissimo guidatore ‘Guardali, guardali!' gridavo ‘E' così che si fa cazzo, è così' Credo che lei si eccitò davanti a quello spettacolo, perchè tolse i suoi piedi dal mio cazzo e li sostituì con la sua bocca. Mentre lei mi succhiava avidamente, cominciai a far girare voce sul cb della coppietta arrapata in piazzola.

Che razza di giornata. Il Morrison Express vi cordializza e vi saluta, 7351. E' sempre vero, la merda succede. Ma non oggi. TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU.

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